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MARONI SPY STORY - LE IMPRONTE DIGITALI VALGONO 20 MLN € - AI COLOSSI MONDIALI DEL SOFTWARE FA GOLA L’APPALTO PER LA GESTIONE DEL DATABASE DELLA POLIZIA DI STATO - IL BANDO DI GARA E’ MISTERIOSAMENTE BLOCCATO DA MARZO -  DIETRO LO STOP CI SONO INTRECCI SOCIETARI E ACCORDI SEGRETI CHE AGITANO I PIANI ALTI DEL VIMINALE - DOSSIER IN PARLAMENTO, MA IL MINISTRO BOBO, DA DUE MESI, NON RISPONDE A UN’INTERROGAZIONE DEL PD…

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Francesco De Dominicis per "Libero"

Ai piani alti del Viminale i mal di pancia non mancano. E qualcuno azzarda financo l'ipotesi di «intrigo internazionale». Gli ingredienti per la spy story, in effetti, ci sono tutti: complessi sistemi di sicurezza per la Polizia di Stato, giganti mondiali del software in manovra, appalti pubblici da 20 milioni di euro, un dossier in Parlamento. Stiamo parlando di Afis, megacervellone elettronico che raccoglie le impronte digitali dei criminali e, da qualche tempo, pure degli immigrati che varcano i confini del nostro Paese.

roberto maroni giulio tremonti

Il database italiano è supportato da un  programma che,  grazie a un sofisticato algoritmo, riconosce le impronte e le  incrocia anche con i server stranieri. Insomma, roba delicatissima. Fatto sta che era sostanzialmente scaduto il contratto di  manutenzione del software, creato da una azienda Usa (la Cogent) e funzionante da circa 10 anni.    

roberto maroni

A marzo scorso, il Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'Interno era sul punto di  aprire le danze con la gara pubblica. L'appalto, come accennato, vale grosso modo 20 milioni. Al pronti-via, però, tutto si blocca. Visto che salta fuori un intreccio societario che di fatto renderebbe inutile la gara: in pratica potrebbe partecipare un solo concorrente, la 3M, forte di accordi e contratti di esclusiva con la Cogent e la Hewlett Packard, cui verrebbe affidato lo sviluppo e la manutenzione delle applicazioni informatiche oltre che dell'hardware.

Mario Gasbarri

Tutto risolto? Macché. Dopo tre mesi il fascicolo è  fermo. L'idea di andare a quella che tecnicamente viene definita la «trattativa privata» non pare  gradita ai dirigenti del ministero. Fra gli addetti ai lavori gli occhi sono  puntati sulle manovre societarie messe in fila dalla 3M e dalla Hp,  quasi tutte architettate e concluse nella seconda metà del 2010.

Due  i nodi da affrontare, fanno notare fonti vicine al dossier. Anzitutto c'è il  "prezzo": senza concorrenti in gara non ci sono spazi per trattare il valore del contratto e il Viminale si troverebbe col coltello puntato contro. Di soldi ne girano pochi e  i tagli delle ultime finanziarie varate  dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, li ha accusati pure il responsabile dell'Interno, Roberto Maroni.  

L'altra questione è la trasparenza che, in teoria, va sempre  garantita negli appalti pubblici e che viene quantomeno minata in assenza di gara. Dubbi in questa direzione sono stati sollevati dal senatore Mario Gasbarri (Pd), in un'interrogazione parlamentare nella quale si punta l'accento sul  «monopolio» di 3M e Hp. Tuttavia, dal 19 aprile  la «risposta scritta» del Viminale non è ancora arrivata.

 


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