a cura di Minimo Riserbo, Falbalà e Pippo il Patriota
1- SI', FANNO @CQU@!...
Dopo i referendum, il patto della Prostata tra il Cavalier Pompetta e il famoso dito medio di Bossi fa acqua (pubblica) da tutte le parti. E come non bastasse, il Banana è costretto a grattarsi le auguste pallette per questo titolo della Stampa di Mariopio: "Morto Comincioli. Il senatore fu compagno di scuola del premier" (p. 7). E pure don Verzè, che deve farlo campare fino a 120 anni, si sente poco bene (finanziariamente).
Sul Giornale, la morte di "Zio Romi" produce un articolo di regime che ha il torto di rendere ridicola perfino la morte di un uomo. Leggete le prime righe (p. 5) e contemplate le facce degli uomini inginocchiati in chiesa, ai funerali di un altro sincero patriota come "nonno Mike".
Una volta ripresi dallo spavento da urna, tanto referendaria quanto cineraria, solleviamoci con il bunga bunga. Non conosce sosta la supposta giudiziaria e gli ufficiali del Cetriolo quotidiano notificano in prima: "Papi paga ancora. Altri 45 mila euro versati fino a un mese fa da Silvio Berlusconi ad Alessandria Sorcinelli, testimone del processo Ruby".
Dentro, micidiali articoli di Gianni Barbacetto, Antonella Mascali e Marco Lillo. Si va avanti nello sfoglio e tra pagina 5 e pagina 7 colpiscono ben tre titoli con la parola "ora". E' ora di fare la rivoluzione o è ora di darsi anche un desk come dio comanda?
2- FREE MARCHETT TREMONTINO...
Da oggi, sui due maggiori quotidiani italiani, solo posti in piedi alla corte di Giulietto Treconti. Dario Di Vico si porta avanti con il lavoro. Parte in prima e poi gira in terza: "Giulio tesse la tela tra imprese e lavoro". Con l'aria che tira, sembra più facile fare un salto da "Giulio passami l'olio", nota osteria romana.
Solo il bisogno di un padroncino che occupi il vuoto, e soddisfi a mezzo stampa le pulsioni sado-maso del Pmu (Potere marcio unificato), può spiegare la glorificazione dello statista di Sondrio sulle pagine di Repubblica. In prima pagina, un adorante Massimo Giannini secerne "Il Manifesto di Giulio" con sprezzo del ridicolo e della memoria di Engels e di quell'altro.
Dentro, la grafica, la foto da pensatore di riferimento e i sommarietti tradiscono il sincero fremito d'attesa per la venuta del primo Messia concepito in uno studio da tributarista. "Patto con i ceti produttivi, ecco lo schema di Giulio per la discesa in campo. Un manifesto per "la maggioranza che verrà". "Tremonti oppone al "meno tasse per tutti" di Berlusconi, lo "spirito del referendum". "Un blocco con imprese e sindacato, Cgil compresa, per mettere fine al tempo delle scorciatoie. Il ministro del Tesoro è sicuro che il suo asse con Bossi sia più saldo che mai" (Rep. p. 3).
3- EPPURE DA NOI CHI PAGA LE TASSE E' SOLO UN PICCOLO COGLIONE...
Poi c'è la realtà, ogni tanto. "Gestiva un'industria della frode fiscale", arrestato il capo della Confcommercio di Roma. Cesare Pambianchi in manette con imprenditori e professionisti. Mezzo miliardo sottratto all'Erario, 80 milioni di beni sequestrati. "Con la crisi facciamo più guadagni", ghignava al telefono il Pambianchi.
Tra i clienti, stranamente poco valorizzato su tutti i giornali il nome di un certo Giampietro Palenzona, fratello di quel Fabrizio Palenzona che fa il vicepresidente di Unicredit e si ritiene un grande banchiere. Per conoscere bene i rapporti di Panbianchi, dal sindaco Alè-danno alla Finnat di Nattino, utile articolo di Paolo Foschi sul Corriere (p. 27).
Sostiene Carlo Bonini (Rep p. 22) che "l'inchiesta è poderosa, solida e camminerà. Se non altro per rispondere a una domanda. Perché l'implacabile "Equitalia" (feroce nel recupero tempestivo delle multe per divieto di sosta e dell'evasione del canone Rai) ha per anni ignorato la scintillante clientela dello studio Pambianchi, lasciando il tempo che i suoi crediti milionari languissero mentre fior di "professionisti" trasferivano risorse all'estero rendendo così quei crediti per sempre inesigibili?". Bella, bellissima domanda.
4- SEBBEN CHE SIAM MASSONI...
"Bancarotta fraudolenta, in carcere Vittorio Casale" (Repubblica, piccolo piccolo a pagina 29). Già meglio il titolino del Corriere: "Bancarotta, finisce in cella Casale. L'uomo del Bingo amico di Consorte" (p. 27).
Tocca prendere il Giornale di Paolino Paperino, grande pagatore di tasse, per capirci un po' di più: "Nuovo arresto, ancora guai per i D'Alema boys" (p. 11).
5- LOMBROSIANI PER SEMPRE...
Saldi di fine stagione nel fortino Raiset. L'importante ormai è nominare il nominabile. E anche l'innominabile. Per i cultori del de-genere, ritagliare e rimirare la gaia immaginetta pubblicata dal Corriere a pagina 17. Vi si contemplano Susanna Farfallina Petruni, che sembra sempre più la mitica porcellina del Muppett Show, e il legaiolo Gianluigi Paragone, nell'atto di godere della prossima lottizzazione. Contenti loro, contenti tutti.
Sempre in zona tivvù di reggime, grandissimo.
6- MA FACCE RIDE!...
per il revisionista Agostino Saccà, capace di dire a un convegno la seguente: "Niente editto bulgaro, andarono via loro" (CQ, p. 10).
7- LINGOTTI IN FUGA...
Mentre il compagno Marchionne ci informa che "Fiat va via da Confindustria se è un ostacolo" (Corriere, p. 39), la Stampa ci addolora e ci confonde fin dalla sua prima pagina: "Allarme da Londra. Guerra a Gheddafi, "sono finiti i soldi".
L'Italia ha speso 700 milioni in 3 mesi. E la Lega vuole richiamare i militari. Il raiss ha invece 150 tonnellate d'oro". Seguono due pagine all'interno per dire tutto e il suo contrario. Mancano solo le quote del governo libico in certune aziende italiane.