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1- AL CONVEGNO DEI GIOVANI FIGHETTI DI CONFINDUSTRIA, È MANCATO TANTO DELLA VALLE CHE HA PREFERITO SBALLARE LA PANZA ALL’ANEMA E CORE DI CAPRI INSIEME A DE LAURENTIIS 2- LA DELUSIONE È STATA GRANDE PERCHÉ MOLTI DI LORO SONO PRONTI A SCOMMETTERE CHE LO SCARPARO A PALLINI È IL CANDIDATO IDEALE PER LA SUCCESSIONE ALLA MARCEGAGLIA 2- A DARE LA NOTIZIA DELL’INCONTRO DELLA VALLE-MONTEZEMOLO CON TREMONTI È STATO MENTANA, PORTAVOCE PERFETTO DELLA LOBBY CHE VORREBBE GESTIRE IL DOPO-SILVIO 3- LUCHINO & COMPANY POSSONO DISPORRE SOLTANTO DI 3 TRENI AI QUALI SE NE POTREBBERO AGGIUNGERE ALTRI 5 PRESTATI DALLE FERROVIE FRANCESI CHE IN NTV DETENGONO IL 20%. I TRANSALPINI SONO LETTERALMENTE IMBUFALITI PER QUESTO RITARDO 4- GIOVEDÌ 23 SUL PALCO DEL TEATRO ARGENTINA PROVE TECNICHE DI DISCESA IN CAMPO

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AURELIO DE LAURENTIIS

Invece di ascoltare Giulietto Tremonti al convegno dei giovani fighetti di Confindustria a Santa Margherita Ligure, Dieguito Della Valle sabato scorso ha preferito Capri dove insieme al patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, si è scatenato in balli sfrenati nella taverna "Anema e Core" (riaperta a furor di Tod's).

La delusione dei Giovani imprenditori è stata grande perché molti di loro sono pronti a scommettere che lo scarparo marchigiano è il candidato ideale per la successione alla Marcegaglia. E non è escluso che la loro speranza sia coltivata anche dagli industriali maggiorenni che finora si sono rivelati piuttosto freddi di fronte alle candidature di Giorgio Squinzi e Gianfelice Rocca.

DIEGO DELLA VALLE

In realtà Dieguito aveva già scritto sulla sua agenda la data dell'incontro con il ministro dell'Economia e ieri a Milano lo ha visto insieme al suo compagno di merenda Luchino di Montezemolo. A dare la notizia è stato ieri sera nel suo telegiornale Enrichetto Mentana che per il suo ruolo sempre più importante nel panorama mediatico potrebbe essere il portavoce perfetto della lobby che vorrebbe gestire il dopo-Berlusconi.

La versione ufficiale è che l'incontro con il ministro era programmato da tempo e che è stato chiesto da tutti gli azionisti di Ntv "per fare il punto della situazione"; è una versione plausibile perché di problemi Ntv sembra averne davvero molti con le difficoltà di mantenere l'impegno a far partire i treni "Italo" entro la fine dell'anno.

GIULIO TREMONTI

Dagospia ha già spiegato (senza smentite) che fino ad oggi Luchino & Company possono disporre soltanto di 3 treni ai quali se ne potrebbero aggiungere altri 5 prestati dalle ferrovie francesi che in Ntv detengono il 20%. I transalpini sono letteralmente imbufaliti per questo ritardo e alla loro preoccupazione si aggiunge quella degli ambienti governativi di Parigi che dopo il referendum di ieri sul nucleare temono una battuta d'arresto nel business delle centrali.

È noto peraltro che Tremonti, azionista al 100% di Ferrovie, non ha mai avuto una grande simpatia per Mauro Moretti al quale lo lega soltanto l'affinità di una grande supponenza; è quindi credibile che nell'incontro di ieri a Milano Luchino e Dieguito abbiano chiesto certezze in modo da procedere nel loro programma per l'Alta Velocità.

Mieli Della Valle e Montezemolo all'anema e core di capri

Di sicuro questo incontro apre una fase nuova nei rapporti tra il "ragazzo dei Parioli" e l'ex-tributarista di Sondrio che dall'inizio dell'anno si sono scambiati rasoiate sulle gengive molto dolorose. Alla fine di febbraio sembrava che Montezemolone potesse guidare il Comitato per le Olimpiadi di Roma 2020, ma la sua candidatura (sostenuta con calore da Gianni Letta) si scontrò con il veto del superministro dell'Economia che negò le risorse e i quattrini richiesti da Luchino come condizione imprescindibile.

GIORGIO SQUINZI

Le rasoiate hanno avuto un altro seguito clamoroso a metà aprile quando il presidente della Ferrari e della Fondazione "Italia Futura" bacchettò Giulietto sui tagli alla ricerca accusando il governo di fare soltanto dell'ironia e di pensare ai fatti propri. In quell'occasione gli fu chiesto per l'ennesima volta se intendesse scendere in campo, ma come ha ripetuto dal 2003 con un'infinità di dichiarazioni, Luchino si schernì dicendo "per adesso scendo nei parchi".

GIANFELICE ROCCA

La polemica nei confronti del governo si è alzata di tono durante le amministrative di Milano dove Montezemolo non si è tirato indietro e ha accusato il centrodestra di non avere nulla a che fare "nei toni e nei contenuti con quello che una forza moderata dovrebbe rappresentare a livello europeo".

Una posizione chiara, la sua, in perfetta sintonia con i lamenti di Emma Marcegaglia sulla solitudine degli imprenditori, poi d'improvviso il 64enne bolognese ha imboccato la strada del silenzio. Ed è così che si è comportato nello stupore generale alla vigilia dei quattro referendum dove nemmeno la sua fondazione "Italia Futura" ha pronunciato una parola sui temi che hanno portato alle urne 28,5 milioni di italiani.

Enrico Mentana

Questo comportamento appare davvero curioso da parte di un uomo che negli ultimi anni ha costruito un castello di parole e di retorica sulla società civile, quel soggetto che dovrebbe rappresentare la piattaforma del suo progetto politico. Soltanto ieri la bella economista (per mancanza di prove) Irene Tinagli, che fa parte del think tank di "Italia Futura" e siede nel salotto di "Ballarò" con la stessa assiduità che ha portato al successo la massaia Renata Polverini, è scesa in campo con un lungo editoriale sul quotidiano della Fiat, "La Stampa", per esaltare la voglia dei cittadini di riappropriarsi della vita democratica del Paese "ribellandosi all'attuale politica di entrambi gli schieramenti".

Alla fine dell'editoriale pubblicato sulla prima pagina del giornale torinese, la 37enne economista di Empoli aggiunge che questa voglia di partecipare "può mantenersi viva e rinnovarsi sempre, anche quando non siamo chiamati alle urne".

Moretti e Montezemolo

Bisogna leggerle bene queste ultime parole perché suonano come il preannuncio di qualcosa che probabilmente si materializzerà nei prossimi giorni in favore del progetto politico dell'ex-presidente della Fiat. Per giovedì della prossima settimana i cervelli di "Italia Futura" hanno organizzato una grande adunata culturale al Teatro Argentina dove in nome dell'Orgoglio Italiano saliranno sul palco i rappresentanti del teatro, editoria, musica leggera, design e del mecenatismo incarnato nella figura del piccolo gladiatore Dieguito Della Valle.

EMMA MARCEGAGLIA

È difficile immaginare che il discorso sull'orgoglio italiano con il quale Luchino chiuderà i lavori del convegno, non rappresenti un formidabile pretesto per un pronunciamento più impegnativo che contribuisca a spianare la strada per la sua definitiva "discesa in campo".

È chiaro che prima di arrivare a una decisione clamorosa (che porterebbe alle dimissioni dalla Ferrari), il "ragazzo dei Parioli" seguirà con grande attenzione il raduno di Pontida dei "barbari" leghisti e il voto parlamentare sulla verifica del giorno precedente. Se da questi due appuntamenti, ai quali è legata come un filo sottile la vita del Cavaliere che ancora ieri sera comprava collanine per l'ennesimo bunga bunga, emergerà uno scenario elettorale, allora si può essere certi che Luchino romperà le acque.

MASSIMO CACCIARI

A muoverlo comunque non sarà la suggestione del Terzo Polo che le amministrative hanno bocciato come una somma di debolezze, bensì quel progetto di una lista civica nazionale che il suo mentore Massimo Cacciari ha annunciato qualche mese fa. L'ex-sindaco di Venezia ha spiegato che Luchino intende giocare la sua immagine (confortata dai sondaggi dell'amico Pagnoncelli) in una partita autonoma, con un suo Movimento, un suo simbolo e il suo nome.

Nando Pagnoncelli

Le tre ondate che hanno portato milioni di cittadini alle primarie, alle amministrative e ai referendum, rappresentano il presupposto per cavalcare con l'abilità di un surfista l'onda lunga della società civile. Una società che ieri ha votato su temi rispetto ai quali "Italia Futura" e Montezemolone si sono tenuti alla larga, ma che si può sempre recuperare per quella voglia di cambiamento che lascia ai margini il volontarismo di Bersani e l'idea di Rosy Bindi come premier che mette tutti d'accordo.

ROSY BINDI

A questo punto il discorso ritorna all'incontro di ieri di Milano con Giulietto Tremonti e lo scarparo marchigiano. Avranno pure parlato dei treni di Ntv e dei francesi imbufaliti, ma è difficile escludere che almeno uno scambio di opinioni ci sia stato sul futuro politico che riguarda il Paese e il loro destino.

Mettiamo pure da parte la dietrologia e le tentazioni che portano a intravedere un "patto" dove a Giulietto si garantisce il consenso per Palazzo Chigi, per Luchino si spalanca la leadership degli "italiani ignoti e moderati" e per lo Scarparo quella di una Confindustria che può contare sul consenso dei grandi giornali dove Dieguito ha già messo le scarpette.

Queste sono solo fantasie morbose e per saperne di più bisognerà aspettare giovedì 23 quando sul palco del Teatro Argentina l'Orgoglio Italiano cavalcherà la società civile per mettersi al servizio (apparentemente disinteressato) dell'Italia futura.

 


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