Quantcast
Channel: Articoli
Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

A CIASCUNO LA SUA RETE - MENTRE LE AZIENDE USA VENDONO AI REGIMI LE TECNOLOGIE PER CONTROLLARE IL WEB, IL GOVERNO AMERICANO INVESTE 70 MLN $ PER AGGIRARLE E INFINOCCHIARE LA CENSURA: SI CHIAMA “INTERNET NELLA VALIGIA” E SI MUOVE COI RIBELLI ED È INVISIBILE AI DITTATORI - FALSO ALLARME PER LA BLOGGER LESBO SIRIANA DATA PER SCOMPARSA: IN REALTÀ ERA UN ROBUSTO 40ENNE CHE POSTAVA DAGLI STATI UNITI…

$
0
0

1 - E PER AIUTARE LE RIVOLTE L'AMERICA FORNISCE L'INTERNET «OMBRA»
UNA TECNOLOGIA CHE STA IN VALIGIA
Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"

Censura internet

E' la banda dei quattro. Lavora in un ufficio sulla L Street di Washington. C'è Josh King, un programmatore che sfoggia diversi piercing all'orecchio. Poi l'hacker, Thomas Gideon. Al suo fianco Dan Meredith, esperto di computer con la passione per il polo in bicicletta. Infine il capo. Sascha Meinrath, 37 anni, master in psicologia e molte idee. Questa strana gang è impegnata in un progetto commissionato dal governo americano: creare un «Internet nella valigia» .

Un sistema - portatile - che possa creare una rete alla quale agganciarsi con il proprio computer. Un network che però deve operare al di fuori di quelli ufficiali. La ricerca della banda dei quattro è molto simile a quella di un'intelligence. Sì, perché «Internet nella valigia» deve essere fornito ad attivisti e oppositori costretti a vivere in regimi repressivi. E il sistema alternativo è un modo per evitare la censura del regime.

INTERNET

Il team di L Street - svelato ieri dal New York Times - è solo uno dei tanti gruppi che lavorano a un programma ambizioso lanciato nel 2011 dal Dipartimento di Stato. Le rivolte nel mondo arabo - dove Internet ha avuto un ruolo - hanno convinto Washington a investire risorse per aiutare il dissenso in paesi critici. Dall'Iran alla Siria, dalla Birmania alla Corea del Nord. Quattro Paesi citati non a caso. I regimi al potere in questi stati hanno sviluppato apparati repressivi sofisticati.

Sorpresi dalle ribellioni hanno comprato tecnologia negli Usa e in Europa. Tagliole elettroniche per «troncare» i collegamenti Internet, apparati per spiare il web e i cellulari. Gli Usa hanno reagito con un budget di 70 milioni di dollari, denaro per addestrare attivisti, sviluppare software e sistemi che permettano a chi si ribella di comunicare con l'esterno. Ecco allora l'idea della «valigia».

Qualcosa di facilmente trasportabile che contiene antenne per la connessione senza fili, un piccolo computer per il «gestore», cavi Ethernet, chiavette e Cd. Contrabbandate all'interno di uno Stato ostile e consegnati agli oppositori possono diventare un canale di comunicazione formidabile.

AMINA E IL BLOGGER

Per questo gli americani hanno moltiplicato gli sforzi per sviluppare un software che permetta a chiunque di poter far filtrare una foto o documento senza essere scoperto. E che protegga anche - per quanto possibile - i dati contenuti in una memoria di un telefonino. A questo proposito si è pensato ad un tasto che cancelli- per davvero- l'intera rubrica in modo da evitare agli sbirri di ricostruire i contatti.

Altro settore dove gli Stati Uniti hanno lavorato e lavorano con intensità è quello dei cellulari. Hanno iniziato in Afghanistan cercando di estendere la copertura in aree dove agiscono i talebani: budget di 50 milioni di dollari. E i ribelli hanno risposto con una campagna di sabotaggio per demolire le torri. Molte strutture sono state allora inserite all'interno di avamposti militari.

Un esule iraniano residente negli Usa, invece, è impegnato nello sviluppo di un Bluetooth «sicuro»: i video o le informazioni vengono fatte circolare in una cerchia di persone fidate. Altro fronte delicato quello coreano. Dissidenti del Nord hanno celato dei cellulari sulle colline in prossimità del confine cinese. E ogni tanto raggiungono i nascondigli, attivano il telefonino agganciandosi alla rete della Cina.

TOM MACMASTER IN UNA FOTO DA FACEBOOK

Il regime ha reagito acquistando «scopritori di segnali» in Germania e creato speciali unità. Gli iraniani hanno fatto lo stesso ed hanno poi passato la loro «expertise» ai siriani che li hanno imitati. Una risposta immediata che rivela quanto i dittatori siano spaventati dalle voci libere e dalle notizie vere.

2 - «AMINA» È UN 40ENNE USA. ONLINE LE SCUSE PER LA BUFALA
Dal "Corriere della Sera"
- Amina Arraf, la blogger lesbica 35enne diventata un simbolo della rivolta in Siria, era in realtà un uomo, un quarantenne americano della Georgia. Lo ha confessato lui stesso ieri sera chiedendo «scusa ai lettori» con un post sullo stesso blog («A gay girl in Damascus» , una ragazza gay di Damasco). Firmato: Tom MacMaster, Istanbul, Turchia, 12 luglio 2011.

Mentre attivisti e giornalisti di tutto il mondo avevano creduto che Amina fosse stata arrestata, come denunciato dal blog, in realtà MacMaster e la moglie Britta Froelicher erano andati in vacanza in Turchia. «Non mi aspettavo un livello di attenzione del genere - ha scritto MacMaster- Ma non credo di aver danneggiato nessuno» . La coppia ha una casa in Georgia. Entrambi studiano all'università di Edimburgo dal 2010.

 


Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

Trending Articles