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dedicato alla memoria di Claudio Cavazza, che salvò \"la Repubblica\" rifiutando di vendere il 5% del gruppo espresso a berlusconi, come insisteva craxi - l’ex ad del gruppo espresso marco benedetto ricorda: \"La principale ragione per cui il mondo della cultura e quello della politica in Italia devono ricordarlo con gratitudine imperitura, cosa che non sarà, è il ruolo da lui giocato nella famosa guerra di Segrate\"...

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Claudio_Cavazza

Marco Benedetto per Blitzquotidiano.it
(L'industriale farmaceutico Claudio Cavazza, fondatore della Sigma Tau, è morto a Roma all'età di 77 anni)

Era un personaggio straordinario, non solo uomo di industria, anche molto abile (seppe usare a pieno dei contributi della Cassa del Mezzogiorno che fino agli anni ottanta agevolavano nuovi insediamenti fino a Pomezia, alle porte di Roma), ma di cultura. Era un grande appassionato di jazz fin dai suoi anni giovanili a Bologna, la sera si mescolava con gli aficionados nelle caves di Testaccio a Roma.

Marco Benedetto DIRETTORE DI BLITZ

La principale ragione per cui il mondo della cultura e quello della politica in Italia devono ricordarlo con gratitudine imperitura, cosa che non sarà, è il ruolo da lui giocato nella famosa guerra di Segrate, che oppose Carlo Caracciolo e Carlo De Benedetti da una parte e Silvio Berlusconi dall'altra, fra il 1990 e il 1991.

Cavazza, vecchissimo amico di Caracciolo, possedeva circa il 5 per cento dell'Espresso, una quota che si rivelò cruciale per il controllo del Gruppo, del quale faceva parte il quotidiano la Repubblica.

debenedetti, caracciolo, ciarrapico

Berlusconi e De Benedetti si ingaggiarono in una guerra senza quartiere, con De Benedetti che pagò uno sproposito quote di minoranza e Berlusconi che mandò i suoi emissari a cercare minimi pacchetti azionari detenuti da oscuri fondi americani.

Cavazza era anche socialista e vicino a Craxi (la matrice culturale dell'Espresso, negli anni evolutasi con Repubblica vicina al Pci e al Pd, era liberale di sinistra e socialista) ricevette da Craxi la richiesta di vendere le sue azioni a Berlusconi, ma rifiutò. Il rifiuto fu un atto di grande coraggio, perché in quegli anni l'industria farmaceutica, al di là delle mazzette pagate al mitico Poggiolini e al ministro De Lorenzo, dipendeva dal favore del governo.

Berlusconi e un giovane Casini

E fu un atto che costò caro a Cavazza, che uscì dalla compagine azionaria del gruppo in anni successivi, quando le quotazioni in borsa, che avevano raggiunto livelli da vertigine ai tempi della guerra di Segrate, si deflazionarono molto.

 


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