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IN UN MAIRE DI MERDA - IL MISTERIOSO CROLLO DI MAIRE TECNIMONT DI FABRIZIO DI AMATO, SODALE DI MONTEPREZZEMOLO E MEGALÒ-MALAGÒ: IN DUE SETTIMANE TITOLO DIMEZZATO IN BORSA E L’AZIENDA BRANCOLA NEL BUIO (“NULLA PUÒ GIUSTIFICARE UN CROLLO DEL GENERE”) - C’È ANCHE CHI IPOTIZZA CHE DIETRO IL TRACOLLO IN BORSA CI SIA QUALCUNO INTENZIONATO A RILEVARE LA SOCIETÀ. “A MENO CHE L’AZIENDA NON VENGA COINVOLTA IN QUALCHE SCANDALO” - L’IMPROVVISA ASCESA DI DI AMATO NEL 2004, QUANDO ACQUISTÒ DAL NULLA FIAT ENGINEERING…

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Fabrizio di Amato

Giuliano Balestreri per "La Repubblica - Affari & Finanza"

Il secondo profit warning nel giro di 18 mesi ha messo in fuga i fondi internazionali da Maire Tecnimont, la società di general contractor che fino a pochi mesi fa era uno dei gioielli del made in Italy. Una delle poche quotate a Piazza Affari che non aveva deluso gli investitori con un prezzo di riferimento quasi sempre oltre quello di collocamento: 2,8 euro. Non male per il gruppo controllato da Fabrizio Di Amato con il 63% del capitale che lavora nei settori oil, gas ed energia.

Insomma il disastro delle ultime due settimane è arrivato come una doccia fredda improvvisa: il titolo ha perso oltre il 50%, dimezzando la capitalizzazione e lasciando sul terreno il 30% in una sola seduta, quella del 12 maggio scorso. Una reazione che nessuno è ancora in grado spiegare. A novembre del 2009 quando la società annunciò che l'ebitda dell'anno si sarebbe fermato a 130 milioni di euro contro i 170 previsti il titolo perse il 18% imboccando una serie di cali di Borsa fino a cedere, in due settimane, il 28% prima di tornare a crescere. Questa volta le vendite isteriche non accennano a rallentare e i volumi restano sopra la media degli ultimi sei mesi.

GIOVANNI MALAGO

In società bocche cucite. I vertici del gruppo stanno cercando di capire cosa stia accadendo con la certezza che «nulla possa giustificare un crollo del genere». Adolfo Guzzini, numero uno dell'omonimo gruppo e consigliere indipendente di Maire Tecnimont, prova ad allontanare ogni dubbio: «La società è sana, il portafoglio ordini è ricco. Non c'è alcun problema né industriale, né finanziario».

E in effetti sul mercato c'è anche chi ipotizza che dietro il tracollo in Borsa ci sia qualcuno intenzionato a rilevare la società. «A meno che l'azienda non venga coinvolta in qualche scandalo» suggerisce qualcuno. Più facile che a preoccupare sia la mancanza di visibilità sui margini: il portafoglio resta superiore ai 5 miliardi, ma la concorrenza internazionale sta riducendo al limite i profitti.

Per il momento gli investitori si limitano a leggere i numeri del gruppo che ha tagliato di 70 milioni le stime sull'ebitda per fine anno: i margini si fermeranno a 100 milioni circa, contro i 170 di consensus. «Numeri che abbiamo stimato in base alle indicazioni ricevute dalla società» ripetono come un mantra gli analisti che si sono precipitati a tagliare le prospettive elaborate sul titolo. Che, in ogni caso, risultano più ottimistiche di quanto stimato dal mercato. In un report del 16 maggio, Barclays ha tagliato da "overweight" a "equalweight". Stessa data, ma giudizio più negativo per Mediobanca, che è passata direttamente da "outperform" a "underperform", con il target price che scende da 3,65 a 2,25 euro (il titolo è crollato fino a 1,4).

Adolfo Guzzini

Alla luce dei risultati trimestrali sotto le attese, gli esperti hanno tagliato le stime di ebitda del 36% per il 2011 e del 24% per il 2012, mentre le previsioni di eps scendono rispettivamente del 50% e del 31%. In particolare, gli analisti si soffermano sul crollo dell'utile netto, passato nei dodici mesi da 13,6 a 5,2 milioni di euro, mentre l'ebitda è calato a 20,1 milioni (29,2 milioni, meno 31,2%). In flessione (del 3,3%) anche il margine ebitda, passato dal 5,5% di un anno prima al 3,3% attuale, mentre i nuovi ordini sono stati pari a 676 milioni, risultato inferiore ai 747 milioni del primo trimestre 2010. Il portafoglio ordini, al 31 marzo, ammontava a 5,127 miliardi, invariato rispetto a un anno prima.

A penalizzare i risultati anche l'inatteso balzo delle spese generali (salite a 27 milioni +31%) legate alla realizzazione della nuova sede di Milano. Ma soprattutto ha deluso il margine ebitda della divisione energia, crollato a causa del rallentamento del progetto in corso in Brasile. Anche le tensioni in altre aree del pianeta non hanno aiutato. Questi dati, spiegano gli analisti di Websim, sconsigliano di acquistare il titolo, che riceve la raccomandazione "neutrale", con un prezzo obiettivo a 2,1 euro.

MaireTecnimont

Ma adesso c'è anche un tema di credibilità del management. «Nessuno è stato in grado di spiegare cosa è successo e neppure di prevedere la contrazione dei margini» dice un analista: «Sembra quasi che i manager non abbiano il controllo dei numeri». E preoccupa anche il settore: Maire Tecnimont è storicamente più forte nel petrolchimico che vale quasi il 60% dei ricavi, ma a livello internazionale la concorrenza è sempre più forte e la società italiana ha un problema di dimensioni nei confronti dei competitor. L'energia, invece, proprio non riesce a decollare.

 


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