Vittorio Feltri per "Libero"
VITTORIO FELTRI
Forse aveva ragione Indro Montanelli quando, nei suoi articoli di fondo sul Giornale prima maniera (dal 1974 alla metà degli anni Ottanta) si rivolgeva alla borghesia italiana, specialmente milanese, senza riuscire a nascondere di disprezzarla. La considerava senza coscienza di classe, opportunista, ondivaga, incline ad amoreggiare con la sinistra (allora di moda quanto oggi) nella speranza di sopravvivere o di essere uccisa per ultima, nell'eventualità di un ribaltone.
Sono trascorsi vari decenni da quell'epoca di infatuazione rivoluzionaria; intanto è successo di tutto ma non è cambiato nulla, o quasi, almeno nell'alta borghesia, quella ricca e ambiziosa (la piccola è morta suicida), che infatti continua ad essere divisa in due tronconi: progressista e moderato.
PISAPIA CON LA TORTA DI COMPLEANNO
Due tronconi (apparentemente agli antipodi) che si combattono, ma che hanno un denominatore comune: il desiderio imprescindibile di mantenere i propri privilegi. Piero Ostellino è uno dei pochi ad averlo capito, e lo ha dimostrato ieri nell'editoriale sul Corriere della Sera in cui ha definito conservatori sia i borghesi sinistreggianti sia i borghesi destrorsi.
Ecco, in questa parolina, "conservatori", c'è la diagnosi perfetta di un disturbo mentale che affligge i sciuri del nostro Paese. I quali litigano tra loro dopo cena per la politica, e non si rendono conto di volere la stessa cosa: rimanere in cima alla scala sociale e alla classifica dei redditi evitando ogni fatica.
Pisapia Moratti da Corriere.it
Ostellino aggiunge una osservazione, condivisibile anche questa: «... non sono molti quelli, da una parte e dall'altra, che sappiano cosa sia il mercato e cosa ne abbiano scritto i classici del liberalismo, chi era Beveridge (ispiratore del piano sicurezza sociale inglese) e che l'economia sociale di mercato non è una forma di socialismo».
lapr massimo milly moratti 05
Insomma, le due borghesie si schierano di qua o di là così, seguendo l'istinto e la convenienza (o quella che credono tale), compiendo una scelta disinformata. Il ceto teoricamente più provveduto brilla invece per ignoranza, e va a destra o a sinistra senza sapere perché. Ne è prova una intervista, sullo stesso Corriere della Sera di ieri, rilasciata da Massimo Moratti, petroliere e presidente dell'Inter (calcio), nella quale il cognato dell'attuale sindaco, Letizia Moratti, afferma che Giuliano Pisa pia «incarna i valori e la tradizione della borghesia milanese».
montanelli1Opinione legittima, come ogni opinione, ma paradossale: come può un uomo politico, ex parlamentare di Rifondazione comunista, incarnare seriamente i valori della borghesia? I casi sono tre: o è impazzito Massimo Moratti o è impazzito Pisapia o è impazzita la borghesia. Confusione totale. Che spiega, però, lo sbandamento pauroso dell'elettorato e la sua incapacità di farsi rappresentare da chi interpreti meglio i suoi ideali e interessi. Se è vero che Pisapia, comunista dichiarato, incarna i valori della borghesia, mi domando che razza di comunista sia.
MORATTI
Se non è vero, mi domando a quale razza di borghesia appartenga il miliardario Massimo Moratti, il quale si illude che gli ideali e gli interessi di Pisapia coincidano con i suoi.
Ignoranza, marasma mentale e cinismo costituiscono una miscela micidiale per la politica nazionale, che vive di equivoci e produce fenomeni da baraccone: i più vistosi sono l'incoerenza e il «voltagabbanismo» cui è dedicato, oggi, il titolo d'apertura di Libero. Buona lettura.