Carlo Marroni per il "Sole 24 Ore"
Federico Ghizzoni UNICREDITIl fabbisogno finanziario immediato del Cnt - il Comitato Nazionale di Transizione libico - è di 300-400 milioni di euro. Soldi vitali per comprare derrate alimentari e medicinali. Per non parlare degli arretrati degli stipendi dei dipendenti pubblici. Da Bengasi si fanno sempre più pressanti le richieste all'Occidente coalizzato contro il Colonnello per uno scongelamento anche parziale degli asset soggetti al freeze deciso nel marzo scorso dal Comitato sanzioni Onu.
GHEDDAFI IN TVDa allora oltre 170 miliardi stimati di depositi e titoli sono intoccabili: i dividendi di azioni e gli interessi di depositi e obbligazioni rimangono fermi in conti indisponibili fino a revoca del provvedimento. In Italia oltre al 7,6% di UniCredit, 2% di Finmeccanica e circa un 1% di Eni, a quanto risulta da fonti finanziarie sarebbero depositati circa 3 miliardi di euro in UniCredit e altri 1,5 miliardi in Ubae, la banca libico-italiana controllata da Tripoli e sottoposta a commissariamento dalla Banca d'Italia in forza del congelamento.
Farhat Omar BengdaraGuerra in LibiacIl vertice di Roma del gruppo di contatto dello scorso 5 maggio ha deciso di creare un Fondo che avrebbe accolto questi flussi da convogliare verso il Cnt, ma di fatto da allora tutto è rimasto sulla carta, come era prevedibile visto che non c'è intesa sulle procedure di utilizzo di questi beni. La Farnesina - e il ministro Franco Frattini in testa - si sta impegnando più di tutti nell'ambito Nato per trovare una strada, in collegamento diretto con il Cnt, ma una soluzione al momento non sembra vicina.
Federico Ghizzoni ROBERTO NICASTRO DIETER RAMPL UNICREDITUna proposta - che è al vaglio di tecnici del dicastero degli Esteri ma anche di studi legali internazionali e di grandi aziende che sono impegnate in Libia, come l'Eni - sarebbe quella di non intaccare per il momento lo stock dei depositi e né tantomeno le azioni, ma di rendere disponibili gli interessi maturati. Ma anche questa ipotesi al momento impatta con il quadro giuridico del congelamento, così come la messa a disposizione del petrolio prodotto in Cirenaica per essere venduto sul mercato (attraverso il Qatar).
RagagliniInfatti il greggio estratto appartiene alla Noc, la compagnia petrolifera di stato, e quindi non può essere considerato libero da vincoli. Insomma, tutto sembra debba restare fermo fino a quando il Comitato sanzioni dell'Onu non deciderà di scongelare questa massa di beni, e dovrà avvenire con un voto unanime, pena la bocciatura della proposta: al palazzo di Vetro il dossier è seguito con grande attenzione dalla delegazione italiana, guidata dall'ambasciatore Cesare Maria Ragaglini.
Gheddafi e FrattiniIeri il Financial Times ha dedicato il titolo di apertura alle pesanti perdite di portafoglio che i fondi libi stanno soffrendo, specie sui prodotti derivati. Il regime libico di Gheddafi - secondo la ong Global Witness - ha investito 1,27 miliardi di euro in fondi della banca francese SocGen che sono ormai stati congelati così come quelli della banca britannica Hsbc e della americana Goldman Sachs.
gaddurLa Libyan Investment Authority (Lia), incaricata di far fruttare nel mondo la rendita petrolifera della Libia, aveva investito 1,8 miliardi di dollari in tre fondi gestiti dalla SocGen. Ieri tra l'altro è riapparso in pubblico l'ambasciatore libico in Italia, Abdulhafed Gaddur, che ha abbracciato la causa del Cnt: Gaddur - presente ad un incontro promosso dalla Fondazione della Libertà - ha confermato che gli impegni economici della Libia verso l'Italia saranno rispettati, così come il Trattato di amicizia.
Nel cda di UniCredit siede l'ex governatore della banca centrale, Omar Fahat Bengdara, che pur non rappresentando più ufficialmente Tripoli garantisce la continuità della presenza, che i ribelli sono intenzionati a mantenere anche dopo l'attesa pacificazione. Finanze permettendo.