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DAVANTI AL PEGGIO, NON C’è MALICK CHE TENGA! - \"Strauss-Kahn-Il Film\" è il chiaro vincitore del festival di Cannes. Più melodrammatico di Almodóvar, più controverso di Lars von Trier, più avvincente di The ’Tree of Life’ (e di altri), il caso dell’ex futuro presidente francese ha monopolizzato l’attenzione, le conversazioni, le battute, i blog, rendendo i francesi meno tronfi, più quieti, più sopportabili del solito....

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Maria Laura Rodotà per il "Corriere della Sera"

Terrence Malick

Dominique Strauss-Kahn-Il Film è il chiaro vincitore del festival di Cannes. Più melodrammatico di Almodóvar, più controverso di Lars von Trier, più avvincente di The 'Tree of Life' di Terrence Malick (e di altri), il caso dell'ex futuro presidente francese ha monopolizzato l'attenzione, le conversazioni, le battute, i blog.

Ha prima sconvolto poi depresso i suoi connazionali presenti alla rassegna; rendendoli meno tronfi, più quieti, più sopportabili del solito (quando non difendevano Strauss-Kahn discutendo con femmine di altri Paesi, con argomenti che parevano l'elaborazione sprezzante e un po' classista e un po' razzista della poesia di Guido Gozzano in cui si diceva «lodo l'amore delle cameriste»).

Strauss-Kahn

Ha traumatizzato l'intero festival; come era successo, recita chi ha memoria storica, solo nel maggio 1968, quando Roman Polanski cercò di impedire la proiezione del suo film per solidarietà con gli studenti; e nel 1989, quando contemporaneamente alla chiusura di Cannes ci fu la strage di piazza Tien An Men, e nessuno aveva voglia di discutere della possibile Palma d'oro al giovane Steven Soderbergh per ''Sesso, bugie e videotapes'' (poi la vinse, per la cronaca). Il caso DSK ha poi avuto vari effetti collaterali.

PENN E SORRENTINO

Sulle buone maniere in sala: se nei primi giorni i francesi riprendevano in modo stentoreo chi nel buio controllava il suo smartphone, da domenica (specialmente domenica) 15 sono diventati utilizzatori scatenati, per leggere le ultime notizie, per comunicare. E anche sull'attenzione del pubblico. Lo ha notato ieri il quotidiano Libération: la passerella terribile di Strauss-Kahn, di sua figlia Camille e di sua moglie Anne Sinclair in tribunale a Manhattan ha oscurato il red carpet di Cannes. E la spiaggia, e le celebrità.

Roman Polanski

In una strana eterogenesi dei fini, è calato l'interesse «per le nuove elucubrazioni tricologiche di Brad Pitt» e dei suoi colleghi. Così, «l'affaire DSK ha permesso ai film di tutte le rassegne, finalmente lasciati in pace, di esercitare il loro fascino sul pubblico del festival».

Senza che lo «specifico filmico» si perdesse «nell'immensa confusione diventata ormai obbligatoria», per cui di un'opera si può parlare soprattutto grazie a fasti ed eccessi dei suoi attori. Stavolta è andata così, anche se i cinefili francesi, in maggioranza di sinistra, non ne sono stati troppo contenti. Ma è stata una bella edizione di Cannes, dicono quasi tutti, a prescindere.

 


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