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1- CACCIATO GERONZI E MESSO NELL’ANGOLINO BAZOLI MANO LIBERA ALLA MEDIOBANCA DI NAGEL PER SANARE (RADICALMENTE) A GIUGNO I BILANCI IN ROSSO DEL CORRIERONE 2- NONOSTANTE LE FANFARONATE DELLO SCARPARO (“RCS è BEN GOVERNATA”), SOLO A MAGGIO L’AZIENDA è USCITA DALLO STATO DI CRISI (MA IL TAGLIO DEI GIORNALISTI è STATA SOLO UN’ASPIRINA: SPRECO DI OLTRE 6 MILIONI PER REMUNERARE I 40 CONSIGLIERI) 3- IN ATTESA DEL BIG BANG PROSSIMO VENTURO (DELISTING DELL’RCS IN BORSA E QUOTAZIONE SOLO DEL \"CORRIERE\") SAREBBERO STATE MESSE IN VENDITA ALCUNE TESTATE PERIODICHE: ’NOVELLA 2000’, ’VISTO’, ’OK SALUTE’, ’IL MONDO’, ’MAX’ E ’ASTRA’ (UNA SETTANTINA I GIORNALISTI IN USCITA). AL MOMENTO TRE SAREBBERO LE OFFERTE ARRIVATE IN PIAZZETTA CUCCIA. TRA I PRETEDENTI, URBANO CAIRO E ALBERTO DONATI 4- CONTINUA A PRENDERE QUOTA ANCHE L’IPOTESI DI AFFITTARE UNA PARTE DELLA SEDE STORICA DI VIA SOLFERINO (ZONA SAN MARCO) AGLI STILISTI DEL MADE IN ITALY

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DAGOREPORT/
Che cosa resterà della vecchia Rcs Media Group dopo l'assemblea del prossimo 20 giugno? In tanti se lo chiedono sulla piazza finanziaria di Milano. Uscito dalla scena l"arzillo vecchietto" Cesare Geronzi e messo in un angoletto l'"unto del Signore" Abramo Bazoli, suo insolito sodale in via Solferino, ora il futuro del "Corriere della Sera" è pienamente nelle mani di Mediobanca.

Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi

Da qualche tempo i Cuccia-boy's chiedevano interventi radicali su un gruppo che continua ad accumulare perdite ingenti. Scontrandosi con i "tutori" del quotidiano milanese: la coppia Geronzi&Bazoli, appunto. I bilanci del gruppo, infatti, continuano a far registrare un rosso spaventoso e a segnalare una contabilità a dir poco allegra.

Ferruccio De Bortoli

Con buona pace di Dieghito El Dritto che l'altro giorno alla convention di Bagnaia ha ripetuto la solita fanfaronata "il gruppo è ben amministrato" (dal suo amichetto Antonello Perry-Cone). Peccato non ci sia stato uno straccio di giornalista (o di politico) che gli avesse domandato perché se l'Rcs è gestita al meglio avesse avuto la necessità di chiedere al governo lo stato di crisi. Scaricando sui bilanci degli enti pubblici le sue difficoltà. Una situazione di grave emergenza da cui l'azienda è uscita soltanto ai primi di maggio.

Sede del Corriere della Sera in via Solferino

E nel mondo dell'editoria tutti, proprio tutti, erano a conoscenza - meno forse l'immaginifico Dr Tod's & Mr.Hogan -, che sbattere fuori dalle redazioni qualche decina di giornalisti (prepensionamenti) o eliminare il turn over tra le maestranze non avrebbe minimamente sanato i buchi di un bilancio faraonico.

Già, i risparmi ottenuti sui salari erano soltanto bazzecole per un'azienda che, unica forse al mondo, ogni anno spende oltre 6 milioni di euro per remunerare la sua pletora di consiglieri d'amministrazione (una quarantina). Quella che l'azionista Giuseppe Rotelli ha bollato come una "struttura barocca". Ancora con buona pace del consigliere Dieghito El Dritto, che tutto ciò considera sana amministrazione.

Urbano Cairo - Copyright PizziANTONELLO PERRICONE CON LO SCARPARO DELLA VALLE

Insomma, solo spiccioli quei risparmi sulle pelle dei lavoratori per un'azienda che ha dovuto accendere (con relativi interessi) un mutuo di 35,8 milioni di euro sulla sede storica di via Solferino. Mentre la voce di spesa riguardante il personale è appena la metà rispetto ai 133 milioni di euro annui consumati per pubblicità e promozioni.

Così, in attesa di ridisegnare una governante snella, la Mediobanca guidata da Alberto Nagel si appresta vendere una cospicua fetta del settore periodici. Segmento da anni lasciato nel più assoluto abbandono. Con buona pace della mejo gioventù anziana guidata dallo Scarparo a pallini. Almeno sei sarebbero le testate messe sul mercato: Novella 2000, Visto, OK Salute, il Mondo, Max e Astra (una settantina i giornalisti in uscita). Al momento tre sarebbero le offerte arrivate in piazzetta Cuccia. Tra i predenti ci sarebbero l'editore Urbano Cairo e l'ex discusso manager della Rizzoli, Alberto Donati.

Alberto DonatiGiuseppe Rotelli

Una cessione che, tuttavia, avrà l'effetto di un'aspirina sulla Grande Malata dell'editoria. In attesa del big bang (delisting del titolo Rcs in Borsa e via alla quotazione solo del Corsera) continua a prendere quota anche l'ipotesi, rivelata da Dagospia, di affittare una parte della sede storica di via Solferino (zona San Marco) agli stilisti del Made in Italy.

 


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