Foto all'Olimpico di Mezzelami-GMT
Gianni Mura per "la Repubblica"
Nove mesi di gol, trionfi e delusioni. Nove mesi di prodezze, sorprese e fallimenti. Ecco le immagini, le facce e i momenti che il campionato ci lascia, e che non potremo dimenticare.

QUAGLIARELLA
Dopo la sosta natalizia la Juve ospita il Parma e sembra una partita facile. La Juve è seconda in classifica. Dopo 5´ Quagliarella si fa male in uno scontro fortuito con Paci. Fino a quel momento aveva segnato 9 gol in 17 partite e stava crescendo, trovando continuità. L´infortunio è grave: legamenti crociati. Quagliarella, l´attaccante più imprevedibile, non rientrerà e la Juve scivolerà sempre giù, fuori dal giro-scudetto, fuori dal giro-Champions, fuori dal giro-Uefa. Fuori come non le accadeva dai tempi di Maifredi. Non tutto dipende dall´infortunio di Quagliarella, ma il 4-1 finale (per il Parma) è un campanello d´allarme che nessuno sembra ascoltare. È l´inizio della fine, limitatamente alla stagione.

RANIERI
Potremmo stare sul ponte di una nave che sta affondando. O su una collina, con vista sul campo di battaglia. Lo sguardo di Ranieri è quello di un capitano senza marinai, di un generale senza soldati. Il 20 febbraio segna la svolta nel campionato della Roma, per anni grande avversaria dell´Inter e con un gioco a volte più spettacolare. A Marassi va sul 3-0 in 50´. Negli altri 40 il Genoa gliene fa 4. Si dice che il tecnico non è più in grado di gestire uno spogliatoio ribollente. Si dice che serve una scossa. Va via Ranieri. Arriva Montella ma non arriva la scossa.

CAVANI
La foto lo ritrae la sera della terza tripletta stagionale: dopo Juve e Samp, tocca alla Lazio. Sono gol pesanti, che consentono al Napoli di rimontare da 0-2 a 2-2 e da 2-3 a 4-3. Alla Lazio resta molto amaro in bocca, per il Napoli invece è un babà: torna ad avvicinarsi al Milan, distante 3 punti. Tutto sembra ancora possibile. Poi Cavani si prosciuga. Un solo gol nelle successive sette giornate. Salta le ultime due per squalifica. Ha fatto innegabilmente molto più del previsto, come il Napoli del resto, e va dato atto a Mazzarri di aver visto in lui una prima punta. A Palermo giocava più arretrato. La Champions senza preliminari è un ottimo risultato.

SANCHEZ & DI NATALE
La fanteria giapponese, in gergo. Non so quanti allenatori avrebbero puntato su due attaccanti alti 1.70 o giù di lì, perché un armadione davanti fa sempre comodo, specie se il gioco latita. Guidolin, bravissimo dopo la partenza agghiacciante, ritocca la posizione di Sanchez, lo accentra, gli spiega che non è necessario dribblare anche la bandierina del corner per essere un grande giocatore. Con questa scelta Guidolin "condanna" l´Udinese: può far punti solo giocando un calcio veloce e tecnico. E la squadra lo segue, dà spettacolo, torna a sentire il sapore della Champions. Per Di Natale l´Udinese è come la Roma per Totti. Quanto a Sanchez (23 anni) tutti lo vogliono, in Italia e fuori. Spero che resti in Italia, è uno dei pochi per cui valga la pena di pagare il biglietto.

BENITEZ-LEONARDO
Benitez è un´opera incompiuta e Leonardo pure. Benitez ha fatto male, ma con gli zero acquisti che gli ha regalato Moratti era difficile far bene. Leonardo ha fatto bene ma forse poteva far meglio. È amico di Mourinho ma, al suo opposto, parla da diplomatico. Non infiamma i giocatori, ma si fa seguire. Gli avversari (non solo lo Schalke 04) hanno sempre troppe palle-gol, questa è la critica più fondata. Tra i due ci starebbe bene un´immagine di Eto´o: ha tenuto a galla finché ha potuto il vecchio tecnico, idem il nuovo.

Quando si parla dell´Inter, prosciugata da Mourinho ma plurivittoriosa, non va dimenticato che ha giocato quasi sempre senza Milito e che presto le è mancato Samuel. Benitez non è nemmeno fortunato: gli è toccato vincere il titolo mondiale contro una squadra congolese, che non accendeva la fantasia. La sera stessa ha deciso di togliersi sassolini e sassoloni dalle scarpe. O mi comprate dei giocatori o me ne vado. Risposta: vada pure. Poi i giocatori Moratti li ha comprati. Forse era meglio prima, però la rincorsa con Leonardo l´hanno fatta, prima di lasciare penne e speranze nel derby, ed è la famosa settimana nera.
IBRAHIMOVIC
Dove va porta lo scudetto. Stagione inquieta, altalenante, ben espressa dai numeri. Nelle prime 22 giornate fa 13 gol, di cui 8 decisivi che portano il Milan al primo posto. Poi, in 4 mesi, ne segnerà uno soltanto, su rigore, saltando 5 giornate su 7 per squalifica in piena volata-scudetto. Se non altro, la sua assenza costringe Allegri a variare il gioco e alla fine Pato e Robinho raggiungono lo stesso numero di gol. Di quelli sbagliati da Robinho ho perso il conto, ma forse il più utile tutto sommato è stato lui, più duttile dei compari di reparto.

THIAGO SILVA
Il miglior giocatore non solo del Milan, che il suo 18º scudetto l´ha costruito in difesa, ma di tutto il campionato. Come Capello con Desailly, Allegri in emergenza l´ha provato a centrocampo. Per i piedi che ha, e il tiro, ci può pure stare. Il problema è un altro: uno stopper così, dove lo trovi? Chi ce l´ha se lo tiene stretto, tanto più che è un professionista esemplare anche fuori dal campo (mai una sbronza, mai una polemica, mai un gesto fuori posto). Ha un gran fisico, certo, ma i difensori tutto muscolo non m´incantano. Qui c´è senso della posizione, attenzione costante e, particolare non secondario, un´estrema correttezza nei contrasti, dote che spesso il ruolo non contempla.
TOTTI
Al di là della scritta sulla maglietta, il re di Roma non è morto. Il 1º maggio a Bari sbaglia un rigore ma segna due gol che gli consentono di sorpassare Roberto Baggio, un 10 molto diverso da lui, un 10 che ha cambiato molte maglie, e con queste maglie segnato: 39 gol Fiorentina, 78 Juve, 12 Milan, 22 Bologna, 9 Inter, 45 Brescia. Totti, una sola. Ed è una delle ultime bandiere, in un calcio poco sentimentale. Stagione di chiaroscuri, tra un evviva e un de profundis.

I colpi li ha ancora, la disponibilità di fiato comincia a sentire il peso gli anni, ma sono convinto che si diverta ancora col pallone e, dal quinto posto, guardi in su. È a quota 206, a 216 sono appaiati Meazza e Altafini. Sul podio può arrivare. Poi restano Nordahl a 225 e Piola a 274. Tutti centravanti. E lui cos´è di preciso, come sarà etichettato? C´è ancora un po´ di tempo per pensarci.
L´AQUILA DELLA LAZIO
Di Lotito si parla soprattutto quando usa il latinorum e quando sbaglia, ma ci azzecca pure. Copia il rito pre-partita del Benfica, il volo dell´aquila, e l´aquila porta buono. Accompagna, all´Olimpico, inizialmente sei vittorie su nove. Fra quelle nove una sola sconfitta, però nel derby. È una Lazio da quartieri alti, che esce dalla Champions solo nelle ultime battute dopo aver fatto sognare a lungo i suoi tifosi. Reja confermato, Zarate in vendita. Giusto così.

CASSANO
Quanta roba in pochi mesi. Il matrimonio. La Champions con la Samp. L´uscita dalla Champions e poi dall´Uefa. Il litigio con Garrone. Il tentativo di metterci una pezza, ma Garrone non ci sta (e fa bene). Il Milan. Il figlio. L´espulsione più assurda nel derby di ritorno. Lo scudetto. Intanto la Samp ha venduto anche Pazzini (male) all´Inter e comincia la discesa agli inferi. Cavasin per Di Carlo: nessun miracolo. Samp in B.

E Cassano, a quanto si legge, non è certo di restare al Milan, di cui mal sopporterebbe il codice comportamentale. Non è un investimento, è una scommessa. Lo vuole a Palermo Zamparini, che forse ignora quanto sia difficile metter d´accordo un barese (Cassano) e un leccese (Miccoli).
PALOMBO
Perseguitata dalla doppia cifra uguale (retrocesse nel 66, nel 77 e nel 99) la Samp non si sottrae alla maledizione del 2011. L´ultima immagine, disarmata e disarmante, bella e triste, è quella di Palombo, il capitano, che come un penitente medievale, capo chino e mani giunte, chiede scusa ai tifosi. Non è un bel gesto che cancella una stagione sbagliata (non certo da Palombo). Ma sopravvive sulle rovine, questo sì, come una promessa per il futuro, un debito da saldare.

HANDANOVIC
Se ne parla poco. È poco appariscente. Ma para 6 rigori su 8, nuovo record per la serie A. A 5 s´erano fermati Moro a Bari (48/49), Gandolfi a Legnano (`51/52) e Marchegiani al Chievo (2004).