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USARE GLI USA (QUANDO FA COMODO) - I POLITICI ITALIANI INVOCANO L’AMERICA COME MODELLO PER TUTTO, TRANNE CHE PER QUELLO CHE TOCCA LE LORO TASCHE - AI MEMBRI DEL CONGRESSO, AD ESEMPIO, È VIETATO PERCEPIRE (OLTRE ALLO STIPENDIO) ALTRI REDDITI CHE SUPERINO IL 15% DELL’INDENNITÀ PARLAMENTARE - IN ITALIA QUESTA REGOLA TRASFORMEREBBE IN FUORILEGGE I 186 ONOREVOLI CHE DICHIARANO PIU’ DI 200 MILA € (CHIEDERE A BERLUSCONI, ANGELUCCI, VERONESI)…

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Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

parlamentari-dormono

Silvio Berlusconi non si stanca di ripeterlo: gli Stati Uniti sono un «vero esempio per quanti nel mondo s'identificano nei valori della libertà e della democrazia» . Va però detto che il premier non è l'unico fra i nostri politici ad appellarsi in ogni occasione al modello americano. Sul modo di organizzare i partiti (il coordinatore del Pdl Denis Verdini e il governatore della Campania Stefano Caldoro). Sul conflitto d'interessi (l'ex segretario dei Ds Piero Fassino).

Sugli assetti istituzionali (il pidiellino Lucio Malan). Sul federalismo fiscale (l'ex ministro diessino Vincenzo Visco). Perfino sulla Fiat (Giuliano Cazzola del Pdl). Soltanto su una cosa si sono ben guardati, e tutti, dall'invocare il virtuoso esempio statunitense: gli affari privati. E si capisce perché. Ai membri del Congresso americano è vietato percepire oltre allo stipendio altri redditi che superino il 15% dell'indennità parlamentare. Regola che in Italia provocherebbe a Montecitorio e Palazzo Madama una vera catastrofe economica.

MAURO AGOSTINI

A colmare questa lacuna ci ha pensato ora il senatore democratico Mauro Agostini, che è stato il tesoriere del Partito democratico durante la gestione di Walter Veltroni. Un incarico nel quale si è distinto per aver introdotto una misura rimasta assolutamente isolata nel panorama dei partiti italiani.

Ovvero, la certificazione volontaria del bilancio. Il 4 maggio Agostini ha presentato una proposta di legge di un solo articolo: «Ai membri del Parlamento è fatto divieto di percepire un reddito extraparlamentare annuale, derivante da lavoro autonomo o dipendente, superiore al 15 per cento del trattamento complessivo massimo annuo lordo riconosciuto ai magistrati con funzione di presidente di sezione della Corte di cassazione ed equiparate».

montecitorio

Esattamente la tagliola americana, visto che lo stipendio di deputati e senatori si calcola secondo la legge del 1965, sulla base della retribuzione di quei magistrati. Il che significa non poter cumulare all'indennità più di circa 25 mila euro l'anno. Da notare che la proposta di Agostini, lasciando alle Camere il potere di stabilire le modalità di applicazione della legge, non entra nel merito delle tipologie di attività esterne consentite ai parlamentari.

Che invece le disposizioni americane limitano rigidamente a cose come lezioni all'università, ricavi da pubblicazioni scientifiche... Ma è comunque interessante spiegare che cosa potrebbe accadere da noi applicando, anche senza vincoli del genere, la regola in vigore in quel Paese citato dalla stragrande maggioranza dei politici italiani a esempio di libertà e democrazia.

Tutti i parlamentari che dichiarano più di 200 mila euro l'anno (cifra più o meno pari alla somma dello stipendio di magistrato più il 15%) avrebbero infranto la legge. E sapete quanti erano nel 2009? Centottantasei: centotre alla Camera e ottantatre al Senato. Il 19,7%del totale. Oltre i limiti, manco a dirlo, il premier Silvio Berlusconi (40,9 milioni), il re delle cliniche Antonio Angelucci (6,2 milioni) e uno stuolo di avvocati: da Giuseppe Consolo del Fli ((2,3 milioni) a Gaetano Pecorella del Pdl (562 mila euro).

SILVIO BERLUSCONI FRANCO FRATTINI

Mentre al Senato avrebbero superato decisamente il tetto, fra gli altri, Umberto Veronesi del Pd (1,4 milioni) e due fedelissimi di Berlusconi come Salvatore Sciascia (più di un milione) e Alfredo Messina (1,3 milioni). Una ipotetica barriera, quella dei 200 mila euro lordi, infranta di slancio pure da alcuni noti recordman delle assenze, qual è il cardiochirurgo pugliese Antonio Gaglione (492 mila euro), eletto nel 2008 deputato del Partito democratico e poi passato nel gruppo misto.

UMBERTO VERONESI

«Stare in Parlamento è un lavoro frustrante, una perdita di tempo e una violenza contro la persona» , ha dichiarato a Monica Guerzoni del Corriere il 3 maggio del 2009, dopo essere finito nell'occhio del ciclone perché assente al voto sul contestato (da sinistra) scudo fiscale. Spiegando: «Dire balle non serve. Ero all'hotel Sheraton a un convegno di medicina» . Considerato nel suo campo un autentico luminare, alle votazioni della Camera ha totalizzato il 99,4%di assenze.

ANTONIO ANGELUCCI

Roba da mettere in crisi perfino i risultati di una ricerca fatta da alcuni economisti fra cui Antonio Merlo dell'Università della Pennsylvania, intitolare The labor market of italian politicians secondo cui, ricorda Agostini nella relazione alla sua proposta, il tasso di partecipazione dei parlamentari si riduce mediamente dell' 1%per ogni 10 mila euro di reddito extra.

Attendiamo di conoscere l'esito della provocazione dell'ex tesoriere del Pd veltroniano. Avrà destino migliore della proposta, anch'essa unica nel suo genere, con la quale Pino Pisicchio di Alleanza per l'Italia aveva chiesto due anni fa di introdurre incompatibilità ferree fra l'attività parlamentare e gli altri incarichi istituzionali e privati? L'esame non è mai iniziato. Come pure quello di sei disegni di legge costituzionali per ridurre il numero dei parlamentari.

 


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