Pierluigi Battista per il "Corriere della Sera"
PIERLUIGI BATTISTALa sinistra forse ha trovato l'antidoto, la formula misteriosa e risolutiva capace di spazzar via tutte le malinconie accumulate in tutti questi anni: cercare di vincere le elezioni. È facile, basta prendere qualche voto in più. Semplice, ma è la lezione numero uno per il partito degli apocalittici: invece di evocare foschi scenari, industriarsi per avere più consenso popolare. Si chiama democrazia. E (talvolta) funziona.
C'è da aspettare l'esito dei ballottaggi, ovvio. Ma non è andata come tutte le Cassandre pronosticavano. E comunque è sicuro che la sinistra dovrà non solo rimodulare i propri umori, ma imparare finalmente a mettere in discussione se stessa, non la democrazia. Le ragioni vere delle proprie sconfitte, non il popolo che le ha determinate scegliendo l'avversario.
Marco TravaglioSi può fare. Basta credere nella democrazia. Basta non cedere al vittimismo che ha percorso e devastato la sinistra in questi anni, l'idea che le sconfitte fossero originate da un tenebroso Regime che aveva avvelenato le coscienze, abolito la libertà, rovesciato l'ordine costituzionale.
Non era vero niente. Approfittando legittimamente degli errori altrui e confidando sulla forza del proprio messaggio, Pisapia ha dimostrato invece che fare una buona campagna elettorale, mostrare un volto credibile, proporre agli elettori un'immagine appetibile, la democrazia dei voti e dei numeri funziona. Non c'è il Regime. Non c'è il nuovo fascismo. Non c'è il golpe costituzionale che imbavaglia le voci critiche. Era la sinistra che se lo immaginava per assolversi dai propri errori.
E infatti, quando non sbaglia, la sinistra corre addirittura il rischio di vincere. E dunque Alberto Asor Rosa dovrà riporre nel cassetto le sue pur recenti fantasie di golpe democratico, unico rimedio, era parso di capire, per arginare quello antidemocratico incarnato da Berlusconi. C'è il voto, alla bisogna, non l'intervento golpista di polizia e carabinieri.
ASOR ROSAE Barbara Spinelli e Franco Cordero dovranno rivedere taluni giudizi molto severi sulla tenuta mentale e psicologica del popolo italiano, descritto fino all'altro ieri come un'accolita di ebeti etero-diretti, intontiti dagli spot del Caimano, drogati da una dittatura dell'informazione che non lasciava scampo, possibilità di riflessione e di critica. Gli ebeti si sono forse risvegliati di colpo?
Oppure, ipotesi molto più probabile, era sbagliata l'analisi, più proiezione di un incubo che valutazione spassionata delle cose politiche italiane? Le invettive contro il popolo incapace di capire si arricchivano di nuove definizioni, poco precise sul piano analitico, ma ricche di suggestione. La «deriva plebiscitaria», che fine ha fatto la «deriva plebiscitaria» se la sinistra ha stravinto a Torino, e se la destra «plebiscitaria» non viene plebiscitata né a Milano né a Napoli? E che «fascismo» è mai quello in cui l'opposizione può umiliare la maggioranza a Milano, trionfare a Torino, conquistare o riconquistare Comuni e Province in tutta Italia?
C'è qualcosa che non torna. Se si dice che il popolo è definitivamente instupidito, bisogna spiegare perché poi gli stupidi cambiano idea. Se si dice che non c'è più libertà democratica, bisogna spiegare come è possibile vincere con i mezzi della democrazia. Se si dice che le elezioni in Italia sono costitutivamente truccate per via del conflitto di interessi che grava su Berlusconi, bisogna spiegare come mai il trucco talvolta viene svelato e talvolta invece no. Le imprecazioni di Dario Fo contro un «regime» asfissiante dovrebbero essere riviste.
BARBARA SPINELLIL' «emergenza democratica» di cui parlano ossessivamente scrittori e commentatori è un po' meno emergenza di prima. Secondo Roberto Saviano la Lega prendeva molti voti nel Nord, la ' ndrangheta si trasferisce al Nord, ergo la Lega è inquinata dalla ' ndrangheta. E adesso che al Nord la Lega non va più tanto bene, vuol dire che è successo qualcosa di nuovo tra la ' ndrangheta e la politica? O forse bisognerebbe smetterla con analisi enfatiche che attribuiscono la crisi della sinistra alla crisi della democrazia. E ammettere che le condizioni fondamentali della democrazia funzionano.
FRANCO CORDEROBasta saperle maneggiare bene con buoni candidati, con un'immagine e un progetto credibili. Cercando voti e non cercando alibi quando i voti non si trovano. Accettando la sconfitta per creare le condizioni di una vittoria al turno successivo. Come avviene dappertutto, in tutte le democrazie normali. E l'Italia resta una democrazia normale, dove si vince e si perde e se si perde la colpa è di chi ha perso e non del destino cinico e baro, o del popolo che non capisce. Lezione semplice, ma che la sinistra fa una fatica tremenda a capire. E anche questa è «emergenza democratica» .