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IL CARRELLO DEI BOLLITI (TANTA STAMPA PER NULLA) - A BOLOGNA CINZIA CRACCHI (AVVIO’ IL SEXY SCANDALO SU DELBONO) FINISCE IMPALLINATA: 30 VOTI - A LATINA IL FASCIOCOMUNISTA PENNACCHI RACCOGLIE UNO SPENNACCHIATO 0,69% - MASTELLA PIANGE A NAPOLI CON I SUOI 11 MILA CEPPALONES (MENO DEL 3%) - A SIENA CLAUDIO MARTELLI PRENDE MARTELLATE (SOLO 83 VOTI) - IN LISTA PER SUOR MESTIZIA A MILANO, LA VANONI SVANISCE NELL’URNA: 36 PREFERENZE, DODICI MENO DI QUELLE RIMEDIATE DA PANNELLA - NAUFRAGIO MORATTI: SE LETIZIA PIANGE, NON RIDE MILLY (POCHI VOTI, NON ENTRA IN CONSIGLIO)…

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Mattia Feltri per "la Stampa"

Se la stoffa del leader si vede dalla capacità di trasformare in vittoria la più rovinosa delle sconfitte, è una disdetta che la carriera di Cinzia Cracchi - trenta voti a Bologna - sia subito al crepuscolo. «Quando si parte da zero, anche uno è un successo», ha detto la signora con logica stringente e bocca buona. Purtroppo le notorietà diversamente acquisite non hanno resa in politica (lei, si ricorderà, avviò il sexy scandalo costato le dimissioni al sindaco Flavio Delbono).

CINZIA CRACCHI

Altrimenti sarebbe facile ironizzare su Antonio Pennacchi (e infatti in città è già miserabilmente soprannominato Banale Mussolini, da calembour sul titolo del fortunato romanzo) poiché il suo capolista, Fabio Granata, ha preso 50 voti contro i 133 che servirono a Pennacchi per conquistare lo Strega dello scorso anno. E sì che gli «amici di Maria Bellonci» sono molti meno degli elettori di Latina dove la lista di Futuro e Libertà, sponsorizzata da Pennacchi in ideologia fasciocomunista e ducestalinista, ha raccolto lo 0,69 per cento, pari a 526 voti (e 6 è il contributo dell'intellettuale Filippo Rossi che ieri ha trovato la forza di commentare: «Abbiamo vinto»). Ma, cracchianamente, Granata ne deduce che «il radicamento in città» è cominciato, e già qui diverge dal sommo Pennacchi: «Latina non ci ha capiti».

Antonio Pennacchi fuma

Vien da dire che Clemente Mastella, in paragone, è il solito vecchio fuoriclasse. D'accordo, lui a Napoli contava di raggiungere il quattro per cento e invece nemmeno avvicina il tre. Ma il suo tesoretto è comunque di undicimila voti da dirottare sul centrodestra (ancora non l'ha dichiarato, questione di prezzo) contro l'odiatissimo Luigi De Magistris. «Se va al ballottaggio mi suicido», aveva detto Mastella. Finirà col rinunciare all'onore del seppuku per contribuire - urgenza delle urgenze - allo sbaraglio dell'ex pm.

rtl13 clemente mastella

Alla lunga è un bel destino quello che riserva un compito anche dopo la caduta. Ed è un destino che, infame, sfugge a Claudio Martelli, principe ereditario del partito socialista di Bettino Craxi e, come Mastella, ex ministro della Giustizia. Dopo quasi vent'anni, Martelli aveva deciso di riprovarci a Siena da capolista di «Per Corradi sindaco», dove Corradi è Gabriele, babbo di Bernardo, centravanti dell'Udinese e in passato di Lazio, Manchester City e della nazionale azzurra di Giovanni Trapattoni.

Lo storico obiettivo, disse Martelli, era di abbattere la dittatura di sinistra che stringe la città da decenni: «Io amo Siena più di tanti senesi», aggiunse. Un amore purtroppo corrisposto da soli 83 elettori (per Martelli niente consiglio comunale), e Corradi ha chiuso terzo dietro al candidato del Pdl, Alessandro Nannini, fratello della rockstar Gianna e beneficiario, nel 1989 in Giappone, dello scontro fra Ayrton Senna e Alain Prost che gli consegnò la vittoria nell'unico Gran Premio di Formula Uno di un'onestissima carriera di pilota. La buona sorte, qui, non gli ha portato nemmeno il ballottaggio.

0gus29 claudio martelli

E' sempre dura, insomma, la vita dei socialisti fuori dai territori berlusconiani. Giusi La Ganga è stato preceduto da ben ventidue compagni di partito (quello democratico) e con 765 preferenze non ce la fa a tornare nel Consiglio comunale di Torino già raggiunto nella Prima Repubblica quando era un importante dirigente del Psi, e tra i più fedeli a Craxi. E quella gran dama di Ornella Vanoni, aurea interprete dell'epopea socialista e coraggiosa candidata a Milano in una lista civica a sostegno di Letizia Moratti, non ne esce con maggior gloria. L'hanno premiata 36 milanesi, e non è un lusso se sono soltanto dodici meno di quelli rimediati da Marco Pannella il quale, va detto, in lista si era piazzato ultimo ultimissimo, così in basso dove l'occhio del votante neanche arriva.

ORNELLA VANONI

Piuttosto fa più impressione rilevare che è andata maluccio a tutta la famiglia Moratti: ieri è arrivata la conferma che a Milly (moglie del presidente dell'Inter, Massimo) non è andata meglio che a Letizia (sposata con Gianmarco, fratello di Massimo): la sua personalissima lista a sostegno di Giuliano Pisapia non ha preso i voti sufficienti a riconsegnarle lo scranno di consigliere. E dire che soltanto lunedì sera Milly esultava alla Gattuso per il tracollo della cognata - la serva dei bottegai, come l'aveva definita in un'intervista di approccio alle elezioni.

MARCO PANNELLA PROTESTA

Sono occasioni, queste, che mietono numerose vittime buone per il sadico gioco dei giornalisti. Per completare il sanguinoso elenco manca giusto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, sindaco uscente di Orbetello dove il centrosinistra vince al primo turno (si registra una telefonata da gentiluomo del ministro al neosindaco); manca Dorina Bianchi, pugnace cattolica dell'Udc, ex del Pd, così amica del premier da riceverne un comizio che tuttavia non le ha giovato granché: a Crotone va al ballottaggio con poco più del 20 per cento; manca Giovanna Bianchi Clerici, consigliere di amministrazione della Rai che a Gallarate delude la Lega finendo terza (ed esclusa dalla competizione) dietro a centrodestra e centrosinistra.

milly moratti

Soprattutto manca Giovanni Davide Petrocelli che non è un vip malmesso ma un gigante del pensiero contemporaneo: candidato a sindaco di Pizzone, in provincia di Isernia, ha incassato zero voti: si è negato anche il proprio. Da marxista, tendenza Groucho.

 


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