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al di là del ruby-cone - alfano CONCEDE IL VIA LIBERA ALL’INCHIESTA SUL TENTATIVO DI CORRUZIONE DI UNA DIPENDENTE DELL’ANAGRAFE MAROCCHINA PER CAMBIARE LA DATA DI NASCITA DI RUBY - LA TENTATA CORRUZIONE DI UNO STRANIERO ALL’ESTERO NON È PERSEGUIBILE (IL TUTTO POTREBBE FINIRE CON UN’ARCHIVIAZIONE) A MENO CHE IL TAROCCAMENTO NON FOSSE FINALIZZATO AD ESSERE USATO IN UN PROCESSO (CHISSÀ QUALE...) - E’ STRANO CHE IL ‘GIORNALE’ E IL ‘CORRIERE’, in tempi non sospetti, RIPORTARONO FRASI (MAI SMENTITE) IN CUI IL BANANA DICEVA DI “AVERE LE PROVE CHE RUBY È STATA REGISTRATA DUE ANNI DOPO LA SUA NASCITA”…

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ruby baby Schermata a

Marco Lillo per "il Fatto quotidiano"

Alfano si risveglia dal letargo. A quasi due mesi dalla richiesta della Procura di Roma, il ministro ha concesso il suo via libera all'inchiesta sul presunto tentativo di corruzione effettuato in Marocco per cambiare la data di nascita di Ruby.

Finalmente i pm romani possono avviare l'indagine sul racconto della funzionaria marocchina che aveva parlato di due misteriosi emissari italiani piombati il 7 febbraio negli uffici polverosi del municipio di Fkih Ben Salah per convincerla a suon di bigliettoni a regalare un anno all'amica minorenne del premier. Era stato Il Fatto Quotidiano con un articolo di Vittorio Malagutti e Lorenzo Galeazzi, pubblicato il 10 marzo scorso, a raccogliere la testimonianza dell'impiegata marocchina. Il giorno dopo la pubblicazione, l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini, aveva presentato denuncia per tentata corruzione e tentata frode processuale a tutela del suo assistito.

ruby

"Chiediamo alla Procura", spiegò quel giorno Ghedini, "di accertare se la vicenda che racconta Il Fatto è vera oppure no. In ogni caso, è una storia che tende surrettiziamente a danneggiare il presidente del Consiglio, totalmente estraneo a ogni eventuale comportamento illecito".

ruby

Dopo la partenza fulminante, l'inchiesta era finita su un binario morto per la mancanza del visto del ministro della Giustizia, necessario per indagare su un fatto avvenuto all'estero. Quando già i cronisti si apprestavano a scrivere la strana storia dell'inchiesta nata grazie a Ghedini e abortita nel silenzio di Alfano, ecco la risposta affermativa che permette al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al sostituto Roberto Felici di disporre i primi accertamenti.

Proprio nel giorno in cui è stato depositato il ricorso della Camera dei deputati per sollevare alla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione contro la Procura di Milano per il caso Ruby, il Cavaliere vede riaprirsi così un secondo fronte delicato. In realtà, spiegano in Procura, la semplice tentata corruzione di uno straniero all'estero non sarebbe perseguibile dalla giustizia italiana.

ANGELINO ALFANO

Il fascicolo quindi, nonostante il bel gesto di Alfano, potrebbe finire in archivio. A meno che i pm romani non decidano di spostare l'asse dell'inchiesta dal tentativo di corruzione in Marocco all'utilizzazione processuale, tutta italiana. Anche perché non è certo dal municipio di Fkih Ben Salah che può arrivare la risposta alle domande che affollano la mente guardando la cronologia degli eventi.

Già a metà febbraio Il Fatto aveva raccolto alcune testimonianze sui misteriosi personaggi italiani giunti in Marocco per offrire soldi a un'impiegata dell'anagrafe. Mentre Il Fatto cercava di riscontrare i racconti, riversati dai testimoni sotto garanzia di rigoroso anonimato, il 3 marzo del 2011 esce sul Giornale dei Berlusconi un pezzo di Adalberto Signore che suona come una mezza conferma: "Il Cavaliere stupisce il suo interlocutore, ‘abbiamo la prova che Ruby è stata registrata all'anagrafe marocchina due anni dopo la sua nascita'".

Berlusconi e Ghedini

Così scriveva allora Signore concludendo il suo articolo con questa considerazione a futura memoria: "Significherebbe che quando Ruby ha messo per la prima volta piede ad Arcore era già di fatto maggiorenne da tempo. Ed è anche per questa ragione che nelle sue chiacchierate private il capo del governo ostenta sicurezza e si dice sicuro che alla fine ‘ancora una volta si risolverà tutto in una bolla di sapone'". Non basta.

L'informatissimo articolo di Signore aggiungeva un altro dettaglio: "Le indagini difensive pare siano sbarcate anche dall'altra parte del Mediterraneo" nonostante "un'oggettiva difficoltà di reperire materiale e documentazione risalente a quasi venti anni fa in un Paese come il Marocco".

SALLUSTI Senza titolo

Quel giorno anche il solitamente compassato Corriere della Sera sparava il titolo: "Ho le prove, Ruby non era minorenne". Sottotitolo dell'articolo a firma di Marco Galluzzo: "Berlusconi ai deputati: registrata due anni dopo la nascita, sarò assolto con formula piena". Signore e Galluzzo sono probabilmente i due cronisti meglio informati sui colloqui riservati del presidente del Consiglio. Se due colleghi esperti come loro hanno scelto di riportare tra virgolette le parole del presidente del Consiglio dovevano averle ascoltate dalla sua bocca o da quella di un personaggio molto autorevole.

Quel giorno il premier non smentì il resoconto pubblicato dal suo Giornale e le parole di Berlusconi sui documenti di Ruby e sulle indagini difensive in Marocco entrarono nel dibattito politico. Con tutta probabilità, quindi, c'è un politico del Pdl che raccolse le confidenze del premier sull'asso nella manica proveniente dal Marocco. Chi è? È questa la prima domanda alla quale dovrà rispondere l'indagine della Procura di Roma.

 


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