Marco Onado per "il Fatto quotidiano"
Ma allora lo fanno apposta. Mercoledì, mentre le agenzie italiane battevano la notizia delle indagini della Procura di Milano per possibili operazioni di insider trading nella scalata a Parmalat, una giuria di New York ha dichiarato colpevole il "re degli hedge funds" in un processo per insider trading, per ben 14 capi di imputazione. La sentenza, attesa per giugno, comporta una pena fino a 19 anni e mezzo: si badi la delicatezza di non arrivare a venti anni.
RajaratnamÈ un processo storico, per molti motivi, su cui in Italia occorre seriamente riflettere. Il primo è la portata del processo: l'imputato, Raj Rajaratnam, non solo era il capo di un importante hedge fund dal nome ambizioso e più pronunciabile, Galleon, ma aveva rapporti stretti con il Gotha della finanza globale: la pubblica accusa ha dimostrato l'esistenza di un'autentica rete di soggetti, di Goldman Sachs, IBM, McKinsey e compagnia cantante che per anni si sono scambiati allegramente informazioni riservate su società quotate.
RAJ RajaratnamInsomma: i furbetti del quartierino su scala industriale. La cosa sconvolgente è stato appunto scoprire la naturalezza e l'arroganza con cui costoro si ritenevano legittimati ad usare per scopi personali informazioni che dovrebbero essere a disposizione di tutti, perché altrimenti il mercato è un gioco truccato.
lloyd Blankfein DI GOLDMAN SACHSQuesto è dunque il primo processo in cui la pubblica accusa riesce a dimostrare che il problema non è solo di un finanziere disonesto, ma di una vera e propria rete di comportamenti illegali e gravemente lesivi della correttezza del mercato. Cade quindi la facile giustificazione della "mela marcia" che normalmente segue la scoperta di gravi reati finanziari: è inevitabile - si dice - che si commettano reati, la carne è debole e quella dei banchieri è più tenera dello stracchino, ma l'importante è che le irregolarità e i reati vengano prontamente puniti.
Lloyd Blankfein Presidente e Ad di Goldman SachsIn questo caso non è così: le mele marce sono troppo numerose e hanno potuto operare per troppo tempo in organizzazioni che si vantano di avere controlli interni degni del Pentagono, per accontentarci di questa versione consolatoria. Non è solo una mela, dunque; c'è del marcio in Danimarca, direbbe il principe Amleto.
Il secondo motivo di interesse è che questo è il primo processo per insider trading in cui l'accusa si vale di intercettazioni ambientali, oltre che degli strumenti di indagine tradizionali. Il reato di insider trading che può essere provato "al di là di ogni ragionevole dubbio" solo esaminando pazientemente le tracce lasciate dai presunti colpevoli nei dati ufficiali dei mercati di Borsa e nelle comunicazioni, telefoniche o di posta elettronica. Qui il tribunale ha autorizzato un salto qualitativo mai compiuto nei reati finanziari e, guarda caso, sono saltati fuori molti elementi che hanno aiutato l'accusa a convincere la giuria.
Preet Bharara spiega la sua indagine sull'insider tradingNessuno ha gridato allo scandalo, anche perché i pubblici ministeri in America non portano la toga e non possono quindi essere accusati di averla rossa. La ragione è molto semplice: come disse a suo tempo (novembre 2009) uno dei magistrati, "quando sofisticati finanzieri usano i metodi dei criminali comuni, non abbiamo altra scelta che trattarli come tali". E poiché ricorrevano a cellulari non intercettabili, schede telefoniche criptate e simili (ricorda qualcuno in Italia?), si è alzato il livello delle tecniche investigative e le "cimici" hanno fornito prove inoppugnabili.
È quasi ovvio: una rete di soggetti che operano per i propri interessi finisce fatalmente per assumere i connotati omertosi della mafia e dunque richiede le indagini tipiche di questo tipo di reati. Aspettiamo con ansia il giorno in cui, per completare l'analogia, avremo finalmente il primo vero pentito della finanza. Uno Spatuzza in Piazza Affari, tanto per dire. Altro che il dito di Cattelan. Il terzo motivo di interesse è che il verdetto Galleon è il frutto di un gioco di squadra fra l'Autorità di controllo americana (la Sec) che dopo la crisi si è finalmente mossa con decisione per questo tipo di reati e la pubblica accusa.
Altri organi di controllo, ad esempio la Fsa britannica, si pentono dell'eccessiva indulgenza dimostrata in passato . In Italia, la Consob non sembra invece disposta a mettere gli interventi contro questo tipo di reati fra le sue priorità: la recente relazione del neopresidente Vegas era troppo ansiosa di dare priorità alla semplificazione delle regole per occuparsi di questi aspetti.
Preet_BhararaDovremmo invece seriamente riflettere sul fatto che da noi la lotta all'insider trading rimane un fatto marginale e legato allo scenario della "mela marcia" che non è più credibile. I numeri della relazione Consob sono inequivocabili: per abuso di informazioni in senso stretto sono state effettuate indagini per 14 casi in sei anni.
Cattelan da Uff A DPudicamente non si dice per quanti sono stati poi riscontrati illeciti: sul totale delle indagini per abusi di mercato sono più della metà. Se la proporzione fosse la stessa, si dovrebbe dire che si è avviato circa un caso all'anno. Le regole contro gli abusi di mercato sono state rafforzate negli ultimi dieci anni, ma le strutture organizzative risentono dei problemi di sempre: separazione geografica e organizzativa fra due divisioni e le sedi di Roma e Milano; un ufficio insider trading guidato da un funzionario di grande competenza, ma che non è stato potenziato per quantità di risorse e per competenze specifiche nelle tecniche operative di mercato; infine, una separazione sequenziale fra competenze della Consob e quelle dell'autorità giudiziaria, a cui le conclusioni arrivano a qualche anno di distanza dai fatti, cioè quando le indagini non sono più tecnicamente possibili.
Wall StreetNon a caso, la possibilità prevista dalla legge di collaborazione durante la fase istruttoria non è mai stata attivata. Insomma: il reato di insider trading che il caso Galleon ha dimostrato essere così grave e pervasivo, in Italia viene punito molto difficilmente perché tutta la macchina organizzativa e investigativa sembra concepita in modo da rendere pressoché impossibile provare il reato in tribunale.
Il neo-presidente Vegas ha dichiarato la sua intenzione di "colpire con rapidità e severità i comportamenti più gravi". Non ha però indicato néqualisonolefattispeciecuisiriferisce,nése intende poi adottare tutte le decisioni organizzative e di collaborazione con la magistratura che ne derivano. È sperabile che egli sappia trarre la giusta lezione dal caso americano; se non sarà così, il galeone affondato negli Stati Uniti potrà continuare a veleggiare tranquillamente nelle acque (torbide) del mercato italiano.