Tommaso Labate per "il Riformista"
BOSSI BERLUSCONIHa passato una giornata intera a rilasciare interviste, il Cavaliere. Alla partenopea Radio Kiss Kiss ha annunciato l'intenzione di stoppare gli abbattimenti delle case abusive. Al Gr1 ha giurato che non punta al Colle. Al Tg5, invece, ha raccontato che l'asticella per considerare le elezioni «un successo» è «strappare una grande città» alla sinistra. Il tutto (anche) per nascondere l'ennesima doccia gelata che ieri è arrivata dal Carroccio.
Nella ristrettissima cerchia del Cavaliere hanno il problema di «evitare una rissa interna» a poche ore dall'apertura dei seggi. D'altronde, è quella stessa «rissa» che il premier ha cercato di scongiurare in mille modi, arrivando anche a negare il sostegno telefonico al candidato sindaco del Pdl di Gallarate (che, tra l'altro, fa Bossi di cognome) «solo per evitare di urtare la suscettibilità di Umberto, che passa là giornate intere per lanciare la volata alla sua candidata sindaco», Giovanna Bianchi Clerici.
BOSSI BERLUSCONIMa la misura, per chi conosce bene gli sbalzi d'umore del presidente del Consiglio, è praticamente colma. Soprattutto da quando, ieri, Roberto Calderoli s'è preso la briga di annunciare il rinvio di una settimana del raduno leghista di Pontida, spostato al 19 giugno per consentire a Umberto Bossi di fare «un annuncio epocale».
BERLUSCONI BOSSILa «svolta» che ha in mente il Senatur, per il quale sarà necessario un passaggio in Cassazione, riguarda una proposta di legge di iniziativa popolare per il decentramento di alcuni ministeri. «Pensare a quanto il responsabile Saverio Romano sarebbe contento di fare le valigie e spostarsi con tutto il suo dicastero qui a Milano», scherza un autorevole esponente del Carroccio.
La voglia di scherzare, dalle parti del premier, non c'è più. E non tanto perché il decentramento dei ministeri sarebbe una prospettiva talmente lontana da rendere inimmaginabile un parallelo con l'attuale compagine di governo. Quanto perché «Silvio» ha ormai capito che l'alleanza con la Lega - e con essa la maggioranza parlamentare che sostiene il governo - è ormai appesa a un filo.
PISAPIA-CARELLI-MORATTIpisapia moratti bigSenza la vittoria di Milano, l'esecutivo è a rischio. E, come nella war room berlusconiana hanno ormai capito, un eventuale successo di Lettieri a Napoli - paradossalmente - finirebbe solo per complicare le cose. «Ve l'immaginate il premier vincente grazie ai voti di Cosentino e sconfitto a casa sua? Pensate a questa scena e provate a capire come potrebbe prenderla l'elettorato della Lega», riflette l'autorevole fonte del Carroccio di cui sopra.
CALDEROLI FIAMMEA quarantott'ore dall'apertura dei seggi, i margini di manovra sono ridotti al minimo. Berlusconi ha alzato l'asticella dello scontro milanese dando man forte alle accuse della Moratti a Pisapia? Il leghista Matteo Salvini, esponente di spicco del Carroccio meneghino (tra l'altro "papabile" per la poltrona di vicesindaco) s'è presentato ai microfoni di Un giorno da pecora per "infilzare" la candidata del suo schieramento: «Su Pisapia la Moratti è stata bugiarda».
Berlusconi annuncia lo stop alla demolizione delle case abusive a Napoli? «Il premier dovrà parlarne con la Lega. Personalmente, indipendentemente da dove siano collocati gli immobili, sono contrario a fermare abbattimenti già disposti di costruzioni abusive», ha replicato a stretto giro Roberto Calderoli.
CALDEROLI BOSSISono due segnali di quanto nel retropalco ci sia rimasto ben poco. Ormai è tutto sotto gli occhi della platea: Berlusconi e la Lega marciano su due binari separati. «A volte sembra quasi che la campagna elettorale la stiano facendo contro di me», ha confidato mercoledì il Cavaliere riferendosi ai continui "smarcamenti" del Carroccio rispetto alla barra del centrodestra. La giornata di ieri gli ha dato ragione. Al punto che, nel giro dei berluscones milanesi, si sta addirittura arrivando a sospettare di un boicottaggio elettorale ai danni della Moratti. «E se i militanti della Lega non andassero alle urne?», riflette a voce alta un big del Pdl lombardo.
Matteo SalviniÈ il segno che, da lunedì, si va in mare aperto. Pubblicamente il presidente del Consiglio continua a ripetere, come ha fatto ieri intervenendo telefonicamente a un'iniziativa del candidato torinese Michele Coppola, che «abbiamo alla Camera una nuova maggioranza coesa, che ci permetterà di fare quello che non abbiamo potuto fare finora per lo statalismo di Fini e Casini». Ma lontano da microfoni e taccuini, il premier ha un'altra verità: «Se non vinciamo Milano, questi faranno cadere il governo a Pontida».
GIANFRANCO FINID'altronde, l'intervento con cui Bossi ha concluso la giornata politica di ieri dà forza ai più oscuri presagi dei berluscones. «Bisogna parlare di programmi e non di quello che ruba la macchine», ha scandito il Senatur a Gallarate, stroncando la Moratti. E aggiungendo, come se non fosse stato sufficientemente chiaro, «se non servono a guadagnare voti, meglio non farle certe mosse. Se si comincia a tirar fuori cose personali non si finisce più».
PIERFERDINANDO CASINI