1- CI VEDIAMO IL 15 MARZO
Dario Del Porto per "la Repubblica"
Luigi Bisignani è pronto a farsi interrogare dai magistrati napoletani che indagano sul "sistema informativo parallelo" architettato per utilizzare notizie riservate a fini di dossieraggio e ricatti. Nei giorni scorsi erano stati perquisiti madre, autista e segretaria dell´influente uomo d´affari. Poi sono scattati accertamenti sull´appalto per il riordino del sistema informatico della Presidenza del Consiglio e sui contributi erogati per l´editoria.
E ora, attraverso gli avvocati Fabio Lattanzi e Gianpiero Pirolo, Bisignani ha chiesto di presentarsi spontaneamente in Procura per parlare con i pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock, titolari del fascicolo con il procuratore aggiunto Francesco Greco.
LORENZO CESAI pubblici ministeri hanno fissato l´interrogatorio per il 15 marzo. L´interrogatorio di Bisignani, che non risulta indagato ma nei confronti del quale il pressing investigativo appare evidente, può rivelarsi fondamentale per il futuro dell´indagine. All´uomo d´affari i magistrati attribuiscono un "ruolo chiave" non solo nell´attività di lobbing che influenza scelte e nomine di alto livello, ma anche in alcune delle vicende adesso sotto inchiesta.
Ma sarà un incontro quasi "al buio". In questi giorni di intensa attività investigativa, caratterizzata dall´audizione di numerosi testimoni, la stragrande maggioranza dei quali inserita in alcuni dei gangli centrali delle istituzioni (parlamentari, esponenti della burocrazia statale, del mondo dell´economia, vertici dei servizi) la Procura si è mossa senza mai scoprire le carte, come conferma la scelta di restituire spontaneamente il materiale sequestrato durante le perquisizioni così da non depositare atti al Tribunale del Riesame.
Si partirà, presumibilmente, dagli aspetti affrontati nei decreti di perquisizione notificati nei confronti delle persone vicine a Bisignani, dove viene citato come unico indagato, con l´ipotesi di associazione per delinquere, un sottufficiale dei carabinieri, Enrico La Monica. Il militare si trova in Africa da dicembre, dopo le prime perquisizioni.
GIUSEPPE PECORARO E SIGNORAL´ipotesi di lavoro al vaglio degli inquirenti configura un´attività di procacciamento di informazioni spesso coperte da segreto d´ufficio e utilizzate in maniera illegale. Il gruppo comunicava attraverso schede telefoniche fornite da un commerciante napoletano e intestate a extracomunitari. Il sospetto è che questi canali siano stati adoperati anche per azionare la "macchina del fango" che avvelena la vita pubblica italiana.
MAURO MASI INGRID NUCCITELLINel filone iniziale dell´indagine la Procura ha ipotizzato anche l´accusa, contestata formalmente sempre al solo La Monica, di violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Non risulta indagato, ma ha chiesto tutela al Parlamento ritenendo di essere stato sottoposto a pedinamenti e fotografie, il deputato del Pdl Alfonso Papa, chiamato in causa da uno dei testimoni, l´ex presidente della Corte d´Appello di Salerno Umberto Marconi, che accusa il parlamentare di essere "regista" di un complotto organizzato ai suoi danni. Vicende sulle quali, il 15 marzo, Bisignani potrebbe contribuire a fare chiarezza.
2- MI CHIAMO BISIGNANI E RISOLVO PROBLEMI
Emiliano Fittipaldi per "l'Espresso"
Nel centro di Roma c'è un taxi che è sempre occupato, e che non prende mai chiamate. Inutile alzare la mano o fare un fischio se qualcuno lo incontra tra i vicoli dietro piazza di Spagna o davanti a Palazzo Chigi: il taxi inevitabilmente tira dritto per la sua strada. Perché da anni il conducente, Paolo, ha un unico affezionato cliente, un imprenditore che ha trasformato la macchina in una specie di ufficio mobile, con palmari, computer e attrezzature tecnologiche sparpagliate sui sedili. Il passeggero indossa sempre un vestito blu (sartoria napoletana) una camicia bianca e una cravatta blu, e si chiama Luigi Bisignani. Per gli amici, semplicemente Gigi.
CESARE GERONZIChi è? "Come chi è? Oggi è l'uomo più potente in circolazione. Più potente di me", ha detto Silvio Berlusconi a un fedele collaboratore che gli chiedeva informazioni sull'individuo che usciva da quel taxi bianco.
Forse Berlusconi esagera, ma il suo amico Gigi, ex piduista che non girerebbe mai in un'auto blu, condannato negli anni Novanta a due anni e otto mesi per aver portato decine di miliardi di lire della maxitangente Enimont nella banca vaticana dello Ior e oggi di nuovo al centro di un'inchiesta della procura di Napoli denominata "P4", è di sicuro uno dei personaggi più influenti e misteriosi d'Italia. Un cinquantasettenne che ufficialmente amministra una stamperia, la Ilte, ma che è considerato da tutti, nei palazzi del potere, il capo indiscusso di un network che condiziona la vita del Paese.
Raul Gardini"La ditta", lo chiamano ministri, onorevoli e boiardi che fanno la fila nel suo ufficio a piazza Mignanelli per omaggiare, chiedere favori, consigli e discutere di nomine pubbliche e affari. "Che lavoro fa davvero Gigi? Diciamo che è un maestro nel mettere insieme persone e interessi convergenti", spiega chi lo conosce dai tempi della P2. "Un uomo curioso e geniale con un portafoglio relazionale pazzesco. Decine di potenti gli devono la carriera. La rete su cui si fonda il sistema romano di Berlusconi l'ha creata lui, ed è lui a saper muovere più di tutti le leve".
NELLA RETE DI GIGI
È il profilo di un "grande vecchio" tipico della tradizione nazionale, tanto che qualcuno sorride definendo Bisignani "un bluff". Ma è un fatto che in queste ore senatori e deputati non facciano altro che parlare del lobbista (qualcuno dice persino che è partito, destinazione Emirati Arabi), del suo uomo Alfonso Papa (ex magistrato oggi deputato Pdl coinvolto nell'inchiesta), e delle indagini che i pm campani stanno portando avanti da mesi.
Mezza Roma segue gli sviluppi con il fiato sospeso, perché teme che gli incontri riservati di Gigi, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, siano stati registrati dagli inquirenti. Il più preoccupato di tutti sembra essere Gianni Letta, che gestisce la rete insieme a Bisignani e che è già stato ascoltato in procura. L'altra metà dei poteri forti che governa, quella che fa capo a Giulio Tremonti, al banchiere Massimo Ponzellini e alla Lega, sta invece alla finestra: se cade Bisignani, per loro si spalancheranno le praterie.
Difficile elencare tutte le persone che hanno un rapporto diretto con Gigi: sono troppe. Rapporti con il lobbista appassionato di gialli (ne ha scritti due: "Il sigillo della porpora" e "Nostra signora del Kgb", successi che gli hanno procurato per un po' la nomea del Ken Follet tricolore) ha per esempio l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni, della cui nomina con Bisignani certamente si è parlato. Anche la Carfagna lo rispetta.
È stato lui a tessere la tela per riavvicinare la ministra al premier dopo lo strappo dello scorso dicembre. Gigi non fa mistero di stimarla molto: sulla scrivania del suo ufficio, insieme a un libro del portavoce dell'Opus Dei Pippo Corigliano, fa bella mostra di sé "Stelle a destra", la fatica letteraria firmata dalla Carfagna e impreziosita dalla prefazione di Francesco Cossiga. Nel governo anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, Stefania Prestigiacomo e Mariastella Gelmini conoscono assai bene Bisignani. Pure Daniela Santanchè gli deve molto, anche se ultimamente i rapporti tra i due sembrano essersi raffreddati.
MARCO BASSETTI CON FIGLIA E STEFANIA CRAXIGrande uomo di comunicazione, Gigi ha le conoscenze giuste anche alla Rai. Nel 2008 fu proprio lui a spingere - anche contro il volere di Letta - affinché Mauro Masi tornasse alla segreteria generale della presidenza del Consiglio, mentre l'attuale direttore degli affari legali è Salvatore Lo Giudice, suo avvocato di fiducia. "Ma Bisignani si vede spesso anche con Augusto Minzolini, direttore del Tg1", racconta una fonte che chiede l'anonimato. Da politici come Andrea Ronchi a Lorenzo Cesa, a uomini degli apparati come Giorgio Piccirillo, capo del servizio segreto Aisi, il generale della Guardia di Finanza Walter Cretella e il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, Gigi dà del tu a tutti. Senza dimenticare che (quasi) tutti i responsabili delle relazioni istituzionali delle aziende pubbliche fanno riferimento a lui.
DA GELLI AL CAVALIERE
La storia di Bisignani è simile a quella dei protagonisti delle sue spy story. Nato a Milano nel 1953 (il padre era un potente manager della Pirelli con ottimi rapporti negli ambienti massonici, il fratello Giovanni è a capo della Iata), si laurea in economia e si trasferisce a Roma per fare il giornalista. Mentre scrive per l'agenzia Ansa, il giovane mostra doti non comuni, viene individuato e cresciuto a pane, intrighi e politica da personaggi come Giulio Andreotti (è uno dei pochi che entrava nel suo ufficio di piazza in Lucina senza bussare) e i capi della P2, Licio Gelli - per cui stendeva ogni mattina la rassegna stampa - e Umberto Ortolani, amico di famiglia.
Inevitabile l'iscrizione alla loggia Propaganda Due, da lui sempre negata: nelle liste la sua tessera è la numero 1689, fascicolo 203, data dell'iscrizione 1 gennaio 1977. Quando scoppia lo scandalo il ragazzino che già parlava con generali, ministri e finanzieri batte un altro record: è il più giovane piduista scovato dai magistrati.
Nonostante gli intoppi, la sua scalata non si ferma. Diventa uomo di fiducia di Raul Gardini e della Ferruzzi, si attiva per portare i 93 miliardi della madre di tutte le tangenti allo Ior, entra nelle grazie di Cesare Geronzi. Dopo la condanna definitiva e altre disavventure giudiziarie (tra cui il procedimento Why Not su una presunta loggia massonica, archiviato) la sua stella sembra in declino. Ma è solo apparenza. Gigi Bisignani torna in auge nel 2001, con la vittoria elettorale di Berlusconi, e da lì spicca il volo.
Nell'ombra, diventa uno dei consiglieri più fidati del Cavaliere, anche lui tra gli iscritti alla P2. "Tutti dicono che lui è solo il factotum di Letta", chiosa la fonte autorevole che chiede l'anonimato: "Sbagliano. Tra i due il rapporto è paritario. Anche perché fu Bisignani in persona a presentare Gianni a Berlusconi. Paradossalmente è più corretto dire che Letta - che fu suo testimone di nozze - è un uomo di Gigi, non viceversa".
PRESTIGIACOMOAMICI E DENARI
Del Bisignani privato pochi osano parlare. Il suo profilo è bassissimo. Impossibile vederlo a un appuntamento mondano, a una festa o a un cocktail. Laziale doc, allo stadio non è mai apparso. Non fuma, non beve: l'unico vizio è la Coca-Cola (non più di due dita). Risponde al suo cellulare una volta su dieci, chi vuole parlare con lui deve contattare la sua storica segretaria Rita.
Gli appuntamenti importanti vengono organizzati a casa della madre (lui vive in affitto), quelli di routine in mezzo alla strada ("Gli piace passeggiare, si sente più tranquillo") o nel mitico ufficio della Ilte. Dove campeggia una foto del suo gingillo preferito: un grosso gommone, parcheggiato a Fiumicino, che gli serve per fare la spola con la casa in Toscana. Una tenuta spettacolare vicino a Porto Santo Stefano, buen retiro con cavalli annessi. Lì ogni tanto vanno a trovarlo gli amici del cuore, come Stefania Craxi e il marito Marco Bassetti, o Fabrizio Palenzona.
Gli affari, ovviamente, non gli dispiacciono. Bisignani vive per avere informazioni e maneggiarle, creare personaggi, ma non disdegna di fare un po' di soldi. Tanti soldi. Giorni fa i pm, come ha scritto "Il Fatto", hanno sequestrato al suo autista Paolo Pollastri 19 titoli al portatore di una holding belga, la Codepamo, che negli ultimi anni ha investito decine di milioni in varie operazioni.
PIER FRANCESCO GUARGUAGLINIL'ex piduista controlla la societa Four Consulting, e ha un terzo di un'azienda che costruisce treni e metropolitane in Campania: le sue quote fino al 2002 erano in mano al gruppo Finmeccanica. Bisignani è stato anche socio dei suoi amici Mario e Vittorio Farina, che oltre a essere editori sono anche importanti immobiliaristi. Qualcuno vocifera che qualche volta abbia investito insieme a Valerio Carducci, il costruttore vincitore di decine di appalti di governo, diventato famoso durante lo scandalo del G8 alla Maddalena.
Di certo il fiuto per il denaro non gli manca. Tranne, forse, in un caso: le cronache raccontano che una spa riconducibile a Bisignani è stata coinvolta nel crac della banca Italease, dove aveva sottoscritto derivati per 75 milioni di euro per una perdita stimata di 12,8 milioni. Bazzecole, per l'uomo che risolve in silenzio i problemi dei potenti del Paese.
LAVITOLA3 - SFILATA DI VIP DAI PM DI NAPOLI...
Claudio Pappaianni per "l'Espresso"
La chiamano P4, ma solo perché è stata scoperta dopo la "cricca" di Flavio Carboni e soci. Ma quella su cui indagano i magistrati della procura di Napoli sembra un'organizzazione degna della P2 messa in piedi da Licio Gelli. Da qualche settimana i pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio stanno ascoltando decine di testimoni eccellenti: ministri, deputati, personaggi dell'alta finanza e dei servizi segreti.
Dalle ministre Carfagna e Prestigiacomo a Guarguaglini, numero uno di Finmeccanica, passando per Massimo D'Alema e il direttore dell'Aise Adriano Santini, fino a Nicolò Pollari, l'ex direttore del Sismi. Anche Gianni Letta è stato sentito: i pm lo hanno interrogato a Roma nei giorni che hanno preceduto la perquisizione ai danni di Luigi Bisignani, uno dei cardini dell'inchiesta. Il giorno di San Valentino, gli uomini della Gdf hanno perquisito gli uffici e le case della madre, della segretaria e dell'autista.
Fini- GIANCARLO TULLIANIL'indagine ha contorni ancora tutti da chiarire: l'unico indagato per ora è un carabiniere volato in Africa, accusato di violazione della legge Anselmi - quella che vieta la costituzione di società segrete - associazione a delinquere e concorso in rivelazione di segreto d'ufficio. Ma di certo gli inquirenti lavorano anche su presunte attività di dossieraggio (è stato coinvolto Valter Lavitola, l'uomo che scovò le carte sulla casa di Montecarlo dove vive Giancarlo Tulliani, il cognato di Fini) e sugli appalti del settore energetico.
Se ne è parlato nel corso dell'interrogatorio a Pasquale Lombardi, il geometra di Cervinara tra i promotori della cosiddetta loggia P3, al quale i magistrati hanno chiesto conto dei rapporti con il deputato Pdl Alfonso Papa, altro protagonista dell'inchiesta. Un ex pm che nel 2008 approda in Parlamento dopo essere stato negli uffici di vertice del ministero della Giustizia, sia con la destra sia con la sinistra.
A introdurlo nella galassia berlusconiana era stato Marcello Fasolino, manager con interessi nell'energia: proprio a lui è riconducibile l'affaire di una centrale elettrica a Benevento, che - nonostante un ricorso pendente davanti al Tar - ha ricevuto lo scorso 21 dicembre il via libera dal ministero dello Sviluppo economico.