1- LETTERA AL DIRETTORE DI PEPPINO CALDAROLA PUBBLICATA DA "IL RIFORMISTA"
Caro Macaluso, rinuncio da oggi alla rubrica e alla collaborazione con "il Riformista". Scrivo su questo giornale dalla sua nascita. Il pastone politico non firmato che apriva il primo numero era mio. Negli ultimi anni attraverso "Mambo" ho commentato i fatti della politica, della cultura e della cronaca senza mancare mai un giorno né per malattia né per vacanza. Antonio Polito e Stefano Cappellini mi hanno anche chiesto commenti politici di attualità che praticamente ogni giorno ho scritto per più di due anni.
Nel nostro breve colloquio mi hai detto che non approvi che la stessa firma compaia sotto pezzi diversi, che sui giornali si scrive un solo pezzo e mi hai invitato a scegliere fra i commenti e la ru brica riservandoti di decidere, come è nelle tue prerogative. Da quando sei direttore non ho più scritto un articolo e l'idea che sia in atto un braccio di ferro per spingermi alla scelta fra i commenti e la rubrica mi lascia francamente interdetto. Sento avvicinarsi la soglia del ridicolo.
Alla mia età non è più tempo di carriere, di contese, di prove di forza. La vecchiaia che avanza mi suggerisce altre mete. Mi piace di più la riflessione e ho tanto ancora da leggere, da studiare e da scrivere. Le regole della buona educazione mi hanno insegnato che bisogna capire quando si è ospiti indesiderati. In questi anni non ho mai avuta questa sensazione al "Riformista" perché questo giornale era la casa di tutti noi. Ora è diverso, l'ho capito e me ne vado.
ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA PEPPINO CALDEROLA ysoc64 macaluso torchiaro giov mattioliHo commesso alcuni errori nella mia vita pubblica, tranne quello di restare dove non ero gradito o di rispettare discipline, di gruppo, di corrente o di partito, che non gradivo. Mi piace la libertà per gli altri, accudisco la mia. Non è un dramma per voi, non lo è per me anche se a questo giornale e ai suoi giovani talenti è legata l'esperienza più bella, umana e professionale, di questi ultimi anni. Ti faccio tanti auguri. Cordialmente.
LUCETTA SCARAFFIA
2- RISPOSTA DI EMANUELE MACALUSO
La vita di questo giornale sarà un libro aperto ai suoi lettori. Nel mio primo editoriale ho detto l'essenziale delle linee politico-editoriali. Idee che ho esposto anche alla redazione. Peppino Caldarola non è d'accordo con un criterio e un'organizzazione del lavoro diversa da quella che c'era prima e mi ha comunicato che non farà più la sua rubrica, "Mambo". Mi dispiace, ma se un direttore non ha la facoltà di organizzare il giornale seguendo disegni anche diversi dal passato, non capisco, cosa ci sta a fare. Mette solo la firma? Nel mio caso non sarà così.
Stefano CappelliniDel resto la mia storia politica e di giornalista è già un'indicazione. È evidente che un diverso assetto proprietario e una diversa direzione del giornale avrebbero inevitabilmente conosciuto dei mutamenti. Ho già ricordato che nel momento in cui, alcuni mesi fa, gli amici dell'associazione che editava la "Ragioni del Socialismo" si disposero ad entrare nella cooperativa editrice de Il Riformista, anche per evitare il fallimento e la cassa integrazione, mi chiesero di assumere la direzione.
ysoc72 macaluso cinzia leoneIn questi giorni in tanti giornali, si è parlato dei miei 87 anni come un'eccezione da segnalare in positivo o in negativo. Perché l'ho fatto? Solo perché non mollo sino quando il cervello e le gambe reggono. Punto. Ma nel momento in cui dissi si, chiesi a Marcello Del Bosco, che è più giovane, di fare il condirettore. Tuttavia, dopo le dimissioni di Antonio Polito, il vecchio assetto della cooperativa chiese a uno dei quattro vicedirettori, Stefano Cappellini, di firmare il giornale sino al mio ingresso.
In questi tre mesi Cappellini ha fatto bene il suo lavoro e gli ho chiesto di restare con me e Del Bosco come unico vicedirettore. Stefano mi ha comunicato che ha un'alternativa professionale molto gratificante per la quale gli faccio auguri vivissimi, sicuro che ovunque vada farà bene.
MASSIMO BORDIN - copyright PizziLa rubrica di Caldarola, era stata collocata al posto di quella che avevo tenuto io, prima con Il Riformista di Polito e poi con quello di Paolo Franchi. Sostituzione degnissima. Ora, nello stesso spazio ospiteremo una rubrica di Massimo Bordin, che ringrazio per avere accettato un mio invito a collaborare. Massimo, ha una storia diversa da quella mia e di Caldarola e dà senso al giornale che vogliamo fare: un incrocio di culture diverse che richiamano quella di una sinistra riformista, socialista e liberale.