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L’AMIKO AMERIKANO ON THE HILL - ARRIVA HILLARY A ROMA E CORRE SUBITO A CHIEDERE AIUTO SU ISRAELE DAL CAPO DELL’OPPOSIZIONE (OMBRA) AL BERLUSKAZZI, ALIAS IL CAPO DELLO STATO GEORGE NAPOLITANO - L’OMAGGIO DI Obama Al primo comunista CHE ATTERRò IN AMERICA: Napolitano è semplicemente \"leggendario\", \"la guida morale dell’Italia\" - E DOPO LA CLINTON, TOCCA AL PAPA...

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1 - IL CAPO DELLO STATO RINGRAZIA IL PAPA
Antonella Rampino per "la Stampa"

Hillary Clinton

Se il diavolo sta nei dettagli, il diavolo delle relazioni internazionali è un cappello. O almeno, così la pensava Bismarck per il quale la politica estera era solo «politica fatta con il cappello». E così devono aver pensato anche i Padri Costituenti, che hanno messo in capo al Presidente della Repubblica un ruolo di rappresentanza, ma anche di ulteriore verifica della coerenza con la quale la nazione nostra si rappresenta e relaziona col mondo.

Così han fatto tutti i nostri presidenti della Repubblica. Ma forse, Giorgio Napolitano di più. La sfilza di eventi recenti della protezione elargita dal Colle più alto è impressionante, fosse solo come mole di lavoro. La prossima tappa sarà Gerusalemme, dove è in atto una complessa partita: se Hamas non riconosce Israele e pronuncia la rinuncia al terrorismo va a carte e quarantotto ogni possibilità che, nascendo dalla coalizione con Fatah uno Stato palestinese, si dia una soluzione al conflitto.

NAPOLITANO

E' il tema che è stato ieri al centro della visita di Hillary Clinton al Quirinale: Napolitano, con Frattini, è il primo ad affrontare la questione sul terreno. Ma intanto c'è da elencare il lavoro svolto solo negli ultimi due mesi.

Volo a Ginevra e discorso presso l'agenzia dell'Onu per i diritti umani quando l'Occidente ancora tentennava su Gheddafi criminale contro il suo stesso popolo; blitz a Berlino presso la Cancelliera Merkel in favore di Mario Draghi; costante e pervasiva istruzione della pratica libica, e da ben prima della famosa riunione del Consiglio di Difesa nel quale Napolitano fece mettere per iscritto la «partecipazione attiva dell'Italia», vincolando un governo che si sa essere piuttosto «creativo» anche in politica estera alle decisioni prese da Onu, Ue, Nato.

E il lavoro inquieto e anche arruffato del Parlamento, ostaggio di una politica decisamente senza cappello, seguito come un'ombra suadente. Per non dire delle telefonate, dei contatti, dei protagonisti studiati da vicino e da lontano, perfino l'erede del re di Libia, perfino l'ambasciatore ex gheddafiano che si presenta in una celebrazione napoletanesca all'Onu a sorpresa, che perora la sua causa, che insiste «l'Italia intervenga, non se ne stia immobile come la Germania mentre ci ammazzano...». E sempre con il Ministro degli Esteri affianco, quel Franco Frattini col quale il rapporto è saldo e di piena consuetudine. Sostanza, e sostanza recente. Non certo dettagli.

Napolitano e Obama

Poi qualche volta i dettagli scivolano nelle polemiche. Silvio Berlusconi, per esempio, ha sofferto a lungo di solitudine americana: Obama invitava Napolitano ma non lui, per quanto poi oggetto di pacche sulla spalla e ringraziamenti a scena aperta nei vertici Nato «perché i carabinieri italiani sul terreno fanno la differenza». Ma un presidente del Consiglio meno narcisista, non si stupirebbe affatto. Obama sostiene che Napolitano è semplicemente «leggendario». Che è «la guida morale dell'Italia».

E saranno dettagli da «politica col cappello» più che da foreign relation che Napolitano a New York scenda nella stessa suite dello stesso albergo - che già ha un'ala dedicata a Madeleine Albright - nel quale vanno i presidenti degli Stati Uniti quando sono a Manhattan, e che lì riceva prima la telefonata di benvenuto del presidente degli Stati Uniti in carica, e poi a colloquio Henry Kissinger. Quello stesso Henry Kissinger che solo nel 1978, proprio quando in Italia il Pci era nella maggioranza di governo e alla Casa Bianca c'era Carter, consentì a Napolitano il visto che gli aveva negato tre anni prima.

Per tenere conferenze ad Harvard, a Yale, a Princeton, con tanto di forum a porte chiuse sull'Italia a «Time Magazine». Fu il primo comunista in America, sin da quegli anni, e sin da quegli anni tra i più sinceri europeisti. La «special relationship» con gli Usa, studiati da ministro degli esteri di Botteghe Oscure (e anche da «ministro ombra», in un paese nel quale, come diceva Andreotti, «non si riesce a spostare nemmeno un foglio di carta senza il loro via libera») è culminata nello strepitoso omaggio - sottovalutato dai giornali italiani che gli ha tributato Barack Obama.

NAPOLITANO E IL PAPA

Quando ha istituito una nuova festa americana proclamando il 17 marzo «giorno di celebrazione dell'Unità d'Italia», e con un discorso di profondi sentimenti per il Risorgimento italiano e i suoi combattenti. Dunque, che ieri Hillary Clinton abbia detto al Presidente, nella sua visita, «Joe Biden verrà da lei il 2 giugno, per festeggiare l'Italia che compie centocinquant'anni», è solo uno dei molti dettagli.

2 - IL CAPO DELLO STATO RINGRAZIA IL PAPA
Da "la Stampa"

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ringrazia il Papa per le sue sollecitazioni a mostrare accoglienza e solidarietà in un momento in cui il nostro paese è impegnato, fra l'altro, nella crisi libica e soprattutto a gestire il flusso di profughi che ne deriva. Napolitano si rivolge direttamente al Papa, nel suo breve intervento di saluto prima dell'inizio del concerto offerto dalla Presidenza della Repubblica per il sesto anniversario del pontificato di Benedetto XVI. «In momenti difficili e impegnativi - ha detto Napolitano - la sua voce si è levata indicando principi essenziali di accoglieza e solidarietà».

 


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