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MORO PER SEMPRE - GOTOR PUBBLICA L’EDIZIONE CRITICA DEL MEMORIALE DI MORO, E RIESPLODONO LE MILLE DOMANDE SUI MISTERI E I MORTI (DAL MASSONE PECORELLI AL PIDUISTA GENERALE DALLA CHIESA) CHE AVVOLGONO QUELLO CHE, LIBRO DOPO LIBRO, SI CONFIGURA SEMPRE PIù UN \"DELITTO DI STATO\" - URGE INTERVENTO DI BERNABEI: \"LE LETTERE NON SONO SCRITTE DA MORO. IL SUO BARBARO OMICIDIO TRA LE MURA DI PALAZZO CAETANI\" - \"L’ESPRESSO\" SCIALOJA CONTRO \"LA REPUBBLICA\": \"MAI STATO AMBIGUO NELLA CRONACA SULLE BR\"...

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1- IL MEMORIALE DI MORO: DI VERITÀ SI MUORE. CON LE MANIPOLAZIONI, GLI OCCULTAMENTI E I RICATTI SI SOPRAVVIVE E SI PUÒ PROSPERARE
Benedetta Tobagi per "la Repubblica"

Miguel-Gotor Miguel Gotor Memoriale della Repubblica

Nella "prigione del popolo", Aldo Moro fu interrogato dalle Brigate Rosse che volevano estorcergli i segreti di trent´anni di potere democristiano. In piena guerra fredda, nella palude della corruzione diffusa che sarebbe esplosa con Tangentopoli, il terrore di ciò che Moro avrebbe potuto dire fece tremare il governo e allertò i servizi segreti di 16 paesi: il lato più destabilizzante del sequestro Moro risiedette proprio in questo risvolto spionistico-informativo. I terroristi non pubblicarono mai gli interrogatori, adducendo motivazioni contraddittorie e insoddisfacenti; gli originali sono spariti.

Aldo Moro

Di quella "verità rivoluzionaria" possediamo solo qualche centinaio di fogli: il cosiddetto "memoriale", in parte rielaborazione degli interrogatori, in parte memoria difensiva e testamento spirituale denso di durissimi giudizi politici. I Carabinieri lo ritrovarono nel covo milanese di via Montenevoso con tempi e modi rocamboleschi: un primo mazzo di dattiloscritti anonimi nell´ottobre ´78 (un formato "neutro" che consentì al governo di pubblicarli negando che fossero parola di Moro); una versione più ampia nel ´90, caduto il Muro, esploso lo scandalo Gladio (cui lo statista alludeva), con fotocopie dei manoscritti autografi di Moro che ne attestano l´autenticità.

Aldo Moro

Stava dietro un tramezzo di cartongesso che alimentò infinite dietrologie su chi e perché l´avesse nascosto. Nel Memoriale della Repubblica (Einaudi, pagg. 624, euro 25) lo storico Miguel Gotor affronta con successo una sfida ambiziosa: a partire dall´analisi microstorica dell´odissea di queste carte, vagliando una mole immensa di documenti, testimonianze e atti processuali, ci racconta l´Italia degli anni Settanta e l´anatomia nascosta del potere italiano, un mosaico di spinte eterogenee e contraddittorie nel quadro di pesanti vincoli internazionali.

copertina left aldo moro

Allergico alla retorica dei misteri, Gotor completa lo studio analitico del caso Moro inaugurato con l´edizione commentata delle Lettere dalla prigionia, portando elementi nuovi in un quadro di più ampio respiro. Intrecciando tenui ma incontestabili tracce documentali, con uso rigoroso del paradigma indiziario, deduce l´esistenza di un´operazione "Montenevoso-bis", mai verbalizzata. Dietro l´occultamento delle fotocopie autografe, l´ombra della cordata di Carabinieri infiltrata dalla P2 e un doppio terminale di riferimento, Andreotti sul piano istituzionale, Gelli su quello informale.

Le operazioni di disinformazione a mezzo stampa che, attraverso la figura ambigua dell´ex Carabiniere Demetrio Perrelli, hanno voluto addossare al defunto Dalla Chiesa l´occultamento dei manoscritti, sono occasione per un´analisi delle tecniche manipolatore della P2. Le fughe di notizie e la gestione mediatica dei contenuti del memoriale dal ´78 in poi sono geroglifici attraverso cui indagare l´abbraccio soffocante tra stampa e potere; si ricostruisce il ruolo ambiguo svolto dal giornalista Mario Scialoja (ex giornalista dell'Espresso, oogi collabora al sito del settimanale trattando di vela, NDR), che aveva accesso a informazioni di prima mano dal partito armato.

Aldo Moro

Il proliferare di versioni contraddittorie, fittizie ma verosimili, attorno a operazioni delicate come la scoperta e le perquisizioni di via Montenevoso, consente allo storico di sollevare il velo su alcune tecniche spregiudicate utilizzate dall´antiterrorismo in Italia.

Contro la retorica che li ha ridotti a monumenti, le figure di Dalla Chiesa e di Moro giganteggiano, umane e chiaroscurali: emblemi dei dilemmi tragici e dei compromessi necessariamente posti dall´esercizio del potere, che in loro non fu mai disgiunto da una visione alta - della politica, dello Stato, dell´Arma. Sono sconfitti, scavalcati da due lati: dalla spregiudicatezza andreottiana, l´uso strumentale del potere che mira innanzitutto alla propria conservazione, e dalle spinte antipolitiche con pretese di purezza: virus trionfanti nel corpo del potere italiano.

Con la libertà di giudizio di chi negli anni Settanta è nato, Gotor dedica pagine taglienti al cinismo e alle reticenze di quanti si mossero nella vasta area di contiguità con il terrorismo, che lambiva salotti, giornali, università. Dentro le Br, l´intelligenza del filologo Fenzi e del criminologo Senzani si profila nella gestione oculata di passaggi cruciali del sequestro: con forte afflato civile, lo storico non limita le responsabilità al cerchio delle risultanze processuali.

cossiga moro

Non solo Gladio: Gotor ripercorre il memoriale sopravvissuto, di cui leggiamo ampi stralci, argomenta perché certi passaggi fossero "pericolosi" prima del ´90 e ci resistuisce lo sguardo di Moro sull´Italia del suo tempo (è in preparazione un´edizione completa e annotata di tutti gli scritti della prigionia). Setacciando testimonianze dei "lettori precoci" del memoriale, morti ammazzati come Pecorelli o sopravviventi come gli ex brigatisti, desume l´esistenza di un "ur-memoriale", un testo originario più ampio e ipotizza alcuni dei temi censurati: il golpe Borghese, la fuga del nazista Kappler, il cosiddetto "lodo Moro" che regolava i conflitti tra palestinesi e israeliani in Italia.

Moro Cossiga

Il crudo ammonimento evangelico agli ipocriti posto in esergo addita un percorso di lettura nella meditazione sul rapporto tra verità e potere. Il controllo dell´informazione resta il più formidabile ed elusivo strumento di dominio: una partita feroce giocata tra propaganda e segreto, utilizzando sofisticate mescolanze di vero, falso e verosimile.

Di verità si muore, come Pecorelli e Dalla Chiesa. Grazie al combinato di manipolazione, occultamento e mercati ricattatori si può sopravvivere, vivere, financo prosperare, provano le diverse ma convergenti strategie di Brigate Rosse, Andreotti, Gelli. Il ragionare metodico dello storico che riconosce la realtà brutale della politica senza cedere al cinismo, chino a ricomporre i frammenti per sottrarre il potere urticante della verità alla fisiologica usura del tempo, è un vaccino - non solo un´autopsia - al corpo infetto del potere. Raccoglie la sfida di cui Moro prigioniero aggrappato alla propria scrittura fu l´incarnazione più tragica: l´intelligenza degli avvenimenti resta, ancora, "punto irriducibile di contestazione e di alternativa".

2- "L'ESPRESSO" SCIALOJA CONTRO "REPUBBLICA": "MAI STATO AMBIGUO NELLA CRONACA SULLE BR "
Lettera di Mario Scialoja a "la Repubblica"

Dalla Chiesa

Leggo nell'articolo di Benedetta Tobagi su libro di Miguel Gotor Il memoriale della Repubblica che l'autore «ricostruisce il ruolo ambiguo del giornalista Mario Scialoja che aveva accesso a informazioni di prima mano dal partito armato».
Ho scorso il libro e constatato che l'autore, bontà sua, mi cita in ben 44 pagine. Non capisco quale ambiguità possa venir attribuita a un cronista che ha sempre pubblicato sull' Espresso tutte le notizie di cui veniva in possesso.

Cosa mai messa in discussione. Quanto ai miei «sin troppo informati articoli», come li definisce Gotor, ribadisco quanto ho sempre detto ai magistrati che mi hanno sentito nel corso degli anni e in Commissione Stragi: nessuna informazione mi è venuta attraverso un contatto diretto con l'area Br. Bensì tramite persone (Piperno, Scalzone ...) che potevano ricevere notizie dall'interno del gruppo armato. Sarebbe lunghissimo controbattere a tutte le ipotesi e connessioni fantasiose avanzate dall'autore.

Andreotti

Solo un esempio. Gotor, parlando dell'incontro a Roma nel luglio '78 tra Piperno e Moretti «avvenuto in una casa alto borghese situata nei dintorni di piazza Cavour», osserva una «curiosa coincidenza topografica». Sostiene che io nel '78 abitavo dalle parti di piazza Cavour e che quindi la casa della «clamorosa riunione» potesse essere proprio la mia. Il che spiegherebbe, secondo lui, il mio essere tanto informato, ecc. Purtroppo, nel '78 (e fino al 1980) abitavo a via San Valentino 18. Tutt'altra zona di Roma.

3- LE DUE BOMBE DI ETTORE BERNABEI: "LE LETTERE DALLA PRIGIONIA NON SONO SCRITTE DA MORO. IO CREDO AI SOLERTI 007 CHE HANNO UBICATO IL SUO BARBARO OMICIDIO TRA LE MURA DI PALAZZO CAETANI"
Dall'intervista di Malcom Pagani a Ettore Bernabei per "l'Espresso"

......
La dietrologia comunque non le dispiace.
"Spesso converge con la verità. Pensi al povero Aldo Moro. ".

Licio Gelli x

Lei Moro lo conosceva bene.
"Benissimo. Lui e la sua calligrafia. Le lettere dalla prigionia, ad esempio, non sono scritte dalla sua mano. Se si vuole intuire qualcosa della recente parabola italiana, bisogna partire dal sogno energetico di Enrico Mattei".

Perché proprio Mattei?
"Il suo progetto, l'autosufficienza a basso costo per l'Italia, irritò le grandi potenze. Disturbavamo. Da allora, il progetto di destabilizzazione del Paese non conobbe soste. Lo sapevano in Vaticano e ne tenevano conto in Piazza del Gesù".

Tra il tramonto dei Sessanta e i Settanta l'Italia fu scossa da tragedie. Anni di caos.
"Stragi, bombe, terrorismo. I brigatisti rossi erano omuncoli di rara modestia. Mai avrebbero potuto sostenere lo sforzo economico e ideologico della loro mattanza".

Mario Moretti

Quindi?
"Erano eterodiretti. Qualcuno ha calcolato che l'operazione costò in termini economici tra covi, armi e coperture, più della guerra del Vietnam".

Se le dico lobby cosa le viene in mente?
"Il clan dei sardi è stato, in Italia, l'unico vero gruppo di potere degli ultimi 50 anni. Politica, massoneria, matrimoni in chiesa, parentele, trasversalità. Berlinguer, Siglienti, Segni, Cossiga. Ricorda le picconate?".

Franco Piperno

Certo.
"Chi le scriveva per lui, sapeva quali messaggi trasmettere. Tra le righe, si sostenevano cose enormi, ma non c'era un solo passaggio che lo avrebbe potuto trascinare all'impeachment. Il Cossiga scosso dal caso Moro e messo a terra dalla vicenda Donat Cattin-Prima Linea, seppe poi adeguatamente risorgere".

Divenne presidente della Repubblica.
"All'unanimità. Dovrebbe far riflettere".

 


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