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CHI è AL COMANDO DEL PD, BERSANI O NAPOLITANO? LA SECONDA CHE HAI DETTO! - dopo l’intervento per il sì alla guerra in libia, un ricordo di Antonio Giolitti diventa occasione per l’amiko di obama di dettare la linea al pd: \"la sinistra SIA CREDIBILE O RESTA ALL’OPPOSIZIONE. VA ALLONTANATO IL SOSPETTO DI PUNTARE AL POTERE COME ALTERNATIVA SENZA ALTERNATIVA\" - Enrico Letta applaude: \"parole che andrebbero messe nello statuto del Pd\"....

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Andrea Garibaldi per il "Corriere della Sera"

Ah, Antonio Giolitti... Il ricordo dell'intellettuale ed ex ministro, nipote di Giovanni Giolitti, scomparso un anno fa, diventa occasione di rimpianto per una politica che non c'è più. E il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, prende spunto per definire l'opposizione così come dovrebbe essere. Proprio nel giorno in cui gli avversari del governo si dividono, sulla guerra in Libia, in tre mozioni diverse. A ricordare Giolitti è la Treccani, presieduta da Giuliano Amato. Invitati, per la conclusione dei lavori, Napolitano ed Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica.

NAPOLITANO

Il presidente viene accolto con un affettuoso applauso nella sala delle colonne, al piano terra dell'Istituto. Fa una lunga citazione da Giolitti. Tratta dell'alternativa di governo, sostiene che deve essere «credibile, affidabile e praticabile» . Credibile - scandisce Napolitano- «nella capacità di esercitare le funzioni di governo. Affidabile nel togliersi di dosso ogni sospetto di volersi insediare al potere come alternativa senza alternativa. Praticabile nella realistica valutazione degli obiettivi, degli ostacoli e della gradualità dell'azione».

Un testo, secondo Napolitano, che dovrebbe essere letto da chi fa politica oggi a sinistra e sta all'opposizione: «Sono passati 15 anni dalla stesura di questo testo, e l'alternativa o la si immagina così o si resta all'opposizione» . Parole rivolte al Pd? Bersani non le prende come una critica: «Sono d'accordo con la frase di Giolitti. L'alternativa deve essere credibile, deve essere un'alternativa di governo» . Il vicesegretario Enrico Letta: «Le parole di Giolitti ricordate da Napolitano sono importanti e pienamente condivisibili: andrebbero messe nello statuto del Pd».

Il capogruppo alla Camera, Franceschini, a Otto e Mezzo, puntualizza: «Giolitti aveva di fronte la Dc, avversario che rispettava le regole. La stessa cosa, invece, oggi non fa Berlusconi, che punta tutto su se stesso e ha reso anomalo il confronto democratico nel nostro Paese» . Il Pd era già stato evocato nel dibattito. Scalfari ha raccontato i dialoghi con Occhetto sul nome da dare al partito post-Pci. Il segretario era per «Partito democratico della sinistra» , il concetto «sinistra» serviva a rendere non troppo duro lo strappo. Il giornalista proponeva Partito democratico.

PIERLUIGI BERSANI

«Sei stato preveggente » è intervenuto Napolitano. «Preveggente per un disastro...» ha ribattuto Scalfari. Giolitti uscì dal Pci nel 1956, dopo l'invasione sovietica dell'Ungheria. Entrò nel Psi, fu più volte ministro del Bilancio e commissario europeo. Nel 1985 abbandonò anche il Psi, in opposizione a Craxi e venne poi eletto senatore da indipendente nel Pci.

ENRICO LETTA

Nel 2006, cinquant'anni dopo la crisi ungherese, Napolitano andò a casa di Giolitti e riconobbe che aveva avuto ragione. Ieri il capo dello Stato ha ricordato la visione politica «non machiavelliana» di Giolitti, la sua mitezza, a fronte della politica che (scriveva Bobbio) «è arroganza, potenza, prepotenza» .

Amato ha detto che Giolitti «cercava qualcosa di terzo tra comunismo e socialdemocrazia» . E Napolitano, senza troppa diplomazia, ricordando i travagli del Pci e della sinistra: «Si discuteva di socialdemocrazia europea, ma qui avevamo un partito che si chiamava socialista e democratico le cui prove politiche furono spesso deludenti. E inoltre qualcuno avrebbe detto: "Qui c'è Craxi alla guida del Psi, this is the drama...", questo era il problema» . Ma il ricordo di Giolitti, soprattutto, fa rammentare al presidente, con amarezza: «C'è stato negli ultimi vent'anni un divorzio tra politica e cultura» .

 


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