Martin Wolf per il "Financial Times"
Traduzione di Fabio Galimberti per "Il Sole 24 Ore"
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Un cammello, si dice, è un cavallo disegnato da una commissione. È una battuta ingenerosa verso i cammelli, che sono animali ben adattati al loro non facile habitat. Lo stesso, ahimé, non si può dire per i programmi di salvataggio dell'Eurozona. L'intervento proposto a Cipro, ieri respinto dal Parlamento di Nicosia, non aiuterà Eurolandia a uscire senza traumi dalle sue crisi a catena.
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Anzi, questo pasticcio è l'esempio più eclatante di come non devono essere gestiti i problemi del settore finanziario e del debito sovrano. Il governo di Cipro è al tempo stesso fortemente indebitato e responsabile di un settore bancario troppo grande per essere salvato. Le banche sono a un passo dal tracollo. Ma è la Bce che ha staccato la spina minacciando di non accettare i titoli di Stato ciprioti come garanzia per un supporto di liquidità. Le banche devono essere ricapitalizzate, e non può farlo il governo da solo. Non c'è alternativa alla nazionalizzazione del credito?
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Sì: una ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell'Eurozona (per cui la somma necessaria è cosa da poco). Se l'unione bancaria fosse già stata pronta e funzionante, è quello che sarebbe successo. Ma non è così, presumibilmente perché i Paesi del nocciolo duro non vogliono essere costretti a intervenire in soccorso di sistemi bancari malgestiti, come quel rifugio offshore per capitali russi che è il sistema bancario cipriota. L'unione bancaria non arriverà prima che venga fatta piazza pulita degli errori passati e prima che vengano creati nuovi meccanismi.
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Molti insistono sul fatto che qualsiasi tassazione dei depositi è un furto. Questa è una sciocchezza: una banca non è un forziere. Una banca è un gestore di attività, con una limitatissima capitalizzazione, che fa una promessa, quella di restituire ai depositanti i loro soldi su richiesta e secondo il loro valore: promessa che non sempre può essere mantenuta senza l'assistenza di uno Stato solvente. Chiunque presta denaro alle banche di questo dev'essere consapevole.
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È inconcepibile che le banche - un'attività finanziaria che comporta dei rischi - possano operare senza alcun rischio di perdite almeno per alcune categorie di prestatori. In caso contrario, il debito delle banche non è altro che debito dello Stato. Non si può consentire che un'attività privata giochi d'azzardo in questo modo con i soldi dei contribuenti, questo è evidente. Tutto questo suscita grossi timori. Il primo riguarda l'accordo stesso. La decisione di colpire i depositi garantiti è un grosso errore. Ma la decisione di statalizzare certi depositi non è stata un errore.
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Per quanto impopolare possa essere, è indispensabile un sistema di risoluzione delle crisi bancarie che trasformi questa cosa in realtà, a Cipro e non solo. Un altro timore è legato al fatto che la tassa colpisce indiscriminatamente, senza distinguere tra banca e banca, disincentivando perfino i grandi depositanti a monitorare la solvibilità del loro istituto. Ma il timore più grande viene da The Banker's New Clothes, il libro di Anat Admati di Stanford e Martin Hellwig del Max Planck Institute. Le banche hanno una capacità di assorbimento delle perdite talmente limitata che sono sempre sull'orlo del disastro.
L'Eurozona deve rendere il settore creditizio molto più robusto, incrementando enormemente i requisiti patrimoniali, oppure deve mettere insieme i bilanci degli Stati e irrigidire la regolamentazione, per garantire una vigilanza adeguata su tutta l'Eurozona e un adeguato supporto da parte delle finanze pubbliche. La cosa spaventosa non è che la minuscola Cipro sia finita nei guai, ma che dalla minuscola Cipro nascano pericoli più ampi. Le banche sono pericolose ovunque, ma in Eurolandia continuano a costituire una minaccia per la sopravvivenza. Tutto questo deve cambiare, e molto in fretta.
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