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LA GRANDE MURAGLIA (DI DOLLARI) CHE PROTEGGE LA CINA DALLA CRISI - LE RISERVE DELLA BANCA CENTRALE DI PECHINO SONO ARRIVATE A 3 MILA MLD $ E 1500 TONNELLATE D’ORO - UNA MONTAGNA DI DENARO CHE IL REGIME PUÒ USARE PER DIFENDERSI DALLE EVENTUALI TENSIONI SOCIALI - UNA PARTITA SPECULARE A QUELLA AMERICANA: IL BENESSERE ECONOMICO GLOBALE È IN BILICO FRA DUE SISTEMI OPPOSTI CHE INTERAGISCONO TROPPO PER ESSERE SEPARATI E SONO TROPPO DIVERSI PER TROVARE UN NUOVO EQUILIBRIO…

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Obama si inchina a Hu Jintao

La Cina non ha i problemi dell'Occidente. Il governo di Pechino controlla rigidamente la base monetaria e l'erogazione dei prestiti tramite la Banca centrale cinese che "suggerisce" alle banche pubbliche e private quanti prestiti fare, a che tassi e quanti titoli del Tesoro americano comprare. Gli operatori finanziari occidentali mostrano nelle loro parole un misto di rispetto e ammirazione per questo sistema dirigista che ha consentito lo sviluppo di una finanza in grado di supportare la crescita economica.

Da questa parte del mondo non arriveranno crolli improvvisi di aziende di credito, scandali finanziari incredibili, ci potrà essere qualche turbolenza ma niente che le grandi riserve monetarie della banca centrale non possano risolvere in pochissimo tempo. La muraglia finanziaria che la Cina ha eretto a difesa della sua economia tiene lontane le operazioni spericolate sui derivati e sui prestiti subprime che hanno messo in ginocchio gli Usa.

Gli Obama accolgono i Jintao

Qui la finanza è legata all'economia reale più che altrove, l'eccessiva esposizione al settore immobiliare di alcuni istituti di credito è stata corretta con provvedimenti su misura, alzando i coefficienti di riserva obbligatoria solo a quattro banche che si erano spinte troppo oltre nel finanziare nuove costruzioni.

Il denaro per l'impresa invece circola abbondante, dei finanziamenti alle esportazioni beneficiano centinaia di migliaia di fabbrichette cinesi, terzisti di marchi europei o americani che producono di tutto, dal tessile all'elettronica, dalle calzature ai pannelli solari. Di occidentale su questi prodotti è rimasto solo il marchio.

Un fiume di merci in uscita che affolla i porti di Shangai ed Hong Kong dove è impossibile contare i container ammassati sulle banchine e i camion in fila all'entrata delle banchine. Un fiume di dollari in entrata che si ammassa nei conti correnti delle banche cinesi che ricevono i pagamenti per conto dei propri clienti e li convertono in yuan presso la banca centrale che, per mantenere il cambio stabile e non fare apprezzare la propria valuta, compra altri dollari ed euro sotto forma di titoli di Stato.

operai cinesi

Così le riserve monetarie della Banca popolare cinese sono arrivate a 3000 miliardi di dollari, che si aggiungono alle 1500 tonnellate di oro custodite negli stessi forzieri. Livello che lo stesso governatore Zhou Xiaochuan considera "eccessivo" rispetto ai rischi che potrebbe dover fronteggiare. La domanda che gli operatori finanziari si fanno in questi giorni è come la Cina utilizzerà questo eccesso di moneta straniera. La quantità di titoli di Stato di Paesi terzi acquistati supera i 2000 miliardi di dollari e non è ragionevole pensare a un incremento di questo valore nel breve periodo.

Compreranno ancora oro? Può darsi, ma non in una misura così ampia da spingere il prezzo del metallo su livelli ancora più alti di quelli raggiunti in questi anni. E molto più probabile che il regime cinese usi questa montagna di denaro per difendersi dalle tensioni sociali che prima o poi si manifesteranno in Asia e nelle sue grandi città. Il 50 per cento del budget familiare dei cinesi è rappresentato dalle spese per l'alimentazione e i prezzi del cibo stanno continuamente toccando nuovi massimi.

Manifestazioni cinesi del 20 febbraio

La politica monetaria americana ha spinto al rialzo il prezzo del cibo e la pervicace volontà di mantenere la moneta cinese legata al dollaro ha fatto sì che per la prima volta nella sua storia il governo di Pechino stia importando inflazione. Ma i salari dei lavoratori non crescono allo stesso ritmo dei prezzi delle derrate alimentari.

La nuova classe media cinese ha conosciuto il primo benessere e non ci sta a rimanere schiacciata fra le rate del mutuo e il prezzo della soia o della carne. Il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha comunicato che la politica del dollaro debole continuerà, il segretario del Tesoro Tim Geithner continua a chiedere a Pechino di rivalutare lo yuan di ben più del 6 per cento previsto per il 2011. Entrambi sperano che i cinesi cedano e le merci asiatiche diventino più care, convincendo i consumatori americani a comprare beni prodotti in patria.

Estrazione di minerali rari in Cina

Ma i calcoli di Washington potrebbero essere sbagliati. Il governo cinese potrebbe decidere di salvare il proprio modello economico e sociale (oltre che il proprio potere) usando parte dell' "eccesso" di riserve per sussidiare i consumi alimentari. Questo sosterrebbe artificialmente la domanda provocando un aumento ulteriore delle materie prime a livello mondiale e un'esplosione dell'inflazione nei paesi occidentali difficilmente gestibile con le politiche economiche tradizionali.

La partita cinese è speculare a quella che si sta giocando in America: il benessere economico del mondo è in bilico fra due sistemi opposti che interagiscono troppo per essere separati e sono troppo diversi per trovare un nuovo equilibrio.

 


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