1- MADOFF DEI PARIOLI - LE MOTIVAZIONI DEL RIESAME - «TRUFFA DA 300 MILIONI ECCO I CONTI ESTERI DEL TESORO NASCOSTO»...
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Un intreccio di conti correnti sui quali far transitare le somme poi trasferite alle Bahamas. Un incrocio di società utilizzate per occultare la destinazione finale dei soldi. Sono questi i due pilastri sui quali si fonda- secondo i giudici del Riesame - «la complessa organizzazione che ha come promotore Gianfranco Lande» , il «Madoff dei Parioli» , l'uomo che sarebbe riuscito a truffare oltre 1.500 clienti accumulando almeno 300 milioni di euro.
Gianfranco Lande Lande Il perfetto truffatoreE in dieci pagine il collegio motiva la decisione di lasciarlo in carcere insieme ai suoi presunti complici- la fidanzata Raffaella Raspi, il fratello di quest'ultima Andrea Raspi, Gian Piero Castellacci de Villanova che si occupa di trovare i clienti così come Roberto Torregiani - partendo da un dato concreto: «Con misure cautelari meno incisive gli indagati potrebbero entrare in contatto con gli investitori al fine di condizionarne le dichiarazioni oppure trasferire e occultare le risorse non ancora individuate» .
I magistrati ritengono dunque che i soldi ci siano ancora e non è vero- come invece sostiene Lande - che sono stati persi con investimenti sbagliati o spericolati pur sottolineando come «ancora incerta, a causa del reticente comportamento di Lande e della Raspi, è la natura degli investimenti effettuati» . Nelle carte processuali individuano la traccia che potrebbe farli ritrovare. Una strada che il pubblico ministero Luca Tescaroli ha già intrapreso, delegando accertamenti specifici al nucleo Valutario della Guardia di Finanza e richiedendo rogatorie internazionali.
LANDE- SEDE EGP«Lande - scrivono - è il promotore di una complessa organizzazione che agisce dietro una parvenza di efficienza e si avvale di persone dotate di capacità relazionali come Torregiani e Castellacci per reperire clienti disposti a investire importi anche rilevanti senza tante formalità ma anche nella successiva e opaca fase di investimento delle risorse acquisite, di schermi societari e fondi esteri e di rapporti con istituti bancari esteri nell'ambito dei quali svolgono un ruolo di sicura rilevanza i Raspi» e su questo vengono evidenziati i fax inviati da Lande e dalla sua fidanzata «a Hsbc Banc, alla Credit Agricole Indosuez e alla Amt Futures Itd, con i quali chiedono di trasmettere gli estratti conto alla Deerfield Internationale Administrative con sede a Nassau, acquistata nel 2004 dalla Bank of Butterfield alle Bahamas, gestore dei fondi Eim e Karla.
Secondo i giudici «dall'esame degli atti emerge l'esistenza di un sodalizio criminoso collaudato negli anni, cementato da rapporti di lavoro, di stabile frequentazione e di parentela e sistematicamente dedito all'abusiva attività finanziaria e alla truffa. Il meccanismo fraudolento ideato dal gruppo era tanto elaborato nella fase di preparazione quanto efficace nei risultati.
tribunaleDel resto già nella fase di raccolta delle somme emerge un intento fraudolento da parte dei promotori finanziari i quali si avvalgono nei rapporti di investimento di società aventi la medesima denominazione Eim, ma formalmente distinte, con sede sociale all'estero, ma non abilitate all'esercizio dell'attività finanziaria nè in Italia nè all'estero omettendo ovviamente di comunicare ai clienti l'effettiva condizione giuridica di tali società e anzi predisponendo mezzi, uffici e persone in modo che le stesse potessero apparire come dotate dei requisiti formali per operare» .
Gli avvocati degli indagati avevano sollecitato la remissione in libertà perché, come evidenzia Mattia La Marra, il difensore di Castellacci, «il solo fatto che anche parenti stretti siano stati coinvolti negli investimenti, dimostra che non c'era alcun intento di commettere illeciti» , ma i giudici hanno ritenuto «grave il quadro indiziario» e tuttora esistente «il pericolo di recidiva» .
2- L'OSSERVATRICE ROMANA...
Barbara Palombelli per "Il Foglio"
Caro Enrico Vanzina, rispondo volentieri al tuo appello, pubblicato domenica scorsa sul Messaggero di Roma. Hai chiesto esplicitamente a dei giornalisti di riflettere con te sul tema delle garanzie individuali.
Barbara Palombelli a MatrixScrivevi: "Come sai, sono stato truffato, insieme ad altre mille e duecento persone, da una fiduciaria. Nel corso delle indagini, il Pm, in maniera corretta, ha chiesto un'informativa sui clienti della fiduciaria per controllare se alcuni di loro risultavano colpevoli di reati finanziari. Colpevoli significa colpevoli. La lista è finita nelle redazioni. Alcuni giornalisti della giudiziaria, sperando di vincere il Pulitzer, senza controllare con cautela il foglio ricevuto, hanno perfidamente pubblicato i nomi presenti in quella informativa, scrivendo che tutte le persone inserite avevano precedenti penali. Qualcuno ha scritto addirittura che erano dei pregiudicati. Io ero stato segnalato a mia insaputa, nel 2004, mai indagato e mai ricevuto alcun avviso di garanzia, per avere avuto rapporti con una società con la quale avevo collaborato. Il tutto, sempre a mia insaputa, veniva archiviato nel 2008, era un controllo fiscale. Nessun reato, nessuna condanna. Ero e sono totalmente innocente".
I BROS CARLO E ENRICO VANZINAPuò succedere questo, in un paese democratico? L'interrogativo di Vanzina riguarda migliaia di persone, in Italia (sono perennemente in causa contro editori e colleghi che hanno cercato di infangarmi). Sarebbe bastata una telefonata, una verifica, la richiesta di una spiegazione. Purtroppo i cronisti giudiziari dei nostri tempi hanno sempre fretta, non hanno quasi mai il tempo di controllare, di chiedere alle persone di cui scrivono se ciò che hanno scoperto, o più spesso scopiazzato da un verbale o da un'intercettazione, corrisponda o meno alla realtà. Dentro questa fretta sgraziata si bruciano immagini, carriere, famiglie, storie umane e professionali.
Tu scrivi, caro Enrico, che ci vorrebbe un Garante. C'è. E' l'Ordine dei giornalisti. E' al nostro ordine professionale che occorre tempestivamente inviare un esposto, te lo consiglio. Spesso non ci sono complotti dietro la macchina del fango, ci sono soltanto fretta e disprezzo. Ma non vale neppure la pena prendersela contro i redattori, sono i direttori che andrebbero giudicati e responsabilizzati. Un tempo si pretendeva che - a lato dei verbali stesi per pagine e pagine - si desse un piccolo spazio ai cosiddetti sospettati e / o indagati o presunti tali, come nel tuo caso. Vedi, i direttori hanno anche loro molta fretta, devono correre in tv e a predicare in tutti i convegni etiche professionali che non praticano in redazione.
DINO BOFFOHo intervistato Dino Boffo, attuale direttore di Tv2000, vittima di un caso che ha davvero le caratteristiche della persecuzione e che ancora non è chiaro per niente (chi scrisse e mandò la velina con le insinuazioni false? Partì dal Vaticano, come sembra?). Ho trovato un uomo forte, determinato, che cura con il lavoro e la preghiera le sue ferite profonde. Accanto a lui, centinaia e migliaia di persone ci chiamano in causa come giornalisti, come persone, come responsabili dell'immagine di un paese che si sta sgretolando anche per colpa nostra. Per questo, Enrico, ti ringrazio di avermi costretto a riflettere su questi temi così duri e coinvolgenti.
Mario Di CarloP.s. in memoria di Mario Di Carlo, scomparso il 25 aprile scorso. La sua immagine di amministratore onesto e integerrimo fu massacrata da un fuorionda televisivo. Lui ne fece una malattia. L'intervista vera, quella seria, non andò mai in onda. Mi auguro che la Raitre, come minima riparazione, la trasmetta integralmente.