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1- IL QUOTIDIANO ECONOMICO TRANSALPINO “LES ECHOS” LANCIA L’ALLARME PER VINCENT BOLLORè: \"DOMANI, L’ARIA RISCHIA DI ESSERE PESANTE ALL’ASSEMBLEA DI GENERALI: DOPO LA CACCIATA DI GERONZI, ORA è LA VOLTA DEL FINANZIERE BRETONE?\" 2- \"UNA PARTE DELL’ESTABLISHMENT ITALIANO L’HA CONDANNATO A UNA VENDETTA PUBBLICA. TREMONTI E PALENZONA PRONTI A METTERSI DI TRAVERSO SUL SUO CAMMINO\" 3- CORRE IN AIUTO DI BOLLORè, L’AMICO TARAK BEN AMMAR: “I MANAGER ITALIANI VOGLIONO CONTINUARE A FARE I LORO AFFARUCCI DIETRO LE QUINTE SENZA ESSERE DISTURBATI” 4- E SOTTOLINEA LA LUNGA LISTA DI CONFLITTI DI INTERESSI CHE COLPISCE I SOCI DI GENERALI. DELLA VALLE? ARRIVATO NEL CDA NEL 2004, HA FATTO ENTRARE GENERALI NELLA SUA SOCIETÀ FERROVIARIA PRIVATA NTV, ALLA QUOTA RECORD DEL 15%. PELLICCIOLI? NELL’OTTOBRE 2006, LA SUA AZIENDA, DE AGOSTINI, HA CEDUTO IL CONTROLLO DI TORO ASSICURAZIONI A GENERALI PER 2,4 MILIARDI E DUE MESI DOPO, È ENTRATA NEL CAPITALE DELLA COMPAGNIA DI TRIESTE. PETR KELLNER? DOPO LA SUA JOINT VENTURE CON GENERALI NEL 2007, HA ACQUISTATO UNA PARTECIPAZIONE DEI QUASI IL 2%. ANGELO MIGLIETTA? LA CASSA DI RISPARMIO DI TORINO DI CUI È SEGRETARIO, HA COMPRATO AZIONI GENERALI, E POI GENERALI HA A SUA VOLTA ACQUISTATO QUOTE IN UN FONDO DI INFRASTRUTTURE CREATO DALLA STESSA CASSA DI RISPARMIO\"

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1 - UNICREDIT VUOLE GENERALI
Guillaume Delacroix per "Les Echos"

Gli azionisti di Generali, domattina, si riuniranno per l'assemblea annuale a Trieste. Nel 2010 hanno assistito all'addio amaro di Antoine Bernheim. Stavolta, invece, andranno a inaugurare la presidenza di Gabriele Galateri, senza nemmeno avere avuto il tempo di vedere all'opera Cesare Geronzi, caduto vittima della sfiducia del Cda lo scorso 6 aprile.

Ora, un nuovo "coup de théâtre" non è escluso e a rischiare è Vincent Bolloré.

VINCENT BOLLORE

Vicepresidente del gruppo e azionista dall'anno scorso (con una quota di capitale dello 0,14%), l'uomo d'affari bretone rischia, quantomeno, di essere fermato dai piccoli azionisti. Perché si è astenuto sui conti del 2010? E come ha potuto salvare la pelle, quando il presidente che lui aveva contribuito a far nominare se ne è andato con una buonuscita di 17 milioni di euro? E in tutto quest'affare, qual è l'interesse di Mediobanca, primo azionista della compagnia di assicurazioni, con il 13% di capitale?

ECHOS

Chi tira le fila, adesso è Unicredit, che punta ad assumere il potere in Generali. Una riconquista che passa attraverso Fabrizio Palenzona, uomo chiave della Cassa di Risparmio di Torino, principale azionista di Unicredit e protagonista in tutte le partite importanti che hanno coinvolto i francesi di recente.

Quando, a marzo, la famiglia Ligresti ha rotto con Groupama, è sotto la sua egida che Unicredit ha deciso di entrare nel capitale di FonSai. Nella battaglia tra Parmalat e Lactalis, è ancora lui che ha proposto i servizi di Unicredit per aiutare Mediobanca e Intesa Sanpaolo a trovare un "cavaliere bianco" italiano. Ora Palenzona è pronto a mettersi di traverso sul cammino di Bolloré.

bollore article

Per i piccoli azionisti di Generali il vaso è colmo. Stufi di questo gioco di potere si aspettano che l'ad Giovanni Perissinotto prenda in mano la gestione della società e raddrizzi l'andamento in borsa.


2 - VINCENT BOLLORÉ: L'ESTABLISHMENT È CONTRO DI LUI E MINACCIA LA SUA PRESENZA IN ITALIA...

Tutto ha tremato mercoledì 16 marzo. Quel giorno, Generali ha riunito il suo cda per approvare il bilancio 2010. Un appuntamento ovattato e privo di dissidi, come è tradizione per la compagnia italiana di assicurazioni. Ma, stavolta, intorno al tavolo tuonano scambi virili. Vincent Bolloré, vicepresidente del gruppo, ha deciso di mettere i piedi nel piatto.

9 vincent bollore antoine bernheim lap

Rifiuta di votare i conti, avendo scoperto, qualche settimana prima - grazie a un'inchiesta Isvap, l'autorità italiana di controllo delle assicurazioni - che il leone di Trieste aveva quasi 3 miliardi bloccati in Europa dell'est, nella joint venture con il miliardario ceco Petr Kellner.
E questo senza che nulla fosse iscritto nei debiti finanziari.

nicolas sarkozy vincent bollore

Vincent Bolloré denuncia "una mancanza di trasparenza" e reclama una riforma della governance del gruppo. Vede in Giovanni Perissinotto, capo operativo di Generali, il colpevole principale. L'uomo d'affari bretone pensa di essere sostenuto nel suo attacco dal presidente, Cesare Geronzi, che aveva molto aiutato a far nominare nell'aprile 2010. Invece Geronzi crede che Bolloré sia andato troppo oltre. Risultato: Bolloré, isolato, non ha altra scelta che quella di astenersi sui conti.

dassault

Ma l'episodio lascia il segno. "Quando c'ero io, non si erano mai viste cose del genere", afferma il vecchio presidente Antoine Bernheim, cacciato dal suo posto esattamente un anno fa.

"Ho toccato lì dove fa più male, i piccoli azionisti mi dovrebbero ringraziare", afferma invece il manager francese, che una parte dell'establishment italiano ha ormai condannato a una vendetta pubblica. Domani, l'aria rischia di essere pesante all'annuale assemblea generale di Generali.

Nagel e Pelliccioli lorenzo pelliccioli 002 lap

INGRESSO CON SCASSO
È la fine dell'amore tra l'industriale bretone e l'Italia? Eppure, passo dopo passo, con pazienza, Vincent Bolloré aveva acquisito un posto di rilievo nella penisola. Entrato scassinando la porta in Mediobanca nel 2002, grazie al riacquisto delle quote della banca Lazard, era diventato il francese più conosciuto d'Italia, come testimonia il baccano creato in questi mesi da ciascuna delle sue dichiarazioni.

Giovanni Perissinotto

"Negli anni, è diventato lo stratega numero uno, il capofila degli azionisti stranieri di Mediobanca, che possiedono quasi l'11% delle azioni", constata un grande manager lombardo. "Con solo il 5% a titolo personale, ha più potere delle famiglie italiane presenti nel capitale". O come ripete spesso Bolloré stesso, "essere in Mediobanca vuol dire controllare le Generali". E da lì, tutto il sistema capitalista italiano.

Di fatto, l'anno scorso ha fatto il suo ingresso nel capitale Generali, di cui è riuscito a farsi anche nominare vicepresidente. Un posto determinante visto che si sa che la banca d'affari e la compagnia di assicurazioni fanno il bello e il cattivo tempo nel business transalpino attraverso il loro portafogli di partecipazioni incrociate, in Telecom Italia, Pirelli, Intesa Sanpaolo o il giornale "Corriere della Sera".

Vincent Bollore e Alberto Nagel foto LaPresse

Installatosi al cuore di questo sistema che non ha equivalenti nel mondo, Bolloré era diventato, fino a questo inverno, indispensabile. Apprezzato sia per le sue qualità di finanziere che d'industriale. "È un imprenditore che ha eccellenti intuizioni, basta vedere i risultati della sua catena Direct 8", riconosce uno dei suoi avversari più determinati nel consiglio di Generali, Lorenzo Pelliccioli, direttore generale della casa editrice De Agostini.

cartina bollore

Lo stesso nello sviluppo dell'auto elettrica. "Mentre il mercato italiano non è ancora maturo, è da noi che produce le famose BlueCar che saranno messe in servizio nella capitale francese a partire dal prossimo autunno", afferma il sito Motori.it .

Ha vinto l'appalto della Città di Parigi per il servizio Autolib, e Bolloré lavora al progetto con due imprese piemontesi, Pininfarina e il Cecomp, facendo da mediatore per l'investimento di decine di milioni di euro.

UNA VALANGA DI PASSI FALSI
Ecco però che la bella macchinina si inceppa. "Da qualche mese, arriva alle riunioni senza aver preparato nulla", raccontano nella sede di Mediobanca, "deve per forza essere successo qualcosa". Allo stupore generale, Bolloré si è messo ad accumulare passi falsi. "è un po' nervoso in questo momento", mormora una persona vicina a lui.

Petr KellnerFrattini e Ben Ammar

Già l'estate scorsa, il primo errore. Sale al 5% nella holding Premafin per aiutare Groupama a impadronirsi delle assicurazioni FonSai. In ottobre, Groupama trova un accordo con l'azionista storico, la famiglia Ligresti. Ma a marzo, l'operazione salta per l'iniziativa degli italiani e dopo la richiesta, pare, del ministro dell'economia Giulio Tremonti.

È che FonSai, leader transalpino delle assicurazioni auto, è un simbolo. E, in Italia, i simboli non si toccano. "Vincent è molto deluso" dirà il suo amico Laurent Dassault. "Sono dieci annI che è lì, ma ancora non ha capito nulla dell'Italia. Premafin era "IL" grosso errore da non fare", afferma invece Diego Della Valle, altro grande nemico nel consiglio di Generali.

All'inizio di aprile poi, Vincent Bolloré conosce una delle sue peggiori giornate in Italia. Messo di nuovo in minoranza dagli amministratori di Generali, non può che assistere impotente alla cacciata di Cesare Geronzi, ultimo avatar dell'affaire Kellner. "In realtà, è sempre stato solo e isolato, è che se ne è reso conto solo ora", ironizza uno degli artefici del golpe in Generali.

Tarak Ben Ammar e signora

Anche se nessuna mozione di sfiducia è stata presentata contro di lui, una cosa è sicura: la sua popolarità è tracollata. "Faccio paura agli italiani", sbruffoneggia Bolloré. Del resto, aggiunge, "i bretoni sono come i siciliani: non fanno mai un passo indietro". I bretoni hanno anche "una lunga tradizione di pirateria", risponde maligno un banchiere milanese, "hanno la capacità di agire rapidamente, ma non si fermano mai a ragionare".

BOSSI BERLUSCONI TREMONTI rio big

È ormai chiaro: Bolloré disgusta coloro che credono di incarnare la "borghesia produttiva", tanto che - a Roma e Milano - molti sospettano che lui usi la potenza di fuoco di Generali per far muovere il corso di Havas in Francia.

Molti sottolineano anche la contraddizione di sedere in Generali e di cercare di intervenire nel concorrente FonSai e, forse, il fatto che stia lavorando sottotraccia per conto di AXA.

"I manager italiani vogliono continuare a fare i loro affarucci dietro le quinte senza essere disturbati", afferma il suo amico Tarak Ben Ammar. E il miliardario franco-tunisino sottolinea la lunga lista di conflitti di interessi che colpisce i manager di Generali. Diego Della Valle? Arrivato nel cda nel 2004, il proprietario di Tod's ha fatto entrare Generali nella sua società ferroviaria privata NTV, alla quota record del 15%. Lorenzo Pelliccioli? Nell'ottobre 2006, la sua azienda, De Agostini, ha ceduto il controllo di Toro Assicurazioni a Generali per 2,4 miliardi e due mesi dopo, è entrata nel capitale della compagnia di Trieste.

Petr Kellner? Dopo la sua joint venture con Generali nel 2007, ha acquistato una partecipazione dei quasi il 2%. Angelo Miglietta? La Cassa di Risparmio di Torino di cui è segretario, ha comprato azioni Generali, e poi Generali ha a sua volta acquistato quote in un fondo specializzato in infrastrutture creato dalla stessa cassa di risparmio.

MINUSVALENZE LATENTI

Le mani di Della Valle sul colosseo

Questi multipli ribaltamenti di fortuna rilanciano le domande su cosa faccia correre Bolloré in Italia. "Quando si gestisce un gruppo familiare, bisogna avere partecipazioni in imprese che abbiano il valore di un'istituzione", spiega Laurent Dassault. "Mediobanca è un luogo essenziale per fare affari in Italia senza passare per degli intermediari".

Una visione rigettata dagli italiani: "In Francia, Bolloré non è parte dell'establishment. Da noi è molto più conosciuto e, solo per questo, crede di contare qualcosa. Ma non è che un'impressione". Da dove viene la sua perseveranza per il "Bel Paese" dove va e viene ogni settimana? "Non capisco più nulla della sua strategia in Italia", sospira Antoine Bernheim.

Montezemolo e Della Valle su una sola poltrona

"In questo momento, esistono paesi dove investire è molto più eccitante rispetto all'Italia", sottolinea il capo di Banca Leonardo, Gerardo Braggiotti. L'anno scorso, la Borsa di Milano ha registrato una delle peggiori performance d'Europa. Il suo indice di riferimento, il FTSE-MIB, ha perduto il 13%, mentre Londra e Francoforte hanno guadagnato rispettivamente il 9% e il 16%.

Di fatto, Bolloré sconta minusvalenze latenti per circa 50 milioni € nelle sue partecipazioni transalpine, su uno stock di 290 milioni di euro al 31 dicembre 2010, nonostante abbia investito l'equivalente di 500 milioni negli ultimi 9 anni. Quando gli si fanno domande su questo tema, risponde che non cederà "nulla prima del 2022", quando compirà 70 anni. Assicura anche che tutto cio non "è così grave", se rapportato al suo portafoglio personale di 2,3 miliardi di euro.

PERISSINOTTO E CESARE GERONZI

A meno che non si metta in mezzo la politica. Candidato alla successione di Berlusconi, Giulio Tremonti si fa forte nello scombinare gli equilibri a tutto vantaggio della banca Unicredit. A spese di Mediobanca e di Vincent Bolloré, di cui vuole fortemente la cacciata. Tutto un programma.

 


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