Ugo Bertone per "Libero"
MARIO DRAGHIPromosso a pieni voti. Come sempre. Perché fin dai tempi del liceo Massimo, dove passava i compiti a Giancarlo Magalli e a Luca di Montezemolo, Mario Draghi è stato, senza sforzo apparente, il classico primo della classe: educato, buon sportivo, bravo ma per niente secchione, a detta dei compagni di classe.
Una fama che l'ha accompagnato, passo dopo passo, verso la poltrona più importante che un banchiere europeo possa sognare: la presidenza della Banca Centrale Europea, ovvero quell'ufficio in cima alla Eurotower di Francoforte da cui si governa la sorte dell'euro, manovrando la leva dei tassi per impedire che l'inflazione si mangi il potere d'acquisto dei salari di 600 milioni di europei o che tassi troppo elevati si traducano in un salasso per chi ha sottoscritto un mutuo.
BERLUSCONI DRAGHISalvo sorprese improbabili, quasi impossibili a detta dei bookmaker irlandesi (che quotano i rivali a 10- 11 volte la posta, ma pagano solo 1,14 la scommessa su Draghi) la responsabilità di queste scelte, che toccano il destino delle famiglie, dal prossimo ottobre ricadrà soprattutto sulle spalle apparentemente fragili di questo banchiere romano dal fisico asciutto, 64 anni il prossimo 3 settembre, con un discreto passato da giocatore di pallacanestro, che dal 2006 ha assunto le redini della Banca d'Italia investita dalle conseguenze dell'estate dei furbetti.
draghi tremontiL'ultima benedizione, forse quella decisiva, è arrivata ieri dal presidente dell'eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker. «Su Draghi alla Bce - ha detto - la penso come Sarkozy». Ovvero, così come va ripetendo da mesi il Financial Times «Draghi è il solo uomo in Europa che soddisfa le qualità necessarie per guidare la Bce, cioè la nomina più importante d'Europa».
Draghi e TremontiUn giudizio che mette d'accordo anche la Spagna che, per bocca del ministro delle Finanze Elena Salgado, fa sapere che si tratta i una candidatura "eccellente". Certo, manca ancora il sì più importante, quello di frau Angela Merkel che dovrà far digerire ai connazionali l'idea che un italiano possa vigilare sulle sorti dell'euro, che per i tedeschi resta il figlio del marco da proteggere dalle follie latine. Ma qui torna utile il giudizio di Juncker, vecchia volpe dei corridoi d'Europa: «Nelle questioni importanti Francia e Germania alla fine decidono nello stesso modo».
Come dimenticare, poi, che Draghi, solo pochi mesi fa, ha suggerito all'Italia di importare il modello tedesco per uscire della crisi- Più difficile, però, non ricordare la replica stizzita di Giulio Tremonti: «è una roba da bambini». Già, sarà per gelosia per la reputazione di Draghi presso la finanza internazionale (come sostiene malignamente Salvatore Bragantini, editorialista ed ex commissario Consob), o per rivalità tra primi della classe, ma al ministro dell'Economia le analisi del governatore sulla ripresa "troppo lenta" non sono mai andate giù.
trichetUltima volta ieri quando Draghi ha fatto le pulci alle stime di Tremonti: «Tagliando solo dal lato delle spese servirà una riduzione del 7% per arrivare al pareggio nel 2014». Cioè quasi 40 miliardi. In genere Tremonti non l'ha mai mandato a dire, anche se, per la verità, Draghi non ha mai reagito. Del resto, non sono certo i difensori di rango che gli mancano.
Ne sa qualcosa lo stesso Eugenio Scalfari che, chissà perché nel '97 osò ironizzare su Draghi, allora direttore generale del Tesoro e presidente del comitato delle Privatizzazioni. «Non ha l'aria di un fuzionario della pubblica amministrazione - scrisse su Repubblica - ma di uno yuppie, Solo che gli yuppies hanno come obiettivo la ricchezza, mentre per Draghi il successo si misura con l'estendersi del potere da lui amministrato».
A replicare fu nientemeno che Carlo Azeglio Ciampi: «presentare ai lettori la figura di Draghi alla stregua di un giovane yuppie è una distorsione dei fatti che fa torto all'estrazione professionale del direttore generale del Tesoro». Basta questo aneddoto a rivelare quali siano stati i padrini di Draghi, figlio d'arte (il padre Carlo fu liquidatore per conto di via Nazionale della Banca di sconto) che non ha avuto un'adolescenza facile: orfano di padre a 15 anni e, poco dopo, della madre, ha dovuto fare in pratica da tutore ai fratelli, Marcello ed Andrea.
EUGENIO SCALFARIMa questo ruolo non gli ha impedito di laurearsi a pieni voti alla "Sapienza" con Federico Caffé che lo raccomandò a Franco Modigliani, al Mit di Boston, dove Draghi riuscì a conseguire, primo italiano, un dottorato. Sotto la guida di Robert Solow e di Stanley Fischer, oggi governatore della Banca d'Israele che ha avuto, in anni vicini, un altro allievo d'eccezione: Ben Bernanke, il presidente della Fed.
Dagli Stati Uniti Draghi fa ritorno nel '75, con una novità: la figlia Federica, oggi biologa, nata a Boston da Serenella Capello, la ragazza conosciuta in Veneto, che discende da Bianca, moglie di Francesco De' Medici. Il futuro governatore conquista una cattedra all'università di Firenze, ma la cattedra gli sta stretta: nell' 84 è alla Banca Mondiale a Washington, da cui lo richiamerà Guido Carli, allora ministro del Tesoro, su suggerimento proprio di Ciampi che ha parole lusinghiere su questo banchiere che non vanta protezioni nel mondo della politica.
E così, dal '91 al 2001, per dieci anni, forse i più turbolenti per la finanza pubblica italiana Draghi avrà un ruolo chiave per la politica economica a partire dalle privatizzazioni. Sono gli anni del "Britannia", cioè la minicrociera offerta agli investitori internazionali per presentare la "merce" dello Stato, ma anche quelli dei tanti no pronunciati ai potenti dell'epoca (vedi Mediobanca) sulla gestione delle vendite di Stato. Anni "esaltanti" (la definizione è sua), ma anche di errori.
sca21 eugenio scalfari carlo azeglio ciampiIl resto è storia di ieri: Draghi approda al tavolo più nobile della finanza Usa, vicepresidente di Goldman Sachs, uno dei trenta superbanchieri che governano l'istituto più potente ed aggressivo. Da lì si muoverà solo per la poltrona di governatore della Banca d'Italia, cui accoppierà pochi mesi dopo la carica di presidente del Financial Stability Board, che sarà il trampolino da cui spiccare il volo per la poltrona più ambita.
Salvo sorprese improbabili, anzi impossibili. Forse merita già scommettere dove la famiglia Draghi festeggerà l'ennesima promozione. Difficile scoprirlo: per festeggiare la laurea in Bocconi (relatore Giavazzi) del secondogenito Giacomo, oggi broker in Morgan Stanley, Mario e Serenella scelsero "Rosso Pomodoro" sulla Darsena: una scelta da autentico snob.