1- GIORNI DA CERONI: NON SMENTISCE, MA DELIRA
Da Il Fatto - Il deputato Pdl Remigio Ceroni da Monterubbiano ha avuto la sua seconda giornata di gloria. Stavolta per difendersi senza smentire di aver picchiato sua moglie in passato. L'aspirante riformatore della Costituzione ha passato una brillante giornata tra le agenzie di stampa e la radio, comunicati concilianti ("Non querelo il Fatto, invito la giornalista a pranzo a casa mia") e dichiarazioni pimpanti ("Queste sono pallottole contro di me").
E ovviamente non si è risparmiato un po' di cabaret: "Io sono così vicino a Silvio Berlusconi che mia moglie si chiama Silvia e mio padre Silvio". Siccome l'intenso venerdì di via crucis stava per finire, in serata Ceroni fa un appello al presidente della Camera Fini e al presidente della Repubblica Napolitano, giacché si trovava poteva pure invocare il presidente del Senato Schifani: "Chiedo un loro intervento. Vengo colpito nella mia vita privata, mia moglie non c'entra niente, non ha mai fatto politica e sono sorpreso di cosa possa capitare a un deputato che esprime il suo punto di vista". Però non querela, chissà perché.
Remigio Ceroni2- CHI MENA LA SIGNORA CERONI: IL MARITO O PADELLARO?
Vittorio Feltri per Libero
Remigio Ceroni: vi dice niente questo nome? Si tratta di un deputato (Pdl) marchigiano che ha presentato una legge di riforma costituzionale per modificare l'articolo 1 della Carta. Una riforma piccola piccola ma di grande (e discutibile) significato: la volontà del Parlamento - secondo il proponente - dovrebbe stare al di sopra di tutto e di tutti, della Consulta e perfino del presidente della Repubblica.
Giusto, sbagliato? Dipende dai punti di vista, e il nostro - in materia - è confuso. È un fatto che Ceroni, anche se non ha risolto il problema, lo ha comunque centrato: la Costituzione va corretta perché è inammissibile che, abolita l'immunità per deputati e senatori, la politica abbia perso il primato.
Feltri Boffo NonleggerloMa questo è secondario rispetto a ciò che stiamo per raccontarvi: serve solo a inquadrarla. Si dà il caso che l'onorevole Ceroni, per il sol fatto di aver osato presentare la modifica di cui sopra, sia stato travolto da improperi: come si permette codesto signor Nessuno di discettare su questioni più alte di lui? Egli è diventato l'uomo del giorno sul quale vi è licenza di sputacchiare: d'altronde è un berlusconiano del cacchio. E molti, in effetti, dopo averlo aspramente criticato, lo hanno spruzzato di metaforica saliva.
feltri boffoNell'esercizio si è particolarmente distinto un quotidiano di moda: Il Fatto. Che ieri ha dedicato allo sfrontato onorevole del Pdl addirittura il titolone di apertura della prima pagina, di norma riservato alle notizione: «Ieri picchiava la moglie, oggi riforma la Costituzione». Testuale. Sommario: «Remigio Ceroni, nuova stella del Pdl, si è fatto largo nel partito regalando prosciutti. Contro l'uomo che vuole stravolgere la Carta per punire Quirinale e Consulta una vecchia denuncia per percosse...»
La storia, data anche la collocazione nella vetrina del giornale, ci ha incuriositi e ci siamo gettati nella lettura dell'articolo firmato Sandra Amurri, nel quale però non abbiamo trovato i particolari che ci aspettavamo, utili per comprendere l'accaduto e relative circostanze.
Dove Ceroni ha menato la moglie fino a renderne necessario il ricovero al pronto soccorso? In quale ospedale la poveraccia è stata medicata? Quale prognosi i medici hanno emesso? Quali le cause del pestaggio? Quando e dove la signora ha sporto denuncia? C'è stato un processo? C'è stata una condanna? Zero. Neanche un cenno di risposta ai basilari interrogativi.
ANTONIO PADELLAROPazienza. A volte anche i cronisti provetti e i loro capi lavorano maluccio e con risultati deludenti. È capitato anche a noi. Non è finita. C'è una coda. La sera precedente la pubblicazione del lacunoso servizio, il direttore de Il Fatto Antonio Padellaro va in tivù (Linea notte, programma di approfondimento del Tigitré) a commentare con altri ospiti le notizie salienti della giornata, tra cui quella scelta dal suo quotidiano: le botte che Ceroni avrebbe dato alla consorte.
Vittorio Feltri gnam - Copyright PizziUno dei colleghi in studio, Loquenzi,dice: maquesto è il metodo Boffo... Padellaro, davanti all'infamante accusa, si è alterato: non è vero, la nostra esclusiva è fondata, quella che fu pubblicata da Il Giornale (allora diretto da me, ndr) viceversa era una sola; ecco la differenza sostanziale. Errore. La notizia che Boffo è stato condannato per molestie è esatta, altro che fola. Mentre il particolare che egli sia omosessuale non era e non è, allo stato, processualmente dimostrabile, sicché fu rettificato. Vabbé, sorvoliamo. Nel nostro mestiere, che si svolge alla velocità di cento all'ora, è facile sbagliare e l'importante è riparare. Il problema è un altro, e ben più grave.
Sempre ieri, la nostra eccellente Barbara Romano ha intervistato la signora Ceroni e le ha chiesto delle percosse subìte dal marito, del suo ricovero e della conseguente denuncia. La donna ha sorriso un po' stupita e un po' divertita e ha risposto candidamente: «L'unica volta che sono stata in un letto d'ospedale è stato quando ho partorito».
cpnll25 vittorio feltri gnamCome, non ne ha prese un vagone? Pura invenzione. Allora le ipotesi sono due: o ha inventato Il Fatto o la sposa del deputato ha detto una bugia pietosa. Va aggiunta solamente una considerazione elementare: se è buona la ipotesi numero due, sarà agevole verificarla perché se denuncia c'è stata, non può essere sparita e non sarà un'impresa rintracciarla.
Se è buona la numero uno, Antonio Padellaro non avrà altra scelta se non quella di smentire, scusarsi con la famiglia Ceroni, grossolanamente diffamata, e con i propri lettori non solo per aver scritto il falso,ma anche per aver rimproverato a me un peccato meno pesante di quello commesso da lui. Tertium non datur.
In attesa che Il Fatto faccia chiarezza sulla vicenda, e ci dica se la sua sia una macchina del fango oppure la bocca della verità, invitiamo l'Ordine dei giornalisti a non infilarci il becco, onde evitare maggiori guai.