1- SIRIA, SANGUE SUL VENERDI' DI PROTESTA: OLTRE 20 MORTI...
(Il Velino) - Dura repressione del regime del presidente siriano Bashar al Assad contro la nuova ondata di proteste che ha raggiunto molte citta' in tutto il Paese. Secondo alcune fonti, i morti sono 22, ma il bilancio potrebbe ulteriormente aggravarsi. Le violenze si sono concentrate a Izraa, vicino Daraa, dove 14 persone sono rimaste uccise negli scontri con le forze di sicurezza. Una persone e' morta a Damasco, mentre altre vittime si registrano a Douma e Homs, epicentro della rivolta. Le forze dell'ordine hanno lanciato gas lacrimogeni e aperto il fuoco per disperdere i manifestanti, tornati nelle piazze dopo il venerdi' di preghiera per chiedere le dimissioni di Assad.
Le concessioni fatte dal leader siriano, tra cui la revoca dello stato d'emergenza, non sono bastate. "Una volta che inizi a fare concessioni - spiega Robert Fisk, giornalista britannico esperto di Medio Oriente, intervistato dall'emittente al Jazeera -, la folla nelle strade vuole sempre di piu' e finisce sempre allo stesso modo: la fine del dittatore".
Guerra in LibiaPrima dell'inizio delle manifestazioni, fonti del governo di Damasco avevano assicurato che non avrebbero aperto il fuoco contro i rivoltosi, se non per difesa. Promessa disattesa, stando alle testimonianze che numerose giungono da tutte le parti del Paese. Imponente fin dalle prime luci dell'alba il dispiegamento di uomini e mezzi in molte citta' del Paese.
Guerra in Libia2 - STALLO IN LIBIA, RIBELLI SPERANO NEI DRONI...
(AGI) - Droni dagli Usa, istruttori militari da Italia, Francia e Gran Bretagna. La guerra civile in Libia potrebbe cambiare volto, secondo le speranze dei ribelli che da settimane non riescono a invertire le sorti di un'offensiva che, comunque, ha distrutto quasi la meta' delle risorse militari di Muammar Gheddafi. Gli Stati Uniti prevedono di tenere sulla Libia due pattuglie di Predator: finora i droni si sono rivelati un'arma potente in Pakistan, ma con alterni risultati rispetto alla salvaguardia dei civili. Essi possono rimanere in volo praticamente senza essere notati da terra e colpire gli obiettivi senza rischi per l'equipaggio.
"Diamo il benvenuto a questo passo da parte dell'amministrazione americana", ha detto il portavoce dei ribelli, Abdel Afiz Ghoga. L'annuncio di Gates e' arrivato il giorno dopo a quello con in Italia e Gran Bretagna, che, insieme alla Francia, invieranno addestratori per formare i ribelli libici. Gli attacchi aerei della coalizione sono riusciti finora a diminuire l'entita' delle forze di terra del Colonnello del 30-40 per cento, ma il conflitto - ha detto il comandante in capo dell'esercito Usa, l'ammiraglio Mike Mullen - e' ancora in una fase di stallo. Gli stessi 105 militari libici dati inizialmente per disertori sarebbero rientrati in patria.
MANIFESTANTI IN SIRIAResta lontana l'ipotesi di uno spiegamento di truppe di terra. A escluderla e', per primo, il Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi: "Accettiamo solo aiuto militare per creare passaggi sicuri per fornire aiuti umanitari e salvare la vita di civili", ha detto stamane un portavoce. Circa 15.000 persone sono fuggite nelle ultime due settimane e hanno trovato riparo in Tunisia. A fornire la cifra e' l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, che teme un'ondata di profughi ancora piu' consistente. La marea di disperati arriva dal confine di Wazen, nella regione montagnosa a sud est di Tripoli dove diverse roccaforti dei ribelli sono da giorni nel mirino delle forze di Muammar Gheddafi.
PROTESTE IN SIRIAL'emergenza umanitaria spinge l'Unione europea a pianificare un possibile intervento militare per aiutare i ribelli a Misurata nonostante le riserve dell'Onu. "Di fronte a una situazione umanitaria che peggiora sempre di piu', in particolare a Misurata -ha detto la portavoce del ministero degli Esteri francese, Christine Fages- lo staff multinazionale di Roma (Eufor Libia, con base in Italia) continua a pianificare un'operazione militare di sostegno agli aiuti umanitari".
McCainSul versante politico, a Bengasi e' presente il senatore repubblicano Usa, John McCain, il piu' alto esponente politico americano ad aver visitato la citta' della Cirenaica da quando e' diventata la capitale della rivolta militare contro Muammar Gheddafi. McCain ha sollecitato la comunita' internazionale e riconoscere il Consiglio transitorio dei ribelli come "la voce legittima" del popolo libico.