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TREMONTI THRILLING - L’UNO-DUE DE \"IL GIORNALE\" CONTRO GIULIETTO è ANDATO IN STAMPA SENZA IL \"PASSI\" DI PALAZZO GRAZIOLI? - SALLUSTI: \"Il sasso è gettato, aspettiamo l’onda. Conoscendo Tremonti, potrebbe essere uno tsunami\" - ASPETTANDO UNA REAZIONE DA VIA XX SETTEMBRE CHE POTREBBE PORTARE ANCHE ALL’IMPLOSIONE DEL PDL E AL VOTO ANTICIPATO, CHE BERLUSCONI VAGHEGGIA PER AZZERARE I SUOI INTERMINABILI AFFARI...

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1- GALAN: "TREMONTI? UN SOCIALISTA FERMIAMOLO O CI FARÀ PERDERE VOTI"
Adalberto Signore per "Il Giornale"

Tornare allo «spirito del '94», «rinnovare il partito e la sua classe dirigente» ed «arginare lo spettro di Giulio Tremonti che aleggia su qualunque decisione del governo». Dopo Marcello Dell'Utri, Giuliano Urbani e Antonio Martino, un altro dei pionieri di Forza Italia auspica che Silvio Berlusconi «ritorni ancora una volta a giocarsi tutto» e «rivoluzioni dalle fondamenta un Pdl nel quale è ormai molto difficile riconoscersi».

GIANCARLO GALAN E BERLUSCONI

Sul punto Giancarlo Galan non ha alcun dubbio. Tanto da mettere sul tavolo persino la sua poltrona di ministro dei Beni culturali. «Quando parlo di rinnovare - dice - lo faccio tanto seriamente che se il presidente mi chiedesse di fare un passo indietro a favore di un giovane non avrei alcun problema a dire di sì».

GIANFRANCO FINI E GALAN

Ma perché tanta nostalgia per Forza Italia?
«Perché è stata un'esperienza unica, originale, fuori dagli schemi e lucidamente folle. E oggi di quei sogni, di quelle speranze e, perché no, di quelle illusioni è rimasto ben poco. Nel '94 discutevamo se presentarci solo alle politiche e non alle amministrative facendo di Forza Italia una sorta di comitato elettorale ed oggi siamo arrivati all'estremo opposto: ci siamo ridotti a prendere ordini da politici di professione come Ignazio La Russa e Fabrizio Cicchitto. Detto davvero con tutto il rispetto.

TREMONTI SEDUTO MOBILE

Di più. Siamo scesi in politica in nome delle idee liberali e oggi siamo finiti con un governo perennemente commissariato da un socialista come Giulio Tremonti. Che, vorrei ricordarlo, entrò in Parlamento con il Patto Segni e i voti del centrosinistra. E mi pare scontato che un liberale come me non può stare dalla stessa parte di un socialista».

Ministro, non è che sta giocando d'anticipo rispetto ai possibili tagli di via XX Settembre?
«Ci mancherebbe. Il discorso è ben più ampio. Perché, se mi permette, di questo spettro che si aggira sul governo non se ne può più. Io non parlo con Tremonti, io parlo con l'esecutivo nella sua collegialità visto che le decisioni dovrebbero essere collegiali così come responsabilità, meriti e demeriti. Mi spiego...».

Prego...
«Anche grazie a Tremonti l'Italia non ha fatto la fine della Grecia e questo è senza dubbio un suo merito. Il problema, però, è che fra due anni non possiamo certo fare la campagna elettorale su un argomento simile. Traduzione: con Tremonti si perdono le elezioni ed è per questo che chiedo a Berlusconi una scossa. Perché le elezioni non le perde Tremonti da solo ma le perdiamo tutti noi».

FABRIZIO CICCHITTO E SIGNORA

Il ministro dell'Economia, però, dice che di soldi non ce ne sono...
«Tremonti è spietato ma la sua politica dei tagli lineari equivale a non scegliere. Abbia il coraggio di esporsi, di decidere. Per esempio, dove è finita la battaglia per l'abolizione delle province? Ma davvero c'è qualcuno che crede a Tremonti quando dice che abolendole non risparmieremo una lira? Il punto è che il centro delle decisioni del governo non può stare a via XX Settembre ma deve tornare a Palazzo Chigi. Non è più accettabile che i provvedimenti approvati da tutto il Consiglio dei ministri vengano poi ritoccati e finiscano in Gazzetta Ufficiale modificati nelle cifre e nei contenuti».

Qual è la ricetta per tornare allo spirito del '94?
«Questo deve chiederlo a Berlusconi. Tornare indietro è possibile, ma può farlo solo lui con il suo genio e il suo estro. Un primo passo è quello di riprendere i pochi punti programmatici della rivoluzione liberale annunciata nel '94. E finalmente realizzarli. Serve solo un Berlusconi che abbia voglia di farlo».

lain06 ignazio la russa

Crede anche lei che uno dei problemi principali del Pdl sia la fusione a freddo Forza Italia-An?
«Ma ci mancherebbe... Guardi, io parlo della mia terra: in Veneto delle quote 70-30 non gliene frega niente a nessuno. Il problema è di spirito e di uomini. Il dramma è che nel '94 abbiamo iniziato questa avventura contro i professionisti della politica ed oggi professionisti della politica siamo noi.

È il mio rammarico, perché se era questo il punto d'approdo avremmo fatto meglio a far fare alla Dc. Per questa ragione dico che dobbiamo rinnovarci e fare spazio ai più giovani. E ne sono tanto convinto che se Berlusconi mi chiedesse di lasciare la poltrona di ministro a una nuova leva non esiterei a dire di sì».

Diamo per scontato che non lo farà. Lei è arrivato ai Beni culturali da poco meno di un mese, da dove pensa di cominciare?
«Sono tre i provvedimenti a cui sto pensando. Primo: una miglior difesa dei beni archeologici con inasprimento delle pene per chi li depreda, i cosiddetti tombaroli, e chi li vende o compra al mercato nero. Secondo: sgravi fiscali sul modello francese per chi offre un contributo economico alla loro tutela, per esempio finanziando restauri. Terzo: l'estensione della responsabilità civile a chi effettua expertise. Se un antiquario sbaglia valutazione e mi spaccia un Guercione per un Guercino è giusto che paghi di tasca sua».

SALLUSTI Senza titolo

2- L'ORA DEL MAL DI PANCIA
Alessandro Sallusti per "Il Giornale"

Per la prima volta il mal di pancia di alcuni ministri sulla gestione Tremonti esce dal segreto dei palazzi e diventa pubblico. Merito (o colpa, lo vedremo) di Giancarlo Galan, responsabile della Cultura, ex governatore del Veneto. Di stretta fede berlusconiana (fu direttore di Publitalia, la concessionaria Mediaset), Galan è un forzista della prima ora, ed è rimasto sempre fedele a quello spirito del ' 94 che mal si concilia con tutte le mediazioni che diciotto anni di navigazione turbolenta hanno imposto ai fondatori prima la fusione con An ed ora la coabitazione con i Responsabili.

Galan è un liberale puro che grazie all'esperienza di presidente della Regione Veneto non ha perso, a differenza di molti suoi colleghi, il contatto con la realtà. Che in generale al Nord, e soprattutto in Veneto, è fatta di gente che ha scommesso sul berlusconismo come porta aperta verso libertà non da convegni ma vere, concrete, di quelle che toccano persone e imprese.

GIANCARLO GALAN

Ovviamente la maggior parte di queste riguardano l'economia: tasse, accanimento fiscale, liberalizzazioni dei commerci e delle attività eccetera. Galan, e non soltanto lui, vede in Tremonti un tappo rispetto al realizzarsi del progetto liberale. Sì, c'è la crisi e quant'altro, ma secondo il ministro della Cultura c'è anche una visione politica e culturale di fondo non più conciliabile.

Se poi ci aggiungiamo le vere o presunte ambizioni di potere del responsabile delle finanze nazionali, ecco che la misura è colma. Nel problema posto da Galan c'è del vero, anche se personalmente non condivido i giudizi che lo stesso dà su altri compagni di avventura, da La Russa a Cicchitto.

GIULIO TREMONTI

Che sul punto principale non abbia tutti i torti lo dimostra un fatto: il centrodestra, nato attorno al berlusconismo, tiene, ma a beneficiare elettoralmente della politica tremontiana, cosa paradossale, non è il socio di maggioranza ma la Lega, partito caro a Tremonti, che ha molti meriti e pregi ma non certo quello di essere un movimento che si inserisce nel solco del liberismo. Il sasso è gettato, aspettiamo l'onda. Conoscendo Tremonti, potrebbe essere uno tsunami.

Anche se, guarda le coincidenze, proprio ieri il ministro dell'Economia ha annunciato di voler allentare la morsa dei controlli fiscali, che in alcuni casi è una vera persecuzione dei contribuenti. Immaginiamo che parlasse a se stesso, visto che la Guardia di finanza e l'erario dipendevano da lui anche negli scorsi anni.

 


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