Giordano Stabile per "la Stampa"
Gheddafi arringa i fedeli a Tripoli dopo i bombardamentiGheddafi se ne deve andare. Il terzetto Usa-Francia-Gran Bretagna ha posto l'obiettivo della campagna di Libia. Il problema è dove e come. Ieri, fra dichiarazioni e indiscrezioni, è apparso il quadro. Una guerra lunga, mesi di logoramento, finché il raiss non cede.
Un Paese africano, che non abbia firmato la convenzione con la Corte penale internazionale dell'Aja, disposto ad accoglierlo. Nessun intervento di terra, ma armi e addestramento agli insorti, nel tentativo di trasformarli in qualcosa che assomigli a un esercito.
Ha parlato il premier britannico David Cameron, in una intervista a Sky-News. Ha puntato il dito sulle «restrizioni» del mandato dell'Onu, che di fatto limitano la portata dell'offensiva. Restrizioni «giuste», si è affrettato a precisare: «Non stiamo occupando il Paese, non lo stiamo invadendo. E questo è naturalmente una restrizione, ma credo sia una restrizione giusta».
Ribelli libiciIl succo è che senza un accordo al Consiglio di sicurezza - «improbabile una nuova risoluzione», secondo il ministro La Russa, sbarcato ieri sera a Washington per incontrare il collega del Pentagono Robert Gates -, e senza il «consenso del mondo arabo», non ci sarà mai un intervento a terra e questo rende la missione più complessa. Tanto che l'esito finale «è difficile da prevedere».
Ribelli libici ConvoglioAnche perché «la Libia e Gheddafi non sono totalmente prevedibili», gli ha fatto eco il ministro della Difesa francese Gerard Longuet, in un colloquio con il quotidiano Le Parisien. E c'è il rischio che il conflitto finisca per diventare «lungo e complicato». Un mettere le mani avanti. Ma non ancora i piedi sul suolo libico.
Robert Gates il Segretario alla Difesa USAIpotesi scartata anche dall'analista Shashank Joshi, del Royal united services institute. Che ammette «le restrizioni» del mandato Oni. Ma considera «una terribile idea» l'intervento a terra. L'unica soluzione è «stringere nell'angolo» Gheddafi e «aumentare la pressione». Finché non arrivi una qualche «soluzione diplomatica».
SARKOZYCioè qualcuno gradito a Gheddafi che sia disposto ad accoglierlo. L'amministrazione Obama, è l'indiscrezione del New York Times , sta sondando una serie di Paesi africani. Il problema è che il Colonnello va verso un'incriminazione all'Aja per l'attentato di Lokerbie (l'abbattimento del volo Pan Am 103, il 21 dicembre 1988) e per le atrocità commesse durante la repressione. Oltre metà delle capitali africane hanno aderito alla Corte penale internazionale e quindi la rosa si restringe: Ciad, Mali e Zimbabwe.
cameron bigPrima però bisogna mettere il Colonnello sulla difensiva. Ieri, con Misurata martellata dalle bombe e le colonne degli insorti in fuga da Brega e Ajdabiya, era ancora un'ipotesi lontana. Sempre al Nyt , il capo militare degli insorti, generale Abdel Fattah Younis, ha ammesso che le sue forze stanno ricevendo armi da governi «non meglio precisati». E qui si pone un altro problema. La risoluzione 1973 dell'Onu proibisce la fornitura di armi. Anche agli insorti? Non è chiaro. Per l'ex capo delle forze armate britanniche, Lord Dannatt, c'è spazio per manovrare: «Se non vogliamo accettare lo stallo, e non vogliamo mandare truppe sul terreno, allora dobbiamo armare quelli che sono già sul terreno. Sono libici, che chiedono solo di potersi scegliere chi li governa».