Malcom Pagani per "l'Espresso"
MARCO TRAVAGLIOIl patto è chiaro. Marco Travaglio parla, gli altri ascoltano. Fa tutto da solo per oltre tre ore. Entra, si siede, racconta l'Italia degli ultimi 15 anni, spegne le luci, chiude il sipario. L'ultimo periplo teatrale, Promemoria - centinaia di date, tre anni di tour - gli fece perdere gli ancoraggi. La prossima volta è domani. Un nuovo spettacolo, un titolo in bilico tra intenzione e metafora, un esorcismo che giocando tra Kubrick, Orwell e il futuro, risvegli il Paese dall'ipnosi del presente: "Anestesia totale" è un paso doble sulle nostre miserie.
Berlusconi non c'è più, ma con lui, eliminato ogni sincretismo, sono evaporate anche logica, solidarietà, verità e memoria. Tra maggioranze silenziose, finti diari di Mussolini, armi di "distrazione" di massa, protezioni incivili, locazioni inconsapevoli di camere con vista Colosseo e influenze aviarie, in "Anestesia totale" nuota il nostro passato prossimo.
Isabella Ferrari - Copyright PizziSu un palco magro, con un'edicola in macerie, un violinista e due microfoni, Travaglio divide lo spazio con un'attrice. È la prima volta e la voce stupita di Isabella Ferrari impegnata a leggere Montanelli è uno straniamento inseguito per mesi. Proposta, rifiuto, apertura, abdicazione ed eccola, Isabella, precipitata al centro di un'alchimia che dirada i dubbi identitari: "Non sapevo decidermi, accettare l'invito di Marco è stato complicato".
Ridimensiona quelli della tribù che le balla intorno orientandone le rotte:"Sei matta? Chi te lo fa fare?". Ma lei ha scelto d'impeto: "La curiosità è stata più forte della paura" e adesso indaga, "con la passione dell'archeologa", tracce di un mondo che le è estraneo. A uno spettacolo che tramandasse la lezione di Montanelli, il direttore che assunse Travaglio prima al "Giornale" e poi alla "Voce", il suo ormai celebre allievo pensava da mesi. A Indro il compito di illuminare voltairianamente la scena.
montanelli1Con frammenti atemporali che bruciano di attualità. Mussolini, Pinocchio, i carrarmati di Budapest, Giolitti, Montaigne. A Travaglio invece il lavoro sporco. L'impressionante casellario sulla mala información, la semiotica che cambia d'abito alla realtà, le notizie nascoste, la storia minima e paradigmatica di un incantesimo duale, perché per dirla con Arturo Graf: "Se non ci fossero tante pecore, non ci sarebbero tanti lupi".Travaglio è d'accordo. Montanelli lo sarebbe stato. Morì dieci anni fa, nell'estate che precedette l'editto bulgaro. Oggi sono le luci che sfumano nell'ombra di un teatro a definire meglio ciò che accadrà, forse, dopo Berlusconi.
Berlusconi BUNGA.jpgNella partecipazione attiva, Isabella Ferrari scorge una possibilità: "Bisogna svegliarsi. Non essere più complici. "Anestesia totale" ha una sceneggiatura impressionante, fotografa il vizio degli italiani, l'afflato verso i tiranni. Avevo visto Travaglio in "Promemoria". Ha un raro senso dell'umorismo". Anche questa volta, pensando a ciò che eravamo, si ride per non piangere.
L'occhio di Travaglio è clinicamente refrattario alle indulgenze, l'orizzonte di Ferrari è proiettato al riscatto. Sono diversi. Si completano: "Coltivo una pietà che non è e non potrebbe essere la cifra intellettuale di Marco". Tra pochi giorni, si ritroveranno a provare. Una settimana e niente più. Poi da Bologna, il 29 aprile, partiranno per una messa laica. "Anestesia totale". Difficile abituarsi al dolore.