Paolo Madron per "Lettera43"
BERLUSCONI TREMONTIDue pesi, due misure. Ma dentro lo stesso contenitore, questo governo.
Il Tremonti che mercoledì 13 aprile ha annunciato il piano per la crescita dell'economia non perde occasione di rimarcare la sintonia con l'Europa, diritti ma soprattutto doveri che ci legano a ineludibili vincoli di bilancio, a cui i suoi colleghi di governo si devono giocoforza adeguare.
Il titolare dell'Economia è di gran lunga il più europeista di tutti i ministri, quello che tiene i canali aperti con Bruxelles, che per contro non gli ha mai fatto mancare lodi, sostegno, nonché la patente di interlocutore serio e affidabile (ben più del suo presidente, per via dei vizi privati che ne hanno surclassato ogni pubblica virtù).
tremonti-maroniL'Italia, a sentire gli euroburocrati, è sì schiacciata da un colossale debito pubblico, ma le manovre di Tremonti sono sempre virtuose, e si inquadrano in un contesto di compatibilità tra controllo della spesa e pace sociale (la parola sviluppo, invece, non è nelle sue corde, ma forse nemmeno nelle attuali disponibilità di portafoglio).
Per amor di verità, bisogna dire che non è sempre stato così. E che non risale a molto tempo fa una stagione tremontiana di forte critica verso le istituzioni europee, capaci di perdere giorni a legiferare sul diametro delle zucchine (era uno dei cavalli di battaglia del ministro), ma del tutto assenti sulle questioni di sostanza, come i danni della speculazione finanziaria o gli squilibri commerciali che aprivano praterie ai cinesi e ai loro prodotti.
In questo governo, con Tremonti convive anche Roberto Maroni il quale, fedele all'idiosincrasia leghista, l'Europa invece la vorrebbe volentieri archiviare.
L'ultima occasione d'attrito è la vicenda dei migranti, ma non si contano nel passato le volte in cui il ministro dell'Interno e il suo partito hanno preso le distanze dalla Ue, non solo dall'istituzione ma anche dai Paesi membri. E il Bossi che oggi invita a boicottare i francesi che non fanno la loro parte con i profughi del Nordafrica è lo stesso che poco meno di un anno fa invitava i tedeschi a starsene lontani dalle nostre banche. Il vecchio continente, insomma, è un macigno sulla strada delle autonomie che bisognerebbe rimuovere.
Ora, essendoci tra Tremonti e la Lega una stretta affinità tattico-politica, incuriosisce questo strabismo sull'Europa che porta i due alleati su posizioni totalmente divergenti.
La questione non è un dettaglio, viste le ambizioni di leadership che entrambi nutrono per il dopo Berlusconi.
Tremonti, e anche Maroni, sono infatti considerati tra i papabili inquilini di Palazzo Chigi quando chi attualmente lo occupa deciderà, sua sponte, che è venuto il momento di passare la mano. Solo che sul ruolo dell'Europa, e su quello che vi deve giocare l'Italia, la pensano agli antipodi. Ma se adesso fa gioco così, perché paga procedere su un doppio binario di lotta e di governo, verrà un giorno in cui il contrasto lo dovranno dirimere, e sarà quando dovranno presentarsi agli elettori per legittimare le loro ambizioni a prendere la guida del Paese. Sempre che, per allora, Berlusconi non abbia già proceduto per chiamata diretta. Incoronando Alfano.