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MAGISTRADURA - SI CHIUDE IL CASO DELL’EX CONSULENTE DI DE MAGISTRIS, GIOACCHINO GENCHI, ACCUSATO DI ACCESSO ABUSIVO ALLA BANCA DATI SIATEL - IL GUP DI ROMA LO HA ASSOLTO CON FORMULA PIENA - I PM DI BARI PER RISALIRE AD UNA FUGA DI NOTIZIE (I VERBALI DI TARANTINI) FANNO INTERCETTARE UN INTERO GRUPPO DI CRONISTI DEL ‘CORRIERE DEL MEZZOGIORNO’ - L’ORDINE DEI GIORNALISTI E FNSI S’INCAZZANO: “E’ IL METODO DELLA PESCA A STRASCICO, SI SPARA NEL MUCCHIO PER TROVARE IL COLPEVOLE” -”

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1 - GIORNALISTI INTERCETTATI A BARI ORDINE E FNSI CRITICANO I PM...
Lello Parise per "la Repubblica"

Franco Siddi

«Si può garantire un´informazione corretta e completa se la magistratura barese, al fine di accertare le responsabilità di reati non commessi da giornalisti, dispone a loro carico intercettazioni e usa le conversazioni di lavoro come elemento per un´inchiesta?». Se lo domanda il presidente del consiglio nazionale dell´Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che rilancia: «Perché tace il ministro della Giustizia Angelino Alfano? Perché non protesta per queste intercettazioni?».

Nel capoluogo pugliese i requirenti bollano come "talpa", e lo arrestano, un ex consulente informatico della stessa procura nonché giornalista pubblicista del Corriere del Mezzogiorno. Lo accusano di avere consegnato al Corriere della Sera nell´estate del 2009 i verbali dell´interrogatorio di Giampaolo Tarantini a proposito delle escort gentilmente offerte al premier Silvio Berlusconi.

Perché lo aveva fatto? I pm indicano «con elevato grado di certezza» il possibile movente: «L´indagato, licenziato dalla società Consit alle cui dipendenze lavorava presso gli uffici giudiziari del tribunale, aveva intrapreso l´attività di giornalista, coltivando a più riprese l´obiettivo di raggiungere una stabile occupazione all´interno del Corriere del Mezzogiorno» e «con quella testata ha sottoscritto un contratto di collaborazione nel febbraio del 2010».

ANGELINO ALFANO

Per risalire alla fonte della fuga di notizie, i pubblici ministeri mettono sotto controllo i telefoni di un gruppo di cronisti: è il metodo della "pesca a strascico". Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, scuote la testa: «Ascoltati, registrati e finiti negli atti giudiziari solo perché dispongono di informazioni d´interesse pubblico. No, questo fatto non è digeribile. Il messaggio che si trasmette all´esterno non è molto trasparente. Anzi, non vorrei che suonasse addirittura inquietante. Nessuno contesta i poteri di indagine della magistratura, ma c´è una legge che tutela il segreto professionale dei giornalisti».

Per Siddi, «se passa il principio secondo cui una fonte può essere violata, significa che è stato deciso di limitare la libertà di conoscenza e di ledere il diritto dei cittadini a sapere quanto accade». Il leader della Federazione della stampa preferisce parlare di «incidente di percorso» - «Spero che questa storia possa essere chiarita al più presto» -, ma nel frattempo alza le barricate nei confronti di chi potrebbe prendere spunto dal "caso Bari" per limitare le intercettazioni telefoniche e ambientali: «Bloccarle, proprio no. Purché siano uno strumento investigativo da gestire con chiarezza e rispetto».

Sì, perché, aggiunge Iacopino, come stanno le cose «c´è una strana graduatoria delle intercettazioni. Meglio, degli intercettati. Ci sono gli intoccabili nei confronti dei quali nulla deve essere fatto. E poi c´è il lungo elenco degli altri, compresi i giornalisti».

Gioacchino Genchi

2 - IL CASO È CHIUSO: GENCHI ASSOLTO - CADONO LE ACCUSE PER IL CONSULENTE INFORMATICO DI DE MAGISTRIS...
Antonio Massari per "il Fatto Quotidiano"

Assoluzione piena: il "caso Genchi" è ora davvero uno dei più grossi "scandali della Repubblica", per dirla con le parole di Silvio Berlusconi, ma per motivi opposti a quelli espressi dal presidente del Consiglio il 24 gennaio 2009. Ieri il consulente informatico Gioacchino Genchi è stato assolto dal gup del Tribunale di Roma, Marina Finiti, dall'accusa di accesso abusivo alla banca dati Siatel. Secondo l'accusa, Genchi avrebbe interrogato abusivamente la Siatel per acquisire informazioni su Giorgio Riolo e Maddalena Carollo.

Il primo è un maresciallo del Ros dei Carabinieri, accusato di essere una delle "talpe" nella dda di Palermo, poi arrestato e condannato in Cassazione. Maddalena Carollo, invece, è la "fantomatica" intestataria di una scheda telefonica: quella che fu fornita a Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia, da Francesco Campanella (anch'egli arrestato e condannato per aver fornito a Bernardo Provenzano una falsa carta d'identità).

Luigi De Magistris GetContent asp jpeg

La scheda gsm serviva a coprire i contatti telefonici con Riolo. E parliamo quindi di un altro importante passaggio investigativo dell'inchiesta palermitana sulle "talpe" in procura, alla quale Genchi, così come in altre delicate indagini, aveva collaborato come perito informatico. L'accusa s'è rivelata infondata: il gup l'ha assolto. È però importante ricostruire, a questo punto, la genesi dell'indagine che l'ha visto coinvolto. L'inchiesta nasce da un rapporto del direttore dell'Agenzia delle entrate, Stefano Crociata, e del colonnello del Ros Pasquale Angelosanto.

Lo scandalo Genchi monta mentre sta collaborando, con l'ex pm Luigi De Magistris, nel-l'inchiesta Why Not. Per conto di De Magistris, Genchi, ha già ricostruito un'anomala fuga di notizie, nell'ambito dell'inchiesta Poseidone, nella quale scrive: "È dalle indagini sulla strage di Capaci che non provavo un simile imbarazzo". Genchi s'è infatti occupato anche delle indagini sulla strage di Capaci e, lavorando per De Magistris, sospetta che la "talpa", questa volta, sia il suo procuratore capo. Poseidone viene sottratta (illegalmente, secondo la procura di Salerno) a De Magistris e Genchi lavora con lui anche nell'inchiesta Why Not, che sarà avocata di lì a poco (sempre illegalmente, secondo la procura di Salerno) e per il perito informatico iniziano i guai.

Nel marzo del 2009 il suo studio palermitano viene perquisito. I quotidiani scrivono del suo "maxi archivio" illegale, si diffonde la voce che ha intercettato - non rientra nei suoi compiti - milioni di persone. Il ministro Angelino Alfano lo definisce un grave pericolo per la sicurezza della Repubblica. Niente di tutto questo. Genchi ha sempre agito nel pieno rispetto della legalità: questo dimostra l'assoluzione di ieri.

Nel frattempo - per aver dichiarato che il lancio della statuetta del Duomo contro Berlusconi era una sorta di bufala - è stato destituito dalla Polizia di Stato. Una punizione che non è stata comminata neanche ai poliziotti condannati per le violenze di Bolzaneto durante il G8 genovese del 2001. Il grande scandalo della Repubblica, a questo punto, diventa il suo caso: è stato assolto perché il fatto non sussiste.

SILVIO BERLUSCONI

Ma l'attacco alla sua persona resta intatto: "Ormai - ha dichiarato dopo l'assoluzione - anche i bambini hanno capito che la montatura del "caso Genchi", dopo le anticipazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che mi aveva definito il "più grande scandalo della Repubblica", serviva solo a bloccare la mia collaborazione con l'Autorità Giudiziaria nelle più importanti inchieste che si stavano facendo in Italia. Nonostante tutto non ho mai perso la mia fiducia nella giustizia. La cosa che oggi mi rende più orgoglioso è che anche il pubblico ministero d'udienza ha chiesto la mia assoluzione con formula piena".

Per Genchi, adesso, resta in piedi soltanto un'ultima accusa: l'abuso d'ufficio per aver acquisito i tabulati di alcuni parlamentari nell'indagine Why Not.

 


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