Denise Pardo per l'Espresso in edicola domani
rcsHa annunciato il restauro del Colosseo. Ma contemporaneamente ha cominciato a bombardare altri monumenti nazionali come Rcs e Generali, dove siede nel salotto degli azionisti e vuole ribaltare i vecchi equilibri, riassestare pesi e contrappesi. Rottamare, come direbbe il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi, o magari più caritatevolmente mandare in pensione, su una panchina ai giardinetti.
La crociata di Diego Della Valle, patron del gruppo Tod's, partecipazioni variegate e davvero globali, liquidità imponente, un'avanzata mediatica senza pari in cui non l'ha mandata a dire (l'attacco agli "arzilli vecchietti", il racconto fatto agli amici di ex salotti buoni popolati di vecchie fattucchiere intente a cucinare in pentoloni di rame), ha innervosito non poco il presidente di Generali Cesare Geronzi chiamato in causa per la quota in Rcs e viziato da anni di potere incontrastato, ossequio e deferenza. Una bagarre: lo scontro frontale tra due mondi. Ma, si domandano in molti, cosa ha acceso l'animo e la marcia di Diego? E perché proprio ora?
GeneraliMai vista un'offensiva mediatica simile da parte sua. Qual è stata la miccia?
"La finta lettera contro Ferruccio de Bortoli, il direttore del "Corriere della Sera", attribuita a me e ad altri consiglieri: mai esistita. E il tenere accesi i riflettori mediatici utilizzando strumenti di bassissimo livello invece di affrontare argomenti che andrebbero discussi nelle sedi opportune. Una vergogna".
Perché proprio ora? Cosa c'è di nuovo?
"Intanto il percorso è stato lungo. Molti anni fa, ho creduto che dai cosiddetti santuari del capitalismo si potessero fare cose buone per il Paese. Non era vero. Escluse poche eccezioni, ho scoperto un mondo ingessato e pieno di riti, lontano anni di luce dal mio, il Paese che lavora, produce, costruisce. Ho sempre pensato che le azioni si contano e non si pesano, anche perché sono frutto del lavoro. Non ho cambiato idea, più che mai dopo aver visto come il mondo che pesa le azioni e non le conta, spesso le azioni le ha perse. Naturalmente quindici anni fa era un po' più complicato cercare di cambiare il gioco in quello che veniva chiamato "il salotto buono". Oggi quel mondo non c'è più".
E quindi lei è partito con la sua crociata?
"Non è una crociata. Il vero argomento da trattare è la modernizzazione del nostro sistema industriale e la contrapposizione tra il vecchio modo di gestire le poltrone e il mondo in cui mi riconosco. Quello di aziende efficienti che si preoccupano della competitività mondiale, dove si rispettano i ruoli degli azionisti e dei manager che le guidano. È assolutamente importante per noi imprenditori mettere ordine in casa nostra, prima di criticare la politica. Non è un pensiero personale e unico. Siamo in tanti a condividerlo. In passato abbiamo avuto modo di fare altre battaglie importanti, riuscendo a portarle a buon fine, come la vicenda di Antonio Fazio, l'ex governatore della Banca d'Italia".
Non sarà che voi imprenditori fiutate la debolezza politica e la possibilità di un riassetto economico-finanziario?
"La politica non c'entra nulla in tutto questo. Naturalmente fa comodo a qualcuno usarla come sponda utile per inventare complicate strategie di assetti futuri inesistenti. Conta anche quanto il momento sia difficile per le imprese, per gli operai, per le famiglie. Non è una questione di destra né di sinistra. In ballo c'è il futuro del Paese. Per questo bisogna esserci ora. Ci sono azioni e parole che sembrano anche banali, ma invece piano piano sono le cose che fanno ripartire tutto".
Ma per intraprendere una campagna così in prima persona...
"Ogni tanto ripenso alla battaglia condotta al tempo della Comit: ero un ragazzo e davanti a me c'erano tutti i componenti del salotto nel pieno della loro tonicità muscolare. Una formazione perfetta, la nazionale di calcio dell'economia in cui giocavano tutti i titolari. Rimanevo sveglio la notte immaginando cosa poteva succedere. Ma non c'erano alternative, non potevo non prendere certe posizioni per il bene della Comit. I nomi? Inutile elencarli, si possono ricostruire e molti non ci sono più: era il solito mondo che voleva arrogarsi il diritto di essere la guida spirituale del capitalismo di casa nostra. E invece...".
E ora?
"C'è il passo e il ritmo di una società cambiata. Ha prevalso l'economia, il mercato, la globalizzazione. Secondo lei quanto può interessare a uno di Hong Kong quel che succede in qualche strada della finanza milanese? Mi chiedeva: perché? Perché ci sono imprenditori veri che si occupano di competitività e meno di chiacchiere. Perché è il momento di decidere chi sta con la modernizzazione e chi no, è ancora per la conservazione del vecchio. È una decisione, anche un'opinione, per carità. Ma ora ci dobbiamo contare. Per esempio, il mondo delle banche. Ci sono alcuni banchieri, definiamoli giovani, di prim'ordine, penso a Mussari, Passera, Pagliaro, Nagel, Gallia ed altri che sarebbe lungo elencare. Loro per fortuna marcano - eccome - la differenza tra passato e presente. Guardi, io detesto personalizzare, a meno che non mi tirino per i capelli come è successo. Ma stiamo ai fatti: le dichiarazioni che hanno provocato tanto rumore, credo siano di un'ovvietà totale. Ho detto che le decisioni di un'azienda si devono prendere all'interno dei cda. È così scandaloso?".
Il punto è che ha attaccato, e pubblicamente, un pezzo grossissimo come Geronzi, definendolo "arzillo vecchietto": ha scoperchiato il pentolone del potere italiano...
"Il pentolone è una pentolina dove non c'è granché da scoperchiare perché, mitologia a parte, è rimasto ben poco di un certo sistema. Nel frattempo, è successo che Rcs e Generali abbiano uomini di primissimo ordine alla guida, cda di altissimo livello professionale con persone competenti che, in alcuni casi hanno investito molto denaro. Quindi le sedi delle decisioni sono quelle: non altrove e non per bontà divina".
E così?
"Spero sia chiaro che nessuno può prevaricare né il consiglio d'amministrazione né un azionista che ha investito parecchio. Nel cda Rcs ci sono Paolo Merloni, Carlo Pesenti, Jaki Elkann, Giuseppe Rotelli e molte altre persone altrettanto competenti e molto attente al futuro dell'azienda. Invece credo che in pochi anni, tra nuove tecnologie, un cambiamento epocale in corso e il piano presentato da Antonello Perricone, la società avrà un valore enorme. Come gli altri gruppi che hanno preso la stessa strada".
Il presidente di Generali ha risposto ai suoi attacchi con un'intervista al "Financial Times". Come l'ha giudicata?
"Mi ha lasciato esterrefatto. Per gente come me, che ha interessi in molte società quotate in Italia e all'estero, sentire affermazioni senza senso, senza averle precedentemente concordate con il cda e gli amministratori delegati, è francamente una cosa che non ho visto mai prima. Infatti il mondo della finanza internazionale ha fatto capire subito di non aver gradito quest'invasione di campo. Bisognerebbe tenere conto del ruolo importantissimo che le Generali hanno e rispettare di più cda e amministratori".
L'annuncio di Geronzi sul possibile annullamento delle partecipazioni - da Rcs a Ntv - è un post-it per lei? E come mai, si chiede qualcuno, lei ha contestato la quota di Generali in Rcs e non quella in Ntv, la società dei treni ad alta velocità di cui è azionista insieme a Montezemolo?
"Considero Ntv un ottimo investimento per me, e credo che lo sia anche per Generali. Detto questo, sarà il consiglio a decidere, quali sono le cose più giuste per la compagnia".
Cosa pensa delle dimissioni di Leonardo Del Vecchio dal cda di Generali?
"Sono molto dispiaciuto. Ho provato a convincerlo, ma l'amarezza era tale che non è stato possibile. In quest'ultimo anno un uomo come lui, abituato a fare e a fare bene nel rispetto dei ruoli e delle regole, si è sentito sicuramente a disagio".
Quali azionisti stanno dalla sua parte? C'è una cordata, vuole capeggiarla lei?
"No. Nel mondo che ruota intorno a questo sistema, c'è una grandissima voglia di fare cose serie, respirare aria buona, aprire le tende, vedere un po' di luce. Molti condividono in pieno questa voglia di cambiamento. Naturalmente è un periodo di nomine, qualcuno deve pensare alla sua e quindi preferirebbe che tutto fosse il più tranquillo possibile. Li capisco, ma so che molti di loro auspicano che le cose cambino in fretta".
L'Italia è un Paese di lobby, lei ha attaccato una delle più potenti...
"Le lobby sono la grandissima responsabilità di una classe dirigente che doveva strutturarsi trent'anni fa. Questo vale per chi vive nei centri del potere. A Bologna, a Mantova, a Pescara, la gente non sa proprio cosa sia la lobby".
Anche lei ne ha una: Luca di Montezemolo, Luigi Abete... Poi se Montezemolo si mette a fare politica davvero...
"Lobby? Questo lo può dire chi non conosce il nostro gruppo di amici. Siamo one man show e andiamo ognuno per la propria strada. Condividiamo valori di base, un ragionamento comune fatto tra una risata, una battuta, un discorso serio. Solo quelli che campano nelle oscure stanze pensano che ci siano oscure stanze dappertutto. In passato ho sconsigliato Luca di fare politica. Ma se lui, culturalmente un moderato, avesse davvero voglia di farlo - non ne ha tantissima, sta riflettendo - strutturandosi bene, potrebbe ottenere un ottimo consenso".
Aveva definito "arzillo vecchietto" pure il presidente di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli. Poi ha fatto marcia indietro.
" Diciamo piuttosto che l'ufficio stampa di qualcuno è uscito prima per dirottare l'attenzione altrove. È stato tutto chiarito. La cosa importante era confermare il principio che le decisioni vengano prese dagli organi che ne hanno l'autorità, con grande chiarezza e nelle sedi ufficiali. Per quanto riguarda la Rizzoli, possiamo dire che il risultato è stato ottenuto con l'intervento di molti".
Alla fine, cosa succederà?
"Succederanno le cose più normali, si farà più attenzione alle regole, ai ruoli delle persone, chiunque millanti poteri straordinari è bene che lasci perdere perché nessuno è disposto a credergli".
Traduzione: l'importante è aver infranto un tabù su un intoccabile. Ma ha anche chiesto che Generali ceda la quota Rcs.
"Non esistono intoccabili. In un'economia globalizzata quello che conta sono le capacità e la leadership degli individui . Quanto a Rcs, credo che per una società come Generali non sia strategico detenere una quota così piccola in una società che spesso tiene la compagnia sotto i riflettori mediatici. È bene che le Generali "congelino" questa piccola quota e nel momento opportuno la vendano".
Trent'anni fa, la Banca di Roma di Geronzi finanziò le opere di stabilità per il Colosseo, proprio il monumento che restaurerà il suo gruppo. Quando si dice la vita!
"Chiunque abbia dato e dia una mano ai monumenti di Roma è benvenuto, fa sicuramente una cosa ben fatta".
Buffo che proprio lei e Geronzi...
"Come ho detto è stata sicuramente una cosa ben fatta (e sillaba: non rispondo)".
Il suo obiettivo è mandare in pensione Geronzi?
"È una domanda che va fatta a lui. Considerando lo scenario globale della competizione e le energie necessarie per affrontarlo e la conoscenza del mondo che occorre, se io fossi in lui ci comincerei a pensare...".