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SARKÒ-STRUNZ - IL NANO DELL’ELISEO TERRORIZZATO DALL’ASCESA DI MARINE LE PEN SPOSA LA DOTTRINA DEL DURO MINISTRO GUEANT E SPEDISCE LA POLIZIA ANTI-SOMMOSSA AL CONFINE ITALO-FRANCESE - I GIORNALI D’OLTRALPE PARLANO DI COSTA D’AVORIO E SE NE SBATTONO DEI TUNISINI RESPINTI A VENTIMIGLIA - L’AVVOCATESSA DEI RIFUGIATI DÀ RAGIONE ALL’ITALIA: “COME SI PUÒ SPIEGARE CHE SI BOMBARDA LA LIBIA E, NELLO STESSO TEMPO, CHIUDERE LE FRONTIERE?”…

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Alberto Mattioli per "la Stampa"

Immigrati, quali immigrati? Visto da Parigi, il problema è di Roma e solo di Roma. Ieri, nessun quotidiano ha creduto bene di mettere in prima pagina (e alcuni nemmeno di mettere in una pagina qualsiasi) il vertice di Lussemburgo dov'è andata in scena la partita Italia contro resto d'Europa.

CONTROLLI A VENTIMIGLIA

Giornali e telegiornali sono pieni dell'intervento francese in Costa d'Avorio, ma sui tunisini che vengono in Italia sognando la Francia (anche perché molti hanno lì la famiglia: su 900 mila tunisini all'estero, 600 mila vivono in Francia) poche parole. E sempre le stesse. Per Parigi la situazione è regolata una volta per tutte. La tesi è nota: Schengen non vuol dire che gli Stati nazionali abbiano rinunciato a tutti i controlli né il permesso di soggiorno temporaneo dà diritto a chi lo riceve di spostarsi per l'Europa senza soddisfare gli ormai famosi, o famigerati, cinque requisiti indicati dal ministro degli Interni, il «duro» Claude Guéant, nella sua circolare ai prefetti.

Fin qui la teoria. In pratica, lo stesso Guéant ha ordinato di rafforzare lo schieramento di polizia alla frontiera italo-francese. I rinforzi consistono in una compagnia di Crs (Compagnie républicaine de securité), i poliziotti specializzati nell'antisommossa. Secondo i francesi, la zona nella quale sono possibili i controlli si estende fino a venti chilometri dalla frontiera e il tempo per effettuarli fino a sei ore.

CLAUDE GUéANT

E, sempre per il ministro, se la decisione italiana sui permessi che sarà attivata oggi non è contestabile sul piano giuridico, «non è in conformità con lo spirito di Schengen». Quindi nulla cambierà nella «dottrina Guéant»: «Non bisogna dare nessun segnale che faccia pensare che noi accettiamo in Europa degli immigrati irregolari».

SARKOZY

I numeri comunicati dal ministro parlano da soli: in un mese, 2.800 tunisini in arrivo dall'Italia sono stati fermati, 1.700 rispediti in Italia, 200 in Tunisia e i rimanenti lo saranno. Il tutto comunque assortito di critiche all'Europa («La risposta europea, è l'opinione della Francia, non è stata fino a ora all'altezza degli avvenimenti») e dei consueti contentini per l'Italia, come la partecipazione francese alle pattuglie aeronavali che sorveglieranno le coste tunisine.

ROBERTO MARONI

L'opinione pubblica, almeno quella che si degna d'interessarsi alla sorte di questi disperati, è divisa. Patrick Weill del Cnrs, il prestigioso Centro di ricerca statale, spiega che il botta e risposta fra Italia e Francia è «della pura agitazione elettoralistica perché non c'è alcun arrivo massiccio, contrariamente a quel che afferma il governo italiano e lasciano credere le immagini spettacolari in arrivo da Lampedusa». E taglia corto: «Non c'è in realtà alcun fardello da dividere, l'afflusso è nella norma e gestibile».

Marine le pen

Dall'altra parte replica Samia Maktouf, l'avvocata dei rifugiati, che in pratica dà ragione all'Italia: «Le autorità francesi possono controllare le persone alla frontiera, ma solo sulla base di un'infrazione o di turbamento dell'ordine pubblico. E anche se i rifugiati sono fermati secondo la legge, potranno sostenere che i documenti europei danno loro il diritto di circolare sul territorio francese in virtù degli accordi di Schengen».

Soccorsi per il barcone affondato a Lampedusa

E poi una domanda che è, forse, la domanda: «Come si può spiegare che si bombarda la Libia e, nello stesso tempo, chiudere le frontiere? È totalmente inumano respingere sistematicamente i migranti tunisini quando la Tunisia, che è in piena transizione democratica, accoglie con i suoi mezzi delle migliaia di rifugiati che scappano dalla Libia».

 


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