1 - COME DAGOSPIA ANTICIPÒ VENERDÌ SCORSO: GALATERI NUOVO PRESIDENTE...
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-24395.htm
GENERALI, RAGGIUNTO CONSENSO SU GALATERI PRESIDENTE - DA TORINO A TRIESTE, CARRIERA DA DIPLOMATICO...
Marigia Mangano e Paolo Bricco per "ilSole24Ore.it"
Cooptazione e nomina di Galateri avverranno nel cda delle Generali convocato per le 18 a Roma. Galateri, rilevano le fonti vicine al board, ha il profilo ottimale per la governance di Generali nella veste di presidente, è stato per 5 anni dal 2003 al 2008 vicepresidente della compagnia durante la sua presidenza di Mediobanca ed è considerato vicino ai grandi soci. Infine conosce bene il management e ha ottimi rapporti con le istituzioni e uno standing internazionale. Galateri verrà cooptato stasera in consiglio e nominato presidente.
GERONZIFin dalla mattinata i grandi azionisti delle Generali sono rimasti in costante contatto telefonico tra Roma e Milano, con il portone di piazzetta Cuccia varcato più volte, anche dai possibili candidati. Il primo è stato l'ex ministro Domenico Siniscalco ma in realtà l'incontro era già programmato. Poi, è toccato a Gabriele Galateri di Genola, presidente Telecom uscente e figura ben conosciuta ai vertici di Piazzetta Cuccia, dove è stato presidente tra il 2003 e il 2007 mentre erano direttori generali l'attuale amministratore delegato Alberto Nagel e il numero uno Renato Pagliaro.
Sulla figura di Galateri, a lungo un uomo vicino agli Agnelli, per anni manager Fiat e poi amministratore delegato Ifi e Ifil, sembrano raccogliersi al momento i maggiori consensi. Anche perché le esperienze passate hanno dimostrato la grande abilità del manager nel creare quella perfetta divisione di ruoli e quell'equilibrio di competenze, quasi impossibile sotto la presidenza di Geronzi, necessari per garantire la buona gestione della compagnia.
GABRIELE GALATERIvOltre a Galateri, tra gli altri nomi su cui fino a ieri in tarda serata si sono confrontati gli azionisti delle Generali, figurava la candidatura del superconsulente Roland Berger (nei cda Fiat, Rcs e Telecom), e quella dell'economista Mario Monti, con Siniscalco quasi fuori dai giochi. La rosa dei nomi, dunque, include tutte personalità di spicco. Rispetto al passato, però, serve una «piena» condivisione da parte dei grandi soci di Trieste. La sconfitta di Cesare Geronzi segna infatti anche un cambio di consuetudini in Piazzetta Cuccia.
L'equazione Mediobanca uguale Generali, per anni regola di sistema, non è più così scontata come qualche mese fa. In passato è sempre stata Piazzetta Cuccia a comandare sulla compagnia triestina. Si può dire in splendida solitudine. Enrico Cuccia decideva le nomine e utilizzava le Generali, come del resto la Fondiaria di Firenze, per comporre quel mosaico di partecipazioni incrociate ancor oggi nel portafoglio della banca milanese. Ora però, e l'uscita di scena del banchiere romano ne è la prima conferma, la compagine azionaria delle Generali è cambiata e sono emersi nuovi protagonisti, con disponibilità notevoli e orientati a far pesare la loro presenza.
Lo hanno già dimostrato negli ultimi mesi: basta pensare al ruolo giocato da Lorenzo Pellicioli (ieri sera è volato in Francia), ceo del gruppo De Agostini e socio con il 2,43% di Trieste, rivelatosi decisivo nella partita per coagulare con Mediobanca le forze che hanno poi portato al ribaltone, o al vice presidente vicario Francesco Gaetano Caltagirone (2,24%), o ai veneti di Ferak (Palladio, Veneto Banca, Fimint, Amenduni) guidati da Roberto Meneguzzo, che al pacchetto iniziale ormai dell'1,7% di Generali hanno aggiunto un anno fa la quota ex UniCredit del 2,26%, posseduta in comproprietà (tramite Effeti) con la Crt.
ANA BOTINTutti soci che si ritroveranno oggi riuniti nel consiglio di amministrazione delle Generali convocato d'urgenza a Roma, che tecnicamente procederà alla cooptazione del nuovo amministratore e quindi alla sua nomina a presidente. Non dovrebbe invece venir sostituita per ora la dimissionaria Ana Patricia Botin. Probabilmente sarà il comitato nomine di Mediobanca che si riunirà prima dell'assemblea del 30 aprile, e si esprimerà sulla nuova presidenza della società, a individuare il sostituto della figlia del banchiere Emilio.
2 - GERONZI, PRIMO GIORNO DA EX: «SONO SERENO, FA PARTE DEL GIOCO»...
Umberto Mancini per "il Messaggero"
Ieri, nel primo giorno da ex, Cesare Geronzi, non ha cambiato abitudini. Come al solito è andato in ufficio. E' salito al terzo piano del Palazzo delle Generali a Piazza Venezia. E come sempre ha ricevuto e fatto decine e decine di telefonate. Sentito gli amici, gli organi istituzionali, ascoltato i collaboratori. Commentato, senza rabbia, «la vittoria della gioventù anziana», quella dei suoi avversari, come lui stesso l'ha definita subito dopo aver lasciato la presidenza del Leone.
perissinotto giovanniA mente fredda, in tarda serata, ha apprezzato particolarmente chi si è fatto avanti adesso. Nel giorno della Caduta degli Dei. Della fine del Cesarismo, di un potere quasi mitologico che ha attraversato la storia recente dell'economia italiana. Di un certo modo cioè di intrecciare affari e politica.
Non si è stupito, leggendo a fondo le cronache finanziarie, delle tante ricostruzioni, spesso al veleno, sul blitz che ha chiuso un'epoca. Così come non si è scomposto di fronte alle critiche, a volte durissime, che gli sono piovute addosso. Del fatto, inequivocabile, che il Palazzo lo abbia scaricato, del silenzio di Tremonti. E di quello, eloquente, di tanti politici che non hanno speso una parola per lui. Per avvisarlo dello tsunami in arrivo. Per schivare quell'abbraccio mortale con i francesi di Bollorè che gli è costato caro, carissimo. Praticamente il posto.
Alberto Nagel e Renato PagliaroOra per metabolizzare l'errore ci vorrà tempo. Tanto tempo. Geronzi ha preso atto che un mondo, quello della finanza, gli ha chiuso le porte, dopo averlo temuto e riverito a lungo. Non c'è astio per chi, secondo l'ex banchiere di Marino ed ex capo del Leone, lo ha abbandonato, lasciandolo solo. «Sono cose che capitano, fanno parte delle miserie umane, del gioco» ha sibilato a chi gli sta più vicino.
GeneraliA tutti ha voluto ribadire di essere sereno, libero, di non avere più un peso. Perché, in fondo, «era assurdo forzare le cose, opporsi alle scelte della maggioranza». Resterà alla Fondazione delle Generali.
Certo le frecciate di Diego Della Valle, incursore della prima ora, così come la posizione di Nagel e Pellicioli, insieme alla mozione di sfiducia di 10 su 17 soci, rappresentano una ferita aperta. Non si aspettava l'ex presidente di essere messo all'angolo. Che tutto precipitasse così rapidamente. E in futuro meglio Galateri o Siniscalco? «Non mi interessa - confida agli amici - io sono fuori. E sono tranquillo».