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OPA A CHI? - IL VELENO DI Jean Azéma di Groupama, La compagnia assicurativa francese CHE ha dovuto rinunciare ad entrare nel capitale della Fondiaria-Sai PER OBBLIGO DI OPA IMPOSTO DALLA CONSOB DEL TREMONTINO VEGAS, \"Sarei curioso di sapere quale sarà la risposta della Consob per Unicredit. La banca italiana ha preso il nostro posto nei confronti della famiglia Ligresti e fa una richiesta analoga\"....

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Dominique Gallois e Stephane Lauer per "la Repubblica"

Jean Azéma, amministratore delegato di Groupama, torna a parlare della sconfitta subita dal suo gruppo in Italia a metà marzo. La compagnia assicurativa francese ha dovuto rinunciare ad entrare nel capitale della Fondiaria-Sai.

Jean Azéma

Come analizza lo stop che avete subito?
«L´approccio preliminare è stato fatto in accordo con l´azionista principale. Nell´ottobre del 2010, avevamo proposto alla famiglia Ligresti di acquisire il 17% del capitale della loro holding, la Premafin, che controlla FonSai. L´accordo prevedeva anche di entrare eventualmente nel capitale della FonSai, precisando, in entrambi in casi, che non eravamo intenzionati a lanciare un´Opa e a modificare la struttura di controllo delle società. Questo dossier è stato trasmesso per approvazione all´autorità di controllo della Borsa italiana, la Consob, che ci ha chiesto di lanciare un´Opa, cosa che noi non volevamo fare. A questo punto ci siamo tirati indietro».

Non era prevedibile la richiesta della Consob?
«No. Nessuno, nemmeno i nostri avvocati, aveva preso in considerazione una simile eventualità, tanto più che la famiglia Ligresti non voleva cedere il controllo. Sarei curioso di sapere quale sarà la risposta della Consob per Unicredit. La banca italiana ha preso il nostro posto nei confronti della famiglia Ligresti e fa una richiesta analoga».

FONSAI

La decisione della Consob quindi potrebbe avere un risvolto politico. Che giudizio dà di questa nuova fiammata di patriottismo economico in Italia?
«È qualcosa che va in senso contrario alla globalizzazione dell´economia. La crisi favorisce il ritorno di modelli superati e controproducenti. È normale che certe industrie strategiche siano protette dallo Stato, ma non bisogna proteggere qualsiasi cosa. Non è così che si potrà costruire l´Europa. L´Italia e la Francia sono nella zona euro e hanno forti legami culturali».

Salvatore Ligresti

Gli italiani si lamentano della mancanza di reciprocità nelle operazioni di investimento azionario. È vero?
«Non è vero nel settore delle assicurazioni. Nel 1996, quando le Agf sono state privatizzate, una parte delle loro attività è stata ceduta alle Generali».

Il dossier FonSai è chiuso?
«L´Italia è il nostro secondo mercato dopo la Francia, con più di 800 agenti che realizzano un fatturato di 1,5 miliardi di euro, e abbiamo la volontà di svilupparci ancora. Anche se l´operazione non è andata a buon fine, restiamo in contatto con i protagonisti, con cui peraltro abbiamo ottimi rapporti. Non penso che una banca abbia la vocazione di restare in eterno nel capitale di una compagnia assicurativa. In quel caso potremmo rientrare in gioco».

angi35 gius vegas giu tremonti

Ci sono altre opportunità di acquisizioni in Europa?
«Nel 2001, quando abbiamo avviato questa strategia di sviluppo attraverso le acquisizioni, ci hanno spiegato che non c´era nulla da vendere, non solo in Francia, ma anche in Italia. Da allora, il nostro fatturato all´estero ha superato il 25%, mentre prima era al 15%. Abbiamo colto delle opportunità anche in Spagna e nell´Europa dell´est. La storia cambia. Si presenteranno altre occasioni».

Federico Ghizzoni UNICREDIT

A che punto è l´ingresso in Borsa di Groupama, annunciato da anni?
«Usciamo da due anni difficili per le assicurazioni, perciò non è il momento propizio per quotare il gruppo in Borsa. Inoltre, preferiamo aspettare che si chiarisca la situazione relativa alle nuove norme di solvibilità delle assicurazioni, dette «solvibilità 2».

La mancata quotazione in Borsa non rappresenta un problema nell´ottica di finanziare eventuali acquisizioni?
«La quotazione in Borsa ci garantisce una maggiore flessibilità per finanziare la nostra crescita esterna. Ma per quanto concerne il nostro investimento in Italia, ne avevamo chiaramente i mezzi».

 


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