Marco Giusti per il manifesto
Manuale damore locandinaLa commedia a episodi, invenzione tutta italiana e frutto dei talenti di maestri come Dino Risi e Mario Monicelli, cosi' apparentemente semplice, e' una trappola infernale se non si conoscono i giusti dosaggi di linguaggio comico e struttura narrativa.
Giovanni VeronesiIl vecchio Dino, ad esempio, preferiva quello che chiamava "lo spezzatino", tanti sketch di durata diversa, come "I mostri", che gli permetteva di alternare episodi più riusciti e immediati ad altri più faticosi. In generale, pero', la formula ideale e' quella dei tre episodi, uniti da una piccola idea comune, come "I complessi", e diretti da tre diversi registi.
Questo sia per non affaticare troppo lo spettatore, quattro episodi sviluppano un film da due ore, mentre con tre si puo' fare qualcosa di più compatto, sia per vivificare, con un cambio di messa in scena, un racconto che puo' tendere alla monotonia.
AURELIO DE LAURENTIISRispetto ai precedenti "Manuali", Giovanni Veronesi e i suoi sceneggiatori, Ugo Chiti e Andrea Agnello, sono stati più attenti. In "Manuale d'amore 3" infatti hanno ridotto a tre gli episodi da quattro che erano e hanno cercato di far rimanere il tutto nelle due ore senza dover sacrificare troppo delle singole storie.
Hanno lasciato in fondo l'episodio più importante, quello con Robert De Niro che recita per la prima volta in italiano, e hanno lasciato quello più giovanile con Riccardo Scamarcio all'inizio, inserendo quello con Carlo Verdone al centro. Tutto questo rende più funzionale il racconto rispetto a "Manuale d'amore 2" e lascia il giusto spazio di commedia a Verdone e a De Niro.
VauroTutto giusto. I problemi del film, pero', sono altri. A cominciare dal confronto con una nuova commedia nel nostro panorama cinematografico (quella di Zalone-Nunziante, Genovese, Miniero, Brizzi), che rende di colpo un po' vecchie quelle della Filmauro e di Veronesi, che hanno anche attori non più giovanissimi (nel finale De Niro diventa padre a quasi 70 anni...).
Inoltre, l'episodio che fa davvero ridere, quello dove Carlo Verdone nei panni di un mezzobusto con parrucchino diventa oggetto di stalking da parte di Donatella Finocchiaro, e' posizionato al centro e non ha un finale convincente. Questo rende un po' noioso il terzo episodio, malgrado il piacere di sentire De Niro in italiano e di vederlo recitare con un Michele Placido in gran forma e con una Monica Bellucci cosi' sontuosamente ingrossata.
de niro e le girlsAggiungiamo che il primo episodio, quello con Riccardo Scamarcio, giovane avvocato romano fidanzato con Valeria Solarino che si ritrova in quel di Castiglion della Pescaia fra le braccia di Laura Chiatti, malgrado la presenza di Vauro (fa il giornalaio comunista Pravda), di Carlo Monni, di Ubaldo Pantani in versione giovane Ceccherini e di Dario Ballantini, non funziona del tutto. O forse avrebbe bisogno di un Pieraccioni giovane e non di Scamarcio, poco adatto alla commedia.
Verdone in Manuale-d-amore-3In generale, malgrado molte buone idee e molti buoni attori, la Finocchiaro e' perfetta, ad esempio, Daniele Pecci fa un coatto romano strepitoso, per non parlare della Giusi Cataldo di "Compagni di scuola" che fa la moglie di Verdone, ci sembra che Veronesi per inseguire troppo il funzionamento delle sue star maggiori, Verdone e De Niro, abbia a tratti perso il controllo di elementi anche piccoli, di cast o di set, che non permettono pero' al film di lievitare come dovrebbe.
Il cast di Manuale d'amore 3Cosi' si ride di gusto con Verdone, che nei suoi episodi dei "Manuali" e di "Italians" ha la grandezza di offrirsi candidamente a fare il comico puro come facevano solo Alberto Sordi e Nino Manfredi, e dimostra che con tre episodi dello stesso tipo Veronesi avrebbe fatto un grande film, ma quel Cupido di Emanuele Propizio e' una caduta trash improponibile in una commedia internazionale.
Placido BellucciCastiglion della Pescaia non viene mai fuori nella sua toscanità, e ancora meno sfruttati sono il gruppo dei fancazzisti toscani, soprattutto Ballantini e Monni. Ancor meno viene fuori il condominio romano dove Michele Placido fa il portiere e De Niro il professore americano che studia i ruderi romani. Monica Bellucci e Laura Chiatti non sembrano mai le star che dovrebbero essere, mal inquadrate, mal truccate. E Vauro, al suo primo film da attore, non fa ridere come da Santoro a "Annozero". Certo, almeno qui l'avranno pagato...