Fabio Chiusi per "Lettera43"
MURDOCH PRESENTA THE DAILY- È appena nato, ma già arranca. Alla sua presentazione ufficiale, il 2 febbraio scorso, The Daily è stato descritto come il potenziale salvatore dell'informazione online. E in effetti il quotidiano solo per iPad del magnate Rupert Murdoch ha numeri ambiziosi: 30 milioni di dollari di costi di sviluppo, più un altro mezzo milione a settimana di costi operativi.
E collaborazioni importanti, come quella con il numero uno di Apple, Steve Jobs, sul cui tablet il giornale è venduto con un innovativo sistema di abbonamento: 99 centesimi alla settimana o 40 dollari all'anno.Certo, il 30% del denaro dei lettori che effettuano il pagamento dall'App Store resta nelle tasche dell'azienda di Cupertino. Ma è il costo di una visibilità che, scommette Murdoch, pagherà.
Logo "The Daily"TANTI CURIOSI. E in effetti la curiosità non è mancata: secondo Jeff Bercovici, di Forbes, la versione di prova grauita del giornale è stata scaricata 500 mila volte. Tenendo a mente che tra il 2010 e i primi mesi del 2011 gli iPad venduti sono stati circa 20 milioni, significa che il 2,5% dei possessori del gioiello di Apple ha almeno dato un'occhiata al giornale di Murdoch. Il prodotto non dev'essere dispiaciuto, se è vero che il 15% di loro, cioè 75 mila utenti, hanno continuato ad accedervi abitualmente.
MA IL PIATTO PIANGE. Pagare, tuttavia, è un'altra storia. E così hanno iniziato a circolare indiscrezioni sul numero effettivo di abbonati disposti a mettere mano al portafogli, seppure digitale, per continuare a leggere The Daily. A metà marzo, con il periodo di prova in scadenza, dopo diverse proroghe, rispetto alle due settimane inizialmente previste, MediaGuardian ha messo in rete una stima preoccupante: 5 mila persone.
STEVE JOBSIL PAREGGIO È LONTANO. Troppo poche per pensare di far tornare i conti. Jeff Jarvis, giornalista e creatore di Entertainment Weekly, ha fatto due rapidi conti: per portare il bilancio in pareggio servono ben 750 mila sottoscrizioni settimanali. Mezzo milione per motivi aritmetici, più 250 mila per far fronte alla percentuale destinata a Jobs e a eventuali sconti per mantenere vivo un flusso di abbonamenti altrimenti destinato a scemare rapidamente.
IL PRECEDENTE DI WIRED. Il magazine Wired, passato tra giugno e ottobre da 100 mila a 22 mila 'copie' vendute su iPad, ne sa qualcosa. Forse è per questo che Murdoch ipotizza di piazzarne «milioni», una volta a regime. Numeri che fanno il paio con la secca smentita dell'editore, Greg Clayman, delle indiscrezioni circolate in rete. Ma che non ha fornito dati a supporto delle proprie parole.
POCO CONDIVISO SU TWITTER. Al contrario di Joshua Benton, del Nieman Journalism Lab, che ha mostrato come il giornale stia vivendo tempi difficili anche in termini di diffusione su Twitter. Sulla piattaforma di microblogging, infatti, nei due mesi che separarno il lancio dal 31 marzo si sono registrati poco più di 6 mila tweet generati all'interno di The Daily, con un trend inoltre fortemente decrescente.
Steve Jobs presenta iPad2A GIUGNO IN GRAN BRETAGNA, POI NEL RESTO D'EUROPA. Per ora la creatura del miliardario australiano è disponibile solo negli Stati Uniti. Ma da giugno sbarcherà nel Regno Unito e, pare, nel resto d'Europa a stretto giro. Inoltre, l'esperienza a pagamento ha poche settimane di vita. Presto per giudicare, dunque. Eppure qualcosa non va. Ai guai tecnici che hanno afflitto gli utenti, costretti a cancellare e riscaricare l'application o a subire fastidiosi bug nella fruizione dei contenuti, si sono aggiunte tre defezioni nella squadra. L'ultima, risalente ai primi di marzo, è del cronista politico Jon Ward, che ha subito precisato di avere semplicemente preferito un'altra offerta più vantaggiosa. Eppure, ha notato Lucia Moses di Adweek, «tre fanno una tendenza».
cover di WiredLO STUDIO DI KNOWDIGITAL. Da ultimo ci sono i risultati di uno studio pubblicati a fine marzo da KnowDigital. Interpellando in interviste faccia a faccia di 30 minuti l'una un campione di consumatori di news su iPad tra i 25 e i 54 anni, infatti, l'azienda specializzata in ricerche di mercato nel campo dei media ha stabilito che The Daily è percepito come un prodotto deficitario nei contenuti, ritenuti inferiori rispetto a quelli reperibili su altri siti di notizie gratuitamente. Nemmeno il modello di business pare convincere gli interpellati, che dichiarano di preferire un sistema di pagamento una tantum piuttosto che versamenti su base ricorrente.
vnt73 dianne von furstenberg halfin barry dillerNON PIACE A CHI DOVREBBE. Quel che è peggio, secondo KnowDigital è che il campione si è diviso in due gruppi ben distinti: il primo formato da soggetti alfabetizzati tecnologicamente e maggioramente interessati alla lettura intensiva di notizie, e un secondo composto al contrario da soggetti meno smaliziati con la tecnologia e interessati al mondo dell'informazione.
Contrariamente agli obiettivi di Murdoch, è in quest'ultima categoria che The Daily ottiene il riscontro più confortante. Interattività e qualità grafica, insomma, non sembrano bastare per convincere i primi a sostituire o integrare, ma a pagamento, l'esperienza derivata dalla consultazione di siti magari meno glamour, ma meglio riforniti di contenuti.
Non è dunque solo il concorrente Barry Diller, l'uomo dietro The Daily Beast e Newsweek, a manifestare i suoi dubbi per un progetto nato nel segno dell'ambizione ma che «è impossibile da scaricare». Per Dillon la conclusione è drastica: «non sembra un prodotto contemporaneo». La sfida è stata già lanciata ma neppure gli utenti sembrano averla raccolta. Almeno non quanto basta per far partire il progetto col piede giusto.