Francesco Semprini per "la Stampa"
David PetraeusDai polverosi altopiani afghani alle stanze dei bottoni di Langley. È questo il percorso che sembra destinato a seguire il generale David Petraeus, l'attuale capo della missione alleata in Afghanistan dato tra i favoriti a ricoprire la carica di numero uno della Central Intelligence Agency. L'indiscrezione trapelata ieri dai canali della National Public Radio, la rete radiofonica Usa, pur non trovando conferme ufficiali appare più che mai attendibile.
«È pronto ad accettare nel caso gli venisse offerta la poltrona di direttore della Cia per la quale è preso in seria considerazione», riferiscono fonti di Washington. Non a caso tra i corridoi di Langley, in Virginia, dove ha sede l'agenzia, si vocifera da giorni della partenza dell'attuale capo, Leon Panetta, alla volta del Pentagono nell'ambito di un rimpasto tra vertici militari e dell'intelligence voluto da Barack Obama.
obamaNonostante le simpatie repubblicane, il generale a quattro stelle ha saputo conquistarsi la fiducia dei democratici grazie al suo impegno alla guida di Centcom, ma soprattutto ai successi ottenuti in Iraq a partire dal 2007, con «The Sunni Awakening» ovvero lo scatto di orgoglio antiqaedista delle tribù sunnite di Anbar prima, e di altre provincie poi, alimentato anche grazie al potere di persuasione del biglietto verde.
La strategia, nota come «surge», si è rivelata vincente, tanto che è stata presa in considerazione l'anno scorso quando Obama ha nominato Petraeus capo della missione Isaf dopo il passo indietro forzato di Stanley McChrystal per le critiche rivolte all'amministrazione sulla gestione della guerra in Afghanistan. La sua nomina ha coinciso con l'avvio di una nuova strategia da parte delle forze alleate che vede nel 2014 la scadenza per il ritiro delle truppe e il definitivo passaggio dei poteri a Kabul.
LEON PANETTASino a qualche giorno fa il cammino che sembrava segnare le sorti del «super generale» passava da Bruxelles: Petraeus, classe 1952, era in lizza per diventare comandante della Nato al posto dell'ammiraglio James Stavridis, candidato alla guida della Marina militare Usa. Ma a quanto pare avrebbe frenato puntando al ritorno in patria.
A sua disposizione però è rimasto poco: la guida dello Stato maggiore dell'Esercito è del generale Martin Dempsey, e appare improbabile l'approdo agli Stati maggiori congiunti al posto dell'ammiraglio Mike Mullen: la massima carica militare del Pentagono sembra destinata all'attuale numero due, il generale dei Marine James «Hoss» Cartwright o allo stesso Stavridis.
Alcuni si chiedono come mai l'ufficiale considerato «il miglior generale di un'intera generazione», non sia tra i papabili per la massima guida militare del Pentagono. Il fatto è che oltre ad aver sostenitori il «super-generale» ha diversi detrattori, gli stessi che gli hanno affibbiato l'appellativo di «Re David» per la sua «spocchiosità».
Robert GatesTra le fila repubblicane si sostiene invece che il generale paghi le sue idee politiche, le stesse per cui si parlava di una sua candidatura alle presidenziali. Fra l'altro nominando Petraeus alla Cia, Obama potrebbe togliere di mezzo un potenziale - almeno sulla carta - rivale per le presidenziali del 2012. In questo valzer di poltrone tra Difesa e Intelligence, Leon Panetta andrebbe al Pentagono al posto di Robert Gates.
L'alternarsi di civili e militari a Langley non è una novità, il predecessore di Panetta era Michael Hayden, generale in pensione dell'aeronautica militare, e prima di lui altri ufficiali hanno guidato la Cia. Il primo fu Walter Bedell Smith, uno degli aiutanti di campo del generale Dwight Eisenhower nella Seconda guerra mondiale.
Per la guida dell'Isaf circola il nome di John Allen, generale dei Marine, numero due di Centcom e veterano del «surge» iracheno. L'amministrazione sembra pronta a puntare su di lui per l'« Afghan Awekening», lo scatto di orgoglio in funzione anti-taleban senza il quale la missione rischia di rimanere incompiuta.