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LA BORSA RIFIATA (+0,8%), SPREAD 395 - SIM FALSE: CHIUSE LE INDAGINI SU RUGGIERO E LUCIANI - LIGRESTI: PM, FARO SU LUSSE

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1 - BORSA, LA GIORNATA: MIB CHIUDE BENE SETTIMANA, GIÙ INDUSTRIALI
(LaPresse) - Si chiude una settimana molto volatile sui listini europei. La Borsa di Milano termina con una seduta positiva, con l'indice Ftse Mib che guadagna lo 0,8% a 14.401,78 punti e il Ftse All-Share che sale dello 0,8% a 15.428,76 punti. Con lo spread tra Btp e Bund a 10 anni in area 400 punti base è tornata la pressione sui mercati obbligazionari dell'eurozona. Stamane ad aiutare i listini europei è arrivata la lettura di aprile dell'indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche, salito a 109,9 da 109,8 di marzo, meglio delle attese che erano per un calo a 109,5.

PAOLO SCARONI

Poi nel pomeriggio la buona vena di Wall Street in scia alle trimestrali statunitensi ha ulteriormente spinto le Borse europee. Inoltre, il Fondo monetario intarnazionale si prepara a incrementare le risorse a disposizione. In questo contesto, chiusura positiva per le principali Borse europee. L'indice Ftse 100 di Londra avanza dello 0,48% a 3.188,58 punti, il Dax di Francoforte sale dell'1,18% a 6.750,12 punti e il Cac 40 di Parigi guadagna lo 0,46% a 3.188,58 punti. A Madrid l'Ibex msotra un incremento dell'1,92% a 7.040,6 punti.

DAN AKERSON SERGIO MARCHIONNE E JIM O SULLIVAN

A Milano volano gli energetici, con A2A (+8,59% a 0,4894 euro) ed Enel (+3,41% a 2,49 euro). Bene anche Eni (+1,72% a 16,52 euro). Il Cane a sei zampe ha avviato oggi, per la prima volta nella sua storia, la produzione di idrocarburi in Russia, più precisamente nella Siberia occidentale. Pesanti invece gli industriali con Fiat (-2,09% a 3,752 euro), Fiat Industrial (-1,38% a 8,225 euro) e Finmeccanica (-2,71% a 3,23 euro). Tra i bancari debole Banca Montepaschi (-1,12% a 0,2472 euro).

Bene invece Banco Popolare (+1,56% a 1,106 euro), Bper (+2,17% a 4,606 euro), Popolare di Milano (+0,48% a 0,3383 euro), Intesa Sanpaolo (+0,09% a 1,144 euro), Ubi Banca (+0,86% a 2,58 euro) e Unicredit (+0,27% a 2,99 euro). Fuori dal paniere principale nella galassia Ligresti affondano Fondiaria Sai (-8,47% a 0,96 euro), la controllante Premafin (-10,13% a 0,235 euro) e la controllata Milano Assicurazioni (-2,8% a 0,2323 euro). Giù anche Unipol (-7,3% a 21,98 euro).

Riccardo Ruggiero e Luca Luciani

2 - SPREAD BTP-BUND CHIUDE IN LIEVE RIALZO A 395 PUNTI
(LaPresse) - Chiude in lieve rialzo lo spread tra Btp e Bund a 10 anni attestandosi a 395 punti. Il differenziale aveva terminato ieri gli scambi a 392 punti, ed era poi stamattina risalito oltre quota 400. Il rendimento dei Btp decennali sul mercato secondario è al 5,66%. Pressione anche sui titoli spagnoli. Lo spread tra Bonos e Bund a 10 anni è salito a 425,5 punti base, dopo aver chiuso ieri a 423,3 punti. Il tasso dei decennali di Madrid è al 5,96%. Per quanto riguarda la Francia, lo spread degli Oat decennali è calato leggermente a 138 punti base dai 141 della chiusura di ieri.

3 - TELECOM: PM MILANO CHIUDE INDAGINI SU GIRO FALSE SIM
(ANSA) - Il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha chiuso le indagini sulla truffa relativa a un giro di false carte sim nei confronti dell'ex ad di Telecom Italia, Riccardo Ruggiero, del direttore operativo di Tim, Mario Castelli, e del responsabile del marketing Luca Luciani e la stessa società di telecomunicazione indagata per la legge 231.

I militari della Guardia di Finanza stanno notificando agli indagati l'avviso di conclusione indagini, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. La vicenda riguarda la messa in circolazione di oltre sei milioni di sim soprattutto dal 2005 al 2007 che sarebbero state intestate a persone fittizie e tenute in vita con una ricarica minima in modo tale, secondo l'accusa, da gonfiare la quota di mercato e il numero di clienti.

I VERTICI DI FONDIARIA - LA FAMIGLIA LIGRESTI

4 - PREMAFIN: FARO DELLA PROCURA SULLE HOLDING DEI FIGLI DI LIGRESTI
Radiocor - La procura di Milano che sta indagando sul dissesto del gruppo Ligresti intende analizzare i movimenti sui titoli Premafin anche delle tre societa' lussemburghesi Canoe, Hike e Limbo riconducibili ai tre figli Jonella, Giulia e Paolo Ligresti. E' quanto si apprende da ambienti investigativi. Ieri il gip Roberto Arnaldi aveva disposto il sequestro preventivo del 20% di azioni Premafin detenute da Heritage Trust e The Ever Green Security Trust. La decisione di verificare i movimenti delle societa' lussemburghesi nasce dal fatto che, nonostante la sede estera, sono gestiti da una fiduciaria di Milano.

5 - PREMAFIN, PM MILANO HA INCONTRATO IN PROCURA ISPETTORI CONSOB
(LaPresse) - Il pm Luigi Orsi ha incontrato oggi in procura a Milano tre funzionari della Consob sul dissesto del gruppo Ligresti. Domani il pm Orsi incontrerà i colleghi torinesi, che su Fonsai, che ha sede a Torino, hanno aperto un fascicolo.

LUIGI ORSI

6 - FONSAI: OBIETTIVO CONCAMBI CON UNIPOL AL 60% NEL NUOVO GRUPPO
Radiocor - Fondiaria Sai punta a rinegoziare i concambi per l'integrazione con Unipol in modo tale che la compagnia bolognese abbia il 60% circa della nuova entita' nata dall'integrazione tra i due gruppi. Questo l'orientamento emerso nel corso del lungo consiglio di amministrazione di ieri, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie. Unipol nei giorni scorsi aveva indicato di puntare al 66,7% dell'entita' costituita dall'integrazione tra Premafin, Fondiaria, Milano Assicurazioni e Unipol Assicurazioni.

Ai fini della rinegoziazione dei concambi, Fonsai ha dato ieri mandato all'a.d. Emanuele Erbetta. Sono previsti tempi stretti per la trattativa, che potrebbe partire gia' nel fine settimana, anche a fronte della negativa reazione della Borsa nei confronti dei titoli coinvolti dall'operazione. A proposito di recenti indiscrezioni secondo cui Milano Assicurazioni potrebbe non far parte dell'integrazione in prima battuta, le fonti indicano che si tratta di uno scenario impossibile in quanto i l progetto di integrazione e' unitario. Nel primo pomeriggio si riunira' il consiglio di amministrazione della Milano Assicurazioni, la cui convocazione e' slittata di qualche ora rispetto all'orario iniziale. Si prevede che il board giunga ad una conclusione analoga a quella del Cda di Fonsai ovvero la rinegoziazione dei concambi con Unipol.

CARLO CIMBRI

7 - UNIPOL: VISITA DELL'A.D. CARLO CIMBRI IN MEDIOBANCA
Radiocor - Trasferta milanese per l'amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, all'indomani del cda di Fonsai. Cimbri, secondo quanto risulta a Radiocor, e' stato in Mediobanca, da dove e' uscito poco dopo le 15. Prima di lasciare Piazzetta Cuccia, l'a.d. si e' intrattenuto a colloquio per una decina di minuti accanto al portone di uscita con il presidente di Mediobanca, Renato Pagliaro, e con il responsabile delle partecipazioni, Clemente Rebecchini.

Il lungo cda di Fonsai di ieri ha approvato la validita' industriale del progetto di integrazione con Unipol, ma ha ritenuto che i valori proposti dalla compagnia bolognese per la fusione a 4 (Unipol punta al 66,7% del nuovo gruppo) siano distanti dalle ipotesi formulate dagli advisor. Per questo Fonsai ha dato mandato all'a.d Emanuele Erbetta di trattare per migliorare i termini dell'operazione. Fonti finanziarie hanno riferito oggi che l'obiettivo per Fonsai e' che Unipol abbia una quota de gruppo post-integrazione attorno al 60%.

8 - REPSOL: PARLAMENTO STRASBURGO REAGISCE, UE RICORRA A WTO,G20
(ANSA) - L'Unione europea deve reagire per proteggere gli investimenti in Argentina, ricorrendo al Wto, al G20, ai canali diplomatici ma anche con la sospensione delle agevolazioni sui dazi doganali concessi dall'Europa. La plenaria del Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza (458 sì, 71 no, 16 astenuti) una risoluzione comune, proposta dai quattro maggiori gruppi politici (Ppe, S&D, Alde e Ecr) sul caso della nazionalizzazione della Ypf, la compagnia petrolifera controllata dalla spagnola Repsol.

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9 - REPSOL, SPAGNA ANNUNCIA RIDUZIONE IMPORTAZIONI BIODIESEL DA ARGENTINA
(LaPresse/AP) - La Spagna ha annunciato che approverà una misura con cui promuovere la produzione interna di biodiesel, riducendo così le importazioni dall'Argentina. Si tratta della prima reazione alla decisione del governo di Buenos Aires di nazionalizzare la compagnia petrolifera Ypf, controllata dalla spagnola Repsol. Lo ha annunciato il vice ministro Soraya Saenz de Santamaria, aggiungendo che varie misure in risposta all'esproprio sono in via di discussione, ma che nessuna decisione è ancora stata presa. Lo scorso anno la Spagna ha importato biodiesel argentino per 700 milioni di euro, usato come carburante agricolo, ha fatto sapere oggi il ministero dell'Interno spagnolo.

10 - INTESA SANPAOLO, ASSEMBLEA FIDEURAM NOMINA CDA 2012-2014
(LaPresse) - L'assemblea degli azionisti di Banca Fideuram, controllata di Intesa Sanpaolo, ha nominato il nuovo cda per il triennio 2012-2014. Lo comunica la società in una nota. I consiglieri sono Caterina Bima, Angelo Caloia, Franca Cirri Fignagnani, Matteo Colafrancesco, Francesco Favotto, Oscar Giannoni, Cesare Imbriani, Piero Luongo, Giuseppe Russo ed Enrico Salza. Successivamente il cda ha nominato Salza presidente e confermato Colafrancesco amministratore delegato e direttore generale. Angelo Caiola è stato nominato vice presidente. L'assemblea dei soci ha inoltre approvato il bilancio 2011 e ha deliberato la distribuzione di un dividendo unitario di 0,041 euro.

Enrico Salza

11 - G20: FONTI, ACCORDO PER OLTRE 400 MLD A FMI
(ANSA) - Il G20 impegnerà oltre 400 miliardi di dollari in ulteriori risorse per il Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Sarebbe questo l'accordo raggiunto a Washington. L'impegno sarà scritto nel comunicato finale del G20. Lo riferiscono alcune fonti.

12 - G20: BOZZA COMUNICATO; CRESCITA MODERATA, RISCHI AL RIBASSO
(ANSA) - "La crescita 2012 sarà ancora moderata" mentre "persistono significativi rischi al ribasso". E' quanto si legge in una bozza del comunicato finale sul tavolo dei ministri delle finanze e dei banchieri centrali del G20, in corso a Washington. Nel testo non si fa ancora riferimento a un eventuale aumento delle risorse per il Fmi e - secondo fonti - il paragrafo al riguardo potrebbe essere aggiunto dopo il confronto.

CHRISTINE LAGARDE AL G20

13 - REHN, IMPRESSIONANTE IMPEGNO GOVERNO SU CRESCITA E FISCO
Radiocor - In Italia, negli ultimi mesi, 'il Governo ha mostrato grande determinazione e un impressionante impegno a cogliere la doppia sfida del consolidamento e della crescita, adottando misure che consentiranno di pareggiare il bilancio in termini strutturali nel 2013' anche riformando il mercato del lavoro. Lo ha detto Olli Rehn, commissario europeo all'Economia e agli affari monetari, in una nota al Fondo monetario internazionale e alla commissione finanziaria per conto della Commissione europea.

meridiana

14 - GENERAL ELECTRIC: NEL I TRIM UTILI PER 3,03 MLD, SOPRA ATTESE
Radiocor - General Electric ha riportato per il primo trimestre del 2012 utili netti per 3,03 miliardi, in calo di circa il 10% rispetto a un anno fa (3 ,43 miliardi) ma al di sopra delle attese degli analisti. I ricavi nello stesso periodo sono scesi a 35,18 miliardi di dollari da 38,3 nel primo trimestre 2011. Secondo quanto reso noto dal gruppo, nei primi tre mesi dell'anno la divisione infrastrutture ha generato ricavi per 11,17 miliardi mentre la divisione Ge Capital ha avuto un giro d'affari di 11,44 miliardi. A 4,3 miliardi invece il fatturato della divisione Health Care e a 4,89 miliardi quella della divisione Aviation.

15 - MERIDIANA FLY: INTERESSATA A ROMA-MILANO, CHIESTI SLOT AD ALITALIA
Radiocor - In seguito alle determinazioni assunte dall'Antitrust, Meridiana Fly ha rich iesto ad Alitalia, in data odierna, il rilascio di 12 coppie di slots detenute dalla stessa sullo scalo di Linate per operare la rotta Milano Linate - Roma Fiumicino. Lo comunica la compagnia in una nota in cui si sottolinea di ritenere che 'questo sia il numero minimo di slot per garantire una distribuzione adeguata delle frequenze nell'arco della giornata che tenga conto delle esigenze di movimento della clientela nelle fasce orarie a piu' alta domanda'. Il gruppo poi ricorda che 'sia Meridiana fly che Air Italy presentano regolarmente da diversi anni la richiesta di operare sulla rotta e risultano, nella lista d'attesa, tra i richiedenti con maggiore anzianita''.

CUCINELLI

16 - CORSA A CUCINELLI. E IL ROAD SHOW DIVENTÒ (QUASI) SUPERFLUO
Giu.Fer. per il "Corriere della Sera" - L'Ipo Cucinelli, la prima e finora l'unica matricola di Piazza Affari del 2012, va a gonfie vele: il book è stato già sottoscritto oltre cinque volte l'offerta, nella parte alta della forchetta del prezzo (tra 6,75 e 7,75 euro ad azione), tanto che il re del cachemire potrebbe decidere di chiudere in anticipo l'offerta rispetto alla data ufficiale del 27 aprile. Una possibilità prevista anche nel prospetto informativo, quando a pagina 426 si legge che il proponente ha facoltà di terminare l'offerta prima dei tempi indicati.

Certo, sarebbe una mossa inconsueta, ma Brunello Cucinelli, incontrando gli analisti finanziari, ha già dimostrato di essere un personaggio singolare, con logiche e linguaggio talvolta lontani dal mondo della finanza. Intanto prosegue il road show: dopo Milano e Londra, oggi sarà la volta di Parigi. Poi, all'inizio della prossima settimana, Cucinelli volerà Oltreoceano: in calendario c'è un incontro a New York e a Boston, prima di tornare in Europa, con possibili tappe a Francoforte e Zurigo. Ma anche sul proseguimento del road show potrebbe esserci un ripensamento.

PARLAMENTO EUROPEO

17 - STRASBURGO PENSA ALLA TASSA COMUNE PER LE SOCIETÀ UE
I.C. per il "Corriere della Sera" - L'Europarlamento, nella sessione a Strasburgo, ha lanciato due importanti iniziative di politica fiscale. Ha aperto formalmente la strada per far introdurre dai 27 governi dell'Ue in regime obbligatorio «una base imponibile comune per le società», in modo da frenare anche le delocalizzazioni incentivate dai vantaggi nella tassazione. Ha poi chiesto di mettere in atto un efficace coordinamento tra gli Stati membri per contrastare la frode e l'evasione fiscale, che secondo uno studio diffuso dagli eurosocialisti ogni anno farebbero «evaporare» circa mille miliardi di euro destinati al fisco dei Paesi membri.

In questa chiave gli eurodeputati hanno sollecitato un rafforzamento dei controlli preventivi in grado di evitare l'uso dei paradisi fiscali e delle normative offshore fondate su un rigido segreto bancario. Un riferimento preciso viene fatto sulla Svizzera, tradizionale rifugio dell'evasione fiscale italiana ed europea. L'Europarlamento considera questi interventi molto importanti per aiutare i piani di risanamento dei conti pubblici nazionali in corso di attuazione nei Paesi con alto deficit o debito (come l'Italia). L'attacco ai paradisi fiscali è sostenuto dai settori dell'Aula sempre più convinti sulla necessità di arrivare a un drastico divieto delle speculazioni finanziarie (soprattutto sui derivati), che notoriamente vengono veicolate in gran parte proprio sfruttando le normative e il segreto delle piazze offshore.

18 - POLTRONA FRAU A DETROIT. CON CHRYSLER
A.Jac. per il "Corriere della Sera" - La nuova «nicchia» Interiors in Motion (la divisione dedicata all'allestimento personalizzato delle auto di lusso) sta dando grandi soddisfazione a Poltrona Frau: negli ultimi tre anni (grazie alle collaborazioni con Fiat, Ferrari, Maserati, Volkswagen) è cresciuta costantemente passando dai 25 milioni del 2009 ai 45 milioni del 2011 (su 300 milioni complessivi di fatturato) «e anche per il 2012 - dice Dario Rinero, amministratore delegato degli arredi di lusso - ci aspettiamo un giro d'affari in crescita a 55 milioni di euro».

frau

Tanto che per meglio esaudire i «desideri» di Chrysler (nella partnership già collaudata con la realizzazione della 300 Luxury Series, la gemella della Lancia Thema) il gruppo di arredamento controllato dal fondo Charme della famiglia Montezemolo ha costituito una fabbrica a Detroit (con una cinquantina di dipendenti). «Siamo una multinazionale che porta il made in Italy nel mondo e che anche apre fabbriche all'estero» spiega Matteo Cordero di Montezemolo, vicepresidente di Poltrona Frau mentre illustra i nuovi prodotti dei marchi del gruppo (Frau, Cassina, Cappellini e Nemo) in mostra, in occasione del Salone del Mobile a Milano, negli spazi della Fondazione Pomodoro.

«Non si tratta di delocalizzazioni a basso costo - continua Montezemolo - ma di uno sforzo imprenditoriale per stare più vicino alle aziende». Nei prossimi mesi gli investimenti del gruppo continueranno a concentrarsi sui mercati internazionali, ma non solo su quelli emergenti: tanta Asia quindi e Sud America. «Ma l'Europa continua a essere importante e gli Usa si stanno riprendendo». E per quanto riguarda gli showroom: si procede con un'apertura al mese.

 


L’EX TESORIERE DS SPOSETTI INCAZZATO NERO PER LE RICHIESTE DI SOLDI CHE ARRIVANO DA EX ASSESSORI LICENZIATI DAL PARTITO

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Carlo Tarallo per Dagospia

ANDREA ORLANDO

1 - Incredibile a Napoli: il Tribunale sospende il commissariamento della Federazione Provinciale del Pd, affidato ad Andrea Orlando, bersaniano responsabile nazionale Giustizia, accogliendo almeno in parte il ricorso presentato dall'ex segretario provinciale Nicola Tremante, sfanculato dopo il caos primarie dello scorso anno ! Bersani spedì Orlando sotto ‘o Vesuvio ma a quanto pare, almeno secondo questa prima decisione, senza rispettare le regole. E adesso? Tremante tornarà a fare il segretario in attesa del congresso? Ci sarà un ricorso della segreteria nazionale del Pd? Ah saperlo...

INDAGATO PREMIATO - MARIO MORLACCO

2- Ugo Sposetti, ex tesoriere Ds, è incazzato come una iena. Da Napoli gli stanno rompendo i Maroni con la storia di un pugno di ex assessori, sindaci e così via che, già dipendenti e funzionari dei Democratici di Sinistra, dopo aver terminato i rispettivi periodi di aspettativa per motivi istituzionali, non sono tornati al lavoro e sono stati licenziati. E ora che vogliono?

LUCA STAMATI

Contestano il licenziamento e chiedono soldi per gli stipendi arretrati, dalla data del licenziamento ad oggi, per centinaia di migliaia di euro! Uno di loro (Luca Stamati, ex assessore provinciale) stando agli spifferi capitolini avrebbe addirittura fatto causa ai Ds. L'ex assessore della Iervolino, Nicola Oddati, sarebbe invece andato di persona da Sposetti per risolvere bonariamente la questione. Risultato? "Ma che volete? Non c'è una lira, non c'è più manco il partito!" avrebbe tuonato Ugo...

3- Quando si dice avere un buon curriculum: indovinate chi è il nuovo Capo del Dipartimento della Salute e delle risorse naturali della Regione Campania, nominato pochi giorni fa dal Presidente Stefano Caldoro? Mario Morlacco! Trattasi dell'ex Direttore Generale dell'Agenzia Regionale Sanitaria della Regione Puglia, indagato dalla Procura di Bari nell'inchiesta sulla sanità pugliese che vede come attore protagonista l'ex assessore Alberto Tedesco e che coinvolge altri 46 tra politici, dirigenti dell'assessorato alla Sanità e imprenditori, accusati a vario titolo di corruzione, concussione, truffa, abuso d'ufficio, falso, peculato, estorsione e rivelazione del segreto d'ufficio.

NICOLA ODDATI CON BALOTELLI

In particolare Morlacco, secondo l'accusa, in concorso con Tedesco e altri, avrebbe contribuito a far concedere convenzioni a strutture sanitarie che non ne avevano i requisiti "con artifizi e raggiri consistiti nella illecita precostituzione di un titolo legittimante alla contrattazione con l'Asl di Bari". L'avviso di conclusione delle indagini a carico dei 47 indagati è dello scorso 30 marzo: due settimane dopo è arrivata la nomina di Morlacco da parte di Caldoragistris. Avviso ai contribuenti campani: se volete tutti i dettagli sulle accuse rivolte al vostro nuovo capodipartimento della Salute, ecco l'avviso di conclusione indagini della Procura della Repubblica barese. Lo avrà letto Caldoro prima della nomina? Ah saperlo...

Alberto Tedesco

4- Zitto, Palma! Il commissario regionale Pdl sta sulle sfere ai "caldoriani". E si becca un cetriolo via sms: la riunione in programma domani, che doveva servire per stringere nell'angolo il Governatore e costringerlo ad ascoltare le richieste dei Patonza's campani, è stata rinviata perché Berlusconi in persona ha ordinato di aspettare le elezioni amministrative prima di sganciare altre bombe sul Caldoragistris terzopollizzato.

nitto palma

Nittonapalm nella "sconvocazione" ufficiale inviata ai dirigenti pidiellini, ha però scritto che il rinvio è dovuto all'assenza del presidente della Provincia di Salerno Edmondo Cirielli che "non potrà partecipare alla riunione indetta per il 21 aprile 2012 in quanto impegnato all'estero". Una scusa per il dietrofront? Pare di sì.

Il buon Cirielli, che con Nitto non ha un buon rapporto, ha inviato al commissario (e in modo maliziosetto per conoscenza ad altri Banana Boys) un sms che sta facendo scompisciare gli antiPalma. Eccolo per Dago! "Caro coordinatore - scrive Cirielli - apprendo dall'estero che vorresti rinviare la riunione del 21 per la mia assenza. Ancora una volta dimostri una lungimirante correttezza politica e partitica, che è a dir poco disarmante. Voglio informarti che rientro sabato mattina prestissimo per cui posso essere regolarmente presente, grazie". Nitto, inventane un'altra....

EDMONDO CIRIELLI

 

 

LEONE: “NON ABBIAMO ALCUNA INTENZIONE DI AFFIDARE A BALLANDI LA GESTIONE, ANCHE INDIRETTA, DEL FESTIVAL DI SANREMO”

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Riceviamo e pubblichiamo:

GIANCARLO LEONE

Lettera 1
Caro Roberto,
Leggo su Dago che Rai si appresta ad affidare a Ballandi la gestione del Festival di Sanremo. Lo stimo molto, ma non abbiamo alcuna intenzione di affidare a produttori la gestione, anche indiretta, del Festival.
Sanremo sarà interamente targata Rai.
Grazie per la pubblicazione.
Giancarlo Leone

BIBI BALLANDI

Lettera 2
Caro Dago,
nei momenti piu' difficili della sua cariera il Banana ci ha abituato a veri e propri colpi di genio per uscire dall'angolo ma, questa volta, ha davvero superato se' stesso. L'idea o, se vogliamo, "la piu' grande novità della politica italiana" è quella di aprire un teatro per spettacoli Burlesque nei sotterranei di Villa Certosa per permettere a tutti di realizzare se' stessi "in un'atmosfera di simpatia, gioiosità, divertimento". Ruby Rubacuori si travestirà da nipote di Mubarak, Emilio Fede da giornalista, Lele Mora da talent scout, Nicole Minetti da consigliere regionale, Mariano Apicella da cantante, etc. etc.

berlusconi ruby mubarak f

Ospiti d'onore della serata inaugurale saranno Pietro Ostuni travestito da capo di gabinetto, Vincenzo Indolfi travestito da questore e naturalmente Giorgia Iafrate travestita, ça va sans dire, da poliziotta. Il piu' entusiasta di tutti, a tal punto da lasciarsi sfuggire l'esclusiva anticipazione, sembrerebbe comunque essere Angelino Alfano che potrà finalmente travestirsi da segretario del Pdl.
Buon Burlesque a tutti
pieromor

Lettera 3
Dago,
ti amo ti adoro.
Mabbasta con la Roma aristocafona! Macchi' se la incula! Dago: il mondo e' grande. Vai altrove. Basta con questi 4 sfigati che ci fai vedere con le fauci spalancate ad azzannare il tramezzo pariolo o campodeifioro.
Con infinito affetto
Ulrico

berlusconi ruby fede minetti e b b e a b d

Lettera 4
E' innegabile: i leghisti sono tutti "casa e famiglia"...
Pietro@ereticodarogo

Lettera 5
La politica in Italia: non c'è Due senza Tre-sca
fidelin

TECNOCASTA CALDEROLI BY CARLI

Lettera 6
Marina "sentenza Lodo? una rapina": ma che ci sia un giornalista che una volta abbia il coraggio di chiederle "ma scusi, no avete corrotto un giudice?". Di cosa stiamo parlando?
Ciano
S

Lettera 7
Carissimo Dago,
vorrei ricordare a tutti i carissimi seguaci del tuo Sito che l'Italia e' l'unico Paese ad aver dato un Nobel ad un giullare ex attore di Carosello come Dario Fo. Penso che un tal premio andrebbe dato a chi veramente fa qualcosa di utile all'Umanita'. Chi era al
Governo quando gli fu assegnato...?

CARLO DEBENEDETTI E MARINA BERLUSCONI

Lettera 8
La iperzigomata Marina Berlusconi definisce "normalissime cene" quelle in cui un ultra settantenne è circondato da ragazze seminude ,foraggiate a banconote da 500€, per toccare e farsi toccare : si , in effetti è quello che succede in tutte le case degli italiani all'ora di cena. Cosa succederà quindi in casa Berlusconi quando vogliono fare una festicciola di compleanno?
Sanranieri

Lettera 9
Dago darling, a chi conosce la Storia solo per interposta Rai/Eiar i nomi di Agnadello, Magenta, Cassano d'Adda, Melegnano (Marignano), Lodi, Pavia, Solferino, ecc., ricorderanno solo città lombarde (nel caso delle più grandi). Solo gli "happy few" che s'informano liberamente (anche via Intenet) e veramente democraticamente (senza sottostare alle dittature fascista prima e catto-capitalcomuista poi) sanno che in queste località si svolsero varie battaglie per il possesso della Lombardia (o più precisamente il Milanese), da secoli una delle zone più ricche d'Europa.

formigoni

In passato (ultimi 5 secoli soltanto) erano Francia, Spagna, Austria e Piemonte a contendersi il malloppo. Ora, nella battaglia del Pirellone, chi saranno mai le potenze che si combattono se non i comitati d'affari? Ai comuni mortali non gliene frega niente, tanto sanno che non cambierà nulla per loro (se non in peggio)..."Franza o Spagna, purché se magna". E scusatemi se sono qualuquista.
Natalie Paav

Lettera 10
Sono preoccupato, anch'io ho abitato per alcuni anni in una casa pagata dall'azienda per cui lavoravo. Potrei essere indagato e finire su tutti i giornali come Calderoli?
Una volta si diceva che certe notizie vengono date a cazzo di cane, oggi invece bisogna dire che vengono date a cazzo di legno.
Stefano55

Lettera 11
caro Dago, che dice il Renzi che Monti non ha tagliato? Il giovanotto é disattento: 40 caccia F-35 che nessuno ancora sa quanto costeranno ma secondo me non meno di 150 milioni di Euro al pezzo fanno già 6 miliardi. Poi tanto per dire le previste Olimpiadi di Roma, una bella bischerata che di miliardi allo Stato ne sarebbe costai più del
triplo. Farebbe bene a informarsi un poco meglio.

MATTEO RENZI

Lettera 12
Dago, premesso che il Furmigun e' liberissimo di andare in un resort da 80k a settimana, e ancora meglio se con soldi degli altri. Poi visto che e' una vacanzina della minchia, senza agenda se la puo' anche scordare. Con tutti quegli impegni, tra digiuni vegani e castita' varie, uno perde la memoria.

Mi chiedo solamente se non sarebbe stato opportuno scegliere un residence piu' alla mano e magari prendersi un paio di giacche piu' decorose.
A meno che lo scopo non fosse quello di utilizzare le giacche come diversivo per deviare l'attenzione dell'opinione pubblica' dagli intrallazzi in sanita'.
Un abbraccio con dubbio dalle antille.
Lo scrondo

Lettera 13
Esimio direttore,
Dopo la deposizione odierna nel processo Ruby dove si passa dalle cene eleganti a gare di Burlesque, possiamo ufficialmente cambiare il nome in Silvio Burlesquoni?
Tuo affezionato
Half Ano

Ruby

Lettera 14
Caro Dago,
come non ringraziare di nuovo il "cavalier-pompetta", alias Silvio Berlusconi, per l'ennesima frase che entrerà nella storia e nel lessico dei prossimi anni?
Oggi l'ennesima perla sul Caso Ruby: "non erano spoglierelli, facevano gare di burlesque".
D'ora in avanti chiunque, tra gli innumerevoli cornificati d'Italia, potrà rispondere per le rime agli amici che gli domandano:
- Ma tua moglie è un pò zoccola?
- No, fa le gare di Burlesque!
un immenso "grazie" a Nonno-Silvio!
ONE

Lettera 15
Caro Dago,
D'accordo, Padania Truffona fa il paio con Roma-Ladrona ed è crollato il mito della Lega, dura e pura, a dimostrazione che di fronte alla pecunia, solo qualche Santo resiste, ma sinceramente, anche chi è di sinistra non può non notare ( salvo che il suo cervello sia ancora all'ammasso nei silos dell'ex Unione Sovietica) che a fronte di innumerevoli intercettazioni per la distrazione di poche migliaia di euro dei Bossiani, c'è un assoluta mancanza di intercettazioni sui milioni e milioni di Penatopoli e del Vendolaga(y)te.

CALDEROLI BOSSI MARONI

Evidentemente, per il solito doppiopesismo delle toghe e delle penne rosse, le prime vengono fatte filtrare dalle Procure-Gruviera, e/o carpite, fotocopiate e diffuse dai vari Copincollatori alla Travaglio, o Tribuni Mediatici alla Santoro; mentre le altre sono blindatissime, intrise di omissioni e omertà. Possibile, ad esempio, che non esista una telefonata Penati-Bersani, o Vendola Tedesco ?
Salve
Natalino Russo Seminara

Lettera 16
Egregio Direttore,
Leggo che il Pdl, dopo le elezioni amministrative, annunzierà la più grossa novità della politica italiana. Per non essere da meno, l'Udc di Cesa e Casini azzera i "vertici del partito, per creare una struttura nuova e snella". Altri chiedono la nascita di una destra italiana, che raccolga i moderati e s'inserisca nel contesto della politica europea. Altro ancora? Non so, quello che però in molti non sanno è che il tutto è condizionato dalla credibilità degli attori e fondatori dei movimenti "in fieri".

BUTTIGLIONE CESA CASINI

Si costruisce per il cittadino o a spese del cittadino elettore, speculando sulla sua credulità? Intanto cominciamo con l'azzerare i contributi ai partiti, calcolati in modo molto superiore alle reali necessità. Diamo alla base la possibilità di scegliere ed indirizzare un contributo "obbligatorio" ma mirato! Poi si che vedremo chi ama la politica e chi il potere o ...la cassa!

Togliamo i privilegi prima che il popolo sia stufo al punto tale da togliere di mezzo i politici stessi con metodi poco democratici: questo discorso si capisce o necessita di altri argomenti per essere compreso? E' chiaro o siamo ancora al bla bla? Basta!
Grazie per l'attenzione e buon lavoro
Leopoldo Chiappini Guerrieri
Roseto Degli Abruzzi (Te)

ELSA FORNERO E MARIO MONTI

Lettera 17
Caro Dago, ai tempi di Cuccia in occasione di qualche operazione spericolata era consuetudine distribuire nei vari consigli d'amministrazione un certo numero di utili idioti, non del tutto consapevoli ma necessari a ricoprire il ruolo di vittime sacrificali , alla bisogna. A distanza di quasi mezzo secolo sembra non sia cambiato nulla.

A dimostrazione che lo schema è vincente tutti lo praticano, in primis nella, apparentemente in secondo piano, battaglia politica. E' sufficiente leggere le cronache o assistere ai dibattiti televisivi. Un tutti contro tutti, sorrisi sopra e coltellate sotto, che prelude ad una resa dei conti che farà del prof. Monti e della sua coorte i capri espiatori, non del tutto immeritati, di una classe politica inane e cialtrona. Nel pieno rispetto delle previsioni di Nostra Damus Prezzolini e della sua Italia dei Fessi e dei Furbi.
Max

Lettera 18
Caro Roberto,
vorrei capire fino a quando si continuerà a perseverare nella masochista sottomissione a mafie e mafiette prepotenti e avide quanto ottuse e inconcludenti. Capisco che per gli stessi protagonisti della politica non sia facile uscirne. Infatti per tutti loro (noti e meno noti), benché esposti al pubblico ludibrio e preoccupati anche solo di uscire di casa, non è praticamente possibile smetterla legati come sono alle menzogne che hanno raccontato ai loro elettori, alle complicità lecite e meno lecite che li legano ai loro colleghi di partito, agli interessi e ai favori che hanno ricevuto e che DEVONO rendere.

montecitorio

Capisco tutto! ma per cambiare rotta dobbiamo per forza vivere un default progressivo e micidiale? Allora capisco che Grillo&co. dicano "muoia Sansone con tutti i Filistei". L'unica vera quanto non facile alternativa è riuscire nelle prossime elezioni a selezionare gruppi di persone capaci di guadagnare il consenso necessario per essere eletti e cambiare integralmente o quasi gli attuali occupanti del Parlamento.

Visto che il gradimento dei politicanti attuali è al 2% non sembrerebbe impossibile, ma è un po' come lo sbarco in Normandia: alla fine si sa che si vince ma di coraggio ne serve parecchio. Dopo potremmo avere il processo di Norimberga che reclamano Pannella e Grillo, ma solo dopo aver vinto la guerra elettorale.
liberbrio

Lettera 19
DAGO referendari&referenti, seguendo i fatti orrribili della "politica" italiota, una delle peggiori al mondo, ma sempre specchio della società nazionale, emerge chiaro e forte un quesito, una domanda di quelle che come sempre rimarranno senza risposta nei fatti . Se è vero, come è vero, che il popolo italiano si espresse inequivocabilmente, vent'anni fa, con percentuali bulgare sulla inderogabile necessità di non foraggiare i partiti, come è potuto avvenire che questa espressione assolutamente sacra e sovrana della volontà della gente abbia potuto essere vilmente raggirata?

TANTI SOLDI

Come è potuto accadere che il finanziamento ai partiti abbia impunemente preso la scorciatoia dei rimborsi elettorali con i risultati criminali che abbiamo finalmente constatato? Ci volevano i soliti giudici per scoperchiare la cloaca.

Chiaro che la risposta è semplice: è accaduto perchè in Italia comandano i partiti, i volponi dei partiti, i faccendieri dei partiti, i furbastri dei partiti, i voltagabbana dei partiti, i mariuoli dei partiti. Il popolo, come tale, si è dimostrato ancora una volta bue, gabbato all'italiana, cioè facendo in modo che non se ne accorgesse.

Ma ora, con la crisi che tutti lamentano a parole, con la difficoltà di tante famiglie, con i problemi estesi delle imprese, com'è che la 'gggente non tira fuori i coglioni una volta tanto e non solo vota scheda bianca, ma soprattutto chiede che chi ha varato le norme che hanno consentito di arrivare a beffare il popolo, come sopra indicato, siano esposti al pubblico ludibrio? Senza se e senza ma. Anche se si trattasse di Capi di Stato o chi doveva vigilare sulla perfetta rispondenza tra volontà popolare e concretizzazione della stessa.
Luciano.

 

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DI FORMINCHIONI CHE REPLICA ALAL MOGLIE DI SIMONE: "UNA MONTAGNA DI FANGO"

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Lettera di Roberto Formigoni a www.tempi.it

Cari amici,
nessuno come questo giornale ha trovato le giuste parole per definire la montagna di diffamazioni che si stanno riversando sulla mia persona, il mio ufficio di rappresentante del popolo lombardo, i miei amici del movimento di Comunione e Liberazione.
Non ho niente da rimproverare ai magistrati, chiedo soltanto di fare bene e presto il loro mestiere.

formigoni_e antonio simone

La carcerazione preventiva quando è ingiustificata e i processi mass mediatici sono una barbarie italiana, da cui non riusciamo a liberarci, tant'è che, diversamente da quello che è successo molte volte nei tribunali, nei processi mass mediatici non ci sono mai innocenti: sono sempre tutti colpevoli, difetti e debolezze sono sempre reati.

CARLA VITES MOGLIE DI ANTONIO SIMONE EX ASSESSORE ALLA SANITA' LOMBARDA

Oltre ad annunciare agli amici e lettori di Tempi che il mio avvocato sta per depositare una serie di querele per diffamazione, colgo l'occasione per dirvi cosa c'è di reale in tutta la montagna di fango che mi è stata riversata addosso e che, cara Carla Vites, dovrebbe a tuo avviso provocare a Cl "un sussulto di gelosia per la propria identità".

C'eri talvolta anche tu, in quelle vacanze al mare, in quelle cene e lo sai e l'hai anche detto tra le righe dei tuoi sfoghi alla stampa.
Nessun festino, nessuna occasione per tramare ai danni di chicchessia, nessuna riunione di affari.
Mi rimproveri di essere stato trascinato mio malgrado in vacanze spendaccione, nel lusso e nello sfarzo.

Roberto Formigoni

Scusate, plotone di esecuzione della stampa politicamente avversaria, non è un reato. Le spese delle carte di credito di Daccò sono elevate perché si riferiscono a conti collettivi. E se ci sono biglietti aerei e una settimana di vacanza alle Antille con cifre importanti, scusate tanto, non sono Brad Pitt ma me le posso pagare, me le sono pagate col mio stipendio.

Le ricevute dei rimborsi delle spese anticipate da Daccò? Non le ho tenute, le ho buttate; scusate, è un reato?
Scusate, esiste una legge che fa obbligo di tenere gli scontrini dei viaggi se questi viaggi non sono per lavoro, non vengono scaricati sulla Regione e, giustamente, rientrano negli affari del privato cittadino?

Formigoni

Carla, l'hai confessato tu, pur nella tua rabbia furibonda nei miei riguardi: niente stupidaggini lussuriose, niente combutte alle spalle del cittadino contribuente. Cara Carla, perché a scatenare la tua ira è bastata quella fotografia del Governatore "mollemente adagiato su un letto megagalattico del salone del Mobile"?

tilde-facone-formigoni

Faccio un brutto mestiere, lo sai, un po' come il chirurgo che deve entrare in sala operatoria e andare avanti a operare anche la mattina in cui avesse saputo che un amico ha perso il lavoro, ha avuto un lutto o, come mi hai severamente richiamato tu, è stato arrestato.

Ti assicuro, quella foto al Salone del Mobile rende ragione al dovere che io ho, specie in questo frangente in cui le fabbriche chiudono e la disoccupazione brucia la vita di tante, troppe persone, di dare supporto, partecipazione e, diciamolo, anche immagine all'Italia che tira la carretta, che cerca di ripartire, che lotta per ricreare posti di lavoro.

E' un delitto, secondo te, secondo voi, amici, che un Governatore accetti di farsi riprendere positivo e sorridente a simbolico sostegno in un salone dove si espone e si cerca di promuovere il lavoro delle nostre imprese in un momento in cui le imprese sono in crisi, l'esportazione langue e gli imprenditori suicidi non si contano più?

FORMIGONI

E' un delitto che un Governatore accetti di mettersi in posa, anche per fotografie che sulle prime possono apparire ridicole, ma che servono a promuovere il lavoro dei nostri imprenditori, operai, la nostra gente che oggi fa fatica a produrre e a mantenere le fabbriche aperte?

formigoni

Lo so che in un'altra dimensione, quella personale e prossima della nostra vita, la vicenda di Simone è importante almeno quanto il mio dovere istituzionale. E dunque, se anche nel mio tentativo di questi giorni - di fronte ad un bombardamento di domande in diretta con la redazione del Corriere della Sera e altrove - di difendere il buon operato e il buon nome della Regione Lombardia, trovi qualcosa di superficiale e affettato, mi scuso con te e con tutti gli amici.

E' vero, Simone è mio grande amico da 40 anni. Come mio amico - da meno tempo - è Piero Daccò, sia pure, e su questo Piero so che ne converrà, in una dimensione che non è, non può essere quella con chi, come Antonio, ha condotto le battaglie umane, politiche e culturali di una vita.

Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero Dacco

Non ti voglio Carla, non vi voglio amici, star qui ad annoiare con la rievocazione degli anni Settanta, quando con Antonio si resisteva in università contro quelli che ci sprangavano (e guarda caso oggi sono qui a darci lezioni di buona educazione civica). Né rievocare i primi passi in politica, quando Antonio entrava in Consiglio regionale in Lombardia sostenuto dall'entusiasmo di decine di migliaia di compagni di università, ciellini e non. Quando io stesso, entravo al parlamento di Strasburgo con quasi mezzo milione di preferenze, evidentemente di popolo e non soltanto della gente del movimento.

ROBERTO FORMIGONI

E' così, a un certo punto le nostre strade si sono divise perché Antonio fu spazzato via ingiustamente e ingiustamente recluso da inchieste che poi lo dichiararono innocente. Io salivo ai vertici della Regione Lombardia e ci sono rimasto in questi quasi vent'anni, non perché sono stato attaccato alla poltrona o a un ruolo, ma perché così, liberamente e democraticamente, la volontà popolare espressa a larghissima maggioranza degli elettori lombardi ha voluto che fosse.

I FRATELLI FORMIGONI

In questi anni Antonio ha lavorato soprattutto all'estero e, come hai raccontato tu, ci si è incontrati talvolta durante le vacanze o a tavola, in quel posto dove ogni persona umana ritrova la convivialità.

Può qualcuno dire che in questa amicizia Antonio abbia approfittato, nella professione che poi ha svolto all'estero e nelle società che ha condotto con Piero, della mia posizione di potere?

Qualcuno lo ha detto, certi giornali scrivono che se uno fa il Governatore e i suoi amici si occupano anche di sanità, certo ci sarà del losco tra loro. Affarismo e familismo amorale, scrivono. Ebbene, la pensino come vogliono: se si trovasse quel che non c'è, e cioè che sono stato corrotto, con soldi o quant'altro; se si documentasse con una sentenza, non con le illazioni e le sole ipotesi d'accusa, che io ho fatto una sola cosa di ciò che mi addebitano aver fatto per distrarre uffici e denaro pubblico solo per fare un favore ad amici incapaci e incompetenti, ne pagherò tutte le conseguenze del caso.

FORMIGONI h SAN FORMIGONI

Ma c'è un'altra e non meno importante dimensione della realtà, mia personale ma, soprattutto, sociale, comunitaria, civile, a cui devo anche qui ritornare e accennare, rimandando evidentemente altrove, in sede politica e di giudizio popolare, tutta questa vicenda.

E la vicenda è questa regione italiana che, con tutti i nostri limiti e, mi auguro, la perfettibilità che noi o altri dopo di noi realizzeranno, è sotto tutti i profili una delle regioni, se non la regione come suggeriscono i dati complessivi, meglio amministrata in Italia.
Non voglio qui rinnovare l'elenco di quanto abbiamo fatto e volto in vento favorevole alla costruzione di più solidarietà, più uguaglianza, più progresso per i cittadini lombardi.
Però non voglio neppure sminuirla.

Guardate i saldi positivi e gli encomi internazionali della nostra sanità. Analizzate l'immenso sforzo profuso dagli amministratori di questa parte d'Italia per dare al proprio popolo libertà di scelta, di educazione e di cura, servizi più che decenti, costi contenuti dell'amministrazione, battaglie per il lavoro.

FORMIGONI SU YOUTUBE Formigoni arancione

Ecco, cercate di analizzare punto per punto quanto è stato fatto dalla regione Lombardia in questi diciassette anni e provate a domandarvi se, in tutta onestà, non dovremmo andare più che orgogliosi, ripeto, dentro tutti i nostri limiti e perfettibilità, di quel pezzo di civiltà e di promozione umana e civile che abbiamo realizzato dentro uno stato che non raramente ci ha remato e ci rema contro, impedendoci la libertà di agire in comparti decisivi della società, sottraendoci risorse che in tante altre regioni sono invece state elargite a larghe mani, impedendoci di reinvestire in Lombardia il frutto dei sacrifici e del lavoro dei cittadini lombardi.

Esaminate con quanta generosità, come anche è stato ricordato su questo giornale, la Lombardia si è messa a disposizione e ha offerto una concretissima solidarietà alle regioni italiane più disagiate: ha fatto più la Lombardia, in termini di risorse e fondi attivati per il sud, che tutte le altre regioni d'Italia messe insieme.

ROBERTO FORMIGONI PH MARIO CASTIGLIONI FORMIGONI SU YOUTUBE

Ripeto, non voglio qui ribadire quello che ogni cittadino informato e osservatore onesto sa e, spesso, troppo spesso, viene dimenticato o escluso dai riflettori per ragioni che ovviamente posso immaginare e che fanno riferimento alla barbarie con cui è condotta la lotta politica in questo paese.

Sfido i presunti puri che credono di sapere e promettere di fare meglio della Lombardia, a offrire ai propri occhi e a quelli dei loro eventuali seguaci, la radiografia scientifica di quanto è stato fatto in questi miei diciassette anni di governo di questa Regione.
Sfido a pubblicare i dati degli organismi indipendenti. I dati delle authority italiane e delle istituzioni internazionali al riguardo della Lombardia.

ROBERTO FORMIGONI NEL SUO VIDEO PROMOZIONALE

Sfido chiunque a comparare questi dati con la situazione del resto dell'Italia e a contestare la nostra eccellenza.
Sono a volte caduto e cado in qualche eccesso di narcisismo o di personalismo? E' così. E allora?

C'entra qualcosa il mio personale modo di atteggiarmi, i miei limiti personali, i miei gusti o non gusti, con l'oggetto proprio della valutazione di un buono o cattivo amministratore?
Che cosa si deve giudicare: le mie camicie o i miei atti di governo?
Le mie giacche o le mie leggi?
I miei limiti di uomo o la mia concreta attività al servizio dei cittadini e il fatto che abbiamo reso questa Regione la più avanzata, moderna, efficiente in Italia?

formigoni scola

Non vi fate accecare dal buono o cattivo gusto delle mie cravatte sgargianti, o dall'antipatia, o simpatia che un Presidente della Lombardia il cui temperamento e carattere può destare sentimenti quali che siano.
Giudicatemi sui fatti, soltanto sui fatti di quanto è stato realizzato in questa nostra terra lombarda.

ROBERTO FORMIGONI NEL SUO VIDEO PROMOZIONALE

E non soltanto da Formigoni, ma da una compagine di governo, dal Pdl alla Lega che, con tutti i difetti e i problemi giudiziari che adesso hanno alcuni dei suoi uomini, è lì, squadernata, osservabile, valutabile serenamente e spassionatamente da tutti coloro che sono realmente interessati a giudicare le cose per quelle che sono e non per quelle che vengono oggi rappresentate distorcendo, mistificando, cancellando i dati elementari della Lombardia motore economico, civile e di regione rinomata in tutto il mondo.
Naturalmente i tanti e vistosi risultati conseguiti sono anche frutto di uno straordinario coinvolgimento e collaborazione di migliaia di dirigenti e funzionari della Regione e del sistema regionale.

ROBERTO FORMIGONI NEL SUO VIDEO PROMOZIONALE

E riflettete serenamente sul perché, per quattro volte di seguito, il popolo lombardo ci ha riportato sugli scudi al governo di questa grande, grandissima regione.
Non sono inebriato dal successo.
Non sono avido di chissà quale altro potere.
Non ho fatto il Governatore per andare a Roma e preparare chissà quali altri trampolini di lancio.

MARIO MONTI GIULIANO PISAPIA ROBERTO FORMIGONI GIORGIO NAPOLITANO ALLA SCALA PER LA PRIMA DEL DON GIOVANNI

Sono qui, al mio posto e alle mie responsabilità da quasi vent'anni, a sessantacinque anni.
Cosa credete che mi preoccupi alla mia età e dopo questa lunga cavalcata al servizio della gente?

Dice un salmo biblico, «gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, passano presto e noi ci dileguiamo». Non coltivo deliri di onnipotenza o di immortalità. Conto soltanto di aver servito il mio popolo con la coscienza di un incontro, di una educazione, di un affetto per Cristo, dentro l'umiliazione di tutti i miei tanti e tanti peccati.
Non sono un uomo perfetto, non sono un uomo sempre all'altezza dei miei amici e degli insegnamenti che ho ricevuto. Mi perdonerete, ma non direte mai che non è vero.

FORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO'FORMIGONI E DON VERZE jpeg

E così, debbo anche dirvi, che alla modesta menzogna di chi scrive e dice che nella sanità come nel mondo dell'impresa generica io avrei favorito i miei amici, rispondo: andate e guardate se i Rotelli, i Veronesi, i Rocca, i Garattini hanno ricevuto da noi un trattamento diverso.

Andate e verificate se anche personalmente questo Governatore non si è speso per ciascuno e per tutti gli imprenditori e i lavoratori della sua terra.
Andate e chiedete se non ho battuto questa Regione palmo a palmo cercando di rispondere alle attese e domande di tutte indistintamente le opere di solidarietà e di carità sociale.

Andate e parlate col popolo che mi ha conosciuto, la gente per la quale mi sono battuto, le fabbriche in crisi dove ho cercato e cerco di dare risposte all'altezza del bisogno. In verità abbiamo cercato di fare tutto per il bene di tutti, qualunque fosse il colore politico o la fede o la cultura che professasse.
Lo abbiamo fatto avendo come unico criterio la buona salute, la buona impresa, la buona amministrazione.

roberto formigoni e franco nicoli cristiani

Abbiamo commesso errori? Sì.
Tutto quello che abbiamo fatto è riformabile? Sì.
Bisognerà prendere atto puntualmente dei limiti di questo nostro amministrare? Sì.
Ma questo dovrà deciderlo il popolo elettore, non i tribunali, né tantomeno le campagne denigratorie e diffamatorie .

FORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCO

Ma ribadisco: l'amicizia non è un reato, anzi è il segreto della vita buona, la normalità del nostro essere nel mondo e per il mondo, il posto dove ogni uomo e donna desiderano ardentemente abitare e dove ciascuno di noi, qualunque professione svolga e responsabilità abbia nella vita, può trovare il necessario paragone e la prima correzione per essere quello che deve essere nella professione e responsabilità che è chiamato a svolgere.

FORMIGONI E LARA COMI FORMIGONI

Per il resto, faccio tanti auguri, a te Carla e a tutti gli amici di continuare a combattere insieme la buona battaglia. E ai legittimi avversari e persino a coloro che mi considerano un nemico, anche a loro auguro un rapporto, nei miei confronti e nei confronti dell'amministrazione che rappresento, che sia da uomini e perciò all'altezza della ragione e delle ragioni e non del pregiudizio, dell'ipocrisia e dei fanatismi che troppe volte abbiamo visto finire in intolleranza e violenza.
Roberto Formigoni

formigoni sirenetto e la bruna misteriosa

Ps. Inutile dire che non mi dimetterò: sarebbe da irresponsabili piegarsi al ricatto dei calunniatori e dare soddisfazione a lobby a cui sembra non importare niente del dramma della crisi che sta devastando l'Italia e a cui interessa soltanto la mia poltrona per i loro affari di potere.

 

IL “CERCHIO MAGICO” FESTEGGIA: È IN ARRIVO UNA BELLA ROTTURA DI MARONI PER BOBO - SPUNTA UNA TANGENTE DI 10 MLN

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Maroni

Marco Lillo per Il Fatto

Lorenzo Borgogni è stato sentito in gran segreto a Roma martedì scorso dai pm di Napoli che indagano sull'ipotesi di corruzione internazionale per le commesse estere di Finmeccanica.

Quella mattina era stato arrestato al suo atterraggio a Fiumicino Valter Lavitola e nessuno aveva fatto caso ai magistrati partenopei che andavano in gran segreto ad ascoltare per un paio di ore l'ex direttore centrale del gruppo controllato dal ministero dell'Economia, indagato a Roma e a Napoli.

MARONI IN PROCURAORSI GUARGUAGLINI LA RUSSA

Nel corso dell'interrogatorio si è parlato delle mazzette che sarebbero state pagate dalla società controllata dal gruppo che si occupa di elicotteri, Agusta Westland, per aggiudicarsi commesse all'estero. Già in precedenti interrogatori Borgogni aveva toccato questo tema e i magistrati hanno tentato di approfondirlo alla luce delle loro recenti acquisizioni investigative.

In particolare, secondo quanto ha detto ai pm Borgogni i costi di mediazione della vendita all'India degli elicotteri militari sarebbero stati gonfiati per pagare mazzette milionarie alla Lega Nord con il consenso dell'allora amministratore delegato di Agusta Westland Giuseppe Orsi. Questo manager nato a Guardamiglio nel Lodigiano nel 1945 e promosso prima ad amministratore delegato di Finmeccanica nel maggio 2011 e poi alla guida dell'intero gruppo nel dicembre scorso, rappresenta da decenni l'anima lombarda del gruppo pubblico romano e non fa mistero di essere un buon amico di Roberto Maroni.

maroni roberto OK OK OK ORSI

Orsi è l'unico manager vicino alla Lega nord a ricoprire un ruolo manageriale di primo piano in una grande società pubblica. Il manager lombardo possiede grandi doti, riconosciute anche da chi non lo ama per i suoi modi bruschi poco adatti a condurre un gruppo che è intriso di politica fino al midollo. Inoltre ha guidato nella sua fase di espansione Agusta, l'azienda più forte del gruppo dal punto di vista industriale. Certamente però solo con il suo curriculum non sarebbe arrivato al gradino più alto. Non è un mistero che Maroni lo abbia sponsorizzato nelle ore decisive della promozione.

ROBERTO MARONI ALLE NOZZE CON EMILIA MACCHI

Maroni e Orsi si conoscono da almeno 15 anni. Agusta Westland ha il suo cuore nella provincia di Varese e Maroni ha cominciato a frequentare l'amministratore di questo colosso industriale per ovvie ragioni istituzionali. L'importanza del gruppo Finmeccanica è nota a tutti in queste zone e soprattutto a casa Maroni: la moglie dell'ex ministro dell'interno, Emilia Macchi, da 25 anni lavora alla Aermacchi, una società controllata da Finmeccanica che recentemente si è fusa, ma forse sarebbe meglio dire ha inglobato, la Alenia dando vita alla Alenia Aermacchi. Emilia Macchi, molto stimata in azienda, è diventata dirigente qualche anno fa grazie a una delibera del Consiglio di amministrazione che ha riconosciuto la sua professionalità. Ovviamente Orsi, conosce benissimo la signora Maroni e le due famiglie si frequentano.

Guarguaglini e Lorenzo Borgogni

La signora Orsi invece non lavora nel settore aeronautico ma si occupa di consulenza aziendale. Rita Coldani, è infatti amministratrice unica di una società intestata a due fiduciarie che schermano i reali proprietari delle quote. La società si chiama Atirus Srl ha sede a Milano in Galleria del Corso e ha come azionisti la Cofircont Compagnia Fiduciaria con il 95 per cento e la Timone Fiduciaria con il 5 per cento.

ORSI GUARGUAGLINI CAPORALETTI

Nel 2010 ha fatturato solo 30 mila euro e l'anno prima poco più della metà. La Atirus possiede però un immobile iscritto al costo di 380 mila euro che si trova a New York. Probabilmente sarà un'eredità del periodo americano del manager. Il recente ritorno in tv di Lorenzo Borgogni non deve aver fatto piacere a Maroni. Proprio quando, do- po 30 anni nel ruolo di numero due, all'età di 57 anni, l'ex ministro si accinge a scalare la segreteria, il manager da lui sponsorizzato per la presidenza di Finmeccanica torna al centro dell'attenzione per storie di mazzette.

E stavolta non si tratta di vicende lontane o romane come quelle che hanno coinvolto la Selex Sistemi Integrali di Marina Grossi, moglie dell'ex presidente Pierfrancesco Guarguaglini. Né di storie che impensieriscono principalmente Silvio Berlusconi, come le pirotecniche intercettazioni panamensi di Valter Lavitola. Stavolta si parla di verbali (ancora da riscontrare) che tirano in ballo pesantemente il rapporto tra la Agusta Westland e la Lega.

MARONI E BOSSI

Lorenzo Borgogni ha riferito di avere saputo in ambito aziendale (anche se non ha rivelato la fonte delle sue informazioni che a maggior ragione sono tutte da riscontrare) che nella vendita di 12 elicotteri da parte di Agusta Westland al governo indiano sarebbe stato riconosciuto un compenso di 41 milioni di euro a un consulente del gruppo che ha rapporti storici con la Agusta, un imprenditore che opera in India ma è residente a Lugano e si chiama Guido Ralph Haschke.

ROBERTO MARONI ISABELLA VOTINO

Questa somma, dovuta per le sue prestazioni, stando al racconto di Borgogni, però sarebbe stata poi elevata a 51 milioni per far fronte alle "esigenze" dei politici della Lega Nord. Proprio Giuseppe Orsi avrebbe chiesto inizialmente ad Haschke di sottrarre al suo compenso la somma di 9 milioni di euro da far tornare attraverso un intermediario nella disponibilità del manager.

Giuseppe Orsi

Di fronte al rifiuto del consulente di rinunciare a una parte della sua fetta di commissione, si sarebbe trovata una via diversa a carico della società: in un incontro apposito - sempre stando al racconto di Borgogni tutto da verificare - si sarebbe raggiunto l'accordo di aumentare il costo della consulenza di dieci milioni "per soddisfare le esigenze dei partiti e in particolare della Lega Nord", partito che avrebbe appoggiato la nomina ad amministratore delegato di Giuseppe Orsi.
Un racconto tutto da verificare. I magistrati hanno convocato Guido Haschke ma il consulente si è avvalso della possibilità di non presentarsi essendo un cittadino straniero.

Lorenzo Borgogni

 

ALLARME ROSSO ALLA FARNESINA! RIGOR MONTIS VUOLE NOMINARE GIANNI LETTA AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE

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DAGOREPORT

Napolitano ha incontrato anche Bersani e Casini

1- BELLA NAPOLI CAZZIA CULATELLO
Povero Culatello perché per dirla con un giro di parole colorite gli stanno facendo il culatello. E non è solo la Camusso ad avercela con lo zio Fester del Pd, un partito sempre più simile ad una famiglia Addams allargata, ma anche il Colle. Nei corridoi del Quirinale si sussurra che Bella Napoli avrebbe cazziato e stracazziato zio Fester perché aveva prospettato un ritorno alle urne con lui evidentemente candidato premier per il centrosinistra e dintorni. "Non deve nemmeno parlare di elezioni altrimenti qua si destabilizza tutto", avrebbe tuonato Bella Napoli.

sca20 mario monti gianni letta mario stirpe

2- LETTA POSSIBILE AMBASCIATORE IN VATICANO
Rigor Montis vuole ringraziare Gianni Letta-Letta omaggiandolo di un posto importante e ha affidato l'incarico di trovare una sistemazione adeguata al fido non si sa quanto Catricaletta. Gira che ti rigira sarebbero state individuate due posizioni tutte e due di altissimo livello.

L'Eminenza Azzurrina potrebbe essere nominato ambasciatore presso la Santa Sede, un'operazione possibile perché verrebbe riesumato un vecchio provvedimento di Amintoruccio Fanfani in base al quale possono essere nominati ambasciatori anche non diplomatici di carriera. E Lecca-Lecca ambasciatore sarebbe gradito Oltretevere e soprattutto Monti lancerebbe un segnale di pace al Cavalier Pompetta visto che i rapporti dopo la vicenda frequenze sono al lumicino.

catricala monti berlu letta

Altra posizione individuata a Palazzo Chigi, visto che Giuseppe Orsi è sempre più dato in partenza, è la Presidenza di Finmeccanica, un gruppo che Gianni di casa nostra conosce benissimo (salvo eventuali orrori provenienti da Napoli da Valterino Lavitola, il nemico il più intimo di Letta & Bisi, cui addebita tutte le sue disgrazie).

L'allarme alla Farnesina è notevole. Il fatto che il governo Monti voglia rispolverare la "legge Fanfani" che consente anche ai comuni mortali cioè i non diplomatici di calzare la feluca ha provocato parecchia agitazione. Il piano sarebbe allo studio del governo perché Mao-Monti vorrebbe sistemare una volta concluso il governo alcuni ministri come ambasciatori.

grgln10 gianni letta guarguaglini

E viene ricordato che subito dopo la guerra dopo il governo Bonomi in alcune capitali importanti furono inviati proprio ex ministri e sottosegretari: Giuseppe Saragat a Parigi, Manlio Brosio a Mosca, Sergio Fenoalte a a Pechino. A rendere possibile l'operazione feluche c' è proprio l'imminente pensionamento di un numero consistente di ambasciatori che lasceranno New Delhi, Londra, Parigi, Ue e Nato.

IL MINISTRO TERZI A KOCHI CON I DUE MARO

E alla Farnesina, visto che il lavoro manca, si gioca già al totoambasciatori: Riportino Moavero, in arte Lisa dagli occhi blu, a Bruxelles alla Ue, l'ammiraglio smaronato in India Di Paola sempre a Bruxelles ma alla Nato, Passerotto in Salza di casa nostra a Pechino.

Ma la poltrona più importante è quella che dovrebbe essere riservata a Gianni Letta. L'Eminenza azzurrina sarebbe sempre in pole position per l'ambasciata di piazza Belle Arti, quella presso la Santa Sede. Mao-Monti accontenterebbe cosi tutti in un colpo solo: Gianni che vedrebbe premiati cinquant'anni e passa di genuflessioni e baciamano, Santa Romana Chiesa che potrebbe contare su un suo uomo, il cavalier Pompetta che finalmente riesce gratificare il suo primo collaboratore con un incarico istituzionale prestigioso.

Moavero

Però c'è un ma. Rigor Montis per liberare un bel po' di sedi aveva bocciato la richiesta di Terzi di santaqualcosa di posticipare di due anni il pensionamento degli ambasciatori sessantacinquenni. Come si farà con l'Eminenza Azzurrina che viaggia oltre quota 70? Sarà necessaria una dispensa papale che non sarebbe certo un problema ottenerla dato che Tonti dei Monti va un giorno sì e un giorno no va in Vaticano da Benedetto XVI?

3- IL GOVERNO DEL "SOTTO IL RIPORTO NIENTE"
Quello di Mao-Monti è il governo del riporto. Niente a che fare con la Borsa e con opzioni finzniare come qualcuno potrebbe pensare. Il riporto è quello delle capigliature che furono un tempo di Giulio Terzi e di Nosferatu Moavero in arte Lisa dagli occhi blu. Potrebbero essere loro i protagonisti del nuovo cinepattone dei Vanzina Brothers dal significativo titolo "Sotto il riporto niente".

 

FLASH! - QUESTA MATTINA SI E' CELEBRATO IL BATTESIMO DEL BEBE' GIOVANNI FRUTTO DEI LOMBI DI AIRONE PASSERA IN SALZA

CINE BOX OFFICE - VENERDI’ DI DEBUTTO PER WOODY “DUEPALLEN” ED E’ SUBITO PRIMO CON UN OTTIMO INCASSO

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1- BOXOFFICE DI VENERDÌ 20/4

WOODY ALLEN E PENELOPE CRUZ

1- To Rome With Love 527 mila euro
2- Battleship 147
3- Titanic 113
4- StreetDance2 86
5- Diaz 70

Altre nuove uscite: Una Spia NonBasta 37 - ‘'Primo Uomo'' 16


2- LA CRISI DEL CINEMA ITALIANO: SI PRODUCONO PIU' FILM, SI FANNO MENO INCASSI
Da Il Messaggero

6n49 valentina cervi premia gianni amelio

Calano gli spettatori di film italiani nei primi quattro mesi del 2012 rispetto all'analogo periodo del 2011: la quota passa dal 54,92% al 38,47%. È uno dei dati più significativi dell'analisi presentata dalla Direzione generale per il cinema del ministero dei Beni culturali e dall'Anica.Il dato negativo per i nostri film di inizio 2012, secondo produttori e distributori, è legato anche alla mancanza finora di un blockbuster come Che bella giornata di Zalone.

DIAZ NON PULIRE QUESTO SANGUE DI DANIELE VICARI

«Pensiamo entro fine 2012 di arrivare per i film italiani alle stesse quote del 2011, ma comunque sia è evidente che il nostro è un mercato in stallo», ha detto Riccardo Tozzi, presidente dell'Anica. Tra i dati più preoccupanti, la sempre minore affluenza dei giovani nelle sale.

In compenso, si producono più film: nel 2011 erano 132 finanziati al 100% da capitale italiano, contro i 115 del 2010 (+17%). Complessivamente il dato è positivo: sono 155 in totale i film di nazionalità italiana prodotti nel 2011 rispetto ai 142 del 2010 (+13%). La tendenza positiva va consolidandosi, visto che nel 2009 i film nazionali erano 131.

 

 


ADDIO FESTIVAL DI ROMA? - SALTA IL CDA DI LUNEDÌ PROSSIMO, DECISIVO PER IL FUTURO DELLA MANIFESTAZIONE

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Gloria Satta per Il Messaggero

marco muller

Acque sempre più agitate al Festival di Roma. Salta il cda di lunedì prossimo, decisivo per il futuro della manifestazione. Troppe questioni ancora aperte. E non si tratta soltanto del contratto di Marco Müller, sul quale si discute da settimane, né del numero di collaboratori che il neodirettore avrebbe chiesto, ancora meno del distacco di Mario Sesti che intende andare a dirigere il festival di Taormina.

VALERIA LICASTRO PAOLO FERRARI

In gioco, a questo punto, sono le date della manifestazione cinematografica che dovrebbe tenersi dal 18 al 26 ottobre, e addirittura la sua sede storica, l'Auditorium. Müller vorrebbe spostare il festival più avanti, magari a novembre, per avere più tempo utile a preparare un'edizione kolossal, la prima sotto il suo regno. Progettando magari un'inaugurazione «simbolica» all'Auditorium nelle date concordate per poi rimandare più tardi il «vero» festival con grandi film, divi, sorprese e trovate.

Ma sotto le volte disegnate da Renzo Piano non vogliono nemmeno sentir parlare di un eventuale slittamento: la disponibilità è blindata, all'Auditorium a novembre sono programmati concerti che nessuno si azzarderebbe a cancellare.

Inutili sembrano le riunioni febbrili delle ultime ore per tentare di sbrogliare la nuova, incandescente matassa. Come uscirne? Müller non ha mai nascosto il desiderio di sganciare il Festival dall'Auditorium, portandolo in altri spazi cittadini. Magari alla Conciliazione, sede di prestigio, per poi allargarsi ai multiplex, a Cinecittà, ad altre sale.

CARLO FUORTES

Chiamato a risolvere la nuova querelle è il presidente di Cinema per Roma, Paolo Ferrari, che ha comunque indetto una riunione lunedì prossimo per tentare un'estrema mediazione. «Far slittare il festival a novembre? In linea di principio non sarei contrario, ma dove dovremmo farlo?», si chiede Ferrari. «La sede dev'essere l'Auditorium ma le date sono blindate. La Conciliazione? Come si fa, ha una sala sola...».

Mario Sesti

E' vero che non ne può più, che si è pentito di aver accettato la carica di presidente? «Macché, la faccenda è più complicata del previsto ma non mi spavento né mi tiro indietro». C'è chi giura che il Festival a qusto punto rischia grosso, tra una polemica e l'altra potebbe addirittura essere cancellato. «Ma non scherziamo, i soci fondatori hanno ribadito la volontà di sostenerlo. Il Festival si deve fare, anche Müller lo capirà».

 

L’ITALIA DEI TAROCCHI - NEL GRANDE CIRCO BARNUM DELLA SECONDA REPUBBLICA, TRIONFANO I MAGHI DEI NUMERI

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DAGOREPORT

LUIGI LUSI

L'Italia del Tarocchi continua a stupire anche ai tempi cupi di Rigor Montis.
Tutti continuano a dare i numeri: dal governo sugli esodati (invisibili), al Censis del veggente Giuseppe Roma, che annuncia un improbabile terremoto edilizio.
E ancora.
Dai maghi dell'Auditel (catodico) guidato da Houdini-Malgara, all'illusionista (di carta), prestigiatore dell'Audipress.
Già, artisti sconnessi sotto il tendone Napolitano.
Così, c'è chi "dà i numeri" e chi con le cifre rappezza bilanci o fa sparire i soldi della cassa (comune).

VIGNETTA BENNY MONTI CAMERIERE DI NAPOLITANO

Al Grande Circo della seconda Repubblica trionfano il Silvan della Margherita, Luigi Lusi, e l'Uomo dal raggio verde, Francesco Belsito.
A piazza Affari, i nani e le ballerine preferiscono esibirsi invece nei Paradisi fiscali.
Intanto, la donna cannone (calibro 18), Elsa Fornero, annuncia che si farà catapultare negli stabilimenti dell'Alenia.
All'interno del traballante tendone dell'impresario aeronautico col mal di rotore, Giuseppe Orsi (Finmeccanica).
Da Pirellonia, s'annuncia l'arrivo dei giocolieri di Comunione e fatturazione. Dopo aver ripudiato San Giussani per Saint Barth, i fantasisti sponsorizzati da Roberto Formigoni, assicurano incantesimi profumati d'incenso e oro.

FRANCESCO BELSITO

Altro che Harry Potter.
L'Italia dei Tarocchi sembra popolata da tanti Lord Voldermont desiderosi di dominare il mondo con i soldi (altrui).
Già, basta con la Lavito(la) agra.
Poi, basta leggere i giornaloni, con i suoi clown di turno (esperti&ignoranti), per completare lo straordinario spettacolo circense. Alesina&Giavazzi, acrobati perplessi sotto il tendone del Corrierone.

formigoni

Ma torniamo ai Maga maghella dei numeri, tornati alla ribalta nei giorni scorsi.
A cominciare dai chiromanti della federazione degli editori (Fieg). Nonostante la crisi del settore, la confindustria di carta ha reso noto, giuliva, che i lettori dei quotidiani sono aumentati "in valori assoluti" di oltre un milione rispetto allo scorso anno (rilevamento Audipress).

monti tessera dei giornalistihsGetImage

E qui, dal mondo magico si precipita al campo celeste dei miracoli.
Almeno a dare credito proprio alle ultime cifre (18 aprile 2012), fornite dalla stessa Fieg sulla diffusione dei quotidiani nell'ultimo trimestre (non la vendita in edicola!).
Una vera catastrofe:
"Corriere della Sera" (-2,9%), "la Repubblica" (-7,7%), "la Stampa" (-1,9%), "la Gazzetta dello Sport" (-10,8%), "il Messaggero" (-2,9%), "il Giornale" (-16,7%), "Libero" (-9,2%).
C'è qualcosa, allora, a dispetto dei santoni dell'Audipress, che non "quadra" nel rapporto acquirenti-lettori dei giornali.

GIORNALI

Almeno che, qualcuno - a imitazione del Gesù moltiplicatore dei pani e dei pesci -, possa dimostrare la seguente paradossale equazione: meno quotidiani si comprano in edicola più aumentano i suoi consumatori-lettori.

giornali

"Il sondaggio e le statistiche ormai hanno sostituto gli oroscopi, ma hanno valore di probabilità uguali", sostiene lo scrittore Guido Ceronetti.
Difficile dar torto all'autore di "Insetti senza frontiere" se si prende in esame l'insieme della pubblicistica sull'allegra compagnia dei sondaggisti à la carte capitanata dall'insuperabile, Renatino Mannheimer.

Mai che ci azzeccassero in vista delle tornate elettorali.
Del resto, neppure il mitico Charles Bukowsky si fidava dei Signori dei numeri "perché - sosteneva - un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente dà una temperatura media".
Incredibile, no?

GIUSEPPE ROMA GIUSEPPE DE RITA

E se anche il Censis del prof. Giuseppe De Rita rivela di aver alzato il gomito al momento di offrire - per mano del suo alticcio sommelier, Giuseppe Roma -, gli effetti dell'Imu sui prezzi della casa, la sbronza (delle cifre) è completa.

 

BOLLYWOOD! L’ASTRO NASCENTE DEL CINEMA INDIANO RAPITA E FATTA A PEZZI DA DUE FINTI PRODUTTORI

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Francesco Piccolo per il "Corriere della Sera"

MENAKSHI THAPA

Meenakshi Thapa era un'attrice di 26 anni. Aveva appena finito di girare una piccola parte in un film importante, sulle pendici dell'Himalaya. Lì ha incontrato una coppia di aspiranti attori, più in basso di lei nella scala gerarchica della speranza. Eppure quelli sono riusciti a convincerla a seguirli, perché volevano proporle la parte di protagonista in un film.
Ora, una storia del genere non dovrebbe funzionare. Se invece che nella vita reale, Meenakshi fosse stata in un film, gli sceneggiatori le avrebbero impedito di partire: non era logico. Come si può credere a quei due? Nei film la logica deve imporsi, per essere credibili. Nei film, se qualcuno viene ammazzato, c'è un motivo plausibile. Ma i film non sanno che nella vita le cose vanno diversamente.

Bollywood

Quella è Bollywood, appunto; cioè l'industria dello spettacolo più potente del mondo. Dove i film si girano uno dietro l'altro, e il risultato sono storie d'amore strazianti, canzoni recitate e ballate, colori eccessivi, azione. Una catena di montaggio del divertimento. Chiunque va in una sala a godersi un prodotto di Bollywood, sogna. Sogna due volte: grazie alla storia del film, se è bella; e la conseguenza (il secondo sogno) è inevitabile: vorrei essere lì. Vorrei fare quella vita. Essere come loro - con loro.

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Non importa se si ha talento, o solo voglia di successo, di ricchezza, se è narcisismo o necessità di esprimersi. Chiunque può raccontarsi quello che vuole. Ma la verità è che tutti tendono a raccontarsi di essere dei predestinati. Soltanto che i predestinati sono in un numero esponenziale gigantesco, rispetto ai destini riusciti. Cosa fanno tutti gli altri?

bollywood

Il problema, quindi, sono i sogni che mettono in piedi i luoghi del sogno, Bollywood come Hollywood. Meenakshi quindi decide di partire con la coppia di fidanzati attori, lui un po' più grande, lei soltanto una ragazza. Sono diretti in una cittadina lontana, in una casa al riparo dal resto del mondo. Si allontanano alla vista di tutti, non si capisce perché. E poi, troppo tardi, si capisce.

È lì che i due strangolano Meenakshi Thapa, la decapitano, seppelliscono il corpo in una fossa biologica, mettono la testa in una borsa sportiva, salgono su un autobus, e al primo tratto di campagna lanciano la borsa (la testa) dall'autobus in corsa.

Meenakshi aveva la speranza di una parte. Loro avevano la speranza di un riscatto. L'avevano chiesto alla famiglia, ma senza risultati. Chissà perché, si erano convinti che la stellina del cinema fosse ricchissima. Non lo era. Una fine agghiacciante, quella di Meenakshi Thapa, chissà quanto in ascesa nel mondo eccessivo e frenetico del cinema indiano, quello spicchio di vita sognante e allo stesso tempo miserevole che sta nel perimetro chiuso delle grandi produzioni cinematografiche. Una follia, senz'altro. Del resto, di tutti i fatti della cronaca nera, in qualsiasi angolo di mondo, si può dire che sono una follia. E chiuderla così.

bollywood bollywood poster

Ma qui, si parla di Bollywood. Anzi, non importa che sia Bollywood oppure Hollywood, o chissà quale altro circo che pompa grandi sogni. Importa soltanto che un'enorme quantità di gente sogna di vivere all'interno di quei confini, a qualsiasi costo, in qualsiasi modo. È così che cade in trappola. Perché poi, lì dentro, si ritrova in un paradiso minuscolo attorniato da un inferno gigantesco, dove la frustrazione e la speranza inducono a qualsiasi soluzione.

Tutto questo il cinema lo ha saputo già raccontare, quando ha avuto il coraggio di penetrare le proprie ferite. Lo ha fatto con «I protagonisti» di Altman, dove viene assassinato uno sceneggiatore semifallito, nella totale impunità dei potenti. Ma soprattutto con «Mulholland Drive» di David Lynch, che è entrato proprio nella testa di una stellina di Hollywood alle prese con la lenta coscienza del proprio totale fallimento; al punto che si reinventa una vita immaginaria in cui ha avuto successo.

bollywood poster 02 bollywood

È quello che ha tentato di fare Meenakshi Thapa - è quello che tentiamo di fare tutti, alle prese con la nostra vita. Soltanto che lei non sapeva più rendersi conto che la vita reale e quella che si vede al cinema hanno conseguenze diverse. Il problema, per chi sogna il cinema, è che le differenze le capisce poco. È questo il problema dei sogni: sono molto lontani, sono per pochi. Tutti i sognatori che rimangono qui, a terra, si arrangiano con un refolo di speranza che li spinge a superare questa settimana, sperando che la prossima sarà migliore. In fondo, una vita normale, con sogni moderati, vicini, abbordabili, forse porta meno lontano, ma raccoglie concretezza.

Non solo. Ma la forza di vivere la propria vita, serena, grama, noiosa o semplice che sia, spesso la danno proprio le storie dei film, iniettando quella dose di epicità nella vita di chiunque di noi, che ci fa pensare all'uscita dalla sala: in fondo la vita è piena di cose da fare, di sentimenti da esprimere. E questo sarebbe bastato alla stellina indiana e ai suoi assassini, se avessero avuto il coraggio gigantesco di non farsi strappare alla vita reale.

 

FINE ELISEO PER SARKO? CARLà TORNA IN MERCERIA? - OGGI 44 MILIONI E MEZZO DI FRANCESI AL VOTO, VINCONO GLI ASTENUTI

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Alberto Mattioli per La Stampa

Ci siamo. Oggi 44 milioni e mezzo di francesi scelgono fra dieci candidati non il nuovo inquilino dell'Eliseo, ma i due che se lo giocheranno al ballottaggio. In realtà, i votanti saranno di meno.

STRETTA DI MANO TRA SARKOZY E HOLLANDE

Secondo gli ultimi sondaggi, il partito degli astenuti è fortissimo: 26%, vicino allo storico record negativo del 2002, 28,4%. È scontato che al secondo turno andranno il presidente uscente Nicolas Sarkozy (dal 27,5% al 25%, secondo i sondaggi) e il favoritissimo sfidante socialista François Hollande (dal 30% al 27%). Il terzo uomo sarà probabilmente una donna, l'ultradestra Marine Le Pen (dal 17% al 14%), che si gioca il podio con l'ultrasinistro Jean-Luc Mélenchon (dal 15% al 12%). Però bisogna fare attenzione anche al centrista François Bayrou, accreditato di un 10%, poco per sperare ma abbastanza per diventare l'ago della bilancia. Gli altri candidati, dalla verde Eva Joly in giù, vanno dal 2% allo zero virgola poco.

VALERIE TRIERWEILER E FRANCOIS HOLLANDE jpeg

Ieri tutti gli aspiranti presidenti hanno rispettato il silenzio e passato in famiglia la giornata di riflessione. Mélenchon, che detesta i giornalisti, ha detto di essere contento di non doverseli sorbire almeno per un giorno. Intanto, negli sparsi resti dell'impero si era già iniziato a votare: prima gli elettori di Saint-Pierre et Michelon, isolette al largo del Canada poi, seguendo i fusi orari, quelli delle Antille, della Guiana e della Polinesia.

Significativo: la storia di queste presidenziali, infatti, non comincia in Francia ma fuori. Per la precisione, nella suite 2806 dell'hôtel Sofitel di New York. Come siano andate davvero le cose fra Dominique Strauss-Kahn e la cameriera non lo sapremo mai. Quel che è certo è che, quel 15 maggio 2011, a Dsk bastano dieci minuti per passare da favorito per l'Eliseo a reietto della società. Via libera al medioman Hollande.

SARKOZY E IL BACIAMANO A CARLA BRUNI

Ma sulla sua strada ci sono due donne: l'ex compagna Ségolène Royal, che chiede a tutti di citarle «una cosa, una sola cosa» che François abbia fatto in trent'anni di vita politica (a parte quattro figli, e proprio con lei) e Martine Aubry, la dura che lo accusa di essere «la gauche molle». Tanto molle, però, Hollande non è. Il 16 ottobre il verdetto delle primarie del Ps è inequivocabile: tre milioni di votanti, 56% Hollande, 44% Aubry.

A destra, Sarkò aspetta a dichiararsi. La sua strategia è quella di aspettare che i dati economici siano migliori, o almeno meno cattivi, e poi scatenare una campagna breve e distruttiva: napoleonica. Così, a inizio 2012 è ancora Hollande a menare la danza.

MARINE LE PEN

Il 22 gennaio, al Bourget, con un insolito sfoggio di eloquenza riesce a galvanizzare il popolo socialista. Peccato solo che, giorni dopo, durante un comizio, un'antipatizzante gli rovesci in testa un sacco di farina. Il 6 febbraio, una simpatizzante scende invece in campo per Sarkozy. In visita a Parigi, Angela Merkel annuncia che farà campagna per lui (a oggi, però, risulta desaparecida: Sarkò per primo ha capito che i francesi non avrebbero gradito).

Benché i numeri dell'economia non migliorino e le lettere men che meno (la perdita della tripla A è una coltellata), il 15 febbraio Sarkozy ammette finalmente di voler succedere a sé stesso. I sondaggi, però, continuano a essere cattivi e a Bayonne suona un altro campanello d'allarme: mentre il Président passeggia per il centro, una pioggia di fischi e di uova lo costringe a rifugiarsi in un caffé.

SOSTENITORI DI MELENCHON DEL FRONT DE GAUCHE

Intanto Le Pen e Mélenchon si contendono il terzo posto nei sondaggi e il primo come candidato antisistema. Il dibattito tivù nel quale si affrontano le due belve è il migliore della campagna: lei gli squaderna il giornale in faccia sostenendo di non voler parlare con chi l'ha definita «una mezza demente», lui replica: «Madame, le resta l'altra metà».

Mélenchon

Maramaldeggia perché i sondaggi lo premiano. Accreditato del 5% dei voti a inizio campagna, Mélenchon la finisce al 15%. Che sia in crescita se ne accorgono tutti quando, il 18 marzo, prende la Bastiglia portandoci una folla oceanica che sembra uscita da un documentario dal titolo «C'era una volta il comunismo»: bandiere rosse, pugni chiusi, invettive contro i ricchi e promesse di farli piangere.

francois bayrou lap

Il giorno dopo, a Tolosa, la Francia e il mondo scoprono sgomenti il killer islamista della porta accanto. La strage nella scuola ebrea ferma la campagna elettorale, scuote la Nazione e rilancia per qualche giorno Sarkozy, sempre bravissimo nelle emergenze. Ma l'opinione pubblica si mostra più saggia di quanto si supponesse e nessuno riesce a sfruttare l'orrore a fini elettorali.

Il 26, Bayrou prova a rilanciarsi con un gran comizio, ma è un flop. Gli elettori non gli perdonano di dire quel che non vogliono sentire: che la Francia è nei guai e che per uscirne sarà necessario fare sacrifici. Intanto la Joly, ormai sbeffeggiata anche dai suoi «amici» verdi, casca dalle scale al cinema e finisce all'ospedale. E tutti: è l'immagine della sua campagna.

Siamo a domenica scorsa. Hollande riunisce 100 mila persone davanti al castello di Vincennes, Sarkò risponde portandone altrettante in place de la Concorde. In realtà in entrambi i casi sono certamente meno e comunque forse troppe per i due mediocri discorsi che devono ascoltare. Il primo tempo della finale della Coppa Eliseo finisce qui: uno a uno, ma il controllo di palla è di Hollande. Oggi la ripresa, il 6 maggio i supplementari. Bon courage.

 

IL DIVINO QUIRINO ANALIZZA TRE CASI DI MALAMODA: FORMIGONI, LORENZA LEI E MARCEGAGLIA (VINCE CHI NON AZZECCA UNA)

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Quirino Conti per Dagospia

Quirino Conti ph Graziella Vigo

Il caso rischia di finire negli annali: tre fra le personalità più autorevoli (o almeno fra le più in vista) di questo paese, culla del made in Italy e, si vorrebbe, dello Stile, rivestite - è proprio il caso di dirlo - del più caparbio e indefesso ottenebramento formale: fino all'incredibile, al mirabile; e all'oscuro.

MARCEGAGLIA

A cominciare dalla signora Marcegaglia, ex presidente di Confindustria e giovane, combattiva donna di mondo. Passata da una turbolenta e ingovernabile testa Luigi XIV, 1701 circa, a una, sempre al maschile, stiratissima e citazionista Frans Hals, 1664 in punto; da un rovo, cioè, senza requie a una spiombatissima cascata di spaghetti al sole. Nell'uno come nell'altro caso, con scarsissimo vantaggio per il suo costante broncio combattivo.

MARCEGAGLIA

Infatti, a voler confrontare nella memoria le sue immagini, è come se il presidente uscente avesse partecipato tutto il tempo a una sfida; o, che so, a un reality: vince chi non ne azzecca mai una! E, con molto impegno, com'è dell'imprenditrice, come se passasse il tempo a setacciare l'universo dello Stile per cavarne il peggio: così da "scombinarlo" con tutto il resto già "scombinatissimo".

MARCEGAGLIA

Ed è persino sorprendente come su di lei, sempre così assennata e concisa, si possano riscontrare eccezionali pezzi di dissennato squilibrio e d'inestinguibile logorrea formale. Sempre, immancabilmente ogni qual volta i media devono raccogliere un suo passaggio o le sue reazioni: senza che un cenno di ravvedimento o di conversione la soccorra.

Lorenza Lei - foto Ansa

Nell'unito come, il cielo ne scampi, nelle fantasie: scelta, quest'ultima, praticata - parrebbe - almeno con disattenzione; se non con evidente gusto per le sciarade, gli ossimori o la dislessia figurativa. E un metaforico, inconsapevole daltonismo. Assalita, nel pesante come nel leggero, da volumi e proporzioni mai deludenti in una simile strategia di refusi formali. E di malamoda.

Del direttore generale Lei avevamo già avuto occasione di occuparci per alcune sue inspiegabili "pseudochanelliane": piuttosto addobbate e con un insolito e preciso gusto per la ferramenta. Mai immaginando che i primi zefiri di primavera le avrebbero portato un inspiegabile rigurgito da cresimanda.

LORENZA LEI

Infatti la signora, forse incapace di contenere un'anima da fanciulla e una tenerezza da Figlia di Maria, appare ultimamente in un giacchino - sempre in quella proporzione su di lei assassina -, stavolta concepito però in un candido materiale direttamente mutuato da quegli indimenticabili abiti da Iniziazione cristiana.

Insomma, un niveo merletto, un sangallo presumibilmente, che, non troppo diverso da quelli tornati ultimamente in grande auge presso gli elegantoni vaticani, pur tuttavia così visibilmente "profuma" ancora di pasticceria: simile a un lavoro di zucchero filato, o a una di quelle tenere carte ritagliate sulle quali si pongono succulenti Mont Blanc, liquorosi babà e tremule gelatine. O decoratissime cassate!

FORMIGONI

Ecco, per il suo difficile e ruvido compito, la primavera deve aver consigliato al direttore generale Lei un inconfondibile profumo di gigli o di zuccherose delizie pasticciere.
Decriptare quell'insolito giacchino sarebbe troppo facile; meglio passare al prossimo reo confesso.

Anche di lui, del governatore Formigoni, ci eravamo dovuti occupare in precedenza: anche nel suo caso, mai immaginando che il percorso intrapreso, da "indossatore anni cinquanta", lo avrebbe condotto a simili vertici di assoluta, caparbia determinazione. Ora il problema è se trattasi di strategia dadaista, intenerente inconsapevolezza o, piuttosto, del tracimare di un'ombra del cuore divenuta ormai ingovernabile.

FORMIGONI

Giacché, vederselo comparire in tal modo, obbliga ogni volta a un esercizio sempre più difficile: per contenere uno stupore, troppo spesso ormai alla soglia dell'ilarità. Ma uno stupore persino dolente: così conciato, stentoreo, sorridente e allampanato. A causa di qualcosa che traspare tanto eccessiva e impietosa sul suo corpo da sembrare l'ignara aggressione di segnali incontrollabili e di certo autolesionisti. Che nessuno oserebbe: neppure con un allegro passato da boy accanto ai celebri scaloni della Osiris. O sulla Riviera romagnola, in un bozzetto di Danilo Donati, per un film di Fellini.

FORMIGONI

Per il Memores Domini, una smemoratezza quasi sofferente. Da neppure più commentare. Perché imbarazzante; e per certi versi impietosa.
Quale deriva - stilistica - vi sia infatti dietro tre casi del genere, è interrogativo che è bene lasciare nell'ombra della discrezione; e alle loro rispettive, tolleranti autoassoluzioni. Per tanta loquacissima malamoda.

"Sentivo che le cose stavano per mettersi male, e ripresi precipitosamente a parlare di vestiti" (Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, La prigioniera).

tilde-facone-formigoni

 

EFFETTO LEGA SULLO SPREAD - LE GRANDI BANCHE D'AFFARI PUNTANO IL DITO CONTRO IL CARROCCIO

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Francesco De Dominicis per "Libero"

bossi

Quando alla guida del Governo c'era Silvio Berlusconi la corsa all'insù dello spread era "agganciata" proprio alla presenza del Cavaliere a palazzo Chigi. Ora che da quelle parti l'inquilino è cambiato e si chiama Mario Monti, la faccenda va letta con lenti diverse. E guai ad attribuire al premier in carica qualche responsabilità sul divario in aumento tra il rendimento dei btp italiani e i bund tedeschi. Ma tant'è. Financo l'Unione europea, ieri, è scesa in campo per difendere il professore.

BOSSI

All'apertura dei mercati, il differenziale dei tassi di interesse si era allargato progressivamente: partito a 388 punti è salito fino a sfondare quota 400. E pensare che solo poche settimane fa era sceso sotto i 270 punti. Insomma, il quadro è quasi da allarme rosso. Così, da Bruxelles, hanno preso carta e penna per mettere nero su bianco una sorprendente difesa d'ufficio: l'Ue resta «fiduciosa» nella capacità dell'Italia di far fronte alla crisi finanziaria e non ritiene utile commentare i «movimenti speculativi dei mercati sul breve termine». Due elementi: Monti non può essere colpevolizzato, la corsa al rialzo dei tassi dipende dalla speculazione.

ILLUSTRAZIONE DI MARILENA NARDI - ROSY MAURO TRA I DIAMANTI

A punzecchiare il primo ministro italiano ha pensato il Financial Times: Roma deve «fare di più per rilanciare i suo fiacchi tassi di crescita» perchè « i mercati si chiedono se riuscirà mai a ripagare il suo debito». Le solite stoccate della City. Non paragonabili al muro difensivo alzato dalla Commissione europea in mattinata e rinforzato nel primo pomeriggio dal viceministro dell'Economia: «Non mi sembra che ci sia nulla di nuovo, la volatilità continua» ha detto da Washington Vittorio Grilli. Il verdetto è unanime: Super Mario va assolto. Angelino Alfano, però, ha preso le distanze dal premier: «Lo spread alto - questa la sintesi del segretario Pdl - non è colpa di Monti come non lo era di Berlusconi».

Rosy Mauro Pier Mosca

Non è chiaro se l'intervento combinato dei "pompieri" Ue e dell'ex direttore generale del Tesoro abbia avuto effetti concreti sui mercati infiammati. Sta di fatto che lo spread ha chiuso in lieve calo a 395 punti. Di là dalle motivazioni, restano le preoccupazioni per tassi di interesse che faticano ad allontanarsi da vette pericolose (oltre il 5%).

Le tensioni sui tassi sono sotto i riflettori degli investitori internazionali. E il debito pubblico italiano ieri è stato al centro di un summit a via Venti Settembre tra le grandi banche d'affari e i dirigenti del ministero. Si tratta di incontri periodici e dal profilo tecnico - coordinati dal numero uno del debito pubblico, Maria Cannata - che, con il mercato sotto pressione, assumono una rilevanza diversa.

MARIA CANNATA

L'Italia, stando ad alcuni ragionamenti degli esperti, paga di sicuro la crisi della Spagna: il premio di rendimento dei bonos a 10 anni ha sfiorato i 436 centesimi, con un tasso decennale superiore al 6%, oltre i livelli di guardia. In ogni caso, i dubbi sulla tenuta finanziaria dei conti spagnoli non sono l'unica nota negativa nel contesto Ue che fa soffrire il nostro Paese.

Penalizzato sui mercati, stando ai ragionamenti degli analisti, anche a cagione delle difficoltà francesi (ieri lo spread era vicino a 140). Ed è proprio la Francia, in questa fase, sotto i riflettori degli operatori finanziari, e non solo per i timori sul rating di Parigi finito nel mirino di Standard & Poor's.

STANLIO SARKO

È l'incertezza per le imminenti elezioni ad agitare le acque sui listini dei titoli di Stato, dove si guarda con apprensione alla prospettiva di una sconfitta di Nicolas Sarkozy a vantaggio di François Hollande, da sempre critico nei confronti del cancelliere tedesco, Angela Merkel. Il voto di domenica, insomma, potrebbe portare a una spaccatura dell'asse Parigi-Berlino.

Non c'è solo la politica internazionale ad appassionare i grandi investitori. Che negli ultimi giorni sarebbero tornati a mettere in dubbio la credibilità dell'Italia sulla scorta delle vicende giudiziarie legate ai partiti politici. E nei ragionamenti dei banchieri d'affari è finito in particolare lo scandalo della Lega (i diamanti, le spese di Rosy Mauro, la casa di Roberto Calderoli). «Monti - dicono i banchieri - dura un anno, poi tornano questi qui».

 

APRITE IL SARKO-FAGO, ARRIVA NICOLAS - FRANCOIS HOLLANDE È IN TESTA, AL PRIMO TURNO DELLE PRESIDENZIALI FRANCESI

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Ansa.it

Il candidato socialista Francois Hollande è in testa, al primo turno delle presidenziali francesi con il 28-29% mentre il presidente uscente, Nicolas Sarkozy, è al 25-26%. Lo riporta l'agenzia France Press citando "fonti concordanti".

Per la prima volta nelle elezioni francesi, anche l'agenzia AFP ha ceduto alla pressione degli exit-poll che piovevano da diversi siti di quotidiani all'estero e venivano rilanciati in Francia dai social network e un'ora prima della chiusura delle urne ha diffuso le stime sui risultati finali.

STRETTA DI MANO TRA SARKOZY E HOLLANDE

La France Presse ha avvertito - in una nota che precede la diffusione delle cifre - che "diversi media stranieri hanno diffuso stime basate sulle prime operazioni di spoglio nei seggi che hanno chiuso alle 18". Quindi, continua la nota, l'AFP "mette a disposizione dei suoi clienti le informazioni sulle stime in suo possesso" e non diffonde le stesse notizie "al pubblico attraverso i suoi servizi on line".

FRANCOIS HOLLANDE

HOLLANDE IN TESTA NEI TERRITORI D'OLTREMARE - Il candidato socialista Francois Hollande, che i primi exit-poll danno vincente con un paio di punti di vantaggio al primo turno delle presidenziali su Nicolas Sarkozy, è largamente in testa anche nel voto - concluso in anticipo - dei possedimenti d'Oltremare francesi.

Stando a quanto trapela dal quotidiano belga Le Soir - che con la diffusione di dati aggira il divieto vigente in Francia - lo scarto a vantaggio di Hollande è quasi ovunque netto: a Saint-Pierre e Miquelon Hollande al 33,75% e Sarkozy al 18,75%; in Guadalupa Hollande addirittura al 57% contro Sarkozy al 23,40%; in Martinica Hollande al 51%, Sarkozy al 26%; in Guyana Hollande al 42% e Sarkozy al 27%.

 


STANCHI DI RIGOR MONTIS, FRIGNERO, PASSERA, VERO? TRANQUILLI, DAL 25 APRILE DA NOI ARRIVANO “THE AVENGERS”

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Marco Giusti per Dagospia

Stanchi di Monti, Fornero, Ornaghi, vero? Stanchi dei viaggi di Formigoni, della casa in affitto di Calderoli, del BMW del Trota, no? Stanchi delle discussioni infinite su Piazza Fontana? Poco interessati a Cazzullo che intervista Antonio Monda, o a Monda che intervista Cazzullo? O alla sitcom del Festival di Roma?

AVENGERSAVENGERS

Tranquilli, dal 25 aprile da noi (e dal 4 maggio in America) arrivano i Vendicatori. Non i Veltroni e i D'Alema che risolvono la situazione (ma quando mai...) assieme a Nicki Vendola, Di Pietro e a Beppe Grillo truccato da Hulk (questo però si è visto...), ma "The Avengers", i supereroi veri della Marvel che tutti assieme, dal demodé Capitan America appena scongelato all'ipermoderno Iron Man, da quel coatto di Thor a quel rincojonito di Hulk, dalla perfida Vedova Nera all'infallibile Occhio di Falco, sotto la regia di Nick Fury, un Samuel Jackson elegantissimo, risolvono in poco tempo qualcosa come l'invasione del mondo da parte di Loki, il perfido fratello di Thor e di una massa di extracomunitari urlanti del cosmo che vogliono solo menare e distruggere.

AVENGERS

Sì, il soggetto è un po' ridicolo, anche perché tutto questo casino provocato da Loki, che ha dei problemi di competizione col fratello figo Thor sulla successione al regno di Asgard, alla fine non basta. Oltre tutto Thor cerca sempre di far pace con Loki e lo difende un po' ottusamente anche quando Vedova Nera, una Scarlett Johansson in gran forma, gli dice: "Ma ha ucciso 80 persone in due giorni!" E lui: "E' adottato!".

SCARLETT JOHANSSON

Ma la vera forza del film, come ben sanno i fan di tutto il mondo, è proprio nel mettere assieme i supereroi della Marvel, farci vedere come entrano in scena, come interagiscono fra di loro, che si dicono, cosa fanno, come sono vestiti, come volano. Roba da nerd, certo, ma di gran divertimento per tutti.

Anche perché il film è ben sostenuto dalla sceneggiatura e dalla regia di Joss Whedon, piccolo genio delle serie tv ("Buffy l'ammazzavampiri"), che ha capito perfettamente che della storia importa poco a tutti, e non può esagerare coi cattivi una volta che ha il problema di tanti personaggi complessi da mettere in scena che il pubblico ama e vuol vedere.

SCARLETT JOHANSSON

Così è proprio l'equilibrio alla Santoro tra i tanti supereroi presenti da gestire contemporaneamente che farà impazzire fan e ragazzini, e in questo il film funziona benissimo, al punto che non c'è un personaggio minore nel suo sviluppo e nella sua complessità.

Anche perché tutti, a cominciare ovviamente da Hulk e da Iron Man, devono prima di ogni cosa combattere o rapportarsi coi loro doppi, veri o costruiti che siano. O col proprio passato, come la terribile spia Vedova Nera, che vediamo muoversi alla James Bond tra i russi comunisti.

AVENGERS

Joss Whedon fa bene a dosare le apparizioni di Hulk, percepito realmente dal dottor Banner, interpretato per la prima volta da Mark Ruffalo (reduce da "Shutter Island") dopo Eric Bana e Edward Norton, come altro da sé, fa bene a spostare tra i cattivi Occhio di Falco, il biondo Jeremy Renner, per poi riportarlo tra gli Avengers.

Non riesce a sfruttare a pieno Capitan America, Chris Evans, perché pur essendo il primo eroe della Marvel, è un po' un rudere, ma lo gioca come icona storica, come se tornasse Peppino Meazza a giocare in Nazionale a fianco di Balotelli e Cassano e non sapesse niente dell'Inter di Moratti, del Milan di Berlusconi, di Sky e calcioscommesse.

THE AVENGERS: ALEXANDER SKARSGARD

Punta tutto, ovviamente, sui personaggi più moderni e sviluppati, cioè su Iron Man e il suo doppio Tony Stark, interpretato con gran divertimento da Robert Downey Jr, che oltre a spassarsela con una sofisticatissima Gwyneth Paltrow, illumina il film con battute e dialoghi brillanti per alleggerire le situazioni troppo fracassone, e con una Vedova Nera, interpretata da Scarlett Johansson con la giusta dose di intelligenza e ambiguità (come fosse una Conchita De Gregorio che torna a "Repubblica" dopo la direzione non riuscita dell'"Unità").

THE AVENGERS: ALEXANDER E STELLAN SKARSGARD

Ovvio che Thor, Chris Hemsworth, invece, che è il fulcro della storia assieme al fratello Loki, debba rimanere più monodimensionale e alla fine funzioni più nelle scene classiche da "menamose" con i brutti ceffi che vengono da qualche galassia sperduta in combutta col fratello. Va detto che il nuovo Hulk, nelle grandi scene d'azione, funziona benissimo, come funzionano tutti i trucchi e gli effetti speciali.

Ma la scena che non possiamo non preferire è quella del vecchio Harry Dean Stanton, caratterista di Sam Peckinpah e protagonista di "Paris, Texas" di Wenders e di "The Straight Story" di Lynch, che incontra tra i ruderi di una ex-fabbrica il dottor Banner tornato umano e nudo dopo aver fatto caciara come Hulk. Porta al dottore un paio di calzoni che potrebbero stargli. Grande scena. Forse superiore all'altro cameo recente di Stanton in "This Must Be The Place" di Paolo Sorrentino con Sean Penn. Dimostra che anche i registi dei nuovi kolossal americani hanno un cuore cinefilo.

THE AVENGERS: ROBERT DOWNEY JR E MOGLIE

Ovviamente i fan dei supereroi noteranno però che Occhio di Falco non ha la sua celebre mascherina viola che indossa nei fumetti, e non è proprio un superoe, ma un agente agli ordini di Nick Fury, Thor ha un costume senza corazza e senza maniche, il Nick Fury di Samuel Jackson assomiglia un bel po' al suo personaggio, Glass, in "Umbreakable". Ma i fan sembrano abbastanza soddisfatti.

THE AVENGERS: CHRIS HEMSWORTH

 

HOLLANDE AVANTI, URAGANO LE PEN, SARKOZY SPERA ANCORA - SBERLA ALL’EUROPA DI MONTI

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Il Velino.it

lepen MARINE LE PEN

CORRIERE DELLA SERA - In apertura: "Hollande in testa, Sarkozy spera ancora". Due editoriali a sinistra: "La sfida finale nelle mani di chi protesta" e "Le estreme lì si tagliano, da noi no". Sotto l'apertura sulla destra: "E Nicolas corteggia subito la destra: ‘Amore di patria'" e "Onfray: la sorpresa del Front National cambierà la politica". A destra: "Quell'inutile polemica che avvelena il 25 aprile". Doppia fotonotizia sul calcio al centro: "Juve verso il titolo" e "Genoa in ostaggio". Di spalla: "Piano del Viminale sui dipendenti: via il 10 per cento". Sotto: "Effetto controlli, vendite boom della carta per scontrini". In basso: "Amore e morte ai tempi del Viagra". Riquadro a fondopagina: "Perché l'Italia resta un Paese per casalinghe (scoraggiate)".

LA REPUBBLICA - In apertura: "Hollande avanti, uragano Le Pen". Editoriale di Bernardo Valli: "Il suffragio della collera". Più in basso a sinistra: "La sopravvivenza del socialismo": Sotto l'apertura due titoletti: "Marine la dura: ‘Nicolas è finito'" e "Bersani: anche da noi cambierà il vento". Fotonotizia sulla destra: "Follia a Genova, ultrà padroni del calcio, i giocatori costretti a togliersi le maglie". Sotto, due commenti: "La vergogna e la viltà" e "La fame di Conte". A centropagina: "Palazzo Chigi, scatta l'austerity". Sotto: "Restaurare il futuro?". Accanto, reportage di Curzio Maltese: "Il Cerchio di Maroni". In basso: "Il sorpasso del maschio, nella salute batte la donna". A destra in basso: "Lettere dai partigiani: ‘Il 25 aprile dei ragazzi'". Piccolo riquadro a fondopagina: "Trionfa Vettel nel Bahrein in fiamme".

HOLLANDE SARKO HOLLANDE

LA STAMPA - In apertura titolo: "Hollande avanti, Sarkò lo sfida". In alto a sinistra: "Bergamini, si riapre il giallo della morte". In alto al centro: "Capitali in fuga dallo zar Putin". In alto a destra: "Corsa al recupero delle baie perdute". A sinistra editoriale di Cesare Martinetti: "Tutto può ancora succedere". Sotto l'apertura due titoli: "La marcia dell'uomo normale" e "E il président sterza subito a destra". A destra: "Passera: ridurre ancora le spese, c'è margine per crescere". A destra più in basso: "Mobili, in crisi chi non innova". A centropagina grande fotonotizia: "Juve travolgente, fuga per lo scudetto". A destra in basso: "Il lavoro impossibile a 50 anni". A fondopagina: "Follia ultrà: Marassi ostaggio di 60 tifosi".

IL GIORNALE - In apertura : "Sberla all'Europa di Monti". A sinistra editoriale di Giuseppe De Bellis con il titolo d'apertura". Al centro grande foto di Mario Monti e lettera al premier: "Basta tasse, son finiti i soldi". A destra editoriale di Vittorio Feltri: "Un appunto ai professori: la laurea non dà lavoro". Più a destra Magdi Cristiano Allam: "La vera vita comincia ora (a 60 anni)". Sotto: "‘Indegni, toglietevi la maglia'. Vergogna ultrà a Genova". A fondopagina la rubrica di Francesco Alberoni: "Altro che chiacchiere, la ripresa comincia dalla testa".

IL SOLE 24 ORE - In apertura: "Così la crisi ci ha cambiato la vita". A sinistra editoriale di Carlo Carboni: "Slancio morale e rilancio economico". A centropagina: "Società tra professionisti più aperte". Più in basso: "Il dilemma di prelievo e contributi". Accanto, riquadro: "L'Imu restringe il perimetro dell'abitazione principale". A destra: "Dal Giappone agli Stati Uniti, aliquote in cura dimagrante". In basso a destra: "La lunga battaglia dell'Europa". Al centro in basso: "La corsa alle lauree online: in un anno +40% di iscritti".

SARKO E CARLA CARLA BRUNI

IL MESSAGGERO - In apertura: "Hollande vince, Sarkozy non cede". Di spalla: "Già partita la corsa all'elettore moderato". A sinistra editoriale di Giovanni Sabbatucci: "Un'ombra nera sul voto". Fotonotizia sotto l'apertura: "Vergogna ultrà a Genova. Crolla la Roma, Lazio pari". A centropagina, sulla destra: "‘Ecco il piano dei tagli alla spesa, risparmi di 13 miliardi in 2 anni'". Più in basso a destra: "Costi in calo per statali e acquisti". In basso a sinistra: "25 aprile, no alle istituzioni". Riquadro al centro in basso: "Benedetto XVI: prime comunioni più sobrie". In basso a destra: "Il nuovo reato: rubano le calzature a chi ha una scarpa e una ciabatta".

IL TEMPO - In apertura: "Bocciato il Sarkò tedesco". Tre titoli sotto l'apertura: "Il Berlinocentrismo di Monti è al capolinea", "Ma la partita di Nicolas non è ancora chiusa" e "La destra di Marine vince perché parla ai giovani". Editoriale di Mario Sechi con il titolo d'apertura. A centropagina fotonotizia: "Il tracollo della Roma". Più a destra: "Lo stadio ostaggio degli ultras". In basso: "Taxi e centurioni, Alemanno decide".

L'UNITÀ - Al centro fotonotizia sulle elezioni francesi: "L'Europa può cambiare". Due commenti a sinistra: "Una svolta che ci riguarda" e "L'antipolitica già al potere". Più in basso: "Montalcini, la festa dei 103". In basso a sinistra: "Follia a Marassi, partita bloccata dagli ultras. Il calcio è nudo". In basso: "Sondaggio choc su giovani e droga". Ancora più in basso: "‘Landini: Fornero ascolti gli operai'". Più a destra: "La trattativa, Vigna: ‘L'inviato di Provenzano? Poco credibile'". A destra: "Vandana Shiva: ‘Facciamo pace con la Terra. Conviene a tutti'".

 

“REPORT” IMPALLINA FRATELLO MONTI: CHE SIGNIFICA AVERE UN PREMIER CHE VIENE DALLA TRILATERAL?

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Da "Report" su Raitre

MILENA GABANELLI STUDIO

L'Italia è il primo Paese che ha messo in Costituzione il pareggio di bilancio. Cosa vuol dire nella pratica? Che tu non potrai mai forzare la spesa per rivedere le tue politiche di investimento pubblico. E' come se, una famiglia, con un reddito basso, ma decide di indebitarsi per far studiare i figli e una legge gli dice "tu non puoi affrontare questa spesa". Moltiplicato per milioni di famiglie cosa si viene a perdere? Perché alla fine i conti saranno anche a posto, ma è una gran brutta vita.

E non è vero che sei virtuoso solo se non spendi, dipende da come spendi. E' urgentissimo avviare delle politiche di riduzione del debito, ma metterlo in costituzione potrebbe creare le basi per lo smantellamento la funzione pubblica dello Stato e lasciare che ad occuparsene siano i privati. E il privato di fronte alla linea dell'autobus che va in periferia per far viaggiare 10 persone, cosa fa la taglia perché non gli conviene. La politica quando non funziona, e non funziona quando si eleggono le persone sbagliate, diventa tecnica. Una parola che non abbiamo inventato noi ma è comparsa al mondo una 40ina di anni fa.

MICHELE BUONO FUORI CAMPO
Sono gli anni '70 e un gruppo di uomini potenti - americani, europei giapponesi - pronunciava
questa parola: tecnocrazia. E' la Commissione Trilaterale - Stati Uniti, Europa, Giappone - voluta da David Rockefeller nel 1973 per disegnare il futuro del mondo, o meglio per dargli una raddrizzata.

PATRICK WOOD - SAGGISTA-EDITOR THE AUGUST FORECAST
E' la filosofia che ha guidato la Commissione trilaterale fin dal primo giorno, quella della
tecnocrazia e che è a tutti gli effetti una filosofia politica.

MICHELE BUONO FUORI CAMPO
La Commissione Trilaterale ha la struttura di un parlamento globale ma i membri non sono eletti, sono invitati. Banchieri, politici, industriali, rappresentanti di multinazionali, accademici, giornalisti, editori non hanno mai smesso di riunirsi in seduta plenaria una volta l'anno. E già a metà degli anni '70 , l'analisi della Commissione Trilaterale sulla crisi mondiale - salari alti e crescita non più ai ritmi del dopoguerra - era "eccesso del sistema decisionale". Troppa democrazia. Soluzione? Più potere ai governi e meno ai parlamenti. Patrick Wood statunitense ha seguito i lavori della Trilaterale fin dall'origine. Lo intervistiamo via skype.

PATRICK WOOD - SAGGISTA-EDITOR THE AUGUST FORECAST
Sin dall'inizio il loro intento specifico fu quello di creare un nuovo ordine economico internazionale
ed elaborarono due concetti per realizzare i loro piani: interdipendenza tra i soggetti e tecnocrazia, come mezzo per controllare la società.

MICHELE BUONO
Più tecnocrazia e meno politica: era questo il piano?

PATRICK WOOD - SAGGISTA-EDITOR THE AUGUST FORECAST
Fu questo il piano fin dall'inizio. Tant'è che la Commissione trilaterale riuscì a prendere il controllo dell'esecutivo americano dominandolo negli ultimi 30 anni.

MICHELE BUONO
Che genere di mondo volevano disegnare e stanno disegnando?

PATRICK WOOD - SAGGISTA-EDITOR THE AUGUST FORECAST
Sono convinti che non ci sia più bisogno dello stato così come lo si è inteso per centinaia di anni e quindi agiscono per poter eliminare il concetto di sovranità nazionale e di autodeterminazione. In quei giorni nessuno aveva previsto che il sistema che stavano creando avrebbe portato il mondo è quello che è oggi: talmente connesso a livello finanziario che se una nazione singhiozza, l'intero pianeta cade in ginocchio.

MICHELE BUONO FUORI CAMPO
C'era una volta una legge bancaria, il Glass Steagall Act che dopo la crisi del '29 regolamentava
l'attività: da una parte le banche commerciali con attività tradizionali e garantite dallo Stato, dall'altra le banche d'affari con attività speculative. L'industria bancaria poi fece pressione per abolire questa distinzione. Troppi lacci e lacciuoli - si diceva - sarà solo il mercato a regolare tutto.
Tant'è che sotto l'amministrazione Clinton (ex membro della Commissione trilaterale - era il 1999 -) il Glass Steagal Act fu abolito. Rotti gli argini, le banche di tutto il mondo si sono messe a fare tutto: raccolta del risparmio, speculazione, costruzione e vendita di titoli di debito.

PATRICK WOOD - SAGGISTA-EDITOR THE AUGUST FORECAST
Vorrei far notare che per la prima volta nella storia due membri della Commissione trilaterale sono diventati i primi ministri di due nazioni in Europa: la Grecia e l'Italia.

MICHELE BUONO
Qual è stato il ruolo del signor Mario Monti nella Commissione trilaterale?

PATRICK WOOD - SAGGISTA-EDITOR THE AUGUST FORECAST
Monti è stato il presidente europeo della Commissione trilaterale. Quindi la sua responsabilità era quella di portare avanti le operazioni europee. Ora io posso parlare di come gli uomini della trilaterale si comportano negli Stati Uniti una volta che si ritrovano ad occupare posizioni di potere: hanno la possibilità di eseguire qualsiasi strategia politica della trilaterale con o senza il consenso del popolo.

MICHELE BUONO FUORI CAMPO
Non è un complotto perché la stessa storia potrebbe essere raccontata partendo da altre premesse. Diciamo che ognuno, anche da sponde diverse, ci ha messo un pezzo. Interessi, buona fede, incapacità, errori, si sono intrecciati e hanno disegnato un modello.

MICHAEL HUDSON - PRESIDENTE ISTITUTO STUDI TENDENZE ECONOMICHE
LUNGO PERIODO
Se si traccia una mappa del Giappone e Fukushima viene inondata, non diciamo che la mappa è stata allagata ma che è il Giappone a essere stato sconvolto. Il modello è solo una falsa mappa per poter convincere le persone a seguire un sentiero suicida facendo credere alle famiglie e alle industrie che sarebbero diventate più ricche solo se avessero contratto debiti senza lavorare e produrre. Il problema è che è stata seguita una falsa mappa che descriveva la realtà.

MICHELE BUONO FUORI CAMPO
Seguendo una mappa diversa vediamo come cambia la realtà.

 

LA RIELEZIONE DELL’AMICO VLAD HA SCATENATO LA FUGA DEI CAPITALI DALLA RUSSIA: NEL PRIMO TRIMESTRE SONO VOLATI ALTROVE 3

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Mark Franchetti per "la Stampa"

DMITRY RYBOLOVLEV ROMAN ABRAMOVICH

Si dice che gli oligarchi amino la stabilità e la prevedibilità. Quindi le favolose fortune private della Russia avrebbero dovuto gioire quando l'anno scorso Vladimir Putin ha annunciato che sarebbe tornato presidente per un terzo incarico da record. E i magnati di Mosca avrebbero dovuto festeggiare quando Putin, che prese il potere per la prima volta 12 anni fa, ha vinto facilmente le elezioni il mese scorso, assicurandosi altri sei anni al Cremlino.

Il quadro reale, tuttavia, è molto diverso. Secondo gli ultimi dati della Banca centrale russa, la fuga di capitali dal Paese nel primo trimestre di quest'anno è schizzata a 35 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Le stime per il 2012 valutano l'emorragia finanziaria a oltre 80 miliardi di dollari. L'ultima volta che il denaro lasciò la Russia in tali volumi fu alla metà degli Anni 90 quando il Paese era sull'orlo del collasso economico. La conclusione cui molti stanno arrivando è che i russi ricchi stanno reagendo alla terza presidenza di Putin con spese folli all'estero per paura che il suo ritorno sia in realtà un male per gli affari e dia il via a un periodo di stagnazione.

VLADIMIR PUTIN ANDREI VAVILOV

Salvo che non riesca a fermare l'esodo di una parte delle fortune all'estero, Putin potrebbe dover affrontare un momento difficile tentando di stimolare la crescita economica e gli investimenti in patria. Le cifre mostrano che la fuga di capitali ha cominciato a salire alle stelle l'autunno scorso, dopo che Putin ha annunciato di volersi ricandidare e ha continuato ad aumentare in modo rilevante anche dopo la sua schiacciante vittoria alle urne sei settimane fa.

«Questo flusso proviene da uomini d'affari russi che mandano i loro soldi all'estero, sia per evitare la corruzione sia perché non hanno un luogo in cui investire qui», ha detto Alexander Morozov, capo economista di Hsbc a Mosca. «C'è in giro molta insicurezza perché nessuno può prevedere quale corso prenderà la Russia sotto Putin, neppure nei prossimi mesi», ha dichiarato Gleb Pavlovsky, fino allo scorso anno influente consigliere del Cremlino.

«E' così anche perché del team di Putin fanno parte persone che sono a favore del totale abbandono delle riforme economiche liberali. E' molto significativo che i russi ricchi stiano comprando immobili all'estero. È un segno eloquente del calo di fiducia e ottimismo nel futuro del Paese. La gente è nervosa».

Per contro l'insicurezza ha dato motivo di festeggiare agli agenti immobiliari americani che trattano case di lusso perché i ricchi russi fanno a gara per superarsi negli acquisti a molti zeri. A febbraio un fondo fiduciario legato a Dmitry Rybolovlev, un oligarca dei fertilizzanti con un capitale stimato in 9 miliardi di dollari, ha acquistato per la sua figlia di 22 anni, Ekaterina, un attico con quattro camere da letto a Central Park per 50 milioni di sterline, la cifra più alta mai pagata per un appartamento a New York.

IL PALAZZO AL CIVICO DI CENTRAL PARK WEST ACQUISTATO DALLOLIGARCA RYBOLOVLEV PER LA SUA ENNE FIGLIA EKATERINA

L'attico dispone di una biblioteca, di una camera da letto ovale fatta su misura, di una cucina professionale e di una enorme terrazza su tre lati della costruzione. Ancora più sorprendente è la notizia che la proprietà sia stata pagata in contanti. Va ad aggiungersi a una spettacolare residenza in Florida, una villa sul mare che il magnate comprò nel 2008 da Donald Trump per 100 milioni di dollari, un record anche a quel tempo.

VLADIMIR PUTIN

La sua collezione d'arte, che comprende opere di Monet, Van Gogh e Picasso valutata tra i 500 milioni e il miliardo di dollari, si dice sia interamente custodita all'estero. Rybolovlev, 46 anni, che a metà degli Anni 90 era così preoccupato per la sua sicurezza da trasferire la sua famiglia in Svizzera e da indossare un giubbotto antiproiettile, possiede immobili di lusso a Parigi, Dubai e Ginevra. Nel dicembre scorso ha investito la maggior parte della sua fortuna all'estero, acquistando due terzi di Monaco, la squadra di calcio francese.

Recentemente, anche Igor Krutoy, un compositore russo e Andrei Vavilov, ex vice ministro delle Finanze, hanno pagato rispettivamente 48 e 37 milioni di dollari per appartamenti a Manhattan. Compratori russi sono dietro a parecchie altre compravendite multi-milionarie a New York. «Penso che Putin li spaventi a morte», ha dichiarato di recente al New York Times Victoria Shtainer, una broker di origine russa che lavora a Manhattan. «Non ci sarebbero frotte di persone che comprano a tali prezzi e così di fretta se le cose fossero ok».

Anche ai tempi dell'Urss chi ne aveva la possibilità metteva al sicuro i propri soldi al di là della Cortina di ferro, molto prima che la Russia adottasse il capitalismo.«Chiaramente chi ha i soldi qui non si sente del tutto a suo agio», ha detto Vladimir Pozner, il commentatore politico più rispettato della tv russa. «Il denaro è come l'acqua, trova il suo corso, quindi quello che stiamo vedendo è un brutto segno».

VLADIMIR PUTIN

Si dice che Roman Abramovich, il miliardario proprietario del Chelsea, l'anno scorso abbia speso 140 milioni di dollari per comprare una casa a Londra. La casa, che pare abbia più di 15 camere da letto e ampi giardini, sarà dotata anche di un sotterraneo con campo da tennis, centro benessere e museo privato per le sue sei Ferrari d'epoca.

lapresse vladimir putin 0042

Nonostante la favolosa ricchezza del padre, è improbabile che, almeno per ora, Ekaterina Rybolovleva, studentessa d'arte e appassionata cavallerizza, si possa godere il suo attico perché la proprietà è interessata dall'aspra battaglia per il divorzio dei suoi genitori. Nel 2008 la madre della ragazza, Elena, 45 anni, ha chiesto il divorzio e il congelamento dei conti del marito dopo aver finalmente esaurito la tolleranza per la sua condotta libertina. Nella sua domanda di divorzio ha descritto le feste sugli yacht dove, a suo dire, il marito aveva condiviso alcune «giovani conquiste con i suoi amici, e altri oligarchi».

L'anno scorso, dopo oltre quattro mesi di serrate trattative, Elena aveva respinto un'offerta di 800 milioni di dollari dal suo ex marito. Il mese scorso ha rivendicato l'attico di Manhattan, che sua figlia Ekaterina pare non abbia mai visitato dal giorno dell'acquisto, a causa della sentenza di un tribunale svizzero che cerca di congelare i beni dell'oligarca in tutto il mondo.

«Il destino della dimora per studenti più costosa di New York naturalmente non è un problema di Putin, ma dovrebbe capire la gravità di 80 miliardi di dollari che dovrebbero essere investiti in Russia e invece lasciano il Paese», ha detto un ex assistente del Cremlino. «Non è certo una prova di fiducia, soprattutto per chi crede di essere investito della missione di salvare la Russia».

 

UN’ERA SI E’ CHIUSA: QUALCOSA SI È ROTTO TRA I FRATELLI LUCIANO E GILBERTO BENETTON

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1- QUALCOSA NELLA GRANDE FAMIGLIA DI PONZANO VENETO SI È ROTTO TRA LUCIANO E GILBERTO BENETTON
A distanza di 19 anni, quando apparve sui giornali completamente nudo, domani Luciano Benetton, l'industriale di Ponzano Veneto, si spoglierà per la seconda volta.

Alessandro Benettonluciano benetton 002 lap

In questo caso l'immagine che fu scattata da Oliviero Toscani con il Lucianone "desnudo" che teneva le mani sui glutei e mostrava coraggiosamente la carne frollata dal tempo, non avrà l'impatto clamoroso perché riguarda la sua volontà di spogliarsi di tutte le cariche e di passare il testimone al figlio Alessandro.

Questa decisione arriva all'età di 77 anni dopo un'avventura industriale che è durata quasi mezzo secolo ed è iniziata con i fratelli Gilberto, Giuliana e Carlo quando nel 1966 inaugurarono a Belluno il primo negozio dei pullover.

Da quel momento è partita la costruzione di un impero che ha portato l'azienda veneta a quotarsi prima a Milano nel 1986, poi a Francoforte e a New York. La storia di questo personaggio impenetrabile e quasi sospettoso è stata descritta in maniera magistrale dal suo amico Sergio Saviane, il giornalista dell'"Espresso" e compagno di bevute, che nel 1998 pubblicò il libro "Il miliardario" descrivendo la vita segreta e affibbiandogli il soprannome di "anatra muta".

BENETTON AL COMPLETO

A partire da domani, quando lascerà le redini del Gruppo al 48enne figlio Alessandro, Lucianone lascerà l'ebbrezza del rischio industriale e potrà dedicarsi (come peraltro sta facendo già da tempo) ai viaggi nelle sue tenute in Patagonia dove arriva a bordo del megayacht "Tribù". In un'intervista pubblicata ieri sul "Corriere della Sera" il patron di Ponzano Veneto esprime apprezzamenti nei confronti del giovanotto che ha dimostrato di avere passione, coraggio e fantasia. Qualcuno si chiede quali siano le ragioni che hanno indotto il padre-fondatore a fare un passo indietro, e c'è chi attribuisce questo passaggio dinastico alla crisi dei mercati e del Gruppo.

Benetton_Ponzano Veneto

Lui stesso, nel corso dell'intervista al giornalista Daniele Manca, dichiara: "siamo stati fortunati, abbiamo avuto il vento a favore e oggi spira in senso contrario", quasi un'ammissione delle difficoltà che l'azienda sta trovando per la concorrenza spietata di gruppi come la spagnola Zara che vale 14 miliardi contro gli 1,3 indicati dall'economista Penati nell'articolo di un mese fa su "Repubblica".

Giuseppe REcchi

C'è però un altro passaggio dell'intervista di Lucianone che fa riflettere e riguarda le privatizzazioni, cioè la politica che nel corso degli anni ha portato la famiglia di Ponzano Veneto a diversificare i propri investimenti. "Ci siamo un po' distratti con le privatizzazioni", dice il Grande Vecchio del pullover, e il riferimento è probabilmente all'avventura del 2001 in Telco, la scatola che controlla Telecom da cui i Benetton, dalla quale il Gruppo decise di uscire otto anni dopo con una perdita intorno ai 150 milioni.

ANDREA RAGNETTI jpeg

Tra le mani di Edizioni srl, la finanziaria della famiglia, restano comunque gioielli come Autogrill, Atlantia e le partecipazioni nei salotti di Mediobanca, Generali, Rcs, Pirelli e Aeroporti di Roma. L'artefice di questa politica è stato soprattutto il fratello Gilberto, più giovane di 8 anni, ma nel corso della lunga intervista il suo nome non è mai citato dall'altro fratello.

E questo fa pensare che non si tratti di una dimenticanza casuale. Forse è la conferma di ciò che da tempo si dice negli ambienti della finanza a proposito degli scontri dentro la celebre famiglia veneta. Un'altra conferma, piccola ma significativa, arriva anche dalla notizia dei giorni scorsi secondo la quale il giovane Alessandro è intervenuto per evitare il licenziamento di 76 dipendenti di Autogrill, la società che rientra nel perimetro di comando dello zio Gilberto.

Con il pudore e la discrezione che lo hanno sempre distinto, il giovinotto ha sposato la causa dei cassintegrati scusandosi con queste parole: "non è mio compito né è legittimo che io intervenga nella gestione operativa di un'azienda che non è quella per la quale ricopro incarichi operativi".

ENRICO LETTA

Qualcosa nella grande famiglia di Ponzano Veneto si è rotto e adesso diventa difficile ripetere il motto della casa: "Benetton te magna in un boccòn".

gilberto benetton 01 lap


2- DA ALCUNI GIORNI PERÒ LE HOSTESS ALITALIA SONO IN GRANDE FERMENTO E SI PASSANO DI MANO IL TESTO DI UNA LETTERA IN INGLESE NELLA QUALE SI DESCRIVE CON DOVIZIA DI PARTICOLARI L'ESPERIENZA CHE RAGNETTI HA FATTO NEL GRUPPO OLANDESE PHILIPS (DOVE PARE ABBIA LANCIATO TRE VIBRATORI ELETTRICI)
Le hostess dell'Alitalia si mostrano indifferenti rispetto alla decisione dell'Antitrust di aprire alla concorrenza il monopolio della tratta Milano-Roma.

A loro interessa saperne di più su Andrea Ragnetti, il 52enne manager perugino che è salito sulla poltrona di Rocco Sabelli. Con ironia non priva di una certa ammirazione, lo hanno già definito il "George Clooney della Magliana" e leggendo attentamente il blog autobiografico in cui Ragnetti racconta la sua vita, hanno appreso che è vegetariano, ha giocato a basket e odia il calcio.

Da alcuni giorni però le hostess sono in grande fermento e si passano di mano il testo di una lettera in inglese nella quale si descrive con dovizia di particolari l'esperienza che Ragnetti ha fatto nel gruppo olandese Philips dove nel 2008 è stato nominato a capo dell'Area Consumer Lifestyle (dove pare abbia lanciato tre vibratori elettrici). La lettera, che una manina vigliacca sta facendo girare tra le hostess e i dipendenti dell'Alitalia, non è una missiva qualunque, e questo si capisce dai destinatari della medesima.

Si tratta infatti di una memoria circostanziata che ai tempi della Philips fu indirizzata ai vertici del Gruppo olandese e in particolare al presidente Gerard Kleisterlee (un tedesco educato dai gesuiti) e a Jan Michel Hessels, il numero uno tra i supervisor del Gruppo. Il tono e il contenuto sono impietosi. "Lo stile di Ragnetti - si legge nel testo - è premiare i seguaci ciechi e punire quelli che hanno opinioni...è uno stile da padrone accompagnato da un atteggiamento inflessibile che ha lasciato scioccati anche i membri del suo team".

GABRIELE GALATERI DI GENOLA

Ma non finisce qui perché nella missiva che gira tra le mani delle hostess si legge che il manager italiano ha dato l'illusione di performances superiori tagliando i costi e prendendo decisioni di breve periodo che non sono state premiate dal mercato.

ANDREA RAGNETTI

E tanto per finire in bellezza la talpa della Philips che ha inviato a Roma l'anonimo messaggio, descrive un Ragnetti molto attento nei confronti del mondo femminile olandese.

Questa è la parte che alle hostess dell'Alitalia rende ancora più interessante il "George Clooney della Magliana".


3- GLI 11 ITALIANI CHE FANNO PARTE DELLA LOBBY TRILATERAL EUROPEA (DA CUCCHIANI A RECCHI, DA ENRICO LETTA A MARTA DASSU')

Milena Gabanelli, la Giovanna d'Arco dei poveri, è ossessionata dai complotti della finanza internazionale.

Non a caso durante la trasmissione "Report" è tornata a parlare della Trilateral, la commissione fondata nel 1973, che è stata considerata per anni il soffio del demonio. La giornalista emiliana ha ricordato l'appartenenza di Monti a questa associazione che fin dalle sue origini ha riunito il gotha della finanza e della politica. Per rendere più forti le sue accuse nei confronti di SuperMario, la Gabanelli ha intervistato Patrick Wood, uno studioso che dal 1978 pubblica documenti sulla Trilateral per dimostrarne la natura tenebrosa.

Enrico Cucchiani

Nell'intervista della Gabanelli non si è dato spazio alla riunione che si è svolta non più tardi di sabato a Tokyo dove Mario Monti si è dimesso dalla presidenza della commissione europea della Trilateral. Il suo posto è stato preso da Trichet, il 69enne banchiere francese che nel novembre scorso ha lasciato la presidenza della BCE.

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Nella sua infinita miseria Dagospia è andato a spulciare, con l'aiuto di un articolo pubblicato sul "Sole 24 Ore", le notizie sulla riunione di Tokyo dove è stato ratificato l'abbandono della carica che Monti ha tenuto per un anno e mezzo. E così si è scoperto che della Commissione europea fanno parte 11 italiani tra cui tre banchieri (Maurizio Sella, Marcello Sala ed Enrico Cucchiani di IntesaSanPaolo).

Tra gli altri italiani iscritti alla Trilateral si trovano manager come Recchi, l'imprenditore Rocca, alcuni studiosi innocui come Carlo Secchi della Bocconi e Stefano Silvestri, e due politici: Enrico Letta e Marta Dassù.

Nella riunione di Tokyo una parte importante pare che l'abbia avuta più di altri Cucchiani, che ha speso parole di grande elogio nei confronti di Monti fino al punto di immaginare che "probabilmente i politici italiani gli chiederanno di guidare il nuovo governo".

Di fronte a questa previsione, il chairman del gruppo europeo della Trilateral, Vladimir Dloughy (un cattolico che cura da Praga gli affari di Goldman Sachs nell'Est europeo), ha battuto le mani perché con il tecnocrate greco Papademos e il bocconiano Monti al governo l'onore della Trilateral resterà alto.

MARTA DASSU


4- IL GESTO DI GALATERI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che sabato prossimo alle ore 9 si consumerà a Trieste un sacrificio umano e professionale di portata storica.

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Per quel giorno e quell'ora è convocata l'Assemblea delle Generali dove il presidente Gabriele Galateri di Genola, figlio di un ufficiale dell'esercito e discendente da nobile famiglia piemontese, annuncerà la sua intenzione di rifiutare la candidatura come consigliere di amministrazione della banca Carige e della Cassa di Risparmio di Savigliano.

Il gesto di quest'uomo, che nell'aprile dell'anno scorso ha sostituito alle Generali Cesarone Geronzi, è dettato dall'articolo 36 sulla incompatibilità delle cariche, ma rappresenta un atto di eroismo per un collezionista di poltrone baciato dalla fortuna".

 

 

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