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LA GAFFE DEL CAMPIDOGLIO: IL COMUNICATO ERRATO CHE ANNUNCIAVA SCUOLE CHIUSE ANCHE OGGI

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GIANNI ALEMANNO

1- RETROMANNO SCOLASTICO: "SCUOLE CHIUSE. ANZI NO, APERTE"
Da "Il Messaggero - Roma"


«Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, d'intesa con il presidente della provincia Nicola Zingaretti, dopo le segnalazioni di molti presidenti di municipio, e in assenza fino ad ora di una previsione meteo ufficiale della Protezione civile nazionale, ha firmato un'ordinanza per mantenere domani la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado». E l'incipit del comunicato inviato a tutti i media ieri, alle 13.59, dallo staff del Campidoglio. Una comunicazione che, alla luce della situazione tornata quasi alla normalità in città, è sembrata incredibile.

GIANNI ALEMANNO

E, infatti, non era da credere perché era frutto di un errore. Che di questi tempi, tra confusione sulle previsioni, mancate comunicazioni, è proprio quello che non ci vorrebbe. La nota, infatti, era datata 6 febbraio ed era identica a quella del giorno prima, appunto. Ma per avere la certezza ufficiale che l'email arrivata fosse sbagliata si è dovuto attendere oltre un ora. Soltanto alle 17,19 dall'ufficio stampa del Campidoglio è arrivata la precisazione che ha chiarito una volta per tutte il qui pro quo.

«Si pregano tutti i colleghi di prestare la massima attenzione alle email che stanno partendo in questi minuti dalla posta del Campidoglio - si legge nella nota - A causa di un malfunzionamento dei sistemi informatici del Campidoglio sul sistema di invio della posta elettronica stanno partendo email di ieri che non sono più valide. Fra queste, quella relativa alla notizia della chiusura delle scuole: domani (oggi per chi legge ndr), 8 febbraio, le scuole sono aperte». [D.Des.]


2- LA GAFFE DEL CAMPIDOGLIO: IL COMUNICATO ERRATO CHE ANNUNCIAVA SCUOLE CHIUSE ANCHE OGGI
http://www.repubblica.it/cronaca/2012/02/07/foto/la_gaffe_del_campidoglio-29496893/1/?ref=HRER3-20

Nota di servizio - Roma

 


BUNGA BUNGA COL SILENZIATORE - PER LA PROCURA IL BANANA E S-COMPARE LAVITOLA AVREBBERO COMPRATO IL SELENZIO DI TARANTINI

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Mara Chiarelli per "la Repubblica"

berlusconi tarantini

Il silenzio di Gianpaolo Tarantini sul giro di escort "animatrici" delle feste in casa Berlusconi sarebbe stato comprato dal Cavaliere, in concorso con l´ex direttore de L´Avanti, il latitante Valter Lavitola. La circostanza già emersa nei mesi scorsi diventa ora atto giudiziario, contenuto nell´ordinanza di 43 pagine, con cui i giudici del riesame di Bari dicono "no" alla revoca della misura cautelare per Lavitola. E si va verso l´iscrizione dell´ex premier nel registro degli indagati della Procura di Bari, con la stessa accusa contestata a Lavitola, e cioè il 377 bis del codice penale: «Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all´autorità giudiziaria».

Valter Lavitola

Per i magistrati baresi, che concordano con i colleghi della Procura partenopea, l´ex premier non sarebbe affatto vittima di un´estorsione, ma complice di Valter Lavitola nel tentativo di impedire, con un "regalo" di 500 mila euro, che l´imprenditore raccontasse agli inquirenti di quelle 30 giovani ragazze, portate tra settembre 2008 e maggio 2009 nelle sue residenze private. Lo stesso Berlusconi, in una dichiarazione finita agli atti, avrebbe ammesso di aver dato quel denaro a Lavitola perché lo consegnasse a Tarantini e di aver poi convocato entrambi, quando si accorse che la valigetta consegnata al faccendiere non era arrivata a destinazione.

ANGELA DEVENUTO

A Palazzo di giustizia di Bari sull´iscrizione del Cavaliere c´è il più stretto riserbo, ma c´è anche chi tra gli inquirenti, in via informale, commenta: «Mi stupirei se non fosse indagato». Nell´ordinanza zeppa di motivazioni tecniche al rigetto della revoca dell´ordine di arresto, i giudici del riesame di Bari non tralasciano un richiamo alla procura, che nella gestione del fascicolo Lavitola avrebbe mantenuto un «atteggiamento ondivago».

TERRY DE NICOLO

La bacchettata sarebbe destinata al titolare del fascicolo, il procuratore aggiunto Pasquale Drago che inizialmente non aveva sposato la tesi dei giudici del riesame di Napoli, sostenendo che non ci fossero gravi indizi a carico dell´ex direttore, e chiedendo di conseguenza al gip la revoca della misura cautelare emessa dai colleghi partenopei. Di parere contrario, invece, il gip Sergio Di Paola che aveva condiviso in pieno l´iniziale punto di vista, e cioè la trasformazione dell´accusa di estorsione contestata a Lavitola in induzione a rendere dichiarazioni mendaci ai pm baresi che indagavano sulle 30 escort.

Per il giudice, che aveva poi di fatto costretto Drago a richiedere l´arresto di Lavitola, non era vero quanto dichiarato da Tarantini, e cioè che il premier non sapesse che si trattava di prostitute. Tanto che in più intercettazioni si faceva riferimento alle buste che il premier consegnava alle ragazze. In sostanza, il reato si era consumato nel momento in cui Tarantini aveva mentito, proprio sulla base della promessa del denaro. A "convincerlo" sarebbe stata la coppia "Lavitola - Berlusconi".

Barbara Montereale PATRIZIA DADDARIO

Solo a quel punto, il procuratore aggiunto aveva presentato richiesta di misura cautelare, ottenuta l´indomani, poco prima che scadesse il termine ultimo per evitare che diventasse nullo il precedente provvedimento napoletano, e Lavitola, latitante a Panama, tornasse uomo libero. Su quella misura, un mese dopo, si erano trovati a discutere i giudici del riesame di Bari, che l´avevano ritenuta necessaria, sulla base di esigenze cautelari e di gravi indizi di colpevolezza.

Le motivazioni, contenute nell´ordinanza appena depositata, rappresentano ora il nuovo punto dal quale potrebbe ripartire il legale di Lavitola, l´avvocato Gaetano Balice, presentando ricorso in Cassazione. Nel frattempo, sarebbe ormai prossimo l´arrivo in territorio italiano dell´ex direttore de L´Avanti, che un mese fa aveva annunciato la sua intenzione di costituirsi e per il quale non è mai stata presentata richiesta di estradizione.

Carolina MArconi

 

E IL VALORE... CAPUT-OMBOLA! - GRANDI STAZIONI VENDETTE ALLA REGIONE VENETO UN IMMOBILE AL DOPPIO DEL SUO VALORE

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Nicola Pellicani per "la Repubblica"

MASSIMO CAPUTI

Sarà anche vero che i palazzi sul Canal Grande non hanno prezzo. Idem per le case con vista sul Colosseo e per una miriade di edifici storici sparsi in tutta Italia, ma a volte i conti non tornano lo stesso. Ne sa qualcosa il senatore del Pdl Riccardo Conti, che ha comprato per 26,5 milioni il palazzone di via della Stamperia vicino alla Fontana di Trevi, rivendendolo poche ore dopo a 44,5 milioni all´Enpap, l´ente di previdenza dei psicologi.

Ma qualcosa di simile è successo anche a Venezia un po´ di tempo fa, giusto davanti al nuovissimo ponte di Calatrava, dove la Regione del Veneto ha acquistato da Grandi Stazioni per 70 milioni di euro (69,5 per l´esattezza) un immobile che si affaccia sul Canal Grande. Un affare? Anche qui come a Roma tutti dicono di averci guadagnato. L´unico fatto certo è che le Ferrovie cedendolo a Grandi Stazioni in un pacchetto che comprendeva anche altri edifici lo aveva valutato 70 miliardi di lire - ovvero 35 milioni di euro -, la metà dei soldi sborsati dalla Regione.

PALAZZO DELLE FERROVIE A VENEZIA

Ma la cosa più curiosa è che nelle trattative per entrambi i palazzi in questione, spunta il nome della medesima persona. Vale a dire Massimo Caputi, protagonista della vendita del palazzone romano attraverso "Idea Fimit", che nei primi anni Duemila, in veste di amministratore delegato di Grandi Stazioni, aveva avviato la trattativa per la vendita dei 20 mila metri quadri del palazzo che oggi ospita gli uffici della Regione.

«Un grande risultato per la Regione», a sentire l´ex governatore Giancarlo Galan, che riuscì a portare in un´unica sede 600 dipendenti, un´impresa effettivamente non semplice in una città come Venezia, pagando alla resa dei conti 3.300 euro per metro quadro un palazzo restaurato sul Canal Grande, al quale bisogna aggiungere i magazzini retrostanti che presto diventeranno anch´essi uffici. Un affare per Galan, ma certamente di più per chi ha venduto un immobile al doppio di quanto era stato valutato.

La vicenda è complicata, inizia nel 2001 con Caputi che dall´alto di Grandi Stazioni non vuol saperne di chiudere la trattativa al prezzo con cui aveva rilevato il mega-edificio dalle Ferrovie (70 miliardi di lire). Non vende, ma affitta, facendo nascere però poco dopo un contenzioso con la stessa Regione che lo trascina in tribunale per inadempienze contrattuali.

Grandi Stazioni Logo

Nel frattempo Caputi paga comunque la prima tranche di una ricca consulenza all´amico Michele Gambato - oggi presidente di Sistemi Territoriali, società di progettazione della Regione - per avergli agevolato la trattativa.

Dal contenzioso con la Regione riparte la trattativa per la vendita del palazzo, intanto Caputi non è più però in Grandi Stazioni. L´affare va comunque in porto per 70 milioni grazie anche a una nuova stima certificata dall´Agenzia del Territorio. Gambato può così incassare il totale della provvigione, pari a 1,6 milioni. Vicenda chiusa? Nemmeno per sogno. I dipendenti prendono possesso degli uffici, la Regione può così risparmiare 2 milioni all´anno di affitti, ma parallelamente si apre un fronte giudiziario.

Perché nel 2010 la Procura di Roma mette sott´inchiesta per truffa, oltre al "mediatore" Gambato, gli ex amministratori di Grandi Stazioni. Ma non è tutto, in quanto la Procura veneziana contestualmente apre un fascicolo per concussione. Entrambi i procedimenti si sono però persi per strada.

 

4 CAPOREDATTORE CERCASI PER IL GIORNALE RADIO - ‘STUDIO APERTO’ E LE GIOVANI CONDUTTRICI TIRANO PIÙ DI MENTANA

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Marco Castoro per "Italia Oggi"

ENRICO MENTANA

1 - PREZIOSI CERCA 4 CAPOREDATTORI PER IL GIORNALE RADIO...
Tempi di ristrutturazione al giornale radio diretto da Antonio Preziosi. Si stanno studiando iniziative mirate a snellire e a modernizzare la macchina. Una volta che il piano verrà condiviso anche dal cdr potrebbero scattare le nuove nomine (che i dirigenti dell'ufficio personale approvano soltanto nel caso in cui ci sia una adeguata ristrutturazione).

I posti da caporedattore in ballo sono quattro: Cronaca, Vaticano, Rubriche e Prima di tutto (l'appuntamento del primissimo mattino), tutti servizi con la responsabilità ad interim dei vicedirettori. Inoltre esiste la possibilità che ne possa uscire un quinto all'Economico. In questo periodo il vicedirettore Giovanni Derosas sta facendo una ricognizione specifica proprio all'interno del servizio di cui è responsabile Roberto Pippan. Lucia Coppa, Sandro Marini e Americo Mancini scaldano già i motori.

giuseppe cruciani

2 - LA CARRERA DI MENTANA BALLA LA TARANTELLI...
Sul ghiaccio è scivolato anche Enrico Mentana che nella scorsa settimana è stato superato sempre, di ben 2 punti di share, dal telegiornale di Italia 1, condotto da una giovane, Silvia Carrera. In media Studio Aperto ha totalizzato il 10,2% di share sul pubblico totale, mentre il tiggì de La7 è sceso all'8,3%. Ma questa settimana è cominciata ancora peggio per Mentana: l'edizione della sera di Studio Aperto, condotta da Irene Tarantelli, ha infatti totalizzato l'11,18% di share sul pubblico totale, mentre Mentana è sceso all'8,6%. Certo, in telespettatori il tiggì di La7 resta in testa (2.576.000 contro 2.128.000), ma il bacino di pubblico delle 20 è ben più ampio di quello delle 18.30.

Emilio Fede

3 - IL GRILLO PARLANTE E LA ZANZARA...
Mario Giordano, direttore di Tgcom24, nonché il grillo parlante del Pinocchio di Gad Lerner, vorrebbe la Zanzara come partner. Ma il matrimonio con il programma radiofonico da trasmettere in diretta tv sul canale all-news rischia di non celebrarsi per questioni economiche. La comunione dei beni pare non sia gradita al cassiere di Cologno. Il conduttore Giuseppe Cruciani ci spera perché per lui sarebbe un altro passo importante alla conquista del cuore del Biscione. E' ancora considerato uno dei papabili per condurre il nuovo talk in prima serata su uno dei canali Mediaset.

4 - TGCOM 24 IL PIÙ VISTO...
Nuovo record di contatti lunedì 6 febbraio per Tgcom24.it. Secondo i dati diffusi da Audiweb, il quotidiano multimediale del gruppo Mediaset diretto da Mario Giordano è stato il sito internet di informazione più letto in Italia con 36.841.023 pagine viste e 1.797.120 visitatori unici, distanziando di oltre 3 milioni di pagine viste il secondo classificato.

LEONARDO METALLI

5 - DONELLI UP, FEDE DOWN...
Umori contrastanti a Mediaset. Il direttore di Canale 5, Massimo Donelli, dopo un periodo buio dovuto a un calo degli ascolti, ha ripreso a sorridere grazie ai buoni risultati ottenuti da Italia's Got Talent, dalla fiction il Tredicesimo apostolo e da Zelig. Per contro, al Tg4 la redazione deve fare i conti con un direttore Emilio Fede mai visto così nervoso e irascibile.

minzolini

6 - LA NAVETTA PORTA I GIORNALISTI RAI IN SALVO...
Ore da incubo anche per i giornalisti Rai di Saxa Rubra venerdì notte a causa della nevicata a Roma. Dopo che le auto erano rimaste bloccate al parcheggio dell'Ingresso 1 e il trenino era andato in tilt, è dovuto intervenire il servizio navetta per portare a casa i numerosi giornalisti bloccati. In alternativa si è pensato alla distribuzione di sacchi a pelo per far passare la nottata.

7 - NIENTE SANREMO PER METALLI...
Dopo diversi anni di presenza, Leonardo Metalli rischia di saltare l'appuntamento con Sanremo. A oggi infatti non c'è il suo nome nella squadra del Tg1 che sarà inviata al festival della canzone italiana. Il direttore Alberto Maccari, sempre molto attento a rimettere ordine all'organizzazione del lavoro e dei servizi, ritiene opportuno che alla kermesse canora debbano partecipare i giornalisti della redazione Cultura. Pertanto a Metalli risulterebbe fatale lo spostamento alla redazione Internet, da lui chiesto e ottenuto sotto la direzione di Augusto Minzolini.

MACCARI

8 - PORRO ALLA JOHNNY DORELLI...
Più che dalla felpa da spalatore di Gianni Alemanno, i telespettatori di In Onda su La7 sono rimasti colpiti dal nuovo taglio di capelli di Nicola Porro, alla Johnny Dorelli versione Canzonissima. Mancavano soltanto le gemelle Kessler.

 

RADICALI LIBERI (DI RUBARE) - NON C’È SOLO LUSI E IL BUCO DI AN: I RADICALI MORALEGGIANO MA HANNO IL TESORIERE LADRO!

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1 - PANORAMA: TESORIERE DEI RADICALI SPENDEVA SOLDI DEL PA RTITO IN CENTRI BENESSERE
Da "Panorama" in edicola domani

EMMA BONINO

Non c'è solo Luigi Lusi della Margherita fra i tesorieri di partito accusati di appropriazione indebita. Anche i radicali ci sono passati con l'ex tesoriere Pasquale Quinto, detto Danilo, condannato poche settimane fa in via definitiva a dieci mesi di reclusione per appropriazione indebita aggravata e continuata. Lo rivela Panorama da domani in edicola.

Multe, bollette, centri benessere, ristoranti, hotel: queste spese personali venivano iscritte nel bilancio dei radicali come sopravvenienze passive da parte del tesoriere, per anni stretto collaboratore di Marco Pannella. Ora Quinto collabora con l'Osservatore Romano e con la diocesi di Bari, mentre i radicali hanno pronta una richiesta di risarcimento nei suoi confronti di 230 mila euro.

luigi lusi

2 - IERI, 7 FEBBRAIO: EMMA BONINO, "C'È CHI HA SPESO I RIMBORSI ELETTORALI E CHI SE LI È SPESI PER FATTI SUOI". TIPO IL TESORIERE DEI RADICALI?
TGCOM - "Sono decenni che ripetiamo il termine partitocrazia. I cittadini hanno espresso il loro no al finanziamento, ma loro adesso li chiamano rimborsi elettorali. C'è chi li ha investiti in Tanzania e chi se li è spesi per i fatti suoi. Se si chiama rimborso elettorale, allora è chiaro qualcuno ha presentato bilanci gonfiati. Mi sembra difficile non sapere di avere 13 milioni di euro nelle casse. La politica avrebbe anche dei costi sostenibili, a farli crescere è la partitocrazia. I partiti per come sono fatti devono andare a casa e gli unici che dovrebbero rimanere sono quelli che rispettano l'articolo 49 della Costituzione". E' questo il commento sul caso Lusi di Emma Bonino durante una lunga intervista in diretta a Tgcom24.

MARIO STADERINI

3 - 1 FEBBRAIO: STADERINI, LUSI EROE DELLA PARTITOCRAZIA QUANDO PROPOSE CONDONO AFFISSIONI ILLEGALI
Notizie Radicali - Mario Staderini, segretario dei Radicali: "Forse quella del senatore Luigi Lusi si può considerare una disonesta provvigione per meriti acquisiti sul campo. Fu lui infatti nel 2010 a metterci la faccia e a presentare l'emendamento per condonare ai partiti oltre cento milioni di euro di multe per i manifesti illegali. Sono in tanti, dunque, i compagni di merende che devono tanto a Lusi. Le responsabilità individuali di Lusi non devono nascondere il cuore del problema.

DANILO PASQUALE QUINTO

La vera, grande truffa è quella dei rimborsi elettorali, con i quali da diciassette anni si maschera il finanziamento pubblico dei partiti. Dal 1994 ad oggi, infatti, hanno incassato oltre due miliardi e mezzo di euro pur avendo sostenuto spese elettorali per solo un quinto di quella cifra. Con due miliardi di euro di surplus non c'è da stupirsi se poi decine di milioni di euro sfuggano agli apparati per finire in Canada o, come nel caso della Lega, in Tanzania. È ora di abolire il finanziamento pubblico dei partiti come plebiscitarono gli italiani nel 1993 votando al 90 per cento a favore del referendum abrogativo promosso da noi Radicali".

DANILO PASQUALE QUINTO

 

MARCHI IN CARNE E OSSA - OFFRONO UNO SCONTO DEL 20% A CHIUNQUE SI TATUI SULLA PELLE IL LOGO DEL BRAND

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Marino Niola per "la Repubblica"

TATUAGGIO ECKO

Marchiati a vita per uno sconto del venti per cento. Anche questo a vita. È la trovata senza precedenti dei creativi della Marc Ecko Enterprises, gruppo globale di Lifestyle&Entertainment di culto. Che offre uno sconto permanente su tutti i prodotti del brand a chi si fa tatuare uno dei due logotipi del marchio. L´offerta è valida solo se il tatuaggio è indelebile.

TATUAGGIO CON IL LOGO ECKO jpeg

Ed è eseguito a regola d´arte, con tanto di certificazione. Colori, dimensioni e sfondi sono a scelta del cliente. Che deve semplicemente scaricarsi i loghi da internet e andare a farsi imprimere sull´epidermide quello prescelto. Non più di uno perché, recita il regolamento, l´offerta non è cumulabile. Né, ovviamente, cedibile. In compenso riscuotere il bonus è semplicissimo. Basta andare alle casse degli Ecko stores, presenti in USA e Portorico, ed esibire il marchio. Ovunque esso sia. Bicipiti o glutei, lato A o lato B, poco importa.

TATUAGGIO CON IL LOGO DI ECKO jpeg

In questo modo i fanatici del brand si trasformano automaticamente in spazi pubblicitari viventi. E, a giudicare dalle foto pubblicate sul sito ufficiale della casa, i testimonial non si mostrano certo avari di sé. Niente furbate, come loghetti infinitesimali, mimetizzazioni escheriane, ologrammi indecifrabili. No, i volontari del rinoceronte si sono dati senza risparmio. Offrendo ampie superfici della loro pelle. Forbici sartoriali che scintillano su schiene iperbolicamente palestrate, rinoceronti che galoppano trionfalmente su pettorali ampi come praterie.

TATUAGGIO CON IL LOGO DI ECKO jpeg

Tutto questo va molto oltre la semplice pubblicità. È un patto per l´eternità scritto a caratteri indelebili. Che intercetta i nuovi usi e costumi delle tribù contemporanee e li mette al servizio di una strategia di vera e propria identificazione tra il marchio e la persona. Un cortocircuito fisico ed emotivo che tocca profondamente la sensibilità contemporanea. Facendo leva sulla passione dilagante per il tatuaggio, che negli States ha raggiunto livelli da primato. Secondo una stima recente del quotidiano Usa Today il ventiquattro per cento della popolazione tra i diciotto e i cinquant´anni ne ha almeno uno.

TATUAGGIO CON IL LOGO DI ECKO jpeg

A conferma del fatto che oggi, nella società dell´immagine, il corpo nudo e crudo non significa abbastanza. E che certe forme di estetizzazione di sé sono a tutti gli effetti un nuovo linguaggio criptato, un sistema di geroglifici planetari ormai ampiamente trasversali, interclassisti, intergenerazionali. Una volta a incidersi segni e disegni sulla pelle erano solo le umanità stigmatizzate e marginali. Come carcerati, zingari, malviventi. Oppure gruppi che si scrivevano addosso la propria appartenenza sociale, come nelle tribù primitive. Che spesso si distinguevano le une dalle altre proprio dal tipo di colori e simboli che facevano assomigliare uomini e donne ad altrettante carte da gioco.

TATUAGGIO CON IL LOGO DI ECKO jpeg

Oggi il mondo tribale e quello globale si toccano sempre più da vicino. E si scambiano codici e segnali fino a confondersi. Fino a far combaciare i lembi più estremi della storia. Nell´idea di una fidelity card incarnata, incisa sulla pelle vita natural durante, riaffiora l´orizzonte arcaico della marchiatura. Non è un caso che il significato originario del termine brand sia proprio il marchio a fuoco impresso sui capi di bestiame e sul corpo degli schiavi. Un´impressione viva che la società dell´individualismo di massa rende però volontaria e personale. Trasformando ciò che sembra un residuo di passato in un annuncio di futuro. Un futuro anteriore nel vero senso della parola.

TATUAGGIO CON IL LOGO DI ECKO jpeg

Perché rideclina gli elementi tradizionali di queste pratiche, che servono a riconoscersi, a dichiararsi, a identificarsi, a differenziarsi, secondo le regole della nuova grammatica globish. Che cambia senso a quei codici particolari e li rende universali. Li replica all´infinito, traducendo antichi caratteri etnici e locali nell´alfabeto somatico di un´inedita comunità immateriale. Non più face to face ma face to facebook.

TATUAGGIO CON IL LOGO DI ECKO jpeg

Questo è il vero problema del presente. Rimanere unici senza rimanere soli. Ecco perché basta l´offerta di un misero venti per cento a convincere dei testimonial a vendersi anima e corpo.

 

TATUAGGIO CON IL LOGO DI ECKO jpeg

TRE(DUE, UNO)MONTI!-IL CONTO ALLA ROVESCIA PER IL BANANA È PARTITO QUANDO TREMONTI SALÌ AL COLLE PER PARLARE CON NAPOLIT

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1 - NAPOLITANO E QUEL NO DI TREMONTI
M.Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"

giulio tremonti e giorgio napolitano

«Non ho alcun interesse per le polemiche. Si tratta di carte ufficiali relative a dati di governo. La verità è nel verbale del Consiglio dei ministri». Così Giulio Tremonti con una breve nota ha risposto al Giornale che ieri mattina ha titolato in prima pagina: «È stato Tremonti a dare il colpo di grazia a Silvio». Il direttore Alessandro Sallusti ha commentato: «Forse Napolitano non aspettava altro, ma certo Tremonti non è stato leale e trasparente fino in fondo, col suo premier, con la sua maggioranza e con gli italiani».

BERLUSCONI

Sulla polemica Il Giornale ha pubblicato ieri una lettera ricevuta dal consigliere per la stampa e la comunicazione del presidente della Repubblica, Pasquale Cascella. La precisazione del Quirinale è arrivata dopo una lunga ricostruzione dell'ex ministro Renato Brunetta che lunedì, mettendo a confronto paragrafo per paragrafo il decreto che Berlusconi avrebbe voluto fare (all'inizio di novembre) e i tre decreti che invece ha fatto Monti (tra novembre e gennaio), si è chiesto perché il presidente della Repubblica abbia permesso al premier Monti quello che era stato negato a Berlusconi.

Tutta la polemica ruota in particolare sul decreto legge anticrisi del 2 novembre 2011, che avrebbe dovuto esserci e invece non ci fu. E che fece arrivare l'allora premier Berlusconi al G20 di Cannes a mani quasi vuote.

cen57 pasquale cascella

Per rispondere all'articolo di Brunetta, dunque, la lettera di Cascella spiega che «fu Giulio Tremonti, all'inizio di novembre, a sottolineare di fronte a Giorgio Napolitano la necessità che solo le misure più urgenti della manovra economica, cui stava lavorando il governo, fossero oggetto di un decreto». Il 2 novembre 2011, scrive ancora Cascella, «il capo dello Stato ricevette il ministro dell'Economia prima della riunione del Consiglio dei ministri.

Ed esplicito fu il richiamo alle posizioni espresse proprio dal titolare della politica economica nella lettera che il presidente della Repubblica scrisse al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta». In quella lettera «si riferiva che il ministro si era detto convinto che si dovessero "definire solo le misure più urgenti tra quelle indicate" e lo si dovesse fare "nella forma più praticabile", anche dal punto di vista parlamentare e meno ingeneratrice di tensioni politiche e della presentazione di emendamenti alla legge di stabilità, in quel momento all'esame del Senato», (il famoso maxiemendamento, ndr) prosegue Cascella.

Perché Napolitano agì così? Il consigliere del capo dello Stato risponde che «il presidente della Repubblica ritenne di esprimersi a favore della soluzione indicata dal ministro», «solo» come presa d'atto «di riserve motivate presenti all'interno della stessa compagine governativa e la ricerca di un veicolo normativo che consentisse di addivenire rapidamente all'approvazione delle misure più urgenti, evitando più aspre tensioni tra le forze politiche». In particolare, tra le forze politiche di maggioranza.

GIORGIO NAPOLITANO

Tremonti ieri ha chiamato a testimone il verbale del drammatico Consiglio dei ministri convocato alle 20.30 del 2 novembre. Il comunicato ufficiale che ne seguì riflette il compromesso raggiunto. Il Cdm «appositamente convocato in via straordinaria» ha esaminato «un complesso di misure urgenti a sostegno della economia italiana», approvando «un maxiemendamento al disegno di legge di stabilità». Niente decreto legge, insomma.

2 - ANCHE BOSSI SI INFURIÒ «GIULIO, VUOI FARCI FALLIRE»
Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

Nel Pdl non hanno ancora elaborato il lutto per la caduta del governo Berlusconi, perciò continua la caccia al colpevole di una crisi che ha tanti protagonisti e molti padri. Solo il Cavaliere sembra volersi lasciare alle spalle quel «delitto», «perché - dice - non intendo lasciare la politica da perdente». Ma anche perché, dovesse esaminare i motivi del fallimento, non potrebbe sottrarsi alle proprie responsabilità.

ALESSANDRO SALLUSTI

Certo, il mancato varo del «decreto sviluppo» su cui il centrodestra puntava per rilanciarsi, può essere considerato il momento chiave di una crisi che procedeva però da tempo e il cui finale era già scritto, se è vero che in quelle ore il ministro Matteoli sospirava: «Il progetto Monti è in fase più avanzata di quanto non si creda».

Accerchiato nel Paese e nel Palazzo, messo in mora dai mercati finanziari e dalle cancellerie occidentali, Berlusconi subì il colpo di grazia il 2 novembre, al termine di un braccio di ferro con Tremonti sul decreto che lasciò stupefatto Napolitano. Lo scontro tra i due si consumò infatti alla presenza del capo dello Stato, perché mentre il presidente della Repubblica ascoltava per telefono la volontà del premier di «procedere con un provvedimento d'urgenza», dinnanzi a sé osservava il ministro dell'Economia scuotere la testa in segno di dissenso: «Siete strani tipi», commentò al termine.

RENATO BRUNETTA

La vicenda è nota, com'è noto il tentativo in extremis del Cavaliere in Consiglio dei ministri di forzare la mano per il decreto, e la minaccia di Gianni Letta di dimettersi pur di non essere annoverato tra i protagonisti di un «conflitto istituzionale» con il Colle. Fu allora che Berlusconi capì quale sarebbe stato il suo destino e additò Tremonti, come fece lo stesso Bossi, che prese di petto il superministro in un corridoio di Montecitorio e gli urlò: «Che c... sei andato a dire al Quirinale? Hai deciso di farci fallire tutti?».

Per il titolare dell'Economia il governo era già politicamente in «default», l'aveva detto al Cavaliere durante uno sgradevole colloquio: «È finita. E sappi che di venire al tuo posto non ci penso proprio».

monti

Ma è stato Tremonti l'unico «sabotatore»? L'ex ministro dell'Economia non ci sta a sedere sul banco degli imputati, almeno non da solo. Insieme a lui, altri esponenti del governo sarebbero stati responsabili del mancato varo del decreto. È vero, per esempio, che anche Brunetta si sarebbe opposto?

È vero che il titolare della Pubblica amministrazione avrebbe riservatamente inviato al Quirinale una serie di slide per rimarcare come - attraverso un preciso timing - si sarebbero potuti raggiungere gli stessi risultati senza un provvedimento d'urgenza? Era contro Brunetta che Calderoli si scagliò senza citarlo nell'ormai famoso Consiglio dei ministri?

Di sicuro c'è che Brunetta imputa a Tremonti la paternità del fallimento, ricorda come in quei giorni stava preparando «per conto di Berlusconi» e «sotto la regia di Draghi» (in procinto di passare da Bankitalia alla Bce) una lettera di risposta alle richieste della Commissione europea: «E fu Tremonti a mettersi di traverso. Non voleva si realizzasse nulla, perché temeva che così il governo avrebbe ripreso fiato».

Umberto Bossi article

Anche la rivalità tra Tremonti e Brunetta è nota, com'è noto che il superministro all'Economia si oppose alla cabina di regia con cui Berlusconi provò a esautorarlo. Quando seppe che Martino aveva proposto all'economista Gary Becker di collaborare al progetto, fu tranciante sul premio Nobel americano: «Quel simpatico ottantenne...».
Tremonti sarà stato corresponsabile della crisi, ma certo non l'unico colpevole, sebbene il leghista Castelli - una settimana dopo l'avvento di Monti - disse che «per il suo carattere Giulio ha distrutto se stesso, oltre il governo».

MATTEOLI

«È stato un apprendista stregone», secondo Matteoli: «Pensava di sostituirsi a Berlusconi con i favori di Napolitano, poi il "caso Milanese" lo azzoppò». Fino ad allora il superministro era stato - a detta di Maroni - «l'altro premier» del governo, o forse l'unico. Fino ad allora era considerato il dominus, e per vanità non lo nascondeva: «Quasi quasi vado a quotarmi alla City». Ma ormai è storia. La polemica è per chi non ha ancora elaborato il lutto.

 

TIT RIDD

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Vittoria Cecchi Gori per Dagospia

1 - PADRE AMORTH RIVELA: PAPA RATZINGER HA ESEGUITO UN ESORCISMO (IL VATICANO SMENTISCE)...

PAPA BENEDETTO XVI

http://bit.ly/x6dcj0
Gothamist -
Nel nuovo libro scritto da Padre Gabriele Amorth esperto esorcista della Chiesa cattolica si racconta che Papa Benedetto XVI abbia compiuto un esorcismo su due uomini posseduti in Piazza San Pietro tre anni fa. I due uomini "tremavano, sbavavano in una frenesia" aspettando che il Papa facesse la sua ‘magia', scrive Padre Gabriele Amorth".

GISELE E TOM BRADY

"Il Papa li osservava da lontano. Alzò un braccio per benedire tutti e quattro i presenti. Per i posseduti fu come una scossa furiosa, un duro colpo per i loro corpi, e indietreggiarono di tre metri. Smisero di urlare e cominciarono a piangere in maniera incontrollabile. "

Questa rivelazione è stata fatta nel libro che il famoso sacerdote ha scritto con Paolo Rodari, vaticanista del "Foglio" di Giuliano Ferrara: "L'Ultimo Esorcista" (Piemme).

Un portavoce del Vaticano smentisce le affermazioni di Amorth, dicendo che il Papa non ha idea di chi fossero gli uomini in questione e di non aver eseguito nessun esorcismo.


2 - GISELE BONA MA PORTA SFIGA??...

GISELE

http://bit.ly/z6jbLK
The InQuisitr - Dopo la sconfitta dei Patriots contro i Giants, al Super Bowl 2012, Gisele ha attaccato i compagni di squadra di suo marito Tom Brady. Peccato che molti tifosi pensano che sia il suo amore maledetto a portare sfortuna a Brady e alla squadra del New England. I Patriots non hanno più vinto un Super Bowl da quando la loro star si e' sposato con la top model brasiliana (mentre prima Brady li ha portati alla vittoria ben tre volte).

Guarda le 100 foto più sexy della ‘bella e maledetta' Gisele cliccando sul link (le più belle, nella gallery):
http://bit.ly/xnP6Ju

BONO (U2)


3 - CON FACEBOOK BONO (U2) SARÀ LA ROCKSTAR PIU’ RICCA AL MONDO (SUPERANDO PAUL MCCARTNEY)...

The InQuisitr - Bono degli U2 diventerà presto la rock star più ricca al mondo? Il cantante e' proprietario del 1.5 per cento di Facebook. Se il gigante del social networking si avvicinerà alla valutazione IPO di 100 miliardi di dollari che tutti si aspettano,la quota di Bono varrà più di $ 1 miliardo di dollari. Questo lo renderà più ricco di Paul McCartney.

Guarda il video qui:
http://bit.ly/AwdVPZ

BRAD PITT , ANGELINA JOLIE E JENNIFER ANISTON


4 - JENNIFER ANISTON: ‘NON ODIO LA JOLIE'....

http://bit.ly/zMdQxU
Radar Online -
Jennifer Aniston vuole che il mondo sappia che non ha nessun problema con Angelina Jolie. Nella sua intervista per "In Style" l'attrice si e' lamentata dei continui titoli che la inseriscono in un triangolo amoroso e litigioso con il suo ex marito Brad Pitt e la sua nuova compagna.

L'Aniston si sfoga dicendo che: "Sono costanti. Si tratta di titoli che non spariranno per una questione economica".
Guarda la copertina di "In Style" nella gallery...


5 - RUSSELL BRAND SNOBBA 20 MLN $ DA KATY PERRY...

RUSSELL BRAND E KATY PERRY

http://bit.ly/wk3uKX
TMZ -
Russell Brand per divorziare da Katy Perry avrebbe diritto a 20 milioni di dollari. Ma dai documenti presentati dai legali del comico inglese sembra che non voglia soldi dalla sua ex moglie.


6 - DEMI MOORE: IN TERAPIA LE PROIBISCONO DI...PESARSI!...

DEMI MOORE

http://bit.ly/xHdmEX
Perez Hilton -
Demi Moore sarebbe in terapia al Le Cirque Lodge in Utah, ma la notizia nonè ancora confermata. Quello che e' certo e' che l'attrice in preda ad un forte esaurimento resterà almeno 60 giorni in cura seguendo precise regole. La più importante nel suo difficile percorso per uscire dall'anoressia e' di non pesarsi, evitare del tutto la bilancia.


7 - BRAD PITT: ‘ANGELINA E' ANCORA UNA RAGAZZA CATTIVA'...

BRAD PITT E ANGELINA JOLIE

Radar Online - Brad Pitt conferma che: "[Angelina Jolie] e' ancora una cattiva ragazza. Così deliziosamente. Ma questo lato di lei non e' più per il consumo pubblico". Quando il giornalista gli ha chiesto di approfondire quanto affermato, la star non ha rivelato altri dettagli. Che peccato, la curiosità riguardo alla loro vita super privata non manca...

Guarda il video qui:
http://bit.ly/x3qeUr


8 - RIHANNA CAMBIA LOOK...

RIHANNA

http://bit.ly/zliA8B
Hollywood Tuna -
Rihanna ha completamente cambiato look: più magra, bionda e con le labbra truccate di rosso. La pop star e' stata fotografata in un night club indossando un top super sexy e jeans attillatissimi.
Guarda le foto nella gallery...


9 - L'ATTORE ROBERT DOWNEY JR È DI NUOVO PAPÀ...

ROBERT DOWNEY JR.

La Presse - Robert Downey Jr è di nuovo papà. La moglie dell'attore, Susan, ha dato alla luce Elias Exton Downey ieri mattina alle 7.20 circa a Los Angeles. "Stanno entrambi bene e non potrebbero essere più felici", ha detto una fonte alla rivista 'People'. Il piccolo pesa circa 3 chili e mezzo ed è il fratellino minore di Indio, il primo figlio che Robert ha avuto dal suo precedente matrimonio.

Tempo fa, poco dopo aver annunciato la gravidanza della moglie, Downey ha rivelato il sesso del bambino sulla televisione nazionale, senza l'approvazione di Susan, e questo gesto ha sollevato il forte disappunto della moglie che successivamente ha spiegato: "Non potrei mai essere veramente arrabbiata con lui ma posso dirvi che, sinceramente, non era qualcosa che avevamo programmato di svelare".


10 - LA CANTANTE ADELE NEL LAGER(FELD) PERCHÉ È GRASSA...

KARL LAGERFELD E ADELE

http://bit.ly/yKAbXY
Radar Online -
Adele può anche avere la voce più bella del momento ma per Karl Lagerfeld ha un problema con il suo peso. Lo stilista di Chanel, che e' stato ‘guest editor' per un giorno della rivista "Metro", ha detto che: "E' un po' grassa ma ha un bel viso e una voce divina". Chissà cosa penserà la cantante del designer, di certo, non bellissimo....


11 - BEYONCE ELEGANTE DI NOTTE A NYC...

BEYONCE'

http://bit.ly/wHks3d
Just Jared -
Ora che e' di nuovo in forma, un mese dopo la nascita di Blue Ivy, Beyonce vuole uscire tutte le sere, sfoggiare nuovi look che esaltano le sue curve da neo-mamma. Ieri la cantante ha indossato un vestito blu notte di Monique Lhuillier (scarpe di Gucci e borsetta Chanel) per una serata speciale a New York City.
Guarda le foto nella gallery...


12 - BECKHAM LITIGA CON L’ARBITRO E VIENE CACCIATO (DALLA PARTITA DEI FIGLI)...

DAVID BECKHAM

http://bit.ly/zxCmxa
Us Magazine -
David Beckham e' stato cacciato da una partita di calcio dei suoi bambini dopo aver attaccato verbalmente l'arbitro della partita. Il calciatore inglese di fama mondiale ricorda l'evento ridendo: "E' venuto da me e mi ha dato un cartellino rosso. Mi ha detto di lasciare il parco. Veramente". Nonostante fosse solo una partita di bambini, Beckham non e' riuscito ad accettare un ingiustizia sul campo.


13 - YOGA, GINNASTICA MORTALE...

YOGA

http://tgr.ph/zvNiWq
The Telegraph -
Un esperto di attività fisica mette in guardia la gente dai pericoli mortali dello yoga. Eseguire esercizi di yoga con un insegnante inesperto può essere molto rischioso perché a volte fanno assumere agli alunni posizioni pericolose per la loro vita. Queste pose avanzate sono in grado di innescare colpi letali se eseguite in modo errato. Fantastico! Perfino lo yoga, che dovrebbe essere un esercizio rilassante, e' diventato stressante.

KATE HUDSON


14 - KATE HUDSON IN BIKNI IN MESSICO...

http://bit.ly/xHaMy2
Radar Online -
Hollywood ama rilassarsi in Messico. Anche Kate Hudson e' stata fotografata in bikini a Cabo San Lucas insieme al boyfriend (e padre del suo secondo figlio) Matt Bellamy.
Guarda le foto nella gallery...


15 - AL PACINO A 71 ANNI DI NUOVO PAPÀ? LA FIDANZATA LO SPERA...

AL PACINO

La Presse - La fidanzata di Al Pacino, Lucila Polak, vorrebbe avere un figlio da Al Pacino. La modella argentina 32enne ha una figlia di 14 anni, Camila, avuta dal suo precedente matrimonio, ma rivela di desiderare un bambino dall'attore di Hollywood di 71 anni. "A volte ho dei momenti in cui penso che sarebbe bello avere uno o più figli. Perché sono in una fase in cui adoro la maternità", ha detto la compagna di Al Pacino alla rivista 'Hello magazine'. "Le donne argentine sono molto materne e anche questo probabilmente è il motivo per cui gli uomini si innamorano di noi".

AL PACINO E LUCILA POLAK

Tra i motivi che la dissuadono dal suo progetto di allargare la famiglia, non sembra esserci tanto l'età del compagno, quanto gli impegni che scatenerebbero con una nuova nascita. "Si ripartirebbe con il non dormire, con i pannolini, con la privazione della libertà". Lucila non prospetta al momento un congiungimento all'altare con Al Pacino, ma è felice del rapporto che hanno creato insieme. 

AL PACINO E JOHNNY DEPP

L'attore ha già tre figli: Julie Marie di 22 anni, due gemelli di 12 anni Anton James e Olivia Rose, avuti dalle precedenti relazioni. "Abbiamo un rapporto che funziona perfettamente. Siamo contenti, condividiamo quasi tutto, lui ha tre figli e io ho Camila. Ci sosteniamo a vicenda e stiamo bene come siamo". Soffermandosi sull'importante differenza di età tra loro, la fidanzata dell'attore hollywoodiano ha aggiunto che Al "ha un'età emotiva molto più giovane, anche la sua routine quotidiana è più simile a quella di un uomo di 40 anni che di 80. Poi è incredibilmente sexy".


16 - PARIS HILTON DI NUOVO SENZA MUTANDE...

PARIS HILTON

http://bit.ly/z0ixf7
Speed Monkey -
Paris Hilton torna a far parlare di se...ovvero dei suoi genitali. L'ereditiera Hilton non imparerà mai ha indossare le mutandine nonostante svariate figuracce. I paparazzi (avvoltoi) hanno aspettato il momento giusto per scattare le foto osé della bionda svampita mentre scendeva dalla macchina.
Guarda le foto di Paris senza mutande nella gallery....

 

17 - TANTO PER CAMBIARE, LINDSAY LOHAN MEZZA NUDA NELLE FOTO DI TERRY RICHARDSON...

LINDSAY LOHAN

http://bit.ly/yxt7Ge
Egotastic! -
Terry Richardson fotografo delle star realizza un servizio con Lindsay Lohan. Nella serie di foto in bianco e nero, la ‘star' non si vergogna di mostrare il seno scoperto. Certo dopo le sue foto per Playboy, queste sembrano veramente di classe.
Le foto, nella gallery....

LINDSAY LOHAN

 


BANANA IN CULATELLO - BERSLUCONI E BERSANI PROMESSI SPOSI PER UNA NUOVA COALIZIONE GUIDATA DA PASSERA? “SI, LO VOGLIO”

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Marco Travaglio per "il Fatto quotidiano"

berlusconi-bersani

Un testimone racconta che nel 1997, in piena Bicamerale, il presidente della medesima Massimo D'Alema incontrò a Venezia l'allora sindaco Massimo Cacciari. Al governo c'era Prodi e B. era reduce dalle rovinose elezioni del '96, politicamente defunto, tant'è che i suoi alleati cercavano un modo carino per dirgli che era finita e gli cercavano sottobanco un successore (Di Pietro o Fazio o Monti). Cacciari domandò: "Scusa, Max, ma sei sicuro di questo accordo con Berlusconi?

Non è che poi quello, come sempre, alla fine te lo mette in quel posto?". Il conte Max lo guardò dall'alto in basso pur essendo meno alto, sorrise a lungo in silenzio, congiunse il pollice e l'indice della mano destra rivolti verso il basso e li fece ciondolare con lieve moto ondulatorio. Poi sibilò: "Tranquillo, Massimo, lo tengo per le palle".

CORRADO PASSERA

Naturalmente finì che B., promosso al rango di padre ricostituente, dopo aver portato a spasso la Volpe del Tavoliere (e con lui tutto il centrosinistra) per quasi tre anni, fece saltare il tavolo della Bicamerale. E, da morto che era, rinacque a nuova vita più fresco che pria: nel 2001 era di nuovo a Palazzo Chigi. La scena si ripeté dieci anni dopo, nell'autunno 2007, con Veltroni al posto di Max. Anche allora governava Prodi e B. era dato per defunto, tant'è che cercava disperatamente di comprare senatori dell'Unione.

Luciano Violante

Ma Uòlter, neosegretario del Pd, incurante delle sfighe precedenti, aprì un bel "tavolo" per "le riforme insieme". Legge elettorale, Costituzione e tutto il resto. Il cadaverino risorse un'altra volta: sei mesi dopo, complice Mastella, era di nuovo premier; intanto Uòlter, che in tutta la campagna elettorale non l'aveva neppure nominato ("il principale esponente dello schieramento avverso"), perse tutte le elezioni nazionali e locali e dovette dimettersi. Ora, non c'è il due senza il tre, tocca a Bersani.

Tre mesi fa aveva le elezioni in tasca, persino se si candidava lui. Poi sostenne il governo Monti con B., ma giurò che non era una maggioranza politica. In realtà lo era, ma si riuniva nelle catacombe. Ora è uscita allo scoperto, ha fatto outing: incontri alla luce del sole, comunicati congiunti. Mancano solo le pubblicazioni, ma i rapporti prematrimoniali sono tutt'altro che vietati. L'inciucio parte dalla legge elettorale, poi si vedrà. Ci sono tante pratiche da archiviare tipo i magistrati, che danno noia a destra e a sinistra. Tanto, dicono gli strateghi del Pd, B. è morto.

ALFANO

Lui manda avanti Al Fano (ma è solo un trompe l'oeil, neppure fra i più riusciti). E, siccome è Carnevale, estrae dalla naftalina il travestimento da statista, col fazzoletto da piccolo partigiano al collo, inaugurato tre anni fa a Onna con un certo successo. Punta al Quirinale e pur di arrivarci è pronto a tutto, anche a proseguire l'inciucio nella prossima legislatura con un bel governissimo Pdl-Pd-Terzo polo, magari guidato da Passera (sennò la gente si disabitua al conflitto d'interessi). Il paraninfo di Pier Luigi e Silvio promessi sposi è Violante, che già vegliava sulla Bicamerale da presidente della Camera.

Nel 1994 tuonava: "Il nucleo di interessi che si aggruma intorno a Forza Italia è in profonda continuità col sistema di potere che ha causato tanti lutti e danni all'Italia... Forza Italia è un manipolo di piduisti e del peggio del vecchio regime. Berlusconi, con la chiamata alle armi contro il comunismo, ripete la parola d'ordine del fascismo e del nazismo quando morivano nei lager comunisti, socialisti ed ebrei. E con questa parola d'ordine la mafia uccideva i sindacalisti. È una chiamata alla mafia quella di Berlusconi". Nel 2002 Violante diceva che "le proposte di Berlusconi rispondono alle richieste dei grandi mafiosi".

MASSIMO DALEMA WALTER VELTRONI

Nel 2004 parlava di "interessi penali e criminali" del centrodestra. E nel 2006 denunciò "un giro di mafia intorno a Berlusconi". Oggi si batte come un leone per maritare Bersani con quel bel soggetto, rinviato a giudizio proprio ieri perché passò al suo Giornale la bobina rubata della telefonata segreta tra Fassino e Consorte. Che gli fai a uno così? Te lo sposi.

 

LA LETTERA DEL ’46 DI SALINGER A HEMINGWAY: “IO SONO UN IDIOTA MA NON VOGLIO CHE LA GENTE SBAGLIATA LO SAPPIA”

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Masolino D'amico per "la Stampa"

JEROME DAVID SALINGER

"Caro Papa, Ti scrivo da un ospedale di Wurmberg. Qui c'è una certa carenza di Catherine Barkley, devo dire. Mi aspetto di essere dimesso domani o dopodomani. Non avevo niente di grave, ma ero in uno stato di avvilimento quasi costante e mi sono detto che mi avrebbe fatto bene parlare con qualcuno di sano. Mi hanno chiesto della mia vita sessuale (che non potrebbe essere più normale - per fortuna) e della mia infanzia (normalissima: mia madre mi ha accompagnato a scuola fino ai ventiquattro anni - ma conosci le strade di New York), e alla fine mi hanno domandato se mi piaceva o no l'Esercito. Mi è sempre piaciuto l'Esercito.

Ho conosciuto Lester Hemingway prima che la Quarta Divisione tornasse negli States. È venuto nella nostra casa di Weissenburg e ha bevuto e chiacchierato con me. È un tipo a posto.

Jerome David Salinger

Rimangono pochissimi arresti da fare, nella nostra divisione. Adesso stiamo prendendo tutti i bambini sotto i dieci anni che hanno un'aria sprezzante. Bisogna concedere all'Esercito i suoi arresti vecchio stampo, bisogna gonfiare il Rapporto.

Il Capitano Ollie Appletton, il precedente CO del reparto, ha ottenuto il Congedo attraverso la Croce Rossa, tornando negli Stati Uniti sotto una pioggia di stelle di bronzo. Prima di andarsene, in nome dei vecchi tempi, ha passeggiato intorno alle foto dei suoi possedimenti in Scarsdale. Per molti di noi è stato un momento maledettamente toccante.

ERNEST HEMINGWAY

Come sta venendo il tuo romanzo? Spero che tu ci stia lavorando sodo. Non venderlo al cinema. Sei un tipo ricco. Come Presidente dei tuoi tanti fan club, so di parlare a nome di tutti quando dico Abbasso Gary Cooper. Perché stai davvero lavorando a un nuovo romanzo, no? Mi rendo conto che a Cuba le macchine non sono sicure.

Ho chiesto al CIC di mandarmi a Vienna, finora senza successo. Nel 1937 ci sono stato quasi per un anno intero, e ho voglia di mettere di nuovo un pattino da ghiaccio al piede di qualche bella ragazza viennese. Non mi sembra di chiedere troppo all'Esercito.

Ho scritto un altro paio di racconti incestuosi, diverse poesie e parte di una commedia. Se riuscirò a uscire dall'Esercito, potrei finire la commedia e chiedere a Margaret O'Brien di interpretarla con me. Con un taglio di capelli militaresco e una fossetta di Max Factor sull'ombelico, potrei recitare io stesso la parte di Holden Caul".

Coppia improbabile nella Parigi del 1944 appena liberata dagli Alleati, quella del celebre scrittore Ernest Hemingway che offriva champagne al Ritz e si pavoneggiava come se la guerra l'avesse vinta lui, e lo schivo soldatino J. D. Salinger, scrittore anche lui ma semisconosciuto, e reduce da due durissimi anni di guerra combattuta davvero, durante i quali aveva partecipato allo sbarco in Normandia ed era stato tra i primi a subire lo shock di entrare in un campo di concentramento.

CIAK gary cooper

Queste esperienze gli avrebbero procurato un forte esaurimento nervoso e il ricovero in un ospedale militare in Germania. Da qui il futuro autore del Giovane Holden (nome che aveva già usato in un racconto) scrisse nell'estate del 1946 la lettera ora riemersa a «Papa», il quale era stato generoso con lui, tra l'altro leggendo i suoi scritti ed essendogli prodigo di lodi, nonché certo incoraggiandolo a adottare nella corrispondenza con lui un tono amichevole se non addirittura confidenziale.

Anche Salinger ovviamente ammirava Hemingway e conosceva bene i suoi libri, vedi l'allusione a Catherine Barkley, che è l'infermiera di cui si innamora il protagonista di Addio alle armi. Tra gli altri punti della lettera che possono richiedere un'illustrazione: la madre iperprotettiva che accompagnò a scuola Salinger fino a ventiquattro anni (ma è un'ovvia esagerazione) non era ebrea di nascita come Salinger padre, però si era convertita alla religione ebraica e aveva abbracciato le tradizioni dell'etnia.

Gli arresti a cui Salinger allude hanno a che fare con il suo impiego negli interrogatori durante il processo di denazificazione messo in atto dagli alleati nella Germania occupata, attività alla quale lo qualificava la sua ottima conoscenza del tedesco. Gary Cooper aveva interpretato Per chi suona la campana, discussa trasposizione del romanzo di Hemingway, il quale a differenza di altri scrittori aveva l'abitudine di disinteressarsi degli adattamenti dei suoi libri.

fitzgerald scott

A Vienna Salinger era stato mandato dal padre nel quadro delle attività della sua ditta di importatore di carne; era ripartito subito prima dell'annessione dell'Austria da parte di Hitler. L'interesse di Salinger per il teatro può essere messo in rapporto anche con la sua infatuazione per Oona, la giovane figlia di Eugene O'Neill, che poi scandalosamente sposò Charlie Chaplin; Salinger le scrisse molte lunghissime lettere nel 1941.

Journey's End è la commedia dell'inglese R. C. Sheriff, probabilmente la più famosa di quelle ispirate dalla Grande Guerra. Il genuino e ben motivato giudizio su Scott Fitzgerald da parte di Salinger, e indubbiamente condiviso dal suo interlocutore, infine, mostra come due grandi scrittori americani sapessero apprezzare l'autore del Grande Gatsby, da poco scomparso, in un momento in cui le sue fortune presso la critica e il pubblico sembravano in declino.

"Una volta ho fatto un'interpretazione molto sensibile di Raleigh, in Journey's End . Molto sensibile.

Darei il mio braccio destro per andarmene dall'Esercito, ma non con un biglietto psichiatrico del tipo quest'uomo non è adatto alla vita militare. Ho in mente un romanzo molto sensibile, e non permetterò che l'autore passi per un idiota nel 1950. Io sono un idiota, ma non voglio che la gente sbagliata lo sappia.

Salinger

Mi piacerebbe che mi mandassi due righe, se ci riesci. Lontano dalla scena, è molto più facile pensare chiaramente. Con il tuo lavoro, voglio dire.

La prossima volta che sarai a New York, spero di essere in giro e riuscire a vederti, se avrai tempo. I discorsi che abbiamo fatto qui sono stati gli unici momenti di speranza in tutta la faccenda.

Sinceramente, JERRY SALINGER

P.S. Se c'è qualcosa che possa fare per te, qualche messaggio da portare a qualcuno, ne sarei lieto.

Il progetto del mio libro di racconti è andato a pezzi. Il che è un gran bene, e non sto indorando la pillola. In questo momento sono ancora troppo legato da bugie e affetti, e vedere il mio nome stampato su una copertina polverosa rimanderebbe qualsiasi vero miglioramento di svariati anni.

Edmund Wilson ha pubblicato una specie di album di ritagli su F. Scott Fitzgerald (che cosa sporca), chiamandolo The Crack Up . Malcolm Cowley lo ha recensito per il New Yorker , o ha recensito Fitzgerald stesso in maniera dannatamente superiore rispetto ai critici medi che recensiscono uomini morti. È così facile scrivere una «buona» recensione di Fitzgerald. Le sue imperfezioni saltano agli occhi, e se un paio non lo fanno, è Fitzgerald stesso a puntarle col dito.

Salinger

È stupido da parte dei critici lamentarsi del fallimento di Fitzgerald di «sviluppare» le sue storie. Mi sembra ovvio che chiunque scriva un libro come Gatsby non potrebbe mai «sviluppare» un bel niente. La sua arte, o la sua bellezza, era applicabile soltanto alle sue debolezze, non ti sembra? Diversamente da molti critici, non penso che Gli ultimi fuochi sarebbe stato il suo libro migliore. Era lì lì per incasinare tutto. Lì lì per dare al libro un twist alla Gatsby. In effetti, è meglio che non l'abbia finito, credo.

Buone cose".

 

BENE CONTRO IL MALE D’ITALIA - LA NOSTALGIA DI PIETRANGELO BUTTAFUOCO PER CARMELO BENE “IL GENIO”

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Pietrangelo Buttafuoco per "La Lettera - Corriere della Sera"

BUTTAFUOCO PIETRANGELO

Se tornasse in vita rinnegherebbe la provocazione, finita nelle mani di un Celentano o di Cattelan. E in questa acclamata estetica di dita nel naso, se tornasse da noi - Carmelo Bene, il genio, morto dieci anni fa - farebbe del capolavoro di sé un'assenza silenziosa e discreta. Indosserebbe giacca e cravatta al modo di Ernesto Calindri, e, anziché scolarsi bocce intere di Veuve Clicquot in compagnia di Pierre Klossowski, sorseggerebbe appena un goccio di Cynar, fosse anche per digerire la lattuga. O le battute di Elio e le Storie Tese.

Se tornasse in vita, lui che fu non-vita - lui che fu un attore per diventare un classico, guerriero-rumorista preso per pazzo da tutti - sarebbe impeccabile con gli anacoluti della sua scrittura scenica. L'evento, adesso, è la narrazione pedagogica o, peggio che mai, civile, come quella di Marco Paolini o di Ascanio Celestini; e Bene, tornando in vita, farebbe della propria poesia (perché fu anche poeta) un ornato di cristallo, non certo quei giornali-parlati o, peggio che mai, cine-giornali.

Carmelo Bene

E siccome il vero scandalo della biografia di Carmelo Bene è il suo talento, l'arte sua perfetta, se tornasse in vita lui, che è il termine di paragone - anche da spettatore, anche silente - farebbe sgattaiolare nella buca dell'afasia perfino un Benigni. Ci vuole altro, infatti, che cavare il naso a Pinocchio e latrare su Dante.

E tutta quella coprolalia del corpo sciolto, tutta la cacca nel suonar del «sì» toscano, serve a Benigni - straordinario professionista dell'italianitudine - a tenere mansueto il pubblico di Rai1, non certo a fare, finalmente, pipì dal palcoscenico. Carmelo Bene, l'ultimo dei maledetti, si sbottonò davvero: irrorò i critici e li battezzò «penne intinte nei buchi emorroidali» (erano gli stessi che oggi umettano di bacetti le terga al pensiero unico del birignao).

E se tornasse in vita, Carmelo Bene, che fu ragazzo di paese formatosi al liceo, troverebbe adatta al proprio oblio la cerimoniosità formale del Segnale Orario o la televendita degli adesivi per dentiera, non certo cresimarsi col Tempo che fa, con Fabio Fazio.

Ci vuole ben altro per diventare (ed essere stati) Bene. Oggi non c'è Bene, ed è un bene per tutti non averlo tra i piedi. Tutti i nani si mostrano giganti in forza dell'ombra, e nel pozzo del maledettismo - viva sorgente di ogni genio - oggi si pescano i Vasco Rossi e, peggio che mai, i Morgan. Se tornasse in vita, Bene - che fu gioco e scherzo al contempo, tragedia e crescendo rossiniano - farebbe coppia con Claudio Bisio, però recitando Daniel Pennac, non Stefano Benni.

Carmelo Bene

Se tornasse in vita saprebbe come duettare con Fiorello, come già fece con Corrado, a «Domenica in» perché se tornasse starebbe in famiglia, con l'albero di Natale, e metterebbe le pattine e mai starebbe scalzo come Folco Terzani, già eroe delle «Invasioni barbariche», documentarista cui poté il ridicolo più che il pathos. E il guaio vero di questi dieci anni senza Carmelo Bene - l'unico pezzo d'Italia all'estero - è che la fantasia e la sete di saggezza siano tutte risolte nella stravaganza cenciosa degli ottimati foderati con le t-shirt di Emergency.

Tornando in vita, lui che «riempiva gli stadi, ora che si svuotano i teatri», per dirla con Giancarlo Dotto (che di Bene fu biografo e compagno d'arte, oggi autore di Elogio di Carmelo Bene, Pironti editore), se ne starebbe in claustrale estasi di ogni Rosa Mistica. E figurarsi quanto potrebbe restare di «dibattito» se in Italia, oggi - oggi che non c'è Bene - su un modesto allestimento come Sul concetto di volto nel figlio di Dio vi piove l'acqua benedetta, come se in quel palcoscenico ci fosse davvero eresia e non, invece, il «dove sei?» del ciripiripì laicista.

Carmelo Bene

Non c'è Bene, che sosteneva «laico è laido». E non c'è, infatti, paragone se oggi, nel fuori scena sono i ragli a-teologici a sovrastare l'insignificanza del peccato, neppure le bestemmie. Per ogni Castellucci a uso di cristianucci c'è - diocenescampi - un Vito Mancuso di complemento. Non c'è Bene e, appunto, mancano le «Sovrapposizioni» di Gilles Deleuze. Non c'è Bene ed è venuta meno la grandezza. È venuto meno quel complicato minimo d'amore che è il degenere.

Se tornasse in vita se ne starebbe a far viaggi all'estero, e non solo perché ieri c'era la Francia a inginocchiarsi di fronte al tuono della sua voce, la Voce di Narciso, ma per andar via dall'Italietta, fetta di scarto di un provincialismo tutto a modino, l'Italia che non è più villaggio di prefetture e cattedrali, dove si sapeva piangere dal ridere e far fioretti a San Tommaso.

E poi perdersi. Come capitava a lui, da bambino, mano nella mano con la sorella Maria Luisa, quando si perdevano per essere ritrovati fermi a contemplare il fuoco di un fornaio. Come se quella vampa fosse un farfugliare d'agonia cui prendere in prestito il rosso vivo, e far belle le gote.

Se Carmelo Bene tornasse in vita, si ritirerebbe in Russia, dove già da ragazzo vi macinava tournée, e fu proprio a causa di quei suoi successi che non poté presenziare - lui, figlio così devoto - alla festa delle nozze d'argento dei genitori. Comprò un'infinità di fiori e fece adornare le strade del paese, Campi Salentina, per poi manifestarsi con un biglietto: «Solo fiori, niente opere di Bene. Il vostro Carmelo».

Carmelo Bene

E il Carmelo più che mai nostro, il nostro monte invalicabile, fu e resta il trono di Nostra Signora dei Turchi e se tornasse, lui che era «apparso alla Madonna», oggi alla Regina dei Cieli darebbe il braccio, muovendosi sui suoi passi per uscire dal proprio cammino e volerla per sempre «dipinta lassù».

Altro che concetto di volto, e scusate se è poco tutto quel ludibrio dell'arte dissipato in sottrazione, tanto più che Bene, esangue, non fa che ritornare, dando fuoco ogni volta che fa capolino. Come quando CasaPound, la domus dei cattivi usciti da tutti i cammini, l'ha proclamato vincitore di una dedica postuma (CasaBene, «per non dimenticarlo»), e ne è venuto fuori un frettoloso esorcismo conformista, affidato a una sola pernacchia.

Perché è vero che Carmelo Bene, al Costanzo Show, alla precisa domanda: «Maestro, lei è fascista?» rispose con una pernacchia, ma è anche vero che subito dopo aggiunse: «Nazista, piuttosto». Aveva imparato musica e arte da bambino, ascoltando nelle sue Puglie i soldati tedeschi cantare: «Sono diavoli ma cantano come angeli». Della prossimità col demonio fece volontà e rappresentazione. E guizzo da guitto.

Carmelo Bene e Moglie

Come quando, nel 1983, arrivando a Catania, all'aeroporto venne accolto dalle telecamere dei Tg locali per via del furto del tir che trasportava la strumentazione per lo spettacolo (un sublime uno-due Hölderlin-Leopardi, dal titolo «...mi presero gli occhi»). I giornalisti lo seguivano, lui era come una belva quando infine, nel guizzo, afferrò con le mani l'occhio di una telecamera e - col tono di chi parla al diavolo - disse: «Nitto, fammi ritrovare il tir».

E quel Nitto era Santapaola, il capomafia, che non sapeva nulla di Bene, eppure il tir venne fatto ritrovare, forse al prezzo di qualche omaggio; solo che i malcapitati picciotti, seduti in sala, non sapevano di tutto quell'irredimibile, e al chiudersi del sipario sul sussurro «...e mi presero gli occhi!», si alzarono e dissero agli spettatori: «...e vi fotterono cinquantamila lire!». Se tornasse in vita, Carmelo Bene, se ne resterebbe a contemplare il fuoco. Quello del fornaio. Per darsi un poco di rosso alle gote.

 

UN PAESE AGGHIACCIANTE - ECCO PERCHÉ L’ITALIA SI È SCIOLTA COME NEVE AL SOLE SOTTO I COLPI DEL GENERALE INVERNO

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Fabio Tonacci e Corrado Zunino per "la Repubblica"

GELO SULLITALIA SPALANEVE IN PROVINCIA DI AVELLINO

L´Italia era pronta ad affrontare l´emergenza neve? Sulla carta, sì. Dal momento in cui la Protezione civile ha emesso l´allerta meteo, la catena di comando doveva intervenire per prevenire il blocco delle infrastrutture vitali del paese (strade, autostrade, ferrovie, rete elettrica e servizi idrici) e mettere in moto la macchina dei soccorsi. Ma i mille disagi sofferti dagli italiani in questi giorni documentano la grande disorganizzazione dell´apparato statale, delle Regioni e dei comuni, di cui il caos vissuto a Roma è stata solo la conseguenza più chiara e rumorosa.

Previsioni meteorologiche contraddittorie, piani antineve obsoleti, normative sulle calamità naturali lacunose. E ancora, insufficienza di mezzi di soccorso, condutture dell´acqua che si spaccano con il ghiaccio, treni fermi per ore a causa di una porta gelata, ritardi nel chiudere le strade colpite dalla bufera. Ecco cosa ha paralizzato l´Italia.

GELO SULLITALIA AUTO BLOCCATA A CAMPOBASSO


1 - L´ALLERTA

Gli allarmi meteo diramati dalle Regioni non sono sempre chiari. L´allerta 2 (medio) dell´Emilia Romagna è diverso dallo stesso allerta lanciato in Liguria o Piemonte. «Sono poi troppo generici - spiega Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e responsabile Anci per la protezione civile - non è stato codificato il comportamento da tenere in caso di allerta uno, due o tre. Ognuno decide da sé. In base ai vari bollettini meteo, ci sono prefetture che si permettono di chiudere le scuole quando è il sindaco, e solo lui, a poterlo fare». Emilia Romagna e Piemonte, inoltre, hanno un centro meteo autonomo che spesso confligge con le previsioni nazionali.


2 - LA CAPITALE - SALE SPRECATO E POCHI SPAZZANEVE LA CAPORETTO DI ALEMANNO A ROMA...

FOTO SCATTATA DAL SATELLITE E IN CUI LITALIA E COMPLETAMENTE RICOPERTA DALLA PERTURBAZIONE

A Roma non ha funzionato niente. A partire dal sindaco Alemanno che giovedì scorso non ha capito in tempo il fatto che i 35 mm di pioggia previsti dalla Protezione Civile per il giorno dopo potevano, in caso di termometro sotto lo zero, diventare 35 centimetri di neve. Gli spargisale sono entrati in azione troppo in ritardo, quando ormai erano inutili. I mezzi spalaneve messi in campo erano troppo pochi e spesso sono rimasti inutilizzati perché bloccati dal traffico. Intasate le vie consolari di accesso alla città, gli automobilisti sono rimasti fermi per ore nella neve. Caos nella chiusura delle scuole: per eccesso di prudenza sono rimaste chiuse anche lunedì e ieri.


3 - LE FERROVIE - SCAMBI CONGELATI E POCO PERSONALE TRENI FERMI TRA UNA STAZIONE E L´ALTRA

GELATO

Poche "scaldiglie" (impianti di riscaldamento degli scambi ferroviari), squadre di pulitori non sufficienti a coprire l´intera rete, porte dei convogli bloccate dal ghiaccio. Il piano neve delle Rete Ferroviaria italiana in molte zone è naufragato su piccoli dettagli. Le scaldiglie, ad esempio. Non ce ne sono abbastanza nel centro Nord, per cui non è stato garantito a pieno il servizio pendolari in Emilia e in Piemonte. Non sono previste al Sud, ad esempio in Sicilia e in Basilicata. E con gli scambi congelati, i treni non passano. Così si spiegano i 66 Eurocity e Intercity a lunga percorrenza cancellati ieri. C´è poi un problema di vegetazione: a Cassino 4 km di ferrovia sono stati bloccati perché gli alberi si erano piegati sulle rotaie.

ALEMANNO SPALA NEVE A CESANO CON LESERCITO


4 - LE STRADE - RITARDI NELLA CHIUSURA DELLE STATALI AUTO BLOCCATE DALL´ABRUZZO AL LAZIO

Negli ultimi giorni dalle case cantoniere dell´Anas sono partiti 3000 uomini e 2500 mezzi per la pulizia di 25 mila km di strada. Ma gli interventi non sono sempre stati efficaci. Sul Grande Raccordo Anulare di Roma, ad esempio, il sale sparso giovedì notte è stato sciolto dalla pioggia mattutina del venerdì, senza che venisse poi ripristinato. Quel giorno, quando è cominciata la grande nevicata, i mezzi Anas non sono entrati in funzione perché tir e auto senza catene, causa ghiaccio, si sono messi di traverso, bloccando il passaggio sulla corsia d´emergenza. In Abruzzo la chiusura della SS 690 è stata decisa in ritardo (alberi e tralicci finiti sulla carreggiata), decine di automobilisti sono rimasti bloccati.

ROMA SOTTO LA NEVE


5 - LE AUTOSTRADE - "28 ORE PER TOGLIERE UNA FRANA" SOTTO ACCUSA L´A24 E L´A25

Sulle autostrade è stato il caos, il coordinamento di Viabilità Italia del Viminale ha limitato i danni: chiusure temporanee, deviazioni, automobilisti fermi ai lati della carreggiata (ieri nevicava su oltre 1000 km di rete autostradale). La prima misura adottata dai gestori è stato il filtraggio ai caselli dei tir di stazza superiore alle 7,5 tonnellate, una misura che ha facilitato l´ingresso in carreggiata dei mezzi spargisale e spalaneve. L´effetto collaterale è stato l´intasamento delle strade provinciali con incolonnamenti di camion vicino agli svincoli. Sull´A24 Teramo-l´Aquila-Roma i cittadini accusano la Strada dei Parchi Spa di avere impiegato 28 ore per rimuovere la slavina di Carsoli, causandone la chiusura.

ROMA SOTTO LA NEVE


6 - L´ELETTRICITÀ - ALBERI SUI TRALICCI E CAVI GHIACCIATI INTERI PAESI SONO RIMASTI AL BUIO

Il piano di emergenza della Rete elettrica, sulla carta, è inattaccabile. Prevede la predisposizione di gruppi elettrogeni supplementari nel caso di interruzione delle linee e rinforzo delle risorse (tecnici e operai) sul campo. Dovrebbe reggere anche di fronte a un´intensa nevicata. Non è andata così, e anche ieri l´Enel ha dichiarato che 12.680 forniture nel centro sud sono senza elettricità. È successo che manicotti di ghiaccio si sono formati attorno alle linee, causandone la rottura. Non solo, sui cavi sono caduti anche alberi d´alto fusto. Le squadre di intervento, con i mezzi leggeri a loro disposizione, non sono riuscite a raggiungere le aree di campagna invase dalla neve o con la viabilità intasata.

ROMA SOTTO LA NEVE


7 - L´ACQUA - NESSUN INTERVENTO SUI VECCHI TUBI IL GELO LI SPACCA E SI RESTA A SECCO

Ancora ieri c´erano quarantamila famiglie senza acqua a Genova, più di 22 mila utenze interrotte nel Lazio (luce e acqua), tubi che sono esplosi a Firenze. La spiegazione si trova sottoterra, lungo i 500 mila km di condutture idriche italiane. 170 mila sono da rottamare perché prodotti in ghisa grigia, un materiale che si spacca con il freddo. Il sistema idrico si scopre così del tutto indifeso. I gestori, oltre a potenziare le squadre di intervento (che però hanno problemi a raggiungere i paesi più sperduti) diramano agli utenti consigli "della nonna": coprire i tubi esterni con panni di lana, polistirolo e giornali, sbrinare i contatori con dei normali phon per capelli.

ROMA SOTTO LA NEVE


8 - GLI ENTI LOCALI - LO STATO DI EMERGENZA HA UN COSTO I GOVERNATORI HANNO ASPETTATO TROPPO

Perché i governatori di diverse Regioni colpite dal maltempo non hanno chiesto lo stato di emergenza o l´hanno fatto con troppo ritardo? Perché con la nuova normativa, in vigore dallo scorso anno, sono gli stessi enti regionali a dover tirar fuori i soldi per gli interventi urgenti, aumentando tributi, addizionali, accise regionali sulla benzina. Solo nel caso in cui le risorse non bastino, si può accedere al Fondo nazionale di Protezione Civile. Che però ammonta a zero. Ci sono stati poi inspiegabili ritardi istituzionali. Ad esempio il Coordinamento della Protezione civile presso la Regione Abruzzo è stato convocato solo 72 ore dopo l´inizio dell´emergenza.

ROMA SOTTO LA NEVE


9 - L´ESERCITO - ANCHE I MEZZI DEI SOLDATI IN DIFFICOLTÀ IL GIALLO SU CHI PAGA FRENA GLI INTERVENTI

È il prefetto, e solo lui, il soggetto che può chiedere l´intervento dell´Esercito in casi di emergenza. Militari spalatori sono al lavoro nelle Marche, in Abruzzo, a Urbino, a Sora, nel basso Lazio. Alcuni mezzi pesanti hanno però avuto difficoltà a raggiungere i paesi di montagna e le località più isolate. C´è poi la questione del pagamento, che ha frenato gli interventi iniziali. L´indennizzo richiesto era di 800 euro al giorno per ogni ruspa usata, 200 per i mini escavatori, 60 euro a soldato per vitto e alloggio, e a pagare dovevano essere le amministrazioni locali. Il governo ieri ha stabilito invece che l´impiego dei militari non graverà sulle casse comunali.

ROMA SOTTO LA NEVE


10 - LE DOTAZIONI - SENZA CATENE LE AUTO DEGLI AGENTI LA POLSTRADA TAGLIA LE PATTUGLIE

La mancanza di personale e di mezzi in aziende strategiche in queste occasioni di emergenza acuisce i problemi. La Cgil rivela che la Rete ferroviaria italiana, riferimento societario per Trenitalia, ha firmato un accordo per l´assunzione di 550 persone nell´area manutenzione. Ad oggi sono entrati in Rfi solo in cento e sul fronte manutenzione (binari, scambi, linea aerea) Trenitalia ha accusato i guai maggiori. A Roma venerdì scorso solo cinque volanti su quindici hanno potuto presidiare la città: dieci non avevano catene né gomme termiche. E il sindacato di polizia denuncia da tempo il contingentamento delle pattuglie della Polstrada sulle autostrade italiane.

 

MARCENARO: “A ROMA I TAMPONAMENTI SONO COMINCIATI QUANDO ALEMANNO HA COSPARSO LE STRADE CON L’OLIO DI RICINO”

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ALEMANNO SPALA NEVE A CESANO CON LESERCITO ROMA SOTTO LA NEVE

1 - A ME DIRETTORE DEL TG1? MA IO TI QUERELO
Marcello Veneziani per "il Giornale" - Trentadue anni fa, Alberto Maccari, reggente del tg1, aveva la stessa età di adesso. Me lo ricordo, io ragazzo e lui già sessantenne, nella redazione del quotidiano economico Il Fiorino; serio e compito, sembrava un bancario più che un giornalista. Più che articoli scriveva bonifici. Erano in tre a fare Il Fiorino e questo spiega perché a trent'anni Maccari avesse già trent'anni d'anzianità. Il Rag. Maccari è la perfetta proiezione di Monti in Rai. La sua stabilità anagrafica da svariati decenni è il suo requisito migliore per il tg1, la sua provenienza economica rispecchia il governo dei tecnici.

Ciò nonostante, il povero Maccari è crocifisso. Dopo aver massacrato per anni Minzolini ti aspetti che il nuovo arrivato sia trattato come un liberatore. Macché, massacrano pure lui che è così cauto, incolpevole e incolore. Il linciaggio fa parte dei fringe benefits dell'azienda ai suoi direttori. Da anni i giornali titolano «bufera sulla Rai». Chi è ai vertici della Rai è sempre raffigurato come Napoleone nella campagna di Russia, in ritirata.

minzolini

Dopo tre giorni di rallegramenti per la nomina passa tre anni di nomination: via, fuori, cacciatelo. Ogni vertice tocca sempre il fondo ed è il peggiore in assoluto. Ora tocca alla povera Lorenza Lei e al ragionier Maccari. Dal linciaggio si salvano solo i nominati dalla sinistra. Allora io dico: visto l'andazzo, se qualcuno non di sinistra vuol nominarvi direttore in Rai, voi non limitatevi a rifiutare. Menatelo e poi denunciatelo per tentata truffa, estorsione e diffamazione.

ALBERTO MACCARI

2 - PAESI E BUOI
Mattia Feltri per "la Stampa"

I disastri provocati della neve sono una grande metafora del Paese. Anche il naufragio della Costa Concordia fu una grande metafora del Paese. La discussione sull'articolo 18? Una grande metafora del Paese. L'intera Seconda repubblica è una grande metafora del Paese. E il fatto che ci siano tante grandi metafore del Paese è di per sé una grande metafora del Paese. Anche se l'unica vera grande metafora del Paese viene dalle Maldive: lì il nuovo presidente è un boss della tv, e Fini è un turista.

3 - ANDREA'S VERSION
Andrea Marcenaro per "il Foglio"

maldive article

La neve a Roma, evviva evviva, la neve a Roma! La gente sorrideva, c'era un'aria di festa, la magìa della neve regalava come un'allegria che metteva nell'angolo le preoccupazioni, si vedevano le solite cose che si vedono quando c'è la neve, questo si sa, i giovani che se la tiravano, i pupazzi con la carota a fare da naso, i commenti: accidenti adesso come viene forte!, e tutto sembrava bello, perfino gli spalatori, i quali spuntavano chissà da dove con le loro giacchette a righe bianche e gialle rifrangenti, mostravano l'aria soddisfatta di chi svolge un lavoro non fisso ma monotono il giusto. Il traffico, certo, il traffico ne risentiva un poco, ma tutto filava comunque in maniera abbastanza ordinata. I tamponamenti e gli scapuzzoni sono cominciati quando il sindaco Alemanno, per agevolare la circolazione come da programma, ha cosparso le strade con l'olio di ricino.

Gianfranco Fini

 

CHI DI CROPPI FERISCE, DI CROPPI PERISCE - L’ASSESSORE CACCIATO DALLA GIUNTA SPARA A ZERO SU ALEDANNO

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Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

UMBERTO CROPPI

Un parco studio nel centro di Roma. Due quadri, una scrivania, qualche libro. La barba di Umberto Croppi, un bianco sporco, come la neve che ha sepolto forse definitivamente l'esperienza politica del sindaco Gianni Alemanno. Croppi lo conosce da 30 anni: "E ancora gli voglio bene, ma la dissennata corsa di queste ore a farsi fotografare gli costerà cara. Gianni certamente non sarà rieletto e soprattutto, ogni istantanea di questa vicenda rimarrà nella storia. Perché ogni frammento, in un effetto domino, corrisponde a un'ulteriore gaffe".

Esempi?
Alemanno con la pala in mano che sposta una pigna. Alemanno immortalato vicino ai sacchetti di sale da cucina. Alemanno mentre toglie neve da un marciapiede e la ributta in mezzo alla strada. Devastante. Inutile. Controproducente.

GIANNI ALEMANNO E DIEGO DELLA VALLE AL COLOSSEO

Quante responsabilità reali ha avuto nella disfatta?
Non molte. Roma non è attrezzata e molti altri, prima di lui, si erano trovati a mal partito con un fenomeno alieno alla città. Ha sbagliato altrove. Invece di reagire alle mancanze altrui nelle sedi competenti, è stato assalito da una furia iconoclasta. All'assalto, quando nessuno, almeno all'inizio, l'aveva accusato di nulla.

Perché?
È difficile dirlo. L'Alemanno attuale è il manifesto di un disagio psicologico. Quando sabato mattina l'ho visto sventolare quei fogli bianchi con le previsioni mi è venuto un brivido. Ho capito subito che si trattava di un'interpretazione sbagliata. Di dati equivocati.

Alemanno

Un fatto grave?
Da un laureato in Ingegneria ambientale, responsabile dell'unica metropoli d'Italia, ci si aspetterebbe una cognizione maggiore. Incorrere nell'errore ed esporlo all'Italia e al mondo è uno scivolone incomprensibile.

Ci sono altri responsabili?
Certo. Tre o quattro assessorati, forse la Protezione civile e i vigili del fuoco. Ma il problema è altrove. Perché Alemanno non ha chiesto spiegazioni ai suoi? Dove è finita la giunta di questa città?

Poteva essere fatto di più?
Sicuramente sì, tutti sapevamo da 15 giorni che avrebbe nevicato. Se da un lato offro a Gianni la mia solidarietà, dall'altro non posso non vedere che in questa situazione appare, a essere benevoli, del tutto smarrito.

Perché?
Perché è preoccupato soltanto della gestione della propria immagine. Uno slalom tra twitter e le tv, come se la nevicata lo ponesse di fronte a un referendum sulla sua capacità di governo.

ALEMANNO SHINING

Da cosa nasce l'urgenza?
Dai sondaggi del recente passato. Quando esondò il Tevere e Gianni si presentò in stivali sul greto, ebbe il picco massimo di popolarità. Ha deciso di riproporre l'esperimento, cadendo nel ridicolo. Nella drammatica caricatura. Nella saga di se stesso. È vero che all'epoca delle piene si percepì la sua presenza, ma è altrettanto innegabile che il Comune istituì un'unità di crisi attiva 24 ore su 24.

Questa volta?
Nessuna traccia. Un'anarchia desolante. Una città in balia di se stessa. Dopo una buona intuizione, la chiusura delle scuole, Gianni è sprofondato nelle contraddizioni. Aveva un vantaggio, non c'era neanche bisogno che lo sventolasse. Lo ha depauperato giocando d'attacco e innescando un meccanismo in cui una volta compreso di aver sbagliato, ha deciso di rilanciare senza sosta.

Come è stato possibile?
È stato mal consigliato. La sovraesposizione di Gianni è grottesca. Nell'ultimo anno lo si è visto con il casco sui cantieri, in bicicletta a inaugurare le piste, troppo. Dovrebbe rendersi conto che l'attenzione eccessiva lo danneggia.

ALEMANNO E LA TARTARUGA

Nella ricostruzione del sindaco, le responsabilità sono sempre degli altri.
Come nei tennisti italiani descritti da Nanni Moretti, per i quali la colpa della sconfitta risiede sempre altrove o nella metafora del cacciatore, per cui l'obiettivo mancato è addebitabile al cattivo funzionamento della cartuccia.

Dal suo blog ha lanciato messaggi allarmistici.
Il blog è un boomerang. Si presenta come il simulacro della modernità 2.0 e poi, in un amen, ti fa riprecipitare nella preistoria delle pale. Se sabato mattina, invece di dare addosso alla Protezione civile, Gianni fosse apparso per dire: "Ce la stiamo mettendo tutta, dateci una mano", la percezione collettiva sarebbe stata diversa.

ILLUSTRAZIONE BIANI ALEMANNO CON FAN jpeg

Invece?
È parso dicesse: "Arrangiatevi".

Lei lo conosce da sempre. È cambiato?
Non molto. Ha dedizione e ambizione, pregi e limiti. Il più grande? Chiude tutto all'interno di schemi rigidi. È molto ideologico.

La cacciò dalla giunta.
Non covo alcuna revanche, ma in quell'istante, si è chiusa la sua esperienza politica. Invece di puntare alla qualità, ha pensato di cedere alle pressioni. Parentopoli e le assunzioni senza freni sono solo un riflesso di quel cedimento.

Ma lei gliel'ha detto?
Decine di volte. Cercava giustificazioni che erano soprattutto scuse da presentare a se stesso.

ALEMANNO E IL SALE SULLA NEVE

Litigaste anche sulla vicenda Colosseo-Della Valle?
Da assessore non sono mai stato contrario, ma estraneo alla vicenda. Mi sono mosso su binari paralleli. La camera di commercio mise a disposizione una cifra analoga a quella di Della Valle e io andai ad Abu Dhabi, riscontrando interesse per il restauro a cifre ben superiori a quelle poi erogate. Della Valle, onore al merito, si è preoccupato di reperire i fondi. Le modalità dai profili curiosi atte a trovare il denaro non mi riguardano. Comunque, anche in quell'occasione, Gianni sbagliò. Sul piano politico poteva fregiarsi dell'operazione, ma su quello delle procedura non c'entrava niente e avrebbe potuto, anzi avrebbe fatto meglio a stare zitto.

ALEMANNO NEVE FUCECCHI jpeg

 

DEMOCRATICAMENTE COL-LUSI - ALCUNI MILIONI DI EURO DELLA MARGHERITA SAREBBERO ANDATI AL PD

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Franco Bechis per "Libero"

luigi lusi

La data è quella del giorno chiave in cui per l'ultima volta il tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, spiegò il bilancio 2010 del partito in via di estinzione ai notabili convocati per l'occasione. Il 20 giugno scorso, in una riunione più volte fermata e riaggiornata perché i vari leader avevano impegni di altra natura, di fronte a numerose lamentele sulla gestione del partito e sulla divisione del tesoretto restato a disposizione, prese la parola Beppe Fioroni. Ricordando ai più polemici che dalla Margherita erano usciti fondi definiti «rilevanti» verso i due principali partiti che l'avevano fondata: il vecchio Ppi e i Democratici di Arturo Parisi, che l'avevano pure celato, «chiudendo i rispettivi bilanci senza darne particolare evidenza».

BERSANI

Quel giorno c'erano state numerose tensioni, cosa che non era mai accaduta per l'approvazione dei bilanci degli anni precedenti. Perché la fine della Margherita era sempre più vicina, e i rimborsi elettorali accumulati avevano costituito un tesoretto in cassa di poco inferiore ai 26 milioni di euro, che faceva gola a molti. Qualche leader politico - si capisce dagli interventi critici di quel giorno - aveva avuto notizia che il tesoriere avesse iniziato ad anticipare la divisione con il finanziamento di iniziative politiche di alcune correnti, dall'organizzazione di convegni all'apertura di alcune riviste.

Fra i beneficiari si diceva potesse esserci proprio Fioroni, che stava organizzando una sua componente all'interno del Pd. E l'ex popolare così era andato all'attacco, puntando il dito su Parisi. La tensione si tagliava a fette, e nel mirino (non per le cose che sarebbero emerse in questi giorni), c'era proprio il tesoriere. Francesco Rutelli capì al volo e fece mettere a verbale il suo ringraziamento al «tesoriere Lusi per l'equilibrio e la correttezza nelle funzioni affidategli».

FRANCESCO RUTELLI

Anche se probabilmente come quasi tutti i bilanci di partito quello della Margherita 2010 era sostanzialmente falso, non tutto in quella occasione fu celato dietro voci confuse e generiche. Come già era accaduto nel 2008 e nel 2009, Lusi fece emergere una serie di partite finanziarie per alcuni milioni di euro che esistevano con il Pd di Pier Luigi Bersani. Proprio il partito che oggi fa spallucce come se la Margherita nulla avesse a che vedere con la sua storia e con la sua forza finanziaria.

Lusi invece motivò sia nella relazione illustrativa della gestione che nella nota integrativa gran parte delle spese oggi contestatissime per attività politica con «il supporto all'attività del Partito democratico per il rinnovo dei Consigli regionali e per le elezioni amministrative che si sono svolte nel corso dell'anno». Una parte di quel buco supposto dalla magistratura che oggi sta indagando sarebbe dunque finita anche nelle casse di Bersani & C.

Arturo Parisi

Non risultano dichiarazioni congiunte di donatore e beneficiario, come la legge imporrebbe sia per finanziamenti diretti che per finanziamenti in natura, ma il bilancio della Margherita li cita. Racconta di avere ricevuto dal Pd 3 milioni di euro a chiusura di un contenzioso sui finanziamenti «in natura» degli anni precedenti. Segnala la spesa della Margherita in «attività di sostegno al Pd sia nelle fasi congressuali sia per le primarie a livello territoriale», anche senza fornirne la relativa quantificazione.

Aggiunge perfino che l'impegno della Margherita nei confronti del Pd è proseguito nei primi mesi del 2011, «concretizzandosi nel sostegno delle campagne elettorali per le elezioni amministrative delle Province e dei Comuni chiamati alle urne, che si sono svolti nel mese di maggio 2011». In bilancio sono ancora segnati 336 mila euro di crediti nei confronti del Pd e una simile partita debitoria.

DARIO FRANCESCHINI

La partita finanziaria con il Pd e con i vari leader politici ex Margherita sembra assai interessante per i magistrati per cercare i fondi spariti che non risultano nella disponibilità di Lusi e delle società a lui intestate. Mancano all'appello circa 3 milioni, ma dubbi seri ci sono anche sui 5 milioni che sarebbero stati utilizzati per pagare le tasse. Il Bilancio della Margherita 2010 indicava infatti 408 mila euro di Ires annuale, 41 mila euro di Irap e 41 mila euro di imposte di bollo. I debiti tributari pregressi ammontavano a 447 mila euro. La loro somma non arriva a un milione di euro. E gli altri 4 milioni? A chi sono finiti? E proprio la domanda che sta agitando il sonno di mezzo Pd.

 


MAGISTRATOPOLI - BERLUSCA VA A PROCESSO ACCUSATO DI AVER RIVELATO NOTIZIE COPERTE DA SEGRETO D’UFFICIO

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Maurizio Belpietro per "Libero"

maurizio belpietro SILVIO BERLUSCONI

Paradossi italiani: ancora non abbiamo capito se dietro la scalata di Unipol alla Bnl c'era una tangentona rossa, ma in compenso, con l'accusa di aver rivelato le strane mire dei compagni sulle banche, Silvio Berlusconi è già a giudizio. Lo ha deciso ieri il gup di Milano, il quale ha accolto la richiesta avanzata dalla Procura, che - sia detto per inciso - era stata invitata da un altro giudice a processare l'ex premier. Risultato: tra qualche mese avremo il piacere di vedere il Cavaliere alla sbarra, questa volta nelle inedite vesti di chi ha contribuito a rivelare notizie coperte da segreto d'ufficio.

Lui, l'uomo che più si è battuto contro le intercettazioni, imputato di averle abusivamente diffuse. Niente di nuovo invece per quel che riguarda gli strani giri di soldi attorno al Pd lombardo. Nonostante siano passati anni e l'inchiesta sia stata trasferita da una procura all'altra, ad oggi è buio pesto su tutta la storia. Per capire come mai all'improvviso la Provincia di Milano decise di farsi un'autostrada a spese del contribuente, indebitandosi fin sopra i capelli, bisognerà attendere ancora un po'.

CARLO DE BENEDETTIFilippo Penati

Non si sa quanto: forse un anno o forse una vita. Sta di fatto che finora sia la richiesta d'arresto di Filippo Penati, ex plenipotenziario di Bersani in Lombardia, sia la domanda di sequestro dei beni della società che avrebbe pagato le tangenti sono state respinte dal gup. Insomma, gente che va a processo e gente che la sfanga. Un po' come successe vent'anni fa con Mani pulite, operazione spettacolare di cui ricorre tra poche settimane l'anniversario.

Tutto partì da un amministratore socialista preso con le mani nel sacco, anzi nel water, dato che l'uomo tentò di far sparire le mazzette tirando lo sciacquone. Il «mariuolo» (così lo definì Bettino Craxi) non ce la fece e quella fu la fine della Prima Repubblica. O meglio, di un pezzo della Prima Repubblica perché, a dar retta ad alcuni protagonisti, i pm non volevano abbattere tutto il Palazzo, ma solo quello che a loro non garbava. Vale a dire Dc e Psi, come ha recentemente spiegato uno che se ne intende, ossia l'editore di Repubblica, l'ingegner Carlo De Benedetti, già noto alle cronache giudiziarie per le tangenti alle Poste.

Marcellino GavioCRAXI BETTINO

Che l'operazione fosse politica lo dà a intendere con due decenni di ritardo anche Luciano Violante, l'uomo che per anni è stato ritenuto il leader del partito delle toghe. L'altra sera su La7, di fronte a uno sghignazzante Gad Lerner, l'ex presidente della Camera se n'è uscito con una specie di mea culpa.

«Non avevamo capito che era in gioco un cambio di sistema politico. Pensavamo che passassero i cadaveri dei nostri nemici e passavano invece dei pezzi del nostro ordinamento costituzionale». Il riferimento è chiaro: da Tangentopoli l'equilibrio di poteri su cui si reggeva la nostra fragile Repubblica è uscito a pezzi e ancora oggi fatica a riprendersi. Per Violante, alla magistratura fu assegnato un ruolo politico e ora non si riesce a farla rientrare nei limiti.

unipol giovanni consorte lapresse

Di quanto sia impazzita la maionese in toga lo dimostra proprio la vicenda che fa da sfondo al rinvio a giudizio di Berlusconi. Il caso, sarà bene ricordarlo, risale a sette anni fa, quando la compagnia di assicurazione rossa, Unipol, diede la scalata alla Banca nazionale del lavoro. Poco prima che questo avvenisse, la provincia di Milano, amministrata da un uomo dei Ds, il Filippo Penati di cui si diceva, decise di comprare da Marcellino Gavio una quota della società autostradale Serravalle, regalando all'imprenditore una plusvalenza di 180 milioni di euro, con un danno erariale stimato dalla Corte dei conti in 80 milioni.

Piero Fassino

Fu solo incapacità di un amministratore pubblico o altro? I magistrati ad oggi non l'hanno
scoperto, stupisce però il fatto che proprio mentre Penati fa la brillante operazione che consente a Gavio di mettersi in tasca una montagna di milioni, lo stesso imprenditore compra una quota della Bnl, dando man forte a Unipol nella scalata.

L'operazione, con tutti i suoi intrecci e i suoi pasticci, venne a galla alla fine del 2005 quando, pochi giorni dopo Natale, il Giornale di cui ero direttore pubblicò in esclusiva un'intercettazione telefonica tra il numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, e il numero uno dei Ds, Piero Fassino.

MASSIMO DALEMA

«Abbiamo una banca», diceva entusiasta al telefono l'attuale sindaco di Torino. Che i Ds fossero i registi della scalata o perlomeno che facessero di tutto perché questa andasse a buon fine lo si scoprì poi ascoltando le telefonate ancor più esplicite fra Consorte e Massimo D'Alema. Un filone che però la magistratura non riuscì ad approfondire. Un po' perché il giudice che voleva andare fino in fondo fu improvvisamente trasferito. Un po' perché il Parlamento europeo negò l'utilizzo delle intercettazioni di D'Alema.

LUCIANO VIOLANTE

E dopo sette anni, anziché capire se i vertici del principale partito di sinistra misero le mani nelle faccenda e ci furono finanziamenti occulti, assisteremo all'ennesimo processo a Berlusconi, accusato di aver ascoltato la telefonata tra Fassino e Consorte e, forse, di aver contribuito alla sua diffusione. Insomma, siamo in pieno rito Ambrosiano. Citando Violante, quanti pezzi del nostro ordinamento costituzionale dovremo veder passare prima che qualcuno faccia qualcosa?

 

LA DANDINI S’ARRAMPICA SULL’ACQUA PUR DI NON RICONOSCERE IL FALLIMENTO DEL SUO MOSCIO “THE SHOW MUST GO OFF”

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Leandro Palestini per "la Repubblica"

SERENA DANDINI

Il gelido inverno sta frenando l´ascesa del terzo polo televisivo. Corrado Formigli non decolla con Piazzapulita (4.15% di share), Gianluigi Nuzzi nonostante le sue inchieste è fermo al 3.35%, Le invasioni barbariche di Daria Bignardi superano di poco il milione di fan (4.53% di share). Paolo Ruffini è in una posizione scomoda: da pochi mesi alla direzione di rete, in attesa dei suoi nuovi programmi (dal Sabina Guzzanti Show a marzo agli speciali della coppia Saviano-Fazio a maggio).

DARIO VERGASSOLA

Ed è allarme rosso per gli ascolti di Serena Dandini: il suo The show must go off, partito con il 5.69% di share, alla terza puntata ha richiamato 860mila telespettatori, raccogliendo un misero 3.38% di share. In attesa di una scossa d´orgoglio nella quarta puntata («sabato prossimo avremo ospiti Annie Lennox e Caparezza» dice la conduttrice), c´è chi pensa a un trasloco dello show in altra fascia oraria, magari nella nicchia della seconda serata. Ma ufficialmente, a La 7 i vertici dicono che il programma (salvo diverso ordine) andrà avanti fino a tutto maggio.

Dandini, non giriamoci intorno, il suo programma piace ad appena 860 mila telespettatori: in tv questo è un "flop"...
«Per me non è un flop. E non sono delusa, perché la mia sfida è in corso, non è detta l´ultima parola. Illuminare il sabato sera a La7 è come far luce in una caverna: lì finora c´era il nulla, l´uno per cento degli ascolti. Io faccio il 3-4% degli ascolti del sabato sera, gli spettatori sono pochi, ma la rete mi sostiene. Non è la prima serata di RaiUno, non si può avere tutto e subito».

Giovanni Stella

"The show must go off" è un format che non convince. Farà delle modifiche per competere con De Filippi e Milly Carlucci?
«Contro il successo di Italia´s got talent possiamo ben poco. Voi dite che abbiamo fatto "flop", in verità stiamo aprendo una nuova strada. La mia risposta è: non faremo modifiche per inseguire gli show nazionalpopolari del sabato sera. The show must go off ci piace così, è pieno di cose nuove, originali, ci vuole tempo per far arrivare il pubblico. Ma se girate su Youtube vedrete quante cose nostre circolano.

PAOLO RUFFINI

Noi abbiamo un pubblico abbastanza giovane, puntiamo su attori e linguaggi nuovi: insieme ai classici Marcorè e Paiella, abbiamo gli spot dei Serissimi, l´attore precario Luca Di Giovanni, Margherita Vicario, sulla rete già impazza la fiction dei 456. Posso ricordare il titolo? "La famiglia di Nonna Merda"...».

jbol06 piero chiambretti

Va bene Youtube, ma se continua il calo degli ascolti lei rischia di chiudere bottega...
«Beh, a me piace fare la pioniera: è la mia vocazione da vent´anni, dai tempi della Tv delle ragazze. Il direttore Ruffini mi ha assicurato che non chiuderemo, per ora non si parla neppure di trasloco in altra fascia oraria. Certo, sono disposta a parlarne con l´azienda, ma per tigna ora restiamo di sabato sera. Noi lottiamo per crescere in ascolti. L´amministratore delegato Stella finora contento per la pubblicità che portiamo».

Il pubblico fugge perché siete passati dalla mezz´ora di "Parla con me" alle 2-3 ore di "The show must go off"?
«Basta con questa storia degli ascolti: io ho tigna, non mi sento sconfitta. Non è un mistero per nessuno che su La 7 c´è un problema di visibilità. Ci vuole tempo per vedere il terzo polo televisivo, io ho fatto una scommessa da kamikaze. Ma prometto, per alzare gli ascolti non inviterò mai attrici porno, Vergassola non le intervisterà, non mostrerò spezzoni di film hard».

ROCCO SIFFREDI

Rimpiange la Rai? Non crede che il titolo "Lo spettacolo si deve fermare" le porti sfortuna...
«A me dispiace che il servizio pubblico abbia buttato via lo spazio che avevamo costruito, con un pubblico stabile, un buon traino per il Tg3-Linea Notte. Certo, per me era perfetto andare in onda il martedì sera, dopo Ballarò. Il titolo infelice? È un omaggio ai Queen, e a me piace il rischio: se passa un gatto nero è la volta buona che attraverso la strada».

 

ECCO IL LIBRO IN CUI PADRE AMORTH E PAOLO RODARI RACCONTANO L’ESORCISMO DEL PAPA

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Estratto del libro "L'Ultimo Esorcista" (Piemme) scritto da Padre Amorth e Paolo Rodari

PADRE AMORTH E PAOLO RODARI - L ULTIMO ESORCISTA


Fa caldo in piazza San Pietro. La primavera è oramai inoltrata. Il sole picchia sulla piazza dove una folla di fedeli aspetta il Papa. È mercoledì, il giorno dell'udienza generale. I fedeli sono arrivati da tutto il mondo. Dal fondo della piazza entra un gruppetto di quattro persone. Due donne e due giovani uomini. Le donne sono due mie assistenti. Mi aiutano durante gli esorcismi, pregano per me e per i posseduti e assistono per quanto è loro possibile i posseduti nel loro lungo e difficile percorso di liberazione.

PADRE GABRIELE AMORTH

I due giovani uomini sono due posseduti. Nessuno lo sa. Lo sanno soltanto loro e le due donne che li «scortano». Quel mercoledì le donne decidono di portare i due all'udienza del Papa perché pensano che potrebbero trarne giovamento. Non è un mistero che molti gesti e parole del Papa facciano imbestialire Satana. Non è un mistero che anche la sola presenza del Papa inquieti e in qualche modo aiuti i posseduti nella loro battaglia contro colui che li possiede.

I quattro si avvicinano verso le transenne in prossimità del palco da dove Benedetto XVI di lì a poco è chiamato a parlare. Le guardie svizzere li fermano. Non hanno i biglietti per proseguire oltre. Le due donne insistono. È importante per loro riuscire a portare i due posseduti il più possibile vicino al Papa.

PAPA RATZINGER

Le guardie svizzere non ammettono deroghe e intimano loro di allontanarsi. Così una delle due donne fa finta di sentirsi male. La sceneggiata ottiene un risultato. I quattro vengono fatti accomodare oltre le transenne, nei posti riservati ai disabili. «Avete visto, Giovanni e Marco?» chiedono le due donne ai due posseduti. «Ce l'abbiamo fatta. Tra poco arriverà il Papa e noi siamo qui vicini a lui». I due non parlano. Sono stranamente silenziosi. È come se coloro che li possiedono (si tratta di due demoni diversi) stiano cominciando a capire chi di lì a poco arriverà in piazza.

ratzinger

Suonano le 10. Dall'arco delle campane, il portone a fianco della basilica vaticana, esce una jeep bianca. Sopra tre uomini. Un guidatore, il Papa in piedi e, seduto al suo fianco, il suo segretario particolare monsignor Georg Gänswein. Le due donne si girano verso Giovanni e Marco. Istintivamente li sorreggono con le braccia. I due, infatti, iniziano ad avere comportamenti strani. Giovanni trema e batte i denti. Le due donne capiscono che qualcuno sta cominciando ad agire nel corpo di Giovanni e di Marco. Qualcuno che col passare dei minuti si mostra sempre più agitato. «Giovanni, mantieni il controllo di te stesso» dice una delle due donne. «Non farti sopraffare. Reagisci. Mantieni il controllo».

Ratzinger veste Prada

L'altra donna dice le stesse parole a Marco. Giovanni non sembra ascoltare le parole della donna. Salvo, d'improvviso, girarsi e dirle con voce lenta e che sembra venire da non si sa quale mondo: «Io non sono Giovanni».

La donna non dice più nulla. Sa che con il diavolo solo un esorcista può parlare. Se lei lo facesse sarebbe molto rischioso. Così rimane in silenzio e si limita a sostenere il corpo di Giovanni, ora completamente in mano al demonio. La jeep gira per tutta la piazza. I due posseduti si piegano per terra. Battono la testa per terra. Le guardie svizzere li osservano ma non intervengono. Sono forse abituate a scene del genere? Forse sì. Forse altre volte hanno assistito alle reazioni dei posseduti innanzi al Papa. La jeep compie un lungo percorso. Poi arriva in cima alla piazza, a pochi metri dal portone della basilica vaticana.

Papa Ratzinger

Il Papa scende dall'auto e saluta le persone poste nelle prime file. Giovanni e Marco, insieme, iniziano a ululare. Sdraiati per terra ululano. Ululano fortissimo. «Santità, santità, siamo qui!» urla al Papa una delle due donne cercando di attirare la sua attenzione.

Benedetto XVI si gira ma non si avvicina. Vede le due donne e vede i due giovani uomini per terra che urlano, sbavano, tremano, danno in escandescenze. Vede lo sguardo d'odio dei due uomini. Uno sguardo diretto contro di lui. Il Papa non si scompone. Guarda da lontano. Alza un braccio e benedice i quattro. Per i due posseduti è una scossa furente. Una frustata assestata su tutto il corpo. Tanto che cadono 3 metri indietro, sbattuti per terra.

Il Papa Ratzinger Stanco

Adesso non urlano più. Ma piangono, piangono, piangono. Gemono per tutta l'udienza. Quando poi il Papa se ne va, rientrano in se stessi. Tornano se stessi. E non ricordano nulla.

Benedetto XVI è temutissimo da Satana. Le sue messe, le sue benedizioni, le sue parole sono come dei potenti esorcismi. Non credo che Benedetto XVI compia esorcismi. O almeno la cosa non mi risulta. Credo tuttavia che tutto il suo pontificato sia un grande esorcismo contro Satana. Efficace. Potente. Un grande esorcismo che molto dovrebbe insegnare ai vescovi e ai cardinali che non credono: costoro comunque dovranno rispondere della loro incredulità.

San Pietro

Non credere e soprattutto non nominare esorcisti laddove ce ne è esplicito bisogno è, a mio avviso, un peccato grave, un peccato mortale. Il modo con cui Benedetto XVI vive la liturgia. Il suo rispetto delle regole. Il suo rigore. La sua postura sono effi cacissimi contro Satana.

La liturgia celebrata dal Pontefice è potente. Satana è ferito ogni volta che il Papa celebra l'eucaristia. Satana molto ha temuto l'elezione di Ratzinger al soglio di Pietro. Perché vedeva in lui la continuazione della grande battaglia che contro di lui ha fatto per ventisei anni e mezzo il suo predecessore, Giovanni Paolo II. Il Papa che, lui sì, faceva esorcismi.

 

OPUS DEI ITALIA: “SE È DELL'OPUS DEI CHIUNQUE È PASSATO DALLA RESIDENZA TORRESCALLA DI MILANO, NON FINIREMMO PIٔ

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Riceviamo e pubblichiamo:

opus dei simbolo

Lettera 1
Caro Direttore,
se si dovesse dedurre che è dell'Opus Dei chiunque è passato dalla Residenza Torrescalla di Milano non finiremmo più. La residenza infatti, è un'iniziativa civile ed è aperta a tutti: la frequentano ogni anno - dal 1960 - centinaia di studenti che trovano in essa un ambiente formativo e stimolante. Tra questi, diversi anni fa, Carlo Maria Fenu, che non appartiene né è mai appartenuto all'Opus Dei. E' promossa da fedeli dell'Opus Dei insieme ad altre persone che con l'Opera non c'entrano nulla (www.torrescalla.it ).

Quanto all'Elis - nominato recentemente su Dagospia - è un luogo dove persone di buona volontà (fedeli dell'Opus Dei e non) si danno da fare per la formazione professionale dei giovani contribuendo a risolvere il problema della disoccupazione nel Paese. La cosa migliore è andare a farci un giro di persona, o almeno sul sito www.elis.org .

MARCELLO DELLUTRI

Marcello Dell'Utri non è dell'Opus Dei così come Marco Simeon. I due lo hanno spiegato più volte. In giro c'è una certa ossessione (o mancanza di notizie) che porta a trovare collegamenti anche lì dove non ci sono. Per quanto riguarda l'Opus Dei suggerisco un filo rosso migliore: i fedeli dell'Opera sono refrattari alla mentalità "da cricca" perché è incompatibile con la sana laicità cristiana che insegnava san Josemaría Escrivá, il fondatore.

Chi è dell'Opus Dei agisce con piena responsabilità personale e libertà, per cui non ha senso attribuire all'Opus Dei il suo operato. Se si vuole dare un'occhiata: www.opusdei.it . Per informazioni sull'Opera, consiglio poi le inchieste di John Allen (Opus Dei La vera storia) e Patrice de Plunkette (Opus Dei Tutta la verità) solo per citare due dei vaticanisti più quotati negli USA e in Francia.
Cordialità
Bruno Mastroianni
Direttore Ufficio Informazioni dell'Opus Dei in Italia

Marco Simeon

Lettera 2
Dago ahò,
di a quelli der riscaldamento globale che c'ho i cojoni congelati...mortacci loro !!!
becerus

Lettera 3
Dago Caro,
Lo so, se ne è parlato troppo...ma quando il mio amico Renato Veronesi, grande appassionato degli aforismi di Churchil, me l'ha raccontata non ho resistito. Lo statista inglese, ormai pensionato dalla vita politica, in crociera su una nave italiana ad un giornalista che gli chiese come mai avesse scelto una compagnia di bandiera italiana rispose con il suo humor asciutto: ""There are three things I like about being on an Italian cruise ship. First their cuisine is unsurpassed. Second their service is superb. And then, in time of emergency, there is none of this nonsense about women and children first"( Tradotto alla lettera: Ci sono tre cose che mi piacciono delle navi da crociera italiane: la cucina insuperabile. Il servizio impeccabile. E, in situazione di emergenza, non ti senti ripetere quella sciocchezza: 'Donne e bambini prima').
Anche Schettino si è ispirato a Churchill??

MARTONE

Lettera 4
Caro Dago,
che polemiche sulle previsioni meteo !
Per ottenere indicazioni più precise su entità degli eventi atmosferici, durata degli stessi e orari di inizio e fine, invece che al Servizio Meteo Nazionale si potrebbero chiedere consulenze tecniche a:
- il Mago Otelma;
- San Pietro;
- la marmotta Phil;
- il Gran Mogol;
- i calli di zia Maria;
- il Trota.
Recondite Armonie

Lettera 5
Dago darling, a proposito della nonnina americana che ha rivelato di aver reso - quando era giovane e bella - "a number" di "patriottici" servizi ("deepthroating" incluso, si suppone) al presidente John Fitzgerald Kennedy e ai suoi compari, é consolante sapere che ora alla Casa Bianca e dintorni simili cosacce non avvengono più.

silvia deaglio

E ancor più consolante constatare che anche da qui da noi, che adottiamo tutte le mode e gli stili di vita americani (inclusa l'assenza del posto di lavoro fisso a vita), i componenti del nuovo governo sono tutti sobri e rigorosamente monogami. Come lo sono i politici approvati dalle Vestali della moralità di Largo Fochetti. "Te deum laudamus, te Dominum confitemur..."
Natalie Paav

Lettera 6
Caro Dago,
E' passata una settimana dall'annuncio della beneficenza made in Celentano e ancora nessun VIPS ( Very Important Persons Sinistrates) ne ha seguito l'esempio. Che non lo imitino i Berluscones, notoriamente egoisti e affamatori passi, ma che facciano i pesci in barile i solidali e democratici Compagneros (Benigni,Fabio Fazio,Grillo,Gad Lerner, Lella Costa, Fiorella Mannoia, Camilleri, Dario Fo, FrancaRame,Roberto Vecchioni e altri, talmente tanti altri che potrei riempire coi loro nomi tutta la tua piccola posta, è una beffa, anzi un Bunga-Bunga ai poveri e diseredati di cui si dicono paladini. Mio nonno
diceva: tutti fottono i poveri, i Comunisti li fottono e, per sovrapprezzo, li sfottono !
Ciao
Natalino Russo Seminara

SCHETTINO

Lettera 7
Caro Dago, ma quale protezione civile? Bastava sospendere tutti i reality di Rai e Mediaset, far rientrare i profughi, far uscire dalla casa i giovanotti del GF , informarli che a Roma c'era tanta neve gratis e in poche ore avrebbero spolverato tutto loro...

Lettera 8
Commuove che Silvia Deaglio e Michel Martone siano unanimemente riconosciuti geni precoci (e a posto fisso). Commuove anche che dei trovatelli siano arrivati così in alto.
Apen Sarmale

Lettera 9
Caro Dago,
Allora, il senatore Lusi, quello dei 13 milioni, è stato espulso dal PD. Sai che male! risparmia i soldi della tessera, ma rimane senatore a 10.000 o quanto sia euro al mese.
Uno che si è appropriato di tanti quattrini, non dico arrestarlo ma almeno espellerlo dal Senato non è proprio possibile?
Roland Delmay

Winston Churchill

Lettera 10
Caro Dago,
la prof. Deaglio era anche un enfant prodige.
Ha pubblicato 2 articoli su rivista scientifica nel 1996 cioè quando aveva 22 anni, 4 nel 1998, 2 nel 1999 (fonte: Scopus, un motore di ricerca scientifico). Visto che il processo di valutazione e di stampa di un articolo richiede un po' di tempo (3-12 mesi), si può desumere che la sua produzione scientifica sia iniziata a 21 anni e che alla laurea (24 anni) lei aveva già contribuito sensibilmente a 6-8 articoli scientifici. Ilm'ot

Lettera 11
Ma è proprio necessario, una volta venuto meno il bersaglio Berlusconi, continuare a frugare nella cacca col legnetto?

Lettera 12
Ma alla Merkel conviene che l'Italia diventi un paese europeo normale?Senza evasione fiscale chi le compra più in Italia tutte le Porsche,Mercedes,Bmw,Audi ? Solo nel 2011 sono state 166.526 in totale : praticamente la produzione di uno stabilimento come Pomigliano. Mi sa che fra poco ci saranno manifestazioni di metalmeccanici tedeschi sotto le sedi dell'Agenzia delle Entrate!
Sanranieri

ANGELA MERKEL

Lettera 13
Egregio Direttore,
quel Battisti Cesare, che leggo sfilerà al carnevale di Rio, penso sia lo stesso ergastolano latitante, condannato in contumacia per delitti commessi in Italia. Se è vero che, pian piano, stiamo uscendo fuori dalla crisi, come Paese, approfittiamo della situazione per darci anche una "ripulita" morale ed etica: chiudiamola, una volta per sempre, con questo individuo. Scelga di andare, vivere, risiedere e morire dove vuole, possibilmente in Francia ( se ama l'Europa) oppure lì dove si trova ora. Faccia la maschera, la ruota di un carro, il carro stesso, sono c...suoi.

Non si potrebbe evitare, in nome di una democrazia seria pur nella libertà di stampa ( che è sempre libertà di una scelta della testata e del giornalista), cancellare le azioni di soggetti negativi, che non aiutano a risalire la china, non sono d'esempio per i giovani e non creano di certo nuovi posti di lavoro?Qualcuno ha mai scritto di Cornelio Mazzaganti, Augusto Martelliati, Francesco Mezzastoma?

luigi lusi

Sono dei nessuno delle mie parti, giacenti in galera per vari omicidi e lì finiranno, spero, come per sentenza, i loro giorni: mai un segno di pentimento da parte loro . Nessuno li certa, avvocati non ne hanno, avvocati d'ufficio fanno quel che possono e dentro restano. Chi spinge invece per tenere viva l'attenzione su Battisti? Non certo la destra o il centro ed allora chi? L'Araba Fenice? Si ed io sono Babbo Natale!!! Anche da questa presa d'atto si comincia a dare il proprio contributo per chiedere rispetto e...meritarlo, altro che bla bla!
Grazie per l'attenzione e buon lavoro
Leopoldo Chiappini Guerrieri
Roseto Degli Abruzzi (Te)

 

john f kennedy 200

I COMANDANTI DELLA DOMNICA - LA MOLDAVA RISPONDE ALLE ILLAZIONI SULLA SUA PRESUNTA LOVE STORY CON SCHETTINO: “NON LO AMO

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Salvatore Garzillo per "Libero"

Domnica Cemortan e il Comandante Schettino da CHI jpegDomnica Cemortan e il Comandante Schettino da chi jpeg

«Vi sembro una sgualdrina?». Con queste parole Domnica Cemortan, «la sirena bionda» della Concordia risponde alla stampa italiana che l'accusa di avere una relazione con il comandante Schettino. Quelle che finora erano considerate illazioni, trovano parziale conferma nelle immagini pubblicate dal settimanale «Chi» in cui Schettino e la giovane hostess di 25 anni compaiono davanti a una tavola imbandita in un ristorante a Villefranche-sur-Mer, Costa Azzurra.

I due sono in posa, reggono piatti con ostriche e granchi; l'espressione è rilassata come in un giorno di vacanza. E in effetti la foto è stata scattata durante la sosta di una crociera, il 13 dicembre 2011, un mese prima della sciagura del Giglio e delle 34 vittime. Nella lunga intervista rilasciata al settimanale «Oggi», invece, la Cemortan chiarisce la sua posizione a proposito della liason: «Non ho mai detto ai magistrati "Io amo Schettino". Vorrei capire come può essere uscita un'informazione del genere».

A leggere le sue dichiarazioni sembra quasi che il modo in cui viene affrontata l'ipotesi sentimentale stia per provocare un caso diplomatico tra Italia e Moldavia. «Non so per chi mi abbiate presa, mi avete trascinato nel fango. Non capite il danno che mi state provocando. L'Italia parla e ride di me. Anche la Moldavia parla di me e trova che non ci sia niente da ridere. Dicono che sto rovinando l'immagine del mio Paese e del mio popolo.
A questo punto non è più gossip. Sta diventando una questione politica».

Domnica Cemortan su CHI jpegDomnica Cemortan su CHI jpeg

Addirittura. La signorina Cemortan azzarda anche una tesi complottista. «Non sono stupida. Non sono nata ieri. Questa notizia è stata messa in giro apposta per mettere sotto pressione il capitano. Vogliono isolarlo anche all'interno della sua famiglia».

A proposito di famiglia, a chi le chiede se la sua bambina di due anni sia la figlia segreta di Schettino, risponde: «Cosa volete che vi dica. Schettino ha i capelli neri, mia figlia è bionda. No, non credo proprio sia figlia di Schettino. Comunque non mi interessa, dite quello che volete». Infine, per scrollarsi di dosso l'etichetta della «poco di buono», elenca tutti suoi titoli: «Parlo cinque lingue, nel mio Paese e all'estero ho ottenuto diplomi di alti
studi e in Francia ho frequentato un'accademia molto importante. Mi sono impegnata, ero la migliore della mia classe, avevo dei voti eccellenti e tutto questo per cosa?».

Domnica Cemortan e le amiche da CHI jpegDomnica Cemorta sulle navi costa crociere da chi

Intanto, ieri il Tribunale distrettuale del Riesame di Firenze ha confermato gli arresti domiciliari a Schettino. I legali del comandante hanno poi precisato che in occasione dell'udienza davanti al gip fissata per il prossimo 3 marzo a Grosseto, chiederanno al giudice di autorizzare un incontro tra Schettino e tecnici di parte per chiarire alcuni punti sulla navigazione della Costa Concordia.

 

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