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RICCARDO VILLARI SU LUSI E COL-LUSI: “STANNO ZITTI PERCHÉ LUSI HA DATO SOLDI A TUTTI GLI EX MARGHERITA”

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VILLARI RIZZOLI lusi e sposetti

Luca Telese per Il Fatto

Per Riccardo Villari è un trucco: "Ha letto Assassinio sull'Orient Express? Non si fermi alle apparenze su Lusi: quello che sembra non è. Perché nessuno vuole parlargli o sentirlo? Perché è scomparso? Perché c'è fretta di cacciarlo?". Se volete un parere stupefacente sui fondi della Margherita, è il suo. Di uno che a Palazzo Madama era molto legato al suo compagno di gruppo, prima di venire espulso dal Pd perché non voleva lasciare la Commissione di Vigilanza in Rai. Da allora si è avvicinato a Silvio Berlusconi, tanto da diventare Sottosegretario nel suo ultimo governo.

"È vero, sono amico di Lusi: in questo momento orgoglioso di non fingere come altri. Ma il problema non è l'amicizia: è che la versione ufficiale proprio non tiene!" Allora torniamo al giallo di Agatha Christie, dove tutti i passeggeri hanno contribuito all'omicidio con una pugnalata.

LA VILLA DI GENZANO DI LUIGI LUSI jpeg

Senatore, cosa vuole dire?
Conosco Luigi bene. Non è né sprovveduto né matto.

E allora?
Se uno come lui - avvocato, tesoriere , parlamentare esperto - fa 90 bonifici da 100 mila euro può significare solo due cose: o si è bevuto il cervello, o vuole farsi scoprire.

E perché mai?
Perché nessuno si faccia la vera domanda: dove sono finiti i soldi?

In che senso?
Provi a mettere in fila i fatti. Primo: lui ha fretta di patteggiare e accollarsi tutto.

Perché?
Per chiudere la storia e far cessare le indagini. Bene hanno fatto i pm a non credergli.

SENATORE VILLARI COMPANY

Secondo?
I conti non tornano: mancano 13 milioni di euro. Lui ne voleva restituire 5 per patteggiare. Ma nemmeno questi 5 ci sono davvero, sono solo garantiti. Per di più ha comprato con mutui e non in contanti.

Lei che pensa?
Che li abbia spesi in altro modo e questa sia una mascheratura. I 13 milioni mancano tutti.

Terzo?
Dico a Enzo Bianco: ti avevano denunciato il problema. Perché non hai convocato l'assemblea? Perché ora taci?

PAOLO GENTILONI MICHELE BALDI E FRANCESCO RUTELLI - COPYRIGHT PIZZI

Solo a lui fa domande?
Eccone una a Franceschini: eri il coordinatore dell'esecutivo, lui ti tira in ballo e ti accolla 4 milioni di euro. Dici che non è vero. Ti credo. Ma quando lo vieni a sapere perché poi taci?

Cosa sta dicendo?
Domanda per Gentiloni: eri nell'assemblea e responsabile informazione. I 7 milioni di euro del bilancio sono nel tuo capitolato, perché non dici nulla?

luigi lusi

Solo sospetti. Lei è rancoroso perché l'hanno cacciata?
Ma quando mai: non ho rancori, gli interessati lo sanno. Stimo Parisi, l'unico che non ha mai fatto sconti a nessuno. Lo avessero ascoltato!

Voi che avete denunciato?
Ecco un fatto: quando noi ex Margherita presentiamo l'esposto, nessuno, da Franceschini a Castagnetti dice nulla. Perché? Il fatto incredibile è che Lusi arriva con un esercito di avvocati.

Che c'era di strano?
Non era una difesa per scagionarsi: era un atteggiamento dilatorio!

parisi prodi lap

Per dilazionare cosa?
Temporeggiare fino alla fine del 2011. Aspettando che finisse il finanziamento.

Cosa non è stato detto?
Le svelo un retroscena. Quando venne eletto Lusi, non c'era l'unanimità. Così fu costituito un comitato di controllo. Mai riunito, nemmeno questo.

Sta dicendo che sono tutti sospetti?
L'unico che ha messo la faccia è Rutelli: dicendo cose insensate, magari, ma lo ha fatto. Però Luigi non è impazzito, non è mister Hyde. È uno che aveva i soldi. Mi parlava del suo Suv, della passione per le macchine di lusso...

E uno con i soldi non ne può rubarne altri?
Allora li ruba davvero, mica accende mutui!

ENZO BIANCO FRANCO DEBENEDETTI

Cosa sta insinuando?
Europa aveva due vicedirettori, costava 3 milioni di euro, moltissimo. Pagava Lusi. Nella fusione con il Pd - Sposetti è un maestro - gran parte del nostro personale è stato prepensionato. Allora servivano soldi per la politica.

Cioè?
Chiedo a Marini, agli ex rutelliani, a Gentiloni: da quando la Margherita si è sciolta qualcuno ha fatto attività politica prendendo da quella cassa soldi per le campagne elettorali?

partito la MARGHERITA

Non essendo un reato potrebbero dirlo.
Ma ora hanno paura di essere linciati! Il fatto politico è che Lusi ha amministrato con il consenso di tutti. E ora il partito lo tratta come un testimone dar far sparire.

Per nascondere che?
Che alla ex Margherita, anzi, a tutte le sue correnti, siano andati soldi che Lusi non può giustificare perché non ha più. E che per questo Luigi cerchi di fare il capro espiatorio.

Lei non ha prove.
La prova è che tacciono, negano la responsabilità, e scappano dal treno come ladri.

 

 


MÜLLER NON HA I NUMERI. IL FESTIVAL DI ROMA MUORE STRANGOLATO TRA DESTRA CHE HA I SOLDI E SINISTRA CHE HA I VOTI

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Gloria Satta per Il Messaggero

MULLER

La neve, che ieri sera ha cancellato la riunione di Musica per Roma, risparmia la bocciatura a Marco Müller: slitterà anche il cda che lunedi 6 febbraio avrebbe dovuto votare sul direttore in pectore del Festival di Roma, cioè il candidato sostenuto dal tandem Alemanno-Polverini e avversato da Zingaretti e Mondello. I numeri, fino a questo momento, risultano contrari all'ex direttore della Mostra di Venezia e le mediazioni degli ultimi giorni non hanno sbloccato lo stallo.

ALEMANNO POLVERINI

Nemmeno Luigi Abete sarebbe riuscito a convincere i consiglieri di Musica per Roma, propensi all'astensione, a votare sì. Con due astenuti (Gian Luigi Rondi e Carlo Fuortes su mandato dell'Auditorium), due sì e due no Müller dunque non passerebbe. Ora il sindaco vuole approfittare dei tempi supplementari per tentare un'ultima, disperata mediazione. In caso d'insuccesso (Mondello, che in cda rappresenta la Camera di Commercio, pare irremovibile), resterebbe un'unica via per evitare che il Festival muoia strangolato dal braccio di ferro politico: bisognerà trovare un nome alternativo (la collaudatissima Detassis?) che, magari per un anno soltanto, metta d'accordo destra e sinistra e organizzi la settima edizione della cinerassegna. Non è un'impresa facile.

ANDREA MONDELLO E MOGLIE CARLO FUORTES ANDREA MONDELLO PIERLUIGI BERSANI

L'infernale partita a scacchi che sta travolgendo il Festival è tutt'altro che finita. E se Müller uscisse definitivamente di scena, potrebbe comunque aprirsi per lui un futuro romano. Renata Polverini potrebbe affidargli la direzione del Centro del Cinema e dell'audiovisivo, una realtà nuova di zecca sostenuta dal fondo - 45 milioni di euro in tre anni - stanziato dalla Regione Lazio. L'iniziativa è piaciuta: presentato un anno fa, il Fondo ha già ricevuto 156 domande di finanziamento.

 

LA GRANDE PORCHERIA DEL SALVATAGGIO LIGRESTI-FONSAI - IL REGISTA DI TUTTO E' LA MEDIOBANCA DI NAGEL

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1- LA GRANDE PORCHERIA DEL COSIDDETTO SALVATAGGIO FONSAI
Bankomat per Dagospia

As usual. Non bisogna cambiare una virgola al pezzo del Prof. Penati oggi su Repubblica (vedi a seguire), che stigmatizza la grande porcheria del cosiddetto salvataggio Fonsai, che in realtà e come Dagobankomat da tempo aveva denunciato, sarebbe solo la copertura delle esecrabili politiche bancarie che hanno permesso a Don Salvatore di governare Sai e finanziare i cavalli della figlia a spese dei piccoli azionisti.

CUCCIA LIGRESTINAGEL E SIGNORA

Ma se leggiamo bene quello che sta accadendo, come sempre non solo le idee ma anche le porcherie viaggiano sulle gambe degli uomini. Il regista di tutto e' la Mediobanca di Alberto Nagel, che da sempre esercita uno stile di governo simile a Cuccia nell'opacità ma purtroppo non anche e perlomeno nella visione. Nagel ha ben paura per l'assurdo miliardo di euro prestato a Premafin-Fonsai da Mediobanca, governata da un Cda che affettuosamente ospita la Ligresti figlia.

JONELLA LIGRESTI resize

E che come ben osserva il Prof. Penati, dovrebbe casomai portare Mediobanca a farsi carico del salvataggio come in tutti i normali casi di imprese in crisi. Premafin in default, Sai fusa magari anche con Unipol (sebbene si potrebbe argomentare che non e' obbligatorio) o comunque ristrutturata e rilanciata, con debiti ristrutturati e magari stralciati in parte e magari anche in parte convertiti in azioni.

E con fallimento della holding, doverosamente dichiarato dal Tribunale e indagato dalla Procura come in altri casi simili ma forse meno chic per la classe dirigente milanese. Soprattutto, con assunzione di responsabilità chiara delle Banche finanziatrici di Ligresti.
Ovvio che no, il rischio d'impresa lasciamolo correre alle piccole medie imprese.

Salvatore Ligresti

Poi sappia il pubblico non addentro alle cose bancarie che Nagel dr. Alberto ha da una dozzina di anni un amico che si chiama Piero Montani, amico che insieme a qualche alto funzionario anonimo di Bankitalia il Nagel ha ben tirato fuori dal frigorifero dopo le disavventure di Montani in Banco Popolare, Antonveneta e Italease, piazzandolo ai vertici della Popolare di Milano. Una banca popolare che ama la grande finanza, perche' come non tutti ricordano ha prestato oltre duecento milioni alla Fonsai in cambio del fatto che la Fonsai sottoscrivesse azioni della banca.

Orrendo. Piero Montani in quel momento non c'era, ben inteso, ma ora sara' lui a gestire il credito verso Fonsai, immaginiamo di concerto con Nagel. Vediamo se lo farà per tutelare la popolare di piazza Meda, cosa per cui sarebbe abbondantemente pagato, o per appoggiare i piani di Alberto Nagel. Tenendo presente che l'ex braccio destro di Montani alla Verona e poi alla Antonveneta, tal dottor Gianluca Santi, oggi e' uno stretto collaboratore del chiacchieratissimo (per la condanna ricevuta proprio sul caso Antonveneta) Amministratore Delegato di Unipol, Cimbri. Sara' quindi divertente vedere nei prossimi giorni schieramenti e alleanze.

Mentre una cosa appare sempre più chiara: la Sai doveva restare autonoma, ben ristrutturata, molto a spese delle folli banche creditrici, ovviamente senza più i Ligresti, con un aumento di capitale di mercato e trasparente, con nuovi amministratori.
Semplicemente e limpidamente. Pare tuttavia che non possa essere così. A piazzetta Cuccia lo stile continua ad essere sempre un altro.

2- I MOLTI LATI OSCURI DELL´AFFARE FONSAI
Alessandro Penati per La Repubblica

Il "salvataggio" di Ligresti e delle sue banche creditrici si arricchisce ogni giorno di un nuovo, sconcertante capitolo.

MARIO MONTI ALBERTO NAGEL I VERTICI DI FONDIARIA - LA FAMIGLIA LIGRESTI

1. Premafin ha debiti per 320 milioni e come unica attività, azioni Fonsai, per circa 135 milioni. I creditori di qualsiasi imprenditore in una situazione simile avrebbero già chiesto una procedura fallimentare per escutere l´attivo (o convertire il debito in azioni) e metterlo all´asta al miglior offerente. Qui no. Sorge il dubbio che la legge fallimentare non si applichi ai grandi debitori con cariche e/o partecipazioni in una grande banca, che trova sempre una soluzione per evitare guai con le Procure: come Ligresti, Zaleski o Zunino; ma non Burani o Tonino Perna (Ittierre), per citare casi recenti.

2. Cambia la forma dell´operazione, ma Unipol paga sempre un forte premio di controllo per Fonsai: 400 milioni per l´aumento di capitale riservato di Premafin, col quale finanzierà il futuro aumento di Fonsai, per non diluirsi; e si accolla 320 milioni di debiti. Totale: 720 milioni per il 35% di Fonsai dopo il suo previsto aumento di capitale, che porterà il valore di mercato dell´assicurazione a circa 1,4 miliardi. Tra esborso e assunzione di debiti, Unipol paga dunque un premio del 47% per assicurarsi il 35% della nuova Fonsai. Ma lo paga alle banche creditrici, non al mercato.

Piero Montani

3. Con la stessa cifra, Unipol poteva lanciare un´Opa su Fonsai e finanziare la sua quota parte di aumento. E avrebbe potuto risparmiare se avesse richiesto al maggior creditore, Mediobanca, come solitamente accade, di partecipare al salvataggio, ristrutturando il debito, e convertendolo parzialmente in azioni. Così, avrebbe pagato il premio al mercato, non alla banche.

CARLO CIMBRI

4. Poi ci sarà la fusione Premafin-Fonsai-Unipol. I concambi li deciderà di fatto l´unico azionista che è in maggioranza in tutte le assemblee. A vantaggio di chi? Di concambio deciso in Borsa con offerte pubbliche di scambio, neanche parlarne.

5. Il Governo vuole le liberalizzazioni. Ma qui si crea un gruppo con una posizione dominante: quasi 40% del mercato RC Auto. Bel modo di promuovere la concorrenza.

6. L´Isvap rivendica di aver chiesto l´aumento Fonsai nel marzo 2011. Ma Fonsai è in crisi dal 2008, come da tre anni indicato in questa rubrica (14/3/2009 e 29/5/2010): "Il risanamento imporrebbe un aumento di capitale per mettere in sicurezza la struttura finanziaria".

Salvatore Ligresti

7. Fonsai ha annunciato perdite per circa un miliardo a fine anno, e nuovo mega aumento di capitale, a solo sei mesi dal precedente, da 490 milioni. Nella cui Nota Informativa si dichiarava un aumento del Solvency ratio al 120% per fine 2011. Il peggioramento non può essere solo colpa dei titoli di Stato. Informazioni fuorvianti a giugno, o eccesso di prudenza nel calcolare gli attuali accantonamenti (visto che lo stato di crisi esenta dall´Opa)?

8. A capo del nuovo colosso assicurativo andrà Carlo Cimbri, appena condannato in primo grado (a 3 anni e 7 mesi) per il caso Unipol/Bnl, insieme a Caltagirone, vice presidente di Generali. Evidentemente, nel mondo delle assicurazioni le condanne fanno bene alla carriera. E se risultasse vero che il presidente della Consob ha "discusso privatamente" con banchieri e vertici Unipol su come strutturare l´operazione per evitare l´Opa, prima che questa fosse portata ufficialmente all´attenzione della Commissione, o resa nota al mercato, le somiglianze con il ruolo di Fazio nel caso Bnl sarebbero imbarazzanti.

Salvatore Ligresti e Silvio Berlusconi

9. Ligresti controllava Fonsai attraverso Premafin e Starlife; le cooperative la controlleranno attraverso Finsoe e Ugf. Cambia il controllo, non la governance.

lbc11 massimo dalema salvatore ligresti

10. Secondo Mucchetti (Corriere, 22/1/2012) si sarebbe evitata "una piccola Lehman: trionfo del mercato, disastro per tutti". Ridicolo. Con un salvataggio di mercato le banche ci avrebbero rimesso circa il 40% dei crediti: perdite che il loro patrimonio poteva assorbire agevolmente. Invece, non pagano per l´errore di aver sostenuto così a lungo un gruppo così mal gestito. E tengono immobilizzati ingenti prestiti che assorbono capitale, sottraendolo così al sostegno delle imprese produttive. Senza contare gli eventuali nuovi crediti alle cooperative per finanziare l´operazione: quale sia la loro posizione finanziaria, infatti, non si sa.

11. Il Governo tace. Forse pensa ci possa essere sviluppo senza un mercato dei capitali, non dico efficiente, ma almeno meno vergognoso di questo.

 

SANTINI E PECCATORI - GLI AFFARI SOSPETTI DELL’EX SEGRETARIA DI SCAJOLA FABIANA SANTINI CON ANEMONE

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anemone P

Francesco Viviano per Repubblica-Roma

Un rapporto dei Ros inviato dalla Procura di Perugia a quella di Roma che ha ereditato l´inchiesta sulla casa dell´ex ministro Claudio Scajola, inguaia anche la sua ex segretaria Fabiana Santini, attualmente Assessore regionale a Sport e Politiche Giovanili della Regione Lazio.

Balducci Angelo con Diego Anemone Da una foto del Ros Dal Messaggero

Dal rapporto emerge che Fabiana Santini aveva uno strettissimo rapporto con l´imprenditore Diego Anemone, il grande benefattore di Claudio Scajola al quale ha dato un «contributo» di 900 mila euro per l´acquisto della casa dell´ex ministro con vista sul Colosseo.

Si sentivano spesso al telefono, si davano del tu, parlavano sempre in modo criptico, si davano appuntamenti per parlare «da vicino» e parlavano anche di «cose nostre» (affari a quanto pare suoi e di Anemone) in particolare «sulla questione dei pannelli solari».

FABIANA SANTINI E DESIRE COLAPIETRO

Dal rapporto dei Ros emerge anche che Diego Anemone avrebbe contribuito a ristrutturare un appartamento di Fabiana Santini in via Menotti 24. Il «contributo» di Anemone per questi lavori sarebbe stato di 10 mila euro, come emerge dalla famosa «Lista Anemone» dove sono elencati lavori di ristrutturazione a vari personaggi ma anche l´acquisto delle case al ministro Scajola ed al Generale della guardia di finanza Francesco Pittorru.

FABIANA SANTINI

Ma l´attenzione degli inquirenti è soprattutto puntata a scoprire quali sono gli affari extra tra Diego Anemone e Fabiana Santini, quando fanno riferimenti alle «cose nostre» ed alla «questione dei pannelli solari». Perché di quest´ultima «questione» al telefono ne parlano sempre in codice rimandando ad incontri ravvicinati per chiarire l´argomento.

In una telefonata del 10 ottobre 2008 Fabiana Santini parla con Diego Anemone. Scrivono i carabinieri nel loro rapporto: «la Santini chiede notizie sulle comuni "cose", facendo riferimento alla questione «pannelli solari».. «Senti le cose nostre che stavano andando avanti?.. Dino è contento?», dice l´ex segretaria di Scajola a Diego Anemone. Diego Anemone risponde in senso positivo precisando che ha necessità però di un nuovo incontro con la sua interlocutrice: «apposta ti volevo vedere per un aggiornamento, lunedì passo così ti do un po´ di delucidazioni».

BERTOLASO-SCAJOLA E NEL RIQUADRO, ANEMONE

E che Fabiana Santini sia molto «interessata» alla questione «pannelli solari» lo si evince da un´altra intercettazione telefonica tra Fabiana e Diego Anemone quando la donna chiede all´imprenditore. «Ciao mio caro.. ti voglio dire sul "progetto del solare" chi è che ne sa di più?». E Diego Anemone risponde: «il mio papà». Il papà di Anemone è Dino che si sente poi al telefono con Fabiana: i due s´incontrano all´Hotel Majestic di via Veneto.

Fabiana Santini

Dal rapporto dei Ros emergono anche gli stretti rapporti tra Fabiana Santini e Angelo Balducci e viene citata una telefonata tra i due i quali «temono» Michela Brambilla, appena nominata sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega al Turismo. Dice Santini a Balducci: «Oggi da noi (al ministero diretto da Scajola, ndr) arriva la Brambilla». E Balducci, scrivono i carabinieri, «manifesta preoccupazione per il fatto che l´on Brambilla intende «mettere le mani» sulla gestione dei Grandi Eventi.

ISABELLA BRACHETTI PERETTI FABIANA SANTINI

«Lei (Brambilla ndr) vorrebbe mettere le mani su tutta la questione del...nostra.. diciamo quella dei 150 anni eccetera.. ed è una battaglia un po´ difficile da portare avanti perché tu capisci è una cosa che va a toccare direttamente Letta e coso... Bertolaso insomma...».

 

 

ITALIA SOTTO NEVE E GELO, ALMENO OTTO MORTI - IN 160 MILA SENZA ENERGIA ELETTRICA - ROMA CHIUSA - NEVICA A NAPOLI

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1- SUSSISTE PER ROMA IL RISCHIO DI ALTRE NEVICATE, ALMENO FINO A LUNEDÌ. POI ARRIVERÀ IL GELO E VENERDÌ LO SCIROCCO.
Ansa.it

ROMA SOTTO LA NEVE

Ne è certo Antonio Sanò, di ilmeteo.it, che aveva previsto abbondanti nevicate sulla Capitale. "La prossima notte - spiega - le temperature nella Capitale scenderanno di 4-5 gradi. Tra le 22 di domani e le 7 di lunedì arriverà un'altra perturbazione, di minore entità, che porterà neve stavolta nella zona sud-sud est di Roma. La neve attecchirà perché le temperature sono sotto lo zero e il vento proviene da nord-est. Cadranno 1-2 centimetri di neve". Per il metereologo Roma nord non sarà interessata da questa ulteriore nevicata".

ROMA SOTTO LA NEVE

Per Sanò inoltre "le temperature scenderanno anche a -7 gradi martedì, -3 mercoledì e -6 giovedì, quando arriverà un secondo impulso di aria fredda. Venerdì invece ci sarà un cambio repentino con l'arrivo di venti di scirocco e quindi pioggia"

ROMA SOTTO LA NEVE

2- NEVE E GELO, ALMENO OTTO MORTI IN ITALIA - IN 160 MILA SENZA ENERGIA ELETTRICA - L 'ODISSEA DI 110 PASSEGGERI DA 18 ORE INTRAPPOLATI AL GELO SUL TRENO ROMA-AVEZZANO - PAURA SUL TRAGHETTO DA CIVITAVECCHIA. NELLA CAPITALE CENTINAIA DI PERSONE SONO RIMASTE BLOCCATE SUL RACCORDO ANULARE. DECISA LA CHIUSURA DELLE SCUOLE ANCHE PER LUNEDÌ - NEVICA A NAPOLI
Corriere.it

ROMA SOTTO LA NEVE ROMA SOTTO LA NEVE

Otto vittime. È il tragico bilancio che è possibile stabilire sin qui delle lunghe giornate di neve e gelo in Italia. Un giovane di 34 anni originario del comune di Barete (L'Aquila) è stato trovato morto dentro la propria autovettura bloccata dalla neve. Un altro caso di morte per asfissia si è verificato a Sant'Agapito, in provincia di Isernia, dove un uomo anziano è stato trovato sulla sua auto senza vita. Una donna di 46 anni è invece morta in provincia di Avellino schiacciata sotto il peso della tettoia di una serra crollata a causa del peso della neve.

Un uomo di 62 anni è morto schiacciato da un capannone agricolo crollato sabato pomeriggio a Frosinone sotto il peso della neve. Sul posto stanno lavorando di vigili del fuoco del comando provinciale ed il personale del 118. Emrgenza tra i senzatetto: un uomo è stato trovato morto nella rocca medievale di Castiglione Del Lago, in provincia di Perugia, una donna di 48 anni, di origine ucraina, è morta assiderata in una baracca ad Ostia, nel quartiere litoraneo di Roma. Due sci alpinisti, Hubert Letgeb, 46 anni, e Lorenz Keim, 43, sono stati uccisi da una valanga caduta a Passo Stalle, in alta val Pusteria.

ROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVE

IL MINISTRO CANCELLIERI : «MASSIMO SFORZO» - Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, che «si è tenuta costantemente in contatto con le centrali operative per seguire l'evolversi della situazione», ha assicurato «il massimo sforzo di tutte le strutture e del personale del Viminale per cercare di alleviare, per quanto possibile, i disagi ai cittadini».

IL CAOS - Gravi disagi soprattutto a Roma ma anche nel resto del Paese. Dopo una giornata di segnalazioni sono state stimate circa 160.000 utenze fuori servizio nel Centro-Sud Italia su 5,7 milioni di forniture gestite da Enel i particolare in Lazio, Abruzzo, Molise e Campania. Lo conferma l'Enel che evidenza come la società sia al lavoro con 1000 uomini a presidio di oltre 200.000 chilometri di rete elettrica in media e bassa tensione interessata dal maltempo.

ROMA SOTTO LA NEVE ROMA SOTTO LA NEVE

Nella capitale centinaia di persone sono rimaste bloccate sul raccordo anulare. Decisa la chiusura delle scuole anche per lunedì. Il sindaco Alemanno ha anche chiesto «una commissione d'inchiesta perchè non c'è un servizio di previsioni adeguato» in riferimento alle eccezionale nevicata. A stretto giro la replica del capo della protezione civile Franco Gabrielli. «Il sindaco -afferma- aveva pienamente compreso» le previsioni meteo per la Capitale. E ancora «dopo quel che è accaduto emergono dubbi sulla adeguatezza del sistema antineve della Capitale».

BLOCCATI SUL TRENO - Grave l' emergenza del traffico ferroviario. Oltre 110 passeggeri sono rimasti bloccati dalle 17 di ieri sul treno Roma-Avezzano, all'altezza di Carsoli. Il treno è ripartito sabato alle 18. Ferrovie dello Stato precisa che «non ci sono treni fermi in linea tra una stazione e l'altra Un secondo treno è rimasto bloccato nei pressi di Tivoli. «Chiederemo i danni a Trenitalia si sono comportati in maniera vergognosa» tuona il sindaco di Tivoli.

ROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVE

Da ieri circa sessanta persone, tra cui una donna in stato di gravidanza, sono ospiti presso strutture alberghiere su disposizione sempre del sindaco. Altri passeggeri invece hanno preferito restare a bordo del treno aspettando che ripartisse anche a notte fonda. Un altro esposto contro Trenitalia è stato annunciato da varie sigle a a tutela dei consumatori.

E risulta ancora fermo anche il treno 12160 partito ieri alle 14.34 da Cassino e diretto a Roma con 600 persone a bordo. Dalle 04.30 il treno è bloccato nei pressi di Valmontone a causa della caduta di alcuni alberi.

NEVE E GELO - Nevica di nuovo anche a Bologna dove le scuole restano chiuse. Ma il record delle temperature tocca a Livigno dove in mattinata si è arrivati a -24 gradi. A Trieste non accenna ad attenuarsi la bora che soffia con raffiche che superano i 130 chilometri orari.

ROMA SOTTO LA NEVE

A causa del gelo segnalata la rottura dei tubi dell'acqua ghiacciati in varie zone di Genova. La neve e alcuni mezzi in panne hanno rallentato la corsa di un'ambulanza nel foggiano giungendo tardi per soccorrere un anziano di 80 anni che aveva accusato un malore.

ROMA SOTTO LA NEVE

DIFFICILE VIAGGIARE - L'A 24 ed A 25 è interessata da precipitazioni nevose particolarmente intense. Centinaia di persone hanno trascorso la notte a bordo di pullman e automobili all'interno di una galleria, rimasta bloccata all'esterno di un tunnel, sull'autostrada A24, non lontano dal casello di Tagliacozzo (L'Aquila). Ma disagi vengono segnalati su tutta la rete autostradale. Nevica anche sull' A 14 tra Giulianova e Lanciano.

ROMA SOTTO LA NEVE

Sull'Autostrada A 1 forte nevicata tra Caianello e San Vittore, mentre è stato riaperto al traffico il tratto tra Capua e San Vittore, chiuso nella nottata a causa della caduta di un cavo della linea elettrica ferroviaria. Neve tra Rioveggio e Valdichiana. Sull'A 12 è chiusa la barriera Aurelia nord per ghiaccio.

Interdetta al traffico anche il tratto toscano e bolognese dell' E 45. Freddo e neve anche in Sardegna. A Macomer e Bitti nelle prime ore della mattina ha ripreso a nevicare e le temperature sono ovunque vicine allo zero. La maggior parte delle scuole nel Nuorese sono chiuse, mentre è rischio, in tutta l'isola, lo svolgimento delle partite di calcio.

ROMA SOTTO LA NEVE

INTERVIENE L'ESERCITO - A causa delle intense precipitazioni nevose molte Prefetture hanno chiesto l'intervento di uomini e mezzi dell'Esercito a Bologna, Venezia, L'Aquila e nelle Marche. ,Due metri e mezzo di neve nell'entroterra di Urbino dove i vigili del fuoco hanno ricevuto richieste di soccorso per persone in dialisi che non riescono a raggiungere l'ospedale.

Frazioni isolate, black-out elettrici, forniture di nafta da riscaldamento quasi esaurite, animali nelle stalle rimasti senza viveri: nel Montefeltro «la situazione è drammatica», dicono gli operatori che rispondono ai centralini dei vigili del fuoco e dei Comuni, subissati di chiamate.

ROMA SOTTO LA NEVE

Anche qui, come nel resto delle Marche, i mezzi spartineve non sono sufficienti, mancano turbine, pale. Il sindaco di Urbino Franco Corbucci ha segnalato uno stato di «fortissima difficoltà» al prefetto e alla Protezione Civile.

NEVICA A NAPOLI - Difficile la situazione anche al centro-sud. La neve è caduta anche nelle zone collinari di Napoli, in particolare ai Camaldoli. Diverse le auto in sosta su cui si è formata una coltre bianca. Qualche problema, di conseguenza, anche alla viabilità. Alle 6.30 Piazza Dante, in pieno centro, era imbiancata e la circolazione semi-paralizzata. Al Vomero alto, in via Bernardo Cavallino, si sono avuti blocchi alla circolazione.

ROMA SOTTO LA NEVE

La neve ha cominciato a sciogliersi poco dopo le 8, quando è apparso un timido sole. Abbondanti nevicate hanno determinato una situazione di estrema emergenza in tutta la provincia di Avellino. Le maggiori criticità si registrano nei comuni dell'Alta Irpinia dove sta continuando a nevicare e la neve ha raggiunto i 70 centimetri. In Molise la neve ha continuato a cadere con abbondanza per tutta la notte: Campobasso stamattina si è svegliata con la coltre che ormai sfiora il metro di altezza.

ROMA SOTTO LA NEVE

PAURA SUL TRAGHETTO- Grande paura per i circa 300 passeggeri del traghetto Tirrenia «Sharden», partito da Civitavecchia direzione Olbia. La nave ha sbattuto contro la banchina provocando uno squarcio di trenta metri. Passeggeri ed equipaggio sono stati messi in salvo e la nave posta in sicurezza. Molti a bordo hanno temuto una nuova tragedia simile a quella della Costa Concordia.

I passeggeri sono stati trasferiti alle 4 di notte su un'altra nave ormeggiata a Civitavecchia, e sono rimasti lì per più di tre ore senza riscaldamento, per poi essere nuovamente trasbordati su una terza nave, dove attendono da ore senza ricevere notizie. Sulla vicenda la Guardia Costiera ha avviato un'inchiesta tecnico-amministrativa.

 

IL METEO LUCA MERCALLI: “IL CAOS A ROMA È SUCCESSO ANCHE PERCHÉ LA GENTE SI È COMPORTATA COME SE NULLA FOSSE"

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alemanno LUCA MERCALLI

1- LUCA MERCALLI: MA ATTENTI AI LAMENTOSI IN TACCHI A SPILLO
Luca Mercalli per Il Fatto


Questa volta non solo le previsioni meteo hanno funzionato, ma anche gli operatori dell'informazione hanno dato talmente risalto all'arrivo dell'ondata di freddo che nei giorni scorsi vedevo gente che camminava con i Moon Boot anche quando c'era il sole. Dunque, checché ne dica il sindaco Alemanno, c'erano tutti i tempi tecnici per attrezzarsi. E infatti in tante zone è successo: a Torino ci sono stati 30 centimetri, a Bologna 70/80, a Cesena, a Urbino e nelle Marche la neve ha superato il metro, ma non sento nessuno che si sta strappando i capelli.

alemanno

Il caos a Roma è successo anche perché la gente si è comportata come se nulla fosse. E invece quando c'è la neve si scivola. Punto. Mi sembra che si voglia rimanere nella normalità anche quando la situazione normale non è. Se nevica mi metto gli stivali, non i tacchi di spillo. Per carità, io sto nelle Alpi, sono abituato . Ma le istituzioni non possono dire: ‘Domani coprifuoco'. Si poteva fare di più, sicuramente, ma questo attiene anche al singolo, a milioni di singoli. Invece qui si reagisce sempre all'ultimo minuto. Se sei uscito in macchina è ovvio che stai in coda: non dovevi prenderla, la macchina. Invece che piova, che faccia vento, che ci sia il terremoto, dicono: 'Io esco col mio Suv che mi hanno detto che posso fare tutto, tanto io ce la faccio, io speravo che me la cavo'.

ROMA SOTTO LA NEVE

È troppo comodo rifugiarsi dietro la disorganizzazione italiana. Non è che in Svizzera o a New York quando Madre Natura fa il muso duro le cose vadano benissimo: vi ricordate la neve a Londra e Parigi a dicembre del 2010? Aeroporti chiusi una settimana, gente che bivaccava nei sottoscala.

È ovvio che da noi l'arrivo della neve scopre un Paese al collasso, dove le strutture (dagli ospedali alle ferrovie) lavorano al limite delle loro forze anche in una giornata di sole. Per questo da noi si precipita nel caso un po' più facilmente che in Germania.

ROMA SOTTO LA NEVE

E non dimentichiamo il tema dei costi. Se fossero gratis potremmo dire: 'Mettiamo un milione di spalatori al lavoro' . Ma gratis non sono. Quindi bisogna trovare un compromesso tra far funzionare le cose e tollerare qualche disagio. Non possiamo togliere ogni fiocco di neve che cade a terra. Non possiamo spendere milioni di euro per levare una cosa che presto se ne andrà da sola.


2- MUOVERSI, SPOSTARSI CONTINUAMENTE, VIAGGIARE È UNA FACOLTÀ. UN VANTAGGIO DEI TEMPI. MA NON È UN DIRITTO
Michele Serra per La Repubblica

LUCA MERCALLI

Muoversi, spostarsi continuamente, viaggiare è una facoltà. Un vantaggio dei tempi. Ma non è un diritto. Non c´è tecnologia, organizzazione sociale, governo illuminato che possano garantire a tutti, sempre, comunque la possibilità di attraversare una città o una regione o un paese. I mari in tempesta, la neve e il ghiaccio, le avversità naturali e climatiche limitano la nostra libertà di movimento.

ROMA SOTTO LA NEVE

Nelle lamentele e nelle polemiche di questi giorni c´è una parte di ragione: se una città si paralizza perché nessuno ha pensato a spargere il sale nelle strade, siamo di fronte a un´omissione evitabile. Ma c´è un sovrappiù di ira e di stizza che discendono dall´illusione che tutto sia diventato facile, disponibile, agevole, così che al primo ostacolo cominciamo a inveire contro il governo ladro o il sindaco scemo o la Protezione civile inetta.

Ma un viaggio, se si è in carne e ossa e ci si muove in un paese dai contorni reali, non è una applicazione del palmare. Non si risolve in un "on" e "off". Non è garantito per contratto. Capita di doversi fermare, anche contro la propria volontà. Capita di non essere onnipotenti e onnipresenti.

alemanno e fans

3- LA FOTO E IL MESSAGGIO CHE IMPAZZANO SU FACEBOOK E TWITTER!
"Mentre la città è paralizzata e migliaia di automobilisti congelano lungo strade bloccate, Alemanno trova il tempo di farsi fotografare con due ragazze. Non ho parole"

 

LA7, THE SHOW MUST GO FLOP! LA DANDINI SEMPRE PIU’ GIU’: 860MILA MASOCHISTI, 3.39%! - RAI3, DI BELLA, DI BRUTTO!

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http://www.davidemaggio.it/archives/53198/ascolti-tv-di-sabato-4-febbraio-2012-boom-per-italias-got-talent-che-sfonda-il-muro-degli-8-mln-31-97-ballando-non-molla-22-37

PRIME TIME - Italia's got talent (qui le esibizioni della serata) si conferma programma leader del sabato sera per la quarta volta consecutiva. Il talent show di Canale5, approfittando dell'assenza del campionato di calcio e delle temperature glaciali, segna ben 8.059.000 spettatori pari al 31.97% (36.41% sul target commerciale). Alle 22:13 il programma con Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudy Zerbi registra uno picco in valori assoluti di 10 milioni di telespettatori, mentre il picco in share lo ottiene in chiusura di puntata alle 24.27 dove ha registrato il 43.57%.

DANDINI PROCACCO GHIGLIANI DANDINI RUFFINI

La quinta puntata di Ballando con le stelle, in onda su Rai1, ha conquistato 5.671.000 spettatori (22.37%). Su Rai2 Castle ha registrato 2.340.000 spettatori (7.76%) nel primo episodio e 2.415.000 spettatori (8.15%) nel secondo. Discreto risultato per Italia 1 che con il film L'era glaciale 2 - Il disgelo ha raggiunto 2.618.000 spettatori (8.88%). Su Rai3 Nanuk, con Caterina Guzzanti, si ferma a quota 830.000 spettatori con il 2.98% di share. Su Rete4 il film Il Sesto Senso, con Bruce Willis, totalizza 1.196.000 spettatori (4.17%). Su La7 The Show Must Go Off ha intrattenuto 860.000 spettatorri (3.39%).

ACCESS PRIME TIME - Bene Striscia anche di sabato. Su Rai1 I Soliti Ignoti ha registrato 5.175.000 spettatori (17.72%) mentre su Canale 5 Striscia La Notizia ne ha fatti segnare 6.635.000 (22.72%). Su Rai3 Che Tempo Che fa ha raccolto davanti al video 3.236.000 spettatori con il 10.98% di share (presentazione al 6.78%). Su La7 In Onda si attesta sul 2.75%.

eto049 paolo franchi antonio dibellaLA GUZZANTINA CATERINA

PRESERALE - The Money Drop al 16.85%. Nella fascia preserale L'Eredità ha ottenuto un ascolto medio di 4.535.000 spettatori (21.1%) saliti a 5.862.000 (23.49%) in concomitanza del gioco finale. The Money Drop su Canale 5 ha ottenuto 3.878.000 ascoltatori pari al 16.85%. Su Rai3 Blob di Tutto di più ha ottenuto 1.923.000 spettatori (7.32%). Su Rai2 la serie Sea Patrol ottiene 1.342.000 spettatori (7.53%) mentre il daytime de L'Isola dei Famosi 9 fa segnare 1.998.000 spettatori con il 7.74%. Su Italia 1 The Reef - Amici per le pinne ha radunato davanti al video 1.730.000 spettatori (6.44%). Su Rete 4 1.911.000 spettatori (6.88%) hanno seguito le vicende di Tempesta d'Amore. Su Rai3 Novantesimo Minuto Serie B ha radunato 1.181.000 tifosi con il 6.8%.

des07 avv giorgio assumma maria de filippi

DAYTIME - Amici a 3.9 mln. L'appuntamento di Rai1 con Antonella Clerici e La Prova del Cuoco ha ottenuto 3.094.000 spettatori pari al 18.01% di share. Su Rai2 Dribbling ottiene un ascolto pari a 1.697.000 spettatori (7.21%). Su Canale 5 Grande Fratello registra 2.793.000 spettatori (11.86%) mentre a seguire la puntata settimanale di Amici è stata vista da 3.901.000 spettatori con il 19.71% di share.

Belen Rodriguez

Su Italia1 I Simpson hanno totalizzato il 9.36% e l'11.45% (2.204.000 - 2.581.000 spettatori), a seguire Samurai Girl fa segnare l'8.07% (1.477.000). Su Rete 4 le indagini di Jessica Fletcher alias La Signora in Giallo hanno incollato davanti al video 1.338.000 (6.15%). A seguire sulla stessa rete La Sessione Pomeridiana del Tribunale di Forum è stata vista da 1.395.000 spettatori pari al 6.71% (presentazione al 4.72%) mentre Poirot ha ottenuto 1.329.000 spettatori (7.84%). Su Rai3 Tv Talk ha raggiunto 1.679.000 spettatori con il 9.67%.

SECONDA SERATA - Vince Mai Dire Grande Fratello. Su Rai2 la serie Cold Case viene scelta da 1.371.000 spettatori pari al 5.26%. Su Canale 5 la replica di Mai Dire Grande Fratello ha ottenuto 1.522.000 telespettatori (18.60%).

TELEGIORNALI - Il Tg1 stacca tutti. Il Tg1 delle 20.00 ha visto sintonizzati 6.542.000 telespettatori (share 24.35%) mentre il Tg5 delle 20 ha informato 5.829.000 spettatori (21.66%) e il Tg La7 si è fermato a 1.751.000 spettatori (6.52%).

Belen Rodriguez

ASCOLTI RETI ALL DIGITAL - Nelle 24 ore i Canali specializzati Rai si attestano sul 5.71% (4.24% prime time), quelli Mediaset sul 4.5% (3.21% pt).


2- MACCARI: "GARIMBERTI A DICEMBRE MI SOSTENEVA. VORREI BUSI E FERRARIO"
Paolo Conti per il Corriere della Sera

ALBERTO MACCARI

Come ci si sente, Alberto Maccari, alla guida del Tg1 in mezzo a mille polemiche politiche?
«Mi sono sempre sentito un uomo Rai e mi ci sento ancora di più ora, in pensione e con un incarico che mi riempie di orgoglio dopo un quarto di secolo passato nel Servizio pubblico con tredici anni da vicedirettore del Tg1 di cui cinque da vicario, infine la direzione della Tgr. Chiudere la mia carriera dirigendo il Tg1 è una grande gratificazione, forse è anche un riconoscimento. In quanto alle polemiche, sono consapevole della delicatezza del momento»

Lei è l'unico direttore del Tg1 a non essere stato votato dal presidente della Rai. Non le crea qualche problema?
«Ricordo che a metà dicembre, quando mi fu affidato l'interim della testata, il presidente fu tra coloro che mi sostennero di più. Probabilmente ora sono avvenuti fatti che non mi riguardano. Non credo sia possibile pensare che un professionista sia stimabile e, un mese e mezzo dopo, ritenere che non lo sia più. Penso di aver compiuto il mio dovere»

TIZIANA FERRARIO STELLA PENDE spi30 tiziana ferrario marito

Lei è stato votato solo dal centrodestra. Si sente legato a un vincolo con quell'area politica? Magari di appartenenza?
«Mi sento solo un professionista espresso dalla Rai e al quale l'azienda ha chiesto un impegno in un momento particolare affidandogli il più importante ruolo giornalistico. Ciò che conta è avere la consapevolezza della fortissima responsabilità verso il Paese proprio perché la Rai è Servizio pubblico. Quindi non mi sfiora lontanamente l'idea di poter avere riferimenti politici. Credo che, dopo una carriera come la mia, si dovrebbe guardare alla serietà e all'attaccamento al lavoro di un professionista. Non ad altro».

A lei è capitato il Tg1 dopo la direzione Minzolini considerata da molti una pagina da dimenticare. Come giudica l'esperienza del suo predecessore?
«Non amo giudicare i miei colleghi. So però che in questa redazione ci sono grandissime professionalità. Se ci sono state incomprensioni, bisognerà riformare una squadra più affiatata che coinvolga davvero tutti. Io sto svolgendo un lavoro al servizio dei colleghi, come dimostra il contratto che ho voluto, con la possibilità di revoca senza alcuna penale da parte della Rai. Non è altruismo, è la verità. Trovatemi un altro disposto a farlo... Non sono né un martire né una vittima, sono stato io a volerlo così»

maria luisa busi

Minzolini, a causa della sua linea politica filo-berlusconiana, ha rotto con Maria Luisa Busi, con Tiziana Ferrario e molti altri noti professionisti. Lei che farà?
«Spero che tutti questi colleghi tornino a sentirsi parte di una squadra alla quale comunque appartengono, lavorando per ruoli importanti. Costituiscono un grande patrimonio professionale e non possono essere lasciati in panchina. Per fare un buon tg occorre coinvolgere tutti senza esclusioni. I risultati si ottengono insieme. Farò delle proposte e sono sicuro che riuscirò a ottenere la loro collaborazione»

GARIMBERTI CICLISTA

Berlusconi non c'è più. C'è già chi vi ha definito il «Tg1 di Mario Monti»...
«Penso che il nostro sia il tg degli italiani, come è sempre stato. Abbiamo l'obbligo di spiegare con chiarezza cosa sta facendo il governo, intendo qualsiasi governo, soprattutto in un momento simile, caratterizzato da un'emergenza economica senza precedenti. Il Tg1 è il punto di riferimento dei cittadini per capire i provvedimenti e il senso della polemica politica, senza superflue sottolineature».

A quale direttore del Tg1 si ispira, Maccari
«Non sarò mai in grado di fare nomi. Quel tanto, o quel poco, che so lo devo agli undici direttori del Tg1 con i quali ho avuto il piacere di lavorare. Di nove tra loro sono stato vicedirettore. Se non ti arricchisce una simile opportunità, allora è molto meglio cambiare mestiere...»

MARIA LUISA BUSI

Dopo il Tg1 cosa farà?
«Sto lavorando con l'entusiasmo di un trentenne. Ma alla fine dell'anno comunque finirà. Mi aspettano i miei ulivi di Parrano, in Umbria. Un amore che ho tralasciato troppo a lungo»

 

 

BRETELLE, POCHETTE E PAPILLON: TRE ARTICOLI FUORI MODA FINITI DENTRO LA NOTIZIA (MICHEL MARTONE POWER LOOK)

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Quirino Conti per Dagospia

QUIRINO CONTI ph Fruà

Se si venisse a sapere quale succulenta fonte di notizie e malignità - su chi li indossa, naturalmente - siano gli abiti e le relative posture, quale inesauribile sorgente di rivelazioni e inconsapevoli ammissioni, tanto intime e audaci che giungerebbero nuove persino a chi compose su di sé quell'involontario e loquace ritratto, c'è da giurare che tutti, indistintamente, usciremmo vestiti soltanto di neutro sacco.

MARTONE

E comunque, illudendoci: giacché anche così, da piccoli segnali e indizi apparentemente irrilevanti, non la passeremmo liscia; non agli occhi di qualcuno che, per quotidiana consuetudine con le forme e gli stili, sia in grado di raccoglierne confidenze e segreti. Anche da un dettaglio.

Ecco perché sarebbe bastato qualche centimetro in più all'incrocio dei due mezzodavanti che componevano la giacca del viceministro professor Michel Martone (quella nelle foto pubblicate in relazione alle note vicende del giovane non "sfigato", precocissimo talento nizzardo), dunque sarebbero bastati non più di due centimetri per parte, al massimo tre, e l'avrebbe sicuramente fatta franca.

MARTONE

Ma così non è stato: e sotto quella bella testa gramsciana (naturalmente solo per conformazione e corredo), purtroppo non sfuggì all'osservatore l'inconfondibile traccia di due eloquentissime bretelle. Su un primo accenno di adipe, invero. E non si poté non rilevarle: dal momento che poche cose come quell'ormai desueto accessorio sono, al maschile, inesorabilmente indicative e linguacciute; persino sintomatiche.

MARTONE

Così, il Dictionnaire des Arts et des Sciences di Thomas Corneille a proposito delle bretelle: "Galons de fil pour attacher le haut-de-chausse aux enfants et aux vieillards qui ont les hanches basses ou aux hommes trop gras". Dunque, evidentemente perfette per Giuliano Ferrara, o per un bambino (anche se cresciuto). E per quest'ultimo, per "l'enfant", per facilitarlo nella sua incapacità di allacciare o slacciare la cintura del "pantaloncino" (è un bimbo, si sa); ma soprattutto per semplificarne e affrettarne l'eliminazione - o l'abbassamento - a causa delle improvvise, imprevedibili e incontrollabili deiezioni proprie di quell'età. Insomma, per un uso accorto e tempistico del "vasetto", come si usa dire benevolmente.

Chi non ricorda in proposito i deliziosi disegni di Norman Rockwell? E quei piccoli eroi in curiosi pantaloni a una sola bretella in diagonale, nei film di Chaplin ma anche nel nostro Neorealismo? Varianti per il medesimo scopo. Altre ragionevoli cause non se ne trovano, se non appunto metaforiche e di ordine psicologico, in un'età come quella del viceministro.

GIULIANO FERRARA FERRARA

Dal momento che ogni studioso può confermare con quanta premura e insofferenza ci si affrettò a liberarsi di un simile imbarazzante accessorio - apparso nel vocabolario della Moda a partire dal 1731 circa - già agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, perché stantio e di maniera; in favore di una più muscolare, aitante - ed erotica - cintura. Lasciando alle bretelle tutto il loro sottinteso, bambinesco sapore latteo o, al peggio, quello reazionario, ottocentesco in genere, massimamente Secondo Impero, laddove quei due tiranti trionfarono.

ELBAZ NORMAN ROCKWELL

Attualmente sono accessorio prediletto da chi ne ha davvero bisogno, o da chi ne ha un bisogno comportamentale: per un'infanzia in realtà mai risolta né abbandonata; in special modo a livello più intimo e funzionale. Ma anche da certi originali a tutti i costi, stravaganti o soi-disants elegantoni. In genere, narcisisti patologici alla ricerca di una parentesi vestimentaria alla quale appoggiarsi - persino con i due pollici -, prendendone forza, per virgolettare e sottolineare asserzioni pronunciate o anche mute: unicamente espresse, si suppone, dal proprio apparire.

Va da sé che alla bretella fa spesso da pendant il papillon. Altra segnaletica, superata la barriera della prima metà del Novecento, di spiccato carattere narcisistico: un fiocco sotto il mento, insomma, o al colmo del capo (come al femminile, nel caso di Chanel), per rilevare e sottolineare un focus imprescindibile. Quello e nient'altro, con un nodo a chiudere e definire un'espressività reputata incomparabile: quasi una calibrata composizione in un'ideale cornice rivelativa, o all'interno di una insolente legatura della quale quel nodo gibboso e ridondante è apice o chiusa.

MENKES suzy menkes by palombo

Oppure, come nel caso di fisionomie non propriamente di particolare avvenenza - ognuno ricorderà un volto curioso e infiocchettato visto da qualche parte, ad esempio lo stilista Alber Elbaz -, per realizzare e mettere in pratica con quel farfallino evidentemente regressivo un astuto assunto fatto proprio anche da Diana Vreeland: "Non potendo aspirare al grazioso, tantomeno al bello, si ripieghi sul grottesco!".

Sul caratteristico, l'inaudito, il "mai visto niente di simile" (come non pensare, a questo proposito, alla strategica acconciatura impostasi dalla geniale Suzy Menkes - giornalista e grande critica di Moda -, per aprirsi un inconfondibile varco in un ambiente, quello dello Stile, nel quale la forma è un culto?).

Nel nostro caso - il viceministro Martone - si è invece optato per il binomio bretelle-pochette: altro elemento, quest'ultimo, non precisamente consueto nella corrente leadership di un certo assodato stilismo made in Italy, di fatto giovanilistico. Se non per tipizzazioni particolarmente caricate.

Ma quel segnale sbandierato o appena accennato da un lato, catturante e distraente come l'abile gesto di un prestigiatore, rappresenta la quintessenza di tutto quello che nel costume maschile è fuorviante come il più classico ballon d'essai. E, dato per falansterio o reggia la totalità del proprio corpo, uno stendardo metaforico che ne arredi araldicamente la facciata (del genere che, con regole ferree, si issa a Buckingham Palace se la sovrana è a palazzo); o anche, con maggiore espressività, un rigoglioso bouquet sotto un volto da nobilitare.

CLAUDIO MOFFADAVERIO

Dunque, nel nostro caso, da un lato un pantalone che irragionevolmente non vuole star su (simbolicamente) e che, soprattutto, non può evidentemente distaccarsi dalle protettive cure parentali; dall'altro, uno schiocco di dita laterale e autocelebrativo: come dire, "Se riesco a distrarvi...".

BUTTIGLIONE

Con tali premesse, e in tali circostanze, a questo punto c'è però da chiedersi cosa ne è dello stile del proprio tempo, di quello della propria generazione, e dei propri simili. Implicitamente, poco meno di una gogna formale o di un obbligo per altri. Per chi invece si riconosca in quei panni, la continuità con il passato ciò che più conta, e l'illusione che nulla debba mai cambiare in questa eterna tutela iperprotettiva, appunto, e da nursery. E dunque il peso di quel che si è, o si crede di essere, affidato a un potente ieri che opportunisticamente s'intende immutabile.

CHAPLIN

Ecco allora finalmente spiegate le incontenibili lacrime del ministro Fornero! Altro che welfare...

NEW OLD STYLE

Ma un'ulteriore osservazione appare tuttavia inevitabile, anche se fuori tema: ci si domanda cioè con quale raffinatissimo criterio venga selezionato il corpo docente all'Università di Teramo. Se in una città di circa 55.000 abitanti e in un ateneo con un numero di iscritti non particolarmente rilevante si riesce a compattare in un'unica sede: un omofobo integralista (il professor Rocco Buttiglione), un negazionista estimatore di Ahmadinejad (il professor Claudio Moffa) e un tipo spocchioso che, in bretelle e pochette, da viceministro, crede di poter dire simili sciocchezze. Un record ineguagliabile.

 

 


STRANO TIPO QUESTO LUSI: RUBA ALLA GRANDE DALLE CASSE DI UN PARTITO E CONSEGNA LE CHIAVI AL PARTITO

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LUSILA VILLA DI GENZANO DI LUIGI LUSI jpeg

Vittorio Malagutti per Il Fatto

Strano tipo questo senatore Luigi Lusi. Di solito, chiunque metta in piedi una truffa come quella di cui è accusato l'ex tesoriere della Margherita cerca di nascondere il bottino in un posto fuori mano. Il denaro sparisce nei conti di una finanziaria off shore. E per fare la guardia al tesoro vengono ingaggiati professionisti stranieri abituati, come si diceva una volta dei carabinieri, "a obbedir tacendo".

La stangata del senatore, invece, è andata in scena praticamente nel cortile di casa. Niente off shore. L'isola del tesoro è una piccola società romana, la Ttt srl, che nel giro di tre anni (al 2008 e al 2010) incassa oltre 11 milioni di euro. Chi gestiva la Ttt? Chi ne custodiva la contabilità? Forse un riservatissimo banchiere di Zurigo? Un fiduciario a Panama? Macché. A tenere i cordoni della borsa erano un paio di professionisti targati Margherita.

LUSI LA VILLA DI GENZANO DI LUIGI LUSI jpeg

Il Fatto Quotidiano, tre giorni fa, ha già rivelato che l'amministratore unico della società di Lusi era Paolo Piva, già consulente del Comune ai tempi della giunta Rutelli e poi dirigente dell'Atac, l'azienda di trasporti romana. Adesso però si scopre che il senatore Pd aveva scelto come professionista di fiducia tale Mario Montecchia. Il quale ospitava nel suo studio di commercialista la sede e le assemblee sociali della Ttt, di cui curava gli atti societari e la contabilità. Difficile che non si fosse accorto dell'improvvisa ricchezza che aveva colpito la società di Lusi, formalmente controllata da una finanziaria canadese, la Luigia ltd.

Montecchia, quindi, aveva accesso agli affari più riservati (almeno in teoria) dell'ex tesoriere. Ma lo stesso Montecchia doveva essere ben conosciuto anche ai vertici della Margherita e forse anche del Pd. Proprio lui, infatti, siede anche nel consiglio di amministrazione della società che possiede la testata Europa, il giornale della Margherita e nel settembre scorso è stato nominato anche nel collegio sindacale della Nie (Nuova iniziativa editoriale), che pubblica l'Unità.

Strano davvero. C'è un tizio che ruba alla grande dalle casse di un partito e consegna le chiavi della sua cassaforte a due signori che hanno rapporti con quello stesso partito. Di più.

A un certo punto Lusi decide di investire una parte del tesoro per comprare una magnifica casa in pieno centro a Roma. A chi si rivolge? Tra tutti i possibili venditori di immobili della Capitale, il senatore Pd va proprio a incocciare in Giuseppe L'Abbate, un manager che siede nel consiglio di amministrazione di Europa e quindi, almeno in teoria, non dovrebbe essere del tutto sconosciuto alla Margherita.

il pd luigi lusi pierluigi bersani luigi lusi

L'Abbate, 43 anni, sfoggia un curriculum da professionista navigato e liquida con un "non ne sapevo niente" le domande sui suoi rapporti con Lusi . Difficile, però, che L'Abbate non si sia posto qualche interrogativo su chi tirasse le fila della società, la Ttt srl, con cui stava trattando la vendita del suo appartamento da 2 milioni e passa di euro. Una vendita che strada facendo si è rivelata più complicata del previsto per una serie di problemi burocratici.

Già, perché l'istituto di credito (Banca Intesa), che a suo tempo aveva concesso un mutuo a L'Abbate per l'acquisto di quella casa, aveva da principio rifiutato di trasferire il prestito alla Ttt. Motivo: la società acquirente era controllata da una finanziaria straniera, la canadese Luigia ltd. Dopo mesi di impasse, il nodo è stato infine sciolto. Come?

Nel bilancio della Ttt c'è un mutuo che dapprima risulta erogato dal Monte dei Paschi e solo dal 2010, due anni dopo la compravendita compare il finanziamento di Banca Intesa accompagnato da una garanzia che figura nei conti d'ordine della società e, quindi, è concessa a favore di terzi. Per chi garantiva la Ttt, cioè Lusi? Tutto molto complicato per una semplice operazione immobiliare. Il Fatto ha chiesto lumi al venditore L'Abbate, il manager di Europa. Risposta: "Non c'è niente da chiarire". Davvero?

 

 

WEEKEND DI PAURA A SIENA: LA CONSOB FA LE PULCI AI MOVIMENTI COI FONDI ESTERI. GORNO TEMPINI SI SCALDA

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Francesco De Dominicis per "Libero"

Le speranze di Mps - a giudicare dalle parole del presidente Giuseppe Mussari - sono tutte nelle mani di Fabrizio Viola. Il nuovo direttore generale nonché futuro amministratore delegato del Monte dei paschi di Siena ha accettato un incarico delicatissimo. Tuttavia, Mussari non ha dubbi: «Il piano Viola - ha detto mercoledì - soddisferà le richieste dell'Eba». In ballo ci sono gli oltre 3 miliardi di euro di rafforzamento patrimoniale imposto dall'autorità bancaria europea.

MUSSARI BAZOLI resize

Dalla riuscita o meno dell'operazione - che è legata alla vendita di alcuni gioielli di famiglia - dipende buona parte del destino di Mps. Qualche perplessità è stata sollevata dalle agenzie di rating. Tant'è che ieri Moody's ha messo sotto osservazione il titolo dell'istituto senese per un possibile taglio del giudizio. Decisivo sarà il ruolo della Fondazione Mps, azionista col 50% del capitale. L'ente non se la passa bene e avrebbe chiesto il soccorso a Mediobanca, Intesa e Unicredit: classica operazione di sistema finalizzata a preservare lo status quo senza traumi nel recinto bancario.

GORNO TEMPINI

In caso di flop, Mps potrebbe finire sotto il cappello di un grande gruppo (si parla di Intesa) oppure potrebbe essere oggetto di uno spezzatino, magari per evitare pericolose censure Antitrust sulla sovrapposizione territoriale degli sportelli. Un'altra ipotesi di cui si parla a piazza Affari - tutta da decifrare - tira in ballo Ubibanca per una fusione "alla pari".

SEDE CENTRALE MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Opzione che in questi giorni è al centro del gossip a Brescia dove si fa il nome di Giovanni Gorno Tempini come possibile, futuro numero uno del nuovo gruppo. Gorno Tempini è un ex Intesa e Mittel (player riconducibili a Giovanni Bazoli) e oggi guida la Cassa depositi e prestiti. E anche la Cdp viene accostata a Mps come stampella pubblica "a tempo" piazzata per evitare l'assalto degli stranieri.

La Borsa è in fermento: negli ultimi giorni è passato oltre il 3% del capitale. Ma ieri la stangata di Moody's ha cagionato una perfomance negativa (-3,5%). E a rovinare il week end di Mussari c'è anche un'altra faccenda spinosa. Da qualche giorno, infatti, al quartier generale di Rocca Salimbeni è in corso un'ispezione della Consob. Roba di ordinaria amministrazione, probabilmente.

GIUSEPPE VEGAS

Le verifiche, comunque, andranno avanti ancora per un po'. Di qui il «no comment» di rito che abbiamo incassato dagli uffici della Commissione presieduta da Giuseppe Vegas. Che di fatto conferma l'operazione pur non potendo dire ufficialmente nulla a "fascicolo aperto". Secondo indiscrezioni raccolte da Libero, l'indagine riguarderebbe i contratti di distribuzione dei fondi d'investimento.

In ballo ci sono gli incentivi girati da big internazionali a Mps. Operazioni, forse non troppo trasparenti, su cui sono puntati i fari degli sceriffi Consob, che faranno accertamenti approfonditi anche sui computer sequestrati ad alcuni dirigenti.

 

LA GRANDE NEVICATA DI ROMA HA PROVOCATO UN GUAIO ANCHE A CASA DI CASINI: UN ALBERO SULL’AUTO DI AZZURRA

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Franco Bechis per Libero

La grande nevicata di Roma ha provocato un guaio anche a casa di Pierferdinando Casini. Il peso della neve ha fatto crollare un albero che si è abbattuto proprio sull'auto di Azzurra Caltagirone, distruggendola. Purtroppo la berlina era anche l'unico automezzo a disposizione della famiglia, così Casini non è potuto andare come aveva promesso a prendere a Fiumicino la figlia di primo letto.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON FIGLIA AZZURRA E PIERFERDINANDO CASINI

L'episodio è stato rivelato dallo stesso leader Udc ai fan di twitter. La notizia ha trovato subito la curiosità di un collega, Andrea Sarrubbi , che ha domandato ironico : "Per curiosità, era un pino padano?", prendendosi in risposta da Pier un bel "ma vaff...".

opu19 casini veltroni alemanno andreotti

Nonostante la disavventura, Casini ha difeso inaspettatamente il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dalle critiche degli altri fan di twitter. Anzi, ha sostenuto che il sindaco "al tg è stato abbastanza convincente"...

 

GLI ULTIMI GIORNI DI FORMIGONI - IL VERGINE CELESTE CONTESTATO A MILANO: FISCHI, URLA E UN INVITO RIPETUTO: "VAI A CASA"

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1- FORMIGONI CONTESTATO A MILANO - URLA IN PLATEA: "VATTENE A CASA"
Repubblica.it

MASSIMO PONZONI E ROBERTO FORMIGONI

Fischi, urla e un invito ripetuto: "Vai a casa". Forte contestazione al teatro Dal Verme a Milano per il presidente della Regione Lombardi, Roberto Formigoni. Tutto è cominciato quando il governatore ha preso la parola sul palco per illustrare i progetti relativi alla riqualificazione della Darsena e alle vie dell'acqua nell'ambito del progetto Expo. Appena il presidente ha cominciato a parlare, dalla platea si sono levati fischi e inviti a lasciare il teatro. Una contestazione che si è allentata solo qualche istante quando Formigoni ha nominato il sindaco Giuliano Pisapia: al suo nome il pubblico ha applaudito, salvo poi riprendere a contestare il governatore.

FORMIGONI DOSSIER

"L'Expo riuscirà nella misura in cui sarà opera comune e luogo di tutti", ha replicato Formigoni ai contestatori. "Le istituzioni hanno fatto e stanno facendo con grande determinazione uno sforzo per dare al mondo l'immagine di un'Italia unita, di una Lombardia unita e di una Milano unita sulla via ldell'Expo. Evitiamo qualunque faziosità perché questo significherebbe rovinare l'immagine dell'Expo".

Il governatore è stato fischiato quando, subito dopo l'avvio dello spettacolo, è stato invitato sul palco per pronunciare una breve presentazione. Un'interruzione che per qualcuno può aver determinato la contrarietà della platea. Ma il governatore non ne fa un problema: "lo spettacolo prevedeva questo copione. Nessun errore tecnico. Ciascuno ha avuto la sua parte".

ROBERTO FORMIGONI NELLA FOTO PICCOLA FRANCO NICOLI CRISTIANI

Poi, prima di lasciare il teatro, Formigoni ha ribadito: "C'è qualcuno che vuole faziosamente impedire che l'Expo riesca e l'Expo riuscirà nella misura in cui sarà uno sforzo di tutti. Le istituzioni stanno facendo lodevolmente la loro parte, la collaborazione sia con il governo che con il Comune di Milano è molto positiva. Evitiamo che qualche fazioso cerchi di rompere questo clima".

ROBERTO FORMIGONI NEL SUO VIDEO PROMOZIONALE

2- LA SENTENZA CONTRO VILLA E PEREGO GETTA ALTRE OMBRE POLITICHE SUL PRESIDENTE DELLA REGIONE
di Gianni Barbacetto per Il Fatto


La condanna inflitta a due uomini di Comunione e liberazione molto vicini a Roberto Formigoni aggiunge una nuova, ulteriore ombra politica sulle attività del presidente della Regione Lombardia. È stata depositata ieri la sentenza, datata 1 febbraio, che infligge ad Alberto Villa e Alberto Perego una condanna a quattro mesi ciascuno, più il pagamento delle spese processuali, per false dichiarazioni al pubblico ministero: Villa e Perego hanno mentito sui conti riferibili al gruppo dei Memores Domini a cui appartiene anche Formigoni.

roberto formigoni e franco nicoli cristiani

Una piccola pena, ma con motivazioni durissime: appare "desolante l'atteggiamento menzognero adottato nei confronti della pubblica autorità", scrive il giudice della settima sezione penale del tribunale di Milano Mauro Gallina, "da persone appartenenti ad ambiti sociali portatori di elevati ideali".

Perego è l'organizzatore e il tesoriere delle campagne elettorali di Formigoni. Villa fa parte, come Perego e come Formigoni, dei Memores Domini, il "Gruppo Adulto" di Comunione e liberazione in cui si entra facendo voto di castità, obbedienza e povertà. Entrambi hanno mentito sui soldi: interrogati nel 2006, come persone informate sui fatti, durante l'inchiesta Oil for food condotta dal pm della procura di Milano Alfredo Robledo.

FORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO'

Per quell'indagine è stato condannato in primo grado (e poi salvato dalla prescrizione) Marco Giulio Mazarino De Petro, il braccio destro di Formigoni che teneva i rapporti con l'Iraq di Saddam Hussein. La sentenza gli addebita di aver incassato tangenti dalla Cogep, l'azienda italiana a cui Formigoni aveva fatto ottenere le forniture petrolifere irachene.

Durante le indagini, Perego aveva affermato di non aver "mai usato per i suoi affari" la società Candonly; di non aver "mai avuto rapporti di nessun tipo con la Alenia Marconi Systems" (gruppo Finmeccanica); di non avere "alcun conto in Svizzera con la denominazione Paiolo", né altri conti in Svizzera e all'estero; di non aver "mai di fatto utilizzato" la Fondazione Memalfa, basata a Vaduz.

Invece è risultato che Perego è il beneficiario del conto Paiolo, acceso presso la Banca della Svizzera italiana; che sui conti di Candonly sono affluiti più di 800 mila dollari pagati da Alenia (oltre a 700 mila versati da Cogep); e che sul conto Paiolo sono finiti, nel 2001, i soldi della fondazione Memalfa.

Alfredo RobledoGiuseppe Orsi

Questa, vera e propria "cassa comune" del gruppo dei Memores, era stata creata "per costituire una riserva di fondi fuori dall'Italia". Anche Villa ha mentito: sulla provenienza dei 10 mila euro da lui versati a De Petro, che li ha poi buttati nel tesoretto usato nel 2002 per comprare Obelix, la barca di cui risulta proprietario Formigoni, insieme a De Petro e a un gruppo di appartenenti ai Memores .

Villa dichiara al pm di non ricordare bene il suo versamento (strano, per un insegnante "con uno stipendio di poco superiore ai mille euro", osserva il giudice). Dice che i 10 mila euro provengono dal suo conto bancario. Poi precisa di averli invece prelevati in contanti "da una cassetta di legno (una di quelle che contengono le bottiglie di whisky)". Credeva fossero la sua quota per la barca, salvo scoprire dal pm che non era tra i proprie-tari (caso unico di non-proprietario "a sua insaputa").

Resta dunque impenetrabile, scrive il giudice, la "permanente nebulosità circa i reali motivi che ne hanno determinato la condotta". Ma ora, dopo la condanna ai suoi due amici, Formigoni, che a loro differenza ha responsabilità politiche davanti agli elettori, potrebbe spiegare che cosa è davvero successo attorno a Obelix, a Candonly, a Paiolo, a Memalfa.

 

 

BOLLETTINO NEVEVISIVO: FORTI PRECIPITAZIONI A CARATTERE “SCARICABARILE” DI ALE-DANNO IN TUTTE LE TRASMISSIONI TV

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FOTO CHOC DI ALE-DANNO

ALEMANNO SPALA

Claudio Cerasa per Il Foglio.it - http://www.ilfoglio.it/cerazade/2214 - Questa foto è stata scattata oggi pomeriggio al sindaco Alemanno, a Roma. Nella foto (distribuita dall'agenzia Omniroma) il sindaco di Roma è impegnato a spalare la neve e a gettare sale per terra. Il sale però non è esattamente il sale che servirebbe per proteggersi dal gelo. E' – ehm – sale da cucina. Incredibile. Guardare per credere.

1- "NON MI SERVE NULLA": QUANDO ALEMANNO SNOBBO' L'AIUTO DELLA PROTEZIONE CIVILE PRIMA DELLA CATASTROFE
Carlo Bonini per "La Repubblica"


Che gli uomini "spalino". Che donne, vecchi, bambini "non escano di casa per andarsi a fare le foto". Ogni disfatta ha un suo bollettino da consegnare alla Storia. E quando alle 12 di ieri il sindaco Gianni Alemanno invita con tono perentorio a "raggiungere i quattro centri di distribuzione pale" prima che arrivi il gelo, la città capisce che è tutto finito. Meglio, che nulla è mai iniziato.

ALEMANNO E SALE FINO alemanno e fans

Perché in quel si "salvi chi può", la resa certifica un abbandono che si fa arrogante. E per giunta bugiardo. Come uno Schettino qualunque di fronte al suo naufragio, il sindaco perde la testa, rovescia il tavolo. Se la prende con i romani che "non mettono le catene". Accusa la Protezione civile di previsioni meteo errate. Evoca il complotto contro la città eterna, "regolarmente informata in ritardo" delle calamità che Iddio le riserva.

È uno spettacolo raggelante, che Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, chiosa a "Repubblica" così: "Sono un uomo delle istituzioni e provo un'amarezza infinita. Pur di proteggere se stesso e dissimulare le proprie responsabilità, c'è un sindaco pronto a distruggere il lavoro e la credibilità di un intero sistema di Protezione civile. È incredibile".

alemanno alemanno

Già, ma di incredibile c'è soprattutto come è nata questa Caporetto. Ci sono le comunicazioni tra Comune e Protezione civile, e almeno un atto interno del Gabinetto del Sindaco, che Repubblica ha raccolto e che documentano come Roma è stata abbandonata a se stessa.

IL VERTICE DI GIOVEDÌ
Bisogna dunque tornare indietro di qualche giorno. Alle 19.30 di giovedì 2 febbraio, quando Gianni Alemanno entra negli uffici della Protezione Civile accompagnato da Tommaso Profeta, l'uomo responsabile della sicurezza e dei piani di protezione civile della città. Gabrielli ha convocato il Comitato nazionale tecnico per discutere e aggiornare i piani per l'emergenza che ha colpito il centro-nord.

alemmano cornetti

È un tavolo dove normalmente non vengono invitati gli enti locali. Ma questa volta, quello che sta per abbattersi su Roma consiglia la presenza del sindaco, dei rappresentanti della provincia (l'assessore alla sicurezza Ezio Paluzzi) e della Regione (il dirigente generale Luca Fegatelli). Ad Alemanno, insomma, non sfugge il motivo per cui è stato convocato.

GIANNI ALEMANNO E LAQUILA LAZIALE OLIMPIA

Anche perché, il sindaco sa bene che la città che amministra è l'unica a non avere ancora, ad otto anni dall'entrata in vigore della direttiva che lo impone, un "centro funzionale" per il monitoraggio delle condizioni ambientali. Per sapere che tempo farà, Alemanno ha due soli strumenti: il televideo e la Protezione civile.

Guido Bertolaso e Franco Gabrielli

Il bollettino che gli viene consegnato è chiaro. I meteorologi prevedono per venerdì 3, fino all'alba del 4, "precipitazioni combinate" pari a 35 millimetri d'acqua. Con una postilla ovvia. Se sarà acqua o neve, dipende da dove si collocherà lo "0" termico. Alemanno, che per giunta è un alpinista, dovrebbe sapere che quei 35 millimetri d'acqua, se trasformati in neve, significano 35 centimetri. E, almeno giovedì sera (al contrario di quanto dirà poi), la questione sembra essergli chiara.

FRANCO GABRIELLI

Si lascia infatti con Gabrielli con un impegno e una scommessa guascona: "Caro prefetto, allora ce la giochiamo con un grado. Venerdì osserveremo la temperatura. Se raggiungiamo lo "0" in città, faccio partire il "piano neve"". Il capo della Protezione civile prende atto, ma insiste. Gli chiede se non ritenga opportuno allertare comunque il "Sistema nazionale di protezione civile". Quello che consente di far affluire a Roma da altre parti del territorio nazionale, mezzi e risorse aggiuntive per fronteggiare l'emergenza.

ROMA SOTTO LA NEVE

Alemanno ringrazia, ma declina: "Il piano c'è, non ho bisogno di nulla".
Il fax che svela la menzogna
Il sindaco, del resto, in quelle ore ha una sua coerenza. Sa così bene quello che sta per precipitargli sulla testa ed è così convinto di poter fare da solo che il pomeriggio del 2 ha disposto la chiusura delle scuole per venerdì e sabato. Ma c'è di più.

Conosce a tal punto quale emergenza si avanza che martedì 31 gennaio, il suo Tommaso Profeta (l'uomo che è con lui alla Protezione civile), ha inviato alle 3000 associazioni di volontariato della città una comunicazione ufficiale che invita alla immediata mobilitazione.

Leggiamo: "In riferimento all'informativa di condizioni meteo avverse protocollo RK 206/2012 e il possibile peggioramento della situazione meteo con rischio neve a quote basse, dalla serata del 31 gennaio, si ritiene indispensabile l'attivazione di presidi per far fronte alle eventuali esigenze di Protezione Civile, connesse all'assistenza alla popolazione".

ROMA SOTTO LA NEVE

Il sindaco chiede "a partire dalle 23 del 31 gennaio, fino a cessate esigenze", squadre di 4 volontari che verranno pagati a forfeit (20 euro ciascuno).

Le tre telefonate
È solo nella notte tra venerdì e sabato, quando comprende che il suo "piano neve" forse non è mai neppure partito, che Alemanno è aggredito dal panico. Alle 20 chiama una prima volta Gabrielli. "Per caso avete delle lame (gli spazzaneve ndr.)?".

ROMA SOTTO LA NEVE

Una domanda non solo tardiva, ma inutile, visto che il Dipartimento non ha mezzi propri. Alle 23, una seconda chiamata. "Ho bisogno di 50 tonnellate di sale". E se possibile, questa nuova richiesta è ancora più surreale della prima, perché su Roma nevica ormai da oltre 12 ore e il sale, lo sa chiunque, va sparso prima che la neve attecchisca sull'asfalto.

Intorno alla mezzanotte, l'ultimo grido di chi sta naufragando: "Mi dia l'esercito", chiede Alemanno a Gabrielli confondendolo con il Prefetto, l'unico per legge autorizzato a far uscire mezzi e uomini dalle caserme.

ROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVE

Il "bollettino" che non c' é
Il resto è noto. Fino all'ultima mossa. Una nuova ordinanza di chiusura delle scuole per lunedì, basata sul "bollettino meteorologico" dell'Aeronautica militare. Dovrebbe essere lo schiaffo ai meteorologi della Protezione civile. È invece l'ultimo grottesco fotogramma della disfatta. Perché - come confermano alla Protezione civile - non esiste nessun bollettino dell'Aeronautica per lunedì. Ma solo una telefonata del sindaco a un ufficiale di guardia.

2- DOPO AVER OCCUPATO TUTTI I TG DI IERI CON SCARICABARILE VARI, OGGI ALE-DANNO TELEFONA IN DIRETTA ALL'ANNUNZIATA PER COPRIRE GABRIELLI DI INSULTI
Da "Corriere.it"


Sembra arrivato al punto di non ritorno lo scontro tra il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il capo della protezione civile Franco Gabrielli. Dopo le prime schermaglie sul filo del rispetto istituzionale ora volano parole grosse col sindaco della capitale che accusa la protezione civile di essere governata da «dei passacarte» mentre il suo capo viene definito «un codardo che sfugge al confronto» per aver disertato alcuni appuntamenti televisivi.

DUELLO IN TV - Alla fine comunque il faccia e faccia nel programma «In Mezzora» di Lucia Annunziata c'è stato, anche se il sindaco era collegato per telefono. E sono state scintille. «In termini di allerta e di capacità di intervento, la Protezione civile purtroppo in Italia non c'è più. È una realtà purtroppo burocratica» ha attaccato il sindaco della capitale.

ROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVE

«La Protezione civile -ha aggiunto- è stata fortemente indebolita, non è più in grado di gestire direttamente le emergenze come faceva prima con Bertolaso. Scarica sulle spalle dei sindaci l'intero peso degli interventi. La Protezione civile si limita a passare quali sono gli allerta e spesso lo fa male, come nel nostro caso».

Replica di Gabrielli: «Non è vero che l'indebolimento della protezione civile si sia riverberato nella vicenda di Roma» e in ogni caso «la protezione civile di Gabrielli e di Bertolaso, si sarebbero comportate alla stessa maniera». «Lei non può dire cose che non stanno nè in cielo nè in terra» ha attaccato rivolto ad Alemanno ribadendo che «al di là di ogni dubbio, i bollettini meteo che sono stati emanati sono corretti».

ROMA SOTTO LA NEVE

Su una cosa si è detto d'accordo con il sindaco di Roma: «Io sono d'accordo con lei quando dice che la Protezione Civile va rivista. Ma il fatto è che io lo sto dicendo dal 26 febbraio del 2011, quando il Parlamento ha approvato il provvedimento che ha ridotto le competenze della Protezione Civile».

ALEMANNO SAPEVA DEI RISCHI - «Giovedì scorso ho convocato un Comitato operativo nazionale della Protezione civile sull'emergenza maltempo in arrivo, cui erano presenti anche Comune di Roma, Provincia e Regione Lazio: ho chiesto a tutti i partecipanti se c'erano criticità e se c'era bisogno del concorso del sistema nazionale e nessuno ha formulato richieste».

ROMA SOTTO LA NEVE

Il Comitato operativo, ha sottolineato ancora Gabrielli, «non l'ho convocato per 3 centimetri di neve, avevamo ben presente la situazione. E su alcune agenzie, al termine della riunione, lo stesso Alemanno parlava di 15 centimetri di neve». Quanto alle parole del sindaco della Capitale, secondo cui la Protezione civile sarebbe finita con Bertolaso, il prefetto si è detto «contento che Alemanno si sia riappacificato con Bertolaso, che era solito sconfessarlo».

Per Gabrielli, infine, con gli attacchi del primo cittadino di Roma «si mistifica la realtà e si distrugge il sistema previsionale e di allerta e quindi ho replicato senza occupare spazi televisivi e senza insultare il sindaco». Da parte sua Alemanno non sembra disposto a spegnere la polemica.

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Per prendere clamorosamente le distanze dalle strutture della protezione civile ha anche deciso di tenere la conferenza stampa per fare il punto sull'emergenza neve in Piazzale delle Medaglie d'Oro e non più presso la sala della Protezione Civile di Roma Capitale.

INTERVIENE IL PARLAMENTO - E la disputa è ormai un caso politico. Il segretario del Pdl Angelino Alfano si è schierato pubblicamente al fianco del sindaco della capitale chiedendo «una verifica sui comportamenti e sulle responsabilità nella gestione dell'emergenza maltempo, soprattutto nella città di Roma». Il Pdl annuncia «un atto parlamentare».

ROMA SOTTO LA NEVE

Gabrielli cerca comunque di mostrarsi sereno e distaccato. «Quando ci verrà chiesto che cosa abbiamo fatto ne renderemo conto -replica- siamo pronti a rispondere delle cose che attengono alle nostre responsabilità». Più cauta di Alemanno il presidente della Regione Lazio Renata Polverini. «Le polemiche non aiutano -afferma- io sto collaborando con tutti anche con Gabrielli e le polemiche non aiutano».

CASO POLITICO - Molti criticano apertamente questo scontro quando l'emergenza è ancora in atto. «La priorità è quella di portare i soccorsi ai cittadini e scongiurare che altre difficoltà vadano a colpire la capitale. A poco serve invece l'indecente scarica barile a cui stiamo assistendo in queste ore» afferma il parlamentare del Pd Ermete Realacci. E c'è anche chi attacca frontalmente Alemanno.

ROMA SOTTO LA NEVE

«Invece di dimostrare aggressività nei confronti di Palazzo Chigi e della Protezione civile - afferma il senatore del Pd Ignazio Marino - il sindaco ammetta che Roma non è preparata a eventi eccezionali e che l'amministrazione non è stata in grado di organizzare gli interventi in città. Per questo ora chieda scusa e da subito si impegni con ogni mezzo per riparare i danni causati dalla neve e dal ghiaccio».

ROMA SOTTO LA NEVE

Interviene anche il portavoce di Italia dei Valori Leoluca Orlando «Alfano tenta maldestramente di coprire le evidenti responsabilità della giunta Alemanno. Il sindaco di Roma era perfettamente a conoscenza della nevicata in arrivo su Roma nel fine settimana, tanto che alcuni giorni prima, con grande evidenza mediatica, aveva disposto la sospensione delle lezioni negli istituti scolastici».

L'INNESCO DELLA POLEMICA - Ad innescare le polemiche era stato il sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha attribuito alla Protezione Civile il mancato allarme sul maltempo. Gabrielli al Corriere della Sera, ha rimandato le critiche al mittente: «Il sindaco sbaglia. A mezzanotte cercava ancora il sale». E in varie interviste televisive ha ribadito: «L'allarme è stato dato male. Non c'è più una Protezione Civile in Italia».

ROMA SOTTO LA NEVE

 

BERLUSMONTI PER SEMPRE! - FELTRI SI FA ‘TECNICO’ E IL FURBISSIMO MONTI LO CHIAMA E LO RINGRAZIA

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Vittorio Feltri per Il Giornale

FELTRI

Ignoriamo quanti sappiano cosa sia l'articolo 18 di cui si parla da una vita. In poche righe cerchiamo di spiegarlo. Nelle aziende con oltre 15 dipendenti non si può licenziare nessuno se non per giusta causa. Se la causa sia giusta o meno lo stabiliscono i giudici secondo criteri affidati alla loro discrezionalità, cioè arbitrari, perché la legge è come la gomma americana, la tiri dove vuoi.

MARIO MONTI A MATRIX

Sta di fatto che difficilmente un dipendente, in caso di vertenza, perde la partita perché i magistrati - spesso ideologizzati - sono dalla sua parte. Le toghe non saranno rosse, ma sono di sinistra e la loro idea di giustizia è nota. Se il datore di lavoro caccia un dipendente, è consapevole che poi dovrà riaccoglierlo e pagargli pure gli arretrati. Non solo, sarà costretto a ricollocarlo nel medesimo posto da cui era stato rimosso. E amen.

Logica vorrebbe che un operaio o un impiegato, se non va bene all'azienda per motivi professionali, fosse possibile allontanarlo, pagandolo una cifra. Ciò invece è vietato. Se lui vuole essere integrato, perché la sentenza gli ha dato ragione, c'è poco da discutere: bisogna dargli soddisfazione. Cosicché gli imprenditori, davanti al rischio di avere dei dipendenti inamovibili, rinunciano a priori ad assumerne. E addio sviluppo, addio crescita, addio investimenti esteri in Italia, considerata una brutta copia della defunta Unione Sovietica.

FELTRI MARIO MONTI CON SECCHI ONIDA E POLI

Da anni si tenta di eliminare l'ostacolo, cioè l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma senza successo. Berlusconi ci provò, ma dovette rinunciare, altrimenti i sindacati, legati a doppio filo alla sinistra, lo avrebbero impallinato. Il nostro è l'unico Paese al mondo ad avere una legge tanto assurda, e ne paga le conseguenze. Solo un pazzo, un autolesionista incrementa gli organici di una fabbrica, sapendo che mettere a libro paga un dipendente è peggio che sposarlo: non se ne libera più.

Il matrimonio è dissolubile grazie al divorzio; il rapporto di lavoro, invece, è eterno, non si scioglie senza la benedizione di un tribunale, quasi sempre incline a maledire i padroni. Poi ci si domanda perché il precariato abbia preso piede. Ovvio. Meglio cento precari che un salariato con posto fisso, talmente fisso da essere perpetuo.

Un aneddoto esemplificativo. Anni orsono, un commerciante di carni scoprì che un suo aiutante gli scopava la moglie. Seccato, il macellaio lo licenziò nella speranza di salvare la propria famiglia, ma il licenziato adì le vie legali e il giudice emise un verdetto sfavorevole al cornuto, che fu obbligato a riprendersi nella ditta chi lo aveva fatto becco. L'episodio fece scalpore, ma non servì a modificare la regola. Che, difatti, è ancora in vigore.

LA FAMIGLIA DI MARIO MONTI AL SENATO

Ora è arrivato a Palazzo Chigi Mario Monti e pare - sottolineo pare - che sia intenzionato seriamente a correggere la norma. Venerdì ha dichiarato che l'articolo 18 (di cui stiamo discettando) frena l'agognata crescita e bisogna eliminarlo. Subito. Entro marzo. Per pura scaramanzia, preferiamo dire a chiare lettere che il premier non riuscirà nell'intento, perché conosciamo la protervia dei sindacati che su questo punto hanno vinto ogni controversia.

LA SOBRIA CRESCITA DI MARIO MONTI

Ma se il professore compisse il miracolo di imporre la propria volontà, noi cesseremmo all'istante di criticarlo. Non solo, ma lo proporremmo per il premio «Uomo dell'anno», anzi del mezzo secolo. Perché significherebbe che finalmente abbiamo trovato il leader che desideravamo da lustri, capace cioè di governare nell'interesse dei cittadini e non per compiacere ai tribuni del popolazzo.

monti monti

Se Monti porterà a termine quanto Berlusconi aveva sperato di fare, noi saremo al suo fianco. Ma attenzione, signor docente bocconiano. Le ricordiamo che lei ha inasprito le tasse per decreto; ha fatto le liberalizzazioni (termine improprio) per decreto; ha realizzato le semplificazioni burocratiche per decreto; quindi, per decreto dovrà agire allo scopo di cancellare l'articolo 18.

Un decreto del genere è inviso alla Cgil e, di conseguenza, al Partito democratico. Non importa.
Proceda lo stesso in questo campo come ha proceduto nel resto. Se poi il sindacato rosso e il suo referente politico, il Pd, si impunteranno e faranno cadere il governo, be', allora sapremo ufficialmente chi è privo di giudizio e deve addossarsi la responsabilità del fallimento italiano. Coraggio, professore.

 

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IL GOVERNO SCONFESSA ALEMANNO - ALTRI SETTE GIORNI AL GELO. SCATTA L’ALLERTA PER IL GAS - GRECIA, DEFAULT PIÙ VICINO

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Il Velino.it

SILVIO BERLUSCONI monti

CORRIERE DELLA SERA - In apertura: "Gelo e caos, richiamo del ministro" e l'intervista ad Alemanno: "‘Tratti in inganno e poi lasciati soli'". Accanto: "Obama, Romney e la sindrome del declino". Editoriale di Ernesto Galli Della Loggia: "Una maturità da ritrovare". Al centro, fotonotizia: "Uno schiaffo cambia il Campionato". Sempre al centro: "Articolo 18 e parti sociali: una base di trattativa per superare gli ostacoli". In basso: "L'intimità (presunta) di Twitter".

LA REPUBBLICA - In apertura: "Il governo sconfessa Alemanno". A sinistra: "Bersani a Monti: ‘Ora basta prese in giro'" e "Il peccato originale dello scandalo Lusi". Al centro la fotonotizia: "Bloccati in auto 50 ore nella bufera d'Abruzzo". Sempre al centro: "‘Internet, scuola e sanità: piano per l'Italia online". Di spalla: "Il rischio globale che minaccia il capitalismo". In basso: "Il boom di Vintage Spa, l'industria della nostalgia" e "Juve e Milan si fermano. Ibra espulso, disastro Inter".

GIANNI ALEMANNO cancellieri foto mezzelani gmt

LA STAMPA - In apertura: "Riforme, parte la trattativa" e l'intervista al leader della Uil: "‘Una legge per regolare il diritto al licenziamento'. Editoriale di Marcello Sorgi: "Il Cavaliere riapre i giochi". In taglio alto: "Altri sette giorni al gelo. Scatta l'allerta per il gas". Al centro: "La vita da regina cominciò su un albero". In basso: "Rischiamo di perdere la guerra delle acciughe".

IL GIORNALE - In apertura: "Rifondazione Berlusconi". Al centro, fotonotizia: "Tutte le spese pazze di Sarkò e Carlà". Sempre al centro: "E se fosse solo colpa della neve?" di Vittorio Feltri. In basso: "Ci siamo risvegliati in Danimarca".

IL SOLE 24 ORE - In apertura: "Il Fisco cambia due volte al giorno". Editoriale: "Togliamo l'alibi a chi si nasconde dietro le leggi". Di spalla: "Ecco le nostre Pmi che sono diventate leader nel mondo" e "Quando i tedeschi ci inseguono". Al centro: "Controlli, nel mirino un'azienda su tre" e "I mestieri che gli italiani non vogliono più fare".

ROMA SOTTO LA NEVEIL PREFETTO FRANCO GABRIELLI

IL MESSAGGERO - In apertura: "‘Basta liti sull'emergenza neve'". In due box: "Che dolore quegli alberi feriti" e "Morti due clochard a Termini e a Ostia". Editoriale di Franco Garelli: "Quanto costa il caos". Al centro, fotonotizia: "Festa con l'Inter e De Rossi firma a vita". Sempre al centro: "Niente accordo sul debito della Grecia, default più vicino". In basso: "Il pm: Schettino torni in carcere per i suoi reati 2.697 anni di pena" e "Contro la crisi delle quattro ruote rispolverare l'amore in auto".

IL TEMPO - In apertura fotonotizia: "Nevicata Capitale". Editoriale di Mario Sechi: "Il silenzio imbiancato dei tecnici". In basso: "Odio&amore".

IBRAHIMOVIC SCHIAFFO AD ARONICA Grecia

L'UNITÀ - In apertura la fotonotizia sul maltempo: "Abbandonati". In taglio alto: "Berlusconi ci ripensa: sì alla riforma elettorale" e "Letta: sul lavoro niente modifiche senza intesa". In basso: "Bipolarismo imperfetto".

 


IL GOVERNO DIFENDE IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE GABRIELLI E GELA ALE-DANNO

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VIDEO - ALE-DANNO SPALA LA NEVE
http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2012/02/05/visualizza_new.html_74762285.html

ALEMANNO SPALA NEVE jpeg

1- DAGOREPORT
Ricordare a Ale-Danno (il quale con sprezzo del ridicolo continua da tre giorni a passare ore e ore in televisione a scazzarsi e urlare ai giornalisti nella sua guerra personale contro il capo della Protezione Civile) che dall'inizio della scorsa settimana persino il notissimo sito web americano di previsioni meteo weather.com indicava alla data di venerdì per "Rome, Italy" la bellezza di "5-8 inches snow accumulation". Che sarebbe a dire non solo neve, ma un "accumulo" di neve di almeno 13-21 centimetri. La nevicata con la neve che "attacca" l'avevano prevista e annunciata sul web persino gli americani. Forse però in Campidoglio non sanno l'inglese...


2- IL GOVERNO SCARICA ALEMANNO
"ERA STATO ALLERTATO, NON HA CHIESTO AIUTO" - "PIENA FIDUCIA NEL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE, NON È STATO LUI A SBAGLIARE"
Carlo Bonini e Giovanna Vitale per La Repubblica

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ora è solo. Il tentativo di rovesciare il tavolo trascinando la Protezione Civile prima in una rissa da taverna, quindi di intimidirla con la minaccia di investire il Parlamento di una riforma che trasferisca le sue competenze al ministero dell'Interno, si rivela per quello che è. Un ultimo gesto di disperazione utile a confondere le responsabilità del sindaco.

ALEMANNO SPALA NEVE jpeg

Le responsabilità nell'abbandono della città al suo destino e alla neve che l'ha spenta per quarantotto ore, ma un gesto così maldestro che si trasforma nella sua seconda Caporetto. Politica, stavolta. Quando ormai è sera e l'affannosa chiamata a raccolta del centro-destra si risolve in modesti quanto isolati attestati di solidarietà (Alfano non va oltre un "tweet", Gasparri e Cicchitto usano parole di maniera), a Palazzo Chigi segnalano infatti che il Governo ha deciso di difendere il capo della Protezione Civile e la correttezza delle sue mosse.

"Il comune di Roma - spiegano gli uomini del Premier - nulla ci ha chiesto e dunque non è stato previsto, né è previsto in agenda alcun intervento. Se Alemanno dovesse cambiare idea, il Governo interverrà. Fermo restando che un'eventuale dichiarazione di emergenza deve essere chiesta dalla Regione e dalla sua governatrice, Renata Polverini, che, al momento, non lo ha fatto. Per altro, la situazione sembra in miglioramento".

Insomma, il Governo ha sin qui fatto a Roma solo quello che il sindaco, nella disperazione di venerdì notte, e a disastro ormai compiuto, ha chiesto direttamente al Prefetto: far uscire uomini e mezzi dell'esercito dalle caserme.

alemanno sale

Parole inequivocabili quelle del Governo, quanto il corollario che le accompagna. "In quanto è accaduto a Roma - proseguono a Palazzo Chigi - non c'è nessuna responsabilità specifica di Franco Gabrielli. Il capo della Protezione civile aveva avvertito diversi giorni fa, anche la Presidenza del Consiglio, dell'arrivo della neve. Per il Governo, non cambia la fiducia in Gabrielli. Forse c'è il tentativo del Comune di scaricare l'intera colpa su di lui. Ma per quanto ci riguarda non può cambiare la nostra considerazione nei suoi confronti".

Alemanno porta dunque per intero la responsabilità civica e politica di quanto accaduto. E del resto, i dettagli che si aggiungono al quadro di cosa non ha funzionato tra venerdì e sabato scorsi, confermano come "il piano neve" del sindaco si sia malinconicamente e goffamente sfarinato proprio come una palla di neve. E per giunta prima ancora di cominciare. Si scopre ora infatti che, per ragioni diverse, le due armi pianificate contro la "nevicata epocale" - spazzaneve e sale - erano di carta e sulla carta sono rimaste.

È accaduto infatti che dei "250 mezzi spazzaneve" magnificati dal sindaco in questi giorni, non si è avuta che qualche sporadica traccia, per altro registrata dai testimoni oculari come una Chimera da ricordare nel nulla. A metterli a disposizione avrebbero dovuto essere le ditte private che curano la manutenzione stradale delle grandi assi viarie e della viabilità ordinaria.

ALEMMANO SCALATORE

Parliamo di mezzi raccogliticci - camion normalmente destinati al trasporto ghiaia sul cui muso vengono montate "lame", nonché inutili "pale meccaniche" - che per altro, nessuno nello staff del sindaco, ancora oggi, sa dire se e soprattutto in che numero siano usciti in strada.

Racconta un alto dirigente del Comune: "Ciascuno dei diciannove municipi doveva controllare che le ditte della manutenzione stradale mettessero a disposizione quei mezzi. Ma la verità è che, venerdì mattina, quando è cominciato a nevicare molte ditte sono risultate irreperibili, altre hanno fornito meno mezzi di quelli previsti e anche quelli, il più delle volte, sono rimasti bloccati nella gigantesca morsa di traffico che stringeva la città, bloccando il Grande Raccordo e le consolari. Insomma, i pochi che sono partiti non sono riusciti a fare il lavoro che dovevano".

Di fatto - come spiega a "Repubblica" Tommaso Profeta, responsabile per la sicurezza del Comune, gli unici "mezzi" che si ha certezza siano entrati in funzione sono stati quelli dell'Ama (l'Azienda addetta alla raccolta dei rifiuti) e del Servizio Giardini, impiegati per liberare le aree circostanti ospedali, farmacie, scuole, ingressi delle metropolitane.

ALEMANNO GABRIELLI

E anche qui, parliamo non di "spazzaneve", ma delle "spazzolatrici" adibite alla normale pulizia stradale da foglie e cartacce. Quei baracchini che normalmente si vedono trotterellare sull'asfalto e che con 10 centimetri di neve a terra diventano semplicemente inutili.

Esemplare anche ciò che è stato dell'operazione "salatura" delle strade. L'altra gamba su cui avrebbe dovuto marciare l'autarchica resistenza di Alemanno contro la "furia epocale" degli elementi. Nel dicembre scorso, il Comune aveva acquistato 250 tonnellate di sale. All'inizio della scorsa settimana ne sono state distribuite una tonnellata e mezza per ciascuno dei diciannove municipi.

Bene, quel sale è inutilmente finito tra la notte di mercoledì e la sera di giovedì. Inutilmente, perché giovedì, a Roma, pioveva. E perché - come tutti sanno - l'acqua scioglie il sale rendendolo inefficace contro il gelo. Sarebbe stato necessario "salare" nuovamente, ogni 6 ore, per tutta la giornata di venerdì. Ma, appunto, mezzi per farlo non ce n'erano. E soprattutto il sale era finito.

 

NIENTE ACCORDO SUL DEBITO GRECO,E LE BORSE PARTONO MALE-MILANO-0,5%, SPREAD RISALE SUBITO A 393-SCARONI: “EMERGENZA GAS”

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1 - BORSA: LA DELUSIONE PER MANCATO ACCORDO IN GRECIA SPINGE GIU' LISTINI...
Radiocor - Avvio debole per le Borse europee, deluse per il mancato accordo sul debito greco atteso nel fine settimana. Le trattative sul fronte ellenico comunque proseguono e oggi, inoltre, si terra' il consiglio franco-tedesco a Parigi, tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Il Ftse Mib segna un calo dello 0,5%.

MERKEL SARKOZY

Sono deboli le azioni delle banche, con Mps che cede oltre il 2%. Bpm, pero', va su del 4%. Per contro accusano una flessione superiore al 2% le Fiat. Intanto sul fronte dei cambi l'euro si e' di nuovo indebolito rispetto al dollaro, dopo il balzo in avanti di venerdi' sera: si attesta 1,3094 dollari (1,3165 venerdi'). Vale inoltre 100,28 yen (100,8), mentre il dollaro-yen e' abbastanza stabile a quota 76,62 (76,58). Il greggio (wti), contratto con consegna a marzo, in Asia veniva scambiato a 97,28 dollari al barile, in calo di 56 centesimi.

2 - BORSA, SPREAD BTP-BUND A QUOTA 393 PUNTI...
(LaPresse) - Sale a 393 punti base (il 3,93%) la differenza di rendimento tra i Btp decennali italiani e i Bund tedeschi, dopo aver aperto a quota 377 punti. I titoli tedeschi offrono l'1,90% mentre quelli italiani rendono il 5,83%.

3 - EMERGENZA GAS - SCARONI (ENI) A RADIO 24: "SIAMO IN EMERGENZA"
Radio 24 - "Siamo in emergenza e abbiamo reagito all'emergenza aumentando le importazioni di gas dall'Algeria e dal nord Europa attraverso la Svizzera. Quindi non abbiamo problemi fino a a mercoledì". Lo ha detto a Radio 24 l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni. E da giovedì la situazione potrebbe richiedere distacchi per alcune aziende.

grecia - Papademos

"Ci attendiamo, però, un'altra ondata di freddo in Russia e non sappiamo che comportamento avrà Gazprom giovedì e venerdì. - Ha aggiunto a Radio 24 - Quindi attendiamo e ci stiamo preparando a momenti ancora difficili. Per questa ragione c'è la riunione domani al ministero dello Sviluppo economico per prepararci a un' ulteriore emergenza che potrebbe venirci addosso tra giovedì e venerdì prossimi. Nella peggiore delle ipotesi - ha spiegato l'ad di Eni a Radio 24 - dovremo intervenire sugli interrompibili cioè quelle aziende che hanno dei contratti in base ai quali si può interrompere il flusso del gas e mettere in atto tutte quelle misure che il ministero ha già preparato da tempo per far fronte a un'emergenza come questa."

4 - GRECIA: SENZA UN ACCORDO VERSO EUROGRUPPO DI MERCOLEDI'...
(AGI) - Il premier greco Lucas Papademos, e' uscito senza un accordo dal vertice con i leader dei tre principali partiti di ieri. Papademos ha potuto annunciare solo un'intesa per tagliare la spesa del'1,5% del Pil nel 2012, mentre le altre richieste della troika sono rimaste senza risposta. In vista dell'Eurogruppo di mercoledi' a Bruxelles i leader dei socialisti, del partito conservatore e dell'estrema desta dovranno ora motivare i loro no ai rappresentanti della troika .

5 - FIAT, NON BASTA UNO SPOT BEN FATTO PER TRANQUILLIZZARE S&P'S...
Bluerating - Il buon riscontro ottenuto dallo spot della Fiat 500 Abarth trasmesso ieri nel Superbowl (la finale del campionato statunitense di football americano) non ha evitato al gruppo italiano di essere messo sotto osservazione da parte di Standard & Poor's con implicazioni negative per il rating del gruppo, a causa della previsione di un ulteriore peggioramento del mercato dell'auto, in particolare in Europa, nel corso del 2012, peggioramento che rischia di riflettersi per gli analisti in un indebolimento dei risultati a livello operativo del gruppo. (l.s.)

scaroni

6 - BORSA TOKYO: NIKKEI CHIUDE IN RIALZO 1,1% IN SCIA DATI LAVORO USA...
Radiocor - La Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta in netto rialzo con l'indice Nikkei in progresso dell'1,1% a 8.929,20 punti grazie ai buoni dati s ul mercato del lavoro negli Usa diffusi venerdi' scorso. Il piu' ampio indice Topix ha guadagnato l'1,2% a quota 769,85. In evidenza i titoli del comparto auto come Toyota e Nissan (entrambe +3% circa) e del settore Hi-Tech con Panasonic su del 6%.

7 - MORNING NOTE: ECONOMIA E FINANZA DAI GIORNALI...
Radiocor - GRECIA: Atene non trova l'accordo: trattativa ad oltranza. Default piu' vicino(dai giornali). Ora l'uscita da Eurolandia non e' un tabu' (Il Corriere della Sera, pag. 9)

LAVORO: Articolo 18 e parti sociali: una base di trattativa per superare gli ostacoli (Il Corriere della Sera, pag. 1, 11)

BANCHE: Giudizio Eba sui patrimoni delle banche italiane: si spera in uno sconto sui 7,5 miliardi richiesti (La Repubblica, pag. 15). Mps, Banco e Ubi con il fiato sospeso per il verdetto Eba. Occhi su Bruxelles (Il Giornale, pag. 19)

UNICREDIT: Ghizzoni, per Unicredit meglio la public company (CorrierEconomia, pag. 1, 7). Caltagirone, con Unicredit alla conquista dell'Est (Affari&Finanza, pag. 15)

MPS: Clessidra e gli inglesi, i cavalieri bianchi di Siena (CorrierEconomia, pag. 9)

INTESA SANPAOLO: Pensa a rimescolamento ai vertici. Cucchiani: ha senso qualche presenza internazionale tra il top management (Financial Times, pag.14)

gazprom

TELECOM: tutte le spine di Bernabe' al bivio del dividendo (Affari&Finanza, pag.1,4-5)

CRISI: Marchionne: 'Abbiamo bisogno di coraggio. La Ue decida la sua strada' (La Stampa, pag. 25)

MERCATI: La riscoperta della banche parte da Unicredit e Mps (Il Sole 24 Ore del Lunedi', pag.25). L'alternativa a Bot e Btp: i bond societari che rendono di piu' (CorrierEconomia, pag.1). Anno 2012: fuga da Piazza Affari? Con Benetton 15 cancellazioni in 14 mesi (CorrierEconomia, pag.1,4)

BENETTON: Le ragioni dell'addio alla Borsa (Affari&Finanza, pag.8)

UNIPOL-FONSAI: Isvap e Consob, lo scambio di ruoli nel caso Ligresti (Affari&Finanza, pag. 10). I conti degli analisti: il debito aggregato a 2,7 miliardi (Affari&Finanza, pag.19)

IMPREGILO: Salini, tre mosse per uscire dall'impasse (Affari&Finanza, pag.19)

ENEL: Via al nuovo collocamento alla vigilia del piano industriale (Affari&Finanza, pag.41)

SEAT PG: Ultima chiamata ai creditori per evitare il ricorso alla Marzano. Lettera al risparmiatore (Il Sole 24 Ore di domenica, pag.1-22)

AMPLIFON: Anno record, un Ebitda da 140 milioni. Lettera all'investitore (Affari&Finanza, pag. 1,16-17)

MARCHIONNE

FISCO: Cambia due volte al giorno (Il Sole 24 Ore del Lunedi', pag. 1,2-3)

PMI: Ecco le nostre Pmi che sono diventate leader nel mondo (Il Sole 24 Ore del Lunedi', pag. 1, 17). Tempi stretti per gli aiuti alle Pmi (Il Sole 24 Ore del Lunedi', pag. 10). Gli industriali italiani non trovano piu' che 'piccolo e' bello' (Financial Times, pag.3)

GOVERNANCE: Ciclone incompatibilita': vertici, ecco chi dovra' lasciare (CorrierEconomia, pag.1,2-3)

ENERGIA: Gas, consumi record. L'allerta dell'Eni (Il Corriere della Sera, pag. 1, 6)

FREQUENZE TV: Nuovo Far West. Le emittenti locali (e la Rai) le occupano (Il Corriere della Sera, pag. 13)

AGENDA DIGITALE: 'Internet, scuola e sanita', piano per l'Italia on line'. Intervista al ministro Francesco Profumo (La Repubblica, pag. 13)


8 - MORNING NOTE: L'AGENDA DI LUNEDI' 06 FEBBRAIO...
Radiocor - Milano: 10ma edizione di Mobility Conference 2012. 'Mobilita', crescita, efficienza. Il governo del territorio: sviluppo, infrastrutture, trasporti', organizzata da Assolombarda e Camera di Commercio di Milano. Partecipano, tra gli altri, Alberto Meomartini, presidente Assolombarda; Franco Bassanini, presidente Cassa Deopositi e Prestiti; Giuseppe Guzzetti, presidente Fondazione Cariplo; Roberto Formigoni, presidente Regione Lombardia; Corrado Passera, ministro dello Sviluppo Economico; Antonio Tajani, vicepresidente Commissione europea; Emma Marcegaglia, presidente Confindustria.

Padova: assemblea generale Confindustria Padova 'Su la testa! Vincere la sfida del riscatto'. Partecipa, tra gli altri, Emma Marcegaglia, presidente Confindustria; Giuseppe Mussari, presidente Banca Monte Paschi Siena; Carlo Dell'Aringa, docente Universita' Cattolica; Alberto Orioli, vice direttore Il Sole 24 Ore.

Clint Eastwood

Roma: la Corte dei Conti inaugura l'anno giudiziario 2012. Partecipano tra gli altri, Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica; Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti.

Roma: il presidente del Consiglio, Mario Monti incontra a Palazzo Chigi il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria.

9 - LA FONDAZIONE RESTA IN CARIGE MA TRASLOCA...
Da "Il Sole 24 Ore" - Assicurarsi che Banca Carige sia chiusa in un fortino che la renda non scalabile, per evitare che qualunque influenza esterna (e non gradita) possa sottrarre l'istituto allo stretto controllo dei liguri. Flavio Repetto, alla guida di Fondazione Carige, che controlla circa il 49% dell'istituto, non ha fatto mistero ieri, all'inaugurazione della nuova sede della fondazione, di aver impostato su quello schema la sua presidenza. «Siamo felici - ha detto - di aver mantenuto una grossa partecipazione nell'istituto. Ora la Carige è inattaccabile. E tutti i fondi non sono in grado di comprarla perché c'è chi la difende».

La fondazione, peraltro, gli ha dato qualcosa di più di una mano:in 5 anni ha investito, tra aumento di capitale e prestitito obbligazionario convertibile, 680 milioni nell'istituto guidato da Giovanni Berneschi. E se quest'ultimo ha spiegato che il 2011, per quanto riguarda gli utili, «si chiuderà come l'anno scorso», Repetto non ha esitato a chiosare: «Il conto economico chiude ogni anno più o meno bene, mentre lo stato patrimoniale è ciò che rimane». (R.d.F.)

10 - RETELIT HA LA «FIBRA» CHE PIACE AL PENTAGONO...
Da "Il Sole 24 Ore" - Fare affari con le Forze Armate americane è l'ambizione di qualunque impresa della difesa o dell'alta tecnologia: valore dei contratti a parte, entrare nel club dei fornitori del Pentagono significa aver superato selezioni durissime sia per quanto riguarda affidabilità e sicurezza sia per quanto attiene la qualità dei prodotti e dei servizi. Proprio per questo c'è oggi grande soddisfazione al quartier generale della Retelit.

FEDERICO GHIZZONI

L'impresa italiana si è aggiudicata un contratto non di poco conto: è sulla sua rete in fibra ottica, infatti, che la Defense Information System Agency (l'azienda governativa di difesa statunitense) ha deciso di far transitare le informazioni che devono raggiungere i numerosi siti militari che si trovano sul territorio italiano, a fronte di contratti pluriennali per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro. La US Army di Vicenza, la US Navy di Napoli e la US Air Force di Aviano, per citarne alcune, sono tra i maggiori utilizzatori dei collegamenti forniti dall'azienda italiana, che dopo varie vicessitudini societarie sembra finalmente aver recuperato lo slancio. (R.Fi.)

11 - I CAPITALI DECOLLANO SULLA PISTA DELLE REGOLE...
Da "Il Sole 24 Ore" - La tregua sui tassi sta riaprendo il mercato dei corporate bond per banche e imprese italiane, sul cui debito - malgrado i rischi di recessione - sembra essere tornato un forte interesse internazionale. Il bond di Atlantia, per esempio, si è chiuso con una richiesta che ha superato di otto volte l'offerta. Il 91% degli investitori che hanno sottoscritto l'obbligazione sono stranieri. Il management ha ovviamente i suoi meriti, ma a spingere l'interesse degli investitori esteri sono anche le regole certe che governano il comparto autostradale.

Gli operatori lo sanno bene, e proprio per questo stanno aspettando il governo al varco in diversi settori. E in primis le infrastrutture aeroportuali. Aeroporti di Roma (ma lo stesso discorso può essere fatto per gli scali di Milano e Venezia) ha in programma investimenti miliardari, ma questi investimenti devono essere "bancabili" e per esserlo è necessario che l'esecutivo dia norme chiare all'interno di concessioni già pienamente definite. È importante non solo per gli operatori, ma anche per la competitività del Sistema-Italia. (R.Fi.)

FRANCO BERNABE

12 - LA GRANDE RENAULT AVRÀ UN'ANIMA TEDESCA...
Da "Il Sole 24 Ore" - Se non puoi battere il tuo nemico, alleati con lui. Il vecchio detto vale anche per Carlos Ghosn, numero uno della Renault: dopo anni di tentativi falliti di competere nei segmenti alti del mercato, la casa francese lancerà tra un paio d'anni una nuova vettura basata almeno in parte su una piattaforma della Mercedes. La condivisione dei costi sulla gamma alta dovrebbe aiutare entrambi i partner, anche se le auto di Stoccarda non sono particolarmente economiche.

La stessa Mercedes, del resto, utilizzerà la piattaforma della Renault Twingo per la futura Smart a 4 posti - dopo anni di perdite sulla biposto da città sviluppata e prodotta in proprio. Quella tra Renault e Mercedes non è l'unica alleanza tra le due sponde del Reno: Peugeot e Bmw producono motori (medio-piccoli) in comune, anche se non sono arrivate a condividere intere piattaforme. L'ammiraglia francese con anima tedesca riuscirà a riconquistare un po' della grandeur perduta? (A.Mal.)

IL CEO DI RENAUL NISSAN CARLOS GHOSN

 

IL VATICANO FA QUADRATO E ‘SCOMUNICA’ LE ACCUSE DI INCIUCI E CORRUZIONE SOLLEVATE DA MONSIGNOR VIGANÒ

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1 - IL VATICANO: "QUI NON CI SONO FORZE OSCURE"
Marco Ansaldo per "la Repubblica"

CARDINALE TARCISO BERTONE

In Vaticano le guerre si fanno a colpi di carte. E la Santa Sede ieri ha risposto punto per punto, con una nota insolitamente ferma rispetto alle dichiarazioni morbide d´uso nella casa, alle recenti lettere con accuse di «corruzione» negli appalti scritte da monsignor Carlo Maria Viganò, l´ex segretario generale del Governatorato vaticano, e inviate al Papa e al segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.

CARLO MARIA VIGANO jpeg

Una nota ufficiale e dura non solo per il tono, e per la «grande amarezza», come si legge all´inizio del comunicato. Ma anche per le firme che porta in calce, che sono quelle del cardinale Giovanni Lajolo, già presidente del Governatorato e quindi all´epoca superiore di monsignor Viganò; del vescovo Giorgio Corbelli, che è stato il vice alla segreteria generale; dei due nuovi dirigenti della struttura che coordina la complessa gestione del Vaticano, l´arcivescovo Giuseppe Bertello e il vescovo Giuseppe Sciacca. Una sconfessione totale dell´iniziativa presa dall´autore delle missive, fatta da parte di chi c´era prima al Governatorato e di chi c´è adesso.

Nella nota si stigmatizza subito «la pubblicazione abusiva delle due lettere di S. E. monsignor Carlo Maria Viganò». E si continua così: «Le asserzioni in esse contenute non possono non causare l´impressione che il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, invece di essere uno strumento di governo responsabile, sia un´entità inaffidabile, in balia di forze oscure».

PAPA RATZINGER

Quindi, «dopo attento esame del contenuto delle due missive», la presidenza del Governatorato ritiene «suo dovere» dichiarare pubblicamente che «le dette asserzioni sono frutto di valutazioni erronee, o si basano su timori non suffragati da prove, anzi apertamente contraddetti dalle principali personalità invocate come testimoni».

gianluigi nuzzi

Che cosa aveva scritto Viganò, poi promosso e spostato (per alcuni secondo la formula "promoveatur ut amoveatur") alla nunziatura di Washington? Aveva parlato, nelle due missive del marzo e maggio 2011, di «corruzione» negli appalti, lanciando anche accuse a un super comitato di banchieri. Le lettere sono poi emerse il 25 gennaio scorso nella trasmissione "Gli intoccabili" de La7, e il giorno dopo la Santa Sede aveva reagito attraverso il suo portavoce, padre Federico Lombardi, con la minaccia di adire alle vie legali.

PADRE FEDERICO LOMBARDI

Ieri, intanto, è arrivato il provvedimento interno. La nota ha ribadito che «la trasparenza e il rigore, lodevolmente perseguiti dalla precedente presidenza, con pari impegno e altrettanta serenità, sono perseguiti anche dagli attuali Superiori». Terminando con una sferzata: «Il Governatorato tutto, Presidenza, Direttori, Capi Ufficio, impiegati e lavoratori, desidera riaffermare - si legge nel testo - la comune ferma volontà di continuare ad impiegare tutte le forze nel servire, con fedeltà ed integrità totale, il Sommo Pontefice, nella consapevolezza del grande onore e della grande responsabilità, che esso ha nell´essere al servizio del Papa». Come a dire: chi non fosse d´accordo, ne tragga le conseguenze.

2 - UN SUMMIT CON BENEDETTO XVI PER SOSTITUIRE IL NUNZIO "DEVE LASCIARE WASHINGTON"
Marco Ansaldo per "la Repubblica"

CARLO FRATTA PASINI

«Qui si parla di documenti venduti e comprati. E non in senso figurato». L´accusa che un´alta fonte vaticana confida a Repubblica è nuova, e riverbera nel caso delle lettere vergate da monsignor Carlo Maria Viganò, arrivate dieci giorni fa sui media italiani.
Chi ha venduto le missive, e chi le ha comprate, secondo la Santa Sede?

Tutto fa pensare ad altre puntate sulla vicenda, anche se nella Segreteria di Stato pontificia non si dice di più, e piuttosto si vuole chiudere in fretta una storia fonte di imbarazzo. In gioco, si fa notare, è soprattutto il buon nome del Governatorato. L´altro giorno la Sala Stampa vaticana ha evidenziato, «tutto sommato» si ammette, «il buon operato» di Viganò. Ma ieri la nota della Presidenza del Governatorato ha demolito la sua decisione di scrivere al Papa, atto definito da un interprete interno come «un intervento troppo deciso che ha causato ampi risentimenti e anche dubbi sulla sua gestione».

ETTORE GOTTI TEDESCHI

La fiducia nei confronti del monsignore, confermata blandamente, in realtà vacilla. E all´interno delle Segrete stanze c´è ora chi parla della possibilità di richiamarlo a Roma e di sostituirlo alla nunziatura di Washington. Già è partita la caccia al successore per l´importante e delicato incarico all´ambasciata vaticana in America. E i nomi che circolano fanno riferimento a figure di «esperienza», con una solida formazione diplomatica. E soprattutto capaci di distinguersi per «equilibrio».

Del resto, si tratta di un ruolo in cui il nunzio deve, solo per dirne una, confrontarsi direttamente con il presidente degli Stati Uniti. E la Santa Sede, in quello che è un decisivo anno elettorale per gli Usa e di fronte all´imminente viaggio del Papa in Centro America, non può permettersi imbarazzi e cadute d´immagine. Dunque Viganò potrebbe anche saltare, lasciando il suo posto a un prelato questa volta di provata fedeltà. ma non è escluso che lo stesso Nunzio decida alla fine di farsi da parte anticipando la rimozione.

Il cardinale Tarcisio Bertone è deciso a sanare il caso in tempi brevissimi. Il segretario di Stato nei giorni scorsi veniva descritto come furibondo, ma poi assolutamente determinato a chiudere un incidente che rischia di costare molto al Vaticano, sia sul piano delle relazioni sia su quello dell´opinione pubblica.

MASSIMO PONZELLINI

A questo proposito, giovedì scorso Benedetto XVI si è personalmente dedicato alla questione ricevendo l´ex presidente del Governatorato, il cardinale Lajolo. La decisione, ascoltati i pareri dei collaboratori, è stata infine quella di far redigere una nota firmata dai dirigenti passati e attuali della struttura, in modo da isolare l´iniziativa di Viganò, depotenziando la bomba insita nelle due lettere. E poi di chiarire il ruolo e le scelte fatte dalla struttura, per sgombrare il campo da possibili altri rilievi.

Nel comunicato è stato quindi inserito un passo preciso riguardante la «piena fiducia e stima agli illustri membri del Comitato Finanza e Gestione», accusati da Viganò nella lettera al Papa di «fare più il loro interesse che i nostri» e di aver «mandato in fumo in una sola operazione finanziaria nel dicembre 2009 due milioni e mezzo di dollari». Si tratta dei banchieri Pellegrino Capaldo, Carlo Fratta Pasini, Ettore Gotti Tedeschi e Massimo Ponzellini.

La nota anzi li ringrazia «per il prezioso contributo» prestato «con riconosciuta professionalità e non poco dispendio di tempo, senza alcun onere per il Governatorato».
Ma la strategia sul caso non si è fermata. L´Osservatore Romano ha pubblicato ieri con evidenza, in maniera secca, l´intera nota. E il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha richiamato il caso in un editoriale per "Octava Dies", il settimanale del Centro Televisivo Vaticano. «Diverse volte - ha detto - le istituzioni economiche vaticane, in particolare lo Ior, sono state accusate ingiustamente». Fermezza, dunque, su tutta la linea.

 

SIRIA: IL VETO DI PECHINO E MOSCA PARALIZZA L’ONU - HILLARY CLINTON AUMENTA LE PRESSIONI PER CACCIARE ASSAD

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DAGOREPORT

THE WASHINGTON POST THE WALL STREET JOURNAL

1 - THE NEW YORK TIMES - A destra, "La rivolta siriana dopo il fallimento della diplomazia" - "L'Egitto sfida gli Stati Uniti mettendo sotto processo 19 americani" - A sinistra, "Accordo più vicino per un piano sui mutui negli Usa" - Al centro, "I Giants si impongono sui Patriots e vincono il Super Bowl"

2 - THE WASHINGTON POST - A sinistra, "Accidentato inizio per il ritiro dall'Afghanistan", "Le rivelazioni sui piani hanno complicato gli sforzi per costruire un sostegno" - In alto, "I Giants conquistano il Super Bowl" - A destra, "19 americani sotto processo in Egitto" - Al centro, "Obama in chiaro vantaggio su Romney nei sondaggi" - In basso, "Per i professionisti che espatriano il Brasile è la nuova El Dorado"

3 - THE WALL STREET JOURNAL (EUROPE) - Al centro, "Clinton aumenta le pressioni per cacciare Assad" - In basso, "I greci riprendono i colloqui in un clima di disaccordo"

4 - THE GUARDIAN - A sinistra, "Gli abusi sui disabili alimentati dai tagli ai benefit" - Al centro, "Regina di diamanti" - A destra, "Il ministro vota contro il bonus di 20 milioni di sterline ai dirigenti delle ferrovie"

THE TIMES jpegTHE NEW YORK TIMES

5 - THE INDEPENDENT - In apertura, "Arrivederci, ministro: il servizio civile colpito da un esodo del personale"

6 - THE TIMES - In apertura, "I ministri chiedono ai dirigenti delle ferrovie di rifiutare il bonus da 20 milioni di sterline" - In alto, "La Regina Neve segna i 60 anni sul trono"

7 - THE DAILY TELEGRAPH - In apertura, "Solo 3 pollici di neve fermano la metà dei voli a Heathrow" - A destra, "La regina rinnova la sua dedica alla nazione nel messaggio per l'anniversario del regno" - In basso, "I parlamentari spingono Cameron a chiamarsi fuori dalle leggi dell'Ue sulla polizia" - "Gli integralisti islamici ‘indottrinano i giovani carcerati musulmani nelle prigioni'"

8 - FINANCIAL TIMES - In apertura, "Glencore paga di più per l'accordo con Xstrata" - A destra, "Proteste in Siria: manifestazione in Turchia per chiedere la fine del regime di Assad" - "Il capo delle ferrovie mette in guardia sul fallimento delle Olimpiadi" - In basso, "Le agenzie di rating mettono in dubbio la tripla A della Scozia"

THE GUARDIAN THE DAILY TELEGRAPH jpeg

9 - DAILY MAIL - In apertura, "Ora per il grande freddo", "Dopo che la Gran Bretagna non riesce a far fronte - ancora una volta - a pochi centimetri di neve, l'ufficio meteorologico avverte che il gelo potrebbe durare un mese" - In basso, "Il commovente messaggio della regina per l'anniversario del suo trono" - "I ministri indiani non vogliono l'aiuto di un miliardo di sterline della Gran Bretagna"

10 - LE FIGARO - In apertura, "Merkel mostra il suo sostegno a Sarkozy" - A sinistra, "La Francia sotto la neve" - Al centro, "Guéant sostiene che non tutte le civiltà sono uguali" - "I giganti dell'elettronica Sony, Panasonic e Sharp vacillano" - "Siria: il veto di Pechino e Mosca paralizza l'Onu"

11 - LA CROIX - In alto, "Gli Ogm non hanno ancora detto la loro ultima parola", "Anche se maggior parte dell'opinione pubblica resta contraria agli Ogm, è possibile che le vendite possano ricominciare i prossimi anni" - Al centro, "Siria, l'impotenza e la collera"

LES ECHOS THE INDEPENDENT jpeg

12 - LES ECHOS - In apertura, "L'Europa dell'energia affronta la prova del grande freddo" - A destra, "Il miglioramento sul fronte dell'occupazione rinforza la posizione di Obama" - Al centro, "Tassazione delle imprese: il progetto franco-tedesco", "L'Iva sociale permetterà di creare circa 100.000 posti di lavoro" - In basso, "Bella serie per i mercati in Borsa", "Rinnovato ottimismo sull'economia" - In alto, "Test ad alto rischio per Air France"

13 - EL PAIS - In apertura, "Rubalcaba impegnato per un Psoe centrato sull'‘opposizione utile'" - In basso, "La crisi siriana fa rivivere la Guerra Fredda", "Il veto russo e cinese alla condanna delle Nazioni Unite irrita l'Occidente e gli arabi"

 

LA GRECIA SULL’ORLO DEL FALLIMENTO SENZA ACCORDO CON LA TROIKA E I PARTITI CHE APPOGGIANO PAPADEMOS

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1- LA GRECIA TRABALLA...
Luca Fornovo per "La Stampa"

Bastava poco per capire che la Grecia avrebbe fatto una fatica immensa a trovare un accordo con partiti, sindacati e la troika Ue-Bce-Fmi. Per capirlo bastava ascoltare i malumori che scaldavano i bar del Pireo, vedere la mobilitazione su piazze virtuali come Twitter o Facebook o sentire la rabbia di centinaia di indignati di Atene, infreddoliti, ma tenaci in piazza Syntagma, davanti al Parlamento.

grecia - Papademos

E così il premier greco Lucas Papademos, stretto tra parti sociali e politiche, ha finito col portare avanti una trattativa a oltranza. Ma senza trovare l'intesa sull'abbassamento dei salari minimi, i tagli delle tredicesime anche dei privati e le pensioni complementari. Senza questo impegno scritto su tagli e riforme, Europa e Fondo monetario non concederanno i nuovi aiuti da 130 miliardi di euro. E senza aiuti, la Grecia fallirà a marzo, quando dovrà rimborsare 14,5 miliardi di euro di bond in scadenza.

Qualcosa però è stato fatto, qualche risultato c'è stato e la speranza è che oggi si trovi finalmente la quadra. Papademos ha detto ieri sera che c'è un accordo sui tagli alla spesa per l'1,5% del Prodotto interno lordo (Pil) nel 2012, circa 2 miliardi, con sforbiciate che dovrebbero colpire anche settori come sanità e difesa. Ma intanto stamattina la parola passa ai mercati, che non promettono nulla di buono.

Gli operatori di Borsa potrebbero reagire con una serie di ordini di vendita, visto che, come aveva chiesto la Ue, si aspettavano un accordo già entro ieri sera, sia nella trattativa con i privati, sia in quella con i creditori internazionali. In molti potrebbero poi far lievitare le scommesse sul fallimento della Grecia. Uno scenario che sabato è stato evocato anche dal presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, dopo mesi in cui ha puntualmente smentito qualunque ipotesi del genere.

Grecia

Il premier Papademos ieri ha mediato con la troika, poi con i capi dei tre partiti Georges Papandreou (socialisti), Antonis Samaras (destra) e Georges Karatzaferis (estrema destra), e ha addirittura chiamato il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde per chiedere un aiuto nelle trattative.

Alla fine dei negoziati, Papademos ha detto che c'è un'intesa sui «punti base» del piano suggerito dalla troika. L'accordo più vicino con i creditori che dovrebbero subire svalutazioni superiori al 70%, con un taglio del valore nominale dei titoli del 50%, una cedola tra il 3,5% e il 4,5% sui nuovi interessi, oltre a nuovi aiuti per più di 130 miliardi. A rappresentare i creditori privati è l'Institute of International Finance, guidato da Charles Dallara.

Ma sulla riforma del lavoro l'appoggio dei partiti non c'è ancora. «Non consentirò misure che portino a una maggiore austerità», ha detto il leader del partito di destra Nuova Democrazia, Antonis Samaras. Mentre Georges Karatzaferis (estrema destra) ha affermato di non voler «contribuire all'esplosione di una rivoluzione» accettando le misure proposte dalla troika.

Già in mattinata Papademos dovrebbe riprendere la mediazione e cercare di trovare un accordo con i partiti entro il pomeriggio. Poi, con ogni probabilità, ci sarà un nuovo incontro con i funzionari della troika, nella speranza di trovare un accordo definitivo per il salvataggio. Papademos farà colloqui con Poul Thomes del Fmi, Matthias Mors della Commissione europea e Klaus Masuch (Bce). Il clima ad Atene resta molto teso, soprattutto tra le parti sociali. I principali sindacati si riuniscono oggi per indire uno sciopero generale che potrebbe durare dalle 24 alle 48 ore. E nuovi corte di protesta sono previsti in piazza Syntagma.

JUNCKER


2- JUNCKER, SENZA RIFORME LA GRECIA FALLIRÀ IN DUE MESI. VENIZELOS: È SOTTILE IL CONFINE FRA SOLUZIONE E DEFAULT
Stefano Natoli per "Il Sole 24 Ore"

Se il governo di Atene non metterà presto in atto le riforme promesse, la Grecia potrebbe fare fallimento nel giro di due mesi. Lo afferma in un'intervista al settimanale 'Der Spiegel' (in edicola lunedì prossimo) il capo dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Se ad Atene non si mette realmente mano alle riforme, precisa Juncker, non ci si potranno attendere «i gesti di solidarietà da parte degli altri».

PRIVATIZZAZIONI AZIENDE STATALI PORTATE AVANTI NON COME PREVISTO
«Se dovessimo constatare che in Grecia va tutto di traverso», afferma testualmente il premier lussemburghese, «allora non ci sarebbe nessun nuovo programma di aiuti, con la conseguenza che a marzo arriverebbe la dichiarazione di fallimento». Una simile prospettiva dovrebbe servire, secondo Juncker, a «fornire muscoli laddove al momento abbiamo ancora alcuni segni di paralisi».

Sono le privatizzazioni delle aziende di Stato, in particolare, a non essere state portate avanti come previsto. «La Grecia deve sapere che sul tema delle privatizzazioni non molleremo la presa», aggiunge il premier lussemburghese, per il quale uno dei danni maggiori per l'immagine del Paese ellenico è costituito dal fatto che «esistono elementi di corruzione a tutti i livelli dell'amministrazione».

evangelos venizelos

VENIZELOS, È SOTTILE IL CONFINE FRA SOLUZIONE E DEFAULT
Il ministro greco delle Finanze, Evangelos Venizelos, ha ammesso che «il confine tra il corretto completamento delle procedure e un impasse è molto sottile» sottolineando che «i ministri dell'Eurozona non hanno più pazienza». Al termine dell'Eurogruppo telefonico di oggi, Venizelos ha detto che «c'è grande impazienza e pressione non solo dalla troika ma anche dagli Stati dell'Eurozona», spiegando come la conference call di oggi sia stata «molto difficile», ma allo stesso tempo abbia dato il via libera al piano per ricapitalizzare le banche greche e alle privatizzazioni.

Restano ancora da definire due questioni: la liberalizzazione del mercato del lavoro - con l'abbassamento dei salari nel settore privato - e la manovra di bilancio correttiva per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2012.

 

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