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ABETE O MALAGÒ CANDIDATI DEL TERZO POLO AL COMUNE DI ROMA? - FLI NEL LAZIO VIENE COMMISSARIATA

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Giovanna Vitale per "la Repubblica - Roma"

LUIGI ABETE

Hai voglia a far nomine nei cda delle aziende capitoline per ingolosire l´Udc e convincerlo ad allearsi con il Pdl alle prossime comunali. La strategia del sindaco Alemanno, che negli ultimi giorni ha assicurato ai centristi due poltrone di assoluto prestigio, potrebbe infrangersi contro la decisione di Pier Ferdinando Casini di andare a elezioni con un candidato del Terzo Polo pescato dalla società civile.

GIOVANNI MALAGO

Il casting dei personaggi interessati a correre per il Campidoglio sarebbe già cominciato, tant´è che cominciano a circolare i primi nomi. Uno su tutti: Giovanni Malagò, il mondanissimo concessionario di Maserati e Ferrari, nonché presidente del Circolo Canottieri Aniene, la cui presenza l´altro ieri alla convention dell´Udc all´Eur, presente ovviamente Casini, non è passata inosservata. Lui in passato ha sempre negato di essere tentato dalla politica, chissà che ora non ci abbia ripensato.

Ma rischia di doversela vedere con un temibile contendente interno: il presidente di Bnl Luigi Abete, che invece muore dalla voglia di candidarsi al colle più alto del potere cittadino. Il banchiere è molto legato a Montezemolo, la cosa però non dovrebbe disturbare: anche dovesse scendere in campo, infatti, il patròn della Rossa si misurerà col governo nazionale, difficilmente con le amministrative. Abete potrebbe essere l´uomo di entrambi: Pierferdinando e Luca.

PIERFERDINANDO CASINI FINI

Il partito non è ancora nato, non essendosi mai misurato con le urne, e già viene commissariato. Accade al Fli di Roma e Lazio che - causa liti su organigrammi e linea politica - verrà ora guidato da due "ambasciatori" designati direttamente dal comandante in capo. È stato infatti Fini in persona a prendere la decisione destinata a troncare la rissa che stava dilaniando i futuristi locali. Soprattutto dopo l´addio del coordinatore regionale, Antonio Buonfiglio, emigrato un mesetto fa con la governatrice Polverini in vista di un ritorno alla casa madre del Pdl.

Flavia Perina

Da allora per il Fli capitolino - che anche a livello nazionale non si sente tanto bene - è stato un calvario. Neanche le minacce del presidente della Camera («Se non vi mettete d´accordo, ci penso io») hanno potuto niente. L´altro ieri sera lo strappo: commissario di Roma diventa l´ex direttore del Secolo Flavia Perina, che però ha già fatto sapere di immolarsi solo per spirito di servizio. Del Lazio si occuperà invece l´ex senatore (e finanziatore) di An Giulio La Starza, sul quale già si addensano parecchi malumori.

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

 


BUIO IL CONO D’OMBRA PER LA MELANDRI - RICICCIA L’EX MINISTRA SUL CORRIERE (PAGINE ROMANE) E VIENE SUBITO SFANCULATA

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Ernesto Menicucci per il "Corriere della Sera - edizione Roma"

GIOVANNA MELANDRI

Il risveglio è stato traumatico. Letta l'intervista di Giovanna Melandri sul Corriere («sul Piano Casa il Pd in Regione doveva essere più vigile», le parole dell'ex ministro), Esterino Montino, capogruppo dei democratici alla Pisana, ex vicepresidente e poi ex reggente dopo lo scandalo trans che investì Piero Marrazzo, era furibondo. Poi, piano piano, la rabbia è sbollita e ha lasciato spazio al ragionamento.

Montino, sentito la Melandri? Dovevate alzare di più la voce sul Piano casa...
«Lei dice una cosa sbagliata, ha parlato con superficialità, dimostrando di non conoscere cosa è successo sul Piano casa».

E cosa è successo?
«La nostra battaglia è iniziata un anno fa e il provvedimento è arrivato in consiglio a fine luglio, dopo 10 mesi: abbiamo presentato 700 emendamenti, ci hanno accusato di fare ostruzionismo. Ad essere distratta è la Melandri, non noi...».

Perché l'ex ministro vi critica?
«Per fare vedere che c'è ancora. Lei è scomparsa da circa due anni e sa perfettamente che fa più notizia attaccare la propria parte politica che gli avversari. Dovremmo smetterla di darci addosso l'uno con l'altro...».

GIOVANNA MELANDRI

È vero che la richiesta di impugnativa del Piano casa è partita dai Verdi, e non dal Pd?
«Il ricorso è partito da loro. Poi ce lo hanno sottoposto e io l'ho fatto vedere al nostro avvocato, Gianluigi Pellegrino, che lo ha valutato. A quel punto, ho chiamato Nando Bonessio (responsabile regionale dei Verdi, ndr) per fargli apporre anche la nostra firma, ma il documento era già partito. Abbiamo fatto un comunicato congiunto».

Ma perché non siete stati voi, il principale partito d'opposizione, il motore di un'iniziativa così importante?
«Stavamo lavorando con Pellegrino, ed è arrivata l'impugnativa dei Verdi. A quel punto farne un'altra non aveva senso. Sono solo arrivati prima».

Il problema non sarà che alcuni degli interventi più contestati, come la pista di sci al Terminillo e il porto di Tarquinia, sono sostenuti anche dagli amministratori del Pd?
«Il Terminillo è una proposta avanzata in passato anche del centrosinistra, in accordo con la Provincia di Rieti (guidata da Fabio Melilli del Pd, ndr). Ma non andava messa nel Piano casa: certi progetti vanno discussi caso per caso, e non con una norma generale che autorizza di tutto. Nessuno ne parla, ma nel Piano c'era anche il raddoppio della Luiss, l'università di Confindustria».

E Tarquinia, dove il sindaco è Mauro Mazzola, sempre del Pd?
«Lì il discorso è più complesso. Il porto è bloccato dalle norme paesaggistiche messe dalla giunta Marrazzo. Lo dissi a Mazzola: se quel progetto si può fare senza forzature e in conformità con un Piano sulla portualità, parliamone».

ESTERINO MONTINO

Se la Polverini togliesse la pista del Terminillo dal Piano casa, e la presentasse come proposta a sé, votereste a favore?
«Se fosse in sintonia col progetto voluto da noi e dalla Provincia di Rieti saremmo disposti ad approvarlo. Bisogna essere coerenti».

Montino, sa che qualcuno vi accusa di consociativismo?
«C'è chi ci dà degli ostruzionisti, chi dei consociativi. Secondo me non si deve essere sempre barricaderi: mantengo un profilo da forza di governo. La verità è un'altra...».

Sarebbe?
«Noi abbiamo sempre criticato la Polverini, ma c'è qualcuno che vuole colpire un gruppo, quello regionale, che sta sempre sul pezzo».

Qualcuno chi?
«C'è una sorta di schizofrenia dentro il Pd. Se ogni volta l'oggetto del contendere si riduce ad essere polemici al nostro interno, non andiamo molto lontani».

Certe nomine della Polverini hanno alimentato certi rumors: Aldo Morrone, direttore generale del San Camillo-Forlanini, è di area di centrosinistra. Stessa cosa per Vitaliano de Salazar, allo Spallanzani. Coincidenze?
«Non ho mai suggerito dei nomi alla Polverini. Se poi lei sceglie personalità di alto profilo, che si trovano nel campo nostro, sono contento. Con Morrone, nello specifico, ho anche avuto un periodo di grande freddezza in passato».

GIOVANNA MELANDRI

All'Asp, fino a poco tempo fa, c'era il senatore Pd Lucio D'Ubaldo. All'Arpa c'è ancora il commissario Corrado Carrubba, nominato da Marrazzo. Dei casi, anche questi?
«Ci saranno problemi nel centrodestra per trovare altre soluzioni. D'Ubaldo aveva posto fin dall'inizio il problema di andarsene, io per primo gli ho detto di non farlo. E con Carrubba cosa dovrei fare? Dirgli di andarsene perché governa il centrodestra? Sono contrario allo spoils system».

Voto alla Polverini finora?
«Direi 3 meno meno... Sta giocando una partita in proprio per la leadership nel Pdl, ma lo fa a scapito dell'azione amministrativa nel Lazio».

Mica rimpiangerete Storace?
«Sono facce della stessa medaglia: poca incisività, molte polemiche e troppa pienezza di sé».

 

LA CINA SAREBBE PRONTA A INVESTIRE 100 MLD $ NEL DEBITO EUROPEO - A PATTO CHE L’UE CALI LE BRAGHE

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1 - FONDO SALVA-STATI: RENGLING SMENTISCE FT, "NESSUN NEGOZIATO CON LA CINA" - IL DIRETTORE DEL FONDO È IN VISITA A PECHINO, MA SOLO "PER UNA CONSULTAZIONE IN FASE PRELIMINARE"

Hu Jintao

FirstOnline.info - "Non ci sono negoziati in corso con la Cina" per il rafforzamento del Fondo europeo salva-Stati (Efsf). Ad assicurarlo è lo stesso Klaus Regling, direttore del Fondo, che proprio oggi è in visita a Pechino. Regling ha giustificato la sua visita definendola "una normale consultazione in fase preliminare", eppure nel corso dell'ultimo vertice di Bruxelles è stato stabilito di potenziare la capacità dell'Efsf anche con il contributo di Paesi emergenti, tra cui naturalmente la Cina.

Secondo alcune indiscrezioni pubblicate dal Financial Times, inoltre, la Cina sarebbe già pronta a investire tra i 50 e 100 miliardi di dollari nel Fondo, ma a condizione che l'operazione abbia forti garanzie e che i leader europei si astengano dal criticare la politica cinese.

"E' nell'interesse della Cina aiutare l'Europa, perché è il nostro principale partner commerciale, ma la preoccupazione principale del governo cinese è come spiegare questa decisione al nostro popolo - ha spiegato al quotidiano britannico Li Daokui, membro del comitato di politica monetaria della banca centrale cinese - l'ultima cosa che la Cina vuole è gettare via la ricchezza del Paese ed essere vista solo come una fonte di denaro facile".

Klaus Regling


2 - PECHINO PREPARA 100 MILIARDI MA FISSA NUOVE CONDIZIONI...
Danilo Taino per il "Corriere della Sera"

Il destino della Cina è di fare sempre paura. Con una decisione che in sé ha qualcosa di storico, l'Europa la chiama, le chiede di aiutarla comprando titoli pubblici del Vecchio Continente. Il presidente francese Nicolas Sarkozy telefona, ieri, a Hu Jintao, numero uno a Pechino, sperando che al prossimo vertice del G20 questi si impegni nel fondo di aiuti ai Paesi europei in crisi. Ma il rovesciamento di duecento anni di storia - le potenze europee che tornano a inchinarsi all'imperatore celeste - manda brividi di nervosismo: dopo una lunga marcia passata dalle campagne - l'Africa, il Sudamerica, l'Est un tempo sovietico - gli ex maoisti si avvicinano ora alla città, al pezzo pregiato sulla scacchiera.

Il presidente Hu non ha preso impegni con Sarkozy, anche se il Financial Times parla di un possibile contributo pari a 100 miliardi di dollari: spera che la soluzione trovata ieri mattina dal vertice dell'Eurozona «promuova la ripresa economica e lo sviluppo». Per ora, niente di più. Pechino siede su 3.200 miliardi di dollari di riserve accumulate con surplus commerciali di anni, ma non ha intenzione di prendere rischi, prima vorrà vedere i dettagli del piano di salvataggio dei leader europei.

NICOLAS SARKOZY

Poi deciderà, ma non è il caso di trattenere il fiato: difficilmente farà molto se avrà dubbi finanziari o politici. L'Europa, comunque, ci prova. Oggi Klaus Regling, il capo del Fondo salva Stati Efsf, sarà a Pechino, prima tappa di un road show mondiale tra gli investitori potenziali, per spiegare le decisioni prese ieri a Bruxelles. E a Parigi, in un momento di comicità, il ministro della Difesa francese Gerard Longuet si è lasciato andare: «I cinesi comprano dollari, ora vogliono comprare euro - ha detto - Questo significa che hanno più fiducia nel futuro dell'Europa e della sua valuta che nel futuro degli Stati Uniti». Gli entusiasmi si fermano però qui.

Più seriamente, il commissario europeo all'Economia, Olli Rehn, ha messo la questione in termini rovesciati. Ha detto che un contributo di Paesi emergenti «avrebbe conseguenze politiche molto ampie» e «significherebbe che i cinesi, i russi e i brasiliani avrebbero indirettamente un posto al tavolo dell'Eurozona». Una decisione strategica «da non sottovalutare».

Anche da Berlino sono arrivati inviti a non strafare: i cinesi non fanno niente per niente e sono spesso arroganti. Qualche giorno fa, per dire, il presidente del fondo sovrano cinese, Jin Liqun, ha avuto parole chiare: «L'Eurozona è una di alcune entità politiche ed economiche che si aspettano la carità dalla Cina e dai mercati emergenti. Noi vi rispettiamo, per favore rispettate voi stessi». Di fronte alla crisi del debito, in effetti, l'autostima degli europei sta piuttosto vacillando.

Più in concreto, se l'aiuto cinese arriverà sarà condizionato a concessioni, alla possibilità di fare acquisizioni industriali e bancarie in Europa e a non essere disturbati. Ancora il mese scorso, il premier Wen Jiabao ha ribadito che la Cina si aspetta che l'Europa le riconosca lo status di economia di mercato. È qualcosa che i cinesi avranno automaticamente nel 2016, ma vorrebbero prima.

olli rehn

Non per prestigio, ma perché non essere considerati economia di mercato comporta una penalizzazione quando si devono stabilire i prezzi equi nei casi di dispute antidumping. In qualche modo, Pechino vuole che i membri della Ue la smettano di sollevare questioni di concorrenza sleale (e magari di copyright). Il fatto è che, davanti agli europei con il cappello in mano, il nuovo status la Cina lo ha già conquistato: è semplicemente al vertice della gerarchia finanziaria del mondo. Paura?


3 - DARE UNA MANO ALL'EUROPA È NELL'INTERESSE DELLA CINA
Wei Gu per "la Stampa"

La Cina ha buoni motivi per aiutare l'Europa senza condizioni. Il mese scorso, il premier Wen Jiabao aveva affermato che un impegno del fondo cinese potrebbe dipendere da certi benefici, ossia che l'Europa garantisca al Paese lo stato di «economia di mercato». Ma in quanto maggiore beneficiario del commercio globale, è nell'interesse della Cina fare il necessario per aiutare l'Eurozona a tornare alla stabilità.

Secondo l'ufficio di statistica dell'Ue, a luglio la Cina ha superato gli Stati Uniti ed è diventata il più grande partner commerciale dell'Unione europea. Con i legislatori statunitensi che stanno discutendo se imporre tariffe sulle esportazioni cinesi, la Cina è costretta a sostenere le sue esportazioni verso l'Ue. Gli europei in difficoltà compreranno meno dalla Cina e potrebbero essere più propensi a unirsi agli Stati Uniti nella ricerca di un capro espiatorio in Oriente.

WEN Jiabao

Pechino ha già acquistato obbligazioni emesse dal Fondo europeo di stabilità finanziaria, con rating di tripla A. Ma questo non è abbastanza. Il presidente francese Nicolas Sarkozy dovrebbe parlare con la sua controparte cinese il 27 ottobre, mentre il responsabile dell'Efsf (Fondo europeo di stabilità finanziaria) dovrebbe andare in Cina il giorno dopo. Entrambi potrebbero chiedere alla Cina di investire una parte dei suoi 3,2 trilioni di dollari di riserve valutarie in uno speciale veicolo per il debito in sofferenza.

Con una posizione così debole dell'Ue, Pechino potrebbe insistere per ottenere maggiori benefici. La Cina potrebbe impossessarsi di porti e risorse direttamente, ma se la Cina fa troppa pressione, i Paesi dell'Eurozona potrebbero impuntarsi, svalutare l'euro e arrangiarsi da soli.

Inoltre, offrire aiuto senza condizioni avrà il vantaggio di far accettare prima o poi Pechino come economia di mercato: la Cina sta già diversificando la sua economia riducendo le esportazioni, il che ha diminuito la sua eccedenza della bilancia delle partite correnti dal 5,2% del Pil nel 2010 al 2,8% nel primo semestre del 2011.

 

LAUDATI VS SCELSI: IL PROCURATORE DI BARI PENSAVA CHE DIETRO LA D’ADDARIO CI FOSSE D’ALEMA

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Liana Milella per "la Repubblica"

Giuseppe Scelsi

«Gli dissi: guarda, Antonio, non te ne venire con questi trucchetti, se anche la D´Addario ha registrato l´interrogatorio, non mi cambia la vita». Antonio è Antonio Laudati, l´attuale procuratore di Bari. Chi gli parla, e ne riferisce il colloquio al Csm, è l´ex pm Pino Scelsi, il magistrato che ha indagato, finché ha potuto, sulle escort e su Berlusconi. Uno Scelsi su tutte le furie racconta un suo incontro di due anni prima nella stanza di Laudati, appena diventato capo dell´ufficio, il 9 settembre 2009.

Toni drammatici. «Eravamo io, Laudati, la Pontassuglia. Lui mi fece vedere il filmino e mi fece una domanda trabocchetto, se si può dire. Mi fece vedere questo famoso braccio destro dell´onorevole D´Alema, da me fatto filmare con Tarantini (era l´imprenditore De Santis, ndr.). Mi disse: questo lo conosci? No, dissi, non l´ho mai visto».

antonio laudati

Lunedì 19 settembre, pieno pomeriggio, Scelsi è lì, nella grande sala circolare di palazzo dei Marescialli, dove si apre, con due mesi di ritardo, il "processo" contro Laudati che lo stesso Scelsi ha fatto scoppiare.

Lui racconta: «Un´altra volta, eravamo da soli, lui disse: la D´Addario ha registrato l´interrogatorio che le hai fatto, con il tono tipo: il tuo compare ha confessato. Parla anche tu».
Qui Scelsi lo attacca. È passato tanto tempo, ma la voce gli trema.

Racconta di avergli chiesto a bruciapelo: «Ma tu come fai a trovarti il filmino? Potevi chiederlo a me. Com´è che te lo trovi?». Laudati ribatte: «Guarda, se ti metti su questa strada, io vado al Consiglio, andiamo al Consiglio, e vinco io». E Scelsi di rimando: «Gli dissi "no, qua non vinci tu, non vinco io, perdiamo tutti". Così gli dissi e questa è la ragione per cui sono stato a lungo tranquillo, ho cercato di dare un contributo pure in queste condizioni nelle quali mi sentivo veramente sotto pressione».

Una pagina drammatica per la magistratura italiana, uno scontro durissimo. Che la prossima settimana arriva alla boa della "sentenza" iniziale, il verdetto della prima commissione del Csm cui seguirà quello definitivo del plenum. Un´istruttoria difficile, in cui sono sfilati i magistrati di Bari e gli ufficiali delle Fiamme gialle. Repubblica ha potuto fare il punto sulle testimonianze più forti.

MASSIMO DALEMA

Quella del maggiore Nicola Sportelli, il capo della squadretta della Finanza che rispondeva solo a Laudati e "indagava" sulle indagini dei pm; quella del capo dei gip Antonio Lo Vecchio, che conferma malvolentieri le ingerenze di Laudati; quella del colonnello Gianluigi D´Alfonso, comandante del nucleo di polizia giudiziaria, che si chiude in imbarazzanti, ma comunque rivelatori «non ricordo».

Testimonianze che fanno pendere la bilancia a favore di Scelsi e spingono molti consiglieri del Csm - il relatore Guido Calvi, Paolo Carfì, Riccardo Fuzio, Antonello Racanelli - a porre interrogativi stringenti, da vero e proprio tribunale.

"È SCATTATA LA TRAPPOLA"
Scelsi, per 70, lunghe, pagine, conferma il suo atto d´accusa che a luglio si era tradotto nell´esposto al Csm. Aggiunge novità, come la teoria di Laudati sull´origine del caso escort, che lui stesso espone a numerosi magistrati baresi. «D´Alema ha una serie di amici in Puglia che a loro volta sono amici di Tarantini. Non riuscendo con le armi della politica a sconfiggere la maggioranza di segno opposto ha pensato bene di finanziare Tarantini perché reclutasse, addestrasse, inserisse la D´Addario nelle residenze dei suoi nemici politici onde poter poi fare emergere questa come un´attività scandalosa e quindi portare alle dimissioni del suo nemico politico.

roberto desantis

Per fare questo, mi diceva e diceva ai colleghi, è stata reclutata Patrizia D´Addario, è stata portata da Scelsi, poi come per incanto sono uscite le copie della registrazioni che aveva fatto la D´Addario, la D´Addario ha fatto la dichiarazione, l´ex collega amico di Scelsi, ora politico (si riferisce al senatore Alberto Maritati, ndr.), è venuto per assicurarsi dell´esistenza del materiale investigativo, quindi è scattata la trappola».

Laudati "commissaria" Scelsi con due pm, Pontassuglia e Angelillis, crea la squadretta della Finanza, che su carta intestata si firma ufficialmente «l´aliquota Gdf», arrivano ufficiali da fuori come Sportelli reclutato a Napoli. Parte la campagna di Laudati contro le fughe di notizie, tutto si accentra nella Finanza. Scelsi, messo sotto pressione, rinuncia pure al computer su cui poteva sentire in diretta le intercettazioni.

Quando lo chiede di nuovo non glielo ridanno più. Il "metodo" Laudati prende piede e dilaga. Lui, protagonista della famosa prima riunione di giugno nella caserma della Gdf dove dà le direttive e si presenta come l´inviato del Guardasigilli Alfano, con cui era al ministero, con l´aliquota accentra tutto nelle sue mani e quando può intimidisce pure i gip. Sono questi i suoi punti deboli che potrebbero convincere il Csm a chiederne il trasferimento.

"ELIMINARE FUGHE DI NOTIZIE"
È il 13 ottobre quando al Csm arriva il colonnello D´Alfonso. Lo interrogano sulla riunione di giugno. Lui riferisce che Laudati, come aveva denunciato Scelsi, si fa portavoce delle preoccupazioni per le fughe di notizie. Dichiara: «Fece presente che dall´esterno aveva registrato che l´indagine presentava come criticità le fughe. Disse che era importante cercare di eliminare questa problematica». Calvi gli chiede se in quella riunione si parlò «di costruire un organismo specifico per rafforzare le indagini».

tarantini

Il colonnello conferma che «fu chiesto anche l´intervento del generale Bardi (comandante interregionale, ndr.) per chiedere il potenziamento del numero degli investigatori». Calvi, noto avvocato romano, arriva al punto dolente: «Laudati disse che era stato mandato da qualcuno?». D´Alfonso: «No, questo non lo ricordo, non ricordo che disse che era stato mandato da qualcuno». Calvi: «Lei non lo ricorda o lo esclude?». Il colonnello: «Al momento non sono in grado di avere questa percezione che lui mi disse: mi manda una persona specifica».

"PRIORITÀ ALLE INCHIESTE ASL"
Ancora il 13 ottobre. Va in un crescendo l´audizione del maggiore Sportelli, l´anima della squadretta di Laudati. Dal suo verbale una frase va estrapolata subito, per la sua estrema rilevanza. Egli dice testualmente: «Sugli unici due procedimenti penali che mi è stato detto di portare avanti, cioè l´Asl di Bari e l´Asl di Lecce, con lui mi confrontavo». Dunque, questa era la linea di Laudati, mandare avanti quelle indagini e non certo il caso escort.

Era la linea che l´attuale comandante del nucleo di polizia giudiziaria Antonio Quintavalle un giorno si lascia scappare davanti ai pm. «Ma non si era detto di lasciarla indietro?». Detto ovviamente dell´inchiesta Berlusconi-Tarantini. Ora arriva un´autorevole conferma.

In un verbale, quello di Sportelli, che ha rappresentato una svolta nella sfilata delle audizioni. Dice Sportelli: «Laudati mi disse al primo incontro che prima di tutto il nostro compito era di controllare, guardare tutti i fascicoli processuali che riguardavano la sanità. Erano circa 15». La squadretta li passa al setaccio. Alla fine fa una relazione.

DADDARIO

«Calcoli che per farla non è stata fatta nessuna attività, ci si è basati esclusivamente sulle carte che man mano il procuratore ci dava. Erano carte che non riguardavano solo le indagini della Gdf, c´erano carte dei carabinieri, della polizia, carte fatte dai magistrati, relazioni fatte dai magistrati». Qual era l´ordine di Laudati? «Individuare e rappresentare eventuali criticità che c´erano in determinati procedimenti». Calvi lo incalza: «Qual era la ragione della relazione?».

Sportelli: «Voleva rendersi conto di ciò che si era fatto e ciò che non si era fatto». Calvi: «Ha mai avuto conoscenza anche di atti interni?». Il maggiore: «I verbali di coordinamenti, sì».

Drammatico il confronto con Carfì: «Quali atti consegnati e da chi?». Lui: «Tutti. Tutti gli atti di tutti i procedimenti penali. I magistrati mandavano le carte al procuratore e il procuratore ci dava queste carte a noi». Carfì: «Questa relazione aveva lo scopo di sottoporre a vaglio critico le indagini dei pm Scelsi e Digeronimo?». Sportelli: «No, no». Carfì: «Perché andava solo dalla Pontassuglia e non da Scelsi?». Lui: «Con la dottoressa c´era un rapporto...».

"ANGOSCIATO DA VOCI ESTERNE"
Laudati era questo. Questo il suo "metodo". Quello che lo porta per ben due volte a parlare con il capo dei gip Antonio Lo Vecchio e a pronunciare quelli che Lo Vecchio definisce «bisbigli». Cioè delle allusioni a comportamenti opachi di due gip, Vito Fanizzi e Sergio Di Paola, quello che ha deciso l´arresto di Lavitola. Lo aveva detto Scelsi nell´esposto. Ecco cosa racconta Lo Vecchio l´11 ottobre. «Laudati aveva un rapporto con me, scendeva e scende talvolta a trovarmi. Era rammaricato di questo provvedimento.

Mi ha detto: "questo perché Fanizzi partecipa alle feste di Tarantini"». Si lagnava, Laudati, perché Fanizzi aveva respinto la richiesta di mettere Tarantini in carcere e gli aveva dato solo i domiciliari. La scesa si ripete simile con Di Paola. Lo Vecchio risponde a Calvi che gli legge l´esposto di Scelsi: «Ricevetti la visita di Laudati il quale mi disse "Di Paola? Ho avuto voci di suoi interessi nella vicenda che sta esaminando".

Silvio Berlusconi

Quando se ne andò mi precipitai nell´ufficio di Di Paola e dissi "che cosa sono queste voci, perché non depositi questa benedetta ordinanza?" Di Paola mi fece vedere l´ordinanza che aveva poggiata lì sul tavolo bella e pronta, dicendo che dalla procura gli erano venute disposizioni perché fosse depositata dopo il convegno organizzato dalla Giustizia». I consiglieri della prima commissione chiedono a Lo Vecchio se questo gli pare un comportamento consono per un capo dell´ufficio.

Lui risponde: «Era una persona preoccupata di qualcosa che aveva sentito e a cui credeva. Quando lo rassicuravo non mi credeva e continuava a ripetere sempre ossessivamente la stessa cosa: Fanizzi così, quelle là frequentavano le feste, non sono affidabili eccetera, ma mai con toni arroganti. Mi sembrava soltanto preoccupazione. Mi sembrava un recettore di voci provenienti dall´esterno, non mi chiedete da dove, che lo angosciavano».

 

LA CONSOB È PARTICOLARMENTE INCAZZATA CON MARPIONNE PER IL SUO RIFIUTO DI FORNIRE DETTAGLI SU “FABBRICA ITALIA”

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1 - CIUFF CIUFF, IN TRENO COL PAPA, VERSO ASSISI CON MORETTI E WI-FI TELECOM -
Luchino di Montezemolo non ha finora commentato la lettera a Bruxelles del Presidente Patonza che in tutti gli ambienti politici viene considerata il suo manifesto elettorale delle prossime elezioni.

luca cordero montezemolo NTV

Alla vigilia della riunione tra i capi di governo si è limitato a chiedere misure strutturali e decisioni senza le quali il Cavaliere dovrebbe andarsene, ma ieri la sua attenzione è rimasta concentrata per tutto il giorno sul viaggio del Papa ad Assisi. Nella città di San Francesco (simbolo di una povertà che Luchino non ha mai conosciuto) Benedetto XVI ha pregato insieme ai rappresentanti delle altre religioni, e alle orecchie del presidente di Ferrari e Ntv è giunta l'eco della performance di Mauro Moretti che per la circostanza ha fatto le cose in grande.

Sul treno di sette carrozze con tanto di insegne vaticane il Papa si è seduto nel primo scompartimento con Bertone, Bagnasco, altri sette cardinali e alcuni esponenti del mondo cattolico tra cui il barbuto Andrea Riccardi della Comunità di Sant'Egidio. A bordo c'era lo stato maggiore delle Ferrovie, ma il Papa è rimasto molto impressionato dalla presenza di numerosi dirigenti di Telecom.

bertone papa big

Per l'occasione Franchino Bernabè, che si è incontrato qualche giorno fa con Moretti per parlare di Confindustria, aveva minacciato fuoco e fiamme se il wi-fi che sulla Frecciarossa va a singhiozzo avesse fatto cilecca, ma i giornalisti e padre George hanno potuto constatare che l'impianto funzionava benissimo, e il convoglio è arrivato a gran velocità perché Moretti aveva dato disposizione di rendere totalmente libera la tratta per Assisi.

Sembra che in segno di riconoscenza e nel rispetto del protocollo Vaticano, lunedì il capo delle Ferrovie e il suo stato maggiore saranno ricevuti in udienza e questo è un bel colpo pubblicitario per l'ex-sindacalista Cgil di Rimini che non ha ancora abbandonato l'ambizione di diventare ministro dei Trasporti in un futuro governo.

Mauro Moretti

Da parte sua Luchino insieme a Sciarrone e ai compagni di merenda che lo hanno aiutato a mettere in piedi Ntv, continua ad avere qualche problema e aspetta con ansia di capire quando i suoi treni "Italo" potranno correre sulle rotaie. Il nuovo convoglio fornito dai francesi di Alstom uscirà il 30 novembre dalle officine di Savigliano e sarà presentato come un gioiellino dove i passeggeri di prima classe potranno vedere i film in anteprima e in alta definizione.

Purtroppo ci sono ancora problemi da risolvere perché nel quartier generale di Ntv si sono accorti che ogni treno porterà meno passeggeri di quelli trasportati dalle Freccerosse di Moretti. Il che vuol dire a occhio e croce che con un maggior di posti, le Ferrovie avranno a disposizione due treni in più al giorno.

Resta poi in alto mare la disponibilità della Stazione Ostiense come hub dei treni Ntv, e nell'aria si percepisce la sensazione che a breve potrebbe arrivare qualche nuovo manager (c'è chi parla addirittura di nuovi soci) per dare manforte all'operazione che deve diventare a tutti i costi una case history di successo per quando Montezemolone si deciderà a scendere in campo nella politica.

ANDREA RICCARDI

Che qualcosa non giri nel verso giusto lo dimostra anche un certo disincanto del socio Punzo, l'imprenditore napoletano che a Nola ha costruito l'officina per la manutenzione dei nuovi treni, e adesso si fa vedere sempre meno negli uffici di Luchino & Company.

2 - I 180MILA IMPRENDITORI CHE LAVORANO SUI MERCATI ESTERI CERCANO DI CAPIRE CHE COSA VOGLIA FARE IL GOVERNO PER CREARE UN'ALTERNATIVA ALL'ICE
Nel pomeriggio si aprono al Palazzo dei Congressi dell'Eur gli Stati Generali del commercio con l'estero, una kermesse di imprenditori e di ministri che durerà fino a domani alle 12 e per la quale è prevista questa sera la partecipazione del Presidente Patonza.

BERNABE

A fare gli onori di casa sarà una donna bionda di 44 anni, Catia Polidori, l'imprenditrice ex-fedelissima di Fini che è stata premiata a metà ottobre con la nomina a viceministro allo Sviluppo con delega al Commercio estero. L'aspetto più curioso del programma è l'assenza di qualsiasi rappresentante della Confindustria che l'hanno scorso ha strillato per la privatizzazione dell'Istituto per il Commercio Estero guidato dall'ex-ambasciatore Vattani. Non ci sarà nemmeno la Marcegaglia, presa in contropiede dalla lettera di Berlusconi a Bruxelles che l'ha letteralmente spiazzata con le proposte di riforma del mercato del lavoro sulle quali gli imprenditori a cominciare da Marpionne non possono far altro che battere le mani.

Adesso a viale dell'Astronomia, che si trova a poche decine di metri dal Palazzo dei Congressi dell'Eur, cercano di capire che cosa voglia fare il governo per creare un'alternativa all'Ice. Quando l'anno scorso scattò l'offensiva contro gli sprechi dell'Istituto di Vattani, nei cassetti di Confindustria era già pronto un progetto alternativo elaborato dal vicedirettore generale Daniel Kraus.

giuseppe sciarrone ad NTV lap2

Poi il governo ha lanciato proposte fumose, ma i 180mila imprenditori che lavorano sui mercati esteri si sono lamentati con Confindustria per la totale assenza di sostegno nell'export. Non a caso il "Sole 24 Ore" ha fatto una serie di articoli, pieni di lamentele degli industriali esportatori, che rappresentavano una marcia indietro rispetto alla volontà di chiudere per sempre l'Istituto dove per anni ha imperversato l'ambasciatore Vattani insieme all'intraprendente Maria Criscuolo, titolare della Triumph (l'agenzia di pubbliche relazioni che ha organizzato numerosi eventi all'Expo di Shanghai).

Adesso si tratta di capire se la nuova "Agenzia per la promozione e internazionalizzazione delle imprese" di cui si parlerà agli Stati Generali dell'Eur sarà la semplice fotocopia dell'Ice oppure uno strumento più agile ed efficiente in grado di trasformare i diplomatici della Farnesina in venditori del made in Italy.

gianni punzo

3 - IL POSTINO SARMI TEME CHE NON CE LA FARÀ MAI A DIVENTARE BANCHIERE COME QUEL CORRADINO PASSERA CHE DOPO LE POSTE È ENTRATO NEL GOTHA DELLA FINANZA
Per Massimo Sarmi, il manager dalle orecchie generose che dal maggio 2002 guida Poste Italiane, non è un anno felice.
A giugno ha dovuto vedersela con il blackout degli uffici postali provocato dai guasti del sistema informatico IBM. Per la sua immagine è stato un colpo molto duro al quale ha reagito minacciando denunce per danni nei confronti della multinazionale americana, che poi si sono perse nelle nebbie.

Catia Polidori

A rendere più amaro l'inizio dell'autunno è arrivata la trascrizione delle intercettazioni tra Masi e Bisignani dove si legge chiaramente che l'ex-direttore generale della Rai definisce Sarmi con parole irripetibili. Ma questi epiteti non coinvolgono il 63enne manager di Malcesine che nella sua vita intessuta di passato, presente e futuro ha soltanto la volontà di fare sempre meglio e di mettersi in luce con il potere.

Purtroppo si sta spegnendo la prospettiva luminosa di aggiungere al suo curriculum di manager che ha iniziato la carriera nell'Aeronautica Militare per poi passare alla vecchia Sip, anche la qualifica di banchiere.

Quando due anni fa nella mente fertile di Giulietto Tremonti è saltata fuori l'idea della Banca del Mezzogiorno Sarmi non ha esitato un istante ed è scattato sull'attenti mettendo sul piatto 136 milioni di euro per rilevare il 100% del Mediocredito centrale, lo strumento finanziario ex-Unicredit dotato del necessario know-how. Come spesso succede negli annunci di iniziative "storiche", la banca è finita nel limbo e l'idea di mettere a disposizione nel Sud 7.500 uffici postali è ancora ferma sul tavolo della Banca d'Italia che deve approvare lo statuto. A questa incertezza si aggiungono i contrasti tra le banche di credito cooperativo e le Popolari che vorrebbero avere voce in capitolo prima di entrare in azione per l'approvvigionamento dei fondi.

EMMA MARCEGAGLIA

In questo scenario il postino Sarmi vede con preoccupazione lo sponsor Tremonti trafitto dalle frecce come San Sebastiano e teme che non ce la farà mai a diventare banchiere come quel Corradino Passera che dopo le Poste è entrato nel gotha della finanza.

4 - LA CONSOB È PARTICOLARMENTE INCAZZATA CON MARPIONNE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che i commissari e il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, sono particolarmente incazzati con Sergio Marpionne.
La risposta del manager dal pullover sgualcito alla richiesta formulata dalla Consob di fornire dettagli sullo stato di avanzamento del fantomatico progetto "Fabbrica Italia" è stata considerata uno schiaffo inaccettabile.

MARIA CRISCUOLO

Di fronte alle dichiarazioni sorprendenti che Fabbrica Italia "non è mai stata un piano finanziario, ma l'espressione di un indirizzo strategico", i commissari della Consob e il pacioso Vegas si pongono la stessa domanda degli operai del Lingotto: "se non è mai stato un piano finanziario e nemmeno un piano industriale, che cazzo è questa Fabbrica Italia?". Per gli operai la risposta è semplice: una presa per il culo, mentre per la Consob è un tema da esplorare nei risvolti che hanno provocato movimenti di Borsa degni di attenzione".

MASSIMO SARMI

 

OLTRE 3 MLN SU ITALIA1 PER I FUNERALI DI SIC E LO SPECIALE IN SECONDA SERATA BATTE BRU-NEO

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Ornella Petrucci per "Il Velino"

FUNERALI SIMONCELLI

In 7 milioni 116 mila telespettatori, con il 27,16 per cento di share, hanno visto ieri in prima serata su Rai1 la fiction "Don Matteo 8" con Terence Hill e Nino Frassica. Oltre 3 milioni in meno per il resto della programmazione di prime time. Su Canale5 il varietà "Io canto" è stato seguito da 3 milioni 831 mila telespettatori, con il 15,92 per cento di share. Su Italia1 la commedia "M fido di te", di Massimo Venier, con Ale & Franz, ha raccolto 2 milioni 269 mila telespettatori e l'8,45 per cento di share.

Su Rai2 il film "Indiana Jones e il tempio maledetto", di Steven Spielberg, con Harrison Ford, ha ottenuto 2 milioni 189 mila telespettatori e il 7,94 per cento di share. Su La7 il talk "Piazzapulita" ha realizzato un milione 802 mila telespettatori e l'8,32 per cento di share. Su Rai3 il programma "Mi manda Rai3" ha interessato un milione 407 mila telespettatori, con il 5,15 per cento di share. Su Rete4 "La versione di Banfi-Blog" ha registrato 985 mila telespettatori e il 3,77 per cento di share.

3 don matteo terence hill

In seconda serata lo speciale "Dimmi di Sic", dedicato a Marco Simoncelli, in onda su Italia1 dalle 23.29, è stato seguito da un milione 472 mila telespettatori, con il 16,09 per cento di share. Su Canale5 "Io canto e poi...", in onda dalle 00.04, ha riportato il 13,72 per cento di share, con un milione 515 mila telespettatori.

Su Rai1 "Porta a Porta", in onda dalle 23.38, ha raccolto un milione 313 mila telespettatori e il 14,90 per cento di share. Su Rai3 "C'era una volta", in onda dalle 23.14, ha realizzato un milione 85 mila telespettatori e il 6,47 per cento di share. Su Rai2 "Delitti rock", in onda dalle 23.24, ha interessato 662 mila telespettatori, con il 4,61 per cento di share.

GERRY SCOTTI

Su Rete4 il film "Il coraggio della verità", di Edward Zwick, con Denzel Washington e Meg Ryan, in onda dalle 23.40, ha registrato 490 mila telespettatori e il 6,15 per cento di share. Su La7 il telefilm "Crossing Jordan", in onda dalle 0.48, ha totalizzato 173 mila telespettatori e il 3,38 per cento di share.

Sul fronte dei tg delle 20: il Tg1, che ha proposto l'intervista al premier Silvio Berlusconi, ha raccolto 5 milioni 897 mila telespettatori e il 23,24 per cento di share; il Tg5 ha ottenuto 5 milioni 118 mila telespettatori e il 20,29 per cento di share; il TgLa7 ha realizzato 2 milioni 943 mila telespettatori e l'11,50 per cento di share.

BRUNO VESPA

In access prime time "Striscia la notizia", in onda su Canale5, ha raccolto 5 milioni 934 mila telespettatori e il 21,21 per cento di share. Su Rai1 "Qui Radio Londra", in onda dalle 20.39, ha realizzato 4 milioni 639 mila telespettatori e il 17,19 per cento di share; a seguire, dalle 20.49, "Soliti Ignoti" ha ottenuto 5 milioni 362 mila telespettatori e il 19.15 per cento di share. Su La7 il talk "Otto e mezzo" ha registrato 2 milioni 230 mila telespettatori e il 7,98 per cento di share.

minzolini

Nel preserale il programma di Carlo Conti, "L'eredità", in onda su Rai1, ha realizzato nella "Sfida dei 6", dalle 18.48, 3 milioni 566 mila telespettatori e il 20,57 per cento di share; mentre nella parte finale, dalle 19.46, 5 milioni 205 mila telespettatori e il 23,23 per cento di share. Su Canale5 il programma di Paolo Bonolis, "Avanti un altro!", in onda dalle 19.05, ha ottenuto 3 milioni 610 mila telespettatori e il 18,74 per cento di share.

GRUBER LILLI

Nel pomeriggio bene "Cento Vetrine", in onda su Canale5 dalle 14.11, con 3 milioni 370 mila telespettatori e il 19,99 per cento di share. Su Italia1 molto seguita la diretta dei funerali del campione di MotoGp Simoncelli, in onda dalle 14.36, con il 23,39 per cento d share e 3 milioni 164 mila telespettatori. Infine nelle 24 ore Rai1 si è aggiudicata lo share più alto con il 19 per cento.

 

LA FIAT SBROCCA CON LA CONSOB PER LA RICHIESTA DI CHIARIMENTI SUL PIANO ‘FABBRICA ITALIA’

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Paolo Griseri per "la Repubblica"

giuseppe vegas

Fiat respinge al mittente gran parte delle richieste della Consob che nei giorni scorsi aveva chiesto al Lingotto maggiori dettagli sul piano Fabbrica Italia. «Fabbrica Italia non è mai stato un piano finanziario ma l´espressione di un indirizzo strategico della Fiat», si legge nella risposta che Torino ha dato in occasione del cda per l´approvazione dei dati trimestrali. Questo perché «Fiat, come ogni suo concorrente, riesamina continuamente i propri piani e ha necessità di poterli adeguare alle condizioni del mercato».

SERGIO MARCHIONNE

Dunque «Fiat non è in grado di fornire informazioni al livello di dettaglio nei termini richiesti da Consob». In ogni caso, «alla luce dei possibili fraintendimenti, equivoci e irrealistiche attese», Fiat «si asterrà, con effetto immediato, da qualsiasi riferimento a Fabbrica Italia». Naturalmente il Lingotto «esprime il proprio disappunto per il fatto, deplorevole, che il 22 ottobre 2011 la dettagliata richiesta della Consob sia divenuta di pubblico dominio e sia stata ripresa dalla stampa». Un linguaggio che ha irritato gli ambienti della Commissione: si faceva notare ieri che la richiesta di chiarimenti era puramente tecnica, fatta a fini di trasparenza e tutela degli azionisti.

Archiviata così la pratica Consob e abolita l´espressione «Fabbrica Italia», il cda del Lingotto ha deciso la rivoluzione azionaria: dal 1 gennaio prossimo saranno abolite le azioni di risparmio e le privilegiate. «Saranno convertite in ordinarie - spiega un comunicato - al valore di 0,875 (0,725 per Industrial) azioni ordinarie per ogni privilegiata e di risparmio». «In questo modo - ha dichiarato Marchionne - si semplifica la struttura del capitale». Con l´ingresso di ordinarie e privilegio nel capitale ordinario si diluisce la quota degli azionisti: «Manterremo comunque la partecipazione al di sopra della soglia Opa», (che è di circa il 30 per cento) ha dichiarato John Elkann, presidente di Exor.

John Elkann

Poi i cda hanno esaminato i conti del terzo trimestre 2011. Conti lusinghieri soprattutto grazie all´effetto Chrysler. Per la prima volta le vendite della casa americana (salite del 15 per cento) hanno superato quelle della Fiat: Detroit batte Torino 469 mila a 460 mila. La redditività in Usa è tripla rispetto a quella italiana: il 6 per cento contro il 2 per cento dei ricavi. Così i due terzi dell´utile della gestione ordinaria (851 milioni contro i 256 dello scorso anno) sono fatti dall´altra parte dell´oceano.

mirafiori

Fiat batte Chrysler invece sul piano della liquidità: nelle casse di Torino ci sono 12,8 miliardi mentre in quelle di Detroit i miliardi sono 8. Marchionne e John Elkann confermano i target del 2011: 58 miliardi di ricavi, e un utile netto di 1,7 (2,1 quello della gestione ordinaria). Gli investimenti 2011 si attesteranno a 5,5 miliardi, uno in più delle previsioni di Fabbrica Italia. Grazie alle performances di Chrysler e di Fiat Industrial (ricavi in aumento dell´11,7 per cento e utile netto raddoppiato a 204 milioni), nel 2011 Fiat supererà il record di utili del 2008. Nel terzo trimestre gli utili della gestione ordinaria sono stati pari a 1,3 miliardi.

Marchionne e Obama nella fabbrica Chrysler

Tra le buone notizie per Marchionne c´è l´approvazione, da parte dei lavoratori Chrysler, del faticoso contratto di lavoro che prevede incrementi per le paghe minime e un bonus da 3.500 dollari. Il sì ha ottenuto il 54,8 per cento dei voti, esito curiosamente simile al referendum di Mirafiori. Ma in questo caso sarebbe stata decisiva l´approvazione degli operai di linea mentre tra gli specializzati avrebbe vinto il no. Come tenerne conto? «Rispettiamo i diritti delle minoranze ma non possiamo consentire che prevalgano su quelli delle maggioranze», ha risposto il leader della Uaw, Bob King. Anche lui, come Marchionne, vuole evitare «la dittatura della minoranza»?

pomiglian o

 

E MI PAPPO LA EMI - LA WARNER STA PER REALIZZARE UN COLPACCIO: ACQUISIRE LA DIVISIONE DISCOGRAFICA DELLA RIVALE EMI

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Glauco Maggi per "la Stampa"

EMI_Warner Music

Warner Music Group e la Bgm Music finanziata dalla società di private equity Kkr sarebbero ormai a un passo dall'accordo, secondo Reuters , per una acquisizione che la Warner inseguiva da anni: la divisione discografica del gruppo rivale Emi. Nel riportare l'anticipazione, il Wall Street Journal avverte che l'uscita dal gruppo degli aspiranti della Vivendi Sa, la più temuta concorrente, ha messo in pole position la Warner, che da questa estate è posseduta dal miliardario russo-americano Lev Blavatnik.

Il prezzo della transazione si collocherebbe tra un miliardo e un miliardo e mezzo. Il colosso francese dello spettacolo e delle telecomunicazioni Vivendi ha rinunciato alla gara perché non ha raggiunto un accordo con Citigroup sugli impegni finanziari che ha la Emi verso i dipendenti in tema pensionistico. Lo ha rivelato una fonte interna, mentre un secondo testimone delle trattative non ha escluso che l'Universal Music Group, l'impresa maggiore al mondo in campo discografico e che è parte di Vivendi, possa rientrare in gioco.

WARNER MUSIC GROUP

Peraltro, la stessa Citigroup potrebbe decidere a questo punto che non è il tempo giusto per vendere. Intanto, la Mac Andrews & Forbes Holding del miliardario newyorkese Ron Perelman non si è ritirata dall'asta e continua a essere in gara, seppure non sia la favorita. Citigroup sperava di incassare 4 miliardi dalla cessione della Emi, che vantando nomi del calibro dei Beatles e dei Coldplay, ma ciò non è avvenuto per la riluttanza delle banche a prestare denaro nell'attuale crisi finanziaria, e soprattutto per il loro timore nell'entrare nel business della musica, i cui margini di profitto sono tutti da definire con l'avvento di Internet.

emi_warner

Ora l'addio di Vivendi alla competizione potrebbe rendere più difficile per Citigroup raggiungere i suoi obiettivi. Il coinvolgimento della banca statunitense risale al 2007, quando prestò al finanziere britannico Guy Hands il denaro per comprare il gruppo Emi, compreso il suo braccio discografico. Non essendo riuscita a distribuire il credito su altri partner a causa della recessione mondiale, quando Terra Firma Capital Partners di Hands si è avviata verso l'insolvenza, la banca ha sequestrato nel febbraio la società e da allora è alla ricerca di compratori.

Leonard Blavatnik

Se ci sarà una fusione tra Emi e Warner, che conta nel suo portafoglio Bruno Mars e un complesso di fama come i Red Hot Chili Peppers, sarebbe il coronamento di un flirt di cui si parla da anni. Il catalogo della Emi Publishing ha 1,3 milioni di canzoni, dalla iconica «New York New York» a successi come «Rolling In The Deep» di Adele.

Già nel 2007 Warner cercò di comprare la rivale, ma perse l'asta con Terra Firma, che fece un'offerta ricca in contanti perché aveva un piano per adattare la compagnia al digitale. L'operazione fallì. Ora Blavatnik vuole la Emi per aumentare il fatturato risparmiando sulle spese, grazie ai tagli che farebbe delle strutture e del personale in eccedenza. Inoltre, potrebbe rafforzare i due marchi per respingere la concorrenza, per esempio di iTunes della Apple.

Logo "Citigroup"

La Warner ha conquistato lo stato di pretendente preferito per la Emi dopo essersi assicurata il finanziamento per l'offerta vincente dalle banche Ubs Ag, Credit Suisse Group, Nomura Holdings e Macquarie Group. Da parte sua, dopo aver tentato di piazzare tutta la Emi ad un solo acquirente, Citigroup ha considerato di dividere in due la holding, per ottimizzare l'incasso dalle due vendite separate.

 


TRA LE CARTE LASCIATE DALL’EX BRACCIO DESTRO DI DON VERZÉ MARIO CAL, SBUCANO OPERAZIONI STRANE E FAVORI COSTOSI

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Giovanna Trinchella per "la Stampa"

nicolo pollari

«Anomalie gestorie» e «anarchia contabile». La Procura di Milano aveva trovato nelle carte lasciate a mo' di testamento da Mario Cal, ex braccio destro di don Verzè, molte tracce di operazioni strane, sprechi, forse favori costosi. Tra questi la compravendita di un villino a Roma, zona Eur, a favore di Niccolò Pollari: la proprietà pagata un milione e 200 mila euro dal San Raffaele, secondo il rapporto della società di revisione Deloitte, sarebbe stata acquistata dall'ex numero uno del Sismi per 500 mila.

Don Verzé

E poi sulle poltrone del superjet, da oltre 20 milioni di dollari, avrebbero viaggiato Al Bano, Emilio Fede, l'attuale ministro della Salute Ferruccio Fazio (che è stato a lungo primario di Radiologia al San Raffaele) che sarebbe stato accompagnato a Pantelleria. «Passaggi» che non costituiscono reato per chi ne ha usufruito. Sono stati acquisiti documenti dalla Procura sui fabbricati a Cologno Monzese, ci sono accertamenti in corso sui beni immobili brasiliani - ospedale, fazendas con gli appezzamenti terrieri a Salvador de Bahia.

Mario Cal

E poi sono state riscontrate anomalie nell'acquisto e per la manutenzione di macchinari per l'elettromedicazione di una struttura che ogni anno riceve dalla Regione Lombardia rimborsi per 400 milioni di euro. Eppure la Fondazione, creata da don Verzè, ha accumulato debiti per un miliardo e oggi il Tribunale fallimentare di Milano deciderà del suo destino. Con tutta probabilità un concordato «condizionato». Escluso il fallimento i giudici di Milano potrebbero avere scelto una nuova strada giurisprudenziale per affrontare la più importante procedura fallimentare d'Italia, con cinquemila lavoratori e diciassettemila creditori.

OSPEDALE SAN RAFFAELE

Questa mattina il decreto sarà notificato alle parti. Il documento, che si annuncia di una cinquantina di pagine, potrebbe prevedere una serie di clausole che aprono al mercato, una fila di paletti che segnerebbero la strada precisa su cui il nuovo CdA si dovrà muovere, una lista di scadenze da rispettare e probabilmente una messa a punto dei conti che ancora stamattina non apparivano in ordine alla Procura di Milano che ha continuato a insistere ribadendo la richiesta di fallimento o in subordine la dichiarazione di insolvenza.

FERRUCCIO FAZIO

Mercoledì sera i rappresentanti del San Raffaele hanno depositato via fax la memoria, composta da quattro pagine di schemi, in cui si faceva presente che la discrepanza tra le cifre presenti nella proposta di concordato e quelle certificate dagli attestatori, Angelo Provasoli e Mario Cattaneo, era pari allo 0,2% e che i dati indicati sono «conformi e coincidenti».

ALBANO

Ieri nelle loro controdeduzioni i pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta hanno spiegato che si tratta, però, di discrepanze che valgono milioni di euro e che quello che in pratica manca in assoluto è una attestazione sulla «autenticità» dei conti. Ma non solo, gli inquirenti sostengono che i 250 milioni messi in campo dallo Ior, l'istituto bancario vaticano, e l'imprenditore Vittorio Malacalza risultano del tutto insufficienti; insomma la proposta di concordato sembrerebbe quasi un «inganno».

Emilio Fede

 

BERLINO: SPERIAMO CHE IL GOVERNO PENSI COME NAPOLITANO - ANCHE BERSANI CHIEDE LE DIMISSIONI DI BINI SMAGHI

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1. IDENTITÀ...
Jena per "La Stampa"
- Nome: Matteo
Cognome: Renzi
Soprannome: Veltroni

la stretta di mano Berlusconi Merkel al Consiglio Europeo

2. BERLINO SPERA GOVERNO ROMA PENSI COME NAPOLITANO...
(ANSA)
- Il portavoce del governo tedesco Steffen Sibert ha citato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenuto nei giorni scorsi sulla crisi per l'Italia, aggiungendo di confidare che anche il Governo italiano la pensi come lui.

GIORGIO NAPOLITANO

"Il Presidente Giorgio Napolitano ha detto nei giorni scorsi che, ora più che mai, ci troviamo in un mare in tempesta - ha citato Seibert - e tutti sulla stessa barca. Ogni Paese deve dare il suo contributo. E questo è il momento che l'Italia agisca nell'ambito dello sviluppo, delle riforme strutturali realizzando con risolutezza le decisioni annunciate": "Non possiamo che esser d'accordo con Napolitano e confidare sul fatto che anche la guida dello Stato la veda così", ha concluso.

3. BERLUSCONI, BINI SMAGHI CREA INCIDENTE CON FRANCIA, SI DIMETTA...
(ANSA)
- "Il problema è che qualcuno possa pensare di comportarsi contro gli interessi del proprio paese, in questo modo causando uno spiacevole incidente con un paese amico".Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi al telefono con Maurizio Belpietro a proposito delle dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi dalla Bce "confido nel suo senso dello Stato",aggiunge.

PIERLUIGI BERSANI

Il premier Silvio Berlusconi ricorda come alla base della scelta dell'italiano Mario Draghi al vertice della Bce, il nostro Paese abbia assunto con la Francia l'impegno di liberare il posto occupato da Lorenzo Bini Smaghi nel board della Banca Centrale Europea. "Vuole la logica che sia cosi", dice Berlusconi. "Per questo confido nel senso dello Stato e del dovere di responsabilità che certo non mancano al dottor Bini Smaghi - aggiunge - perché questa situazione spiacevole che si è creata e della quale il governo non ha alcuna responsabilità, si sblocchi al più presto".

LORENZO BINI SMAGHI

4. BERSANI, BINI SMAGHI SI DIMETTA MA GESTIONE INCREDIBILE
(ANSA)
- Bini Smaghi si deve dimettere dal board della Bce ma tutta la vicenda sorta attorno alla nomina del nuovo governatore della Bce, di quello di Bankitalia e della sostituzione di Bini Smaghi, ha "dell'incredibile". Lo dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani che, parlando a Radio Anch'io, spiega: "il problema è che non puoi dare l'impressione che sia pregiudicata una vicenda così delicata. Bisognava costruire un sistema diplomatico per tempo, e la cosa si sarebbe risolta subito".

"Ora Bini Smaghi - dice - deve trovare il modo di lasciare quel posto, ma è la gestione di tutta la vicenda che è stata incredibile. Draghi - osserva il segretario del Pd - ci è stato sostanzialmente proposto da altri, su Bankitalia non si è trovata una soluzione se non all'ultimo momento e a prezzo di lacerazioni enormi. Alla Bce non si è trovata una soluzione su Bini Smaghi. Tutto questo - conclude - la dice lunga sul calo di credibilità che abbiamo in Europa".

5. BERLUSCONI, NO VOTO ANTICIPATO, BOSSI LA PENSA COME ME...
(ANSA)
- "Bossi è un fedele alleato e la pensa come me. Il resto sono sogni dell'opposizione". Così il presidente del Consiglio esclude categoricamente che vi sia un patto o l'intenzione di andare al voto nel 2012.

super larussa foto mezzelani gmt

"Far cadere il governo e aprire una campagna elettorale con un buco di governabilità di almeno sei mesi sarebbe un danno gravissimo per l'Italia e gli italiani", ha spiegato Berlusconi aggiungendo che "è importante mantenere salda la maggioranza e il governo ed è indispensabile realizzare con questa maggioranza le riforme necessarie al nostro Paese, sulle quali ci siamo impegnati in Ue".

6. BERLUSCONI, PRIMARIE PER NUOVO CANDIDATO CENTRODESTRA...
(ANSA)
- Il candidato del centrodestra per le prossime elezioni sarà scelto con le primarie? "Certo - risponde Silvio Berlusconi in diretta telefonica su Canale 5 - sarà un candidato che sceglieremo con un sistema elettorale su modello dei partiti americani, che coinvolgono nelle scelte della politica tutti i cittadini che desiderano partecipare".

7. PM ROBLEDO CITA PREMIER PER DIFFAMAZIONE...
(ANSA)
- Il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha citato Silvio Berlusconi davanti al Tribunale di Brescia chiedendogli 500 mila euro per le dichiarazioni che fece nel 2006 in riferimento all'inchiesta Mills. Robledo era contitolare del fascicolo penale a carico di Berlusconi per corruzione in atti d'ufficio.

Alfredo Robledo

Il premier parlò in diverse occasioni di "inerzia" della Procura milanese, di "pervicace volontà accusatoria", di "uso politico della giustizia". Sinora la causa tra il procuratore aggiunto Robledo e Berlusconi istruita davanti al giudice del Tribunale di Brescia Adriano DeLellis ha visto la costituzione in giudizio del premier, i cui legali hanno sollevato l'eccezione fondata sull'art. 68 della Costituzione: il diritto dei parlamentari a non essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse nell'esercizio delle proprie funzioni.

8. LA DIFESA VA IN MASERATI LITE TRA PD E LA RUSSA...
Da "la Repubblica"
- La Difesa acquista 19 Maserati blindate ed è subito polemica tra il Pd e il ministro Ignazio La Russa, il quale dice che «le Maserati costano meno e sono italiane». Ad aprire il caso è Emanuele Fiano, deputato del Pd, che ha presentato un´interrogazione urgente a La Russa in cui si citano «la durissima crisi economica che subiscono sulla loro pelle milioni di italiani», i 2,5 miliardi di euro di tagli in 3 anni al comparto Difesa e «le accorate proteste» rivolte al governo dal Cocer dell´esercito. Fiano chiede se «esistano ragioni comprensibili e spiegabili per le quali il ministero della Difesa ha sentito il bisogno di arricchire il parco auto con 19 Maserati blindate».

FLAVIA PERINA

A rispondere è prima il generale Claudio De Bortolis, segretario generale della Difesa, il quale spiega che le auto «sono state acquistate con contratti 2009-2010», quando «sono risultate le vetture decisamente più convenienti, destinate a sostituire le precedenti Thesis e Audi 6». Poi La Russa: «Queste Maserati non le uso io, né i sottosegretari, né il capo di gabinetto, né il mio staff» Per il ministro queste saranno le ultime auto blindate «perché non c´è bisogno di averne». E aggiunge che sta studiando «il modo di sostituire le auto blu con quelle personali».

9. FLI: FLAVIA PERINA NOMINATA COMMISSARIO PARTITO ROMA...
(ANSA)
- Il vicepresidente di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, ha nominato Commissario regionale del Lazio l'onorevole Giulio La Starza e Commissario cittadino di Roma il deputato Fli Flavia Perina. Lo rende noto l'Ufficio stampa di Fli. Flavia Perina, 53 anni, giornalista, deputato dal 2006, è stata fino al marzo scorso direttore del Secolo d'Italia.

10. PM: CHIESTA ARCHIVIAZIONE PER PREMIER, MASI E INNOCENTI. CASO SU PRESUNTE PRESSIONI 'ANNOZERO'...
(ANSA)
- Nessuna violazione di legge e danno certo inesistente. Per questo motivo potrebbe finire in archivio l'inchiesta dalla Procura di Roma sulle presunte pressione messe in atto da Silvio Berlusconi nel 2009 per far sospendere la trasmissione 'Annozero' condotta da Michele Santoro. I pm capitolini hanno avanzato al gip la richiesta di archiviazione della posizione del presidente del Consiglio e degli altri indagati per abuso d'ufficio: Mauro Masi, ex dg della Rai, e Giancarlo Innocenzi, ex commissario Agcom.

cuffaro

11. «HO DIRITTO A UN PROCESSO EQUO» CUFFARO RICORRE ALLA CORTE EUROPEA...
Dal "Corriere della Sera"
- L'ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro farà ricorso alla Corte di Giustizia europea. Lo riporta il mensile il Sud, che racconta della richiesta di Cuffaro di avere «un equo processo», come previsto dalla Convenzione europea dei Diritti dell'uomo. Il ricorso conterrebbe 6-7 censure al processo con il quale l'ex governatore ed ex senatore è stato condannato in via definitiva a 7 anni per favoreggiamento aggravato di Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio nell'ambito del processo «Talpe alla Dda».

In particolare, un pool di esperti avrebbe escluso che la frase «allora ragiuni avia Totò Cuffaro», attribuita in un'intercettazione alla moglie del boss Giuseppe Guttadauro, sia stata mai pronunciata.

 

LOBBISTI OSCURI ALLA CORTE DI OBAMA - 15 “FINANZIATORI INTERESSATI” TRA I FORAGGIATORI DELLA SUA CAMPAGNA

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Dagoreport da "The New York Times"
http://nyti.ms/v9WQiD

BARACK OBAMA

I lobbisti ufficiali no, ma quelli in incognito sì. Il "New York Times" punzecchia nel vivo Barack Obama. Il presidente aveva promesso che non avrebbe preso soldi dai grandi gruppi di pressione americani, ma la promessa pare sia stata mantenuta solo a metà.

Almeno 15 tra i "bundlers" della sua campagna elettorale, ovvero i ricchi sostenitori che rimpinguano le casse del capo degli Sati Uniti o sollecitano altri a farlo, sono coinvolti in attività di lobbying. Dove sta il trucco? Nel fatto che nessuno di questi risulta registrato ufficialmente come lobbista. Risultato: la forma (ma solo quella) è salva.

NYT

Molto spesso è assai difficile individuare la differenza tra questi cosiddetti "bundlers" e i lobbisti per professione. Si muovono nei corridoi del potere di Washington, molti di loro ospitano Obama agli eventi di raccolta fondi o visitano la Casa Bianca per questioni politiche o affari. Finora hanno già raccolta circa 5 milioni di dollari da investire nella corsa per la rielezione di Barack alla Casa Bianca.

Sia quando era ancora un candidato, sia da presidente, Obama si è impegnato a porre un freno all'influenza corruttrice dei gruppi di interesse, salvo poi consentire loro non solo di contribuire a finanziare la sua campagna, ma anche di ricoprire posti all'interno della sua amministrazione. Per il presidente c'è il serio rischio di una perdita di credibilità sui temi etici: le politiche sbandierate in campagna elettorale possono convivere con quanto poi viene realmente praticato per accumulare fondi eletterali?

BARACK OBAMA

Sally Susman è una manager della casa farmaceutica Pfizer. Per sostenere la campagna di Obama ha raccolto oltre 500mila dollari e ha contribuito a organizzare a Manhattan la cena da 35mila 800 dollari a persona a cui il presidente ha partecipato a giugno. Al contempo guida il potente gruppo di pressione della Pfizer e ha visitato la Casa Bianca quattro volte nel 2009, due delle quali per questioni relative all'export. Tuttavia, in base alle leggi bizantine che regolano il settore, Sally Susman non è registrata come lobbista.

BARACK OBAMA

Lo stesso vale per David L. Cohen, il quale sovrintende alle attività di lobbying della Comcast Corporation, ma è anche membro dell'esclusivo club dei bundlers di Obama. Era suo il giardino dove nel giugno scorso si sono riuniti attorno al capo degli Stati Uniti circa 120 ospiti. Ognuno di loro, per esserci, ha sborsato almeno 10mila dollari. Obama ha definito Cohen e la moglie dei "grandi amici".

La questione è soprattutto di coerenza. Mentre i repubblicani non hanno posto alcuna restrizione ai lobbisti, Obama l'ha promessa. Dei 15 bundlers lobbisti di fatto, ma non di nome, almeno quattro, in passato, erano registrati come tali. Anche se Obama ha contribuito a far assumere un'accezione negativa alla parola "lobby" - molti, a Wall Streett, oggi preferiscono usare l'eufemismo "government affairs" - alcuni dei suoi sostenitori pubblicizzano la propria influenza nelle stanze che contano per trovare clienti.

OBAMA IN TOUR

Un esempio per tutti, Andy Spahn: è proprietario di una compagnia di Los Angeles e ha già raccolto 500mila dollari per la rielezione del presidente Usa. Sul suo sito web assicura ai visitatori di avere "estese relazioni a Washington". Spahn è noto per aver svolto attività di lobby per la DreamWorks ed essere stato nominato da Obama membro di una commissione presidenziale sulle arti.

Barack Obama

Lo staff di Obama, in merito a tutto ciò, non rilascia commenti, ma un portavoce della sua campagna ha diffuso un comunicato in cui viene ribadito l'impegno profuso dal presidente "per limitare l'influenza fuori misura dei lobbisti nella politica" e sottolineato la distanza dai Repubblicani che invece accettano finanziamenti dai gruppi di pressione. Ma la questione è sempre quella: il divario tra la posizione pubblica di Obama e i modi in cui vengono raccolti i fondi per la sua campagna, anche grazie all'ambiguità della legge che decide su chi debba registrarsi come lobbista. C'è persino chi sostiene che la linea dura sbandierata dal Capo americano sia servita solo a scoraggiare chi di fatto fa lobby a registrarsi ufficialmente.

BARACK OBAMA

Ecco cosa pensa un lobbista Democratico, registrato, che lavora spesso con l'amministrazione Obama e che parla sotto anonimato: "Tutta questa retorica non fa che portare le attività di lobby ancora più nell'ombra. Obama non prenderà soldi da un lobbista registrato come me, ma questo non vuol dire che non prenderà soldi da persone che fanno lobbying".

 

BARACK OBAMA

SOTTO L’ALBERO DI NATALE DI RAISPORT 1, LADY LEI REGALA LO STUDIO PER LE ALL-NEWS

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Marco Castoro per "Italia Oggi"

LORENZA LEI

1 - RAISPORT 1, SOTTO L'ALBERO LO STUDIO PER LE ALL-NEWS - Regalo di Natale di Lorenza Lei a Raisport: arriva il nuovo studio per le all-news. In pratica Raisport 1 potrà diventare il canale dei notiziari con 15-18 ore di diretta al giorno da Roma. Aumentando le ore di programmazione da 440 a 5100. Raisport 2 invece diventerà il programma degli eventi e avrà sede a Milano, in un angolo del Tv2, lo studio della Domenica sportiva. Qualche problema invece per il direttore Eugenio De Paoli che si è visto restituire la delega di Raisport 1 dal vicedirettore Sandro Fioravanti. Mentre Auro Bulbarelli è saldamente al comando di Raisport 2.

tg2-direttore-marcello-masi

2 - TG2, MASI BRACCATO DAL PD - Il direttore del Tg2 Marcello Masi è sempre alle prese con la scelta dei nuovi vicedirettori. Ultimamente lo si vede contrariato dalle pressioni che sta subendo da esponenti vicini al Pd che si stanno prodigando in un asfissiante forcing per portare avanti la candidatura di Stefano Marroni. Riuscirà Masi a respingere l'assalto? La questione sta tenendo con il fiato sospeso gli altri candidati, soprattutto il caporedattore centrale Giorgio Saba che potrebbe perdere la nomination.

3 - FILM IN TV, UN FLOP - C'era una volta l'appuntamento in tv con il grande schermo. Con tanto di presentazione di critici cinematografici e sigletta inconfondibile. Oggi delle reti generaliste chi trasmette un film rischia un bagno di sangue, ovviamente dal punto di vista degli ascolti. Anche le prime visioni per la Rai diventano un flop.

VESPA CON BERLUSCONI AL TELEFONO

Del resto la gente (per fortuna) al cinema ancora ci va e poi c'è tutto il mercato del noleggio che va a gonfie vele. Per non parlare degli abbonati a Sky e Premium a cui va la prima visione in tv. Per un po' di tempo la Rai, forse proprio in virtù di questa situazione, ha abbandonato la programmazione in prima serata del film. Mercoledì scorso invece sia Raiuno sia Raidue hanno optato per il grande schermo.

Ebbene: la prima tv di New in Town con Renee Zellweger su Raiuno ha fatto il 13,76% di share, mentre Premonition con Sandra Bullock si è fermato al 6,31% di share. Due secche sconfitte se si considera che Chi l'ha visto di Raitre ha fatto il 12,09%, poco più delle Iene su Italia 1, e la fiction di Canale 5 Un Amore e una Vendetta ha vinto la prima serata con una media di 4.433.000 telespettatori, 16,52% di share.

Mario Giordano

4 - SILVIO NON RIANIMA VESPA: ULTIMO - Nemmeno la telefonata di Silvio Berlusconi è riuscita a rianimare la serata di Porta a Porta di mercoledì sera. Bruno Vespa infatti è stato battuto da tutti i concorrenti. Per lui uno share medio del 10,5%. Meglio Novantesimo minuto (11,28%) e l'odiato rivale Matrix (11,62%). La seconda parte di Chi l'ha visto ha fatto meglio di tutti (14,77%).

5 - 130 GIORNALISTI PER GIORDANO - Dopo l'incontro con i centri media del Biscione di ieri a Milano 2, Mario Giordano può tirare un sospiro di sollievo e buttarsi a capofitto sulla sua nuova avventura a TgCom 24. Il progetto editoriale è piaciuto agli investitori. Si parla di una squadra di 130 giornalisti coordinati da Giordano che dovranno occuparsi anche dei servizi per i tiggì di Mediaset. Si parte con tre sedi di corrispondenza: Bruxelles, Gerusalmemme e Pechino. Confermata la data del battesimo: 28 novembre alle 13.30 in chiaro sul canale 51 del digitale terrestre.

Paolo Rossi

6 - IL SASSOLINO DI PAOLO ROSSI - Nella puntata in onda oggi di (ah)iPiroso, la striscia quotidiana condotta da Antonello Piroso su La7, il comico Paolo Rossi si toglie un sassolino dalla scarpa nei confronti del collega Daniele Luttazzi. Sulla questione comicità e battute rubate, Rossi interrompe Fulvio Abbate mentre dice di trovare eccessivo un certo astio da parte del mondo dello spettacolo esibito verso Luttazzi, accusato d'aver saccheggiato battute non sue.

DANIELE LUTTAZZI

Il comico ribatte così: "Dico una cosa ed è già un po' che la volevo dire. L'astio è stato eccessivo perché Daniele ha sempre avuto la fissa che gli rubassero le battute, cosa che non sempre era vera. Per cui quando è accaduto a lui, un po' gli altri gli si sono rivoltati contro. Ecco il vero motivo".

 

LUCY IN THE RAI WITH DISASTRO - LOTITO LOBBISTA ALLA CAMERA - DAL BANANA A FORMIGONI - IDV VS BANKITALIA

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a cura di Enrico Arosio / Primo Di Nicola per "l'Espresso"

NICOLA SODANO

1 - PROVOCAZIONI LEGHISTE - QUEL TERRONE DI VIRGILIO...
"Cara Mantova, bentornata in Lombardia". Così esultava Roberto Formigoni l'anno scorso per la città lombarda espugnata dal centrodestra. Non calcolava la Tunisia. Proprio il viaggio in Tunisia fatto dal sindaco del Pdl Nicola Sodano per negoziare il prestito del raro mosaico di Virgilio tra le Muse per la grande mostra virgiliana aperta a Palazzo Te il 15 ottobre ha scatenato la Lega, alleata di giunta sempre più inquieta: cultura sprecona, costi eccessivi.

In più, la provocazione dell'assessore al Turismo, Vincenzo Chizzini: era meglio celebrare il poeta Teofilo Folengo, perché Virgilio, testuali parole, "se n'è andato a Roma, in Calabria, infine a Napoli, dove è sepolto. Ci ha traditi". Ma non bastava Virgilio terrone. Il parlamentare bossiano Gianni Fava ha bollato l'inaugurazione con gli ospiti tunisini (console, ministro, sindaco di Cartagine), presente la connazionale Afef Jnifen con Marco Tronchetti Provera, come "ricettacolo di soubrette a fine carriera".

L'estrema rozzezza dei toni ha fatto infuriare il mite sindaco Sodano, inasprendo i rapporti già tesi. Al punto che la parte oltranzista della Lega minaccia di ritirare i suoi assessori. Chissà se il presidente Napolitano, già pesantemente offeso dal capogruppo leghista l'anno scorso, verrà a omaggiare Virgilio il 7 dicembre. Meglio la prima della Scala. T. M.

2 - TELEVISIONE - CATASTROFE ANNUNZIATA...
Alla presentazione del suo libro "Il Potere in Italia" (Marsilio) alla Fondazione Corriere della Sera a Milano, Lucia Annunziata ha bollato il braccio di ferro del banchiere Lorenzo Bini Smaghi con il governo italiano come "atteggiamenti incredibili, da Tar o da giornalisti Rai". Incoraggiata da risatine in platea, la giornalista, nello stupore di Ferruccio de Bortoli, Cesare Romiti, Piergaetano Marchetti e altri illustri ospiti, ha spiegato che "la Rai è un cavallo ferito a morte", "un'azienda disastrata, mal gestita da troppo tempo".

Ha segnalato che la Eri, la casa editrice dell'emittente, "non funziona, anzi non esiste", e confessato: "Quando vedo La 7, al confronto mi sento male". Nelle primissime file si è udito sibilare: "E per fortuna che ci lavora...". Annunziata, ex direttore del Tg3, ex presidente Rai tra il 2003 e il 2004, conduce "In 1/2 h" su RaiTre, e il libro prende spunto proprio da quel programma. E. A.

3 - VALLE D'AOSTA - INNO, QUANTO MI COSTI...
Un canto libero per la Valle d'Aosta da 27 mila euro. La Regione autonoma ha voluto un inno tutto suo e lo ha commissionato al grande Mogol. Si chiama "La mia valle" e comincia con le parole "La mia Valle è verde, è bella, i cavalli nella stalla sono pronti a partire". Composto nel 2009, non piace proprio a tutti, ancor meno oggi che si è scoperto quanto ha speso la Regione per ricompensare il paroliere amico di Lucio Battisti: 27.200 euro pagati con l'acquisto di 3 mila copie del cd. Cifra giudicata eccessiva, anche perché nel testo la Vallée non è mai citata, tanto da lasciare il dubbio che Mogol si riferisca alla Maremma.

Ma è solo l'ultima delle polemiche legate all'autore che, da quando ha preso casa in Valle, ha trovato nella Regione un munifico sponsor. Non si è ancora risolta, ad esempio, la querelle sull'omonimo Premio Mogol. Nel 2011 sono stati spesi 348 mila euro, buona parte dei quali finiti al Centro Tuscolano dello stesso Mogol. Beffa finale: la messa in onda del premio prevista su Rai 1, con ritorno d'immagine per la Regione, non è mai avvenuta. T. Mac.

4 - MISSIONI MILITARI - QUANDO IL LINCE CAMBIA PELLE...

Almeno per gli inceppamenti delle mitragliatrici del blindato Lince si sta rimediando. Li aveva denunciate il deputato leghista Giancarlo Di Vizia con una interrogazione al ministro della Difesa insieme alle lamentele per le attrezzature insufficienti e i rifornimenti alimentari inadeguati.

Un quadro che aveva dipinto come un calvario la missione italiana in Afghanistan. Secondo Di Vizia, le mitragliatrici Browning si inceppano a causa delle vibrazioni quando l'automezzo si muove a elevate velocità, lasciando indifeso il mitragliere che lavora allo scoperto. Adesso arriva la soluzione: la Difesa ha ordinato alla Oto Melara una ottantina di torrette da montare sul blindato. Grazie ad esse, i soldati non si esporranno più all'esterno per sparare: lo faranno con un display computerizzato che comanderà le mitragliatrici dall'interno.

Nessuna novità invece per gli altri problemi denunciati da Di Vizia: la manutenzione di armi e macchinari fatta "servendosi di strumentazione acquistata in proprio", i ritardi con i quali i soldati ricevono i bauli con gli equipaggiameti individuali; le lamentele per i "generi alimentari incongrui" che verrebbero inviati in Afghanistan, inclusi "spumanti di marca e altre vettovaglie", come le "aragoste" del libro di Bob Woodward "The Obama War", pubblicato l'anno scorso negli Usa. P. D. N.

5 - BENI CULTURALI - IL MEDIOEVO? È SALVO...
In cinque si sono assicurati più di un terzo dei fondi previsti: ben due milioni di euro, contro i sei (che dal 2012 diventeranno tre) che di volta in volta il ministero dei Beni culturali concede a 120 istituti di cultura. Protagonisti, gli studi medioevali. Due enti, la Società internazionale per lo studio del medioevo di Firenze e l'Entmi che cura l'edizione dei testi mediolatini, stanno particolarmente a cuore al deputato pdl Emerenzio Barbieri, primo firmatario della legge.

Che è subito diventata bipartisan: anche le opposizioni (che nel voto parlamentare si sono astenute) hanno i loro medioevalisti da sponsorizzare, come quelli della fondazione Franceschini di Firenze e la Fondazione di Spoleto, a cui si è aggiunto, come per magia, il centro studi di Roma. La leggina è riuscita a superare le forche caudine dei tagli di bilancio, a svantaggio di istituzioni come la Crusca e i Lincei. B. B.

6 - DA ARCORE A FORMIGONI...
Il cerchio magico di Berlusconi si schiera con Formigoni. Almeno per il dopo-Silvio, quando il Cavaliere avrà deciso di passare la mano. Procede infatti al di là delle più rosee previsioni la campagna acquisti del governatore lombardo in vista della scalata al Pdl. Gli hanno assicurato appoggio alcune figure dello stretto giro di Arcore, che hanno un rapporto diretto con il Cavaliere.

Per esempio, Salvatore Sciascia, senatore ed ex direttore finanziario di Fininvest. Con Formigoni anche Giancarlo Serafini, pure lui senatore, e uno dei pochissimi che può accedere direttamente alle finanze private del premier per sistemargli le faccende personali (è stato anche consigliere lombardo eletto nel listino di Formigoni nel 2005). Simpatizza per Formigoni anche Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano ed ex ad di Edilnord, l'impresa edilizia della famiglia del Cavaliere. V. D.

7 - PARLAMENTO IN CIFRE - 77...
sono gli stati di emergenza in corso decretati dal governo e gestiti dalla Protezione Civile. Il sindaco di Roma Alemanno ne ha chiesto un altro per la capitale dopo il recente nubifragio. Quelli aperti riguardano tra l'altro 29 alluvioni, 14 bonifiche ambientali, 7 terremoti e rischi sismici, 6 dissesti idrogeologici, 3 afflussi di extracomunitari, 1 rischio vulcanico, 1 per la sicurezza grandi dighe, 1 affollamento carceri. Le regioni più interessate sono Sicilia e Veneto con 9 emergenze ciascuno.

8 - PRIVILEGI - LOTITO CON INVITO...
Entra ed esce da Montecitorio a proprio piacimento. Di solito per recarsi al piano della commissione Cultura che fino a qualche giorno fa esaminava la legge sulla costruzione degli stadi che gli sta molto a cuore. Oppure per chiedere udienza agli altri deputati che da mesi seguono il varo della nuova normativa. Claudio Lotito, presidente della Lazio, è davvero un privilegiato.

La Camera dei deputati gli ha rilasciato un badge preziosissimo grazie al quale ha potuto sinora circolare liberamente, una possibilità che, parlamentari a parte, è riservata ai giornalisti accreditati. Lo speciale trattamento, assicurano i competenti uffici, è stato concesso al patron biancazzurro solo per consentirgli di seguire la gestazione della legge. Ma, a quanto risulta a "l'Espresso", Lotito pensa anche ad altri business. A cominciare dall'appalto per le pulizie della Camera, al quale ha deciso di concorrere con una delle sue aziende. P. D. N.

9 - PDL - PER TESSERARSI CHIAMARE ROSSI...
Mariarosaria Rossi, deputata del Pdl denominata la Zarina di Tor Crescenza, si sta rivelando molto preziosa per Silvio Berlusconi. E non solo per le feste che ha sempre organizzato per il premier, a cominciare da quelle famosissime che si sono svolte nel castello alle porte della capitale. La Rossi è stata infatti incaricata dal Pdl di gestire la delicata partita del tesseramento avviata negli ultimi mesi. Con un suo call center, settore nel quale ha avviato una discreta attività imprenditoriale, la Zarina raccoglierà tutte le richieste d'iscrizione fornendo anche ai militanti le informazioni necessarie a completare la pratica. P. D. N.

10 - EUROPARLAMENTO - ELISABETTA E LA VERGINE...
Non in spalla, ma quasi, e grazie all'aiuto di Elisabetta Gardini, eurodeputata Pdl. Una statua lignea della Vergine di Schio il 5 ottobre ha fatto il suo ingresso nel Parlamento Ue, portata dal Movimento per la vita del Veneto fino alla Sala di meditazione per una messa a cui partecipava, tra gli eurodeputati, la sola Gardini. "Non rilascia dichiarazioni", dice il suo portavoce, che assicura come l'onorevole abbia fornito solo "un appoggio logistico".

Un appoggio importante: ha riservato la Sala a nome suo e facilitato i permessi di ingresso. Non a tutti, però: una ventina di cristiani dentro a pregare e una ventina fuori a manifestare. "L'Europa deve proibire l'aborto, il divorzio e l'eutanasia", assicurava una cinquantenne di Schio. La Ue, per la verità, non ha alcuna competenza in merito. A. D'Arg.

11 - INGRAO VA IN RETE...
"Cara lettrice, caro lettore, Internet non è un mezzo consueto per chi è nato nel 1915; ma è il mezzo di comunicazione del presente e ho pensato di usarlo". Apre così il sito (www.pietroingrao.it) di Pietro Ingrao, 96 anni, per dieci legislature parlamentare del Pci. Quasi mezzo secolo di vita politica (dal 1948 al 1992) racchiuso in una lunga serie di documenti ora rintracciabili on line: interventi parlamentari, relazioni ai congressi, fotografie, scritti sul cinema. Un esempio?

Le sue parole al congresso del Pci del 21 marzo 1972: "Il monopolio (democristiano) ha favorito la compenetrazione tra personale economico e personale politico. Abbiamo avuto così una sorta di nuovi organismi economico-politici sottratti non solo alla sovranità delle assemblee elettive ma anche alla verifica del consenso a cui i partiti sono obbligati dal ricorso al corpo elettorale". Qualche anno prima degli indignados. L. S.

12 - È CROLLATO IL CAMPANILE...
Tribunale Civile di Roma, sezione fallimentare, 13 dicembre, ore 10. Rischia grosso la cooperativa Il Campanile Nuovo, già editrice dell'omonimo quotidiano organo dei Popolari-Udeur di Clemente Mastella. Ceduta a una nuova compagine societaria, che aveva in Fabio Caso, già noto per il naufragio dei quotidiani "Dieci" e "Il Globo", il partner di riferimento, nel dicembre 2009, dopo aver cambiato nome (da Il Campanile a Il Clandestino) e perso per strada quattro direttori (David Parenzo, Pierluigi Diaco, Ambrogio e Luigi Crespi), il giornale chiuse a marzo 2010. E i dipendenti, senza stipendi e senza Tfr, hanno trascinato la cooperativa in tribunale. S. A.

13 - CONFINDUSTRIA - OPERAZIONE CONOSCENZA...

È nata Confindustria Knowledge, ultima creatura dell'associazione guidata da Emma Marcegaglia. Sarà operativa da dicembre. Il primo presidente è Diego Masi, che sarà ancora per poche settimane a capo di AssoComunicazione, l'organismo delle principali agenzie di pubblicità e media che più di tutti si è battuto per far partire la nuova federazione (knowledge sta per conoscenza).

In essa confluiranno anche Assorel (relazioni pubbliche), Assirm (ricerche di mercato) e Fedoweb, che riunisce gli editori di contenuti per Internet. Il giro di affari del settore sfiora i 5 miliardi, ma gli investimenti sono in calo (meno 4 per cento nel 2011) e fioccano le chiusure e i licenziamenti. Anche per questo c'è stata unanimità sul nome di Masi, imprenditore e politico navigato: nel 1995 fu l'avversario di Formigoni alle regionali lombarde, quindi sottosegretario nel governo D'Alema, salvo poi iscriversi al gruppo di Forza Italia al Senato. Vi. P.

14 - ETRUSCHI IN CACHEMIRE...
L'ultimo affondo è di Salvatore Settis, ex direttore della Normale di Pisa, che ha definito "archeopatacca" la decisione del Comune di San Casciano di trasferire in una collinetta i reperti etruschi rinvenuti nel terreno dove dovrebbe sorgere il nuovo stabilmento della Laika, azienda tedesca di camper e caravan: "Il trasloco è illegale. Per la Corte costituzionale la tutela del paesaggio è gerarchicamente superiore a qualsiasi capannone", ha tuonato Settis.

Prima di lui anche il pittore Tullio Pericoli e il mondo ambientalista si erano schierati contro l'insediamento della Laika nel sito etrusco. "Ambientalismo in cachemire", ha polemizzato il presidente degli industriali toscani Antonella Mansi. Ad accelerare è il presidente della Regione Enrico Rossi, favorevole al trasloco dei reperti, anche perché l'insediamento Laika occuperà oltre 200 lavoratori. M. La.

 

PRESSIONI SU “ANNOZERO”: LA PROCURA DI ROMA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE PER PATONZA, MASI E INNOCENZI

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Cristiana Mangani per "Il Messaggero"

Mauro Masi

Non ha violato la legge, tantomeno ha provocato un danno. È questo che ritiene la procura della Capitale che ha deciso di chiedere l'archiviazione per Silvio Berlusconi, per l'ex direttore generale della Rai, Mauro Masi, e per l'ex commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi, finiti al centro di un'inchiesta sulle presunte pressioni che il premier avrebbe esercitato, nel 2009, per spegnere la trasmissione Annozero, condotta da Michele Santoro.

SILVIO BERLUSCONI

La richiesta è stata avanzata al gip dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dai pm Ilaria Calò e Roberto Felici, ed è nata da una costola di una più ampia indagine condotta dalla procura di Trani sulle carte di credito revolving del circuito American Express. Un fascicolo che è stato trasferito a Roma per competenza territoriale il 24 marzo dello scorso anno.

Inizialmente, a piazzale Clodio, vennero ipotizzati per il solo Berlusconi i reati di minaccia a un corpo amministrativo dello Stato e di concussione ai danni di Masi e di Innocenzi (che risultavano parti offese), così come avevano consigliato i colleghi pugliesi nel trasferire l'inchiesta.

Ma una decisione del Tribunale dei ministri del 19 luglio scorso ha stabilito che le due ipotesi di reato andavano archiviate e che c'erano unicamente gli estremi per indagare sull'abuso d'ufficio, estendendo quindi le accuse anche a Masi e a Innocenzi, il quale, subito dopo, fu costretto a dimettersi dal suo incarico.

GIANCARLO INNOCENZI

Il collegio speciale per i reati ministeriali ha concluso, dopo 15 mesi, che la concussione non era prefigurabile, a differenza di quanto inizialmente ipotizzato, perché il premier quando telefonava a Innocenzi e Masi, non agiva nelle sue funzioni di primo ministro. Da qui l'archiviazione delle due accuse e la nuova contestazione da parte dei pm dell'abuso d'ufficio, estesa a tutti e tre i protagonisti della vicenda, come suggerito dallo stesso Tribunale dei ministri.

Ora il capo della procura romana, Giovanni Ferrara, ha deciso che la vicenda va chiusa con una richiesta di archiviazione, per «mancata violazione di legge e per l'inesistenza di un danno certo».

MICHELE SANTORO

Ulteriori approfondimenti fatti dagli inquirenti della Capitale hanno spinto i pm a ritenere che non si possa contestare l'abuso d'ufficio sulla base delle sole telefonate che Berlusconi ha fatto per lamentarsi del programma di Santoro. Telefonate che, tra l'altro, non hanno sortito l'effetto sperato perché Annozero non ha subito alcuna sospensione.

Da qui, in assenza di un ingiusto vantaggio e di una violazione di legge o di regolamento, come invece prevede l'articolo 323 del Codice penale, la decisione di chiudere la vicenda con una richiesta di archiviazione.

giovanni ferrara procuratore di roma

Il caso giudiziario era partito dalla procura di Trani come tranche di un'inchiesta su alcune carte di credito del circuito American Express. Indagando per truffa e usura la procura si è ritrovata sul tavolo intercettazioni di conversazioni telefoniche tra il presidente del Consiglio, l'ex commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e l'ex direttore generale della Rai in cui si parlava del destino di alcuni talk show del servizio pubblico televisivo.

Il presidente del Consiglio, al telefono con Innocenzi, il 14 novembre del 2009, insisteva: «Quello che adesso bisogna concertare è che l'azione vostra sia un'azione che consenta...che sia da stimolo alla Rai per dire "chiudiamo tutto", ma non solo su Santoro, aprite il fuoco su tutte le trasmissioni di questo tipo». Tutti dialoghi che ora potrebbero finire in archivio.

 

 

ASPIRINA ONNIPOTENTE - L’ASSUNZIONE REGOLARE DIMEZZA RISCHIO DI TUMORI EREDITARI

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Asca - L'assunzione regolare di aspirina per più di 5 anni dimezza il rischio di sviluppare forme ereditarie di cancro, come quelle all'intestino e all'utero. La notizia arriva dalle pagine di Lancet, che ha riportato i risultati ottenuti in dieci anni di sperimentazioni che hanno coinvolto ricercatori provenienti da 16 nazioni, esaminando, in totale, lo sviluppo dei tumori in 1.000 pazienti.

ASPIRINA

Gli studi si sono concentrati su pazienti affetti dalla sindrome di Lynch, una malattia ereditaria che provoca lo sviluppo di polipi che nel 50% dei casi evolvono in un cancro, soprattutto all'intestino o all'utero. In base ai dati raccolti, mentre solo il 15% dei consumatori abituali di aspirina hanno sviluppato un tumore, questa percentuale sale al 30% nel caso degli altri pazienti. In entrambi i casi è stata riscontrata la presenza di polipi, ma i ricercatori ipotizzano che l'aspirina sia in grado di uccidere le loro cellule prima che diventino cancerose.

ASPIRINA

"In chi prende aspirina per 5-10 anni i risultati sono molto chiari - precisa Patrick Morrison della Queen's University di Belfast (Irlanda), coautore dello studio -. Ora vogliamo determinare il dosaggio più efficace per la prevenzione dei tumori ereditari". Ma, raccomanda Morrison, prima di assumere aspirina a scopo preventivo è bene discuterne con il proprio medico a causa dei possibili rischi per la salute dello stomaco".

I risultati, scrive la rivista scientifica "Lancet" sul suo sito (http://bit.ly/rMCwxt) suggeriscono che il trattamento con aspirina potrebbe prevenire fino a 10mila tipi di cancro nei prossimi 30 anni.

 


IL CONTO ALLE BANCHE: UNICREDIT DEVE RACCOGLIERE 7,3 MLD €, MPS 3 - ‘ECONOMIST’ CONTRO BANANA E PRO DRAGHI

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1 - L'UE PRESENTA IL CONTO ALLE BANCHE ITALIANE ISTITUTI ALL'ATTACCO: COSÌ A RISCHIO LA RIPRESA

Stefania Tamburello per il "Corriere della Sera"

passera

I dati «sono preliminari e indicativi». La Banca d'Italia mette le mani avanti sulle cifre diffuse dall'Eba, l'autorità di vigilanza europea, sul fabbisogno aggiuntivo di capitale delle banche del continente e di quelle italiane in particolare, richiesto dall'Europa per far fronte all'aumento del rischio dei titoli del debito sovrano in portafoglio. Complessivamente, per le 70 banche prese in considerazione, la necessità di nuovi interventi ammonterebbe a 106,4 miliardi di euro, per le cinque italiane - Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi Banca e Banco Popolare - in particolare sarebbe di 14 miliardi e 771 milioni. Fatti i conti, solo la prima, Intesa Sanpaolo, farebbe percorso netto, non dovrebbe cioè fare aumenti.

Federico Ghizzoni UNICREDIT

L'esercizio dell'Eba, spiegano da Via Nazionale, è stato condotto sulla base dei dati contabili riferiti a giugno 2011, ma tenendo conto anche delle variazioni di valore delle esposizioni verso gli Stati registrate fino a settembre per raggiungere un Core Tier 1, cioè il capitale di migliore qualità, del 9%.

E tra i titoli a rischio vi sono quelli di Grecia, di Portogallo e Irlanda, ma anche di Spagna e di Italia che sono stati contabilizzati al valore di mercato. Già anche i Bot e Cct nel portafoglio delle banche italiane, che sono tantissimi, sono stati «pesati» in base alle oscillazioni di mercato e quindi, visto come sono andate le cose ultimamente, svalutati. Il risultato è che si è abbassato per tutti i primi cinque gruppi italiani il livello del capitale di riferimento, il Core Tier 1.

Per Unicredit il buffer, cuscinetto aggiuntivo che sarebbe pari a 7,3 miliardi di euro, la cifra più alta fra le italiane, che però se si tengono conto dei cashes, cioè degli strumenti convertibili in azioni ordinarie, scenderebbe a 4,3 miliardi. «La cifra non ci sorprende ed è gestibile», ha commentato l'amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni secondo il quale il piano industriale del gruppo non cambierà.

Giuseppe Mussari

Significativa anche la cifra dell'aumento di capitale che potrebbe essere chiesta a Mps, 3 miliardi di euro, che anche qui si potrebbe azzerare considerando altri strumenti (Cd Fresh 2003) convertibili in azioni. «Decisioni di questo genere mettono a rischio la ripresa economica e la tenuta sociale dell'Europa e penalizzano le banche che hanno in questi tempi difficili continuato a fare credito a famiglie, imprese e pubblica amministrazione» protesta però l'azionista forte della banca senese la Fondazione Montepaschi.

VICTOR MASSIAH UBI BANCA

Il Banco Popolare secondo l'Eba avrebbe bisogno di 2,8 miliardi di capitale in più che, fa sapere la banca, potrebbe essere reperito con l'anticipo della conversione di prestiti obbligazionari. Per Ubi Banca infine il fabbisogno aggiuntivo sarebbe pari a 1,48 miliardi che potrebbe essere raggiunto «senza ricorrere al mercato».

Intesa Sanpaolo non avrebbe bisogno di nulla perché anche dopo la sforbiciata sui titoli di Stato, il Core Tier 1 che attualmente viaggia sul 10,2% si attesterebbe al 9,2%, e quindi al di sopra dell'asticella del 9% fissata a Bruxelles. Il fabbisogno effettivo di capitale per coprire il buffer sarà comunicato dall'Eba in novembre, ricorda ancora la Banca d'Italia, che come aveva rilevato mercoledì alla giornata del Risparmio Mario Draghi, Governatore uscente della Banca d'Italia e presidente della Bce dal 1 novembre, è una misura «temporanea» per far fronte al rischio sovrano.

CARLO FRATTA PASINI

In ogni caso la vigilanza dell'Istituto di via Nazionale si attende, così come indica l'Eba, che per raggiungere l'obiettivo del 9% di requisito di capitale le banche «limitino la distribuzione di dividendi e di bonus». Sarà anche possibile utilizzare strumenti di contingent capital, cioè convertibili in azioni di nuova emissione sottoscritti da privati se «coerenti con i criteri severi e omogenei» stabiliti dall'autorità europea.

Inoltre così come ha convenuto il Consiglio europeo, mercoledì, le banche dovrebbero in prima istanza, utilizzare fonti di capitale privato; se necessario i governi potrebbero offrire aiuti pubblici e qualora ciò non fosse possibile, la ricapitalizzazione sarebbe finanziata tramite un prestito del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Fesf) per i Paesi di Eurolandia. «Il sistema bancario italiano è solido», ha ribadito ieri il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola.

BERLUSCONI DRAGHI

Meno colpite delle italiane le banche francesi e tedesche per 8,8 e 5,2 miliardi visto che nel computo sono inclusi solo i titoli di Stato e non l'esposizione generale (anche impieghi a famiglie e imprese) verso i Paesi a rischio, molto più alta per gli istituti di Parigi e Berlino. Nettamente peggio stanno le banche greche (30 miliardi di capitale aggiuntivo necessario) e spagnole (26,1 miliardi).

VIGNETTA ECONOMIST BERLUSCONI DRAGHI

2 - «IL PAESE SPERI IN DRAGHI»
Dal "Corriere della Sera" - Berlusconi e Draghi: «Uno può condannare a morte l'euro, l'altro salvarlo». Così l'Economist, in edicola oggi, descrive la situazione politica ed economica italiana con il premier Silvio Berlusconi rappresentato, in una vignetta, vestito da clown e il presidente in pectore della Bce Mario Draghi nei panni del pompiere che invece getta acqua sul fuoco che ha avvolto l'euro. In un paragrafo dal titolo «Povera Italia», il settimanale sottolinea che «dopo 150 anni dalla cacciata dall'Italia delle forze di dominazione straniera, il Paese ha ancora bisogno di un "vincolo esterno"».

 

UNA MAREA DI GENTE ALLA MOSTRA DEDICATA A PASOLINI. E TRA LA FOLLA, SPICCA PINO PELOSI, L’ASSISSINO

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Claudia Alì per Il Messaggero
Foto di Mario Pizzi da Zagarolo

ZEUDY ARAYA MASSIMO SPANO

C'e' una marea di gente all'Auditorium alla mostra dedicata a Pier Paolo Pasolini. Tutto è quasi pronto per il taglio del nastro, e tra la folla, spicca una t-shirt color salmone. E' quella di Pino Pelosi, meglio conosciuto come Pino la rana, colui che nel 1975 confessò di aver ucciso, a soli 17 anni, Pasolini nella tragica notte dell'Idroscalo di Ostia, tra l'1 e il 2 novembre.

VISITA ALLA MOSTRA

L'ex ragazzo di vita che oggi ha 53 anni e che le ultime cronache danno come residente al Tiburtino III e lavorante come spazzino nei giardinetti della zona, passa completamente inosservato. A tutti tranne che a Rino Barillari che lo riconosce e lo immortala con pochi e fugaci scatti. Una presenza forse non prevista e che può essere spiegata dal fatto che con lui c'era anche l'attore Alberto Testone, incredibilmente somigliante a Pasolini, e che è il protagonista del film di Federico Bruno Pasolini, la verità nascosta.

VINCENZO CERAMI E GRAZIELLA CERCOSSI

Pochi minuti tra la folla, poi Pino Pelosi è andato via prima che a tagliare il nastro arrivassero il sindaco Gianni Alemanno, il cerimoniale della VI Edizione del Festival Internazionale del Film di Roma con Gianluigi Rondi, Francesca Via, Piera Detassis, il Presidente della Camera di commercio Giancarlo Cremonesi, Dino Gasperini, Gianluca Farinelli della Cineteca di Bologna, Camilla Morabito che ha ideato la mostra, l'erede di Pasolini Graziella Chiarcossi, ma soprattutto i Premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Loschiavo, preziosi collaboratori di Pasolini dai tempi di Medea sino all'ultimo film Le 120 giornate di Sodoma (1975).

UMBERTO CROPPI WALTER GALLENI

Undici grandi schermi proiettano i vari aspetti della vita del grande regista che si irradiano da una istallazione meravigliosa firmata proprio dalla coppia Ferretti-Loschiavo: una gigantesca macchina da scrivere, poggiata su tanti libri, dalla quale esce una nuvola di fogli, realizzata con i veri scritti di Pasolini. «Mi piaceva immaginare queste idee di Pasolini che si animano e volano e vanno a finire chissà dove» spiega Dante Ferretti, e Camilla Morabito incalza: «Molto probabilmente al Moma di New York, dove volerà presto la mostra».

TAGLIO DEL NASTRO

Arrivano anche Carlo Lizzani, Vincenzo Cerami, Gianni Borgna, Maddalena Letta, Fausto e Lella Brtinotti, Gabriella Alemanno, Nathalie Caldonazzo, Luigi Abete e Desirée Colapietro Petrini, Simona Marchini, Zeudy Araya. Ed ancora Ania Pieroni, Carla Fendi, Marina Cicogna, Esther Crimi, Elena Bonelli e Maria Rosaria Omaggio.

SINDACO SALUTA RONDI

 

DOPO 17 ANNI IN CARCERE, RILASCIATI I 7 UOMINI ACCUSATI INGIUSTAMENTE DELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO (ALLORA CHI È STATO?)

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Riccardo Arena per "la Stampa"

LA STRAGE DI VIA D AMELIO IN CUI MORI BORSELLINO IL PROCURATORE SERGIO LARI

Uno è uscito e ha detto di non sapere come pagare i conti del bar: «Quando finii in carcere - ha spiegato Gaetano Murana - c'erano ancora le lire. Gli euro non li conosco». E che dire di Salvatore Profeta? Lo inchiodò suo cognato, Vincenzo Scarantino: era in cella dal 1993. In cella al 41 bis, il regime duro che, dicono, ne fa per due del carcere normale. Riemergono a uno a uno dagli istituti di pena speciali disseminati in tutta Italia: sono gli stragisti, anzi gli ex stragisti di via D'Amelio. Sono sette (l'ottavo, Gaetano Scotto, deve finire di scontare una pena per altri fatti) e in alcuni casi sono mafiosi conclamati. Ma la strage di via D'Amelio, sei morti, il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta, non l'hanno commessa loro.

IL GIP ROBERTO SCARPINATO

Errore giudiziario, si chiama. Non ancora accertato con un processo di revisione delle condanne passate in giudicato: prima bisogna che i calunniatori vengano condannati con sentenza definitiva. Di fronte a questo, ieri la Corte d'appello di Catania ha comunque ordinato le scarcerazioni. I tempi del nuovo processo saranno lunghi, sono in corso altre indagini per accertare ulteriori responsabilità di mafiosi e di soggetti istituzionali, anche di eventuali «suggeritori», e in un quadro del genere non si può consentire che dei presunti innocenti rimangano ancora in carcere.

graviano filippo

Fuori dunque Murana, Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso e Natale Gambino. Oltre allo stesso falso pentito Scarantino, ora accusato però di calunnia e autocalunnia. Tutti hanno chiamato i loro difensori, gli avvocati Giuseppe Scozzola, Rosalba Di Gregorio, Salvatore Petronio. Che parlano di «vergogna» e ricordano che le loro affermazioni e le loro tesi su Scarantino, indicato come pentito pilotato, non erano mai state prese in considerazione fino in Cassazione.

C'è voluto Gaspare Spatuzza e le sue dichiarazioni, per consentire di riaprire tutto. Assieme a Fabio Tranchina ha scagionato il gruppo mafioso del quartiere palermitano della Guadagna, che faceva capo a Pietro Aglieri, e ha indicato come esecutori materiali gli uomini di Brancaccio, di Giuseppe Graviano, legato - sempre secondo Spatuzza all'ambiente di Milano e in contatto con Marcello Dell'Utri.

GASPARE SPATUZZA

Non tutta la storia è stata riscritta dagli inquirenti, che cercano ancora responsabilità istituzionali, se ce ne sono, e cercano di individuare depistaggi e depistatori, uomini dei Servizi e manovratori. Sono indagati tre poliziotti, sempre per calunnia, come presunti ispiratori di Scarantino e degli altri due calunniatori confessi, Salvatore Candura e Francesco Andriotta. Ma c'è anche la torbida vicenda della trattativa fra Stato e mafia.

paolo borsellino lap

Nelle carte inviate a Catania per la revisione, il procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato e il pool coordinato dal procuratore Sergio Lari indicano una serie di indizi che portano a dire come esponenti politici di vertice dell'epoca sapessero, di questi presunti contatti tra mafia e Stato, diretti a far cessare la stagione delle stragi. Ci sono state una serie di «amnesie di Stato»: nessuno ricordava.

Ma di comportamenti che possano interessare in un processo penale, per ottenere una condanna, non ne emergono. Ci sono sospetti, dubbi, indizi. Perché allora c'era un'esigenza, quella di «fermare lo stragismo» e lo Stato si mostrò debole. Coloro che avevano le leve del potere in mano, primo fra tutti l'allora ministro degli Interni Nicola Mancino, seppero della trattativa. Un «quadro desolante», da cui tuttavia non emergono «responsabilità penali di uomini politici allora al potere».

MARIO MORI

Dato per certo quel che avvenne tra Capaci e via D'Amelio, l'avvio di contatti con Vito Ciancimino da parte di uomini delle Istituzioni come il colonnello Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, c'è da capire quel che avvenne. Per i magistrati nisseni Paolo Borsellino seppe che dopo la fine di Giovanni Falcone era stata intavolata una trattativa e diventò - o venne rappresentato - come un ostacolo da far saltare.

Vito Ciancimino

Mancino era stato indicato da Giovanni Brusca come il «terminale della trattativa» e il destinatario finale del «papello», il documento con cui Totò Riina avrebbe elencato le richieste di Cosa nostra. Indizi vi sono anche per un altro ex ministro degli Interni, Virginio Rognoni, che potrebbe avere avuto consapevolezza. Ma il quadro probatorio è contraddittorio.

 

COME INVESTE IL SUO DENARO IL PRESIDENTE DELLA PATONZA? IN QUALI PRODOTTI FINANZIARI? BOT E CCT

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Carlo Bonini e Walter Galbiati per "la Repubblica"

In un Paese, il nostro, che non conosce il "blind trust" nella gestione dei patrimoni personali degli uomini che ricoprono cariche pubbliche, come investe il suo denaro il presidente del Consiglio? In quali prodotti finanziari? E quanto pesa la sua qualità di "cliente privilegiato" con la banca attraverso cui fa operazioni di trading?

BERLUSCONI CON FRANCESCA ROMANA IMPIGLIA A VILLA CERTOSA

La storia di 18 mesi di movimentazioni del conto 1.29 (la "tasca" che alimenta le "cene eleganti" e i capricci delle "bambine"), acceso da Silvio Berlusconi nella filiale di Segrate del "Monte dei Paschi di Siena" - così come ricostruita dalle indagini della Procura di Firenze e del Ros dei carabinieri su Denis Verdini e il "Credito Cooperativo fiorentino" - offre qualche risposta.

L´uomo - si sa - è tra i più ricchi del pianeta. Al gennaio del 2007, la disponibilità liquida sul solo conto del Monte Paschi supera i 160 milioni di euro. E le scelte di investimento del premier mostrano un andamento costante. Berlusconi compra e vende titoli di Stato europei nel giro di un mese. Soprattutto italiani, ma anche tedeschi, greci e irlandesi. E´ un tipo di "trading" che somiglia molto alle cosiddette operazioni di "pronti contro termine".

Che significa prestare nel breve periodo denaro contante alla banca di cui si è clienti in cambio di un interesse piccolo, ma certo nei rendimenti. Salvo notare che, nel caso del premier, la banca in questione è il "Monte dei Paschi di Siena", controllata al 50% da una Fondazione il cui management è eletto dagli Enti locali di Siena, storicamente governati dalla sinistra.

silvio berlusconi angela sozio foto di piu

Ma veniamo al dettaglio. Al 2 gennaio 2007, il conto 1.29 presenta un saldo positivo di 161,93 milioni di euro, il fatturato di una media impresa italiana. Berlusconi compra Certificati di credito del Tesoro italiano (Cct) per 58,49 milioni di euro e Buoni del tesoro poliennali (Btp) per altri 46,5 milioni di euro. I rimanenti 50 milioni finiscono in una polizza Vita, guarda caso anche questa del "Monte dei Paschi". Dopo un mese, Berlusconi vende i titoli e sui primi realizza una plusvalenza che è di 130mila euro sui Cct e di 11 mila sui Btp.
Archiviata questa operazione, a febbraio 2007 è la volta dei titoli tedeschi.

Il primo del mese Berlusconi acquista titoli "Seb Ag" per 53,10 milioni di euro e li rivende il 28 febbraio a 53,21 milioni (100mila euro di plusvalenza) e lo stesso fa con dei Ctz: ne compra per 46,89 milioni e li rivende per 47milioni (il guadagno è di 11mila euro). A marzo e ad aprile si torna ai Btp, con plusvalenze di 32 mila euro su un trading da 90 milioni. Mentre a maggio la scelta cade sui nostri Bot e sui titoli del debito sovrano Greco. Il Presidente guadagna 12 mila euro sui titoli di Stato italiani e 7mila euro su quelli ellenici.

arcore

«A vendergli e a comprare i titoli probabilmente - spiega un gestore di fondi che chiede l´anonimato - è sempre la stessa banca. L´istituto ha in portafoglio quei titoli e li porta a scadenza. Ma, nel frattempo, li vende e li ricompra dai suoi clienti facendo guadagnare loro una piccola plusvalenza. Così facendo la banca ottiene una liquidità da utilizzare per i propri impieghi a un prezzo inferiore a quello di mercato. E nel frattempo fa felice il cliente cui tiene, soprattutto se è il premier. Perché quel cliente è vero che guadagna poco, ma non rischia nulla».

A giugno 2007, il conto 1.29 non registra operazioni di trading, se non il riscatto dei 50 milioni versati alla polizza Vita del Monte dei Paschi. Soldi che, tornati sul conto corrente, finiscono pari pari nelle casse del Fisco, sotto la voce F24. Per Berlusconi il versamento dell´Irpef è di 49,9 milioni. Il trading torna nel 2008, ma prevalentemente su titoli emessi direttamente dalla Banca. Il 2 gennaio 2008 Berlusconi acquista titoli obbligazionari del Monte dei Paschi per 49,9 milioni.

Il 16 aprile compra 25milioni di titoli irlandesi e li rivende il 16 maggio per 25,07 milioni (plusvalenza di 7mila euro) e il 19 maggio acquista 19,99 milioni di un prodotto di Monte Paschi (Mps leas fact) che vende il 19 giugno a 20,06 (con un guadagno di 7mila euro). Denaro - questo ormai lo sappiamo - che serve a pagare le sue costose «cene eleganti».

 

CHE SENSO HA IL CV DA MACROECONOMISTA DEL GOVERNATORE VISCO SE BANKITALIA DEVE VIGILARE SUL CREDITO?

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1 - PROPOSTE CHOC - SENZA BANCA D'ITALIA...
Primo Di Nicola per "l'Espresso"

Sopprimiamo la Banca d'Italia. È la proposta di legge presentata a palazzo Madama dal senatore dell'Idv Elio Lannutti. Anche se si è appena salvata dall'assalto della politica, per Lannutti Bankitalia è diventata una "struttura di potere e di governo autocratico dell'economia nazionale". Tra i suoi compiti (partecipazione alle decisioni di politica monetaria attraverso la Bce; vigilanza su banche e intermediari finanziari, ecc.) e la natura della sua compagine societaria (è controllata per il 94 per cento da banche e assicurazioni private) si configurerebbe "un potente conflitto di interessi".

Elio Lannutti

Peggio: i dividendi che via Nazionale distribuisce tra gli azionisti, per Lannutti costituiscono "una funzione speculativa e non di garanzia". Per assolvere le incombenze oggi di Bankitalia, Lannutti propone l'istituzione di una Banca di Stato che, oltre alle decisioni sul tasso di sconto e alla rappresentanza negli organismi internazionali, erediterebbe pure le funzioni di tesoreria dello Stato e di distribuzione della moneta; e la costituzione di una Autorità garante del mercato bancario con funzioni di vigilanza. P. D. N.

2- CHI L'HA VISCO?
Bankomat per Dagospia

Alla fine Bankitalia ha avuto il suo nuovo Governatore, risorsa interna, prestigio indiscusso, tutti plaudenti. Una delle poche decisioni apparentemente rispettate del Governo negli ultimi tempi.

In realta' nella sua pochezza Bankomat aveva posto un tema: sara' mica il caso di dibattere ruolo e quindi profilo del prossimo Governatore? Che ruolo svolge (e come) Bankitalia nel sistema economico e finanziario?

ignazio visco

Di uffici studi prestigiosi in realtà ne abbiamo molti, mentre la politica economica e monetaria tutti sanno che non spetta alla Banca centrale italiana, ne' alle sue sorelle europee. Bankitalia deve vigilare con competenza e prontezza "moderna" su credito e finanza. Allora ci si dovrebbe chiedere che senso ha il curriculum di prestigioso macroeconomista del neo Governatore Visco in questo scenario del dover essere di Bankitalia. Ha mai guidato una banca? Ha mai operato in Borsa? Ha mai condotto perlomeno ispezioni sul campo in banche ed altri intermediari vigilati? Non risulta.

Diciamo che il suo cursus honorum da ufficio studi dovrebbe perlomeno renderlo immune da troppe cene e passeggiate con banchieri e finanzieri. Pero' in teoria anche Fazio aveva il medesimo curriculum da monaco degli studi economici di bankitalia e poi abbiamo visto quante passeggiate faceva con i vari Geronzi, Gnutti e Fiorani...

ANTONIO FAZIO

Bankitalia deve svecchiare il suo stile burocratico, le sue insopportabili liturgie perche' non e' da li' che le arrivera' il rispetto dei cittadini. Mentre, come gia' scrivevamo su Dagospia e ripete il Corriere della Sera, continua il vezzo delle lettere riservate ai vertici delle banche. Soprattutto nel caso delle quotate, perche' non far conoscere al mercato il contenuto delle reprimende? Magari avessimo saputo tutti e prima della Assemblea della Popolare di Milano che Bankitalia aveva scritto (pare) che non apprezza più' il top management interno l'assemblea di BPM avrebbe votato più'informata.

In realtà alla banca d'Italia certe liturgie sono sempre piaciute perché, diciamolo, nel nascondimento si alimenta il mito, non si rende mai conto e si esercita la famosa moral suasion. Stile questo che piace sia alla sinistra cattocomunista di questo benedetto Paese sia alla borghesia finto liberale dei Tronchetti e dei Berlusconi. Perché mai rendere conte a cittadini consumatori e mercato? Trattasi come noto di concetti poco italiani e troppo anglofili.

GERONZI

Ma lo sapete che addirittura usava (e forse ancora usa) che il direttore della locale filiale di Bankitalia leggesse in consiglio agli amministratori compunti e peccatori della banca ispezionata il verdetto dell'ispezione senza lasciarne copia?

E poi che dire della nota e ridicola liturgia per la quale la prima settimana di una ispezione di vigilanza si passa ad attribuire ai vertici della medesima uffici adeguati ed arredi? I quali non possono fare come ogni cristiano che lavora per le società di revisione, cioe' arrivare alla mattina leggere documenti e interrogare le persone, casomai riunire carte e faldoni in una sala riunioni ad hoc e poi tornare in sede Bankitalia a lavorare? No, campeggiano per settimane, a volte mesi. Paralizzando tutto, creando spesso e solo un gran timore formale.

j fazio fiorani GENTE

Speriamo che Visco tragga dai suoi studi macroeconomici la forza per rottamare tutto questo. Magari studiando apposite misure preventive di analisi della concentrazione dei rischi creditizi prima che, come ricorda ancora MF, una finanziaria di partecipazioni come Tassara accumuli 3 miliardi di debiti con le banche. La stessa cifra e con tanto minor rischio creditizio si poteva prestare a mille aziende normali. Prof Bazoli, primo azionista Bankitalia e amico di "monsieur Tassara", che ne pensa?

Zaleski Bazoli

 

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