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SILVIO, DIMETTITI! - CONTRORDINE COMPAGNI: SE IL “WALL STREET JOURNAL” FA DA GRUCCIA AL PATONZA, LA COLONNA INGLESE DI MURDOCH, IL “TIMES” DI LONDRA, LO SBRANA: “L'EUROPA È NAUSEATA DA QUESTO CLOWNESCO PRIMO MINISTRO LA CUI NONCURANZA, IRRESPONSABILITÀ E CODARDIA HA TANTO ESACERBATO LA CRISI ATTUALE” - IL MESSAGGIO (DRAGHESCO): “SENZA UN PERCORSO CONVINCENTE, LA BCE NON POTRÀ ACQUISTARE I TITOLI DI STATO ITALIANI ED EVITARE CHE IL PAESE VENGA TRAVOLTO DAL RIFINANZIAMENTO DEL DEBITO”…

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(Ansa) - "Berlusconi si deve dimettere immediatamente". Il Times di Londra non usa mezzi termini nel suo editoriale di prima pagina e spara ad alzo zero contro il presidente del Consiglio italiano. "L'Europa è nauseata da questo clownesco primo ministro la cui noncuranza, irresponsabilità e codardia politica ha tanto esacerbato la crisi attuale".

TIMES Berlusconi e Murdoch a Arcore

Il quotidiano londinese prosegue con un'analisi spietata degli anni di Berlusconi alla guida del Paese. "Sono il suo totale fallimento, dopo otto anni di governo, a introdurre riforme significative allo sclerotico sistema politico italiano, la ripetizione di promesse disattese e la cattiva gestione della terza economia europea ad aver distrutto la sua credibilità e a minacciare l'esistenza di tutti i partner dell'Italia nell'eurozona".

Se l'Italia non può essere salvata, sottolinea infatti il Times, "non può essere salvato l'intero esperimento dell'euro". La lettera d'intenti consegnata da Silvio Berlusconi viene poi giudicata "senza impegni specifici" e frutto di un patto dell'ultimo minuto con Umberto Bossi in cambio di "elezioni anticipate lampo" così da sfruttare "la disorganizzazione dell'opposizione". "Questo - scrive il Times - è il peggiore dei mondi possibili".

MARIO DRAGHI

Senza un chiaro percorso che convinca i partner europei, argomenta, la Banca Centrale Europea non potrà acquistare i titoli di Stato italiani ed evitare così che il Paese venga travolto dal rifinanziamento del debito. "Due mesi fa - conclude il Times - questo giornale mise in guardia sul fatto che l'incoscienza di Berlusconi stava trasformando un problema locale in un disastro emergente. Quel disastro ha ora inghiottito l'Italia e i suoi vicini. Il miglior servizio per il suo Paese sarebbero ora quello di dimettersi immediatamente".

Berlusconi ammira la premier Danese

 


S. RAFFAELE, PER I PM I CONTI NON TORNANO E RIBADISCONO LA RICHIESTA DI FALLIMENTO

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SAN RAFFAELE: PM INSISTONO PER FALLIMENTO, CONTI NON TORNANO
GIUDICI ENTRATI IN CAMERA DI CONSIGLIO, ATTESA DECISIONE

giuseppe profiti

(ANSA) - La Procura di Milano, rispondendo oggi davanti ai giudici fallimentari ad alcuni chiarimenti contabili presentati dal San Raffaele, ha ribadito la richiesta di fallimento per il gruppo ospedaliero, sostenendo in sostanza che le cifre presentate dalla fondazione nella proposta di concordato e quelle indicate dagli attestatori non coincidono e dunque i conti non tornano. I giudici fallimentari sono in camera di consiglio e la decisione è attesa per le prossime ore o, molto probabilmente, per domani.

Don Verzé

Ieri sera, i rappresentanti del San Raffaele hanno depositato una memoria con la quale hanno risposto ad alcuni chiarimenti richiesti sulle cifre indicate nella proposta di concordato preventivo e nella relazione degli attestatori. Se, da un lato, infatti, i due atti arrivano alle stesse conclusioni, cioé il rimborso del 52 per cento ai creditori, dall'altro - ha sottolineato la Procura - ci sono una serie di punti discordanti: ad esempio, la proposta attesta gli attivi e i crediti privilegiati per 502 milioni e 29 milioni di euro, mentre la relazione dei periti alle voci attivi e crediti privilegiati riporta le cifre di 473 milioni e 44 milioni di euro.

Nelle 7 pagine di memoria, la fondazione ha fatto presente che si tratta di differenze dello 0,2%, che i dati indicati sono "conformi e coincidenti", che non c'é alcun difetto di quadratura, ma solo "arrotondamenti del tutto trascurabili". Oggi nelle loro controdeduzioni i pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta hanno spiegato che si tratta, però, di discrepanze che valgono milioni di euro e che quello che manca in assoluto é una attestazione sulla "veridicità" dei numeri contabili presentati dall'ospedale al Tribunale fallimentare.

OSPEDALE SAN RAFFAELE

Nelle cifre presentate dal gruppo, infatti, secondo i pm, ci sono voci incomprensibili come dei crediti per 3,5 milioni di euro. Non è precisato, sostengono i pm, a cosa si riferiscano quei crediti. I pm, in subordine, hanno chiesto che venga dichiarato lo stato di insolvenza. Tre infatti sono le ipotesi di decisione per i giudici: l'ammissione al concordato preventivo; la dichiarazione di fallimento; la dichiarazione dello stato di insolvenza con conseguente amministrazione straordinaria.

 

Tribunale di Milano

LA PROCURA DI FIRENZE SCOPRE CHE LA "DIPENDENZA SESSUALE" È COSTATA AL CAINANO, IN SOLI 18 MESI 17 MILIONI DI EURO

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Carlo Bonini e Piero Colaprico per "la Repubblica"

Come fantasmi di cui non riesce a liberarsi, le «cene eleganti», le «bambine», i legami con rottami di un passato che non passa (Tangentopoli, la vicenda Mangano), afferrano di nuovo il Presidente del Consiglio. Ripropongono l´abisso di una "dipendenza sessuale" costata a Silvio Berlusconi, in soli 18 mesi (gennaio 2007-giugno 2008), 17 milioni di euro in contanti. Ma non solo.

VERDINI gmtBERLUSCONI CON FRANCESCA ROMANA IMPIGLIA A VILLA CERTOSA

Documentano legami che si sapevano di stima (quelli con la fidata segretaria Marinella) e non anche a sei zeri. E questa volta lo svelamento, dopo Milano, è della Procura di Firenze. In un´indagine appena chiusa con il deposito di 65 mila pagine. Incardinata nell´accusa a Denis Verdini, coordinatore nazionale Pdl, di associazione a delinquere finalizzata all´appropriazione indebita. E con al centro la sua banca, il "Credito Cooperativo Fiorentino", oggi commissariato, dove questa storia ha inizio.

Il 22 maggio del 2008, il senatore Marcello Dell´Utri, correntista del "Credito", banca nei cui confronti ha accumulato, con il placet di Verdini, un´esposizione insostenibile (circa 7 milioni di euro), riceve un bonifico di 1 milione e mezzo di euro. La somma, che deve aiutarlo a mettere una toppa, è importante, quanto il conto da cui proviene. E´ il numero 1.29, acceso presso la filiale di Segrate del "Monte dei Paschi di Siena" ed è intestato a Silvio Berlusconi.

RUBY a

Quel conto non è nuovo, né alla magistratura, né alle cronache. E´ stato oggetto delle indagini della Procura di Milano, alla ricerca di riscontri nella vicenda di Karima El Mahroug, detta Ruby Rubacuori. E lo è stato per il biennio 2009-2010. Ma i pm di Firenze hanno per le mani un bonifico del 2008 e dunque chiedono al Ros dei carabinieri di percorrere a ritroso la storia di altri 18 mesi di quel conto.

Ecco allora (per come lo documentano due note investigative del 21 marzo e 1 agosto scorsi) cosa ne viene fuori.

Marcello Dell'Utri

16 MILIONI PER "SPINO"
Cominciamo dal ragionier Giuseppe Spinelli, detto «Spino», che tra «prestiti infruttiferi» e assegni a lui intestati, cambia in contanti per conto di Silvio Berlusconi, suo datore di lavoro, non meno di 16 milioni, 966mila e 752 euro. Quasi sempre si tratta di somme tra i 200 e i 400mila. Con qualche eccezione. Oltre un milione nel luglio 2007, l´estate delle feste in Sardegna; un milione e 300 mila l´8 aprile 2008, proprio durante le elezioni, e un milione e 400mila il 4 giugno di quello stesso anno, quando deve avere la maggioranza al Senato.
Dove finiscono questi contanti?

QUERCI

E´ un fatto che alla voce «prestiti infruttiferi» il conto "Mps" di Berlusconi documenta bonifici importanti alla sua "cerchia stretta". Un milione e 900mila arrivano in due diversi momenti all´ex segretario Niccolò Querci. Mezzo milione all´ex ragioniere Fininvest ed ex ufficiale della Finanza Salvatore Sciascia, arrestato durante "Mani pulite", condannato in Cassazione per corruzione, ora senatore Pdl. Un milione e 400mila, il 17 aprile 2008, sono per Marinella Brambilla, la fidatissima assistente, quella che custodisce il canale preferenziale del Presidente con Valter Lavitola. Appena 60 mila al medico catanese Umberto Scapagnini. Tre milioni vanno a Giuliana Speziale (l´infermiera che aveva assistito "mamma Rosa") e Angelo Tordera, impegnati in una robusta operazione immobiliare.

Salvatore Sciascia

48 MILIONI A "PAOLO". UNO STRANO DARE-AVERE
C´è del grano - e parecchio - anche per il fratello Paolo, editore. In varie tranche, Silvio gli bonifica 48 milioni di euro come «finanziamento per conto azionista». Mentre un altro "dare-avere" è un po´ speciale. Berlusconi, infatti, il 28 febbraio 2008 accredita un milione e mezzo all´immobiliarista Renato Della Valle (identificato dal Ros come l´uomo che si ascolta nella celebre telefonata del 1988 sulla assunzione ad Arcore dello stalliere mafioso Mangano). Lui, gliene restituisce il 9 aprile più di metà (800mila). È l´unico che "dà". Il che ricorda un solo altro caso simile nella storia giudiziaria del premier: quando dal conto di Bettino Craxi tornano nella galassia "All Iberian" cinque dei quindici miliardi di lire ricevuti. Già, l´ex segretario del Psi. Un ricordo che il Presidente continua ad onorare (l´11 luglio 2007, accredita alla "Fondazione Bettino Craxi" 200mila euro).

MARINELLA BRAMBILLA

2 MILIONI E 700 MILA PER LE PAPI-GIRLS
Per carità, sempre meno di quanto meritano alcune delle papi-girls. Per dirne una, a Evelina Manna arrivano 700mila euro. Qualcuno forse ricorda che nel giugno del 2007 Berlusconi la «caldeggia» al direttore generale della Rai Agostino Saccà: «Sto cercando di aver la maggioranza in Senato, questa Evelina Manna (...) mi è stata richiesta da qualcuno con cui sto trattando». E qualcuno ricorda anche, forse, che lei, di soldi non ha mai parlato. Piuttosto, di notti «a seggiolina, stretti stretti», con un Berlusconi profumato nel respiro da «una mentina o una caramella Iodosan».

1s03 umberto scapagnini

Di ragazze che conoscono molto del premier il conto "Mps" 1.29 è pieno nella colonna "dare". Alla russa Raissa Skorkina, casa in via Olgettina, vanno 135mila euro dal 18 gennaio 2007 al 21 febbraio 2008. Ad Albertina Carraro, rampolla della ricca borghesia milanese, figlia di Franco, al centro di un clamoroso divorzio nei panni dell´«altra», Berlusconi accredita 300mila euro. A Isabella Orsini, attrice umbra e principessa per matrimonio (sposa in Belgio il principe Edouard Maloral de Ligne), piovono in cinque rate 275mila euro. Alla valletta del «Lotto alle otto», Rasa Kulyte, ex miss Lituania, per le amiche di palazzo Grazioli e di Arcore semplicemente «Giada», toccano 220 mila euro e, come si sa, compensi da star alla Rai di Mauro Masi.

cplps43 renato della valle luana ravagnini

Altre prendono o si "accontentano" di meno. L´ex annunciatrice tv Virginia Sanjust, che si dirà «devastata» dall´incontro con Berlusconi, arrivano 150mila tondi. Stessa cifra che incassa chi ha sempre smentito «relazioni»: la cantante sarda Cristina Ravot.

LE GIORNALISTE, LE MACCHINE I GIOIELLI
L´elenco non finisce quei. In una folla di nomi più o meno noti - Friederike Girth 130mila; Valentina Frascaroli 40mila; Angela Sozio 38mila; Alessandra Sorcinelli e la maggiorata Natalia Bush 20mila; Claudia Galanti 10mila; l´ex segretaria e poi giornalista del Tg4 Impiglia 50mila; come pure Imma Di Ninni, vincitrice di «Uno, due tre stalla», e la brasiliana Renata Teixeira Nune, spogliarellista tv per il Milan - meritano una citazione speciale in tre. Julia Coque Espino, sinora sconosciuta, che prende 200mila; Barbara Matera, ora euro-parlamentare, ma non all´epoca dei versamenti, con 95mila euro; la scrittrice Michelle Nouri (10 mila), autrice di una celebrativa intervista al Premier per il periodico "Tempi" nel 2007.

Paolo Berlusconi

Una postilla. Il conto 1.29 alimenta anche il concessionario d´auto (236 mila euro) e il gioielliere di via Montenapoleone (337 mila) che rifornisce le mantenute. Ma, come si sa, erano solo «cene eleganti».

 

evelina manna

PECHINO È PRONTA A INTERVENIRE IN ITALIA SE LA CRISI DOVESSE PEGGIORARE (HA RISERVE PER 3200 MLD $)

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Andrea Bonanni per "la Repubblica"

Hu Jintao

Alla fine sarà la Cina a salvare l´Europa (e l´Italia)? Di fronte alla prospettiva di dover intervenire a difesa dei 1900 miliardi di debito pubblico italiano, gli europei si rivolgono ai Paesi extra-Ue in cerca di aiuto.

Il direttore del Fondo, Klaus Regling, partirà venerdì per Pechino e subito dopo si recherà a Tokyo per sondare in quale misura e soprattutto a quali condizioni Cina e Giappone siano disposte a soccorrere l´euro. Il presidente francese Sarkozy ha già in programma una telefonata con il suo omologo cinese Hu Jintao.

KIM JONG IL E IL PREMIER CINESE WEN JABAO

Sondaggi sono in corso anche con gli altri Paesi del Brics (acronimo per Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), ma per ora senza grande successo. L´idea a cui stanno lavorando i tecnici di Bruxelles è quella di creare, accanto all´EFSF, un secondo «veicolo finanziario» a cui il Fondo europeo contribuirebbe con i capitali ancora disponibili, ma che sarebbe aperto all´intervento anche dei fondi sovrani degli altri Paesi del G20.

Uno dei principali ostacoli da superare è però la collocazione del nuovo «superfondo». Per quanto disponibili a contribuire, i Paesi emergenti che hanno un forte surplus commerciale e quindi capitali da investire, non sembrano molto disponibili a fidarsi delle strutture messe in piedi dagli europei. La Russia, per esempio, ha già fatto sapere che potrebbe venire in aiuto dell´euro, ma solo nel quadro del Fondo monetario internazionale. Posizioni analoghe sono state espresse dal Brasile. Il FMI, però, per statuto può intervenire solo in auto di uno stato sovrano, e non potrebbe quindi gestire le operazioni di sostegno che l´EFSF si propone di fare.

Silvio Berlusconi

Da Washington, dove ha sede il Fondo monetario internazionale presieduto dalla francese Christine Lagarde, è venuto un segnale di disponibilità a creare una «facility» ad hoc che gli europei potrebbero gestire con una certa autonomia insieme con gli altri co-finanziatori. Ma a Bruxelles sono in molti a storcere il naso di fronte all´idea di dover affidare la propria salvezza ad un organismo sul quale l´eurozona avrebbe solo un controllo marginale.

GIULIO TREMONTI CON BODYGUARD

Senza contare che l´insistenza dei Brics sulla necessità di passare attraverso l´FMI si spiega con il desiderio dei Paesi emergenti di ridimensionare il peso decisionale degli europei nella struttura e di aumentare il proprio. Ogni decisione in materia sarà comunque rinviata al vertice del G20 in programma il 3 e 4 novembre a Cannes.

LAGARDE

La Cina comunque non ha atteso l´appello degli europei per venire in aiuto dei paesi ue sotto attacco. Con riserve valutarie stimate a 3.200 miliardi di dollari, Pechino ha già acquistato titoli di debito dei Paesi europei per circa 500 miliardi, anche per diversificare rispetto alla sua mastodontica esposizione in dollari. Il Giappone, invece, fino ad ora si è mostrato più prudente. Tokyo ha però acquistato un quinto delle emissioni di titoli fatta finora dall´EFSF. E potrebbe continuare a sottoscrivere i bond del fondo europeo.

 

IL CINEMA DEI GIUSTI - COI SUOI OTTO MILIONI DI BUDGET, SPINTO DALLO STESSO PUTIN COME CAPOLAVORO DELL’ARTE SOVIETICA DA MOSTRARE ALL’ESTERO, IL ‘’FAUST’’ DI SOKUROV È OTTIMO, RICCO E IMPENETRABILE ANCHE COME SCELTA DI FILM DI HALLOWEEN COI SUOI CADAVERI SQUARTATI, IL SUO ORRENDO MEFISTOFILE DAL CORPO DEFORME, I SUOI MOSTRI, I SUOI SET PAUROSI…

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Marco Giusti per Dagospia

FAUST DI SOKUROV 9cit10 marco giusti

Faust di Aleksander Sokurov.
Ottimo anche come scelta di film di Halloween coi suoi cadaveri squartati, il suo orrendo Mefistofile dal corpo deforme, i suoi mostri, i suoi set paurosi, nel mezzo di un Festival di Roma abbastanza svuotato di eventi, arriva in sala il Faust di Sokurov, Leone d'Oro a Venezia. Complesso, denso, anche monumentale, non sarà un film da vedere coi bambini (magari, invece, lo preferiranno a Tintin...) o la sera in tv, ma è un'opera ricca, affascinante e abbastanza impenetrabile.

Coi suoi otto milioni di budget, spinto dallo stesso Putin come capolavoro dell'Arte Sovietica da mostrare all'estero, il Faust di Sokurov ha dalla sua una ricostruzione mostruosa dell'Europa del primo '800, in gran parte ricostruita in Cecoslovacchia e negli studi Barrandov di Praga, dei set pazzeschi, come dimostra il finale girato in Islanda, un occhio per la pittura nordica dello scorso millennio. E una fotografia totalmente innovativa, opera del francese Bruno Delbonnet, cresciuto con i film Jeunet (Il favoloso mondo di Amelie), ma responsabile anche dell'immagine di Across The Universe, di quella del notevole Harry Potter il principe mezzosangue.

FAUST DI ALEKSANDR SOKUROV faust di aleksander sokurov

Non a caso è il nuovo direttore della fotografia di Tim Burton per il suo nuovo superhorror Dark Shadows. Sokurov aggiunge degli attori, che recitano rigorosamente in tedesco, inediti per il cinema ma di grande fascino. Johannes Zeiller come Dottor Faust, arrivato a Sokurov dopo anni di tv tedesca e un ruolo fisso nell'Ispettore Rex (ecco dove l'avevamo visto...), che porta al film un volto bianco e spaventato da eroe del cinema muto. Il mimo e clown russo Anton Adasinsky come Mefistofile, che si muove per tutto il film in maniera fantastica con molti chili addosso.

sokurov

La giovane attrice russa Iolda Dychauk come Margherita, che abbiamo visto da poco come Lucrezia Borgia nei Borgia di Sky, ma che ha a suo attivo decine di telefilm tedeschi. I protagonisti si muovono come marionette dentro un universo terribile fatto di fame e violenza, dove niente è definito e stabile. La camera di Delbonnel li segue muovendosi sempre, sia dentro gli ambienti più stretti, sia negli esterni più ariosi, stringendo o ampliando l'immagine con effetti antichi ma di grande fascinazione.

FAUST DI SOKUROV

Eccessivo in tutto, anche nell'ambizione e nell'autocelebrazione, chi altri avrebbe intitolato un Faust ripreso da Goethe come il "film finale della trilogia sul potere"?, Sokurov va fino in fondo nella sua complicata messa in scena. In questo è un film grandioso e totalmente riuscito, che osa affrontare, come Lars Von Trier in Melancholia, non tanto delle storie, quanto dei saggi sull'Europa, il Novecento, la sensazione di fine di un mondo, la nostra solitudine e l'orrore della nostra condizione.

Faust di Alexander Sokurov

 

IL CAMPIONATO SU SKY (8,2%) E PREMIUM (5,6%): I DATI SOMMATI BATTONO RAIUNO (PRIME TIME A CANALE 5)

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Ornella Petrucci per "Il Velino"

Anna Valle e Alessandro Preziosi in Un amore e una vendetta

In 4 milioni 433 mila telespettatori, con il 16,53 per cento di share, hanno visto ieri in prima serata su Canale5 "Un amore e una vendetta". La quarta puntata della fiction, prodotta da Mediavivere, con Alessandro Preziosi, Anna Valle e Lorenzo Flaherty, ha registrato picchi superiori a 5 milioni di telespettatori e al 22 per cento di share.

Su Rai1 la commedia "New in town-Una single in carriera", di Jonas Elmer, con Renèe Zellweger e Harry Connick Jr., ha interessato 3 milioni 901 mila telespettatori, con il 13,76 per cento di share. Su Rai3 il programma "Chi l'ha visto?", condotto da Federica Sciarelli, ha realizzato 3 milioni 320 mila telespettatori e il 12,10 per cento di share.

Su Italia1 "Le Iene Show" hanno convinto 2 milioni 955 mila telespettatori, con l'11,90 per cento di share. Su Rai2 il film "Premonition", di Mennan Yapo, con Sandra Bullock, ha registrato un milione 855 mila telespettatori e il 6,31 per cento di share. Su Rete4 il film "Il pianista", di Roman Polanski, con Adrien Brody, ha raccolto un milione 211 mila telespettatori e il 5,06 per cento di share. Su La7 la serie "Millennium" è stata seguita da 859 mila telespettatori, con il 3,05 per cento di share.

In seconda serata "Chi l'ha visto? Le storie del passato", in onda dalle 23.30, ha raccolto 2 milioni 332 mila telespettatori e il 14,77 per cento di share. Su Rai2 "Novantesimo Minuto", in onda dalle 22.58, ha ottenuto un milione 623 mila telespettatori e l'11,28 per cento di share.

FEDERICA SCIARELLI a chi lha visto

Su Rai1 "Porta a Porta", caratterizzata dall'intervento telefonico del premier Silvio Berlusconi, in onda dalle 23.13, ha realizzato un milione 295 mila telespettatori e il 10,49 per cento di share. Su Canale5 "Matrix", che si è occupato dell'allerta maltempo, in onda dalle 23.37, ha riportato l'11,62 per cento di share, con 986 mila telespettatori.

Su Italia1 "Contro Campo Linea Notte", in onda dalle 0.06, ha siglato l'8,95 per cento di share, con 631 mila telespettatori. Su Rete4 la commedia "Sessomatto", di Dino Risi, con Giancarlo Giannini, Duilio Del Prete, Paola Borboni e Laura Antonelli, in onda dalle 0.20, ha registrato il 7,31 per cento di share, con 413 mila telespettatori. Su La7 il telefilm "Crossing Jordan", in onda dalle 23.10, ha totalizzato 282 mila telespettatori e l'1,62 per cento di share.

Sul fronte dei tg delle 20: il Tg1 ha raccolto 5 milioni 760 mila telespettatori e il 22,07 per cento di share; il Tg5 ha ottenuto 5 milioni 649 mila telespettatori e il 21,73 per cento di share, il TgLa7 ha realizzato 3 milioni 80 mila telespettatori e l'11,65 per cento di share.

MINZOLINI

In access prime time "Striscia la notizia", in onda su Canale5, ha vinto con 5 milioni 758 mila telespettatori e il 19,35 per cento di share, aggiudicandosi la palma di programma più visto della giornata. Su Rai1 "Qui Radio Londra", in onda dalle 20.38, ha ottenuto 4 milioni 453 mila telespettatori e il 15,79 per cento di share; a seguire, dalle 20.46, "Soliti Ignoti", ha raccolto 5 milioni 5 mila telespettatori e il 16,73 per cento di share. Su La7 il talk "Otto e mezzo" ha registrato un milione 857 mila telespettatori e il 6,26 per cento di share.

Nel preserale il programma di Carlo Conti, "L'eredità", in onda su Rai1, ha realizzato nella "sfida dei 6", in onda dalle 18.50, 3 milioni 973 mila telespettatori e il 21,87 per cento di share; mentre nella parte finale, in onda dalle 19.46, 5 milioni 35 mila telespettatori e il 22,34 per cento di share. Su Canale5 il programma di Paolo Bonolis, "Avanti un altro!", in onda dalle 19.06, ha realizzato 3 milioni 928 mila telespettatori e il 19,68 per cento di share.

Nel pomeriggio bene su Canale5 "Beautiful", in onda dalle 13.42, con 3 milioni 759 mila telespettatori e il 20,35 per cento di share; a seguire, dalle 14.12, "Cento Vetrine", che ha riportato il 21,39 per cento di share, con 3 milioni 627 mila telespettatori. Su Rai1, dalle 14.23, record stagionale di "Verdetto Finale", con 2 milioni 125 mila telespettatori e il 14,19 per cento di share. Infine nelle 24 ore Canale5 si è aggiudicata lo share più alto con il 18,16 per cento.

CALCIO SKY...
(Asca) - Sui canali Sport e Calcio, ascolti record per il mercoledi' calcistico dedicato alla Serie A: 2.429.786 spettatori medi complessivi (8,2% di share e 3.813.422 contatti unici) hanno seguito gli incontri della 9* giornata, in onda dalle 20.45. Si tratta del miglior risultato di sempre di audience media per le partite di un turno del massimo campionato italiano. Il match piu' visto della serata e' stato Atalanta-Inter su Sky Sport 3 e Sky Calcio 3 (entrambi in Standard Definition e in High Definition) con 557.136 spettatori medi complessivi (1.460.104 i contatti unici).

juve-fiorentina

Poi Napoli-Udinese, su Sky Calcio 1 (entrambi in Standard Definition e in High Definition) con 375.884 spettatori medi e Milan-Parma, su Sky Calcio 2 (in Standard Definition e in High Definition), vista da 310.089 spettatori medi. In evidenza anche gli ascolti di Diretta Gol, dalle 20.45 su Sky SuperCalcio (in Standard Definition e in High Definition), con 484.416 spettatori medi e di ''Sky in campo'', su Sky Sport 1 (in Standard Definition e in High Definition), con 155.523 spettatori medi.

CALCIO PREMIUM...
(Adnkronos) - Per quanto riguarda il turno infrasettimanale di Serie A su Premium Calcio, le telecronache della 9° giornata di andata registrano il 5.64% con 1.662.000 telespettatori; in particolare, le partite ''Napoli-Udinese'' (1,48% di share con 435.000 telespettatori totali), ''Milan-Parma'' (1,00% di share con 294.000 telespettatori totali) e ''Genoa-Roma'' (0,97% di share con 285.000 telespettatori totali), che superano la concorrenza pay.

 

IL LESSICO DI LAVITOLA È QUELLO DI UN’ITALIA GRADASSA CHE NON AVEVA RAPPRESENTANZA PRIMA DI BERLUSCONI

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Francesco Merlo per "la Repubblica"

Valter Lavitola

Da "Agendare" a "Zuppa di latte" ecco il lavitolese, lessico di un´Italia gradassa e truffaldina che non aveva rappresentanza prima di Berlusconi ma stava ai margini, tenuta a bada sia dalla buona educazione sia dalla forza pubblica. Adesso è l´Italia al potere, l´Italia dello strapotere.

AGENDARE «Ti prego, agèndami». Essere ricevuto, essere infilato nell´agenda è la sua ossessione. Appuntata nell´agenda è infatti la faccenda, agendiere e faccendiere sono parenti stretti e l´indaffarato è sempre agendato: i latini ago e facio più che sinonimi sono gemelli.

valter lavitola la7

AMO´ Una locuzione che dalla Roma di Vigna Clara e dai Parioli è trasmigrata sino alle ultime fermate della metropolitana. Sta per "amore", gioia, piccolina, bella...: copre il genere femminile. Con «vero tesoro» invece ringrazia anche Paniz per avere segretamente scritto la traccia del lodo Alfano. Il retrogusto protezionista-paternalista di amo´ è da presa per i fondelli e l´abbondanza di sentimenti nasconde sempre la truffa: Tarantini diventa anche «fratellino» e «piccolino mio» mentre Lavitola trattiene i suoi soldi e si intrattiene con sua moglie.

ANDARE A TORTA Spartirsi un finanziamento pubblico.

ARMI «Sto andando a fare le foto per il porto d´armi. Sono emozionato».

BACIONE Ci risiamo con il bacio, che in Italia è il rituale del comparaggio. C´è stato il vasa vasa pubblico di Cuffaro e il bacio segreto di Andreotti a Riina. L´accrescitivo «un bacione» sarà per sempre quello di Lavitola a Berlusconi.

LAVITOLA

BECCACCE «Qui non vola una penna». Va a cacciarle in Albania «con l´aereo privato», nel Montenegro ..., «ma è più bello sui Nebrodi». Gli piace sparare anche ai camosci ma preferisce le beccacce che «volano sui boschi di tamerici», quelle della Pioggia nel pineto, perché sono anche metafore, sono i citrulli che infila nel carniere.

BERTONE «Ieri sera mi ha chiamato Bertone». La stranezza non è la mitomania di Lavitola ma il fatto che più grosse le spara e più gli credono. E più si meraviglia di essere creduto più si eccita: il nome Bertone è adrenalina. Sa che il Vaticano non è Palazzo Grazioli: lì anche gli imbroglioni sono ben più elevati di grado, al livello dello Spirito Santo.

VALTER LAVITOLA

BRASILE È il suo altrove: affari, fatture, intrallazzi, donne e fuso orario. E va bene anche il Paraguay, l´Argentina, il Panama, l´Uruguay (vedi). Sono i luoghi della satrapia sudata. È quel "Sudamerica" che già Paolo Conte aveva segnalato come nuovo sottofondo dell´anima gaglioffa dell´italiano piccolo piccolo: «Il giorno tropicale era un sudario / davanti ai grattacieli era un sipario / campa decentemente e intanto spera / di essere prossimamente milionario».

CACCIA GROSSA Resterà nella piccola storia dello slang dei malintenzionati questo manifesto da filosofo teoretico della ribalderia recitato al generale della Finanza Poletti: «Io faccio caccia grossa e quando sparo a un animale pericoloso, pure se è caduto a terra,gli sparo un´altra volta. Poi gli metto la canna del fucile vicino all´occhio per vedere se si muove. E poi gli risparo un´altra volta pure se è morto».

Valter Lavitola

CARTELLINA Una per ogni pasticcio, quasi sempre azzurra. Può trattarsi di «una baracca», di «una piscina», ma anche: Albania, Bertolaso, Finmeccanica, Frattini, Guardia di Finanza, Rai, Tarantini, affari, ricevute, promemoria del faccendario, «non mi ricordo cosa c´è», «mo´ mi ricordo che ce l´ho sicuramente in ufficio», «una copia a me e una copia a te». La cartellina è anche il deposito della minaccia. Nel casellario dei vizi umani di cui Lavitola è un esperto la cartellina è il sapere. E, dunque, il potere.

CAZZO È la parola chiave del lavitolese, quella che surroga tutti i significati. Ecco come riferisce ai Tarantini un colloquio con Lui: «E Lui mi fa ‘ma che cazzo dobbiamo fare´, io ho detto che ne so, ‘ma non ho capito perché cazzo gli stiamo facendo tutto´, presidè non gli stiamo facendo un cazzo, e lui dice ‘come un cazzo´, ... guarda io mi sono rotto i coglioni». Come si vede, non c´è alcun senso. Ma c´è la parola cazzo che copre la mancanza di senso.

FRANCESCO MERLO

CULOSO Fortunato. In stato di grazia. «Perché sono culoso?» gli chiede l´interlocutore. «Perché hai me»

DUE «Porco due». E aggiunge: «Non mi fare bestemmiare». Anche nella bestemmia è furbo. Lo nomina invano fingendo di non nominarlo.

EMIRATI ARABI Parlano due collaboratori di Lavitola: «Una procura la signora (omissis) la ottenne negli Emirati Arabi. Si interessò Valter tramite Frattini, fece tutto quel casino, che prima il console aveva detto no e poi gliel´ha firmata il giorno dopo». C´è sempre un Frattini, sia per le resistenze nei paesi lontani sia negli incontri con il vicepremier albanese: «mi manda Frattini» , «mi manda Lavitola».

FARE IL PUNTO Significa «parlarne di persona», meglio «in quel bar, vicino alla stazione, in via Marsala», che è la strada della fretta, della folla e dei tassisti abusivi. James Bond o James Tont?

lavitola

FERRARI A Tarantini racconta che Berlusconi si è lamentato: «Tarantini consuma come una Ferrari». Tarantini piagnucola, ma Lavitola è spietato: «E cosa gli devo dire, che consumi come una ‘500´?».

FOTO Sono le stecche, le mazzette, il bottino, il danaro contante che gli dà Berlusconi. «Sono pronte le foto?» chiede a Marinella.

GIUDICI Bisignani, collega e rivale, è «fetente, stronzo, pezzo di merda, una mezza figura, una testa di legno, uno che ha parlato con i giudici, e questa - dice a Tarantini - è la stronzata che hai fatto anche tu. Quando uno va dai giudici e parla, poi se la piglia solo nel culo». È il linguaggio della mafia, manca solo «cornuto, infame e sbirro».

INCULATA La pratica più evocata. Può essere «di pezza», «storica», «di brutto», «di merda», «biblica». La teme per sé e la dispone per gli altri.

IO NON CONTO UN CAZZO È il suo vezzo e il suo blasone, lo dice a Masi, a Colucci, a Marinella e a Berlusconi. È un trucco retorico: «Donatino, non mi dire che ti sei ricordato di gente insignificante come me». La risposta è: «Valterino, non fare lo stronzo». E ancora: «Ah Valter, non ti dare arie». L´espediente teatrale si chiama fishing for compliments e significa andare a pesca di complimenti, perfetto per chi vende fish, per un pescivendolo.

Lavitola e L'Avanti

LAGONEGRO È il luogo dello scambio misterioso alle 7.20 del mattino. Potrebbe trattarsi di fucili, cani da caccia, foto in contanti, triglie dell´Aspromonte, copie dell´Avanti!

LUI Con Tarantini diventa «Quello là». E ancora: «Lo teniamo sulla corda», «lo mettiamo con le spalle al muro». È pronome il capo dei capi, il duce, il boss, l´origine e lo scopo. È pronome chi non bisogna nominare, per rispetto e per omertà. «Non riesco a parlare con Lui, quant´è incasinato, «sto parlando con Lui a ripetizione», «sono appena uscito da Lui», «dobbiamo fare riflettere Lui», «finalmente oggi Lui mi ha detto: dobbiamo vede´, dobbiamo fa´», «non sta lucido, Lui», «Lui mi ha detto, testuali parole, che ‘vuole assaltare il palazzo di Giustizia´», «ti voglio dire delle cose di Lui, e magari Lui me le dice pensando che io poi te le dico», «in questo periodo Lui non ci sta con la testa», «sta appannatissimo, Lui, e ci vuole uno che lo fa ragionare», «Lui è completamente fuori dalla brocca», «sono stato mezzora al telefono con Lui, un po´ dice sì e un po´ dice no, Lui è fuori di sé».

Lavitola

MALEDIZIONE DEL FARAONE È il mal di gola di (omissis), un dipendente che «ogni due e tre è malato»: «sto provvedendo a licenziarlo», «‘sto deficiente di merda», «‘sto imbecille», «ogni mese si ammala, ogni giorno ha una stronzata», «ha mandato un sms la mattina di giovedì: ‘non ce la faccio ad alzarmi´» «è come la maledizione del faraone» . Forte con i deboli, lavitoloso con i forti.

MASERATI Ne ha due, ne vuole una terza. È il sogno più significativo e imbarazzante di Lavitola perché, diciamo la verità, bisogna essere ricchi ma anche burini per andare in giro per Roma su una Maserati. Nobilissima auto sportiva di gran lusso è degradata qui ad orpello del faccendiere di provincia. Un po´ come la Bianchina divenne l´auto di Fantozzi, la quattro porte executive è l´auto di Lavitola ma con lo sconto perché «sono un consigliere di Berlusconi».

LAVITOLA

A Mauro Masi invece l´ha regalata Montezemolo per ricompensarlo di un favore: Masi-rati. È comprensibile che alla Maserati siano molto arrabbiati. Negli Usa la famosa Abercrombie&Fitch ha diffidato l´attore Mike Sorrentino dall´indossare i capi della ditta. Sorrentino è protagonista di ‘Jersey Shore´ nel ruolo del tamarro (o coatto o buzzurro o zarro) italo americano. Alla fine Sorrentino è stato addirittura pagato per stare lontano da quel marchio. La Maserati è pronta a pagare Lavitola e Masi? E anche Montezemolo?

MERDA «Più merda c´è meglio è». Rende Lavitolapiù vivo e più forte. La trasforma infatti in plusvalenze finanziarie e in rapporti industriali con le aziende Finmeccanica, Agusta, Selex, Telespazio, la Rai...

MINISTRO È la parola - grimaldello della vanità altrui: chiama ministro chi non lo è, ma sogna di diventarlo. Nicola Cosentino, per esempio. E a Masi: «Ci lavoriamo, lascia quel merdaio dove ti sei ficcato e vai a fare il ministro». È come il titolo di colonnello nei film di Totò: «Ma io non sono colonnello!», «La faranno, oh se la faranno!». Chiede Masi: «Tu dici che me lo fa fare? «Qualunque cazzo gli chiedi Lui te lo fa fare».

LAVITOLA E BERLUSCONI INSIEME A PANAMA

MONGOLFIERA «Io gli ho detto - spiega a Tarantini - che a te ti do 8.000 euro al mese, mentre invece te ne do 14, più tutti gli extra ... fitto già pagato, più l´avvocato, più quello, più le emergenze che tieni. ‘Tu sei impazzito´ mi ha detto Lui». E anche i 500mila euro «perché credi che te li ha dati? Perché io gli ho fatto due palle come una mongolfiera».

OLIO DI FEROBBA «È un olio brasiliano che lucida la faccia tosta». «Ho capito, buono per incularmi». «Eh no, per quello ci vuole il trapano».

OGNI SCARPA DIVENTA SCARPONE Lo dice di Bonaiuti che si dà arie da statista. È la versione sarcasticamente lavitoliana del dantesco "Poca favilla gran fiamma seconda".

POMPA «Io sinceramente non credo che ci sia una donna al mondo che se lei le telefona e le dice "vieni qua a farmi una pompa", quella non viene correndo». Così solletica il punto debole di Berlusconi. E lo spolpa.

POSITANO-ISCHIA Sono i luoghi-vetrina. «Col prefetto di Salerno hai rapporti?». E il senatore Esposito: «Certo». «Dunque io ho un vicino...». C´è sempre un abuso da sanare o una casa da comprare. Sono i templi di visibilità del napoletano arrivato. Ma non c´è Capri, che forse gli mette soggezione.

LAVITOLA SUL TRENO DEL VIAGGIO UFFICIALE DI BERLUSCONI A PANAMA

PATONZA «Io non c´entro nulla con le feste, non sono mai stato invitato». Marca la differenza, Lavitola. Non è uomo da patonza. Non va a mignotte ma seduce la donna del mignottaro che ha sotto tutela.

POVERINO Lo ripete parlando di sé, è un intercalare. La filosofia è quella del «Vuoi stare bene? Lamentati».

RUOLO «Il mio è un ruolo, tra virgolette, di assistenza».

SCEMO «Io non sono scemo» ha ripetuto Lavitola in tv. E «Berlusconi è tutto tranne che scemo». Di Tarantini invece: «È un poco fesso». Passare per scemo è il suo terrore. Per grazia fisiognomica Lavitola ha le sopracciglia unite e la faccia dell´intelligenza istintiva alla Bertoldo, della furbizia primitiva, bandiera degli spavaldi ribaldi e ricchi del berlusconismo, quelli che gli scemi siamo noi. Lo scemo è Cipputi e non Sacconi, lo scemo è il professore Biagi e non Scajola, lo scemo è il contribuente e non l´evasore, lo scemo è il drogato e non lo spacciatore, lo scemo è il pesce e non il pescivendolo. Ecco il mondosottosopra.

LAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTO

SOTTOSEGRETARIO «Lo so, lo so, avrà messo uno... uno a come si chiama, alla Santaché; e uno a Storace; e un altro, chi lo sa?, speriamo che volesse fa´ a me, boh».

SUPPOSTA L´oggetto lo intriga forse perché è il feticcio di chi sa introdursi, e lui è bene introdotto. La propone a Maria, a Daniela, alle segretarie ...: «Mo´ vengo, ti do una bella suppostina e ti guarisci»

STAMPA «È il vero problema di questo cacchio di paese».

TRANQUILLO È il telefono che non può essere intercettato. «Hai visto che avevo ragione?» gli dice con amarezza Berlusconi rinfacciandogli le intercettazioni. « Il mio maresciallo mi ascolta» dice e ricorre alle schede esotiche e tranquille, quelledei malavitosi: «Le passo il presidente Berlusconi», «no, no, un momento, lo richiamo io tra due minuti».

LAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTO

URUGUAY «Stanno in un conto chiuso in Uruguay» i 500mila euro che Berlusconi gli ha dato per Tarantini. Gli dice di tenerli lì «per il tuo futuro, per l´emergenza» (vedi anche Brasile).

VALTERINO Nella memoria degli italiani ci sono Walter Chiari e Walter Veltroni, entrambi con la W, che è una doppia V. Lavitola è il Valter con una sola V. È il surrogato italianizzato, come Ilary lo è di Hilary, come il faccendiere lo è del lobbista e del brasseur d´affaires. Ha nel nome l´incompiutezza metafisica: Machiavelli, editore, pescivendolo, ministro, «gli chiedo le deleghe di Gianni Letta». È l´ambizione di chi ha una sola "V" e per tutta la vita insegue l´altra.

LAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTO

ZUPPA DI LATTE. Il contrario del celodurismo: «Se solo me lo chiedi vuol dire che mi consideri una zuppa di latte come a te».

 

IL DON VERZÉ ROMANO? - I FRATI DELL’IDI HANNO UN BUCO DA 3-400 MLN € - IL VATICANO NON LI VUOLE SALVARE

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Emiliano Fittipaldi per "espresso.repubblica.it", in edicola domani

idi istituto dermopatico immacolata

Fratel Franco Decaminada l'8 dicembre di ogni anno va in chiesa per rinnovare i voti fatti alla Madonna. E' la legge della Congregazione a cui appartiene, quella dei "Figli dell'Immacolata Concezione": bisogna promettere castità, obbedienza, povertà. Da sempre Decaminada per i suoi fratelli è un padre spirituale, una guida sicura che indica la retta via. Anche nell'intricata giungla degli affari: la Congregazione gli ha affidato tutto il suo impero, e soprattutto i suoi beni più preziosi. Ossia l'ospedale San Carlo e l'Idi, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata, uno dei più importanti centri dermatologici d'Europa.

IDI ISTITUTO DERMOPATICO DELL IMMACOLATA

"Castità, obbedienza, povertà", recita il regolamento. Che Decaminada segue a modo suo: tre anni fa s'è comprato una villa di 18 stanze in Toscana circondata da 23 mila metri quadrati di terreno e prati. Peccato veniale, si potrebbe dire. Il fatto è che mentre i lavori di ristrutturazione della magione sono quasi finiti, la Congregazione è in crisi e registra un buco mostruoso in bilancio, stimato da autorevoli fonti vaticane tra i 300 e i 400 milioni di euro.

Un'esposizione che pesa soprattutto sulle banche, Unicredit in particolare, e che fa tremare i polsi ai migliaia di dipendenti degli ospedali. "Decaminada", sussurrano preoccupati nei corridoi, "rischia di diventare il don Verzè del Lazio, e l'Idi il nostro San Raffaele. Sarebbe un peccato mortale".

IDI ISTITUTO DERMOPATICO DELL IMMACOLATA

Tra affari e politici. Andiamo con ordine, perché la storia della Congregazione è emblematica di come, troppo spesso, gli enti religiosi del Vaticano navighino con poca accortezza nei mari della finanza, finendo per assomigliare a spericolati hedge fund più che a enti no profit. Padre Franco - che tutti chiamano "presidente", anche se il capo dell'istituto religioso è il suo amico Ruggero Valentini - è l'indiscusso comandante che ha manovrato la nave negli ultimi lustri. Consigliere delegato dell'Idi, è grazie a lui che i suoi fratelli fanno il salto di qualità.

Nati nel 1857, anno in cui don Luigi Maria Monti fonda la Congregazione, celebri all'inizio del Novecento per le pomate per la cura della tigna dei contadini, oggi i frati controllano oltre ai due grandi ospedali romani "Villa Paola" in provincia di Viterbo, una dozzina tra case di cura e orfanotrofi sparsi in tutta Italia, una società farmaceutica che fattura 20 milioni di euro l'anno, il centro oncologico di Nerviano, vicino Milano, e l'Elea, un'azienda fondata dall'Olivetti specializzata in formazione.

FRANCO DECAMINADA E RUGGERO VALENTINI FOTO VITA TRENTINA

I "concezionisti" sono dunque una realtà importante. Soprattutto nella capitale, dove sono riveriti e omaggiati. In primis dalla politica. Ogni mese i frati-laici invitano ai loro eventi (che definiscono la "Cernobbio in riva al Tevere") deputati e big di partito che discettano di fede, politica, televisione, crisi internazionale e Vangelo: dai ministri Franco Frattini e Giulio Tremonti a Marco Tronchetti Provera fino all'attrice Vittoria Puccini (che ha letto agli astanti le poesie di Prévert), alla corte di Decaminada ci vanno tutti. La settimana scorsa hanno presentato i loro ultimi libri due pezzi da novanta come monsignor Rino Fisichella e il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Ad applaudirli 300 persone, in mezzo senatori democrat, qualche lobbista e l'immancabile Mario Baccini dell'Udc, che dei fratelli è grande amico.

Se gli illustri ospiti probabilmente non hanno idea che la barca rischia di affondare, il Vaticano sa che la situazione finanziaria è compromessa. Qualche giorno fa (dopo le proteste dei medici dell'Idi che da mesi vengono pagati in ritardo) il cardinal Tarcisio Bertone ha spedito un visitatore apostolico per spulciare i conti e cercare di capire cos'è accaduto in questi ultimi anni. Non sarà facile, ma già ora i più pessimisti temono addirittura che il fallimento sia vicino. Sarà un caso, ma a "l'Espresso" risulta che i due enti della Congregazione che controllano le varie attività sono stati cancellati poche settimane fa dalla Camera di commercio di Roma.

PADRE FRANCO DECAMINADA FOTO PALAZZI PER L ESPRESSO

Partiamo dal complesso Idi-San Carlo (quest'ultimo è stato acquistato nel 1998, ora i due ospedali sono un'unica entità), che viaggia con un debito verso Unicredit superiore ai 100 milioni di euro. Struttura d'eccellenza nel campo dermatologico, con un pronto soccorso e centinaia di posti letto, nei due nosocomi lavorano 1.500 tra medici, impiegati e infermieri, che offrono centinaia di migliaia di prestazioni l'anno, tra ricoveri e visite specialistiche. Tutto sembrava filare liscio, ma da quest'estate i dipendenti hanno cominciato a essere pagati in ritardo.

La Congregazione ha puntato l'indice sulla Regione, spiegando che i rimborsi dovuti non arrivano nei tempi previsti. Renata Polverini, però, non sembra avere molte responsabilità: in realtà i frati cedono da molti anni i crediti sanitari ad alcune società specializzate (in questo caso Ubi Factor) che anticipano all'Idi i soldi teoricamente dovuti dalla Regione Lazio. Anche parte dell'esposizione di Unicredit peserebbe sul cosiddetto "factoring".

FRANCO FRATTINI

Non è tutto, però. Il problema è che la Regione rischia di non pagarli mai, i circa 70 milioni chiesti dall'Idi-San Carlo: secondo i dirigenti della Polverini (che non hanno voluto dare spiegazioni a "l'Espresso") e quelli dell'Asl Roma E, infatti, sarebbero tantissimi i drg (cioè i ricoveri ospedalieri) e le attività dell'Idi da considerare "inappropriate". "C'è un grosso contenzioso in corso.

Non è un caso che Idi-San Carlo", spiega una fonte dentro l'Aris, l'Associazione religiosa istituti socio-sanitari, "non abbia firmato nel 2010 l'accordo tra la Polverini e l'Aris sul budget dei nostri nosocomi. Ogni anno dalla Regione rimandano indietro fatture per prestazioni inappropriate per circa 15-20 milioni di euro. Una volta s'è arrivati addirittura a 26". Denaro che, nel bilancio della Congregazione, è da considerarsi come mancato ricavo.

GIULIO TREMONTI CON BODYGUARD

Ma anche gli investimenti, secondo i nemici di Decaminada, sono stati eccessivi. "Padre Franco ha affidato dal 2006 al 2009 la gestione economica a tal Giovanni Rusciano, un imprenditore campano venuto dal nulla ma con rapporti d'affari con gente del casertano. Rusciano prima s'è inventato l'Idi Card, poi ha comprato apparecchiature milionarie, sale operatorie, forniture di ogni tipo, tac".

Per la prima volta, insomma, un laico ha gestito tutti i flussi economici, sia finanziari sia di cassa. "Noi pensavamo fosse un economo, ma in realtà non aveva un ruolo ufficiale. Firme sui documenti non ce ne sono, ma nei protocolli della presidenza più importanti spunta spesso, sarà una coincidenza, la sigla g.r.".

PIERLUIGI BERSANI

Di sicuro la guerra con la Regione non ha ancora un vincitore. La partita, però, non si mette benissimo per i devoti della Vergine Maria: se il 2 febbraio Luca Casertano e Fabrizio Ferri della Direzione Sanitaria hanno mandato una durissima nota a Decaminada diffidandolo ad attivare "nuove funzioni assistenziali in assenza delle autorizzazioni previste" (il frate aveva infatti annunciato nuove attività di terapia intensiva da fare al San Carlo), qualche settimana fa l'Asl Roma E - dopo alcuni controlli - ha mandato alla procura regionale della Corte dei conti un fascicolo nel quale si segnalano alcune operazioni anomale: gli uomini della Congregazione avrebbero chiesto più volte il rimborso delle stesse prestazioni mediche.

Al centro dei controlli c'è una società, la Servizi Sviluppo e Ricerca srl, che diceva di aver comprato parte dei crediti dell'Idi-San Carlo. Fino al marzo 2011 la srl era amministrata proprio da Decaminada. Oggi la società ha cambiato nome, oggetto sociale e sede (da Roma a Catania). In molti si domandano perché. Nessuno, invece, sta indagando per capire che cos'è successo davvero ai call center dell'Idi, del San Carlo e di Villa Paola: per qualche mese per prenotare le visite le telefonate erano state affidate a un servizio esterno, e molti pazienti si lamentarono per i prezzi iperbolici: qualcuno, sul "Messaggero" disse di aver pagato la chiamata 28 euro. Più del costo della visita.

BERTONE

FORMIGONI SALVACI TU.

Un'altra operazione disastrosa è quella che ha portato all'acquisto del Nerviano Medical Sciences. Appoggiati da Gianni Letta e Pio Laghi (cardinale che fu discusso nunzio apostolico in Argentina durante la dittatura dei militari) i frati della Congregazione nel 2004 hanno battuto la concorrenza di colossi navigati, come il gruppo Dompè, e si sono aggiudicati dalla Pfizer una delle più grandi aziende europee specializzata in farmaci anticancro. Oltre 700 tra tecnici e ricercatori (ma oggi sono scesi a 540, compresi i precari) hanno festeggiato, sperando che i preti potessero rilanciarli. Sbagliavano di grosso.

Roberto Formigoni

I presupposti all'inizio c'erano tutti: la Pfizer non solo aveva ceduto il centro senza chiedere un euro, ma aveva lasciato in dote un tesoretto di ben 250 milioni. Somma a cui Decaminada e la sua squadra hanno presto aggiunto 138 milioni di euro, ottenuti da Unicredit come crediti diretti e indiretti. Un pacco di soldi, a cui vanno sommati i ricavi, oltre 15 milioni l'anno, più una ricapitalizzazione (nel maggio 2009) di 60 milioni di euro. Facendo i conti della serva, dal 2004 al 2009 (anno in cui è stata dichiarata l'insolvenza) il management ha in pratica bruciato poco meno di mezzo miliardo. Un'enormità. "Vorremmo capire", dice uno dei ricercatori, "come diavolo hanno fatto a spendere tutti quei soldi in così poco tempo".

Nonostante i roboanti annunci di nuove molecole sensazionali, di brevetti importanti venduti nemmeno l'ombra. Così tra sprechi e investimenti sballati oggi i frati devono a Unicredit oltre 150 milioni. A qualcuno, però, non è andata malissimo. Giampiero Duglio, per anni ad della struttura e fedelissimo di Decaminada, due anni fa ha lasciato la scena con una ricca buonuscita. Gli scienziati contattati da "l'Espresso" ricordano che aveva un curriculum assai originale per amministare un polo oncologico d'eccellenza: prima di arrivare a Nerviano era stato all'Atala, l'azienda di biciclette, e alla Oxygen di Padova, dove si occupava di monopattini elettrici.

"Molti dirigenti hanno avuto uscite milionarie", chiosa uno dei membri del cda. Lo prevedevano i "patti di stabilità" voluti dai frati. Gli stipendi? "Le dico solo che Donata Bertazzi, vicina a Decaminada e ancora dirigente in azienda, prende 200 mila euro l'anno, mentre don Franco nel 2009 guadagnava 300 mila euro lordi l'anno, senza contare benefit come macchina e autista".

A dicembre 2010 per salvare il salvabile è intervenuta la Regione Lombardia. Lo scorso Natale i preti hanno annunciato urbi et orbi che avrebbero donato il Nerviano Medical Sciences a una nuova Fondazione di proprietà del Pirellone. Un pacco regalo con dentro tutto: centro, terreni, ricercatori e debiti pregressi.

Finora, però, il passaggio di consegne non c'è ancora stato, e molti si domandano chi alla fine della fiera si accollerà il rosso record. Di sicuro l'accordo è stato preceduto da una strana operazione contabile: i concezionisti per rafforzare la situazione patrimoniale del centro hanno effettuato un aumento di capitale di 49,3 milioni di euro. E cosa hanno messo a garanzia i religiosi? Proprio quei crediti sanitari che la Congregazione sostiene di vantare nei confronti della Regione Lazio.

PAOLO ROMANI

TRA FALLIMENTI, PRETESTI E VILLE DI LUSSO.

Se nei documenti della Camera di commercio spuntano a carico dell'ente religioso le prime ipoteche giudiziali per importi milionari, anche altre attività controllate dai finanzieri in tonaca non se la passano bene. L'Elea, società di formazione e consulenza, è stata comprata dai concezionisti nel 2006. Protagonisti della fusione Decaminada, il confratello Aurelio Mozzetta e Domenico Temperini, l'ad di Elea. Già consigliere regionale di An, Temperini è il manager che oggi organizza per la Congregazione gli eventi con banchieri e politici.

Il patto di ferro però non gli ha portato fortuna: è sì diventato direttore generale dell'Idi, ma negli ultimi due anni i ricavi dell'Elea sono scesi del 27 per cento. A febbraio del 2010 la società è persino fallita, ma per mancanza di passivo il curatore fallimentare ha permesso la continuità aziendale. Va meglio a un'altra importante controllata, l'Idi farmaceutici di Pomezia (che ha appena siglato un accordo con il colosso americano Merck, benedetto dal ministro per lo Sviluppo Paolo Romani in persona), che vanta un fatturato di 20 milioni l'anno. Gli investimenti dei concezionisti spaziano anche fuori dai confini nazionali: l'Università Nostra Signora del Buon Consiglio a Tirana, in Albania, è cosa loro. Come la fondazione e l'ospedale annesso, per cui hanno ottenuto 30 miliardi di lire nei primi anni Novanta. Il nosocomio, però, non è ancora pronto: al suo posto c'è un poliambulatorio.

Ora la Congregazione è preoccupata soprattutto delle vicende italiane. Tarcisio Bertone, che qualche mese fa pensava di inserire l'Idi in un polo sanitario cattolico, sembra aver cambiato idea. "Non possiamo salvare anche loro", chiosano dal Vaticano già impegnato a evitare il default del San Raffaele. Padre Decaminada, anche autore di un libro sulla "Maturità affettiva e psicosessuale nella scelta vocazionale", fa spallucce. Gli affari, almeno a lui, vanno bene. Tanto che una società di cui è unico azionista, la Punto Immobiliare, ha acquistato una villa, chiamata "Ombrellino", a Magliano in Toscana. Oltre 380 metri quadri, valore superiore al milione di euro. "La zona è prestigiosa", dice un contadino, "ci fanno pure il Morellino di Scansano".

 


UN SONDAGGO DE ‘L’ESPRESSO’ DÀ IL ‘MOVIMENTO 5 STELLE’ AL 5,5% (OGGI ENTREREBBE ALLA CAMERA)

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Alessandro Gilioli per "l'Espresso"

Antonio Federico, ingegnere di Campobasso, ex operatore socioassistenziale in una casa famiglia, chitarrista in una blues band, è iscritto ai Meet Up di Beppe Grillo dal 26 aprile 2008. A questo sconosciuto trentenne, la settimana scorsa, è riuscito un miracolo: mettere d'accordo per un giorno Massimo D'Alema e Dario Franceschini, uniti nell'attribuirgli la responsabilità di aver "fatto vincere la destra" alle regionali del Molise.

beppe grillo

Federico ha infatti preso 10.560 voti, pari al 5,6 per cento. Il centrosinistra nel Molise è stato sconfitto per meno di un punto percentuale. Di qui il sillogismo di D'Alema e Franceschini, anche se il Pd in regione è rimasto inchiodato al 9,8 per cento: meno della metà rispetto alla somma di Ds e Margherita, cinque anni fa.

Il problema è che D'Alema e Franceschini rischiano di doversi arrabbiare ancora parecchio, in futuro. Perché una ricerca Swg realizzata per "l'Espresso" rivela che il dato nazionale del Movimento 5 Stelle (M5S) oggi è valutabile attorno al 5,5 per cento, più o meno il risultato ottenuto dal candidato grillino in Molise. Quasi il doppio rispetto al 2,9 che, sempre per Swg, valeva nell'aprile 2009. Secondo i ricercatori dell'istituto triestino, inoltre,"il potenziale politico attuale è destinato sicuramente a consolidarsi".

Lo studio Swg approfondisce anche la composizione di questo elettorato: più forte al Nord e nei comuni medio-grandi; proveniente perlopiù dalle aree del lavoro autonomo e del precariato, degli operai e degli studenti; che si autocolloca in maggioranza "a sinistra e centrosinistra", ma con "tendenze precedenti al non voto". Le aree di debolezza del M5S sono invece, sempre secondo Swg, il Sud e le isole, i comuni piccoli e l'elettorato cattolico.

INDIGNADOS A ROMA

L'istituto di ricerca ha poi intervistato un campione di questi elettori rilevando i tre motivi-base per cui votano Grillo: "Rifiuto della tradizionalità dell'offerta politica attuale", insomma i vecchi partiti; "rifiuto della logica di gestione delle altre forze politiche", vale a dire la poltronite e i privilegi; attrazione per "una modalità di lavoro snella, con sempre nuovi obiettivi e con rinvii tra Web e territorio", cioè un approccio pragmatico ai problemi che coniuga realtà digitale e realtà fisica.

Come si vede, nessuna di queste motivazioni rimanda direttamente a Beppe Grillo. Che però non solo ha fondato il movimento, ma ne possiede privatamente anche il marchio e ne controlla di fatto le decisioni grazie al cosiddetto "non statuto", un regolamento leggerissimo che non prevede alcuna forma di democrazia interna e che stabilisce come "sede del movimento" proprio il sito Beppegrillo.it.

Il quale sito, appunto, detta la linea politica. Ad esempio, nel marzo scorso ha stabilito la rottura con Sonia Alfano e Luigi de Magistris, i due esponenti dell'Idv che in un primo tempo il comico genovese aveva appoggiato. Poi, il 30 settembre, ha sancito con un post (intitolato "Soli") la propria lontananza anche da altri movimenti d'area come il Popolo Viola e dal quotidiano "Il Fatto". È seguito perfino il divorzio (morbido) da Marco Travaglio, i cui video intitolati "Passaparola" venivano pubblicati sul sito del comico genovese e ora sono scomparsi.

PIERLUIGI BERSANI

Insomma, un isolamento orgogliosamente rivendicato, che impedisce qualsivoglia prospettiva di dialogo con l'esterno ma che non sembra incidere negativamente sui consensi elettorali del M5S.

I cui eletti nelle istituzioni locali (specie in Emilia e in Piemonte) non smettono mai di ricordare che "il movimento non è Grillo, giudicateci per quello che proponiamo". Cioè, fondamentalmente: riduzione a due mandati per qualunque carica pubblica, eliminazione di ogni privilegio per i politici, referendum anche propositivi e tutti senza quorum, ambientalismo ed energie rinnovabili, libero sviluppo del Web, class action, lotta al precariato, via gli inquisiti dal Parlamento, trasparenza della finanza, insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall'asilo.

Tutto molto semplice, in un programma di 13 paginette pubblicato on line (www.beppegrillo.it/movimento/, cliccare "programma"). E tutti o quasi temi culturalmente "di sinistra", che però faticano a trovare spazio nel Pd. Dove tra le pochissime voci di interesse per i temi del M5S ci sono quelle di Debora Serracchiani ("dovremmo farci carico di alcune delle loro istanze") e di Pippo Civati ("hanno le nostre aspirazioni di cambiamento e come noi vogliono uscire dall'incubo degli ultimi anni della politica italiana"). Per il resto, solo diffidenza e silenzio.

MARCO TRAVAGLIO

E se fino a poco tempo almeno l'Italia dei Valori occhieggiava al Movimento 5 Stelle, adesso anche da quelle parti a qualcuno girano le scatole: "Si scrive Grillo si legge Berlusconi", si è sfogato per esempio nel suo blog Massimo Donadi, capogruppo alla Camera, riferendosi anche lui al caso Molise. Più prudente (o abile) Antonio Di Pietro: "Non condivido chi getta su Grillo e i grillini la responsabilità delle sconfitte del centrosinistra. I partiti tradizionali, piuttosto, farebbero meglio a capire come convincere i propri elettori delusi".

E qui appunto vengono le ragioni della crescita del M5S, così come sono analizzate dalla ricerca Swg. Il raggruppamento fondato da Grillo, spesso liquidato come "antipolitica", sembra attrarre al contrario chi nonostante tutto crede che la politica, con le sue decisioni, possa ancora avere un impatto positivo e concreto sulle persone. Insomma, che la politica non si riduca ad addizione algebrica di partiti e di parlamentari chiusi nel Palazzo, le cui alleanze si limitano alla gestione del potere e del presente, senza incidere nella vita dei cittadini.

de magistris con la bandana

Così il M5S riesce a incanalare una parte di quell'opposizione radicale e sociale che altrove finisce per suicidarsi nel nichilismo distruttivo e privo di speranze di black bloc e simili. È l'opzione "que se vayan todos", se ne vadano tutti, figlia di quel "crescente mix di indignazione e sfiducia" emerso anche dall'ultima ricerca di Ilvo Diamanti per "la Repubblica".

Ecco perché il Movimento 5 Stelle continua a crescere. Ed ecco perché può permettersi tranquillamente di ignorare le contraddizioni e i passi falsi del suo fondatore: "La cura Di Bella? Sconfiggerà i tumori. L'Aids? Ci sono forti dubbi che sia tutta una bufala. La Levi Montalcini? Una vecchia puttana. Roberto Saviano? Fa godere Berlusconi. Vendola? Un busone, un buco senza ciambella". E così via, sfanculando chiunque non sia lui.

gianroberto casaleggio

Così come gli elettori che guardano con simpatia il M5S non si interessano più di tanto del discusso intreccio fra il movimento e un'azienda privata, la Casaleggio, che gestisce il sito di Grillo e interviene tanto nelle strategie quanto nelle scelte dei candidati, provocando spesso dissidi ("Temo che ormai Beppe prenda ordini da loro", dice ad esempio l'ex candidata sindaco grillina a Roma, Serenetta Monti, oggi vicina all'Idv).

Ed è passata senza danni anche l'ultima brutta figura del fondatore, il cui staff ha fatto censurare (con un reclamo formale a YouTube) una videosatira su Grillo realizzata da un comico già simpatizzante del movimento, Tony Troja: non proprio il massimo per uno che a parole si batte per la libertà del Web. Ma, appunto, il M5S decolla lo stesso, sottraendo facilmente consensi al Pd. Che un giorno corteggia Casini, il giorno dopo Scajola e il terzo giorno Della Valle: salvo poi scoprire con stupore che i voti d'opposizione sono andati da un'altra parte.

 

SARKOZY CHIEDE CHE IN ITALIA SIA SPEDITO UN "COMMISSARIO" DELLA BCE, PER VIGILARE, PROPOSTA ACCANTONATA. PER ORA

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DAGOREPORT

la stretta di mano Berlusconi Merkel al Consiglio Europeo merkel sarkozy

1- Sapete perchè Berlusca ai vertici europei cerca i suoi colleghi maltese e romeno? Perché parlano un po' di italiano e c'è qualcuno che finalmente lo capisce.

2- La verità sul caso Italia l'ha scritta su Twitter l'economista-cassandra Nouriel Roubini che insegna alla New York University. "L'Italia non ha alcuna possibilità di recuperare la credibilità dei mercati finché Berlusconi non se ne sarà andato" aggiungendo che il duo Merkozy le sta provando tutte affinché Berlusconi lasci ma purtroppo "non ci riescono".

3- Il Cavalier Patonza ha mentito un'altra volta. Nessun apprezzamento entusiastico della lettera scritta a otto mani da Draghi-Letta-Brunetta-Romani. La realtà è un'altra: l'Europa ci ha commissariato. Il comunicato si conclude infatti con un invito, che suona come un ordine, alla Commissione Europea, guidata dall'ex sodale, Barroso, a presentare una valutazione dettagliata delle misure e a monitorare la situazione". E all'Italia, un ordine perentorio: fare le riforme in fretta. E c'è di più Sarkozy ha chiesto che in Italia sia spedito un "commissario" della Bce, per vigilare, ma la proposta al momento è stata accantonata . Non per molto dicono a Bruxelles.

4- Il collegamento al telefono del Cainano con il maggiordomo Vespa era tutto organizzato fin dal pomeriggio. Alla faccia dello scoop. Ne sanno qualcosa i tecnici di "Porta a Porta" allertati fin dal pomeriggio dal fido Gasparotti.

5- Tempi duri per Paolino Bonaiuti. Il Cavaliere non lo vuole più vicino a lui quando ci sono le telecamere. "E' meglio farsi vedere con Scilipoti" ha sentenziato stamattina all'alba Berlusconi quando ha visto la registrazione dei tg. "Con quell'aria da becchino e con quelle cravatte immettibili fa solo male alla mia immagine". Rimprovera anche a Paolino di indossare cravatte di Ferragamo e non dell'amato Marinella. "Quando sono all'estero vicino a me voglio solo Valentino Valentini", facendo sapere al suo consigliere di tagliarsi la barba.

6- A proposito di Valentini: pochi sanno che per i meeting all'estero all'ex funzionario della Ue viene assegnato il badge di interprete in modo che può soccorrere anche ai pranzi ufficiali il Cavaliere che, come si sa, in fatto di lingue (parlate) è poco sopra lo zero, se si escludono una decina di canzoni francesi.

7- nourie roub Gaffe n.2 di Berlusconi con la Merkel. Dopo la falsa notizia di un fantomatico incontro a Bruxelles nel precedente vertice del Consiglio europeo ecco che il Cavalier si fa beccare un'altra volta dalla Cancelliera tedesca. Stanotte il Cavaliere aveva detto a Vespa di fatto pace con la Merkel . Quindi, secondo la sua versione, era tutto risolto dopo lo scambio di risatine con Sarkozy nella conferenza stampa di sabato scorso, aggiungendo che la Cancellierona si era addirittura scusata con lui.

BRUNETTA

Niente di vero. Puntuale come un orologio svizzero arriva poco dopo la smentita del portavoce della Cancellierona. A notte fonda Steffen Seibert, spokesman della Merkel, scrive suo sito "nessuna scusa perchè non c'era nulla di cui scusarsi". Bonaiuti è riuscito a bloccare la notizia fino a stamattina, ma non ha potuto far nulla con Sky. Giovanna Pancheri, corrispondente di Sky da Bruxelles, l'ha sparata in diretta al tg di mezzogiorno.

8- Settantacinque anni ma non li dimostra. Pippo Marra, il padre-padrone della Adnkronos, quando scende in campo riesce ad agguantare ancora la notizia. Tutti i direttori ieri sono stati alla ricerca della lettera di Berlusconi alla Ue dopo che i loro segugi più fidati erano tornati a mani vuote. Nell'impresa che ha dato molto fastidio a Palazzo Chigi ci è riuscito invece lui.

PAOLINO BONAIUTI BRUNO VESPA

In serata lo chiama Gianni Letta chiedendogli di dirgli chi aveva rifilato le sedici cartelle. Pippo fa muro, così Letta chiude seccato la conversazione con "saluti romani"'. Un riferimento alla militanza giovanile nel Msi di Marra? No, Romani è anche un cognome e il ministro (non per colpa sua) dello Sviluppo Economico è l'indiziato numero uno di aver mollato a Pippo Marra il prezioso e inarrivabile documento.

 

RAFFAELE SOLLECITO: NATALE A SEATTLE CON AMANDA - AMY WINEHOUSE, MORTA PER 3 BOTTIGLIE DI VODKA

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Vittoria Cecchi Gori per "Dagospia"

1 - PETIZIONE A OBAMA PER INDAGARE SU SCIENTOLOGY...

CHIESA DI SCIENTOLOGY

http://bit.ly/tsbedR
Radar Online -
Una petizione iniziata da "We The Peope" ha collezionato abbastanza firme per chiedere alla Casa Bianca di aprire una investigazione sulla chiesa di Scientology: "Chiediamo all'Obama Administration di: esaminare perche' il governo non sta investigando e processando la Chiesa di Scientology per crimini, fraude e abusi". Secondo la petizione, l'FBI avrebbe piu' di 300 lamentele di crimini e atrocita' commesse dalla chiesa come traffico di umani, aborti forzati e violazioni dei diritti civili.


2 - RAFFAELE SOLLECITO: NATALE A SEATTLE CON AMANDA...

AMANDA KNOX E RAFFAELE SOLLECITO

http://bit.ly/uOeolp
Newser -
Il "Daily Mail" riporta che Raffaele Sollecito ha rivelato di essere stato invitato alla casa della famiglia di Amanda Knox a Seattle per Natale. Spiega di avere bisogno di rivederla, parlare e caprire cio che gli era successo in questo ultimi 4 anni. Promette che: "Di sicuro andro' a trovare Amanda".


3 - JENNIFER LOPEZ E MARC ANTHONY: STOP AL DIVORZIO...

JENNIFER LOPEZ E MARC ANTHONY

http://bit.ly/tQoybY
Hollywood Life -
Secondo il magazine "Star", Jennifer Lopez e Marc Anthony hanno fermato le procedure di divorzio per cercare di risolvere i loro problemi per i loro gemellini, Max ed Emme. La Lopez sarebbe disposta a perdonarlo (per il suo presunto tradimento) e tornare insieme ma Marc deve cambiare molto per riconquistarla.


4 - ‘AMICA' RIVELA IL SESSO DEL BEBE' DI BEYONCE...

BEYONCE DA PICCOLA

http://bit.ly/v5iAM9
Gothamist -
Si specula di nuovo sul sesso del bebe' di Beyonce' e Jay Z. Questa volta la rivista "In Touch" sostiene che una ‘amica' della cantante abbia assicurato che "Beyonce e' felicissima che sta per avere una bambina". Chissa' se assomigliera' a questa foto della sua mamma da bambina...


5 - AARON SORKIN SCRIVERA' IL FILM SULLA VITA DI STEVE JOBS...

AARON SORKIN E STEVE JOBS

http://bit.ly/uGxNBh
Perez Hilton -
Si dice che sara' Aaron Sorkin ha scrivere il film per la Sony, sulla biografia di Walter Isaacson di Steve Jobs.


6 - RIHANNA COMPRA MARIJUANA AD AMSTERDAM?...

RIHANNA

http://bit.ly/tZhTwE
Perez Hilton -
Rihanna ha visitato il famoso coffee shop di Amsterdam, Bulldog, considerato dai locali il piu' popolare per la marijuana. Sara' entrata solo per un cappuccino?


7 - VIDEO CHOC: POLIZIOTTO SPARA IN FACCIA A UN MANIFESTANTE DI ‘OCCUPY OAKLAND’'...

MANIFESTAZIONI OCCUPY OAKLAND

Perez Hilton - Ora che le manifestazioni si sono sparse i tutto il mondo, cresce anche la violenza degli scontri con la polizia, che usano gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro chi protesta. In questo video choc, diventato virale, si vede come nella manifestazione di ‘Occupy Oakland' in California un poliziotto spara in faccia a un giovane. Questo video non e' per le persone piu' sensibili.

Guarda il video qui:
http://bit.ly/sDkhcS

LINDSAY LOHAN


8 - LINDSAY COMPLETAMENTE NUDA SU PLAYBOY: HA BISOGNO DI SOLDI...

http://bit.ly/vFx4lg
Radar Online -
Una fonte alla "Playboy" ha rivelato a "TMZ" che nel servizio fotografico di ieri, Lindsay ha mostrato veramente tutto! Ma come mai l'attrice avrebbe accettato di posare completamente nuda per la "PLayboy"? "Radar Online racconta in esclusiva, che l'attrice ha bisogno di soldi, e' preoccupata per la sua situazione finanziaria, specialmente adesso che potrebbe tornare in prigione fino a una durata di 18 mesi per avere violato i termini della sua liberta' vigilata (di nuovo). Inoltre Lindsay non ha ancora firmato il contratto per il ruolo nel film sulla famiglia Gotti.


9 - FORBES: MICHAEL JACKSON È IL MORTO CHE GUADAGNA DI PIÙ...

MICHAEL JACKSON

Radar Online - Secondo "Forbes", Michael Jackson e' la celebrita' deceduta che ha guadagnato di piu' quest'ultimo anno con 170 milioni di dollari. Secondo e' Elvis Presley, che grazie allo spettacolo "Viva Elvis" del Cirque du Soleil, ha guadagnato 55 milioni di dollari dal 2010 al 2011: seguito da Marilyn Monroe con 27 milioni. Elisabeth Taylor ha debuttato sulla lista arrivando quinta con 12 milini di dollari.

Per la lista in tera clicca sul link:
http://bit.ly/rDyxDo


10 - GERI HALLIWELL CONGELATA DAL BOTOX...

GERI HALLIWELL

http://bit.ly/vsQ22D
Coco Perez -
Geri Halliwell ha rubato tutta l'attenzione dei media prima di entrare al The Royal Albert Hall per vedere George Michael. L'ex Speice Girl sembrava avere il viso congelato e un occhio piu' grande dell'altro. Sara' per colpa di un ritocchino? Botox fatto male? Qualunque sia la ragione, questo non e' un bel look per Geri...


11 - TORNA "EVITA" A BROADWAY CON RICKY MARTIN...

RICKY MARTIN

Perez Hilton - Ricky Martin interpreta Che Guevara nello spettacolo Broadway di "Evita". Guarda il video del retrosceno del primo servizio fotografico del cast.

Guarda il video qui:
http://bit.ly/s4Wgf2


12 - CINA: ABOLITI I REALITY SHOW...

JERSEY SHORE

http://gaw.kr/rqFfGq
Gawker -
Niente piu' reality show in Cina, ora che il governo ha messo un divieto su questo tipo di programmi perche' troppo intrattenitivi e di cattivo esempio. Senza "I Kardashian" e "Jersey Shore" come andra' avanti la popolazione cinese?


13 - VIDEO VIRALE: UBRIACA AGGRESSIVA VIENE ARRESTATA IN TOPLESS E PERIZOMA...

ERIN HOLDSWORTH

Gawker - Guarda il video di questa 28enne, di nome Erin B. Holdsworth, che e' scappata dalla polizia per poi essere catturata in topless perizoma, calze a rete e scarpe da ginnastica. L'inseguimento ad alta velocita' non e' durato molto, ma il video sara' per sempre!

Guarda il video qui:
http://gaw.kr/ukIBp0


14 - AMY WINEHOUSE, MORTA PER 3 BOTTIGLIE DI VODKA (NEL SANGUE 4,16% DI ALCOL)...

AMY WINEHOUSE

http://bit.ly/vwHLKD
Perez Hilton -
La causa della morte di Amy Winehouse e' stata resa nota: la cantante e' e' entrata in choc per l'altissima quantita' di alcol nel sangue, dopo essere stata sobria per diverse settimane. Tre bottiglie di vodka vuote, due grandi e una media, sonol state ritrovate a casa di Amy alla sua morte. Nessuna traccia di droghe illecite sono state riscontrate nelle analisi tossicologiche.


15 - KERRY WASHINGTON E' LA NUOVA STAR DI QUENTIN TARANTINO...

KERRY WASHINGTON

http://bit.ly/tIJIWC
Perez Hilton -
Karry Washington e' la star femminile del nuovo film di Quentin Tarantino, "Django Unchained", e recitera' al lato di Jamie Foxx e Leonardo Di Caprio.


16 - PENELOPE CRUZ AL FILM FESTIVAL DI ROMA...

http://bit.ly/tk2X6o
Just Jared -
Penenlope Cruz ha posato per i paparazzi insieme al suo comprotagonista di "Venuto al Mondo", Emile Hirsch, al Film Festival di Roma. L'attrice spagnola ha optato per un tailleur di Dolce & Gabbana.
Guarda le foto nella gallery...

PENELOPE CRUZ E EMILE HIRSCH


17 - PAZ DE LA HUERTA TUTTA NUDA PER TERRY RICHARDSON...

http://bit.ly/uADojz
Egotastic! -
Tutte le star si fanno fotografare da Terry Richardson, ma ben poche senza veli come ha fatto Paz De La Huerta. La cattivona di "Boardwalk Empire", senza nessuna vergogna, posa completamente nuda nelle foto in bianco e nero.
Guarda le foto nella gallery...

 

PAZ DE LA HUERTA

IL MINISTRO DEL LAVORO SACCONI, NON AVENDO UN CAZZO DA FARE, SCODELLA UN LIBRO

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Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo


(ASCA) - "L'elasticita' sociale ma anche politica'' delineata nel libro di Sacconi ''Ai liberi e forti'' permette ''alleanze di scopo'' che permettono di realizzare un ''nuovo manifesto del centrodestra''.

VESPA ALFANO

E' quanto ha affermato il ministro Roberto Maroni (Lega Nord) intervenendo in serata alla presentazione del libro di Sacconi insieme al segretario del Pdl Angelino Alfano e il sociologo Giuseppe De Rita.

SABINO ACQUAVIVA E GIUSEPPE DE RITA

Richiamandosi alle teorie di Sacconi , Maroni ha sottolineato che ''e' giunto il momento dell'evoluzione''. E ha parlato di una ''nuova fase che puo' partire tra non molto per una rinnovata alleanza nel centrodestra'' in cui, ha sottolineato Maroni, ''noi ci staremmo col nostro nome, perche' siamo una grande famiglia''.

Sollecitato da alcune domande di Bruno Vespa in veste di moderatore che gli ha chiesto se per lui conta la fedelta' agli elettori, viste anche le polemiche con Bossi, Maroni ha invitato a non credere a tutto quello che si dice o si scrive: ''Siamo una grande familgia. Non credete a tutto quello che scrivono i giornali. Certo non tutto e' inventato, ma le cose non sono proprio cosi', come si raccontano''.

ROBERTO MARONI BRUNO VESPA

Quella di Maroni e' stata la parentesi politicamente piu' esplicita ed attuale in un dibattito che e' stato molto sfumato e tutto sommato rivolto ad accreditare un patrimonio culturale e valoriale che -come e' testimoniato nelle intenzioni del libro di Sacconi- dovrebbe qualificare un centrodestra per troppo tempo schiacciato sull'ideologia del ''fare'': di quella filosofia che ha caratterizzato la nascita dell'era Berlusconi e che a giudizio degli stessi esponenti di centrodestra mostra abbondanti segni di esurimento della sua spinta propulsiva al punto che dal pragmatismo si e' passati al ghe pensi mi.

RIMANENZE SOCIALISTE GIANNI DE MICHELIS GENNARO ACQUAVIVA

E' questa preoccupazione che ha fatto da filo conduttore all'intero dibattito. Lo stesso Alfano lo ha confermato parlando di ''scelte di governo che devono nascere, a monte, dai valori per approdare, a valle, alle decisioni concrete''.

Con ''liberta' poetica'' Alfano ha aggiunto una domanda: ''Siamo stati coerenti con i nostri valori? Io dico di si': abbiamo agito -ha affermato- per i piu' deboli, abbiamo pensato alla famiglia, difeso la vita. Ma dobbiamo riconoscere che per la complessita' del tempo storico non abbiamo potuto fare tutto, ma il possibile. Abbiamo governato in tempi di crisi. E sui problemi economici non chiediamo attenuanti generiche perche' abbiamo fatto il possibile. E' tutto l'Occidente che e' in crisi''. E dal libro di Sacconi, Alfano ha detto di riscontrare il riconoscimento della ''coerenza del partito'', del Pdl.

PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI MAURIZIO SACCONI VALERIA LICASTRO

Alla domanda se in futuro il Pdl pensa di fare da solo o di unirsi ad altri, Alfano ha risposto dicendo che ''il principio della scelta, da parte del popolo, del governo e' il midollo della democrazia, toccarlo vorrebbe dire mettere in discussione questa fondamentale regola della democrazia moderna''. Alfano che ha difeso il concetto di alleanze politiche, presenti gia' nell'impostazione di don Sturzo, ha pero' messo in guardia dalla messa in discussione del bipolarismo che potrebbe produrre ''insalate indigeste''.

OSVALDO NAPOLI ANTONIO MARTUSCELLO

Alfano si e' richiamato al ''bene comune'' per auspicare convergenze virtuose in parlamento su singoli aspetti ''perche' non c'e' bisogno -ha detto- di fare cadere un governo per fare buone scelte''.

Una critica e' stata espressa da De Rita quando ha sottolineato che ''i politici sono tutti bravini, ma quando si tratta di fare un'elaborazione generale le cose cambiano''. Per De Rita -che su questo ha espresso un apprezzamento a Sacconi- il problema e' quello di ''recuperare una tradizione'' e infatti ''nessuno sembra capace di reinventare la tradizione''. E' in questa chiave che per De Rita va letta ''l'idea abbastanza diffusa di un partito nuovo'' capace di realizzare questo recupero.

MAURIZIO SACCONI ROBERTO MARONI

Sacconi, ha raccolto le osservazioni confermando che ''ebbene si', e' giusto in questo tempo di insicurezza recuperare cio' che ha resistito''. ''Si' -ha aggiunto- si tratta di conservare valori di una cultura, della tradizione.

NELLO MUSUMECI

E in questo senso occorre rivalutare il termine conservatori, come capacita' di conservare e riprogettare''. Sacconi ha indicato la strada di ''una laicita' adulta che si ancora ai valori della tradizione, della persona, della famiglia e della vita''. In quest'opera ha indicato la necessita' di evitare ''il pericolo del relativismo'' e per farlo, ''sapere che ci aiuta l'universalismo cristiano''.

In una platea affollata e un po' distratta, anche a causa di un'acustica insufficiente all'interno del Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra, si sono notati molti parlamentari del Pdl, tra cui Quagliariello e Gasparri e la la sottosegretaria Roccella. Presenti anche esponenti cattolici, rappresentanti di quei movimenti e associazioni che hanno dato vita nei giorni scorsi al forum di Todi.

 

TRAFFICO DI SIGARETTE IN VATICANO - UN PRETE PENTITO CI GUIDA ALLA SCOPERTA DELLO SPORCO BUSINESS

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Gianpiero Caldarella per "Il Male", settimanale satirico diretto da Vauro e Vincino, in edicola domani

VAURO RATZINGER MARLBORO COUNTRY DA IL MALE

Don Cicca fumava parecchio. Sin dai tempi del seminario. Sembrava tutto bello, l'accendino ricaricabile mimetizzato nel rosario, l'odore dell'incenso che si mischiava a quello delle Marlboro fumate nel cortile, di nascosto, dietro la colonna, lontano dall'occhio vigile del padre guardiano Don Balsamico. Poi vennero i voti e l'uscita dalla clandestinità. Adesso tutto il mondo poteva sapere che Don Cicca fumava.

TRAFFICO SIGARETTE VATICANO DA IL MALE

Il compagno di camerata prima dell'addio gli allungò un portasigarette foderato con l'immaginetta di San Claudio, santo protettore dei tabagisti. Il primo rapporto con l'eucarestia, non da utilizzatore finale, ma da portatore sano di ostia fu un'emozione intensa, indimenticabile. Sì, va bene, l'ansia da prestazione, la voce che rischia di spezzarsi ad ogni pausa, ma la moltitudine di fedeli che si era accalcata per ascoltare la prima predica del nuovo parroco, restò affascinata dalla voce di lui rauca, profonda come un cilum himalayano.

Era un dono di Dio quella voce, dicevano, e in fondo non avevano tutti i torti. Anche Don Cicca pensava che il tabacco fosse un dono di Dio, e per questo in gioventù fumava solo sigarette senza filtro. Non riusciva ad accettare l'idea che il creatore avesse messo al mondo anche i filtri. "Di questo passo -ripeteva fra sé e sé- finiremo per l'accettare anche i preservativi come dono di Dio. La vita è un dono e va vissuta senza filtro, nature."

TRAFFICO DI SIGARETTE DA IL MALE

Don Cicca amava tutto quanto usciva dalla Santa Sede, gli arredi per le sacrestie, la paccottiglia per le perpetue, i calendari di Padre Pio, ma quando scoprì che in Vaticano poteva trovare le sue Marlboro a un prezzo che lo Stato Italiano se lo sognava, non ci pensò due volte. Così comprò la prima confezione da sei stecche, 60 pacchetti a soli 215 euro. Meglio che dal contrabbandiere all'angolo. Fuori, da un tabacchino qualunque, l'avrebbe pagata 80 euro in più, quasi 300 euro in tutto.

TRAFFICO DI SIGARETTE DA IL MALE

Certo, 1200 sigarette in una botta sola erano tante, ma Don Cicca con le bionde del Vaticano risparmiava parecchio e fumava sempre di più, tanto che in chiesa i fedeli ormai faticavano a riconoscere l'odore dell'incenso e tossivano in continuazione. Ma un bel giorno arrivò la brutta notizia. Don Cicca aveva preso un tumore ai polmoni che diventavano sempre più neri mentre la tonaca, stressata dai vari lavaggi, si schiariva sempre di più, perdendo tutta la sua funerea vivacità.

La crisi mistica era dietro l'angolo, ma Don Cicca non era tipo da abbattersi o da spegnersi tanto in fretta. Il giorno della riscossa era vicino. Non poteva più sopportare che ogni giorno migliaia di sigarette uscissero scontate e indisturbate dal Vaticano. " Così decise di denunciare tutto a noi de Il Male e di portare a compimento l'ultima missione.

TRAFFICO DI SIGARETTE DA IL MALE

L'abbiamo accompagnato ad acquistare una nuova maxi confezione di Marlboro presa allo spaccio del Vaticano, con tanto di santa tessera aziendale e prezzo quasi ucraino. Adesso sappiamo tutto e anche Don Cicca sa che non vale la pena pigliarsi pure la gastrite per chi dice di difendere la vita. Tanto vale fumarsi un'altra sigaretta. L'ultima? Nooooooooooo!

 

PAGHIAMO 3 € ALL’ANNO SULLA BOLLETTA PER LE SCORIE NUCLEARI, MA NON SI SA DOVE METTERLE

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Da "Panorama"

Silvio Berlusconi

1. NUCLEARE, LE SCORIE DIMENTICATE...
I soldi ci sono, ma non c'è nessuno che decida come utilizzarli. Ogni cittadino paga tre euro all'anno dalla bolletta elettrica alla Sogin, la società che cura lo smantellamento delle vecchie centrali nucleari e il deposito delle scorie (incluse quelle della medicina nucleare). Nel 2010 sono arrivati alla società 190 milioni di euro. Ma dopo le dimissioni di Umberto Veronesi dall'agenzia per la sicurezza nucleare si è fermato tutto. Nessuno sceglie il sito del «deposito unico» tra i 52 proposti dalla Sogin. E ogni anno si accumulano 500 metri cubi di scorie nucleari. (S.D.)

BEATRICE LORENZIN

2. IL CAVALIERE IMITA LE IENE PER LORENZIN...
Roma, quartiere Eur: la deputata pdl Beatrice Lorenzin festeggia in casa i suoi primi 40 anni con una trentina di onorevoli. Alle 23 arriva Silvio Berlusconi, che prima porge il regalo (un bracciale d'oro) e poi loda i giovani parlamentari: «Siete tra i più presenti in aula. Voi siete il futuro del partito».

C'è anche Simone Baldelli, il deputato autore di un dvd in cui imita Fabrizio Cicchitto, Sandro Bondi e Giulio Tremonti. E Berlusconi diverte tutti interpretando una Iena tv che intervista Baldelli nei panni di Cicchitto che impreca e di Bondi intimidito. Fino a Tremonti che gioca a scacchi con se stesso e dice: «Caspita, questo è un genio».
(A.R.).

cen35 aldo forbice

3. ZAPPING CONTRO I VITALIZI DEI POLITICI...
È partita la nuova campagna di Zapping, il programma di Radio 1 condotto da Aldo Forbice, contro indennità e vitalizi dei politici. Le firme raccolte saranno consegnate ai presidenti delle Camere.

4. UN PO' DI «OXYGEN» DALL'AMERICA LATINA...
Al quarto anno di vita arriva il restyling per la rivista Oxygen dell'Enel, diretta da Gianluca Comin. Per l'occasione un numero speciale dedicato all'America Latina e al suo boom economico. Interviste esclusive a capi di stato, analisi e reportage arricchiscono la prima monografia di una serie dedicata ai paesi che stanno cambiando la geopolitica mondiale.

5. NAPOLI: LA PROCURA ATTACCA L'EX PM...
Vengono dallo stesso ufficio giudiziario di Napoli ma ora sono divisi come mai prima sulla linea da adottare nella lotta all'illegalità: il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, veterano nelle indagini contro i reati ambientali, e il pm in aspettativa Giuseppe Narducci, da poco assessore alla Polizia municipale. La miccia che fa esplodere il caso è una lettera recapitata in procura.

ANGELINO ALFANO

Il comune chiede di utilizzare per altri incarichi i vigili che piantonano gli edifici abusivi, prevedendo controlli saltuari contro la violazione dei sigilli. Ma «reprimere gli abusi è uno dei principali compiti dei vigili urbani; dirigere il traffico è un'incombenza semplicissima, impieghino i boy scout» replica (in pubblico) De Chiara. Dopo le esternazioni, nessun contatto diretto fra gli ormai ex colleghi. De Chiara però non dispera. Il segnale atteso? «Lo sprint nelle demolizioni».

RENATO BRUNETTA

6. ANGELINO E RENATO, UNA GIORNATA TRA AMICI...
Una giornata passata in famiglia. Anzi, in famiglie. Da veri amici. Domenica 23 ottobre il presidente del Senato, Renato Schifani, e il segretario del Pdl, Angelino Alfano, sono stati notati con le mogli sulla terrazza del ristorante dell'hotel Majestic di Filippo La Mantia. Un pranzo che ha spazzato via le voci malevole di dissapori dimostrando al contrario la piena armonia, non solo politica ma anche personale, che regna fra i due politici legati da lunga e solida amicizia. Schifani e Alfano hanno continuato insieme la giornata allo stadio per assistere alla partita Roma-Palermo. E qui, causa sconfitta dei rosanero, è arrivata l'indigestione.

7. DODICI MESI CON L'ESERCITO 2.0...
I conflitti sono ormai basati sulla tecnologia e le forze armate sono chiamate a evolversi e modernizzarsi. L'Esercito da tempo ha avviato progetti di sviluppo ad alto tasso tecnologico, al centro del Calendesercito 2012, intitolato «Esercito 2.0». Sviluppo, sperimentazione e ricerca sono i temi in cui è diviso. Sperando che non manchino i fondi necessari.
(S.V.)

giuseppe narducci

8. SANSICARIO: I VIP RICOMPRANO IL PAESE...
Un paese in liquidazione ricomprato dai suoi stessi abitanti. Il primo caso italiano è Sansicario (To) sulle Alpi, stazione sciistica alla moda negli anni Ottanta. Buen retiro della Torino bene, dopo le Olimpiadi del 2006 si è ridotto a un paese fantasma. Chiusi tutti i negozi, per 1 litro di latte bisogna scendere a valle. Così i 1.300 proprietari degli appartamenti, nomi noti come il banchiere Marco Brignone, Michele Vietti, vicepresidente del Csm, Niccolò Chiusano, fratello del penalista torinese, Giulio Barberis, figlio dell'ex amministratore delegato della Fiat, riacquistano tutto.

In 35 hanno fondato la cooperativa Nonsoloneve, unica coop non bancaria ad avere ottenuto dalla Consob l'autorizzazione alla pubblicazione del prospetto informativo. La sottoscrizione minima è di 10 mila euro e per il successo del progetto occorrono almeno 6 milioni di euro che i soci verseranno in contanti. (T.M.)

DARIO FRANCESCHINI

9. CAMERA NASCOSTA..
LA PATATA DI DARIO - Transatlantico, lato est: Dario Franceschini, capogruppo pd, mi chiede se rimpiango la direzione del Resto del Carlino. Poi aggiunge che non vorrebbe andare al voto nel 2012 perché, in caso di vittoria della sinistra, sarebbe una patata bollente con la ripresa economica ancora lontana. E lui, di patate (prodotto emiliano doc), se ne intende.

ONOREVOLI PETTORALI - Prima della palestra dialettica della Camera, i deputati si cimentano in quella vera. È il caso del neosottosegretario all'Interno Guido Viceconte, di Giuseppe Scalera (Pdl), di Giovanni Battista Bachelet (Pd) e di Mario Pepe (Gruppo misto) che si ritrovano in mutande dalle parti di Villa Borghese. Quando gli onorevoli pettorali sono in via di sviluppo.

 

MINZO NON CI PENSA PER NIENTE A LASCIARE IL TG1, SPERA DI DURARE FINO ALLE ELEZIONI - MULÈ PRESTO A MEDIASET?

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Tommaso Labate per "Il Riformista"

minzolini

Retroscena. Il gioco dell'oca che sta per anticipare la fine della legislatura. Minzolini resiste, ma potrebbe dover cedere il passo a un direttore di transizione (Preziosi o un traghettatore «alla Albino Longhi»). Comunque, ha un contratto che lo blinda dentro l'ammiraglia. Cambio della guardia anche a Panorama. Il direttore Mulè verso Mediaset.


Ancora qualche settimana e, stando al tam-tam di viale Mazzini, Augusto Minzolini abbandonerà la direzione del Tg1.

GARIMBERTI E LORENZA LEI

Quella che per settimane è stata una semplice "voce", adesso è qualcosa di più. Al punto che tanto nei corridoi del settimo piano della Rai quanto nella commissione di Vigilanza, l'addio di Minzolini alla poltrona di direttore del Tg1 viene addirittura associato all'aggettivo «imminente».

Sia chiaro, l'ex editorialista della Stampa non ha alcuna intenzione di lasciare la guida dell'ammiraglia dell'informazione pubblica. Di certo non dopo le polemiche dell'opposizione sul sorpasso subito ieri l'altro da parte dell'edizione serale del Tg5. E che non sia questione di ascolti, soprattutto all'interno di un giornale che adesso subisce anche la concorrenza del Tg de La7 di Enrico Mentana, lo testimonia anche la pila di foglietti che il certosino Minzolini conserva gelosamente nel primo cassetto della sua scrivania. Una specie di dossier pronto per qualsiasi uso, che il direttore del Tg1 oppone a chiunque lo attacchi sui dati Auditel.

GIORGIO MULE

Pezzi di carta con grafici e numeri, sulla base dei quali «Minzo» sostiene che «l'anno scorso il mio Tg1 è stato sorpassato dal Tg5 soltanto una volta». E soltanto «perché la direzione della Rete, in occasione della festa delle Forze Armate, aveva deciso di sostituire il pre-serale con un concerto di Biagio Antonacci». A poco serve, come sanno bene i suoi amici e colleghi, fargli notare che nel 2011 quei "sorpassi" della concorrenza sono diventati da uno a quattro, l'ultimo dei quali martedì. "Minzo" prende la pila di foglietti e corre alle pagine relative al 2002, quando il Tg1 di Mimun era finito dietro il Tg5 «per ben centoventi volte».

Ma tabelle, schemini e cifre di ascolti hanno poco a che vedere con un cambio della guardia che Minzolini continua a considerare destituito di ogni fondamento. Nel momento in cui è chiaro che Silvio Berlusconi provocherà anzitempo lo showdown che trascinerà tutti alle urne in primavera, il direttore che più di ogni altro ha contrassegnato il lato catodico dell'ultimo berlusconismo è destinato a cedere il passo anzitempo. Perché la Rai, come sussurra uno dei componenti del cda, «dipende dalla politica» e quindi sa «sintonizzarsi col vento nuovo anche prima che inizi a soffiare». Un modo come un altro per dire che «Berlusconi cadrà, ma Minzolini andrà giù prima di lui».

Emilio Fede

Infatti il pressing sul direttore del Tg1 s'è fatto ormai asfissiante. E l'uscita di scena potrebbe anche anticipare la decisione del gip che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per peculato nei suoi confronti, messa nero su bianco dai pm di Roma che indagano sulle spese fatte da Minzolini con la carta di credito aziendale. «Soldi poi restituiti, spese di rappresentanza», s'è sempre difeso il diretto interessato. Se ci sarà il rinvio a giudizio, ha chiarito il dg di viale Mazzini Lorenza Lei, «mi riservo di valutare tutto quello che è necessario, anche perché non ci sono casi analoghi ma solo similari». Ma se il direttore del Tg1 fosse costretto ad andare via prima, almeno "quel" rebus sarebbe risolto.

Se il divorzio tra Minzolini e il tiggì della prima rete si materializzasse a stretto giro, il grande risiko editoriale con cui si chiuderà il 2011 avrà ufficialmente inizio. Come? Negli ultimi giorni, "Minzo" viene dato in corsa per la guida di Panorama, che Giorgio Mulè - finito nel mirino dei leghisti per il ben noto articolo sulla moglie di Bossi - sta per liberare. All'attuale direttore del settimanale del gruppo di Segrate è già stato garantito uno "scivolo" verso Cologno Monzese. A Mediaset, insomma. Al posto di Emilio Fede, che però non vuole lasciare il Tg4. O, ipotesi più concreta, nella tolda di comando dell'all news del Biscione, che a breve potrebbe prendere (finalmente) il largo.

antonio preziosi

Ma attenzione. Come nel più classico dei giri di Monopoli, basta un lancio di dadi per tornare immediatamente al via. Perché? Semplice. Minzolini ha tutte le carte in regola per rimanere al Tg1 anche senza i galloni di direttore. Infatti, spiegano fonti interne al giornale, ha un contratto a tempo indeterminato come caporedattore. E nessuno - di conseguenza - può allontanarlo facilmente. Potrebbe fare il corrispondente dagli Stati Uniti, un'esperienza in cui s'è già cimentato alla Stampa.

E continuare, insomma, a "resistere". Lasciando la scrivania a un direttore di transizione (Antonio Preziosi dal Gr oppure un traghettatore old style, come fu nel 2002 Albino Longhi). E aspettando che dalle urne primaverili, e quindi dai posteri, arrivi l'ardua sentenza.

 

 


L’ABBRACCIO TRA DE MAGISTRIS E CALDORO SCATENA UN MEGABORDELLO SOTTO ‘O VESUVIO

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Carlo Tarallo per Dagospia

1 - L'ABBRACCIO TRA DE MAGISTRIS E CALDORO SCATENA UN MEGABORDELLO SOTTO ‘O VESUVIO...
Sinistrati tra due fuochi: ieri riunione della segreteria regionale del Pd, e stando agli spifferi si è ragionato su come sopravvivere al quotidiano minuetto tra Luigi de Magistris e il Presidente della Regione Campania, il berluscone Stefano Caldoro. Il sindaco e il governatore, è stato il ragionamento, stanno monopolizzando la scena politica in Campania, consolidando il loro feeling.

de magistris con la bandana

L'ultima questa mattina: Giggino ‘a Manetta ha ribadito l'invito a Caldoro a unirsi a lui nella battaglia per il lavoro, lanciato ieri dal palco della manifestazione "Napoli si ribella", con gli operai delle aziende in crisi: "Il mio appello al presidente della Regione - smanetta Giggino - è di lottare insieme per difendere il lavoro, è normale che questo non può farlo con Cosentino, che ha contribuito ad affossare la Regione".

"Il mondo del lavoro - ha risposto conciliante Caldoro - ha sempre espresso due piazze, quella della protesta e quella della proposta. Hanno ruoli diversi, ma sopratutto nei periodi di crisi, devono avere un comune obiettivo sostenere chi lavora senza entrare in conflitto".

CALDORO STEFANO

Dunque Stefano e Giggino continuano nel loro valzer: e il Pd?

"Ormai - avrebbe detto ieri un alto dirigente sinistrato - la scena politica è occupata da De Magistris e Caldoro, tertium non datur. Visto che non possiamo certo inseguire la linea massimalista del sindaco, occorre guardare con attenzione al riformismo del governatore".

E i napoberluscones? Attaccano Caldoro sia sul fronte dei rapporti con Giggino che con il Partito Democratico: che sia diventato il Pdl il vero partito di opposizione al "suo" governatore?

"Non mi sorprende per nulla - spiffera tra una tessera e l'altra un volto noto (televisivamente parlando) del Pdl campano - che il Pd guardi con favore a Caldoro. Il consociativismo ormai impera in Regione, dove il governatore gioca una sua partita e si allontana sempre di più dal Pdl e i piddini fanno opposizione per modo di dire, ottenendo in cambio un trattamento coi guanti bianchi.

ANTONIO BASSOLINO - Copyright Pizzi

Basta dare un'occhiata a quello che succede con le nomine della giunta regionale: come mai ad esempio Caldoro ha riconfermato al vertice dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Benevento Nino del Vecchio, già nominato da Bassolino e papà dell'attuale vicesindaco del Partito Democratico?".

E una bella tirata d'orecchie a Caldoro arriva dal neuroparlamentare Pdl Enzo Rivellini: "Il governatore Stefano Caldoro- attacca Rivellini - sbaglia nell'individuare nel Sindaco Luigi De Magistris un interlocutore politico ed istituzionale con cui confrontarsi. Chi fa della demagogia e della furia ideologica e mediatica la caratteristica prevalente della propria azione politica non può essere un interlocutore credibile. Si guardi invece a chi come il Sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, ha guadagnato la stima e la fiducia dei propri concittadini confrontarsi con loro e rispondendo con atti concreti a problemi e bisogni della sua città".

Enzo Rivellini

2 - BASSOLINO AL CINEMA...
Galvanizzato dalla "caduta del muro antiBassolino", ieri ‘o Presidente, insieme alla consorte Anna Maria Carloni, si è concesso una serata di svago a Roma. Era al cinema Savoy a vedere "This must be the place"...

 

GNOCCHI ALLA DIAVOLA - GENE CRITICO LETTERARIO CHE SBEFFEGGIA GLI INTOCCABILI DELLA CULTURA

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Giordano Teodoldi per "Libero"

GNOCCHI GENE

Il critico letterario più implacabile d'Italia si chiama Gene Gnocchi. Lo si capisce leggendo il suo nuovo libro , L'invenzione del balcone (Bompiani, pp. 216, euro 17), satira feroce sui vizi del mondo culturale di casa nostra che sui grandi giornali e nelle articolesse impegnate difficilmente trovano posto. Anche perché nessun «amico degli amici» viene risparmiato.

VANNI SCHEIWILLER
Fin dalla premessa è una festa di sberleffi alla società degli intellettuali. Come la stoccata a un compianto e raffinato editore: «Una mattina di dicembre del 1996 ho portato il dattiloscritto all'editore Vanni Scheiwiller (...). Dopo un mese e mezzo mi è arrivata una lettera nella quale molto cortesemente ma anche molto fermamente mi si riferiva che l'editore Scheiwiller non pubblica prosa eccetto Vivian Lamarque. Io ho risposto che potevo ridurlo a poemetto tipo La ragazza Carla o La ballata di Rudy di Pagliarani o scriverlo inavvertitamente semplice come la Lamarque, ma Scheiwiller pur di non rispondermi è morto».

COPERTINA LIBRO GENE GNOCCHI - L'INVENZIONE DEL BALCONE

UMBERTO GALIMBERTI
Come ogni grande libro, anche quello di Gnocchi non è tutto farina del suo sacco: «Le pagine da 113 a 126 sono copiate pari pari da un saggio di Umberto Galimberti copiato a sua volta da un trattatello sulla propensione al suicidio nei ceti medi di un cugino di Paul Virilio». Anche qui, mentre il professor Galimberti per i suoi plagi si giustifica con le reminiscenze involontarie, almeno Gnocchi confessa che ha copiato perché «era sera, ero stanchissimo ».

EINAUDI E GLI ALTRI
Gnocchi per farsi pubblicare ha tentato le strade più abiette: «Ho preso anche la cittadinanza finlandese e assunto un nome nordico come Gnokko Paaraffinen per tre anni pur di farmi pubblicare da Iperborea, ma così facendo ho rinunciato al voto in Italia, soprattutto quello delle primarie per il Pd, e mi sono sentito diminuito (...) pure Marsilio che era interessato al mio romanzo, anche se l'obbligo era di scrivere settecento pagine con almeno trentacinque morti violente, una ogni venti pagine e descritta per diciannove». Einaudi l'ha rifiutato perché in una scena si descriveva l'irruzione di alcuni ippopotami «nell'ufficio di Gian Arturo Ferrari distruggendolo mentre lui è in bagno a cagare». Infine è stato pubblicato da Bompiani, «tanto lì pubblicano tutto, non lo hanno neanche letto e infatti adesso è la prima volta anche per loro».

Umberto Galimberti

«MICROMEGA»
Imperdibile la presa in giro dei fantozziani convegni di MicroMega: «Quando arrivo all'autolavaggio Dondero mi assale sempre lo stesso dubbio, e cioè se durante il lavaggio è meglio stare dentro la macchina o fuori. Sono stato anche a un convegno a Montecatini, un convegno di due giorni indetto da MicroMega dal titolo "Autolavaggi: stare dentro o stare fuori?" con dei dibattiti, incontri, proiezioni, tutto curato da Paolo Flores d'Arcais che poi la mattina è ripartito per Sassari con l'accappatoio dell'albergo nascosto in valigia, ma la cosa si è saputa dopo perché l'accappatoio è entrato nel consuntivo di bilancio di MicroMega come passività ». Segue riassunto dell'intervento del sociologo Maurizio Ferraris, che nell'autolavaggio vuole «coniugare efficienza e divertimento».

saviano G

ROBERTO SAVIANO
Ma le teste d'uovo di MicroMega non sono l'unico incontro di Gnocchi ai confini con la realtà, c'è anche l'esattore camorrista, che lo minaccia: «Ricordati che tu e Saviano siete due uomini morti. Però siccome noi sul libro di Saviano abbiamo i diritti d'autore e anche sul film, oltre a fare le magliette, noi lui non lo ammazziamo, ma te sì, a meno che tu non scriva subito un libro contro la camorra da cui si possa ricavare un film e vendere le magliette».

UMBERTO VERONESI WALTER VELTRONI

VELTRONI & VERONESI
Business is business. La crudeltà di Gnocchi lo porta anche a sparare sulla Croce Rossa, nella fattispecie su un politico, scrittore, critico cinematografico con un grande futuro dietro le spalle: «La sala da ballo Eden era quasi vuota perché quello stesso giorno Walter Veltroni presentava il suo nuovo libro, una biografia romanzata su uno che aveva perso il posto di lavoro e poi era stato in Africa, con annesso dibattito dopo che del libro avrebbe parlato l'autore e chi l'aveva introdotto, Sandro Veronesi». Dopo la presentazione, tutti sono pentiti di «aver buttato via la domenica

 

DOPO 40 ANNI ARRIVA IN TV IL FILM DENUNCIA DI LELIO LUTTAZZI CONTRO LO STRAPOTERE DEI GIUDICI (“L’ILLAZIONE”)

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Maurizio Caverzan per "il Giornale"

WALTER CHIARI

Un film contro lo strapotere dei giudici. Contro la loro impunità. Una pellicola di denuncia che, eravamo nel 1972, la Rai rifiutò di trasmettere. Una lacuna che viene colmata ora, 40 anni dopo. Domenica sera Rai5 trasmetterà L'illazione, film scritto diretto e interpretato da Lelio Luttazzi, dopo che nel pomeriggio il Festival Internazionale del Film di Roma gli avrà reso omaggio proiettandolo come evento speciale.

Girato con pochi mezzi in gran parte in una villa nella campagna romana dove un gruppo di persone si ritrova a cena, L'illazione è un'opera di appena 60 minuti che risente del clima e delle mode dell'epoca, con molti dialoghi e qualche digressione onirica. Il cuore della storia invece - gli errori dei giudici - è di un'attualità sconvolgente (come conferma anche l'ultimo libro di Stefano Zurlo, Prepotenti e impuniti, Piemme).

UNA SCENA DI L ILLAZIONE DI LELIO LUTTAZZI

E conserva la forza di un pamphlet, sebbene girato nel 1972, un anno dopo il proscioglimento di Luttazzi dalle accuse di detenzione e spaccio di droga nate da un'intercettazione tra Walter Chiari e uno spacciatore. Accuse che lo costrinsero a 27 giorni di carcere quand'era uno dei personaggi più amati dal pubblico, musicista sopraffino, presentatore di rara eleganza, simbolo della tv in bianco e nero. Finalmente ora vedremo L'illazione, grazie alla dedizione della vedova Rossana Luttazzi e al restauro realizzato da «L'immagine ritrovata» di Bologna con la supervisione di Cesare Bastelli.

Con tanto di barba anticonformista, Luttazzi è uno scrittore deciso ad aiutare l'amico medico (Mario Valdemarin) caduto in depressione a causa delle lettere anonime che lo accusano di aver praticato l'eutanasia sul figlio neonato e sub-normale. Tra un bicchiere di vino e un disco jazz, lo scrittore sottopone la vicenda a un ambiguo magistrato (Alessandro Sperlì), acquirente del terreno adiacente la villa.

lelio luttazzi

Le cose però non vanno per il verso giusto e il giudice imbastisce a sorpresa una sorta di processo kafkiano in cui le vittime, in un susseguirsi di dialoghi acuminati, si trasformano in indiziati. «Tra noi intellettualoidi e voi magistrati c'è una differenza», osserva lo scrittore Luttazzi. «Mentre voi presumete di conoscere di volta in volta la verità noi viviamo nel dubbio perenne, come Socrate. Un brindisi alla cicuta!».

Il magistrato: «Lei è un artista, il nostro mestiere lo lasci a noi. Il popolo ha bisogno di essere rassicurato da una giustizia energica, severa, dura se serve». E così, in attesa di un caffè anti-abbiocco, il giudice severo e duro mette nel mirino il medico taciturno. «Di che cosa dubita», gli chiede lo scrittore. «Di niente, non sono un socratico. Focalizzo dei concetti». «O dei preconcetti», precisa Luttazzi prima di condensare la sua denuncia: «Quindi, lei che ha il potere di decidere della libertà e della vita di tutti noi si abbandona all'illazione come fanno quelli che stanno massacrando il mio povero amico.

LELIO LUTTAZZI

E magari a questo sistema si abbandona anche nella sua professione. Eh già, tanto anche se sbaglia, a chi deve rispondere, eh?». Le battute di Luttazzi fanno pensare anche oggi: «In una società ben organizzata chi ha responsabilità sociali andrebbe psicanalizzato prima di essere immesso nella professione.

Certe tendenze negative che fanno parte della nostra natura, sadismo, volontà di potenza, narcisismo, esibizionismo ... possono spingerci a scegliere professioni dove possiamo meglio soddisfarci rimanendo al coperto». «E perché io dovrei psicanalizzarmi e lei che è scrittore no?», chiede il magistrato. «Perché io non ho il potere di mandare in galera la gente».

LELIO LUTTAZZI E WALTER CHIARI

Fu Rossana Luttazzi a ritrovare nel '78 durante un trasloco la pizza della pellicola: «"E questa cos'è?", chiesi a mio marito. "È un film di qualche anno fa. L'ho scritto, girato, interpretato. Ma non se n'è mai parlato perché è contro un giudice", tagliò corto lui». Tempo dopo, pur di vederlo, la moglie lo fece riversare in una cassetta vhs. «Ma Lelio non volle rivederlo. "Mi fa male... Lo sai che cosa mi ricorda... Non parlarmene più", protestò.

Così lasciai perdere», ricorda ancora la signora Rossana. Che un anno fa, pochi mesi dopo la morte del marito, nel luglio 2010, diede vita alla Fondazione Lelio Luttazzi. «Era il modo per continuare a occuparmi di lui, come avevo fatto per 36 anni. Mostrai L'illazione a un amico critico cinematografico, che mi spronò assolutamente a fare qualcosa perché il film di Lelio lo meritava».

 

BPM, CHIESA CONSACRATO - PIAZZA MEDA SE NE SBATTE DELLO STOP DI BANKITALIA E IL DG RESTA AL SUO POSTO

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1 - CHIESA RESTA ALLA GUIDA DI BPM, MA NON SARÀ AD
Vittoria Puledda per "la Repubblica"

ANDREA BONOMI

Avanti tutta, verso l´aumento di capitale con partenza da lunedì (nonostante per ora manchi l´ok della Consob al prospetto) e avanti tutta anche su Enzo Chiesa, che resta direttore generale (nonostante lo stop di Bankitalia alla nomina di capo azienda); un direttore forte, visto che almeno per il momento non c´è consigliere delegato e anzi il consiglio di gestione, appena riunito, ha deciso «di non procedere alla nomina del consigliere delegato, reputando opportuno rinviare tale decisione».

ENZO CHIESA E MASSIMO PONZELLINI

Difficilmente la Vigilanza accetterà un rafforzamento delle deleghe di Chiesa, ma è altrettanto vero che in questo momento il manager si trova inevitabilmente ad averne molte, visto che il calendario per l´aumento di capitale va avanti a tappe forzate: già oggi è prevista la riunione del cdg, per fissare il prezzo dell´aumento e in questa sede quasi sicuramente verranno attribuite deleghe speciali a Chiesa, funzionali al realizzarsi dell´aumento. Si tratterà di vedere se Bankitalia considererà accettabile questa soluzione, oppure se chiederà un´interpretazione più stringente della sua richiesta di discontinuità (che, peraltro, non ha impedito la nomina di nove consiglieri su 19 membri del consiglio di sorveglianza, presenti anche nella vecchia gestione).

ALBERTO NAGEL

Ieri intanto è stata una giornata campale, iniziata con l´ok della Banca d´Italia allo Statuto e con la sua successiva registrazione; subito dopo è stato quindi possibile riunire il consiglio di sorveglianza, nella pienezza dei suoi poteri (e del suo organico, che vede la presenza di undici rappresentanti della lista guidata da Filippo Annunziata, tre della lista Messori, che però non ha accettato l´incarico insieme a molti altri componenti, tanto che sono risultati eletti Carlo Dell´Aringa, Enrico Castoldi e Mauro Paoloni) il rappresentante dei soci non dipendenti Pietro Lonardi e i due rappresentanti della lista Bonomi-Investindustrial (cioè la lista del risparmio gestito, nonostante il medesimo finanziere abbia festeggiato insieme alla lista della maggioranza e abbia ieri ufficialmente assunto la carica di presidente del consiglio di gestione).

Anna Maria Tarantola

In mattina Filippo Annunziata ed Enzo Chiesa erano andati presso la sede di Mediobanca, per discutere dell´imminente aumento di capitale; nel pomeriggio, c´è stata la nomina del consiglio di gestione. Che vede presidente Andrea Bonomi, insieme a Davide Croff, Claudio De Conto, Alessandro Foti e Dante Razzano.

FILIPPO ANNUNZIATA

Oggi, a mercati chiusi, verrà comunicato il prezzo dell´aumento di capitale (ieri il titolo in Borsa ha perso vistosamente terreno: -4,52%, a 1,56 euro per azione). «Resto in Bpm con l´obiettivo di portare a termine con successo l´aumento di capitale della banca e con l´obiettivo di proseguire con determinazione nell´attuazione del piano industriale sul quale ho lavorato sin dall´inizio e nel quale credo fortemente», ha dichiarato ieri Chiesa, motivando la sua decisione di tenere la carica di direttore generale. Dopo aver incassato, ieri, «apprezzamento e fiducia» da parte del consiglio di gestione.

2 - LA DOPPIA FACCIA DI MEDIOBANCA
Giovanni Pons per "la Repubblica"

DAVIDE CROFF - copyright Pizzi

Un mese fa Alberto Nagel negava qualsiasi interesse per Bpm. Solite fantasie dei giornalisti, diceva. Oggi si scopre che Mediobanca non solo ha mandato avanti Bonomi nel più classico dei portage ma è salita in cattedra piazzando tre suoi fedelissimi (Chiaruttini, Foti, De Conto) tra Cds e Cdg della banca milanese. Non solo: piazzetta Cuccia è l´advisor storico di piazza Meda e guida il consorzio di garanzia per l´aumento di capitale.

E dunque percepirà commissioni per questo doppio incarico. Se rimarrà dell´inoptato sui libri c´è da scommettere che se lo terrà stretto. Quando Bonomi passerà all´incasso troverà lei il compratore o lo sarà lei stessa. Piuttosto che vedersela soffiare sotto il naso dal vecchio rivale Matteo Arpe, Nagel non ha esitato ad allearsi con gli Amici e con una gestione a dir poco discutibile, assumendosi il rischio reputazionale. Una volta finito l´aumento Mediobanca & C. pensano di scaricare gli Amici e di gestire la Bpm in autonomia, dimenticando gli accordi sulle carriere pilotate. L´ambiguità in Italia e in finanza paga sempre.

 

IL DIVIETO AI MINORI DI 14 ANNI DI “QUANDO LA NOTTE” DELLA COMENCINI È INGIUSTO E STUPIDO MA IL FILM NON FUNZIONA

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Marco Giusti per Dagospia

CRISTINA COMENCINI

Possibile che il divieto ai minori di 14 anni del film di Cristina Comencini, "Quando la notte", sia una notizia così importante da essere lanciato in prima pagina da "Repubblica" accanto a cosucce come i licenziamenti, il disastro in Liguria, il caso Merkel-Berlusconi, il casino alla Camera sulla baby pensione di Lady Bossi? Possibile che Natalia Aspesi sia richiamata al dovere dopo che ha scritto gia' un articolo dello stesso tipo sul film, si intitolava "Uomini, voi non capite", dopo i fischi ricevuti dal film al Festival di Venezia? Intanto qualche domanda.

Perche' non e' stata chiamata Conchita De Gregorio a scrivere, aveva forse di meglio da fare? Seconda domanda, perche' l'articolo e' stato posizionato in maniera poco elegante accanto al flano del film, lanciato proprio in prima pagina? La tesi dell'Aspesi, e della Comencini, e' non solo che i critici maschi a Venezia non hanno capito l'importanza del film proprio perche' uomini, ma che neanche la commissione che ha dato al suo film il divieto ai 14 anni ne ha capito l'importanza o forse ha capito fin troppo bene il suo lato politico, il dramma della maternita', quello che passa nella testa di una donna alle prese dopo la nascita di un figlio, e ha preferito oscurare una visione libera per tutti.

filippo timi

Ora, capisco che un film vietato ai minori dei 14 anni, non potendo andare in prima serata, rischi un difficile sfruttamento televisivo. Ma non e' che i ragazzini sotto i 14 anni hanno tutta questa voglia di vedere Filippo Timi che sbuffa da orco cattivo per i monti e Claudia Pandolfi che non sa che cazzo fare in vacanza in montagna col pupo piagnone di due anni. Non si e' portata dietro nemmeno una baby sitter, una macchina, un'amica, come si fa di solito tra signore alto borghesi come e' lei nel film. Almeno credo. Certo, a 13 anni preferirei vedere Tintin o i Puffi, magari anche Faust che ha un bel diavolone.

Detto questo, tutti d'accordo a togliere il divieto. Che, in questo caso poi, non ha proprio senso. Meglio vietare al cinema italiano di mettere sempre gli stessi attori, le stesse gag col cane morto e le vecchie che saltano in aria, le stesse battute, di fare film sui nazisti e sugli ebrei.

CLAUDIA PANDOLFI E FILIPPO TIMI NEL FILM DI CRISTINA COMENCINI

Quanto alla politica, poi, ha ragione la Comencini che il suo e' un film politico. Come lo era a suo modo anche "Via la foca" di Nando Cicero, giuro che non sto scherzando, che venne accolto in sala a Venezia, per la rassegna mulleriana "Kings of B's", dai critici -maschi - presenti con piu' rigore di quanto sia stata accolto "Quando la notte". Il problema della Comencini e di Tozzi, suo marito e produttore, sta nell'esagerazione della risposta che hanno avuto a Venezia rispetto ai fischi in sala e nell'esagerazione che hanno adesso rispetto al divieto ai 14 anni.

Ingiusto e stupido, come sono quasi tutti i divieti. Giuro di non aver fischiato a Venezia, pur essendo maschio, ma dopo trenta- quaranta minuti di un film molto confuso e esageratamente drammatico, con molti meccanismi narrativi che non funzionano (perche' la mamma lascia le bottiglie cosi' basse dopo che ha visto che possono cadere? Perche' non toglie la sedia da dove il bambino cadra'?), ho cominciato a ridere anch'io di fronte a una serie di dialoghi ingombranti che volevano essere intensi.

mln31 conchita de gregorio

E mi sono chiesto perche' a un certo punto compare una ripresa dall'elicottero, altissima senza una spiegazione narrativa o drammatica o perche' venga inquadrata una caffettiera scoppiettante nella cucina della Pandolfi senza che nessuno la spenga (un altro dramma in arrivo?). Nessun Sokurov, Polanski, Friedkin avrebbe inserito delle scene cosi' a caso. E' dai tempi di "La caduta degli angeli ribelli" di Marco Tullio Giordana e da "Masoch" del terzo fratello Taviani che a Venezia si ride e si fischia ai film non riusciti. Certo, c'e' un po' di cattiveria, un po' di tifo da stadio, ma e' anche uno sfogo rispetto a film che mirano in alto e si perdono nel basso.

NATALIA ASPESI

E' anche un non abbassare la testa di fronte rispetto alla propria professione, all'amore che tanti hanno per l'andare al cinema, a un non uniformarsi a un parlare di cinema marzul-maltesistico che significa non criticare mai anche quando difetti e errori sono lampanti. Molti produttori e registi, in Italia, pensano che la critica e i festival servano solo a promuovere i film, non a cercare di capire dal cinema delle nuove tendenze artistiche, culturali, a cercare di capire anche il proprio paese.

Qualcuno voleva anche che direttore e presidente della Biennale imponessero in sala a Venezia il divieto di fischiare. Ma come, gia', spesso, ci impongono i film e poi vogliono anche imporre che ci piacciano? Allora preferisco vedermi gli scazzi tra Gelmini e Vendola a "Ballaro'". C'e' piu' cinema. E poi, per favore, toglietemi quella macchinetta del caffe' dal film. Mi inquieta sapere che nessuno ancora l'ha spenta.

 

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