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ANCHE L’IRLANDA DEL NORD VUOLE UN REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA DALLA GRAN BRETAGNA (SI VOTA A PASQUA 2016?)

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Enrico Franceschini per ‘La Repubblica'

L'ultimo muro d'Europa sorge lungo una strada deserta, tra capannoni industriali in disuso e nuove villette disabitate che costruttori ingenui o ottimisti avevano eretto pensando a un futuro diverso. Da un lato sventolano bandiere dell'Union Jack e murales dei Red Hand Commandos, unità paramilitare unionista. Dall'altro murales di Mandela, "nel mio paese prima si va in prigione poi si diventa presidenti", di Salvador Allende, del "compagno martire" Bobby Sands.

SCOZIA INGHILTERRA

Alto cinque metri, disseminato di check-point di metallo che la notte vengono sprangati dall'esercito, continua a dividere il quartiere protestante da quello cattolico di Belfast quasi vent'anni dopo gli accordi "del Venerdì Santo" che dovevano portare la pace in Irlanda del Nord. E in effetti ce l'hanno portata, concludendo la guerra civile che ha fatto 3700 morti nei tre decenni dei "Troubles", come viene ricordata un'era nefasta di sangue, bombe e scioperi della fame in carcere ad oltranza. Ma a sostituirla è venuta una "pace fredda" che ora rischia di riaccendersi in conflitto intestino per causa di quanto sta avvenendo sulla sponda opposta del mare d'Irlanda.

Il referendum per l'indipendenza dalla Gran Bretagna che si terrà in Scozia nel settembre prossimo ha finora attirato l'attenzione del continente sulle conseguenze che potrebbe avere per inglesi e scozzesi. Qualunque sarà il suo esito, tuttavia, è come se in Ulster - l'altra denominazione della fetta settentrionale dell'Isola di Smeraldo - la consultazione avesse innescato un ordigno a orologeria. Se la devolution incoraggiata a suo tempo da Tony Blair con l'obiettivo di mantenere unito il Paese permette alla Scozia di decidere da sola il proprio destino, non si vede perché l'Irlanda del Nord non potrebbe fare altrettanto, chiedendo ai propri abitanti di scegliere democraticamente se restare parte del regno di Elisabetta II o ricongiungersi con la repubblica irlandese.

BANDIERA INGLESE E BANDIERA SCOZZESE

Nel 1998, quando fu firmata l'intesa che ha messo fine alla guerra civile e condotto protestanti e cattolici a governare insieme la regione, si sapeva quale sarebbe stata la risposta al dilemma: i protestanti, ovvero gli unionisti fedeli alla Londra, erano la maggioranza della popolazione, e infatti nel governo congiunto di Belfast sono sempre stati loro ad avere la premiership (ai cattolici indipendentisti spetta il posto di vice primo ministro), così come i loro partiti hanno la maggioranza in parlamento.

GRAN BRETAGNA E IRLANDA

Ma dall'anno scorso, per la prima volta, le statistiche indicano che i cattolici sono diventati più numerosi tra la popolazione. Di poco: 52 a 48 per cento. Nelle scuole, tra i minorenni, la percentuale a loro favore è però assai più netta: i protestanti sono appena il 37 per cento. Una realtà molto semplice, addirittura banale: i cattolici fanno più figli. Avevano sempre lottato per vincere la guerra nelle strade. Invece la stanno vincendo in camera da letto. Se si tenesse oggi un referendum sull'indipendenza dell'Ulster, forse lo vincerebbero. Se si votasse tra qualche anno, lo vincerebbero di sicuro.

Per questo l'idea di imitare la Scozia è più che una tentazione: è un progetto, sebbene non ancora ufficialmente proclamato. C'è perfino una possibile data: la Pasqua del 2016. Un'altra Pasqua, come quella in cui furono firmati gli accordi di pace. Ma soprattutto come quella di cento anni prima, nel1916, quando l'Irlanda si ribellò alla corona e ottenne l'indipendenza - a eccezione delle sue province settentrionali, che Londra non volle cedere. Una Pasqua che, come scrisse W. B. Yeats, uno dei grandi autori irlandesi, in "Easter 1916", poesia diventata famosa, "cambiò tutto".

irlanda

Senonché non cambiò proprio tutto. Il cambiamento completo, definitivo, potrebbe venire nel 2016. O comunque in un domani non troppo distante. «Un sì scozzese all'indipendenza nel settembre 2014 renderebbe difficile per l'Irlanda del Nord resistere alla richiesta di un referendum per lasciare il Regno Unito nel 2016», afferma il professor Murray Pittock, politologo della Belfast University.

«Se la Scozia diventa indipendente sarà la fine della Gran Bretagna», predice Gerry Adams, presidente dello Sinn Fein, il partito cattolico nord-irlandese. «Si avvicina l'Indipendenza per l'Ulster?» s'interroga in un editoriale il Belfast Telegraph, maggior quotidiano della regione.

E' questa prospettiva ad avere scatenato di nuovo la tensione, dopo anni in cui pareva un incubo sepolto per sempre. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi di violenza: autobombe, sparatorie nella notte, attentati, scontri con la polizia. Non ci sono state stragi come in passato, ma in qualche occasione ci è mancato poco. La responsabilità viene assegnata a fazioni di "irriducibili", per lo più unioniste. Ma anche i leader politici delle due sponde, che per un lungo periodo dopo la firma degli accordi sono andati d'amore e d'accordo, hanno cominciato a litigare.

HOLLANDE E DAVID CAMERON

L'anno scorso il municipio di Belfast ha deciso di non issare più sul pennone l'Union Jack, la bandiera britannica, nelle feste nazionali. E come mai lo ha deciso proprio l'anno scorso? Perché ora i cattolici sono il partito di maggioranza in città.

Poi, nel gennaio di quest'anno, il primo ministro protestante Peter Robinson ha accusato il vicepremier cattolico Martin McGuinness, un ex-comandante militare dell'Ira, l'Irish Republican Army, l'esercito clandestino separatista, di essere "un dittatore" e di avere ceduto "all'estremismo" facendo fallire un nuovo ciclo di negoziati per portare avanti la coesistenza pacifica.

tony blair torso nudo

Il diplomatico inviato da Barack Obama (con il sostegno dei governi di Londra e di Dublino) a mediare fra le due parti, Richard Haass, è tornato a Washington a mani vuote. Concedere più autonomia a regioni come Scozia e Irlanda del Nord, ammette Jonathan Powell, ex-capo di gabinetto di Blair ed ex capo negoziatore in Ulster, è stato come «liberare il genio dalla bottiglia: una volta uscito fuori è impossibile ricacciarlo dentro».

REGINA ELISABETTA

Beninteso, negli ultimi dodici mesi in Irlanda del Nord sono rimasti feriti 600 poliziotti: nel 1972 ci furono 10 mila scontri a fuoco. Negli ultimi sei anni nella regione ci sono stati 18 morti attribuiti a esecuzioni e vendette tra unionisti e repubblicani: durante i momenti più gravi dei "Troubles" ne morivano di più in una sola giornata.

A quell'epoca Belfast, una piccola città di 275 mila abitanti, aveva la reputazione di essere uno dei luoghi più pericolosi della terra: oggi il suo centro risplende di shopping center, boutique firmate, bar alla moda, il Titanic Museum attira turisti dall'America all'Australia e perfino la famigerata prigione di Crumlin road, teatro di attentati e digiuni di prigionieri, è diventata un'attrazione turistica, con visite guidate e sito internet. Nell'aria si sente odore di globalizzazione, più che di polvere da sparo.

E grazie all'Unione Europea, di cui sia Irlanda che Gran Bretagna sono membri, non c'è più un confine tra repubblica irlandese e Ulster: in macchina lo si attraversa senza accorgersene. Ma basta uscire dal centro, avventurarsi su Falls road e Shankill road, la strada simbolo del quartiere cattolico e quella simbolo del quartiere protestante, per ritrovare i memoriali delle vittime, gli slogan battaglieri, i murales di mitra e combattenti incappucciati. Qui la frontiera è ancora visibile, intrisa di antico dolore e odio insanabile.

Nei piani dell'accordo di pace il muro che tiene separati cattolici e protestanti doveva essere abbattuto da un pezzo. Adesso gli uni e gli altri sono ben contenti che l'ultimo muro d'Europa sia rimasto al suo posto.

 


NON CONSUMO E MI CONSUMO - IL 2013 È STATO L’ANNO PEGGIORE DI SEMPRE PER IL COMMERCIO

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1. LA CRISI STRANGOLA I CONSUMI - IL PEGGIOR CALO DI SEMPRE
Luigi Grassia per ‘La Stampa'

consumi

Speriamo che in questo 2014 le cose vadano meglio ma di certo il 2013 dell'economia in Italia è stato brutto e lo conferma il crollo dei consumi, l'indicatore più sicuro del malessere delle famiglie: il -2,1% rispetto a un anno prima è il dato peggiore dal 1990 cioè da sempre visto che la serie storica è cominciata allora. In parole povere era da almeno 24 anni, ma in realtà potrebbero essere molti di più, che i commercianti non si trovavano di fronte a cifre simili.

Fra l'altro, il 2013 è stato l'ultimo di diversi anni di consumi in calo, quindi quel -2,1% è rispetto a dati già bassi in maniera patologica. È da un quadriennio che per colpa della crisi le famiglie sono costrette a stringere la cinghia, se si esclude la piccola eccezione del 2010, quando sembrò profilarsi una ripresa (ma a ben guardare anche quell'eccezione evaporerebbe facendo i calcoli in termini reali, ovvero al netto dell'inflazione).

CROLLO DEI CONSUMI COLLETTA ALIMENTARE jpeg

Fra i numeri dell'Istituto nazionale di statistica colpiscono soprattutto quelli del comparto alimentare. Nel 2013 gli italiani, attanagliati dalla recessione, hanno dovuto risparmiare pure a tavola, dove i consumi sono calati dell'1,1% come non accadeva dal 2009.

La forzosa «spending review» delle famiglie non sembra conoscere limiti e dopo avere eliminato il superfluo va a intaccare pure i beni di prima necessità. Ne è un'altra prova la flessione del valore degli acquisti di farmaci (-2,4%). Certo si deve pur mangiare e la soluzione è offerta dai discount, cioè i negozi di prodotti super-scontati che sono gli unici a terminare l'anno in positivo (+1,6%), seguiti a distanza dai cosiddetti esercizi specializzati (+0,5%), cioè i negozi focalizzati su una singola tipologia (mobili, abbigliamento, libri).

L'aumento delle vendite «low cost» preoccupa la Coldiretti che mette in guardia dai «prodotti offerti spesso a prezzi troppo bassi, prodotti di scarsa qualità che rischiano di avere un impatto sulla salute» (benché non si debba generalizzare né criminalizzare a priori i prodotti dei discount, visto che queste catene di negozi svolgono una funzione utilissima nella crisi, sono un fattore di sopravvivenza per molte famiglie). Tutto il resto del settore della distribuzione, compresi i supermercati e gli ipermercati, registra un giro d'affari in contrazione, a cominciare dai piccoli negozi, come le botteghe e gli alimentari sotto casa (-2,9%).

CRISI CROLLO CONSUMI jpeg

Un ulteriore risvolto negativo, evidenziato dalla Confesercenti, sta nel fatto che nei passati dodici mesi sono andate in fumo quasi 19 mila imprese del commercio al dettaglio, più di duemila solo nell'alimentare, strangolate dalla mancanza di clienti. E un'altra associazione, la Confcommercio dice che «l'ennesimo calo congiunturale, quello di dicembre, è molto peggiore del previsto». Infatti neppure il Natale è riuscito a spronare la domanda. Anzi, l'arretramento è stato netto (-0,3% su novembre e -2,6% su base annua). Federdistribuzione parla di «un comportamento di freno ai consumi, divenuto ormai consolidato».

I conteggi delle associazioni di consumatori sembrano non lasciare scampo: secondo Federconsumatori e Adsubef solo per i prodotti della tavola in media una famiglia ha diminuito la spesa di 309 euro, e non perché i prezzi siano calati ma perché si è proprio comprata meno roba.

Il Codacons guardando più in là prevede un altro anno debole sul fronte consumi, ipotizzando un calo dello 0,8% per il 2014. Non fa ben sperare il dato sulla fiducia dei consumatori a febbraio, di nuovo in calo, anche se le interviste dell'Istat si fermano alle prime due settimane del mese e quindi non possono registrare gli eventuali effetti del nuovo governo sul dato della fiducia.

CROLLO DEI CONSUMI SI COMPRA MENO CARNE jpeg

2. PIÙ DELLA METÀ DEI 30ENNI A CASA CON LA PAGHETTA
Da ‘La Stampa'

Se per caso i ragazzi italiani sono «bamboccioni» è per necessità e non per scelta: data la disoccupazione giovanile alle stelle, restare in famiglia può essere una scelta obbligata, e così più della metà dei trentenni vive ancora con la paghetta dei genitori (51%) o di altri parenti (3%). È quanto emerge dall' analisi Coldiretti/Ixe su «Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014».

Dall'indagine emerge lo scoraggiamento dei giovani in cerca di un lavoro che è sempre più difficile da trovare, a meno di raccomandazione (l'80% ritiene che sia necessaria per trovare posto), tanto che nell'ultimo anno il 44% dei ragazzi non ha inviato alcuna domanda per trovarlo. Ma pur di lavorare quasi un giovane su quattro (il 23%) accetterebbe un posto da spazzino, il 27% entrerebbe in un call center e il 36% farebbe il pony express. Per assicurarsi il posto si è disposti anche ad accettare un orario più pesante con lo stesso stipendio (33%).

Coldiretti invita a considerare le molte opportunità di lavoro collegate all'agricoltura, sempre più creativa e flessibile nell'adattarsi ai nuovi scenari economici, e illustra le proposte di nuovi mestieri: dall'agritata che fa asilo nido in fattoria al tutor dell'orto che insegna il piacere di far crescere ortaggi e frutta sul balcone di casa o nei cortili delle scuole.

supermercato consumi

L'organizzazione agricola ha avviato presso le sedi e gli sportelli territoriali il portale «Lavoro in campagna», una banca dati per favorire l'incontro di domanda e offerta in agricoltura. Sul sito verranno archiviate e rese disponibili sia le richieste di manodopera delle imprese che i curricula e le disponibilità dei lavoratori.
[lui. gra.]

 

CONSUMI

 

SALOTTI IN DECADENZA - INTESA POTREBBE SEDARE LO SCARPARO OFFRENDOGLI LA TESTA DELL'AD JOVANE...

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Laura Galvagni per ‘Il Sole 24 Ore'

Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.

Pandette ha deciso di avviare il contenzioso legale contro il Banco Popolare dopo che l'istituto ha deciso di esercitare la put sullo 0,91% di Rcs. La banca, infatti, ha chiesto il trasferimento delle azioni a un prezzo complessivo di 113,9 milioni. Valore ritenuto troppo elevato dalla finanziaria della famiglia Rotelli che ha così deciso di passare alle vie legali per vedere ridefinito il valore della transazione, complice il fatto che quel pacchetto oggi vale in Borsa poco più di 6 milioni.

SCOTT JOVANE A BAGNAIA

Ciò avviene in una fase assai delicata per il gruppo editoriale. Una fase in cui lo scontro tra i soci pone seri interrogativi sul futuro industriale dell'azienda. L'azione di responsabilità che Diego Della Valle sarebbe pronto a promuovere contro l'intero cda di Rcs potrebbe bloccare "l'operatività" del gruppo. Lo farebbe, peraltro, in un momento in cui l'agire diventa un tassello chiave per il rilancio della società.

Ecco perché le diplomazie si starebbero mettendo al lavoro per provare a ricomporre una spaccatura, in primis quella tra Della Valle e il gruppo Fiat, sulla carta insanabile. Qualcuno auspica che possa essere una delle banche azioniste, anche in qualità di creditore, a tessere le fila per far convergere gli interessi dei singoli soci. Mediobanca, tuttavia, non sembra essere della partita.

GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN

Anzi, l'ad Alberto Nagel, negli ultimi tempi andrebbe ripetendo ai suoi più stretti collaboratori quanto già dichiarato in occasione della presentazione del piano industriale di Piazzetta Cuccia lo scorso giugno: «La società, dal mio punto di vista, ha bisogno di qualcuno che si faccia carico delle linee strategiche, il che non può essere in alcun caso il mestiere di una banca». Anzi, le banche dovrebbero uscire il prima possibile dal capitale.

Potrebbe dunque toccare a Intesa Sanpaolo raccogliere la sfida della pace tra i soci. In quest'ottica, evidentemente, le parti dovrebbero rendersi disponibili a cedere almeno marginalmente il passo. Così potrebbe essere messo sul piatto un rimpasto della governance a fronte della rinuncia da parte di Della Valle all'azione di responsabilità. Ma fino a dove potrebbe spingersi il rimpasto della governance?

MATTEO RENZI E DIEGO E ANDREA DELLA VALLE ALLO STADIO carlo pesenti

L'ipotesi estrema è evidentemente la sostituzione dell'ad Pietro Scott Jovane, mentre più probabile potrebbe essere una ridefinizione degli equilibri interni al consiglio. C'è la poltrona di Carlo Pesenti che deve essere occupata e altre potrebbero presto essere liberate in modo tale da assicurare una rappresentanza diversa nel board, con un ruolo di quest'ultimo maggiormente operativo.

 

COSA SI NASCONDE DAVVERO DIETRO GLI SPARI DI DELLA VALLE AL PETTO DELL’AD DELL’RCS JOVANE?

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DAGOREPORT

i fratelli della Valle e Lapo Elkann

Ma cosa si nasconde davvero dietro gli spari e i fumi provocati dal fuoco del pistolero Dieguito Della Valle al petto dell'amministratore delegato dell'Rcs Rotolone Scott(ex)?
Lo sceriffo di via Solferino piazzato lì da El Gringo pallido Yaky Elkan senza alcuna competenza specifica nel campo dell'editoria, ma con il solo intento di sottomettere il Corrierone alle volontà dell'ex impero sabaudo e guadagnarsi così qualche altro bonus milionario a spese dell'azienda a rischio default.

Alla vigilia delle prossime scadenze societarie (10 marzo consiglio per l'approvazione del bilancio in rosso e, fine aprile se non prima, Provolone Provasoli lascerà la presidenza per paura di essere chiamato da Della Valle in una causa di risarcimento danni) l'impressione, dicevamo, è che lo "scarparo" di Casetta d'Ete non sia tanto a caccia dello scalpo di Pietro Scott Jovane da sventolare trionfante in qualche trasmissione televisiva amica.

ABETE DELLA VALLE ELKANN

Il sospetto è che l'azionista (malmostoso) dell'ex Rizzoli (9%) intenda impedire soprattutto che il prossimo cambio di direzione al "Corriere della Sera" non avvenga, a sua insaputa, all'ombra della Mole e senza il consenso preventivo delle minoranze. A Della Valle e a Urbano Cairo alla pattuglia minoritaria si è aggregato anche Carlo Pesenti che con l'Italcementi controlla il 3,8%.

A fine aprile, infatti, si chiude il quinto anno della seconda direzione di Flebuccio de Bortoli e l'intenzione del nipote dell'Avvocato è di sostituirlo con l'attuale responsabile de "la Stampa", Mario Calabresi.
Sarebbe quasi un'operazione di routine (o tutto in famiglia) nell'Italia delle parti correlate e delle facce di bronzo.

RENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSE

Sommando la sua doppia esperienza direttoriale in via Solferino, Flebuccio ha battuto ogni record di permanenza, 9 anni. Anche se può vantare un altro primato assai meno onorevole: aver portato il giornale a galleggiare sopra le 200 mila copie in edicola. E a cedere il primato a "la Repubblica" di Ezio Mauro.

Del resto già ai tempi del patriarcato di Gianni Agnelli c'era stato lo scambio di poltrone Torino-Milano con il passaggio di Paolino Mieli dal quotidiano piemontese alla stanza di Albertini.
Lo stesso Flebuccio ha confessato poi a "il Foglio" che si sente a fine carriera. E che, comunque, avrebbe meritato un parterre di Poteri marci più compatto e solido come a "la Repubblica" di Carlo De Benedetti.

Ma, ahimè, come i poveri cani neppure i ricchi direttori si possono scegliere il proprio padrone.
Dunque, anche per effetto del cambio della guardia a palazzo Chigi con l'uscita di Letta e l'arrivo di Superbone Renzi (vicino a casa viola Della Valle), l'operazione Calabresi si annuncia meno facile del previsto non soltanto per il fuoco trasversale dello "scarparo", che dà dell'incompetente (o peggio) a Rotolone Scott(ex) e ne invoca, Urbi e Orbi, la cacciata.

Angelo Provasoli

Cose mai viste, insomma, nel "saloon" di via Solferino dove gli unici che fanno finta di non sentire il sibilo delle pallottole sono i giornalisti-pianisti che continuano a suonare allegri i loro pezzi (o marchette) sotto la bacchetta "magica" di Flebuccio de Bortoli e del suo impresario di fiducia Rotolone Scott(ex).

Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.

Un direttore d'orchestra che nel mutare dell'aria politica romana cambia spartito senza avvertire cantanti e orchestrali. E nemmeno i lettori più affezionati.

Dall'agenda poli sinfonica dei numeri alti degli accademici Giavazzi-Alesina, si passa così allo scherzetto variabile con brio interpretato in prima pagina dall'ex consulente malese, Alan Friedman, a sua volta pilotato dalla buca del suggeritore dal solito Paolino Mieli. E anche sopra ai due grandi tenori delle regole costituzionali, Giovanni Sartori e Michele Ainis, cala all'improvviso il sipario sui loro editoriali per aprirsi una finestrella di lato alla prima pagina. E l'unico ad applaudire la nuova regia pop-debortoliana forse è il neo premier Matteo Renzi che arrivato a palazzo Chigi a bordo dell'Italicum si è già perso nei verdi boschi romani la priorità della le elettorale.

urbano cairo

 

 

 

 

 

 

 

MARIO CALABRESI A BAGNAIA

LA CYRUS COME LA LEWINSKY! SIMULA UN POMPINO SUL PALCO E I GENITORI BOICOTTANO IL TOUR

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da www.dailybeast.com

MILEY CYRUS NEL NUOVO TOUR

Il "Bangerz Tour" di Miley Cyrus è partito il giorno di SanValentino da Vancouver ed è subito stato chiaro che la popstar è andata oltre i confini di ciò che è adeguato alla sua età. O perlomeno all'età di chi la segue. Ha maliziosamente cavalcato degli hot dog, mimato sesso orale con un uomo che indossava la maschera di Bill Clinton e ha simulato una masturbazione sul palco.

Un incubo per i genitori che avevano portato i bambini al concerto. Se ne sono andati sdegnati e hanno inondato di lettere e messaggi l'etichetta discografica di Miley, chiedendo di cancellare il tour. Richiesta impossibile da soddisfare. Però lo staff della ex-ninfetta Disney sta discutendo la questione, prendendo in considerazione l'idea di abbassare i toni dello spettacolo.

Miley Cyrus nel Bangerz Tour

E' passato troppo poco tempo da quando i bambini la vedevano nelle vesti della pura Hannah Montana. La popstar ha tentato di conquistare un pubblico più adulto e nel 2013 ha assunto come manager Larry Rudolph, già agente di Britney Spears, che l'ha fatta evolvere "sessualmente".

MILEY CYRUS IN VERSIONE LEWINSKY

I genitori, certo, si sarebbero dovuti informare, bastava leggere la tipologia di notizie che riguardano la Cyrus negli ultimi sei mesi per capire cosa li aspettava.
Nelle grandi produzioni di oggi, ogni passo, effetto e controversia sono pianificati nei dettagli. Il caos inatteso che si creava ai concerti di un Ozzy Osbourne che azzannava un pipistrello non esiste più. Si sa cosa si va a vedere. Non c'è alcuna trasgressione sulla scaletta.

LA CYRUS SIMULA UN POMPINO AL SOSIA DI CLINTON

Adesso il prezzo dei biglietti per i suoi concerti sta calando: costano 179 dollari, mentre poco fa costavano 225 dollari. Intanto si discute se introdurre l'etichetta Parental Advisory sul biglietto in vendita, ma si teme che l'avviso crei lo stesso effetto che creò coi cd o coi videogiochi violenti: si vendono di più. Perlomeno però, quello i genitori si aspettano, non sarà la versione matura di Hanna Montana.

 

ECCO COSA MILEY HA DETTO DEL SUO TOUR: "Voglio che il mio tour sia grande, voglio che sia un'opera d'arte. Sono felice di portare la mia musica in quei posti dove la gente non è abituata a vedere dell'arte. Voglio mostrare alla gente che la musica non è solo una forma di intrattenimento, ma può anche diventare una forma di educazione per i bambini".

miley cyrus opens bangerz tour miley cyrus opens bangerz tour maschera di britney miley cyrus opens bangerz tour miley cyrus miley cyrus simula un pompino in stile lewinsky a uno con la maschera di clinton miley cyrus opens bangerz tour miley cyrus nuota nei soldi nel debutto del suo tour bangerz

L’ENDORSEMENT DEGLI AMEREGANI A RENZI: “LUI E OBAMA SONO DIVERSI, MA HANNO GLI STESSI OBIETTIVI”

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1. ANCHE OBAMA ATTENDE RENZI
Mario Platero per "Il Sole 24 Ore"

Renzi e Obama

Almeno una riforma importante prima dell'arrivo di Barack Obama a Roma, il 27 di marzo, fra poco più di un mese, meglio se di natura economica. È questo che ci si aspetta dal nuovo governo italiano alla Casa Bianca dopo l'insediamento del fine settimana e dopo le promesse convinte, ma non ancora convincenti del presidente del consiglio Matteo Renzi.

TONY PODESTA

A Washington non ci si vuole soffermare sulle questioni che hanno caratterizzato il dibattito italiano di questi giorni, polemiche su ministri inesperti ad esempio, o sulla retorica volitiva ma non necessariamente dettagliata del nuovo premier. Ma ci si aspetta qualche risultato importante in tempi brevi: «Iniziare bene è sempre una cosa positiva. Certamente ci sono aspettative molto alte che lui possa fare davvero la differenza e credo che la sua energia sarà ben ricevuta. Si vedrà dunque se sarà in grado di fare le riforme di cui parla in tempi relativamente brevi», dichiara Tony Podesta al Sole 24 Ore.

Podesta è un personaggio centrale nel crocevia politico ed economico della Capitale americana. Il fratello, a cui è molto legato, suo ex socio d'affari nell'agenzia di Lobby guidata da Tony è John Podesta, che ha incontrato più volte Renzi e che è oggi uno degli uomini più vicini a Obama alla Casa Bianca.

Renzi e Obama

Anche un altro grande conoscitore d'Italia e d'Europa, Charles Kupchan batte sul tema economico: «gli Stati Uniti vedono nell'Italia un attore importante per superare il periodo dell'austerità e della crescita lenta e vedere l'economia europea tornare in vita. E i segni finora sono buoni, i mercati hanno reagito bene a questa transizione politica».

kupchan

Ma come si intenderanno Obama e Renzi, molto diversi fra loro, sotto il profilo "chimico"? «La chimica è secondaria, Obama cercherà di stabilire subito un buon rapporto con Renzi, gli conviene. Del resto Obama ha già avuto rapporti stretti con Monti, con Letta ma soprattutto con Napolitano. Continuerà con Renzi: fra Washington e Roma la forza del rapporto non è seconda a nessuno in Europa» dice ancora Kupchan. E Podesta aggiunge: «Certamente Renzi non è simile per carattere a Obama come lo erano Monti o Letta, ma è conosciuto a Washington: non è questione di essere simili o no secondo me, ma di avere gli stessi obiettivi».

Gli stessi obiettivi, almeno sulla carta, ci sono. Il rapporto fra Germania e Stati Uniti è su uno dei livelli più bassi degli ultimi anni per la divergenza centrale proprio sul fronte del rilancio dell'economia. Renzi da questo punto di vista si trova allineato con la posizione americana e può diventare un punto di riferimento: crescita prima di tutto, con misure accompagnate da riforme strutturali vere, attese da troppo tempo, deregolamentazione, riforme del mercato del lavoro riduzione della burocrazia etc.

Renzi e Obama

È questa l'unica vera miscela che interessa a Barack Obama. E che interessa i grandi gestori della finanza a New York. «C'è qualche elemento di similitudine con Obama, che da presidente ha sofferto per la sua inesperienza e questo può essere stato un ostacolo nel trasformare buone idee in realtà» osserva invece Charles Kupchan. Lo svantaggio di Renzi? Quello di non aver avuto come i riformisti Clinton o Blair un Ronald Reagan o una Margaret Thatcher a preparare la strada.

E se Renzi avrà bisogno della sponda del presidente americano, Obama per le sue politiche europee ha bisogno di avere come interlocutore un "doer", uno che "fa" come Renzi. E se Renzi, chiude Kupchan «non sembra agire attraverso la riflessione e la persuasione come Obama...in comune hanno anche il fatto di essere entrambi giovani».


2. L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI: FAREMO DI TUTTO PER SOSTENERLO
M.Antonietta Calabrò per ‘Il Corriere della Sera'

Linda e John Phillips

Arriva nel pomeriggio al Centro studi americani di Roma e non si sottrae alla domanda sul nuovo esecutivo, l'ambasciatore degli Stati Uniti John Phillips. «Gli Usa», ha detto , «faranno tutto il possibile per sostenere gli sforzi del nuovo governo Renzi» perché «per l'Italia la crescita è essenziale per la creazione di posti di lavoro».

john and tony podesta

Phillips ha naturalmente sottolineato che gli Stati Uniti lavorano a «stretto contatto» con tutti i premier italiani nell'ambito di un «rapporto di stretta cooperazione» e «intendono lavorare con questo premier al pari di quanto hanno fatto con Enrico Letta e i suoi predecessori». Washington «si attende di fare lo stesso con Renzi», ha aggiunto, ma l'ambasciatore ha messo in evidenza anche: «I nostri obiettivi sono gli stessi».

L'occasione è la presentazione del volume La lezione di Obama (Come vincere le elezioni nell'era della politica 2.0) , un libro scritto a quattro mani dal direttore relazioni internazionali dell'Eni, Stefano Lucchini, e dell'analista di politica estera Raffaello Matarazzo, con una postfazione che se non ci fosse stata (il libro è uscito a gennaio), si sarebbe dovuta inventare.

John Phillips con la moglie Linda Douglass

Perché scritta dal professor Roberto D'Alimonte, della Luiss, il guru dei flussi dei voti, che ha lavorato alla scrittura dell'Italicum, la nuova legge elettorale presentata dal segretario del Pd, che ha letteralmente fatto da levatrice al nuovo governo. Si parla della campagna del 2012 che ha portato alla rielezione di Obama per il secondo mandato, ma naturalmente l'attenzione dei relatori (anche il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi) è per i possibili paralleli con l'Italia, in un futuro che potrebbe anche essere prossimo. D‘Alimonte ha spiegato che la campagna vittoriosa di Obama è stata basata sul web e che «Renzi conosce queste nuove dinamiche e certamente le userà».

 

 

GOTOR: ‘IL GOVERNO? DIETRO C’È LA MANINA DEL CAV - ‘RENZI PREMIER E SEGRETARIO? COME DE MITA’

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Monica Guerzoni per ‘Il Corriere della Sera'

Gotor

«Ho votato la fiducia per disciplina di partito».
Avrebbe volentieri votato no al governo Renzi, senatore Miguel Gotor?
«Disciplina di partito è per me un termine nobile. La mia fiducia è all'energia del premier e alle sfide che lancia, ma non è una fiducia in bianco. Valuterò di volta in volta».

Lei è un parlamentare del Pd...
«Sì, ma ho due grandi perplessità. La prima riguarda non certo lo stile di Renzi, perché queste sono sciocchezze, quanto la vaghezza dei contenuti. La seconda è il problema del ministro dello Sviluppo, portatrice di un conflitto di interessi evidente di natura familiare».

Sta dicendo che Federica Guidi dovrebbe dimettersi?
«Non sta a me chiederne le dimissioni, ma sul governo ci sono le impronte del conflitto di interessi e di una intesa con Berlusconi, il quale non a caso avrebbe detto "abbiamo un ministro". Questa anomalia va denunciata. Purtroppo il sistema di potere italiano ha difficoltà a recidere il cordone ombelicale che lo lega a Berlusconi».

MIGUEL GOTOR FOTO ANDREA ARRIGA

E Renzi?
«La sua ascesa è passata attraverso una interlocuzione con l'ex premier: così lo ha rimesso al centro della dialettica politica. Il governo Renzi nasce con la manina di Berlusconi».

Letta per i primi mesi ha governato con Berlusconi in maggioranza...
«Poi però, facendolo uscire dalla maggioranza, ha fatto una operazione politica di grande valore, che Renzi ha vanificato e che è stata da molti dimenticata».

Nel merito, come giudica le proposte di Renzi?
«Mi ha colpito il discorso del Senato, con pochi contenuti programmatici».

Pochi contenuti? Taglio a doppia cifra del cuneo fiscale, restituzione integrale dei debiti della pubblica amministrazione, rivoluzione fiscale, ristrutturazione delle scuole...
«Tutti titoli. Le coperture economiche dove sono? Il sussidio universale di disoccupazione costerebbe 18 miliardi, i debiti della pubblica amministrazione 40, il cuneo 30... Visto che siamo quasi a cento miliardi sarebbe interessante sapere cosa ne dice Padoan, il nuovo ministro del Tesoro. E che ne è stato della lotta all'evasione? Noi sosterremo Renzi nella misura in cui i fatti diverranno realtà».

IL SALUTO TRA RENZI E BERSANI

Può durare fino al 2018?
«D'istinto penso che avrà difficoltà ad arrivare al 2018 e che questo governo abbia una dimensione elettorale di medio periodo. Le medie intese rendono la maggioranza al Senato numericamente stretta, risicata, sottoposta ai venti e ai rischi della navigazione politica. La mia sensazione è che Renzi stia governando con i voti presi da Bersani nel 2013, tanto disprezzati, e con i programmi di Letta».

C'è chi pensa che il lungo abbraccio alla Camera tra Letta e Bersani disegni uno scenario futuro, dentro o fuori il Pd. E lei?
«Chi è animato da uno spirito riformista e ragionevole si sente ben rappresentato da quell'abbraccio».

RENZI E LETTA

Ci vede un ticket?
«L'Italia ha bisogno come il pane di persone perbene e di una classe di dirigenti seria. La cifra che unisce Enrico e Pier Luigi è la serietà, coniugata al riformismo. Insieme sono portatori di una idea di Pd e del ruolo che il partito deve avere nella politica e nella società, una idea che io trovo convincente. Hanno lavorato bene insieme e vorrei che tornassero a farlo. Spero che il tempo sia galantuomo con entrambi».

Renzi vuole restare segretario, ma nel Pd c'è già chi parla di congresso.
«Sulla segreteria e sul congresso deciderà Renzi, l'investitura popolare delle primarie gli dà la forza politica e la responsabilità di prendere una decisione».

renzi e berlusconi italicum

Secondo lei, deve lasciare il Nazareno?
«Ho visto il precedente di Ciriaco De Mita, che fu al tempo stesso presidente del Consiglio e segretario di un grande partito come la Dc. Decideranno Renzi e la direzione, ma sarebbe opportuno che i due ruoli restassero autonomi, perché l'identificazione trasforma il partito nel comitato elettorale di un leader».

Pensa che Renzi voglia andare a votare?
«Quel che voglio dire è che i premier passano, è importante invece che il Pd resti e che sia in forze. In un Paese di partiti personali e leaderistici il nostro è una anomalia felice ed è bene che rimanga tale. È un problema che Renzi ha ben presente, ne sono certo».

Matteo Renzi e Ciriaco De Mita

Se dovesse riaprirsi la partita della segreteria chi sarebbe in campo? Letta, Bersani, Zingaretti?
«Questo è il tempo del sostegno al tentativo di Renzi come premier, una fiducia che riguarda la responsabilità di perno che il Pd ha assunto e da cui non dobbiamo fuggire. Letta e Bersani però hanno ancora molto da dire nella politica italiana. Questo è un film di avventura e loro avranno un grande ruolo da protagonisti».

Il finale?
«Non lo abbiamo ancora visto» .

 

 

IL CINEMA DEI GIUSTI - “TIR”, IL VINCITORE DEL FESTIVAL DI ROMA, ARRIVA AL CINEMA

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Marco Giusti per Dagospia

TIR CORRIDOIO CINQUE DI FASULO

"Tir" di Alberto Fasulo

Ci siamo. Polemica! Polemica! Ricordate il gran finale del Festival di Roma 2013 con Paolo Mereghetti, e molti altri critici scatenati per i vincitori, soprattutto per il primo premio, il Marc'Aurelio d'oro a "Tir" di Alberto Fasulo, e per quello della Migliore Attrice Protagonista a Scarlett Johansson in "Her" di Spike Jonze nel ruolo/non ruolo della voce del cellulare? Allora Mereghetti parlò di "un verdetto da follia collettiva contro il cinema". E si chiese: "perché la giuria presieduta da James Gray abbia scelto questo film per il massimo riconoscimento resterà un mistero, aperto alle più deliranti teorie dietrologiche".

Ricordiamo anche, però, che proprio James Gray, il presidente della giuria, dichiarò agli altri giurati che il solo film che aveva amato era "Tir", l'opera prima del nostro Alberto Fasulo. Ora che "Tir" esce nelle nostre sale ce ne potremo fare un'opinione anche noi. La verità, mi sembrò, allora, che tra i film italiani "Tir" dell'esordiente Alberto Fasulo, serissimo documentarista trentasettenne friulano che si era fatto dieci anni di esperienza a Roma come fonico, aiuto regista, operatore e qualsiasi altra cosa possibile, seguendo anche produzioni televisive importanti come "Avere vent'anni", aveva soprattutto le grandi qualità da film da festival internazionale.

Era/è cioè, un po' come "Salvo" di Grassadonia, un film immediatamente riconoscibile da un pubblico non italiano come un film d'autore, pronto per Cannes, Venezia e qualsiasi altro festival. Non solo. E' anche un film di grande serietà e concentrazione sulla realtà non solo italiana, ma europea, di tanti lavoratori che preferiscono guidare notte e giorno sulle autostrade tra Italia, Spagna, Germania, Austria, spesso sfruttati da padroni e padroncini, lontani dalle loro famiglie e costretti a una vita solitaria o coatta, piuttosto che guadagnare un terzo insegnando nel proprio paese.

alberto-fasulo-di-tir-bacia-sua-moglie-nadia-trevisan

Non a caso è infatti nato come documentario, e per questo vinse il Premio Solinas nel 2010, ma è poi stato poi trasformato in una sorta di documentario con attori, quindi una fiction, con l'attore slavo Branko Zavrsan, bravissimo, anche cosceneggiatore, nel ruolo del protagonista. Anche se la visione da documentario d'arte rimane, la presenza di un attore come Branko Zavrsan, già protagonista di "No Man's Land" rendeva il tutto una cosa diversa.

Ma sia Fasulo che il suo attore hanno cercato il più possibile di ricostruire alla perfezione, nella cabina del tir e nella sua vita di tutti i giorni sulla strada la realtà del camionista che passa di paese in paese per lavoro. "'Più che fare un racconto sociologico", spiegò allora Fasulo, "mi interessava entrare sotto la pelle del mio personaggio e riprenderlo in un momento di crisi personale, in cui si vedesse obbligato a compiere una scelta non solo pratica, ma anche etica ed esistenziale".

Quel che viene fuori è un racconto commovente, a noi sconosciuto, della realtà di un'Europa attraversata e vissuta da centinaia di persone in movimento alla ricerca di una tranquillità economica che non riescono a vivere a casa propria nella grande crisi di questi anni. Cinema rosselliniano, insomma, e non vedo perché la cosa abbia disturbato Mereghetti. Inoltre il film è stato girato con un budget ridicolo, 350 mila euro, dopo anni di lavoro preparatorio, da ragazzi che ci hanno davvero creduto, con Fasulo che ha fatto quasi tutti i ruoli sul set.

Magari era più approfondito e accattivante, come studio sui camionisti, il documentario che Michele Santoro e la sua redazione realizzarono qualche anno fa per la Rai, ma "Tir" non è certo un semplice documentario "con attori", cioè un ibrido, ma un vero film con una sua forza visiva e una reale struttura anche se per entrarci dentro devi fare un certo sforzo e per molti può sembrare troppo poco narrativo. Inoltre il suo protagonista, Branko Zavrsan, obbligato come il Tom Hardy di "Locke" a stare sempre chiuso in cabina a parlare al telefono, è favoloso, una specie di Kris Kristofferson in "Convoy".

Il film, che batte bandiera friulana con tutte le sue film commission e i piccoli sponsor, a cominciare dai valichi internazionali, mostra una strada internazionale per il nostro cinema da festival, infatti uscirà presto in Francia e in altri paesi, una strada insomma un po' meno provinciale di certe commedie d'autore. E tale è l'intensità e la concentrazione dei suoi autori che merita tutto il nostro rispetto e la nostra attenzione. In sala dal 27 febbraio.

 


SENZA 18 BUCHE, AL GOLF DI CORTINA RESTANO SOLO I BUCHI (DI BILANCIO): LIBRI IN TRIBUNALE

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Andrea Giacobino per il suo blog, "Finanza dietro le quinte"
http://andreagiacobino.wordpress.com/

I "vip" non mettono mano al portafoglio e uno dei golf più prestigiosi d'Italia, quello di Cortina d'Ampezzo, finisce a gambe all'aria. Qualche giorno fa, infatti, si è tenuta a Longarone nello studio del notaio Elisa Piccolotto un'assemblea straordinaria della Cortina srl proprietaria del celebre circuito golfistico ampezzano, durante la quale è stata deliberato di presentare al tribunale domanda di concordato preventivo "in continuità" in base all'articolo 160 della legge fallimentare.

Golf Cortina il progetto a diciotto buche

Durante l'assemblea guidata dal presidente Lino Belli è stato reso noto che "la situazione economica e finanziaria della società richiederebbe continui apporti finanziari per essere in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni". Inoltre "per incrementare il volume d'affari e superare il punto di pareggio economico, si rende indifferibile l'esecuzione di un progetto d'investimento che consenta la realizzazione di un percorso da golf a 18 buche, adeguato per gli standard dei circuiti internazionali di elevato livello con l'ottenimento di sponsorizzazioni da player di caratura internazionale e presenza di un maggior numero di giocatori paganti".

Serve quindi, denaro contante. Ma Belli ha stigmatizzato come "gli impegni finanziari assunti dai soci non sono stati totalmente mantenuti e conseguentemente la società non dispone né dei mezzi sufficienti a far fronte alle scadenze relative alla gestione corrente né della provvista necessaria per il pagamento di interessi e rate dovute in conto capitale alle banche".

Scartata dai socio l'ipotesi liquidazione, ecco quindi inevitabile l'avvio del concordato. Sottoposto ad alcune condizioni: il rilascio dell'autorizzazione comunale ad edificare una nuova club house con la partecipazione al completamento dell'investimento da parte del comune di Cortina, l'ottenimento dei permessi e di adeguati impegni da parte dei soci.

Cortina Golf Club

Quest'autunno il golf ampezzano aveva battuto nuovamente cassa presso i soci, varando una ricapitalizzazione da 4,6 a 6,8 milioni di euro, pari a 2,1 milioni di valore nominale con un sovraprezzo di altri 2 milioni. Nel dettaglio la singola quota da sottoscrivere sarà di 35.000 euro. L'aumento di capitale non è però andato in porto, esattamente come quello di pari entità lanciato a dicembre 2011.

Cortina Golf Club

Gli azionisti del golf di Cortina sono volti noti dell'imprenditoria e della finanza: da Giuliano Adreani (Publitalia 80) a Guido Barilla, da Roberto Bertazzoni (Smeg) ai fratelli De Rigo, da Andrea De Vido di Finint a Giuseppe Gazzoni Frascara, da Vittorio Grilli (ex dg del Mef) all'editore Carlo Perrone, da Paolo Scaroni (ceo Eni) a Maurizio Tamagnini, capo del Fondo Strategico Italiano, fino al regista Carlo Vanzina e Lorenzo Sassoli De Bianchi (Valsoia). Nel 2012 il golf di Cortina ha perso 769mila euro: il rosso è stato rinviato a nuovo aggiungendosi ai quasi 2 milioni di perdite rivenienti da esercizi precedenti, a fronte dei quali stanno 1,8 milioni di riserva sovraprezzo azioni.

 

LA GERMANIA CI FA UN BAFFO! L’OMBRA DEL DITO DI NETANYAHU DISEGNA I BAFFI SULLA MERKEL

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da www.dailymail.co.uk

La Merkel con Netanyahu


La fotografia è prodigiosa. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu alza il dito e involontariamente la sua ombra disegna un paio di baffi sul viso della cancelliera tedesca Angela Merkel, che si trasforma in una nuova Hitler.

Lo scatto è stato fatto dal fotografo Marc Israel Sellem del "Jerusalem Post" ed è già virale sui social media.

L OMBRA DEL DITO FA IL BAFFO ALLA HITLER

La Merkel stava parlando alla conferenza di Gerusalemme per rimarcare l'alleanza cinquantennale con Israele. Ha dichiarato che la Germania vede nell'Iran una potenziale minaccia per Israele come per altri paesi europei. Non sosterrà l'appello a boicottare Israele, però ha espresso "forte preoccupazione" per i nuovi insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati.

 

 

 

LA RESISTIBILE FUGA DI YANUKOVICH: NIENTE MOSCA, ORA POTREBBE ESSERE IN CRIMEA

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Francesco Battistini per ‘Il Corriere della Sera'
«Buongiorno, qui è Radio Leopoli. Sono passate ottanta ore e non l'hanno ancora preso...». Il mattino ha lui in bocca e per i deejay non c'è paura della secessione o del futuro che batta la domanda delle domande: dov'è?

PUTIN MEDVEDEV YANUKOVICH

L'ultima apparizione conosciuta di Viktor Yanukovich, wanted, è un video diffuso sabato quand'era al confine russo di Kharkiv: la rabbia trattenuta per il «golpe», l'appello agli amici che già latitavano più di lui, l'occhio che guardava nervoso fuoricampo... «Dov'è?», chiede la polizia ad Andriy Kliyuev, il capo staff compagno di fuga: l'uomo riappare in ospedale, ferito da misteriosi proiettili alle gambe mentre in macchina stava rientrando dalla Crimea alla sua casa di Kiev, già devastata dal popolo inferocito. «Dov'è?».

«Non lo so», risponde l'omertoso Andriy: ci sarebbe stata una lite, l'immancabile accusa di tradimento, l'inevitabile vendetta... «Abbiamo una proposta per trovarlo - nasce un hashtag, un migliaio di follower -. Se ogni ucraino dà 10 grivnie, un euro, ci sarà una taglia da 40 milioni sulla sua testa...». #uneuroatestaeloprendiamo. La grande caccia continua. Il nuovo procuratore emette un mandato per omicidio di massa: un'ottantina di morti, duemila feriti. Il Parlamento chiede il deferimento al tribunale dell'Aja, crimini contro l'umanità: centinaia d'oppositori torturati nudi a 15 gradi sottozero.

Yanukovich incontra il leader dell opposizione Vitali Klitschko

Sulla strada dell'aeroporto di Kiev, i volontari di Maidan scrutano ogni finestrino. Yanukovich è svanito come il suo potere. Rottamato, braccato, perduto fra piste vere e depistaggi. La notte della resa firmata, venerdì, quand'è uscito dalla sua reggia e dalla vita di tutti, il tamtam twittava la prima rotta: un misterioso jet ucraino su Dubai, forse l'Oman.

Sabato mattina, la soffiata buona: decollato verso Est con un elicottero, poi con un Falcon, l'ex presidente era arrivato vicino al confine russo, a Kharkiv, e stava per organizzare la resistenza coi governatori del partito. Ma quando aveva capito che i suoi proconsoli erano tutti pronti a scappare, altro che sostenerlo, nemmeno era uscito dall'aereo: sulla pista d'un compound industriale, aveva aspettato che qualcuno provasse (inutilmente) a corrompere i controllori di volo. E alla fine se n'era andato.

Fuga senza fine, né fini. Chi c'è con lui, mistero: qualche guardia del corpo, due amici fidatissimi. Prima di sparire per sempre dai radar, Viktor arriva in elicottero nella natìa Yenakieve, fuori Donetsk, via Rainissa 65. Fa un pezzo di strada anche in moto, dicono. Ha fretta di raggiungere Lyubov, l'amante bionda e quarantenne, che è di lì pure lei e l'aspetta fra i barboncini bianchi.

L ex presidente Viktor Yanukovich

Yanukovich le ha costruito una megavilla nei pini, alte mura e filo spinato: da fuori, sospettano che i due siano dentro perché il camino sul tetto verde fuma, le luci sono accese. Viktor è senza meta. Chiede aiuto al governatore Shishatsky: cellulare staccato. Si fa raggiungere dal figlio Oleksandr, l'affarista, ma ha lo stesso problema di scappare: la procura lo starebbe indagando per il massacro di Maidan.

Impossibile partire per Mosca coi due Falcon che aspettano sulla pista di Donetsk: nessuno autorizza il piano di volo. Il presidente allora prende la decisione: fa buttare via i telefonini, per non essere rintracciato, fa staccare i navigatori satellitari. Niente auricolari per i body-guard. Nella notte, parte un discreto corteo di tre auto blindate: destinazione Crimea, 400 km a Sud.

MAPPA SEBASTOPOLI UCRAINA

Adesso è lì, probabilmente. Come una mosca nel bicchiere, sbatte da una clinica privata all'aeroporto di Belbek. Offre sporte di soldi che nessuno prende. «È un cane morto per strada - dice Igor Lutsenko, portavoce di Euromaidan -: tutti lo guardano e si voltano dall'altra parte». Viktor, dove sei? Le ultime chiacchiere: su uno yacht al largo di Sebastopoli, no, in un monastero ortodosso, macché, in una villa sul mare di Balaklava, proprio dove i sovietici nascondevano i sottomarini...

L'antologia dei despoti-leprotti è piena di mezzi avventurosi, leggendarie cavalcate: la moto del Mullah Omar, il gippone beduino di Gheddafi, la botola di Saddam, gli aerei taroccati di Ben Ali o di Amin, i travestimenti da prete di Noriega, i lanci col paracadute di Bokassa... Più Viktor latita, più le fantasie si scatenano. È già nascosto in Russia? «Impossibile - s'indigna l'ambasciatore ucraino all'Onu -: chi volete che ospiti un simile criminale?». «Niente di epico - smoscia Lutsenko -. È semplicemente andato dai soli che possono aiutarlo: i militari della base navale russa». Ce l'hanno loro? «Sì. E non sanno bene che cosa farsene».

SEBASTOPOLI PRO RUSSIA E KIEV CONTRO

 

LA GUERRA DEI LIGURI - ANTONIO RICCI CON LUCA E PAOLO LANCIA LA SFIDA A FABIO FAZIO LA DOMENICA SERA

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Claudia Casiraghi per "Libero quotidiano"

Era stato il direttore di Canale 5 Giancarlo Scheri ad anticipare, proprio in un'intervista rilasciata a Libero ai primi di dicembre, l'intenzione di affidare al brillante Antonio Ricci la creazione di «un nuovo programma in cui avrebbe potuto esprimere a pieno tutto il suo genio, quello che da 26 anni macina record di ascolti con Striscia La Notizia».

BEPPE GRILLO CON ANTONIO RICCI NEL SETTANTANOVE

A distanza di qualche mese l'aura di mistero che l'annuncio monco di Scheri emanava, si è finalmente dissolta e qualche parola di più sul nuovo varietà che dalle 21.10 di domenica 16 marzo occuperà la prima serata di Canale 5 può essere detta con serenità.

L'Italia che cambia sarà il tema principale del programma del patron di Striscia, la cui sigla non a caso è stata girata nell'Italia in miniatura di Rimini sulle note di Tanti auguri di Raffaella Carrà. Un argomento inflazionato per certi versi, la cui pesantezza verrà però sicuramente smorzata dalla presenza in studio di Luca e Paolo.

Il duo comico, lanciato da Davide Parenti che per anni ha affidato loro la conduzione delle Iene, non si limiterà a presenziare occasionalmente, come ci si potrebbe aspettare da un qualsivoglia opinionista; no, Luca e Paolo saranno i conduttori scanzonati, divertenti come gli sketch alla macchinetta del caffè di Italia 1 possono ricordare, che per cinque prime serate presenteranno Giass.

FAZIO MANDA SMS IN UNA PAUSA

Titolo insolito per un varietà, voluto da Ricci per ragioni che vanno oltre il semplice motivo estetico: non solo infatti «giass» è acronimo di «Great Italian Association», ma nella testa dei milanesi pur significando letteralmente «ghiaccio» rimanda anche al suono della parola «jazz». Apparentemente lontane, le due parole, ghiaccio e jazz, sono invece fondamentali per la trasmissione di Ricci, che avrà del ghiaccio la scivolosità e del jazz la fantasia e l'innovazione.

ANTONIO RICCI E BEPPE GRILLO

O così racconta in anteprima Tv Sorrisi & Canzoni. Il settimanale edito Mondadori non racconta però niente di più e anche dall'ufficio stampa dell'eccentrico Ricci non sono più generosi: il segreto è fondamentale, e la cosa fa sorridere visto che Giass andrà proprio a rimpiazzare la fiction di origine spagnola che tanta fortuna ha portato a Mediaset.

fabio fazio matteo

Ma per fortuna a svelare qualcosa ci ha pensato Fiorello che, armato come al solito del suo fedele e indistruttibile cellulare, ha caricato su Youtube un video breve e significativo, in cui insieme a Luca e Paolo lancia il programma affidandosi - giustamente - alla curiosità di chi lo segue. «Che cosa avremo fatto tutti e tre insieme?», se la ride Fiorello circondato dalle risate dei comici liguri, «Chissà, chissà! Vedrete presto».

Luca e Paolo Scherzi a parte

E presto vedremo, ma, nonostante le rubriche, le inchieste e novità certamente brillanti proposte da Ricci, il debutto di Giass non sarà un debutto facile. Ad attendere al varco il varietà targato Mediaset ci sarà la concorrenza agguerrita della televisione di Stato che la domenica può contare su due delle sue armi migliori: nella stessa fascia del varietà di Ricci andranno infatti in onda Un medico in famiglia e, parzialmente, Che tempo che fa. Quel che si può fare è augurarsi che dopo Sanremo uno e dopo nove stagioni l'altro, Fazio e Lino Banfi abbiano fatto il loro tempo.

davide parenti

 

NONOSTANTE LA VISITA DA RENZI A PALAZZO CHIGI, CALA LO SHARE DI FLORIS (11,9%)

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Mattia Buonocore per www.davidemaggio.it

Su Rai1 la seconda parte di Non è mai troppo tardi ha conquistato 6.812.000 spettatori pari al 24.42%. Su Canale 5 la prima tv di Benvenuti al Nord ha raccolto davanti al video 5.140.000 spettatori pari al 19.55% di share. Su Rai2 Pretty Princes ha registrato 1.581.000 spettatori (5.69%). Su Italia1 Funny Games - Possiamo Iniziare? ha intrattenuto 1.202.000 spettatori (4.46%). Su Rai3 Ballarò ha raccolto davanti al video 3.153.000 spettatori (11.91%) mentre su Rete4 Don Camillo e l'Onorevole Peppone totalizza 1.156.000 spettatori (4.3%). Su La7 il talk Linea Gialla è stato visto da 487.000 spettatori (2.3%). Su Rai4 Professione Assasino segna 651.000 spettatori con il 2.26%.
Access prime time

floris a palazzo chigi da renzi

Gruber supera i 2 milioni.

Su Rai1 Affari Tuoi è stato seguito da 5.856.000 spettatori e il 19.96% di share mentre su Canale 5 Striscia la notizia ha fatto segnare 5.998.000 spettatori (20.32%). Su Italia1 CSI ha registrato il 4.88% di share con 1.397.000 spettatori mentre Lol :-) su Rai2 il 3.42% con 1.021.000. Su Rete4 Tempesta d'amore ha siglato il 4.82% con 1.416.000 individui all'ascolto. Su Rai3 Un Posto al sole ha fatto segnare il 7.76% e 2.253.000 spettatori, mentre Otto e Mezzo su La7 2.005.000 e il 6.88%.

Preserale

Avanti un Altro tocca il 21.89%.

Nella fascia preserale L'eredità - La Sfida dei 6 ha ottenuto un ascolto medio di 3.316.000 spettatori (18.17%) mentre L'Eredità ha raccolto 5.221.000 spettatori (23.37%). Su Canale 5 Avanti un Altro ha raccolto 4.804.000 spettatori con il 21.89% (Avanti il primo al 18.43% con 3.233.000 spettatori). Su Italia1 CSI ha totalizzato 956.000 spettatori (3.97%). Su Rai2 la serie Squadra Speciale Cobra 11 ha interessato 1.194.000 ascoltatori (4.66%). Il Segreto in replica su Rete4 è stato seguito da 1.323.000 telespettatori con il 5.08%. Su Rai3 Blob si porta al 5.59% con 1.448.000 spettatori mentre Sconosciuti segna il 4.51% con 1.230.000 spettatori.

Daytime Mattina

floris a palazzo chigi da renzi

Elisir al 5.39%.

Su Rai1 Uno Mattina dà il buongiorno a 911.000 telespettatori con il 16.74% nella prima parte e 680.000 spettatori con il 14.68% nella seconda parte. Uno Mattina Storie Vere segna il 15.02% con 677.000 spettatori mentre Uno Mattina Verde registra il 14.38% con 713.000 spettatori. Su Canale5 Prima Pagina ha informato 711.000 spettatori con il 19.33%. Federico Novella e Federica Panicucci al timone di Mattino Cinque hanno convinto 647.000 spettatori (12.81%), nella prima parte, e 616.000 spettatori (13.52%) nella seconda parte. Everwood su Italia1 ha ottenuto 244.000 e 282.000 con il 5.33% e il 5.65%. Su Rai2 la serie Due Uomini e Mezzo è piaciuta a 99.000 spettatori con l'1.55%. Su Rai3 Agorà segna l'11.04% con 612.000 spettatori mentre Elisir convince il 5.39% con 340.000 spettatori. Su La7 Omnibus conquista il 3.57% di share (148.000) e Coffee Break il 6.55% (299.000).

Daytime Mezzogiorno

Su Rai1 Uno Mattina Magazine porta a casa 896.000 spettatori con il 14.02%. A seguire Antonella Clerici con La Prova del Cuoco si aggiudica 2.231.000 ascoltatori (17.48%). Su Canale 5 Forum arriva al 13.99% con 1.212.000 telespettatori. Su Rai2 I Fatti Vostri ottiene 840.000 spettatori col 9.74%. Su Italia1 la serie Dr House ha interessato 326.000 spettatori con il 4.37%. Subito dopo Studio Aperto, Sport Mediaset ha ottenuto 1.577.000 con il 9.28%.

matteo renzi a otto e mezzo da lilli gruber

Su Rai3 Pane Quotidiano ottiene 805.000 spettatori (5.43%) mentre Il Tempo e la Storia, con Massimo Bernardini, arriva al 3.12% con 548.000. Su Rete4 il telefilm Un Detective in Corsia è stato seguito da 723.000 telespettatori con il 6.21% e subito dopo La Signora in Giallo si porta al 6.71% con 1.142.000. Su La7 L'Aria che Tira ha raccolto 511.000 spettatori con l'8.67%, nella prima parte, e 520.000 spettatori con il 4.08%.
Daytime Pomeriggio

Forte calo de La Vita in Diretta.

Su Rai1 il court show Verdetto Finale ottiene l'11.89% con 1.820.000 telespettatori. A seguire l'anteprima di Vid Italia in diretta ha interessato 1.612.000 spettatori con il 14.03% (presentazione all'11.58% con 1.419.000 spettatori). La Vita in Diretta ha convinto 1.539.000 spettatori (12.34%) nella prima parte, e 1.899.000 spettatori (13.15%) nella seconda parte. Su Canale5 Beautiful ha raccolto 3.726.000 telespettatori con il 20.45%, la soap CentoVetrine ha conquistato il 18.56% con 3.111.000 spettatori. Uomini e Donne ha convinto 2.938.000 spettatori con il 22.31% (finale al 25.9% con 2.956.000 spettatori).

LILLI GRUBER E MARIO MONTI

A seguire Il segreto ha convinto 3.265.000 spettatori con il 28.17%. Pomeriggio Cinque ottiene 2.494.000 spettatori (20.46%) nella prima parte e 2.251.000 spettatori (15.38%) nella seconda parte. Detto Fatto ha raccolto su Rai2 780.000 e 825.000 spettatori e il 4.49% e il 6.21% di share nei due rispettivi segmenti di messa in onda. A seguire la diretta dalla Camera dei Deputati (dalle 16:42 alle 19:23) segna il 5.76% con 832.000 spettatori. Su Italia1 Futurama segna l'8.39% con 1.533.000 spettatori, I Simpson arrivano all'11.06% con 1.941.000; Dragon Ball ottiene 1.298.000 telespettatori con l'8.22%.

The Big Bang Theory 6 in prima tv free segna il 6.08% e il 6.24% con 826.000 e 766.000 spettatori mentre Due Uomini e Mezzo segna il 5.48% e il 5.71% (628.000 - 655.000 spettatori). How I Met Your Mother ha divertito 569.000 spettatori con il 4.88%. Su Rete4 Lo Sportello di Forum è stato seguito da 854.000 spettatori con il 5.52%. Su Rai3 Geo ha convinto 1.023.000 spettatori (7.44%). Su La7 Speciale TgLa7 ha informato 603.000 spettatori con il 4.15%. Su Real Time/+1 Amici ha ottenuto 605.000 spettatori (3.5%), al primo passaggio, e 234.000 spettatori (1.5%), al secondo passaggio.
Seconda Serata

claudio santamaria

Arancia Meccanica al 6.79%.

Su Rai1 l'appuntamento con Porta a Porta totalizza 1.365.000 spettatori per uno share del 15.46%. 2 Next porta Rai2 al 3.3% con 387.000 spettatori. Su Rai3 Gazebo ha interessato 1.252.000 spettatori con il 9.58%. In 823.000 si sono sintonizzati su Canale 5 per seguire I Segreti di Borgo Larici (share del 9.55%). Su Italia1 Arancia Meccanica ha appassionato 500.000 spettatori (6.79%). Su Rete 4 Speciale Champions League ha interessato 440.000 spettatori con il 4.77%.
Telegiornali

(edizioni meridiana e della sera in migliaia):

Indovina chi viene a Natale Claudio Bisio Claudia Gerini Carlo Buccirosso

TG1: 4.146 (23.06%) / 6.139 (23.16%)
TG2: 2.777 (17.31%) / 1.979 (7.01%)
TG3: 1.869 (11.58%) / 2.162 (10.7%)
TG5: 3.058 (18.72%) / 5.546 (20.85%)
STUDIO APERTO: 2.204 (17.07%) / 1.036 (6.37%)
TG4: 472 (7.15%) / 848 (4.23%)
TGLA7: 853 (4.74%) / 1.962 (7.32%)
Ascolti per Fasce Auditel

Rai 1 17,87 10,28 18,25 14,82 16,17 12,97 20,06 21,80 18,08
Rai 2 5,62 3,41 2,55 5,03 9,30 4,79 5,20 5,55 4,41
Rai 3 8,78 5,84 11,74 7,58 8,50 5,39 8,58 10,00 10,66
Rai 4 1,13 1,76 0,32 0,85 0,74 0,99 0,80 1,71 1,52
Rai 5 0,29 0,18 0,02 0,20 0,10 0,25 0,12 0,41 0,67

Rai Movie 0,59 0,34 0,48 0,95 0,41 0,70 0,43 0,67 0,73
Rai Premium 0,98 2,50 1,48 0,90 1,00 1,81 0,74 0,68 0,60
Rai YoYo 1,27 0,60 3,12 2,06 1,10 1,68 1,80 0,94 0,22
Rai Sport 1 0,21 0,14 0,17 0,11 0,10 0,33 0,20 0,08 0,45
Rai Sport 2 0,15 0,01 0,03 0,15 0,07 0,17 0,09 0,20 0,25

Rai News 0,90 1,64 2,62 1,28 0,85 1,58 0,95 0,29 0,40
Rai GULP 0,43 0,34 1,25 0,36 0,39 0,31 0,62 0,43 0,15
Rai Scuola 0,00 0,01 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,01 0,00
Rai Storia 0,14 0,92 0,02 0,08 0,09 0,13 0,06 0,15 0,20
Rai Specializzate 6,10 8,44 9,50 6,95 4,86 7,95 5,81 5,57 5,20
RAI 38,36 27,97 42,04 34,39 38,83 31,10 39,65 42,92 38,35

ENRICO MENTANA GIANLUIGI PARAGONE E SALVO SOTTILE AL BAR

Canale5 18,54 13,22 17,41 13,58 17,81 23,54 19,71 19,03 15,89
Italia1 5,53 3,33 3,15 5,31 9,98 4,77 4,26 4,47 5,54
Rete4 4,85 2,30 3,99 6,47 5,84 4,48 4,97 4,36 4,71
Boing 0,83 0,61 1,96 0,90 0,75 0,95 1,31 0,68 0,13
Iris 1,02 2,52 0,63 0,70 0,58 1,00 0,67 1,35 1,48

Luca Bianchini e Diego Passoni PARTY VANITY FAIR

La5 0,97 1,58 0,48 1,05 0,56 0,63 0,55 1,10 2,06
Mediaset Extra 0,52 0,50 0,54 0,36 0,51 0,71 0,40 0,44 0,70
Italia 2 0,38 0,26 0,05 0,22 0,22 0,36 0,57 0,43 0,46
Cartoonito 0,58 0,35 1,11 0,91 0,40 0,97 0,94 0,36 0,08
Top Crime 0,95 1,65 0,60 0,85 1,59 0,82 1,17 0,73 0,42

Premium Calcio HD 0,37 0,06 0,14 0,07 0,04 0,09 0,41 0,89 0,45
Mediaset Specializzate 5,63 7,54 5,51 5,05 4,65 5,53 6,02 5,99 5,77
MEDIASET 34,56 26,39 30,06 30,41 38,27 38,31 34,96 33,85 31,91
La7 4,01 3,00 4,20 6,80 3,69 5,06 4,54 3,61 2,43

Totale editore Discovery 5,21 8,55 3,69 6,02 5,19 6,30 4,38 3,56 7,20
Totale editore LT Multimedia 0,26 0,37 0,33 0,55 0,29 0,45 0,13 0,15 0,23
Totale editore MTV-VIACOM 1,22 2,76 1,11 1,42 0,96 1,47 1,35 1,02 1,12

 

TROPPI ERRORI DAL DISCETTO, IL CT INGLESE HODGSON PORTA IN BRASILE ANCHE LO PSICOLOGO

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Stefano Semeraro per ‘La Stampa'
Dopo aver sbagliato il rigore decisivo nei quarti dell'Europeo 2004 contro il Portogallo, Darius Vassell si presentò al ct dell'Inghilterra Sven Goran Eriksson. «Mister, io rimango a Lisbona», lo informò. «In vacanza?», rispose Eriksson.

BAGGIO PASADENA hodgson 002

«No, mister: non voglio tornare a casa e dover parlare con i giornalisti». Steven Gerrard, non uno qualsiasi, confessò invece che prima di accartocciarsi sul dischetto contro il Portogallo nei Mondiali del 2006 si era sentito «come un bambino davanti a Freddy Krueger». Morale: per vincere i trofei che contano la freddezza è di rigore, ma in Inghilterra non funziona così.

Dal 1990 a oggi per 6 volte fra Mondiali ed Europei gli inglesi Mondiali si sono giocati il futuro dagli 11 metri e per 5 volte hanno toppato, l'ultima contro l'Italia nel 2012. Da Beckham ad Ashley Cole, i Baggio-moment britannici si sono replicati con sconfortante puntualità e così Roy Hodgson, attuale ct dei Bianchi, ha deciso che per mettere fine alla vergogna nazionale servirà uno psicologo.

hodgson 001

«Alcuni dei nostri sono ottimi rigoristi, altri no», ha spiegato Hodgson, che ha già chiesto al boss del medagliatissimo ciclismo made in UK, Sir Dave Brailsford, di motivare i suoi prima della partenza per i prossimi Mondiali. «In Brasile dipenderà dal carattere dei nostri impedire che si ripetano certi titoli sui giornali. Se uno psicologo può aiutarci sarà il benvenuto».

Di tutti i gesti del calcio il penalty è quello psicologicamente più complesso, da Peter Handke a Francesco De Gregori anche scrittori e poeti si sono affannati a spiegarcelo, ma qual è il segreto per non sgretolarsi nell'istante fatale? «L'importante - analizza Aldo Grauso, psicologo dello sport che a Coverciano lavora con le nostre nazionali giovanili - è che in quei 5 secondi tutto sia focalizzato sull'obiettivo.

ROONEY E GERRARD

Non bisogna pensare troppo, ma affidarsi all'istinto e alla routine del gesto, guai a cambiare movimento. E poi mai guardare il portiere, ma concentrarsi sul punto in cui si vuole piazzare il pallone. L'esempio che mostro sempre a Coverciano è quello di Jaap Stam: non un talento assoluto, ma un esempio di freddezza».

Beckham e Hamilton al Super Bowl

Secondo alcuni studi i rigoristi "frettolosi" hanno più possibilità di incartarsi, chi tira per primo in media segna di più ed è meno stressante avere la chance della vittoria a portata di piede che l'obbligo di pareggiare un vantaggio. Una statistica del 2012 ha dimostrato che cechi e portoghesi - e sauditi - sono infallibili quando si tratta di giocarsela dal dischetto (100% di vittorie), i tedeschi seguono con l'83%, gli italiani arrancano 27esimi (38%), gli inglesi 30esimi (14%).

Ashley Cole

«Non mi affiderei però alla genetica - continua Grauso - piuttosto al lavoro, anche psicologico. Fino al 2006 noi italiani avevamo un problema (3 volte beffati ai Mondiali, un bilancio di 3-6, ndr), ora curiamo molto questi aspetti. Mentre gli inglesi, forse per la loro tradizionale superbia, non l'hanno mai fatto». Maestri, ma di fragilità.

roberto baggio

 

 

L'ERRORE DI ASHLEY COLE CONTRO L'ITALIA

IL GOVERNO RITIRA IL SALVA-ROMA, SI AVVICINA IL COMMISSARIAMENTO. BOSCHI: “LO RIPROPORREMO”

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1. SALVA ROMA: GOVERNO VERSO RITIRO DECRETO
(ANSA) - Il dl salva Roma sta per essere ritirato dal governo. Secondo quanto si apprende, ai capigruppo di Montecitorio riuniti il ministro Boschi avrebbe comunicato che il governo prende atto dell'ostruzionismo e ritira il provvedimento.

MARIA ELENA BOSCHI AL QUIRINALE PER IL GIURAMENTO


2. SALVA ROMA: BOSCHI, ARRIVERÀ NUOVO PROVVEDIMENTO
(ANSA) - Il Governo varerà "un nuovo provvedimento, dopo una valutazione dei contenuti", che contenga anche le norme sull'Expo e sulla Sardegna. Lo ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi dopo aver annunciato che il governo rinuncia al dl salva Roma.


3. CAMPIDOGLIO, L'OMBRA DEL DISSESTO
Mauro Evangelisti per "Il Messaggero"

Spettro commissariamento per il Campidoglio. Di fronte all'ostruzionismo del Movimento 5 Stelle slitta la conversione del decreto sugli enti locali in cui è contenuto il Salva Roma. Per la seconda volta le norme che assicuravano, tra l'altro, 475 milioni di euro alla Capitale, cadono quando arriva il momento di passare dal decreto alla conversione in legge. Lanzillotta, senatrice di Scelta Civica, parla di rischio di commissariamento: «Teniamo conto- che già in questo decreto erano contenute le norme di sanatoria degli effetti della prima versione».

STORACE TWITTA IGNAZIO SOTTO MARINO

IL CASO
In Campidoglio torna lo spettro del default e del commissariamento. Di fronte all'ostruzionismo del Movimento 5 Stelle e alla concreta possibilità che non vi fosse tempo a sufficienza per la conversione del decreto sugli enti locali in cui è contenuto il Salva Roma, ieri nella maggioranza che sostiene il nuovo governo Renzi ha preso forza l'ipotesi di lasciare decadere il provvedimento. Per la seconda volta le norme che assicuravano, tra l'altro, 475 milioni di euro alla Capitale, cadono quando arriva il momento di passare dal decreto alla conversione in legge.

Era già successo con la prima versione, alla fine di dicembre. Cosa succede senza Salva-Roma? Linda Lanzillotta, senatrice di Scelta Civica, parla apertamente di rischio di commissariamento: «Teniamo conto - ricorda - che già in questo decreto erano contenute le norme di sanatoria degli effetti della prima versione del Salva-Roma che fu ritirata. Non ci sono più le basi per sostenere il provvedimento e dunque il rischio di dissesto c'è».

IGNAZIO MARINO CON LA MAPPA DELLA NUOVA MOBILITA SUI FORI IMPERIALI

Nel Partito democratico la pensano diversamente, come spiegava ieri l'onorevole Fabio Melilli, relatore della legge e neo segretario laziale del Pd: «In fondo il bilancio 2013 del Comune è stato votato con quelle norme vigenti. Si vedrà poi in sede di consuntivo come intervenire».

ALTA TENSIONE
In realtà il livello di preoccupazione è molto alto, tanto che lo stesso Ignazio Marino, che aveva sempre decantato un presunto ottimo rapporto con il M5S, attorno alle 19 ha capito che la situazione stava precipitando e ha fatto scrivere un comunicato molto duro: «Trovo veramente inspiegabile e ingiustificabile, davanti ai propri elettori e a tutti gli italiani, l'ostruzionismo del Movimento 5 Stelle nei confronti del decreto sugli enti locali. Peraltro, sono ancora più sconcertato poiché il Movimento 5 Stelle qui in Campidoglio dai banchi dell'opposizione rappresenta per questa amministrazione un continuo stimolo».

Linda Lanzillotta

Vale la pena ricordare quanto conta l'aiuto del governo per fare da puntello al bilancio. L'anno scorso Roma registrava un disavanzo di 816 milioni di euro: il decreto ha consentito un travaso di risorse dalla gestione commissariale per circa 300 milioni. Stessa musica nel 2014: lo squilibrio è vicino al miliardo e altri 175 milioni arrivano dal Salva-Roma che prevede un percorso di affiancamento da parte del Ministero dell'Economia, con il Campidoglio chiamato a presentare un piano di rientro triennale.

CONTATTI
Il sindaco, quando ha ricevuto le prime notizie dalla commissione Bilancio della Camera, che parlavano di 350 emendamenti, si è resto conto che la situazione stava diventando molto pericolosa. Ha chiamato gli esponenti del Pd romano e laziale, a partire da Melilli, si è sentito con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, con la presidente della Camera, Laura Boldrini, con l'ex sottosegretario Giovanni Legnini, ha anche tentato una personale mediazione con i Cinque stelle.

parlamentari del M5S

Ma quando alle 21, dopo la fiducia a Renzi, è iniziata la discussione alla Camera, prevaleva il pessimismo, con Melilli che confermava: «Se i Cinque Stelle proseguono con l'ostruzionismo, non ci sono margini per convertire entro il 28 febbraio il decreto». Lo spettro del default preoccupa anche i sindacati (per Cgil, Cisl e Uil «bloccare il Salva Roma è un grave danno per la città») e gli imprenditori.

Per l'Acer, l'associazione dei costruttori, ha parlato il presidente Edoardo Bianchi: «L'approvazione del decreto rappresenterà un ulteriore motivo per intraprendere e portare a compimento, anche con scelte coraggiose, il processo di razionalizzazione della spesa indispensabile per liberare risorse da destinare a investimenti che diano risposte alle esigenze della città».

 

 


I GRILLINI ZOMPANO IL FOSSO: “30 SENATORI PRONTI A LASCIARE IL M5S” DOPO LA CACCIATA DEI DISSIDENTI

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Marta Serafini per il "Corriere.it"

La tensione nel Movimento Cinque Stelle diventa altissima. E c'è pure qualche lacrima. Dopo che l'assemblea ha votato a favore della procedura di espulsione dei senatori Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista, un gruppo di deputati del M5S è pronto a lasciare il proprio gruppo parlamentare in dissenso per le espulsioni dei quattro «ribelli» al Senato. Lo si apprende da fonti parlamentari del movimento. I «dissidenti» si starebbero contando per verificare la possibilità di formare un proprio gruppo a Montecitorio. La «scissione» avverrebbe in parallelo con quella in corso al Senato.

luis alberto orellana

La senatrice Laura Bignami ha annunciato di voler presentare le sue dimissioni. E non sono mancati momenti di tensione e lacrime. Un'altra senatrice, Alessandra Bencini, è uscita dal Senato con gli occhi gonfi di lacrime «Basta. Voglio tornare a casa, così non va». I senatori si sono riuniti in assemblea.

IN TRENTA PRONTI A LASCIARE - Secondo il senatore Roberto Cotti «sono più di 30 i senatori pronti a difendere» Campanella e gli altri esponenti del Movimento 5 stelle indicati come dissidenti. Cotti spiega che sono pronti a costituire un gruppo autonomo. Per la senatrice Paola Pinna, le regole per decretare la richiesta di espulsione dei 4 senatori finiti sotto processo non sono state seguite, l'assemblea congiunta dei gruppi M5s non aveva i numeri per decidere l'espulsione.

francesco campanella senatore m s

Pinna però nega la possibilità che si costituisca alla Camera un Gruppo autonomo di "fuoriusciti" dal M5s perché, a differenza del Senato, non ci sarebbero i 20 deputati necessari per formare un nuovo gruppo. Nei giorni scorsi erano circolate indiscrezioni che volevano un gruppo di Cinque Stelle fuori dal Movimento insieme a Pippo Civati, un'ipotesi evidentemente tramontata.

IL VOTO - La decisione sulla permanenza, o no, dei quattro "dissidenti" tra i parlamentari Cinque Stelle sarà ora stabilita dal voto dei militanti M5S sul web in corso fino alle 19. Un voto cui Grillo invita a partecipare. I "sì" alla decisione di ricorrere alla consultazione online dei militanti, per decidere su un'eventuale espulsione, sono stati 73 per Battista (35 i no e 11 gli astenuti); 67 per Bocchino (30 i "no" e 13 gli astenuti); 77 per Campanella ( 33 i "no" e 11 gli astenuti); 70 per Orellana ( 35 i "no" e 9 le astensioni).

Fabrizio Bocchino

LA REAZIONE DI GRILLO - Grillo sul blog ha commentato così il risultato del voto: «Non capisco le motivazioni ideologiche (dei quattro senatori, ndr): "Grillo non si fa mai vedere, Grillo dall'alto, il blog di Casaleggio". Queste sono c...e, non sono motivazioni ideologiche. Adesso deciderà la rete, spero che deciderà e confermerà il verdetto della assemblea, così noi siamo un pochino meno ma molto, molto più coesi e forti. Abbiamo una battaglia: dobbiamo vincere le europee e le vinceremo».

Parole che evidentemente hanno ulteriormente acceso gli animi. A rincarare la dose arrivano poi anche le parole del fedelissimo Alessandro Di Battista: «Io ho visto in queste 4 persone, sistematicamente, da mesi, e in modo organizzato la logica del dolo, la malafede, il sabotaggio di tutte le grandissime battaglie che abbiamo portato avanti come gruppo».

BEPPE GRILLO E GIANROBERTO CASALEGGIO

IN STREAMING - L'assemblea congiunta dei parlamentari M5S che doveva decidere - e alla fine ha stabilito di passare la parola definitiva ai militanti - sulla cacciata dei quattro senatori si è svolta a Montecitorio fino a notte inoltrata, in streaming. Nei giorni scorsi Grillo aveva pubblicato un post di "scomunica" nei confronti del dissidente Orellana. Non è la prima volta che vengono espulsi senatori del Movimento. Tra questi la senatrice Adele Gambaro e la senatrice Paola De Pin passate al Gruppo Misto. Ancora una volta i dissidenti vengono accusati di aver violato il regolamento dei Cinque Stelle che affida la comunicazione del Movimento a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. «Non vengono alle assemblee e poi criticano il lavoro del gruppo sui giornali», è la critica che viene mossa. Come da procedura interna al Movimento - il cosiddetto codice di comportamento parlamentare , l'espulsione viene decisa dall'Assemblea dei parlamentari che per essere effettiva deve essere ratificata dal voto online degli iscritti.

m s grillo vince il braccio di ferro la rete espelle la senatrice gambaro


TENSIONI E PROBLEMI TECNICI- Durante l'incontro c'è stato qualche momento di tensione, oltre che numerosi problemi tecnici a causa dei quali lo streaming è saltato più volte. Orellana, uno dei quattro sotto processo, aveva chiesto di sospendere la riunione appellandosi al regolamento del gruppo M5S al Senato che prevede che prima della congiunta ci sia una riunione dei senatori. Ma la proposta era stata respinta. «Noto l'operato sistematico da parte di questi quattro colleghi, nel dissentire in maniera sistematica dal gruppo. La cosa grave è che hanno cercato di contattare altri colleghi per farli desistere e non far firmare loro questo documento», ha sibilato Vito Crimi.

PAOLA PINNA

 

IL VERO PATTO RENZUSCONI: ELEZIONI A FEBBRAIO 2015, CON LA NUOVA LEGGE ELETTORALE

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DAGOREPORT

renzi e berlusconi italicum

Ma il Colle lo sa? Re Giorgio II lo intuisce? O fa finta di non sapere e non vedere? Parliamo dell'accordo vero tra Renzi Matteo e Berlusconi Silvio, cioè dell'accordo politico che va oltre il visibile e il già visto, cioè le garanzie sulla giustizia, la tutela delle televisioni col Biscione, la scelta di Guidi Federica, e quant'altro. Eccolo, secondo alcune fonti convergenti, basate nei pressi dell'anziano ma pur valido ex Cav e del baldanzoso eppur abile fiorentino, in tutti i suoi passaggi.

Uno (già fatto, molto bene). Sostituzione in corsa di Letta Enrico, troppo lento e troppo legato a giochini interni alla vecchia classe dirigente italiana ed europea per essere un leader 2.0. Consiglio dei ministri snello e fatto di yes-women e di yes-man dove il Capo ha la maggioranza già preconfezionata e non deve discutere, mai. Neanche con Alfano Angelino che, se protesta, si vota e resta in minoranza.

Annunci a ruota libera, ma suadenti e ben impacchettati, sulle cose da fare. Persino l'elogio dei maestri elementari che, sia detto en passant, erano (insieme ai farmacisti e ai marescialli dei carabinieri) la struttura di riferimento e controllo sociale del fascismo sul territorio, paesino per paesino (comunque, la grammatica sapevano insegnarla).

RENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIA

Due (da fare, difficoltà media). Basta realizzare il 30/33 per cento degli annunci fatti sinora: 10 miliardi di cuneo fiscale bastano e avanzano perché anche Confindustria si allinei. Altri 20-25 miliardi come rata 2014 del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, poco altro per le scuole da riverniciare tra il 15 di giugno e i primi di settembre. Quanto basta per mettere un po' di soldi in giro e far muovere il Pil di qualche altro decimale rispetto al previsto.

Le risorse? Un falso problema: basta con i rivoli, si concentreranno le scarse disponibilità su pochi obiettivi, quelli di cui sopra. E poi non bisogna fare tutto insieme quanto annunciato, altrimenti servirebbe subito un centinaio di miliardi aggiuntivi. Quindi Padoan Carlo, che sta trovando difficoltà a comporre il suo gabinetto a via XX settembre, rassicuri i candidati: no problem e niente manovre lacrime e sangue in vista (più avanti capirete perché).

napolitano renzi

Tre (da fare, facile). Con la capacità istrionica dell'ex sindaco sarà una passeggiata: il semestre europeo a guida italiana, una roba che quando ce l'hanno gli altri paesi nemmeno ce ne accorgiamo, diventa la passerella per dare uno standing internazionale al giovane Matteo, che la userà benissimo. Già deve incontrare quanto prima Papa Francesco e Obama Barack, ma poi come presidente europeo andrà in India, in Cina, in Brasile.

Quattro (da fare, utile). Nonostante tutto, ci saranno gaffe, problemi e difficoltà. Ma sarà una gavetta molto utile perché il giovane Matteo potrà presentarsi all'appuntamento decisivo, quello che fino all'ultimo ovviamente verrà negato, con ancora più esperienza e, come dicono a Napoli, "cazzimme".

Cinque (facile, visti i precedenti del febbraio 2014). Appena finisce il semestre europeo, scioglimento delle Camere ed elezioni politiche anticipate nella seconda metà di febbraio 2015 con la legge elettorale che taglia i piccoli partiti e che nel frattempo è stata approvata. Obiettivo del premier giovane e dell'ex Cav anziano: il primo vince le elezioni e fa il pieno di parlamentari Pd come il suo attuale consiglio dei ministri, giovani, carini e simpaticamente incompetenti.

napolitano letta renzi

Fuori tutti i bersaniani, lettiani, civatiani e cuperliani, ovviamente. Il secondo si assicura di perdere negando ad Alfano l'apparentamento con Forza Italia, ma si vendica dell'ex delfino e rinnova tutto il suo parco parlamentari, si libera dei residui della Lega, di La Russa, Meloni e Alemanni vari. E vissero felici e contenti per cinque anni.

alfano berlusconi adn x

Sei (facile perché obbligato). Il nuovo Parlamento dei carini elegge il nuovo Capo dello Stato, esattamente come è avvenuto un anno fa con Re Giorgio II.
Chi potrebbe opporsi, forse Alfano Angelino? Intanto Renzi lo farà ballare, tirerà fuori tutti i temi etici che potranno metterlo in difficoltà. Alla fine, ripudiato da Berlusconi, suderà sangue per rientrare in Parlamento col suo partitino superando la soglia del 4,5% ma non conterà più nulla, sempre che ci riesca.

RENZI E PADOAN

Certamente, Re Giorgio II sa oppure intuisce i contenuti dell'accordo vero tra il leader degli ultimi vent'anni e quello che progetta i prossimi venti. Ma sa bene che se il premier reduce dal brillante tirocinio europeo, che ha fatto anche il minimo sindacale in Italia per fermare la povertà incombente, e il capo dell'opposizione lo chiedono dopo aver imposto la nuova legge elettorale, certo non potrà negare lo scioglimento delle Camere.

Papa Francesco Barack Obama

Così anche Donna Clio è contenta perché si torna finalmente a casa, lasciando il Colle. E anche Re Giorgio sarebbe contento: nessuno, nemmeno Friedman Alan, potrebbe più ricamare sulle sue manovrette per intronare Monti Mario e Letta Enrico: Berlusconi Silvio e Renzi Matteo, quelli sì, sono professionisti.

LaRussa Ignazio

 

CROSETTO GIORGIA MELONI E IGNAZIO LA RUSSA CON LA TESSERA ELETTORALE AL QUIRINALE

 

GUIDI DI INTERESSI - DOPO LE BOTTE (PREVENTIVE) ARRIVA L’INTERVISTONA RIPARATORIA

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Roberto Mania per ‘La Repubblica'

FEDERICA GUIDI IN SENATO FOTO LAPRESSE

«Lo sa che sto sicuramente battendo un record? Il governo ha appena ottenuto la fiducia e contro di me sta arrivando la prima mozione di sfiducia individuale presentata dai Cinque Stelle». Federica Guidi, neo ministro dello Sviluppo economico, è seduta alla scrivania del suo grande ufficio al primo piano del ministero di Via Veneto. Non attende nemmeno la prima domanda per parlare del suo caso.

Già, ma non poteva che essere così dati i suoi potenziali conflitti di interesse. Non l'aveva messo in conto?
«Guardi, le voglio dire le cose come stanno. Le voglio rispondere di "pancia"».

Lo faccia. Resta il fatto che le cose sono semplici: l'azienda della sua famiglia, la Ducati Energia, non solo opera in settori di competenza del ministero di cui lei ora ha la responsabilità ma ha anche numerose commesse con aziende pubbliche, Enel, Terna, Poste, Ferrovie oltre a diversi Comuni e società municipalizzate. Lei non vede il conflitto di interessi?
«Non c'è nessun conflitto di interessi, né dal punto di vista tecnico, né sotto il profilo delle opportunità. L'azienda della mia famiglia ha cambiato costantemente pelle negli ultimi dieci anni. In questi anni non abbiamo mai chiuso un bilancio in rosso. Io non sono mai stata azionista e fino a sabato scorso ero un dirigente con uno stipendio di 4.300 euro al mese».

ENRICO CISNETTO IRENE PIVETTI FEDERICA GUIDI - copyright Pizzi

Ora è il ministro che può favorire l'azienda di suo padre. Questo è il problema.
«L'Italia rappresenta per la Ducati Energia meno di 20 milioni di euro di fatturato su un totale consolidato di 147 milioni. E in Italia ha clienti come Enel o Ferrovie ma anche privati».

Si rende conto che molto delle sue decisioni avranno un impatto diretto sull'attività della sua famiglia?
«La Ducati vende le stesse tecnologie all'Enel come al Mev che è un ente elettrico del Kuwait. Partecipa alle gare internazionali dove ci sono concorrenti di tutto il mondo. Non c'è alcuna connessione. E poi mi sono dimessa da tutti gli incarichi».

Anche Berlusconi si dimise. Ma non è un bel precedente.
«Posso rispondere solo per quello che faccio io».

Ha conosciuto Delrio quando la Ducati fece l'accordo per la fornitura ai Comuni delle biciclette elettriche?
«Anche questo è un misunderstanding. Ho conosciuto Delrio quando ero presidente dei Giovani industriali dell'Emilia Romagna e lui sindaco di Reggio Emilia. L'accordo di cui parla era tra l'Anci e il ministero dell'Ambiente, la Ducati ha solo fornito le biciclette».

SILVIO BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTI

La Ducati Energia è un'azienda che ha molto delocalizzato. Come potrà chiedere agli imprenditori di restare in Italia?
«Io ho sempre parlato di multilocalizzazione non di delocalizzazione. Se non l'avessimo fatto non saremmo riusciti a difendere l'occupazione. Oggi la Ducati ha 800 dipendenti di cui 250 in Italia. Non abbiamo mai licenziato nessuno. Ma se non avessimo accettato la sfida della globalizzazione noi, come altri, avremmo rischiato di morire. Questo è il mondo».

Il sottosegretario Delrio ha annunciato che su alcune sue decisioni in odore di conflitto di interessi vigilerà palazzo Chigi. Ne avete parlato?
«No».

E Renzi le ha detto qualcosa dopo le polemiche sulla sua nomina?
«Mi ha detto di lavorare e di stare tranquilla."A me interessa che tu lavori", mi ha detto».

La Ducati ha crediti nei confronti della pubblica amministrazione?
«No».

RENZI E DELRIO

Che rapporto ha lei con Berlusconi?
«Quando ero presidente dei Giovani ho incontrato tutti. Tra questi anche Berlusconi. Che avrò visto una decina di volte, non di più».

Si da del tu o del lei con Berlusconi?
«Del lei. Io non sono mai stata ad Arcore».

Il Cavaliere a proposito della sua nomina avrebbe detto: "Ho un ministro pur stando all'opposizione". Che ne pensa?
«Non mi interessa quello che avrebbe detto. È vero che Alfano, non Berlusconi, mi propose di candidarmi ma io dissi di no. Con Alfano sono amica, come con Enrico Letta».

Manterrà la delega alle Comunicazioni?
«Non lo so. Deciderà il Consiglio dei ministri».

Cosa ha votato alle ultime elezioni?
«Non glielo dico».

ALFANO LETTA CETRIOLO

Ha partecipato alle primarie del Pd?
«No».

Ha sentito Berlusconi dopo la nomina a ministro?
«Sì, mi ha chiamato, come tanti altri, per dirmi "in bocca al lupo"».

Squinzi, il presidente della Confindustria, l'ha chiamata?
«No. Non frequento più Confindustria».

Perché ha accettato l'offerta di Renzi per fare il ministro?
«Perché mi piace l'idea. Sento il peso della sfida ma ho accettato istintivamente di seguire Renzi».

Cosa le piace di Renzi?
«La sua capacità di semplificare, di sdrammatizzare».

Un politico che possa rappresentare un modello per lei?
«Matteo Renzi. Mi pare un politico diverso da quelli che ho incontrato nella mia precedente attività»

 

A GERUSALEMME GLI ORTODOSSI CONTRO LA PORTMAN, L’ATTRICE: ‘DIFFICILE GIRARE UN FILM IN QUESTA CITTA’

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Maurizio Molinari per ‘La Stampa'

Natalie Portman sceglie Nahlaot per girare il film sulla vita di Amos Oz ma deve fronteggiare le proteste dei residenti ortodossi che le chiedono di andarsene. Nahalot è un quartiere di Gerusalemme, fra il mercato di Machanè Yehuda e il centro della città, dove l'attrice ha iniziato ad ambientare alcune scene sulla gioventù della scrittore negli Anni 40.

mila kunis natalie portman black swan hd

Si tratta del suo primo film da regista e girarlo nella città dove è nata gli assegna un valore particolare anche perché Oz ha accettato di affidarle la rappresentazione del libro autobiografico Sippur al-Ahava ve-Choscech (Una storia d'amore e di tenebra) in omaggio alla «sua capacità di essere protagonista dell'arte».

In concreto si tratta di ricostruire il periodo finale del Mandato britannico sulla Palestina e i primi anni di vita dello Stato Ebraico, durante i quali il piccolo Amos incrocia il cammino con personaggi come David Ben Gurion, Shmuel Agnon e Shaul Tchernichovsky, ha per insegnante il poeta Zelda e si ribella alle radici mitteleuropee della propria famiglia abbandonando il cognome paterno Klausner per Oz (coraggio) al fine di sottolineare il legame con la terra di Israele.

NATALIE PORTMAN AND BENJAMIN MILLEPIED

Nel film Portman è anche attrice - interpretando la madre dello scrittore - a conferma di un coinvolgimento, personale e artistico, evidenziato dalla decisione di trasferirsi temporaneamente in Israele, assieme a marito e figlio, al fine di consegnare a Hollywood una pellicola che sovrapponga il suo debutto di cineasta con una delle opere più popolari di Amos Oz.

Basti pensare che il libro è stato tradotto in oltre 50 lingue, inclusa un'edizione curda stampata nel Nord dell'Iraq e una in arabo finanziata da Elias Khoury, l'avvocato arabo-israeliano che perse il padre in un attentato kamikaze nei pressi di Piazza Zion proprio a Gerusalemme.

Il sindaco Nir Barkat ha compreso il significato del film per la diffusione nel mondo dell'immagine della città come culla di Israele e ciò spiega perché la l'Authority per lo sviluppo di Gerusalemme ha contribuito alla produzione con circa mezzo milione di dollari ma quando telecamere, truccatori e comparse sono entrate a Nahlaot i residenti hanno tentato di metterli alla porta. Spiegando che non erano benvenuti e dovevano andarsene.

Ben gurion

Con una lettera aperta a Channel 10, il canale tv di news più seguito, hanno spiegato che «Nahlaot non è il luogo giusto per essere trasformato in un set cinematografico». «Per realizzare le riprese sono state scelte alcune strade dove si trovano sinagoghe e scuole religiose - recita la lettera - dimostrando scarsa sensibilità per i residenti del quartiere e poco rispetto per i loro valori più cari».

eppridge Il candidato democrat alla presidenza Usa George McGovern seduto brinda con un gruppo di ebrei ortodossi in campagna elettorale

Sulle mura di Nahlaot sono così comparse scritte nelle quali si denuncia l'«invasione straniera» assieme a cartelli esposti da famiglie ortodosse nei quali si chiede agli attori di «vestirsi in maniera rispettosa». Per il vice sindaco, Rachel Azaria, è la dimostrazione che «in questa città c'è un costante attrito fra il desiderio di celebrare la diversità e il tentativo dei gruppi estremisti di non farlo». Azaria è convinta che «la produzione riuscirà ad imporsi, portando a termine un progetto ambizioso destinato ad evidenziare la crescita di Gerusalemme come luogo ospitale per le arti».

Resta il fatto che all'apparire in strada di una scolaresca di bambini con abiti Anni 40, Portman si è trovata a fronteggiare ostilità motivate dal timore degli ortodossi a essere coinvolti in una pellicola «poco rispettosa». La reazione dell'attrice-regista è stata di andare all'attacco. «La settimana prima abbiamo girato a Mea Shearim, un'area assai più ortodossa di questa e nessuno ha sollevato proteste - ha detto Portman - non sono disposta da farmi condizionare a Nahlaot da voci che vogliono impedirmi di lavorare a Gerusalemme e per Gerusalemme».

EBREI ORTODOSSI + POSTER LIEBERMANEBREI ORTODOSSI A WILLIAMSBURG BROOKLYN

E' una reazione tanto determinata da svelare un lato del carattere dell'attrice e del suo rapporto con Israele: il legame con l'idea laica del sionismo delle origini e la convinzione che Gerusalemme debba continuare a rappresentarlo. Anche nei vicoli di Nahlaot, a dispetto di un aumento della popolazione religiosa che minaccia di ridurre gli spazi di vita pubblica per famiglie laiche simili a quelle da cui vengono Portman e Oz.

 

 

GUAI PER CREDIT SUISSE, ACCUSATO DAGLI USA DI ESSERE COMPLICE DEGLI EVASORI FISCALI

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1-SENATO USA ATTACCA: CREDIT SUISSE HA AIUTATO EVASIONE TASSE
Dall''Ansa'

Credit Suisse ha aiutato migliaia di americani a evadere le tasse. L'accusa arriva dal Senato americano ed e' contenuta in un rapporto di 181 pagine che punta il dito contro la banca che ha rilasciato dichiarazioni false per visti negli Stati Uniti, ha fatto sparire documenti e creato un ufficio all'aeroporto di Zurigo con i conti di 10.000 clienti americani. Accuse dure che mettono Credit Suisse nella posizione in cui si e' gia' trovata Ubs negli anni passati.

CREDIT SUISSE

Nel 2008, infatti, nei confronti della maggiore banca svizzera erano state avanzate accuse simili e l'anno seguente Ubs aveva pagato 780 milioni di dollari per il ruolo giocato nell'aiutare cittadini americani a evadere le tasse. Secondo indiscrezioni riportate dal Financial Times, Credit Suisse cerchera' di prendere le distanze da Ubs, rivendicando di essersi mossa per affrontare la questione prima che le autorita' iniziassero a indagare da vicino.

''Il caso Credit Suisse mostra come una banca svizzera abbai aiutato l'evasione fiscale negli Stati Uniti non solo dietro il velo di segreto'' bancario della ''Svizzera ma anche sul suolo americano inviando banchieri per aprire conti nascosti'' afferma Carl Levin, il presidente della sotto commissione di indagine permanente del Senato, che ha curato il rapporto. Fra il 2002 e il 2008 i banchieri di Credit Suisse hanno effettuato 150 viaggi negli Stati Uniti: si tratta, complessivamente, di 1.800 banchieri coinvolti, un numero che spinge l'ex candidato alla Casa Bianca, John McCain, a parlare di pratica ''sistematica''.

Conducendo attivita' negli ascensori e recapitando gli estratti conto in magazine quali Sport Illustrated, Credit Suisse avrebbe corteggiato i potenziali clienti americani sui campi di golf della Florida e a balli a tema svizzero a New York. Nel 2006 Credit Suisse aveva 22.000 conti di cittadini americani che valevano 12 miliardi di franchi svizzeri, circa 13,5 miliardi di dollari attuali. Credit Suisse e' una delle 14 banche sotto indagine da parte degli Stati Uniti per aver aiutato gli americani a evitare le tasse ricorrendo al segreto bancario svizzero per nascondere gli asset.

Logo Credit Suisse

Credit Suisse ha chiuso i conti americani dal 2008 e non ha piu' conti offshore di cittadini americani. Le trattative fra la banca e le autorita' americane si sarebbero - mette in evidenza il Wall Street Journal - intensificate negli ultimi mesi ed entro l'anno potrebbe essere raggiunto un patteggiamento da 800 milioni di dollari.

2-CREDIT SUISSE: I MANAGER NON ERANO AL CORRENTE DEL FATTO CHE GLI IMPIEGATI STESSERO AIUTANTO I CITTADINI AMERICANI A FRODARE IL FISCO
Da ‘Bloomberg'

John McCain

Credit Suisse, la seconda maggiore banca svizzera, ha fatto sapere che i propri top executive non erano consapevoli del fatto che gli impiegati stessero aiutando i cittadini americani a trasgredire le leggi sulle tasse.

UBS logo

"Mentre la condotta scorretta degli impiegati ha violato le nostre policy, ed era sconosciuta al nostro management, ne accettiamo la responsabilità e siamo profondamente dispiaciuti per le azioni di questi impiegati", ha scritto il gruppo con base a Zurigo in una testimonianza scritta dell'amministratore delegato Brady Dougan, che dovrebbe essere sentito oggi da una commissione del Senato statunitense.

I risultati di una indagine interna "hanno mostrato che alcuni private banker con base in Svizzera hanno fatto di tutto per nascondere la loro cattiva condotta al management di Credit Suisse", sostiene la banca nella testimonianza. Inoltre, sempre a detta dell'istituto elvetico, i metodi che il Senato Usa ha usato per stimare l'ammontare di asset sono stati "problematici" e hanno condotto a risultati "non affidabili".

SEDE UBS

La banca svizzera ha infine dichiarato di avere già fornito informazioni sui clienti collegati alla vicenda alle autorità americane, nei limiti delle leggi elvetiche, e si è detta pronta a fornirne ulteriori. Credit Suisse ha colto l'occasione per chiedere al Senato di ratificare il nuovo trattato sulla doppia tassazione con la Svizzera, che permetterebbe alla banca di fornire nuove informazioni.

 

 

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