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DAGO-SBAGLIA – LE NOSTRE SCUSE AL DOTT. GIUSEPPE DI SALVO: ARTICOLO ELIMINATO

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Ci scusiamo con il Dott. Giuseppe Di Salvo per l'erronea citazione del medesimo in un inciso dell'articolo Riunioni segrete con (bella) vista dall'Hilton , pubblicato il 22 marzo 2013, che abbiamo già provveduto a rimuovere

Dagospia - Roberto D'Agostino


ADDIO STORM THORGERSON, UNA TEMPESTA SURREALISTA NEL MONDO DEL ROCK

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Da www.rockol.it

Malato di cancro, si è spento ieri Storm Thorgerson, autore con lo studio grafico Hipgnosis di molte delle più celebri copertine di dischi della storia del rock e per molti anni partner insostituibile dei Pink Floyd. Nato nel 1944 a Potters Bar, Middlesex (oggi Hertfordshire), Thorgerson, di discendenza norvegese, aveva trascorso l'infanzia e l'adolescenza a Cambridge, frequentando lo stesso liceo di Syd Barrett e Roger Waters prima di studiare letteratura e filosofia all'Università di Leicester e iscriversi poi a un corso di laurea in cinematografia e televisione al Royal College of Art di Londra.

storm thorgerson

Lì conobbe Aubrey "Po" Powell, con cui nel 1968 diede vita a Hipgnosis (inizialmente conosciuta come Consciousness Incorporated): il loro esordio in campo discografico avvenne con "A saucerful of secrets", prima di una lunga serie di opere realizzate per conto dei Pink Floyd e passate alla storia: tra queste la casa di "Ummagumma", la mucca di "Atom heart mother", il prisma di "The dark side of the moon", l'uomo in fiamme di "Wish you were here". Con Hipgnosis, Thorgerson firmò anche "Houses of the holy", "Presence" e "In through the outdoor" dei Led Zeppelin, "The lamb lies down on Broadway" dei Genesis, i primi tre dischi solisti di Peter Gabriel e molte altre opere che fecero della grafica rock una forma d'arte contemporanea.

storm thorgerson

Sciolto il sodalizio con Powell dopo il collasso economico di una casa di produzione di videoclip, e anche in seguito alll'infarto che lo aveva colpito nel 2003, Thorgerson aveva continuato a lavorare per David Gilmour e per i Pink Floyd (anche in occasione delle recenti ristampe del catalogo), ma anche per conto di artisti di generazioni successive come Cranberries, Phish, Audioslave, Muse e Biffy Clyro

storm thorgerson beachcatalogue

Con un comunicato, il suo management ha spiegato che "il trapasso è avvenuto in pace, circondato da amici e familiari" (gli sopravvivono l'anziana madre Vanji, il figlio Bill, la moglie Barbie Antonis e i suoi due figli Adam e Georgia). Anche i Pink Floyd hanno commentato l'accaduto dicendosi "rattristati dalla notizia della morte del genio grafico, amico e collaboratore Storm Thorgerson. I nostri pensieri vanno alla sua famiglia e ai suoi molti amici". "Ci siamo incontrati la prima volta quando avevamo poco più di dieci anni", ha ricordato David Gilmour.

Storm Thorgerson EBH

"Ci radunavamo a Sheep's Green, uno posto vicino al fiume a Cambridge, e Storm era sempre lì a tener banco, il più rumoroso di tutti, scoppiettante di idee e di entusiasmo. Da allora niente era veramente cambiato. E' stato una forza costante nella mia vita, sia nel lavoro che in privato, una spalla su cui piangere e un grande amico. Le opere d'arte che ha creato per i Pink Floyd a partire dal 1968 sono state una parte inseparabile del nostro lavoro. Mi mancherà".

 

BALDORIA PER BALDOCCI: DOPPIO STIPENDIO E TRIPLA FIGURACCIA

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Stefano Sansonetti per La Notizia

Per la serie: hanno perso del tutto il contatto con la realtà del paese. Sull'asse Tesoro-Finmeccanica, in questi giorni, si sta consumando un autentico siparietto. Al centro delle contestazioni è finito Carlo Baldocci, consigliere diplomatico del ministero dell'economia, sponsorizzato all'epoca da Giulio Tremonti e tutt'ora inserito negli organigrammi del ministero con questo ruolo.

Si dà il caso che Baldocci, che per inciso è figlio dell'ex segretario generale della Farnesina Giuseppe Baldocci, sia anche consigliere di amministrazione di Finmeccanica, il gruppo della difesa di cui il dicastero di via XX Settembre, guidato da Vittorio Grilli, controlla il 30,2%. Ma ciò che ai dirigenti di spicco del Tesoro dà un gran fastidio è il fatto che il consigliere diplomatico cumuli il suo già corposo stipendio con il gettone di consigliere di Finmeccanica.

Gettone che, comprese le partecipazioni ai comitati istituiti dalla società, arriva a circa 65 mila euro l'anno, come si deduce dai dati sulle remunerazioni pubblicati da Finmeccanica. Tra l'altro la società, da poco guidata dall'ad Alessandro Pansa, ben presto potrebbe andare incontro a una "rivisitazione" del sua cda. E questo non fa altro che aumentare certe fibirillazioni.

Ora, gli altri dirigenti del Tesoro, in particolare quelli che siedono nei consigli delle società quotate e non quotate del ministero, non possono cumulare questi compensi, che devono essere immediatamente girati al ministero. E allora perché Baldocci, espressione del ministero dell'economia in Finmeccanica, sfugge alla regola?

BALDOCCI

Semplice, perché è un consigliere diplomatico proveniente dal ministero degli esteri, e quindi in carico a via XX Settembre in una sorta di "distacco". Insomma, non essendo inquadrato come dirigente del Tesoro, pur lavorandovi, può sfuggire al "laccio" che tanto fastidio dà ai suoi colleghi ministeriali.

Gli Stipendi in ballo
Che poi, quando si parla di invidie suscitate da Baldocci, i nomi in gioco sono piuttosto chiari. Con il consigliere diplomatico, per esempio, siede nel cda di Finmeccanica Francesco Parlato, capo della direzione finanza e privatizzazioni del Tesoro. Ebbene, dalla tabella delle remunerazioni della società della difesa viene fuori che nel 2011 a Parlato era stato assegnato un compenso fisso di 60 mila euro, interamente girato al ministero dell'economia, e un compenso di 21 mila euro per la partecipazione ai vari comitati, di cui 5 mila "retrocessi" a via XX Settembre.

ALESSANDRO PANSA

Quindi Parlato non ha potuto cumulare i 60 mila euro al suo compenso da dirigente, che comunque è di tutto rispetto. Eh sì, perché dalle carte del Tesoro risulta che fra stipendio (55.397 euro), posizione parte fissa (36.299), posizione parte variabile (75.151) e risultato (15.493), Parlato si è porta a casa 182 mila euro. Cifra forse non molto lontana da quella che complessivamente potrà incassare Baldocci tra il gettone Finmeccanica e lo stipendio di consigliere diplomatico.

CARLO BALDOCCI CON TREMONTI E GRILLI

Ma il punctumdolens, si sa, è proprio quel cumulo che a Parlato e compagnia è negato. Di sicuro, in un momento di crisi come questo, fa un certo effetto sapere che ci sono consiglieri diplomatici che cumulano gettoni e stipendi senza tanti complimenti. Così come fa un certo effetto constatare come dirigenti ministeriali che sfiorano i 200 mila euro l'anno trovino anche il tempo di lamentarsi delle mancata possibilità di sommare altri compensi.

Gli altri dirigenti
Anche altri grandcommis del Tesoro rinuncerebbero volentieri al divieto di cumulo. Uno di questi è Lorenzo Codogno, capo della direzione analisi economico-finanziaria del Tesoro e consigliere di amministrazione di Enel, altra partecipata di lusso del ministero dell'economia.

GIUSEPPE MARESCA

Poi ci sono Giuseppe Maresca, capo della direzione che si occupa di antiriciclaggio, che siede nel cda del Poligrafico; Antimo Prosperi, capo della direzione operazioni finanziarie, che troviamo nel cda di Fs, Consip e Poligrafico; Alessandro Rivera, al vertice della direzione sistema bancario-finanziario e consigliere di Poste. Tutti prendono dal Tesoro tra i 182 e i 187 mila euro. Ma non possono cumulare.

 

METTI UNA SERA A CENA ALONSO E WEBBER, ACIDO VETTEL: “ERANO NUDI?”

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Stefano Zaino per "La Repubblica"

Sebastian Vettel

Non è in testa al Mondiale, anzi, è sesto, con la metà dei punti del compagno di squadra, lo scatenato Vettel che a quota 52 comanda la classifica. Non è il favorito in Bahrein, anzi, dopo le disavventure cinesi si accontenterebbe di un semplice podio.

alonso diario barcellona

Non dovrebbe essere al centro dell'attenzione, Mark Webber, 36 anni, australiano, taglio da marine, capelli cortissimi perché il suo parrucchiere, felice di poter colloquiare con lui, si è dimenticato che prima o poi avrebbe dovuto posare le forbici, eppure ieri nel paddock non si parlava che di lui.

Non bastava la cena "galeotta" con Alonso a Dubai, martedì sera, alla vigilia dell'arrivo in Bahrein, due amici che s'incontrano e mangiano amabilmente, con Vettel nemico di entrambi, se non fosse che il tedesco della Red Bull, grande rivale del ferrarista è compagno di squadra di Webber ed assieme dovrebbero concertare un piano per togliere il Mondiale a Maranello.

ALONSO

Non bastava la tavola apparecchiata e la foto diffusa da Alonso su Twitter, un messaggio inequivocabile, tanto per far capire al mondo (e a Vettel) da che parte stanno le alleanze in caso di bisogno. Ieri ci si è messo anche un video, effettuato dalla Red Bull, con Webber che viene festeggiato per i suoi 200 gp (raggiungerà il traguardo domenica), acclamato ed esaltato da tutti, ma non dal compagno di squadra, semplicemente perché Vettel all'happening non partecipa, non compare in nessun filmato, al contrario di molto passato e presente dell'australiano, vecchi maestri, attuali uomini del suo team.

alonso

Una dimenticanza? Potrebbe essere la tesi sbandierata dagli interessati. Come è assolutamente casuale che l'immagine di Webber con Alonso a cena sia finita sul web, in fin dei conti si conoscono da 13 anni, hanno avuto un manager in comune (Briatore). Come dice Webber, sono "paranoie" della stampa. Poi però scavi e ti accorgi che a pensar male (azzeccandoci spesso) diventano acidi anche certi commenti. Vettel, a proposito della cena, afferma: «Erano nudi? Prima o poi ognuno di noi deve mangiare. E farlo da solo è estremamente noioso». Ironia, accompagnata da una smorfia che fa capire come, secondo lui, sarebbe stato meglio evitare.

Sebastian Vettel

Pensate un po' cosa avrebbe potuto dire Alonso se il rivale tedesco fosse andato a pranzo con Massa? Lo spagnolo risponde con un proverbio del suo paese: «Se uno è ladro, pensa che tutti rubino come lui. Se vedessi una foto di loro due, non ci troverei nulla di male. Io con Webber ho parlato di triathlon, della sua gara di sopravvivenza in Tasmania, di ciclismo, della sua gamba infortunata tempo fa. Neanche un po' di F1».

webber

Niente macchine, ci sarà tempo da oggi con le prime libere, Alonso che sogna il bis della Cina e tanto per insistere su Vettel afferma: «Il mio avversario più temuto? Non solo Hamilton, anche Raikkonen fa paura. L'anno scorso è stato estremamente costante, forse il pilota migliore del 2012». Vettel no, ci mancherebbe. Uno che allo stesso tavolo ti farebbe andare tutto di traverso.

 

MORTADELLA RUSSA! GUZZANTI: “PRODI ERA UN AGENTE DEL KGB”

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"Radio 24"

Romano_Prodi_e_Luigi_Granelli_nell ottantacinque ROMANO PRODI

"Romano Prodi è stato un agente di influenza del Kgb in Italia, una persona su cui si poteva contare, uno molto amico dell'Unione Sovietica. Se diventasse Presidente, l'Italia sarebbe un paese da cui andarsene". Lo dice Paolo Guzzanti, ex deputato del Pdl, a La Zanzara su Radio 24.

ROMANO PRODI

"Nelle mie indagini - dice Guzzanti - ho scoperto che tra Prodi e l'Urss c'era un amore intenso ed enorme, i suoi uffici a Mosca, la società Nomisma... Lui minacciò di querelarmi, sto ancora aspettando". "Litvinenko - racconta Guzzanti - una volta voleva scappare in Italia ma il suo superiore, Trofimov, gli disse 'sei scemo, lì c'è un nostro uomo, our man, il presidente della commissione europea'. Insomma, era un uomo di gran fiducia per i sovietici. Se fossimo negli Stati Uniti dove si spulcia sino alle malattie infantili...".

PAOLO GUZZANTI

Poi Guzzanti torna sulla vicenda del rapimento Moro: "Sul covo di Moro Prodi sapeva delle cose. I piattini della seduta spiritica non si muovono da soli. Agitò un piattino sulle lettere disposte sul tavolo e si formò la parola Gradoli, guarda un po', come la via del covo delle BR. Non si sa chi glielo disse, non ha mai voluto dirlo. Quando lo interrogai come presidente della commissione di inchiesta lui confermò la storia dei fantasmi. Io gli dissi che mentiva perché i piattini non vengono mossi dai fantasmi. Lui rimase impassibile".

"Comunque Prodi al Quirinale - conclude Guzzanti - sarebbe tremendo. E' vendicativo e antiamericano".

 

MANNHEIMER E’ GIA’ ANTIGUA-RIATO: FATTURE FALSE PER 30 MILIONI

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Da Repubblica.it

RENATO MANNHEIMER STA FACENDO UN SONDAGIO MANNHEIMER

Spunta un conto aperto alla Pkb di Antigua e intestato a Renato Mannheimer nella inchiesta coordinata dal pm milanese Adriano Scudieri in cui il sondaggista, presidente dell'Ispo, è accusato di evasione fiscale per sette milioni di euro insieme con altre quattro persone.

E dalle indagini è scaturito che Mannheimer, attraverso società cartiera alle quali si rivolgevano le società Ispo srl e Manners Ardi srl, che fanno capo a lui, avrebbe emesso fatture false per una serie di prestazioni mai effettuate per circa 30 milioni di euro.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il denaro intascato da tre società tunisine che avrebbero fatturato le prestazioni rese dall'Ispo, sarebbe stato girato a due società, la Dallas-Gialu in Lussemburgo e un'altra in Svizzera già usata in passato da Mannheimer per vendere alcuni immobili.

MANNHEIMER

A operare in Tunisia ci sarbebbe Hedi Kamoun, già citato da Guido Haschke nell'inchiesta Finmeccanica. E dagli accertamenti risulta anche che Mannheimer avrebbe effettuato diversi scudi per fare rientrare parte degli introiti delle sue attività dall'estero.

antigua

 

AHI! TECH - CON FACEBOOK SI POTRÀ TELEFONARE GRATIS

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A cura di Andrea Andrei per Dagospia
(Twitter: @andreaandrei_ )

1 - DA FACEBOOK A PHONE-BOOK: TRAMITE IL SOCIAL NETWORK DI ZUCKERBERG SI POTRÀ TELEFONARE GRATIS. E LE COMPAGNIE TELEFONICHE TREMANO

Da "Techcrunch.com"
http://tcrn.ch/11m1Lqr

Il primo passo è compiuto. Presto con Facebook sarà anche possibile telefonare. Da oggi negli Stati Uniti gli smartphone con Facebook Home e quelli che hanno installato l'app Messenger del social network avranno una nuova funzionalità grazie alla quale si potrà telefonare gratuitamente tramite la rete dati.

TELEFONARE DA FACEBOOK HOME

Da un bel po' si parla delle ambizioni da parte dei giganti della tecnologia come Google e Apple di entrare seriamente nel business della messaggistica online, che resta tuttora l'attività principale svolta dagli smartphone. Eppure stranamente nessuno ancora aveva realizzato un sistema del genere, anche se tecnicamente sarebbe stato semplicissimo. Basti pensare che Apple ha già da parecchio tempo il suo iMessage, che a tutti gli effetti è una chat riservata ai possessori dei device con la mela. Aggiungere l'opzione di chat vocale sarebbe uno scherzo.

Impossibile dunque non pensare che il vero problema fosse rappresentato dalle compagnie telefoniche, evidentemente spaventate dalla possibile diffusione di un servizio che permette di telefonare, messaggiare e navigare solo avvalendosi della connessione internet. Aggiungeteci poi che il wi-fi comincia ad essere disponibile un po' ovunque (sì, prima o poi accadrà anche in Italia), ed ecco che in pratica potrebbe diventare fattibile possedere un telefono senza avere contratti telefonici di alcun tipo.

Ma a preoccuparsi probabilmente non sono state solo le compagnie telefoniche. Spesso infatti i produttori di smartphone vendono moltissimi prodotti grazie agli accordi con queste ultime e ai contratti che associano un cellulare a un abbonamento.

Resta da vedere quali equilibri cambieranno dopo la mossa di Facebook.


2 - ANCHE IBM SCRICCHIOLA E ARRETRA DI FRONTE AL DRAGONE: INIZIATE LE TRATTATIVE PER VENDERE LA DIVISIONE SERVER ALLA CINESE LENOVO

Da "Bloomberg.com"
http://bloom.bg/11iGcIs

IBM LENOVO

La crisi degli ultimi tempi ci sta abituando a veder crollare anche dei colossi che non immaginavamo potessero perdere colpi. E se Apple deve fare i conti con un calo sorprendente dei profitti, altrettanto tocca a Ibm, che un tempo era proprio il principale rivale dell'azienda di Cupertino.

Pare che la grande società di hardware, dopo i dati di mercato deludenti diffusi ieri, sia in trattative con la cinese Lenovo per vendere la sua divisione server. Ibm starebbe cercando di fissare il prezzo fra i 2,5 e i 4,5 miliardi di dollari.

Potrebbe effettivamente essere un buon affare per Lenovo, soprattutto in un momento in cui sta prendendo quota il cloud storage, e le aziende richiedono perciò un numero sempre maggiore di server in cui immagazzinare dati.

Comunque vada, si tratta di un ulteriore passo indietro delle storiche aziende occidentali nei confronti dei crescenti business cinesi.


3 - VIDEOGIOCHI, LE ULTIME USCITE: DA "INJUSTICE" A "LORDS OF FOOTBALL", PASSANDO DALLE NUOVE MAPPE MULTIPLAYER DI "CALL OF DUTY BLACK OPS II", CE N'È PER TUTTI I GUSTI

Certo che con la primavera che avanza restare a casa davanti alla tv o al pc non è proprio il massimo. Però per questo weekend vale la pena di dedicare un po' di tempo alle novità videoludiche "sbocciate" nel corso della settimana.

FIFA 14

Innanzitutto, da segnalare è l'odierna uscita nei negozi di "Injustice: Gods Among Us", particolare e attesissimo picchiaduro distribuito da Warner Bros Games i cui protagonisti saranno diversi supereroi e personaggi dei fumetti, fra cui Batman e Joker, Superman, Flash, ecc. Un gioco che si ispira ai classici del genere ma che alterna ai combattimenti anche una trama intricata e appassionante. "Injustice" è disponibile per Xbox 360, PlayStation 3 e WiiU.

Altro titolo da segnalare, ma stavolta solo per pc, è "Lords of Football". In una sorta di "The Sims" del calcio, si potrà gestire a piacimento la vita dei propri calciatori per guidare la squadra al successo.

Come perdere poi l'appuntamento più atteso del mese per gli appassionati degli sparatutto? Da qualche giorno è possibile scaricare "Uprising", il nuovo pacchetto mappe multiplayer di "Call of Duty Black Ops II".

Senza contare che sono uscite le prime immagini di Fifa 14, alle quali è consigliabile dare un'occhiata.

Di tutto ciò parleremo più approfonditamente nei prossimi giorni, con recensioni e altre notizie. Nel frattempo, se vorrete rimanere a casa, buon divertimento.

 

ADDIO AGLI STATI UNITI, OGGI LA CINA E’ LA PRIMA SUPERPOTENZA MONDIALE E DICE BASTA

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Glauco Benigni per Dagospia

hu jintao obama

Sembra che il presidente cinese Xi Jinping abbia detto: "Ora basta! Basta con questo Fondo Monetario e questa World Bank egemonizzati dagli Usa. Basta comprare il petrolio SOLO con i dollari perche' questo ha consentito per 70 anni alla FED di farci digerire montagne di carta straccia quale moneta di riserva planetaria. E basta anche con questa Rete Internet che dipende un po' troppo dagli umori del Dipartimento del Commercio Usa". Sic!

La terza mossa, fatta recentemente, si inscrive pertanto in un ampio quadro di "serrato confronto" tra superpotenze. Qualcuno teme "che l'obiettivo dei cinesi sia sminare il territorio web dalla bomba democratica". Questa del resto era la stessa visione di Hilary Clinton, che per anni si è indignata ogni volta che il Governo Cinese impediva ai suoi cittadini la "libera" consultazione di Google o l'accesso a Youtube. Ma (anche) per questo motivo "si è ammalata" ed è stata sostituita da Kerry.

cina stati uniti

L'argomento è molto più complesso di quello che appare dunque e l'uso di parolone quali "democrazia", intendendo con questa (anche) la libera esportazione della visione del futuro delle Multinazionali tutte (merci, servizi, cultura e lyfestyle), è una martellata al vasto mosaico in cui la mossa si inscrive.

I FATTI:
Xi Jiping chiama Liu Qibao (una specie di capo della Rete Web) cinese e gli dice in mandarino: "Al più presto gli indirizzi Internet Protocol (IP), i nomi di dominio di primo livello generico, il codice internazionale e i sistemi di root servers". Cioè tutto quello che serve a far funzionare un sito. "Invece di chiederlo all'ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) lo chiediamo direttamente alla ITU (International Telecommunication Union) .

barack obama jintao

L'ICANN è un Ente Internazionale no-profit che da 15 anni, sebbene travagliato da continue contestazioni, assegna "nomi e numeri d'identificazione" a chiunque voglia agire nel web. E' autorizzato a far questo dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. E' una specie di "coda" degli accordi di Bretton Woods. Per molti è un ulteriore roccaforte dell'Impero Usa.

La ITU invece è una delle Agenzie dell'ONU con base a Ginevra e si occupa (genericamente) della gestione dello spettro elettromagnetico del pianeta (frequenze, posizioni orbitali dei satelliti , etc...), di informazione e di comunicazione tecnologica .

cina

A prima vista appare ovvio che la Cina preferisce avere a che fare con l'ONU piuttosto che con il Dipartimento del Commercio USA. Ovviamente questo avrà delle conseguenze: diplomatiche, politiche, economiche, (forse anche) militari. Speriamo bene. Del resto il pianeta si trova in una situazione di riequilibrio forzato.

Sulla grande scacchiera del web le cose erano andate sin troppo bene per gli Usa, poi la crisi dell'Occidente, il risveglio degli aderenti al BRIC e lo sviluppo delle loro economie ha messo tutto in discussione.

XI JINPING

La faccenda va vista (anche, se non soprattutto) alla luce dei Prodotti Interni Lordi e dei numeri potenziali di utenti che si esprimono nelle diverse lingue. Ovvero (secondo l'Unesco) : il 90% del PIL totale nel mondo è prodotto grazie all'uso di 14 lingue (Inglese, Cinese, Giapponese, Tedesco, Spagnolo, Francese, Italiano, Russo, Portoghese, Arabo, Olandese, Coreano, Turco e Polacco); le lingue parlate sono 6000 ma il 96% di queste è priva di alfabeto; quindi solo il 4%, circa 240, hanno facoltà di accesso attivo al web; le lingue si estinguono al ritmo di 10 all'anno, prima o poi il 90% delle lingue sarà rimpiazzato dall'uso di 5 lingue dominanti: Inglese, Spagnolo, Arabo, Cinese e Russo .

XI JINPING jpeg

Secondo altri dati. Nel 1998, grazie alla spallata congiunta della Silicon Valley e di Nasdaq, il 75% del web parlava e scriveva in inglese; nel 2007 tale quantità si era ridotta al 45%. Oggi si stima che solo il 30% parla inglese e che il 35% parla e scrive una lingua, derivata dall'inglese, detta Globish .

internet cina tn

A marzo 2011 (ultimo dato rinvenibile) Google "interfacciava" 150 lingue ma offriva ricerche solo in 50 lingue. Yahoo! per contro, non gestiva più di 40 lingue. Wikipedia riporta informazioni in 300 lingue. Mentre Facebook, Youtube e Twitter, grazie a traduttori automatici e sottotitoli, soddisfano 50 lingue .

Vi rendete conto di che cosa significhi questo. E' uno scenario di guerra per la sopravvivenza delle culture e delle tradizioni. E' uno scenario in cui si giocano molte fasi della partita "egemonia contro multipolarità".

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A questo punto, ben conoscendo la scena di riferimento, e in dettaglio i numeri relativi alla produzione di PIL per lingua, il Presidente Cinese non poteva non calare la sua carta. Una carta comunque che ha delle connotazioni surreali - almeno per noi occidentali - in quanto è ovvio che Xi Jiping pensa prevalentemente ad un web scritto in mandarino, con ideogrammi accessibili quasi esclusivamente, per ora, ai cinesi. La sua scommessa però si fonda su un parco utenti di (attuali) 600 milioni di umani; più 400 milioni che smaneggiano su tablets e smartphones e quasi 300 milioni tra bloggers e utenti di social network.

CINA WEB

Il punto forte è che tutti i suoi numeri, PIL soprattutto, sono destinati a crescere. Così come sono destinati a crescere i numeri degli aderenti al cartello BRICS, ai quali i Cinesi vogliono rivolgersi. Mentre i numeri degli altri - Usa e paesi occidentali - bene che va sono destinati a restare uguali. Ma deve andare proprio bene.

CINA WEB

La mossa di Pechino mette in discussione l'altra scommessa, quella fatta dagli USA e nazioni anglofone, di imporre l'inglese quale "pivot language" nel web o "lingua franca".
Non sappiamo cosa potrà accadere ma, se per esempio, i Cinesi metteranno mano al web facendolo parlare anche Russo e Arabo e, perchè no ? anche Portoghese, per Zuckerberg and Co. che stanno per lanciare il loro cartello dei Big del Web, detto FWD.US, non ci saranno tempi sereni .

 

 


PARTE INCIVILE: BARBARA GUERRA TROVA L’ “ACCORDO” CON LA MINETTI

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Da Ilfattoquotidiano.it

barbara guerra

Il 4 aprile scorso aveva protestato davanti al Tribunale di Milano chiedendo di essere sentita e così sarà. Ruby, la marocchina che per la Procura di Milano fu ospite delle serate ad alto tasso erotico di Arcore, sarà ascoltata in aula come teste e persona offesa nel processo a carico di Fede, Mora e Minetti.

barbara guerra

Lo hanno deciso i giudici di Milano, nell'ambito del processo Ruby bis quello in cui gli imputati rispondono di induzione e favoreggiamento della prostituzione, che hanno disposto la sua convocazione per il prossimo 24 maggio. La marocchina non venne sentita - dopo essere stata convocata e non essersi presentata - nel processo a carico di Berlusconi.

barbara guerra

I giudici della V sezione penale, presidente del collegio Annamaria Gatto, hanno deciso, dunque, di convocare la giovane marocchina per la deposizione in aula, una ‘scelta' di cui si era già parlato informalmente nelle scorse udienze, soprattutto perché le parti avevano rinunciato alla testimonianza della ragazza e alcune difese non avevano dato il consenso all'acquisizione dei suoi verbali resi in fase di indagini.

emilio fede

I giudici, inoltre, hanno deciso anche di sentire in aula Barbara Guerra e Iris Berardi, due delle ragazze che si sono costituite parti civili nel processo (la prima ha ritirato la sua costituzione dopo un accordo con Nicole Minetti). Le due verranno ascoltate nell'udienza del 17 maggio. Sarà la procura a dover effettuare la citazione sia delle due ragazze che di Ruby. Nella prossima udienza, invece, fissata per il 10 maggio, verrà ascoltato l'ultimo testimone della difesa di Emilio Fede e ci sarà l'interrogatorio dell'ex direttore del Tg4.

fede-mora-nicole minetti

Guerra, infatti, ha ritirato attraverso il suo legale, l'avvocato Luigi Faggella, la costituzione di parte civile che era stata presentata contro l'ex consigliera regionale. "C'è stato un chiarimento tra loro due", ha spiegato il difensore. Ai cronisti che gli hanno chiesto se ci sia stato un risarcimento economico da parte della Minetti, il legale ha risposto: "Non lo so, direi di no".

 

PIATTO (CARDINALIZIO) VUOTO! VIA LE INDENNITA’ AI COMMISSARI DELLO IOR

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Giacomo Galeazzi per LaStampa.it

Stop ai bonus per i cardinali che vigilano sulla banca vaticana. Ogni cardinale ha già uno "stipendio" da cinquemila euro mensili. Una volta si chiamava "piatto cardinalizio", ora il nome è stato modernizzato in "assegno cardinalizio". Gli assegni dei cardinali di Curia sono tutti uguali. Gli altri porporati hanno la loro retribuzione dalle diocesi di cui sono vescovi. Ma c'è un'eccezione. I cinque commissari Ior hanno beneficiato finora di un'ulteriore indennità di 2100 euro mensili.

PAPA FRANCESCO - JORGE BERGOGLIO

La"spending review" di Papa Bergoglio riguarda anche il sacro collegio. Dopo il taglio alle indennità ai 4000 dipendenti d'Oltretevere per l'elezione pontificia, è all'insegna dell'austerity anche la nuova decisione di «rottura» di Francesco nel campo della gestione delle risorse economiche. Il Pontefice ha deciso di cancellare l'emolumento normalmente spettante ai cinque cardinali che compongono la commissione di vigilanza dello Ior. La decisione è stata presa in coincidenza con la riunione della commissione per l'approvazione del bilancio 2012.

Il «taglio» ammonta a 25 mila euro per ciascun porporato, che venivano corrisposti annualmente. La Santa Sede, anche in conseguenza della stretta finanziaria mondiale, è alle prese con una strategia di «spending review» e di gestione parsimoniosa delle risorse, per evitare che i bilanci precipitino ulteriormente verso il rosso. Parlando dei conti del 2012, il presidente dell'Apsa Calcagno ammette: «L'anno scorso abbiamo portato a casa la pelle, poteva andare molto peggio».

papa francesco bergoglio

Intanto nella lettera indirizzata ai suoi ex confratelli argentini, riuniti in assemblea plenaria al santuario di Pilar, Francesco chiede scusa «per l'assenza dovuta a impegni assunti di recente che mi trattengono». In refettorio siede ogni volta in un posto diverso, a fine messa prega seduto in fondo alla cappella, si prepara da solo il caffè e lo offre alle guardie svizzere che piantonano la sua stanza.

CARDINALE DOMENICO CALCAGNO

Ieri papa Francesco aveva deciso che in occasione della sua elezione, invece della tradizionale gratifica ai dipendenti vaticani, «venga fatta una elargizione per alcuni enti assistenziali e caritativi attingendo ai fondi disponibili per la carità del Papa, come segno dell'attenzione della Chiesa per le molte persone in difficoltà», ha reso noto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

«In passato - ha ricordato il religioso - in occasione dell'inizio di un pontificato fu accordata una gratifica per i dipendenti vaticani» ma, ha aggiunto, «nel caso attuale, data la difficile situazione economica generale, non è apparso possibile né opportuno gravare i bilanci degli enti vaticani di una considerevole spesa straordinaria non prevista».I dipendenti vaticani sono circa 4.000. Nel 2005 per l'elezione di Benedetto XVI ricevettero circa 1.500 euro ciascuno. Decisioni in linea con lo stile sobrio del pontificato.

SEDE DELLO IOR - ISTITUTO OPERE DI RELIGIONE

Più che Papa, Francesco si è subito autodefinito come Vescovo di Roma e come tale ha celebrato la messa per la presa in possesso della basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma e del Mondo. Una definizione che può assumere un peso positivo anche in senso ecumenico e di dialogo inter-religioso. Umili per servire gli ultimi. «Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla croce», ricorda Francesco.

Vaticano

«Non abbiate timore della bontà, non abbiate paura della tenerezza», ha esortato Francesco nell'omelia alla messa di inaugurazione del pontificato. E proprio la tenerezza d'animo che ispira i suoi gesti è una caratteristica sottolineata da tutti i fedeli che hanno avuto già occasione di avvicinarlo.

 

LA DISFIDA DEI SINISTRATI: RENZI-BARCA, I DUELLANTI DEL NUOVO PD

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Denise Pardo per "L'Espresso"
Tanto era scritto che alla fine sarebbero stati loro due, speculari, agli antipodi, rivoluzionari, ciascuno a modo suo. Non sono (ancora) né rivali, né alleati e forse non lo saranno, ma dalla catastrofe democratica, dalle lotte fratricide all'interno della casa comune e dall'incapacità di tradurre i sondaggi in governo, Fabrizio Barca e Matteo Renzi sono riusciti a scappare, a uscire fuori dagli schemi e dagli schermi dell'ortodossia del partito.

matteo renzi

E anche se molti ex compagni o neo-compagni arricciano il naso e storcono la bocca, tra fumi velenosi, macumbe politiche e spallate "amiche" che fanno tanto male (tutte all'indirizzo di Renzi) sono loro e nessun altro - almeno per il momento - a rappresentare le due anime forti, i filoni culturali, i possibili teoremi del futuro del Partito democratico. E forse, ancora di più, del futuro della sinistra italiana.

RENZI MATTEO

L'uno, 58 anni, ministro della Coesione territoriale - molto applaudito e lodato - del governo Monti, dichiaratamente «comunista» ha appena presentato il suo manifesto, "Un partito nuovo per un buon governo", in cui indica tra le tante vie la vitale rivoluzione del rapporto tra cittadini e Stato e il taglio del cordone ombelicale della "fratellanza siamese" tra Stato e i partiti Stato-centrici. Cinquantacinque pagine di esposizione appassionata e vibrante, più Thomas Hobbes che Karl Marx, originale e anche orgogliosa della sapienza riversata, da leggere - se non si è del ramo - con la Treccani a portata di mano, per stare proprio tranquilli.

RENZI MATTEO

L'altro, sindaco di Firenze di 38 anni, in cima ai sondaggi, a volte tacciato dai nemici persino di strisciante berlusconismo, ha presentato quest'inverno il suo programma. Titolo rumoroso: "Big Bang"; svolgimento parsimonioso: cento punti da una riga ciascuno. È il filosofo della rottamazione, forma primordiale di grillismo e tesi da officina meccanica che l'ha portato sulla cresta dell'onda, assassina per i padri fondatori del Pd, e forse chissà, suicida per lui, già abbracciata a 17 anni nei primi passi di militanza dc e decisamente invisa a Barca che la considera «un atto di non responsabilità, un cambiamento che avviene per sostituzione, non per merito».

Fabrizio Barca

Il peggiore dei demoni per il teorico della competenza, un cursus honorum fra la Banca d'Italia, la direzione di un dipartimento del ministero dell'Economia, la presidenza di un comitato Ocse: «Senza mutare le regole», ha precisato,«la rottamazione diventa gattopardismo».

Ora, a dire il vero, il sindaco - debutto da segretario provinciale Pd in Toscana per poi diventare presidente della Provincia di Firenze, lingua a dir poco affilata, temperamento positivo, non colpevolizzante, non punitivo - ha da poco virato. Ha sostituito il fatale slogan distruttivo con la parola "lavoro" («sarà meno sexy di "rottamazione"), ma incrocia la vita degli italiani». E si è concentrato su obiettivi più costruttivi: la presentazione di uno studio sul tema cruciale dell'occupazione, una nuova legge elettorale, un Parlamento meno costoso, un finanziamento dei partiti diverso e più trasparente, il risparmio dell'abolizione delle province. L'inno a «un'Italia leggera, non a un partito pesante».

Fabrizio Barca

Non proprio in sintonia con il pensiero sostitutivo e più austero di Barca che propone ben altro. Un partito di metodo, di sostanza e anche di recupero: gli unici nomi citati nel manifesto sono quelli di Enrico Berlinguer e di Raffaele Mattioli, primo banchiere di sistema. A volte i modelli di Renzi sono più complessi, nel senso di complessi musicali. Alcune biografie raccontano la reazione scandalizzata di Romano Prodi (con il quale c'è un flirt assai sfacciato) quando Renzi nel 2006 diede alle stampe "Tra De Gasperi e gli U2". «Mò, che c'entrano mai?», gli chiese allibito. E l'autore saccente: «Per un giovane è più formativo un testo di Bono che un saggio di De Gasperi». Pare che sulla replica del Professore fosse meglio glissare.

Un mese fa, invece, il sindaco toscano ha rispolverato Barack Obama:«Si vince con la speranza non con il programma», ha enunciato per una volta visionario. Per fortuna è successo ben prima dell'elaborazione politica di Barca. Se no chissà che supposizioni maligne.

Tra i due, differenze siderali. L'uno rimette al centro il partito, vuole la coesione e deplora la dittatura del pro e del contro. L'altro è stregato invece dal bipolarismo; il rito è per l'efficientismo del sindaco d'Italia; la necessità, quasi da tossico, di avere un nemico. Il ministro, ex Fgci per pochi mesi ma da poco più di una settimana tesserato Pd (perché solo ora?)a cui ha dato uno dei suoi due voti alle ultime elezioni, l'altro a Sel, studia il ritorno a una sinistra pura.

BERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA

Il sindaco, al contrario, è il prodotto contaminato: una creatura del trattino che unisce il centro con la sinistra. Ma tutti e due seguono le orme dei padri. Per Fabrizio, quelle di Luciano Barca, partigiano, parlamentarte Pci, ex direttore dell'"Unità" e di "Rinascita", come moglie Gloria Campos Venuti, un fisico nucleare, per quell'epoca vissuta come una specie di astronauta. È una famiglia dell'intellighenzia rossa dove crescere insieme ai piccoli Reichlin, Cossutta, Rodano con una formazione e un'apertura mentale internazionale più da figli del capitalismo: master a Cambridge e poi Mit e Stanford, e il matrimonio con Clarissa Botsford, americana liberal, una voce da bel canto.

Un altro mondo rispetto a quello di Matteo, sposato con Agnese Landini, insegnante di lettere molto carina, precaria per anni, compagna di liceo negli scout come lui, e con un papà, Tiziano, a Rignano sull'Arno prima consigliere comunale della Democrazia cristiana poi passato al Pd. Renzi si laurea a Firenze. Il master glielo consegna Mike Bongiorno, è un assegno di 48 milioni di lire per la trionfale partecipazione a "La ruota della fortuna".

PIERLUIGI BERSANI MASSIMO DALEMA

L'incantesimo della tv pop, forse retaggio fascinoso di un'adolescenza provinciale, ricordo di un'esterofilia da telefilm americano - ma l'inglese lo parla bene - o intuito di politico che vuole allargare, fa rottamare a Renzi anche i dogmi delle apparizioni da talk show, frequentati ultimamente con più assiduità da Barca. Tanto da apparire ad "Amici" di Maria De Filippi, con un giovanilistico giubbotto di cuoio nero. Barca è un uomo in grigio, ma ogni tanto mostra lampi di istrionismo teatrale, la sciarpona rossa inaspettata in un economista serio che vorrebbe essere raccontato solo da numeri, dati, risultati, profondità di ragionamenti.

ROMANO PRODI

Quasi si sono divisi l'Italia. Il fil rouge dell'economista è il Mezzogiorno a cui ha dedicato buona parte della sua scienza. Stravede per Stefano Caldoro, governatore della Campania Pdl (provocando l'orticaria nel Pd locale), e per Nichi Vendola, presidente della Puglia e leader Sel.

Renzi ha la bussola a Nord, ha avuto Giorgio Gori come spin doctor e ancora pesa su di lui la colpa della cena con esponenti della finanza milanese, organizzatore Davide Serra, numero uno del Fondo Algebris (con società alle Cayman, Bersani dixit), per non parlare del tè ad Arcore con un Berlusconi ancora premier. Appena è libero, Barca scala montagne, vicino a Roma il monte Viglio, il silenzio, la salita, la sensazione di arrivare più vicino all'infinito. Renzi ha la fede viola, evviva il calcio, il chiasso del tifo, l'oppio del popolo italiano, il correre in mutande per gridare al mondo «Goal!».

Tra loro, forse perché così diversi, nessun reale incrocio di armi. Anche se Renzi ha raccontato che gli fece visita al ministero per chiedergli quattrini per Firenze e non andò proprio bene: «Non me li diede e mi trattò come un ragazzino». Qualche giorno fa, invece, c'è stata una telefonata di Barca per annunciargli il parto del suo manifesto. Nonostante tutto, malgrado il loro Dna, qualcosa li lega. Entrambi hanno una sana dose di narcisismo, quello di Renzi più ruspante, quello di Barca più consapevole di un intelletto e di una cultura superiore. Sono dotati di senso dell'umorismo, vanno pazzi per Twitter e piacciono entrambi a Berlusconi: il suo governo rinominò Barca all'Economia e a Renzi arrivò persino l'endorsement della figlia Barbara.

NO TAV NELLA SEDE DEL PD AL NAZARENO

Non c'è dubbio che Barca sembri una riserva del Pd, un nome da spendere per fare bella figura. Successe per il Campidoglio (lui non smentì, spiegò, per tenere alto il livello delle candidature) e in uno dei drammatici pomeriggi post voto e sine premier il suo fantasma aleggiò tra gli ori del Quirinale. Entrambi appartengono a una Casta, anche il rottamatore che la vuole rottamare. Quella di Barca è ad alto lignaggio di pensiero, mandarini che hanno servito il paese. Quella di Renzi è più locale, legata al territorio.

All'economista interessa il partito, ma un partito ben diverso dalla rappresentazione contemporanea, privo di commistioni e ambiguità, persino senza le mani in pasta nei ricchi consigli degli enti pubblici, vade retro la Rai. Per Renzi, talentuosa macchina acchiappa consenso, l'obiettivo è la leadership governativa, il cambiamento e il ricambio della stanza dei bottoni. Rispetto al Pd di oggi, Barca è a lato, pronto a restaurarlo, Renzi è contro, pur ribadendo il suo sangue rosso e che la sua casa è quella. Nessuno dei due è veramente dentro e tutti e due non possono non fare paura.

 

 

ALDROVANDI: IL QUESTORE DI FERRARA PAGA PER LA PROTESTA DEL COISP

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Luigi Spezia per "La Repubblica"

federico aldrovandi

La protesta del piccolo sindacato di polizia Coisp sotto l'ufficio della madre di Federico Aldrovandi costa caro al questore di Ferrara. Luigi Mauriello viene trasferito a Roma, all'ufficio ispettivo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Non è il primo questore che se ne va nella bufera.

federico aldrovandi

La stessa sorte capitò al questore di allora, Elio Graziano, dopo aver assicurato che i suoi agenti avevano agito con correttezza, nonostante la morte del ragazzo di 18 anni fermato con la forza la notte del 25 settembre 2005.

Dal Dipartimento hanno fatto sapere che quello di Mauriello è «un normale avvicendamento all'interno di una serie di rotazioni di dirigenti». Ma al di là delle forma, pesa la manifestazione del 27 marzo scorso nel centro di Ferrara, sotto il municipio dove la madre di Federico, Patrizia Moretti, lavora. A Ferrara, lo sanno tutti che è lì il suo ufficio.

Ed è proprio lì che gli agenti del sindacato Coisp hanno piantato un presidio, regolarmente segnalato in questura, dalla quale non è giunta alcuna disposizione o limitazione. Una tappa di un tour in furgone organizzato dal sindacato, per chiedere la concessione delle misure alternative ai quattro colleghi condannati in Cassazione a 3 anni e 6 mesi, finiti in carcere con un duro provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Bologna.

LA MADRE DI ALDROVANDI CON LA FOTO DEL FIGLIO DURANTE IL SIT IN DEI POLIZIOTTI

Intervenne il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, ci fu una baruffa con un europarlamentaredel Pdl. La madre rattristata e offesa scese giù in piazza, mostrò una gigantografia del figlio morto per reagire alla provocazione. Il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, che il 22 aprile verrà a Bologna a concedere a Patrizia Moretti la cittadinanza onoraria, disse che quel manipolo di agenti «non rappresentano la Polizia» e che, pur nel rispetto dei diritti sindacali, quella manifestazione era
«moralmente condannabile».

Il ministro inviò tre ispettori alla questura di Ferrara per accertare «le responsabilità della manifestazione e di chi ha concesso lo spazio». L'ispezione non ha mosso accuse formali a Mauriello, ma ragioni di opportunità avrebbero dovuto far ritenere che quella iniziativa, in quelle condizioni ambientali, non sarebbe stato il caso di farla, almeno non in quel modo. La madre di Federico, alla notizia del trasferimento del questore, ha detto ieri di essere «soddisfatta che ci siano controlli all'interno delle forze dell'ordine. Mi rendo conto che era solo una questione di opportunità, però anche questo è un elemento molto importante nei rapporti fra le persone, ancor di più quando ci sono di mezzo le istituzioni».

LA MADRE DI ALDROVANDI CON LA FOTO DEL FIGLIO DURANTE IL SIT IN DEI POLIZIOTTI

Patrizia Moretti raccontò che dopo il presidio, il questore Mauriello la chiamò, per garantirle che si era trattato solo di «un equivoco», che il sindacato non sapeva davvero che lì vicino ci fosse il suo posto di lavoro. Reagisce in senso contrario il Coisp: «Sarebbe gravissimo - dice il segretario Franco Maccari - se lo spostamento del questore fosse collegato al comportamento che ha tenuto in occasione della manifestazione. Il suo è stato un comportamento istituzionalmente corretto». Il Coisp, isolato, non si dà vinto. Rivendica la giustezza della sua manifestazione «per chiedere parità di trattamento per i colleghi».

 

GRILLO MEJO DI REP: TRA RODOTA’ E PRODI, BEPPE-MAO FA IL KING-MAKER

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Marianna Rizzini per "Il Foglio"

Stefano Rodota

Il primo giorno di votazioni per la presidenza della Repubblica porta acqua all'orto di Beppe Grillo (e arriva il suo ennesimo "arrendetevi" all'indirizzo del Pd), ma il gongolare dell'ex comico non impedisce il doppio binario: con una mano Grillo tiene alto il nome di Stefano Rodotà, "da portare avanti fino alla quarta votazione", come ripetono in Parlamento i molto ortodossi Roberta Lombardi e Roberto Fico, (che avverte Nichi Vendola: "Se Sel cambia nome al quarto scrutinio è poco seria").

BEPPE GRILLO E ROMANO PRODI

Con l'altra mano, però, Grillo non chiude allo scivolamento per mano altrui verso l'ipotesi Romano Prodi, in campo non da oggi anche nell'area Cinque stelle, nonostante il "no" apparente di Gianroberto Casaleggio (l'idea, ribadita ieri dal capogruppo in Senato Vito Crimi, è che Prodi sia un nome votabile "se tutti i candidati alle Quirinarie prima di Prodi si ritirano..."). E siccome Prodi, alle Quirinarie, è arrivato ottavo (il numero di voti è ancora ignoto, alla faccia della trasparenza della rete), Prodi resta in lizza anche per i Cinque stelle - anche perché i franchi tiratori non esistono soltanto per gli altri.

Ma il primo giorno di votazioni, a dispetto delle apparenze, porta anche qualche turbamento nell'orto di Repubblica, quotidiano che aveva inizialmente sperato nel "nome istituzionale" che salvasse il principio della "garanzia" per "tutto il Parlamento" e al tempo stesso non scontentasse troppo l'area della sinistra sensibile al mantra del "cambiamento".

Ezio Mauro

Solo che il nome di Sabino Cassese, per Ezio Mauro quello giusto da porgere "ai gruppi e al paese", era naufragato ancora prima di iniziare la gara, e il direttore di Rep. si era trovato, alla vigilia del voto, a twittare che sì, a quel punto il nome di Rep. era Stefano Rodotà, come avevano suggerito per giorni, e infine con un appello, le firme Barbara Spinelli e Michele Serra, tanto che ieri Mauro, silente su pagina, affidava al vicedirettore Massimo Giannini il compito di bastonare il Bersani del "metodo sbagliato" e del "compromesso bipartisan".

Non usciva del tutto dall'imbarazzo, Rep., dopo le prime votazioni, con il riprendere quota di Romano Prodi (non proprio il preferito, storicamente, dell'editore e tessera numero uno del Pd Carlo De Benedetti). Fatica inutile, poteva allora sembrare l'aver innalzato con esitazione la bandiera di Rodotà. E meno male che Massimo Cacciari, dal Tg3, sembrava ieri preferire Rodotà al prof. dell'Ulivo. "Prodi vabbè... ma se comunque vai alla guerra con Berlusconi, perché allora cambiare linea con Prodi e non con Rodotà?".

Carlo De Benedetti

Intanto Grillo, pur contestato in mare a Trieste durante lo "tsunami" in barca a vela per le elezioni regionali, aggravava con la vittoria del giorno (incarnata dal flop di Marini) la sindrome "anti patto di condivisione" della sinistra ossessionata dall'Arcinemico e sedotta dalla parola "ineleggibilità": non era da maggioranza qualificata, ma solo da maggioranza risicata, l'accordo Pd-Pdl, pensavano quelli che, con Spinelli e Serra, si erano posti sulle barricate mentre la casa madre Repubblica ancora parlava di un nome "per tutti".

Che fare?, si chiedevano i giovani deputati del Pd scelti con le primarie e alle prese con i messaggi Facebook degli elettori inferociti per "l'entente cordiale" con il Pdl, quelli che in piazza venivano raggiunti dal vicepresidente grillino della Camera Luigi Di Maio (fate "pressione sui grandi elettori", diceva, "cerchiamo di fare eleggere Rodotà").

PIERLUIGI BERSANI CARLO DE BENEDETTI

Sotto il condizionamento dell'onda sempre montante dell'anticasta e dell'antiB., la scelta del Prodi che per due volte aveva sconfitto B. pareva allora a molti l'unica isola nel mare, anche se nel mare, a quel punto, bisognava buttarci l'idea stessa di "condivisione".

E per qualcuno il nome di Prodi diventava antidoto all'isolamento: la base del M5s che dice "dialogate", infatti, fa da specchio alla base del Pd che chiede ossessivamente "il nuovo" e brucia le tessere e chiede a Bersani, anche con una petizione sul sito Change.org, di votare senza indugio per Rodotà.

Ma lungo il confine tra preoccupazione degli uni, nel Pd, e senso di trionfo degli altri, nel M5s, era il nome di Prodi che infine si affacciava (e infatti il deputato Pd Pippo Civati si riprometteva, ieri sera, di incontrare i grillini per cercare di convincerli a sostenere il prof.).

 

CHIAMATELO TA-XI JINPING – IL TOUR NOTTURNO DEL LEADER IMBARAZZA LA CINA

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Guido Santevecchi per "Il Corriere della Sera"

XI JINPING

Sembrava una storia del potere che si fa umano, vicino alla gente: il presidente della Repubblica popolare cinese che sale su un taxi, come un cittadino qualunque. La stampa locale, con la potente agenzia di Stato Xinhua, e quella internazionale (New York Times e Bloomberg) si sono rincorse nel pubblicarla sul web.

PENG LIYUAN MOGLIE DI XI JINPING

Ma poi l'escursione in incognito di Xi Jinping si è trasformata in una vicenda politica piena di smentite, dubbi e risvolti politici, complicata e oscura come un gioco di scatole cinesi. E su Twitter, tra i corrispondenti dei giornali occidentali, si è meritata l'hashtag #taxigate. Ha cominciato il quotidiano filocinese di Hong Kong Ta Kung Pao con un servizio dettagliato, con foto e cartina della sortita di Xi Jinping per le vie di Pechino: il presidente avrebbe fermato un taxi vicino alla Tienanmen, in incognito, per rendersi conto della realtà, come facevano gli imperatori di secoli fa uscendo in segreto dalla Città Proibita.

XI JINPING INCONTRA I CINESI PER STRADA jpeg

Si sarebbe seduto accanto al conducente, con un solo segretario-bodyguard dietro. Secondo questa versione il tassista, come in tutti i Paesi del mondo, si è messo a parlare, soprattutto dell'aria inquinata della capitale, tema di lamentela pubblica del momento. Il passeggero annuiva.

Poi ha (avrebbe) osservato: «Certo, è facile inquinare, con tutte le industrie nuove che nascono in Cina, ma per pulire ci vuole molto più tempo. È stato così anche nelle società capitaliste con la grande industrializzazione. E comunque alla fin fine, la vita media dei cinesi si è allungata con il benessere...».

Il tassista, sorpreso da questa spiegazione profonda, al semaforo si è (si sarebbe) girato e guardando meglio il passeggero: «Le hanno mai detto che somiglia al nostro presidente della Repubblica?». E Xi con una risata: «Per la verità sì, ma tu sei il primo tassista che mi riconosce».

L'autista ricorda ancora: «Sono rimasto senza parole per qualche minuto, tutto sudato... Una cosa enorme, il capo dello Stato sul mio taxi. Poi mi sono un po' ripreso e gli ho chiesto un ricordo, un autografo. Lui ha risposto di sì, ma prima mi ha detto di portarlo a destinazione». Dopo una corsa di 25 minuti, circa otto chilometri, Xi sarebbe sceso, avrebbe pagato il conto da 30 yuan (meno di quattro euro, mancia da 20 centesimi compresa), avrebbe scritto sul rovescio della ricevuta: «Guida col vento in poppa».

TAXI PECHINO

Il giornale di Hong Kong ha accompagnato il suo pezzo da Pechino con una serie di foto del tassista, della sua auto, della sua casa, della dedica. Quindi, ci ha lavorato. D'altra parte il Ta Kung Pao è vicino al partito comunista e il suo direttore Jia Xiping stava al Quotidiano del Popolo prima di trasferirsi a Hong Kong.

La Xinhua, megafono del regime, ha ripreso la storia sul suo blog di Weibo (il Twitter locale), assicurando: «Le autorità dei trasporti di Pechino l'hanno verificata e confermata».
Passata qualche ora, dopo la pubblicazione sul New York Times e decine di siti di giornali, una riga per smentire: «La notizia è falsa». Sono seguite le scuse del giornale di Hong Kong; dal sito della Xinhua è sparita la prima versione; la censura ha bloccato sul web ogni ricerca con taxi, Pechino, Xi Jinping.

Ma perché smentire così nettamente una notizia che oltretutto umanizzerebbe il presidente? Su Internet circolavano già migliaia di commenti favorevoli a Xi, che ricopre da pochi mesi tutti i poteri statali, da quello di segretario del partito a quello di capo della commissione militare. «Dovrebbero seguire il suo esempio tutti gli amministratori provinciali», ha scritto sul suo blog Xue Manzì, imprenditore con 11 milioni di followers. Pochi avevano dubitato: «Sembra una trovata della propaganda: impossibile che Xi sia uscito con un solo uomo di scorta».

XI JINPING TRA I CINESI jpeg

Qualcuno aveva paragonato l'uscita in taxi al «weifu sifang», l'espressione in mandarino che descriveva «i viaggi in incognito» degli imperatori cinesi per scoprire la realtà.
E forse proprio questo paragone imperiale ha spinto il regime a intervenire, smentendo tutto: perché non si vuole un capo dello Stato troppo protagonista.

O forse, era un'esca per giustificare un'imminente stretta sulla stampa cinese. O una trappola per la stampa straniera (New York Times in testa con i suoi premi Pulitzer per le storie sugli scandali di Pechino). O magari, il tassista si è sognato tutto e i giornali si sono sbagliati davvero.

 

SONDAGGI: PARTITI FERMI, CRESCE SOLO RENZI - M5S 24%, PD 27%, CENTRODESTRA AVANTI DI 2 PUNTI

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1. SONDAGGI: SWG; CRESCE FIDUCIA IN RENZI, AL 61%
(ANSA) - Cresce ancora la fiducia degli italiani in Matteo Renzi, che guadagnando 5 punti rispetto alla settimana scorsa, si conferma il leader politico piu' gradito con il 61 percento dei consensi. E' quanto emerge da un sondaggio realizzato dall'Istituto Swg in esclusiva per Agora', su Rai Tre. Con un distacco di oltre 30 punti segue Pier Luigi Bersani, che sale di 2 punti e raggiunge il 29 percento.

BERLU E RENZI RENZI E BERLUSCONI

Guadagnano un punto Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, a pari merito con il 28 percento. Infine, cresce di 2 punti la fiducia nel premier uscente Mario Monti, che si attesta al 23 percento. La rilevazione e' stata realizzata dalla SWG Spa-Trieste per Agora'-RAI 3 nei giorni 16-17 aprile 2013 tramite sondaggio online CAWI e telefonico CATI su un campione casuale probabilistico stratificato e di tipo panel ruotato di 1500 soggetti maggiorenni (su 4700 contatti complessivi), di eta' superiore ai 18 anni. Il campione intervistato online e' estratto dal panel proprietario SWG. Tutti i parametri sono uniformati ai piu' recenti dati forniti dall'ISTAT. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentativita' rispetto ai parametri di sesso, eta' e macro area di residenza. Il margine d'errore massimo e' di +/- 2,9%.

2. SONDAGGI: SWG;CENTRODESTRA PRIMA COALIZIONE,PD PRIMO PARTITO
(ANSA) - Il centrodestra e' la prima coalizione del Paese, con il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo in terza posizione. Per il Pd, invece, il primato tra i singoli partiti. E' quanto emerge da un sondaggio di Swg. Questo il quadro delle intenzioni di voto (tra parentesi la percentuale ottenuta nella rilevazione del 12 aprile).
- Pd 27,0% (26,8).
- Sel 25,4% ( 3,2).
- Altro centrosinistra 0,8% ( 0,7).
- CENTROSINISTRA 31,0% (30,7).
- Udc 1,9% ( 1,8).
- Scelta Civica 5,8% ( 5,6).

berlu-maroni- alfano

- CENTRO 7,7% ( 7,4).
- PDL 26,8% (26,9).
- Lega Nord 4,2% ( 4,5).
- Fratelli d'Italia 1,2% ( 1,0).
- La Destra 1,0% ( 0,6).
- Altro centrodestra 0,6% ( 0,4).
- CENTRODESTRA 33,8% (33,4).

- Movimento 5 Stelle 24,0% (24,0).
- Prc-Pdci 1,1% ( - ).
- Rivoluzione Civile 1,3% ( 2,3).
- Idv 0,9% ( - ).
- Altro partito 1,5% ( 3,2).
- Indecisi+astenuti 36,2% (34,0).

BERSANI luigi

La rilevazione e' stata realizzata dalla SWG Spa-Trieste nei giorni 16-17 aprile 2013 tramite sondaggio online CAWI e telefonico CATI su un campione casuale probabilistico stratificato e di tipo panel ruotato di 1500 soggetti maggiorenni (su 4700 contatti complessivi), di eta' superiore ai 18 anni. Il campione intervistato online e' estratto dal panel proprietario SWG. Tutti i parametri sono uniformati ai piu' recenti dati forniti dall'ISTAT. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentativita' rispetto ai parametri di sesso, eta' e macro area di residenza. Il margine d'errore
massimo e' di +/- 2,9%.

3. SONDAGGIO TECNE'-SKYTG24: CRESCE PDL (+0,8%), CALA PD (-2%)
(ANSA) - Crescono i consensi per il Pdl rispetto alla scorsa settimana (+0,8%), calano per il Pd, quasi il 2% in meno. Lo rivela un sondaggio di Tecne' per SkyTG24. Il sondaggio segna un'ulteriore crescita dei consensi al centrodestra (+1% rispetto la scorsa settimana) trainato dal PDL, che registra un incremento dello 0,8%. Inversione di tendenza, invece, del centrosinistra che cala dello 0,8% rispetto all'ultima rilevazione, dopo 3 settimane col segno positivo.

MARIO MONTI E LUCA DI MONTEZEMOLO jpeg

A invertire la tendenza della coalizione e' il Partito Democratico, che perde quasi due punti rispetto alla precedente rilevazione, tornando ai livelli delle elezioni politiche. In crescita, invece, il partito di Vendola (+1%). Recupera consensi, rispetto all'ultima rilevazione, il Movimento Cinque Stelle (+0,4%), che rimane comunque al di sotto dei livelli delle ultime elezioni. Continua la flessione dell'area che s'ispira a Mario Monti, nonostante il recupero dell'UDC (+0,5%), che non compensa, pero', le perdite di Scelta Civica (-0,8%). La confusa fase politica fa crescere considerevolmente gli incerti (+3,8%) rispetto alla scorsa settimana.

 


SEI DISOCCUPATO? DATTI UNA MOSSAD!

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Fabio Scuto per "La Repubblica"

«Cerchiamo giovani audaci, intelligenti, creativi che amino le sfide, pronti ad avventure oltreoceano. Sei hai valore, intelligenza e abilità mentale, puoi realizzare il sogno di compiere una missione nazionale e personale». È questo il messaggio centrale della vasta campagna di arruolamento lanciata su siti web israeliani e social network dal Mossad, il servizio segreto israeliano, che cerca nuove reclute da avviare nel "mondo delle ombre" dove serve «carisma, capacita di leadership, e fascino».

mossad

La racconta un po' troppo in stile hollywoodiano il Mossad per attirare aspiranti 007 nella sua campagna pubblicitaria che si intitola "Con nemici come questi, abbiamo bisogno di amici", ma è evidente che anche il mondo dello spionaggio ha bisogno di messaggi accattivanti.

I posti disponibili per uomini e donne riguardano incarichi diversi, ed è possibile presentare candidature per un massimo di tre offerte di lavoro. Ma c'è certamente meno fascino e glamour vedendo le posizioni vacanti.

mossad

L'Istituto per l'intelligence e i servizi speciali è alla ricerca di persone altamente qualificate che siano veterani delle unità di intelligence dell'esercito israeliano, persone che parlino lingue straniere - in particolare il persiano e l'arabo - , insegnanti di lingue straniere, specialisti nell'hi-tech, chimici, tecnici scientifici, graphic-designer, avvocati, psicologi, ma anche un magazziniere e un falegname. Accolti con favore gli aspiranti con doppia cittadinanza e doppio passaporto.

Il Mossad è una delle agenzie di intelligence più famose al mondo. I suoi numerosi successi gli hanno procurato una solida reputazione di efficienza, spesso ingigantita dai mass media e resa mitica dagli arabi che tendono a enfatizzare le risorse del nemico. Due anni fa il governatore del Sud Sinai accusò lo spionaggio israeliano di aver addestrato pescecani per attaccare i turisti nei resort sul Mar Rosso per far fallire l'industria turistica egiziana.

NETANYAHU

La notorietà dell'Istituto è tale che spesso le sue imprese sono oggetto di romanzi e film di spionaggio. Ma negli anni non è sfuggito a grandi fiaschi e disfatte, che però non hanno intaccato il mito della sua efficienza. L'operato del Mossad resta il più efficace baluardo contro la minaccia nucleare iraniana.

BENJAMIN NETANYAHU

La sede ufficiale dell'Istituto è a Tel Aviv, dove la sua torre di comunicazione svetta su ogni altra costruzione: la chiamano "il dito di Dio", perché "Dio" è anche il soprannome del Mossad nel linguaggio di strada.

A dispetto di quel che si crede fra le tre agenzie che si occupano di sicurezza in Israele - lo Shabak (meglio noto come Shin Bet), competente per la sicurezza interna dello Stato, e l'Aman, quello militare - è quella meno numerosa. I dipendenti ufficiali dell'Istituto fondato da David Ben Gurion nel 1949 sono poco meno di 2mila - anche se stime ufficiali non ce ne sono - organizzati in sei diversi dipartimenti, fra cui le Operazioni Speciali, da cui dipendono le Kidon (baionette), le micidiali unità di eliminazione.

Un tempo la parola Mossad non si poteva scrivere sui giornali per non incappare nella censura e il nome del suo "ramsad", capo, poteva essere indicato soltanto come "Mr. M.". Adesso gli si può mandare una e-mail.

 

BERTONE SOTTO TORCHIO: DUE ORE DI INTERROGATORIO

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Fiorenza Sarzanini per "Il Corriere della Sera"

Oltre due ore di interrogatorio nella sede della Nunziatura Apostolica. Il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, risponde alle domande dei magistrati romani che indagano sulla presunta estorsione subita dai responsabili dei Salesiani.

Tarcisio Bertone

E ribadisce di essere stato truffato, quando caldeggiò l'accordo extragiudiziale per chiudere la controversia che opponeva i nipoti del marchese Gerini alla Fondazione che porta il suo nome, erede di tutti i beni poi confluiti nella Congregazione salesiana. Conferma anche il nome del prelato che avrebbe preso «mazzette» proprio per coinvolgerlo nella trattativa: si tratta di don Manlio Sodi, presidente della Pontificia Accademia della Teologia.

SALESIANI

L'inchiesta sul dissesto finanziario dell'ordine ecclesiastico fondato da San Giovanni Bosco arriva dunque a una fase cruciale. L'audizione si è svolta ieri pomeriggio di fronte al procuratore Giuseppe Pignatone e al sostituto Paola Filippi, entrati nella Santa Sede perché, come prevede il codice di procedura penale quando si tratta di ascoltare la deposizione di un capo di Stato o di un diplomatico, spetta a lui scegliere il luogo dell'incontro.

salesiani don bosco

È presente l'avvocato Michele Gentiloni Silveri che con la sua istanza presentata agli inizi di febbraio aveva fatto riaprire il fascicolo già finito in archivio. In una memoria di circa venti pagine aveva infatti elencato i risultati degli accertamenti svolti dalla gendarmeria vaticana sulle «manovre» che sarebbero state compiute proprio per far chiudere l'accordo tra le parti. E si era fatto portavoce della richiesta del cardinal Bertone di rilasciare dichiarazioni a verbale.

Dura da 23 anni la disputa sull'eredità del marchese. In realtà nel giugno 2007 viene siglato un patto che sembra aver chiuso la vicenda: la Fondazione riconosce 5 milioni agli eredi di Gerini e 16 milioni a un faccendiere siriano che ha agevolato il negoziato.

Il mediatore è Carlo Moisè Silvera che ottiene un ulteriore vantaggio visto che chiede e ottiene una provvigione che dovrà essere fissata quando sarà completato l'inventario dell'intero patrimonio. Viene così nominata una commissione presieduta dall'avvocato Carlo Zanfaglia che stima il valore totale dei beni in 658 milioni di euro e dunque Silvera fissa il suo prezzo a 99 milioni.

anita ekberg e il marchese antonio gerini

La Fondazione rifiuta di pagare e Silvera si rivolge al tribunale di Milano che gli dà ragione ordinando il sequestro dei beni dei Salesiani per un totale di 130 milioni di euro, interessi compresi. A questo punto la Fondazione presenta una denuncia sostenendo di essere stata truffata da Silvera e da altri professionisti che si sono occupati della vicenda, ma la procura di Roma chiede l'archiviazione dell'indagine ritenendo regolare l'accordo.
Bertone decide allora di intervenire personalmente.

antonio gerini e anita ekberg

Si rivolge all'avvocato Gentiloni Silveri - che già cura gli interessi della Fondazione - e invia una lettera ai magistrati nella quale afferma di aver dato «il consenso alla soluzione negoziale, ma ho scoperto soltanto dopo che il valore del patrimonio era stato gonfiato a dismisura per aumentare la somma destinata a Silvera depauperando e umiliando l'attività benefica della Congregazione». I giudici non credono a questa tesi, l'inchiesta viene archiviata.

Due mesi fa, il colpo di scena. Gentiloni porta ai pubblici ministeri la deposizione di don Manlio Sodi che ammette di aver preso soldi da Silvera per farlo incontrare con il cardinal Bertone. Consegna l'esito di alcuni accertamenti bancari effettuati dalla gendarmeria vaticana.

Chiede la riapertura del fascicolo e soprattutto sollecita la deposizione di Bertone «oltre che per le necessità istruttorie del caso, anche per sottolineare la doverosa esigenza di fare ogni sforzo per accertare se sia conforme a giustizia o meno che l'enorme somma di cui si tratta debba essere sottratta a scopi benefici della Chiesa cattolica».
Pignatone dispone nuove verifiche e ieri entra in Vaticano per ascoltare la versione del segretario di Stato.

 

FLASH! - INSACCATO IL MORTAZZA! - QUARTA VOTAZIONE IN CORSO, A PRODI MANCANO PIU' DI 50 VOTI

TOH! CHE CI FA LO NOMENKLATURA DEL “FATTO” ALL’INAUGURAZIONE DI UNA BOUTIQUE?

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Foto di Luciano di Bacco per Dagospia

urbinati

Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

Roberta Petronio per Il Messaggero

Il glicine è nel pieno della sua splendida e profumata fioritura, e fa a gara con le stoffe vintage coloratissime. Un'altra serata speciale nel giardino dell'hotel liberty a due passi da piazza del Popolo, amato per il suo fascino sospeso, quasi fuori dal tempo.

Renata Jannuzzi Peter Gomez e Laura Urbinati

Il richiamo è irresistibile, come imperdibili sono i drink ai quali un barman fantasioso ha dato nomi che richiamano alla memorie atmosfere passate: Come as you are, Summer '68, Clap your hands, ad esempio. Si brinda per festeggiare la versione tutta romana dell'installazione "100 cuscini", già sperimentata con successo dalla fashion designer Laura Urbinati durante la settimana del design a Milano. Al posto delle cento sedie d'autore questa volta si sono lasciate ammorbidire le tante sedute retrò abituate a cocktail party e brunch affollatissimi.

Marta Guglielmo e Giulia

Tra salotti e tavolini all'aperto, si incontrano Gelasio Gaetani Lovatelli, Benedetta Brachetti Peretti, Ginevra Giovanelli e Guglielmo Giovanelli Marconi, il vice ministro Michel Martone, i giornalisti Marco Travaglio e Peter Gomez con Antonio Padellaro, l'attore Rodolfo Corsato, i collezionisti Giampiero Ruzzetti, Federica Pecci Ruggieri e Damiana Leoni, e poi Miki e Lorenza Tonci Ottieri, Francesca Riario Sforza, Benedetta Moncada di Paternò, il marchese Giuseppe Ferrajoli con l'inseparabile Olga.

Marco Travaglio

Aristocratici, creativi, intellettuali, alta società, la conta finale arriva presto a 500 presenze per un viavai intenso curato dalle amiche e anfitrione Benedetta Lignani Marchesani, Caterina Valente e Gandina Giovanelli. Pregustano i piaceri della nuova stagione che verrà, fra cin cin e chiacchiere sotto le stelle, anche gli artisti Giovanni Tommasi Ferroni, Maya Kokocinski e Benedetta Jacovoni, la costumista del cinema Grazia Materia e il collezionista di abiti storici Enrico Quinto.

 

O IL PD VOTA RODOTA' PER UN GOVERNO COI GRILLINI O QUALCUNO RIAPRE IL DIALOGO CON IL BANANA

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DAGOREPORT

Prodi Romano non ce l'ha fatta a diventare Presidente della Repubblica al primo colpo, e con la maggioranza semplice dei voti. Cento voti secchi in meno rispetto a quelli in dotazione al centro sinistra. Sel ha giurato di aver votato Prodi ma Rodota' è arrivato a 213 voti mentre nonna Pina Cancellieri ha preso cinque voti in più di quelli di Scelta Civica.

prodi dalema 2006 2 lapALFANO E BERSANI

A questo punto, e nonostante gli applausi con cui era stato accolto stamattina all'assemblea dei gruppi Pd, anche il professore mortadellato esce di scena persino più tristemente di Marini Franco visti gli entusiasmi con i quali era stato accolto dalla grande stampa.

marini dalema 1996

A questo punto ci sono due sole opzioni a disposizione di Bersani Pierluigi, sempre che lo lascino a condurre il gioco:

1. Il Pd vota Rodota' lasciandosi anche la porta aperta per un possibile governo con i grillini alla finestra

2. Qualcuno deve riaprire il dialogo con il centrodestra su un nome nuovo.

Stefano Rodota

Gli ultimi giorni di Pompei si allungano ma la possibilità di essere travolti dalle ceneri e dai lapilli della fine ingloriosa della politica della Seconda Repubblica si fa di ora in ora più vicina. Bersani non può più andare allo sbaraglio con altri candidati di centro sinistra senza accordi ferrei nemmeno a sinistra ed è difficile che qualcun altro, a cominciare da D'Alema Massimo si faccia candidare dall'uomo di Bettola.

BEPPE GRILLO E ROMANO PRODI

 

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