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QUASI 5 MILIONI (SU PAY!) PER BARCELLONA-MILAN (11,9%)

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1. ASCOLTI PREMIUM CALCIO
Adnkronos - Uefa Champions League: eccellente risultato per le partite di ritorno degli ottavi di finale, che realizzano un ascolto complessivo del 4.97% di share, con 1.478.000 telespettatori totali; in particolare, il match ''Barcellona-Milan'' registra il record stagionale di ascolti con 1.387.000 telespettatori totali e una share del 4.66%.

BARCELLONA MILAN foto Lapresse BARCELLONA MILAN foto Lapresse


2. ASCOLTI SKY CALCIO
AGI - Sui canali Sport e Calcio record stagionale per un match della Champions con Barcellona-Milan, dalle 20.45 su Sky Sport 1 HD e Sky Calcio 1 HD, seguito da 2.157.819 spettatori, con il 7,2% di share e 3.284.789 unici. Si tratta del miglior risultato di sempre per una partita degli ottavi di finale del torneo trasmessa su Sky. Il pre partita, dalle 19.30 su Sky Sport 1 HD, Sky SuperCalcio HD, Sky Calcio 1 HD e Sky Calcio 2 HD, e' stato seguito da 336.240 spettatori complessivi (1.886.199 unici), mentre il post gara, dalle 22.45 sugli stessi canali, ha fatto registrare in media 587.683 spettatori complessivi (1.491.761 unici). Inoltre, sono stati 517.180 gli spettatori unici che tra le 14 e le 19.30 si sono sintonizzati su Sky Sport 1 HD, Sky SuperCalcio HD e Sky Calcio 1 HD per seguire il "Barca-Milan Day", la lunga marcia di avvicinamento al fischio d'inizio della sfida del Camp Nou.

TRILUSSA - GUERRITORE E PLACIDO BARCELLONA MILAN foto Lapresse

3. ASCOLTI MARTEDÌ 12 MARZO
Thomas Tonini per www.davidemaggio.it

La seconda e ultima parte della miniserie Trilussa - Storia d'amore e di poesia con Michele Placido e Monica Guerritore è stata seguita su Rai1 da 6.191.000 spettatori pari al 21.98% di share, in calo di oltre 400.000 spettatori rispetto alla serata di ieri. Su Canale 5 il film in replica Appuntamento con l'amore ha raccolto solamente 2.803.000 spettatori e l'11.1% di share. Su Rai3 Ballarò di Giovanni Floris ha siglato il 15.94% di share con 4.280.000 appassionati.

Giovanni Floris

La serie NCIS Los Angeles ha raccolto su Rai2 2.130.000 spettatori (6.9%) e a seguire Blue bloods 1.630.000 (5.74%). Su Italia1 Fiammetta Cicogna alla guida di Wild Oltrenatura ha catturato l'attenzione di soli 1.348.000 spettatori (6.08%). Su Rete4 la serie The closer ha raggiunto 1.142.000 spettatori con il 4.05% di share. La pellicola Assassinio sul treno ha siglato su La7 il 2.30% con 667.000 spettatori.

ACCESS PRIME TIME - Con la Champions prevalgono i Pacchi - Su Rai1 Affari tuoi ha raccolto 5.886.000 spettatori e il 19.22% di share mentre su Canale5 Striscia la notizia con Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti ha conquistato 5.544.000 telespettatori e il 18% di share. Su Italia1 CSI ha registrato il 5.41% di share con 1.626.000 spettatori e su Rete4 Walker Texas Ranger ha siglato il 4.86% con 1.494.000 individui all'ascolto. Su Rai3 Un posto al sole ha fatto segnare l'8.28% e 2.525.000 spettatori. Su La7 Otto e mezzo di Lilli Gruber è stato visto da 1.649.000 spettatori (5.43%).

Bruno Vespa

PRESERALE - Gerry al 16.68%, la ghigliottina al 26% - Su Rai1 L'eredità di Carlo Conti è stata seguita da 4.509.000 spettatori e il 21.87% di share, saliti a quota 6.707.000 (26.16%) per il gioco finale. All'interno Tg1 - Edizione Straordinaria per la prima fumata nera al 22.91% con 5.663.000 spettatori. Per The money drop di Gerry Scotti i telespettatori sono stati 3.792.000 con il 16.68% (anteprima al 13.48%).

Su Italia1 CSI ha totalizzato 1.004.000 spettatori (3.90%). Su Rai2 Squadra speciale Cobra 11 ha interessato 1.243.000 ascoltatori (5.66%) e Il commissario Rex 1.816.000 (6.58%). Tempesta d'amore su Rete4 è stata vista da 1.790.000 telespettatori con il 6.36%. Su La7 I menù di Benedetta ha interessato 423.000 spettatori (share dell'1.91%).

Enrico Bertolino

DAYTIME POMERIGGIO - Solo il 13% per Pomeriggio cinque - Su Rai1 Verdetto finale ottiene il 16.03% con 2.640.000 telespettatori. La vita in diretta con Mara Venier e Marco Liorni ha registrato 2.942.000 spettatori (22.87%) nella prima parte e 3.332.000 (22.44%) nella seconda. All'interno Tg1: Extra omnes ha raccolto 3.731.000 spettatori pari al 29.05%. Su Canale5 Beautiful ha raccolto 3.591.000 telespettatori con il 19.05% mentre Centovetrine ne ha totalizzati 3.315.000 (19.07%).

Uomini e donne ha conquistato il 22.43% con 3.187.000 spettatori (il Finale il 18.58% e 2.311.000) e Amici il 16.47% con 2.027.000 nella prima parte e il 16.24% e 1.986.000 nella seconda. Barbara D'Urso e il suo Pomeriggio Cinque ottengono 1.709.000 spettatori (13.06%) nella prima parte e 2.015.000 (13.52%) nella seconda. La serie Senza traccia ha ottenuto su Rai2 938.000 e 1.254.000 spettatori (5.40% - 8.60%), Cold case 993.000 (7.84%), Numb3rs 789.000 (6.37%) e Las Vegas 646.000 (4.88%). Su Italia1 I Simpson arrivano all'8.24% e all'11.54% con 1.558.000 - 2.060.000 e Dragon Ball ottiene 1.310.000 telespettatori col 8.02%.

A seguire Lupin III segna il 5.56% e il 4.31% (821.000-573.000 spettatori). Su Rete4 Lo Sportello di Forum è stato seguito da 815.000 spettatori con il 5.29%. Su Rai3 Cose dell'altro Geo ha portato a casa il 4.73% con 610.000 spettatori e Geo & Geo con Sveva Sagramola il 7.76% con 1.185.000. Su La7 TgLa7 Cronache ha interessato 431.000 spettatori e il 2.39% di share mentre più tardi Il commissario Cordier ha raccolto 602.000 spettatori (4.17%).

MARIO ORFEO PRESENTA IL NUOVO MESSAGGERO jpeg

SECONDA SERATA - Bertolino al 10% - Porta a porta è stato visto da 1.711.000 spettatori pari al 15.45% di share La serie The good wife su Rai2 al 5.18% con 1.171.000 spettatori. Glob Porcellum su Rai3 al 10.6% con 1.544.000 spettatori. Il magazine Champions league su Canale5 ha raccolto 843.000 spettatori (12.45%). Bones su Rete4 al 4.40% e al 5.50% (697.000 - 477.000). Dieci piccoli indiani su La7 all'1.76% con 280.000 spettatori.

TELEGIORNALI (edizioni meridiana e della sera in migliaia) - 7 mlioni per il Tg1 della sera:

TG1: 4.554 - 24.37% (ore 13.30) / 7.121 - 25.38% (ore 20.00)
TG2: 3.409 - 19.77% (ore 13.00) / 2.489 - 8.32% (ore 20.30)
TG3: 2.291 - 13.56% (ore 14.20) / 2.982 - 14.26% (ore 19.00)
TG5: 3.335 - 19.18% (ore 13.00) / 5.490 - 19.62% (ore 20.00)
STUDIO APERTO: 2.547 - 18.08% (ore 12.25) / 1.208 - 7.12% (ore 18.30)
TG4: 756- 4.14% (ore 14.00) /1.291 - 6.19% (ore 18.55)
TGLA 7: 967 - 5.16% (ore 13.30) / 2.251 - 7.99% (ore 20.00)

fiammetta_cicogna

SHARE PER FASCE AUDITEL - Il primo dato si riferisce al totale giornata. Di seguito, i dati delle altre fasce:

Rai 1 20,77 20,46 21,11 18,75 25,05 23,32 20,08 18,42
Rai 2 6,64 3,05 6,13 10,98 6,73 5,86 6,70 4,55
Rai 3 10,09 12,06 5,86 9,56 5,17 9,56 12,67 13,91
Rai 4 0,76 0,57 1,27 0,47 0,83 0,42 0,79 1,06
Rai 5 0,36 0,34 0,50 0,37 0,39 0,12 0,44 0,42

Rai Movie 0,78 0,45 1,20 0,56 1,14 0,72 0,58 0,85
Rai Premium 0,94 0,75 0,59 0,83 1,16 0,76 0,93 1,18
Rai YoYo 1,19 2,36 1,81 1,06 1,59 1,55 0,99 0,36
Rai Sport 1 0,19 0,31 0,39 0,15 0,20 0,24 0,06 0,24
Rai Sport 2 0,17 0,06 0,10 0,21 0,49 0,06 0,05 0,22

Rai News 0,86 3,04 0,90 0,53 0,89 1,17 0,28 0,56
Rai GULP 0,26 0,70 0,35 0,24 0,31 0,38 0,15 0,08
Rai Scuola 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00
Rai Storia 0,11 0,09 0,23 0,05 0,22 0,05 0,06 0,13
Rai Specializzate 5,62 8,66 7,34 4,48 7,21 5,47 4,33 5,11
RAI 43,11 44,23 40,44 43,78 44,16 44,21 43,77 41,98

Canale5 15,32 19,00 14,89 17,46 17,37 16,46 12,86 12,18
Italia1 5,91 1,84 4,48 9,91 4,72 4,63 5,29 6,83
Rete4 4,85 3,63 5,71 5,86 4,39 5,27 4,48 4,46
Boing 0,64 1,19 0,64 0,76 0,75 0,98 0,45 0,14
Iris 0,97 0,66 1,13 0,59 1,25 1,32 0,73 1,01
La5 0,74 0,57 0,86 0,61 0,84 0,58 0,50 1,35
Mediaset Extra 0,78 0,92 0,55 0,70 0,53 0,81 0,59 1,20
Italia 2 0,48 0,18 0,35 0,30 0,23 0,79 0,66 0,40
Cartoonito 0,68 1,09 1,16 0,52 1,08 1,20 0,29 0,09
Premium Calcio HD 1,26 0,10 0,07 0,05 0,06 0,25 4,48 1,47
Mediaset Specializzate 5,62 4,71 4,74 3,54 4,75 5,93 7,91 5,85
MEDIASET 31,69 29,17 29,82 36,77 31,22 32,30 30,54 29,31

La7 3,35 4,24 7,12 2,87 2,72 4,29 3,14 1,92
Canale Italia 83 0,11 0,22 0,01 0,04 0,00 0,00 0,18 0,27
7 Gold 0,35 0,00 0,00 0,08 0,01 0,08 0,92 0,79
La7d 0,40 0,24 0,43 0,24 0,22 0,46 0,46 0,61

 


FINIS-MECCANICA, PERQUISIZIONI E DENUNCE IN INDIA

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1-FINMECCANICA: PERQUISITE SEDI IN INDIA, DENUNCE PER ORSI E SPAGNOLINI
(Adnkronos) - La Cbi, la polizia criminale indiana, ha perquisito a New Delhi le sedi di Finmeccanica e AgustaWestland nel quadro dell'inchiesta sulle presunte tangenti pagate per l'acquisto di 12 elicotteri VVIP, prodotti dalla AgustaWestland. Lo riferisce l'agenzia indiana Pti. Inoltre, la Cbi ha presentato 12 denunce contro altrettante persone per truffa e cospirazione criminale.

SEDE FINMECCANICA

Tra i denunciati, l'ex capo di stato maggiore della Iaf, l'Aeronautica militare indiana, S P Tyagi. Come riferiscono fonti della Cbi citate dall'agenzia Pti, tra i nomi dei denunciati compaiono anche quelli dell'ex presidente e ad di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, dell'ex ad di AgustaWestland Bruno Spagnolini e dei consulenti Guido Ralph Haschke e Carlo Gerosa.

ELICOTTERO AGUSTA WESTLAND

Oltre a Finmeccanica e AgustaWestland, la Cbi ha incluso nella denuncia, in relazione al caso, altre due societa'. Si tratta della Aeromatrix e della Ids Infotech. L'ad di Aeromatrix Praveen Bakshi e il presidente e l'ad di Ids Infotech, Satish Bagrodia e Pratap Aggarwal compaiono anch'essi nell'elenco dei denunciati.

LOGO AGUSTA WESTLAND

Dopo aver condotto un'indagine preliminare di circa due settimane, la Cbi avrebbe raccolto prove sufficienti per formalizzare la denuncia in relazione alla presunta tangente pagata per favorire nell'appalto per l'acquisto di 12 elicotteri Agusta Westland. Le fonti della Cbi hanno riferito che l'agenzia ha ricevuto documenti dall'Italia e altri documenti dal ministero della Difesa indiano che indicherebbero le prove della cospirazione per favorire nell'appalto AgustaWestland

2-NELLE ORE CRUCIALI UN DOSSIER DA FINMECCANICA A NEW DELHI
Roberto Mania per "la Repubblica"

«Non c'è nessunissima relazione», dicono a Palazzo Chigi. Lo scandalo Finmeccanica e il caso marò camminano su binari distinti. C'è il luogo che li accomuna, ma non di più. Forse. Perché anche ieri - e non solo a New Delhi - non pochi hanno avanzato il sospetto di un legame. Di uno scambio sotterraneo, indicibile: noi (governo indiano) chiudiamo un occhio sul mancato rientro in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, voi (italiani) ci date tutto le informazioni sul presunto pagamento di tangenti (si parla di oltre 50 milioni di euro) per la commessa dei dodici elicotteri AgustaWestland.

ALESSANDRO PANSA E GIUSEPPE ORSIALESSANDRO PANSA

Di certo è una partita delicatissima per Finmeccanica, perché il colosso italiano dell'aeronautica (circa 70 mila dipendenti con un fatturato che è pari quasi a un punto di Pil nazionale) non può rischiare di perdere una commessa da 560 milioni di euro, dopo aver vista compromessa la sua reputazione con il clamoroso arresto dell'ex amministratore delegato Giuseppe Orsi accusato di corruzione internazionale.

Ora il contratto, firmato nel 2010, è congelato, ma gli indiani avevano minacciato anche di cancellarlo. Questa è una partita che riguarda direttamente pure il governo italiano che, attraverso il Tesoro, resta l'azionista di riferimento di Piazza Monte Grappa con il 30,2
per cento.

Dunque è una vicenda che si gioca su diversi piani. Con tante coincidenze. Per esempio quella di due giorni fa: mentre il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, fa restare in patria i due marò, dal quartier generale di Finmeccanica parte un voluminoso dossier di precisazioni, informazioni dettagliate, chiarimenti sul contratto per la fornitura degli elicotteri (tre dei quali già consegnati) al governo indiano. La lettera d'accompagnamento è firmata dal nuovo amministratore delegato della holding, Alessandro Pansa, il destinatario è il ministero della Difesa di New Delhi. Pansa ci tiene a precisare lo spirito di «piena collaborazione e buona volontà».

Giulio Terzi Manmohan singh

D'altra parte l'aveva garantito già a una delegazione indiana che aveva incontrato a Roma. In una delle lettere - «strettamente confidenziali» - che compongono il dossier si precisa che i rapporti tra AgustaWestland e il mediatore londinese Christian Michel non hanno coinvolto alcun indiano (in India la mediazione in questo settore è vietata). Precisazioni che servono a New Delhi. Ma anche a Finmeccanica perché l'India è oggi il primo mercato mondiale per chi produce armamenti. Sta rinnovando tutte le sue dotazioni. E l'Italia ha già perso diversi treni se nel 2012 l'interscambio commerciale è diminuito di oltre il 10 per cento.

 

IL CECATO DI ARCORE ATTACCA LA MAGISTRATURA MA IL SUO BERSAGLIO VERO E' LA RIUNIONE DI VENERDÌ PROSSIMO AL SENATO

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DAGOREPORT
Un mese, massimo un mese e mezzo di tempo ha guadagnato Berlusconi Silvio dalla mediazione di Re Giorgio, un intervento quasi (e' importante rispetto al Presidente emerito che non c'è più e rispetto all'attuale Presidente sottolineare il quasi) alla Cossiga Francesco. Ma i rischi non sono affatto finiti, e non a caso mentre i suoi ieri sera e stamattina festeggiavano la piccola moratoria, Berlusconi Silvio preparava il nuovo attacco alla magistratura di stamattina.

SILVIO BERLUSCONI

Il capo del Pdl autoesiliatosi al San Raffaele attacca la magistratura ma il suo bersaglio vero, e la sua immensa preoccupazione, e' la riunione di venerdì prossimo della Giunta provvisoria per le elezioni del Senato che potrebbe entrare subito a gamba tesa decretando l'ineleggibilita' del neo senatore Berlusconi Silvio a norma della legge 361 del 1957 che sbarra la porta delle Camere per i titolari di concessioni pubbliche come quelle televisive.

SILVIO BERLUSCONI

Una norma che è stata sempre aggirata nel quasi ventennio berlusconiano, sia perché in diverse legislature il centrodestra aveva la maggioranza sia perché il centro sinistra non ha mai cavalcato seriamente la questione. Ma se i grillini oggi la pongono, come la pongono, come primo atto del loro ingresso in Parlamento cosa fa il Pd che li sta pregando in ginocchio per far nascere il governo di Bersani Pierluigi?

UNIVERSITA SAN RAFFAELE

Questa volta dunque si fa sul serio, di qui l'inquietudine enorme del malato più o meno immaginario e il grande gelo e gli scongiuri piu' che ostentati che la sonora sconfitta del Milan con il Barcellona ha fatto calare sulla suite ospedaliera: si sa infatti che le vittorie e le sconfitte della squadra di casa hanno sempre fatto da cartina di tornasole della parabola politica, del successo e delle sconfitte dell'attuale fidanzato di Francesca Pascale.

PIERLUIGI BERSANI

L'intervento di Napolitano Giorgio di ieri, giustificato dalla necessità di una sia pur brevissima tregua per insediare il Parlamento, provare a fare un governo ed arrivare all'elezione del successore (oltre che da una situazione economica del Paese che è non da ora all'attenzione del Viminale per le preoccupazioni sull'ordine pubblico, e dove non è passata inosservato il ritorno di un ex Br sulla scena delle rapine a mano armata), rischia dunque di non bastare, non soltanto per via delle decisioni che potrebbero arrivare dalla giunta provvisoria delle elezioni del Senato venerdì ma per i seguenti motivi:

Giorgio Napolitano

Uno. Il clima nel Paese, nelle aziende in gravi difficoltà come nei paesoni del Nord Italia in mano alla criminalità albanese e ai cinesi che comprano le attività commerciali o nei paesini del Sud abbandonati dove le attività economiche rimaste non giustificano nemmeno l'intervento dei delinquenti, e' ormai giacobino. E l'incapacita' della classe politica a dare risposte adeguate all'urgenza di interventi sociali, di respirazione bocca a bocca per le imprese morenti, finisce per rendere tutti più intransigenti, a cominciare da chi in questo clima e' nato come i grillini.

MARIO MONTI CON LE MANI ALZATE jpeg

Due. Nessuno in realtà può garantire che la pressione della magistratura si attenui di qui a metà aprile. Nel caso avvenisse, un minuto dopo la fine della moratoria si sarebbero accumulati tali e tanti atti giudiziari contro Berlusconi Silvio che la metà basta per far orientare verso l'arresto una maggioranza che non può, pur se per assurdo lo volesse, salvarlo dalle sbarre. Ne' alcun futuro presidente della Repubblica, sia pure eletto con i voti Pdl, può sottoscrivere patti scellerati o di salvezza che non sarebbe in grado di mantenere.

PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA

Tre. Anche nel Pdl, nel silenzio compiaciuto di tanti che sinora ne hanno tratto vantaggio e nonostante molti comincino a rendersi conto di essere stati miracolati da Berlusconi Silvio anche stavolta, nessuno potra' fare molto per impedire tale corso delle cose. Anzi, all'interno e all'esterno del Pdl, tutti stanno guardando sin d'ora alla diaspora che si aprirebbe immediatamente sulle ceneri del fu centro destra. E gli avvoltoi politici, a cominciare da Monti Mario che ora si è' pentito per non essersi buttato a destra, già hanno iniziato i primi larghissimi giri lassù in alto, pronti a scendere in picchiata.

PROTESTA PARLAMENTARI PDL DAVANTI AL TRIBUNALE DI MILANO FOTO LAPRESSE jpeg

 

 

GAGLIARDI CAMBI DI FRONTE - LA DAMA BIANCA, CHE ACCOMPAGNAVA IL POMPETTA, OGGI LAVORA PER TABACCI

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Francesco Nardi "Lanotiziagiornale.it"

"Chi è quella ragazza vestita di bianco con Berlusconi"?
Federica Gagliardi è diventata nota così, grazie a questa domanda che in tanti si sono posti quando l'hanno notata all'arrivo di Berlusconi in Canada in occasione di una visita di Stato nel luglio del 2010.

Federica Gagliardi

Quando si è scoperto che la "Dama bianca", così è stata subito soprannominata, era lì in semplice veste di sostituta segretaria, la curiosità non si è fermata, come non si sono fermati gli acuti retroscena che per alcuni mesi l'hanno vista quotata nelle più svariate classifiche di "prossimità" al Cavaliere ed elencata nella vasta schiera di quelle non meglio specificate "olgettine" in cerca di soldi, notorietà e sistemazione.

Federica Gagliardi in viaggio col premier

Interviste e foto su riviste patinate in quei mesi non si sono fatte attendere al punto che la Gagliardi sembrava ormai destinata a non rivelarsi una delle solite meteore del grande circo berlusconiano, ma qualcosa di più. La chimera, manco a dirlo, era il lancio in politica, verso chissà quali incarichi e responsabilità. Ma invece del grande salto è arrivato un improvviso buio e Federica è sparita dalle cronache.

Sulla sua assenza dalle colonne rosa del gossip sono stati montati i più arditi retroscena, i più sagaci dei quali riferivano di una definitiva resa dei conti tra olgettine e simili, sancita con l'ascesa al trono di Francesca Pascale, scelta dal Cavaliere come fidanzata ufficiale.

francesca pascale

La verità, trascurata dalle cronache, è che la Dama bianca è approdata verso altri lidi meno battuti dal passaparola.

La Gagliardi, che per ora è ancora in servizio nella segreteria del Segretario generale della Regione Lazio, collabora infatti da mesi con Bruno Tabacci e il suo Centro democratico dove, racconta a La Notizia, ha trovato un ambiente «professionale e serio» che l'ha convinta ad abbandonare la strada delle lusinghe berlusconiane.

Un impegno informale, ritagliato dagli orari di lavoro, dedicato alla gestione dei profili sui social network fin dalla movimentata campagna per le primarie del centrosinistra e proseguita al fianco di Stefano Pedica anche in occasione delle elezioni regionali nel Lazio e delle consultazioni politiche.

tabacci

«Un'esperienza stimolante», racconta Federica, che però ha prodotto l'immediato disinteresse dei media per le sue corse al parco o le vacanze a Montecarlo, dove invece prima veniva inseguita dai fotoreporter che cercavano di immortalarne le grazie.

La ex Dama Bianca ci racconta di essere contenta di non essere più nel tritacarne del gossip (anche se all'inizio la cosa la divertiva) e spiega anche di non sentirsi affatto in contraddizione per aver saltato il fosso in direzione dei "Marxisti per Tabacci": «E' una persona seria - s'infervora - e poi è cattolico e conservatore. Lo considero il mio mentore. Da lui ho trovato, diversamente da quanto accade nel Pdl, la reale valorizzazione del merito».

E dei giornali che non la inseguono più dice: «Meglio, così si capisce bene perché gli interessavo tanto prima». Insomma, il cuore della Dama bianca ormai batte solo per Tabacci, chissà se il Cavaliere ne sarà geloso.

 

INGROIA, ACCUSE DAL GUATEMALA: “COMPORTAMENTO RIDICOLO”

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Valeria Di Corrado per lanotiziagiornale.it

Il suo viaggio in Guatemala è stato un passaggio frugale, una specie di vacanza spesata dalle Nazioni Unite e, quindi, indirettamente, dallo Stato italiano. Antonio Ingroia è rimasto a capo dell'unità investigativa della Commissione internazionale contro l'impunità in Guatemala (Cicig) meno di due mesi: dal 9 novembre 2012 al 3 gennaio 2013.

Antonio Ingroia

Due mesi costati alla comunità internazionale circa ventimila mila dollari, soltanto per l'indennità di servizio. Se si considerano le festività natalizie e gli impegni politici, i giorni di effettiva permanenza si riducono ulteriormente. Neanche il tempo di mettere mano alla lotta alla corruzione diffusa nel paese del centro America, che l'ex pm ha deciso di dare le dimissioni, attratto dalla politica.

ANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTA

L'avventura oltreoceano
Da procuratore aggiunto di Palermo, a funzionario dell'Onu. Da funzionario dell'Onu a candidato premier. Il tutto nell'arco di sei mesi. Si può dire che Ingroia non avesse le idee chiare sul futuro. Il 26 luglio 2012 il Consiglio Superiore della magistratura ha votato a favore della sua collocazione fuori ruolo per ricoprire l'incarico affidatogli dalle Nazioni Unite. Il 29 ottobre ha tenuto l'ultima udienza nel processo sulla Trattativa Stato-mafia, per poi prendere un volo, pochi giorni dopo, con destinazione Guatemala.

Chi l'ha avvicinato lì ha detto di non essere riuscito a conoscerlo bene, dato che è arrivato il 9 novembre e poi è subito partito per una vacanza. Il primo dicembre era già in Italia per partecipare alla prima assemblea di cambiare#sipuò. Il 19 dello stesso mese ha chiesto al Csm l'aspettativa per motivi elettorali. A distanza di due giorni era di nuovo di ritorno dal Guatemala per presentare a Roma il manifesto "Io ci sto", di cui era firmatario insieme ai sindaci-ex magistrati De Magistris e Orlando.

Luigi De Magistris

La candidatura ufficiale a premier per la coalizione "Rivoluzione civile" è arrivata il 29 dicembre. Soltanto dopo, il 3 gennaio, ha inviato alla Commissione contro l'impunità la sua lettera di dimissioni. "Sono stato preposto a un incarico politico in Italia che ho deciso di accettare - si legge nel documento presentato al capo della Cicig, il costaricense Francisco Dall'Anese, come se si trattasse di una scelta obbligata - Per questa ragione devo ritornare nel mio Paese per cominciare la campagna elettorale".

Leoluca Orlando

La grande delusione
Il suo arrivo in Guatemala aveva creato grandi aspettative nella comunità internazionale. "Ci avevano detto che veniva un esperto di mafia e anticrimine, una persona in grado di fronteggiare la delinquenza organizzata - racconta sconsolata Carmen Ibarra, presidente del Movimiento Pro Justicia, una ong che si batte contro l'impunità nel Paese - Il fatto che se ne sia andato dopo meno di due mesi per me è stato un gesto irresponsabile, che ha fatto perdere tempo e risorse all'Onu e alla Commissione".

Istituita nel settembre del 2007 per combattere i gruppi criminali, la Cicig è composta da 200 funzionari provenienti da tutto il mondo. Il suo funzionamento costa 20 milioni di dollari all'anno, a cui contribuiscono a turno i vari Paesi membri. Anche l'Italia vi ha destinato 1.850 milioni di euro. "La scelta di entrare in politica non si fa dalla sera alla mattina - osserva Carmen Ibarra - Dubito che Ingroia possa averlo deciso a gennaio, quando ha ufficialmente comunicato di voler lasciare il suo incarico alla Commissione. Se già prima sapeva di volersi candidare, perché ha accettato l'incarico all'Onu? E perché prima ha voluto affrontare la lunga selezione? Il posto di capo dell'Unità investigativa è vuoto da quasi due anni. Chissà quanto tempo ci vorrà per rimpiazzarlo".

ANTONIO DI PIETRO - ITALIA DEI VALORI

Tempo prezioso in un Paese dove la violenza dilaga: nel 2012 sono state uccise 6 mila persone, con un tasso di 39 omicidi ogni mille abitanti. "Non avrei creduto di proseguire qui la mia battaglia per la giustizia e la verità", aveva detto il magistrato con toni entusiastici appena arrivato in Guatemala. Da quella battaglia si è ritirato prima di iniziare.
"Ingroia è stata un'aspettativa frustrata, nient'altro - conclude la presidente Movimiento Pro Justicia - Ha avuto un comportamento ridicolo. Comunque, è meglio che se ne sia andato. La Commissione ha bisogno di persone motivate che vengano per dare una mano, non che la utilizzino come un tappabuchi".

 

LO SCEICCO COI BUFFI PAGA O NON PAGA? L’OFFERTA PER LA ROMA SCADE DOMANI…

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Rosario Dimito per "Il Messaggero"

QADDUMI

Lo sceicco di Perugia prova a difendersi. «Non sono in difficoltà economica», fa sapere. E in una mail a una radio romana, esibisce un'attestazione di Eurisc, il sistema di informazione gestito da Crif, da cui risulta l'apertura di una carta di credito presso Banca Mediolanum, avvenuta il 29 agosto 2002, con un limite di utilizzo massimo di 1.300 euro.

Ma questo attestato della Crif, che è un database privato al quale non aderiscono tutte le banche italiane, prova solo l'esistenza del rapporto di credito di Adnan Adel Arel Qaddumi con l'istituto milanese ancora in piedi. Non dimostra, invece, l'esistenza ancora oggi di una sofferenza, cioè di un debito non pagato con qualche altra banca italiana, evidenziato dalla Centrali rischi di Bankitalia, che è un altro database al quale, però, fanno capo tutti gli istituti.

PALLOTTA article

LA SOFFERENZA
Da queste carte riservate, risulta che alla voce sofferenza è scritto 4, a cui vanno aggiunti tre zeri. Questo debito, secondo quanto ricostruito dal Messaggero, è nei confronti della Popolare di Spoleto, istituto umbro commissariato il 12 febbraio scorso da Bankitalia a causa di irregolarità gestionali, tra cui una gestione dissennata degli affidamenti.

«Tutti quelli che hanno lavorato con me e per me, tra cui anche il governo Usa, non possono che parlare bene della mia persona», ha fatto sapere Qaddumi. «In questo momento ho bisogno di tranquillità e articoli come quello di oggi (ieri, ndr) mi fanno solo male».

er capitano FRANCESCO TOTTI foto mezzelani gmt

Ma la ricostruzione del Messaggero, si basa su prove certe e inconfutabili. Come appunto il debito non pagato di 4 mila euro, certificato dal database di Bankitalia e la documentazione in possesso dei vari banchieri che finora hanno incrociato la strada di Qaddumi. Che, per inciso, come annunciato da James Pallotta, entro domani dovrebbe fare il versamento di 50 milioni nel capitale della As Roma SVP LLC, la newco americana che possiede il 60% di Neep holding, azionista al 78% della squadra giallorossa

PAOLO FIORENTINO

L'altro 40% di Neep è di Unicredit che in questa saga dello sceicco di Perugia è semplice spettatore, non essendo coinvolto nelle trattative con Pallotta. Anche se, avendolo anagrafato, cioè i suoi dati sono annotati nel cervello elettronico interno sin dalla fine del 2010 quando si fece avanti per acquistare il club, hanno ben presente la sfera dei suoi interessi patrimoniali.

I SOCI DELL'ARABO
Nel capitale di Amyga oil & gas holding srl, l'unica società attiva, con sede a Roma, il 77% è posseduto da Adnan Qaddumi, il 10% dal figlio carabiniere Adel, il 10% dalla figlia Yasmin (impiegata presso la stessa società), il 3% è ripartito in quote uguali (1%) intestate a Italia produzione energia srl di Roma, Global service international srl Roma e a Francesco Grimaldi di Nola (Caserta). Di Technofin, un'altra società da lui presieduta, con un capitale di 10 mila euro di cui solo 3 versati, ma inattiva, l'uomo d'affari detiene il 50%.
Comunque sia mancano poche ore al momento della verità, cioè domani.

lo sceicco e padovano foto mezzelani gmt

Nel frattempo l'ad Italo Zanzi e il dg Franco Baldini sono ad Austin per consultarsi con Pallotta sul da farsi. Anche perchè la situazione patrimoniale della Roma è precaria, con un patrimonio netto negativo di 78 milioni, dopo la semestrale a fine dicembre. Questa spia tiene in allerta Unicredit che continua ad essere sempre più dubbioso sull'arrivo di Qaddumi. Finora americani e banca hanno sostenuto il club con 65 milioni di finanziamento-soci che andranno a coprire quasi tutti gli 80 milioni di aumento di capitale. Ne mancano 15, ma non bastano. Per questo, a breve i due soci dovranno sedersi attorno a un tavolo per discutere del futuro: la banca però chiederà garanzie precise a Pallotta.

 

2- QUANTE BUGIE SUL MIO NOME MA VEDRETE, PRENDERÒ LA ROMA

Matteo Pinci per "La Repubblica"

Appuntamento al bar di un Autogrill alle porte di Roma, sulla strada di ritorno verso l'Umbria. Per un caffè: «Pago io, vede che i caffè li offro?». Adnan Adel Aref Qaddumi Al Shtewi (nome poi ridotto nei documenti italiani), lo sceicco che vuole la Roma, compare vestito da un cappotto blu, occhiali da sole firmati, sciarpa di ottima fattura. Fin troppo facile parlare dell'affare per il club giallorosso: «Non capisco perché sono così attaccato, a chi dà fastidio quello che sto facendo?».

BALDINI

Chiudere la partita per poter cancellare gli attacchi - lui li vive così - sulla sua credibilità d'investitore. Vuole farlo entro domani per rispettare la scadenza fissata. Avrebbe già preparato i documenti per un Ordine Irreversibile di Pagamento subordinato alla firma sui contratti per acquistare la metà di As Roma Spv llc, che controlla il 60 per cento della Roma. Contatti continui con la proprietà Usa a Boston, da dove domani
dovrebbe arrivare un inviato per capire se esista davvero la possibilità di chiudere. O se continuare a cercare soci con cui sottoscrivere l'aumento di capitale che dovrà garantire la copertura di una situazione debitoria non certo leggera per il club.

In fondo il presidente Pallotta non ne ha mai fatto mistero: servirà una ricapitalizzazione di 80 milioni, forse anche qualcosa in più. Colpa anche di un indebitamento monster (oltre 90 milioni) con Unicredit, socio al 40 per cento degli americani e osservatore decisamente
scettico della trattativa con Qaddumi.

Colpa, chissà, anche delle foto alla sua casa fuori Perugia: «Dicono sia due camere e cucina - sbuffa lo "sceicco" - ma se è una casa su due piani, come si fa a scriverlo? E poi non abito più lì da un po'. Ho letto che mio fratello vende collanine: la verità è che ha una parte importante del bazar più grande di Nablus. E la mia casa in Cisgiordania è una reggia di quattro piani, costruita in pietra: perché non andate a scattare le foto a quella?».

Persino la figura di Michele Padovano, per qualcuno inquietante, con cui si è presentato all'Olimpico: «Ci siamo conosciuti in vacanza, a Orbetello. Mi aveva detto di avere problemi giudiziari, quali l'ho scoperto solo più tardi, anche se spero li risolva. Comunque non entrerà mai nella Roma». Perché lui la Roma vuole prenderla davvero: «Sì, credo di riuscirci, sto lavorando molto, ma della situazione non parlo, è delicatissima ». Indiscrezioni assicurano abbia un patrimonio di quasi due miliardi di dollari: «Più o meno, ma che importanza ha? E poi, fidatevi di Pallotta».

La sua credibilità in Italia scricchiola, ma più di tutto l'ha urtato la vicenda del Don Orione di Bergamo (casa di riposo al centro di una trattativa che lo sceicco comunque nega) e le accuse di aver millantato parentele con i reali dell'Arabia Saudita: «Una cosa vergognosa, sono stato in quella struttura solo per motivi personali accompagnato da un amico. Adesso ho sporto querela, ho anche testimonianze scritte del motivo per cui ero lì: quelle bugie mi hanno creato problemi anche con il mio lavoro in Medio Oriente».

Quali? «Abbiamo chiuso un contratto per la costruzione di una new city, Assir, con l'Hitech International Group/Aramco per costruire una città industriale. Un affare importantissimo, e quella storia ha rischiato di minare i miei rapporti». Che, mostrando il telefono, assicura di livello altissimo: «Avete scherzato sulle mie origini, ma conosco bene i reali sauditi, e quelli di Giordania». Degni di uno sceicco, in attesa di capire se a parole o anche nei fatti.

 

IL GRANDE FRATELLO BENEDETTO VEDE E GODE

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Carlo Tecce per "Il Fatto Quotidiano"

Un papa, seppur emerito, esiste già. E ha osservato i cardinali entrare in Conclave, i laboriosi giuramenti enunciati non senza inciampi, attraverso le riprese ufficiali del Centro televisivo vaticano che irradia l'informazione mondiale. Joseph Ratzinger dispone di strumenti che consentono di vedere le immagini anche in bassa frequenza, prima che siano diffuse oltre le mura leonine.

BENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLE

Non c'era lo sguardo di Ratzinger riflesso sul Giudizio Universale di Michelangelo, unico testimone dei cardinali in meditazione per le votazioni. In quel momento, esule volontario a Castel Gandolfo in un appartamento di 230 metri quadrati su due livelli, il papa emerito avrà appena finito di sgranare il rosario, prima di cenare con la solita minestra, i soliti commensali e il piatto forte: le quattro suore laiche (le memores domini) e l'assistente maltese, padre Alfred Xuereb.

RATZINGER PAPA BENEDETTO XVI

La portata migliore l'ha servita il fidato padre Georg Gaenswein, di ritorno da San Pietro per la cerimonia che anticipa l'extra omnes, il fuori tutti, e la chiusura a chiave protetta da impettite guardie svizzere. Il segretario tedesco non poteva mancare: ricopre l'incarico di prefetto per la Casa Pontificia.

Questioni di opportunità o convenienza: poteva delegare il vice Leonardo Sapienza, il reggente, per il protocollo formale. Non l'ha fatto. E non ha scalfito l'impressione che la coabitazione tra il nuovo pontefice e il dimissionario emerito sarà una vera e inedita diarchia. E l'applauso durante la messa pro eligendo, la reazione più vibrante fra chi ascoltava l'omelia, soprattutto i fedeli, il decano Angelo Sodano l'ha ricevuto sui ringraziamenti: "Rinnoviamo tutta la nostra gratitudine all'amato e venerato pontefice Benedetto XVI".

PAPA RATZINGER BENEDETTO XVI

Parole gentili tanto inevitabili quanto irrituali perché l'ex pontifex le poteva sentire, in televisione. Ratzinger è "pellegrino, nascosto" a Castel Gandolfo dal 28 febbraio e non valicherà il colonnato di San Pietro prima di un paio di mesi ancora, in attesa che sia pronto l'ex monastero Mater Ecclesiae, realizzato tra il '92 e il '94 al posto di un edificio dei gendarmi. Le ultime ospiti, poiché le suore di clausura si alternavano ogni tre anni, sono state le Visitandine. Il caseggiato, immerso in un orto biologico, è libero da dicembre.

JOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVI

Quando Ratzinger aveva già deciso di rinunciare al pontificato, ma i lavori di ristrutturazione sono andati al rilento. Il teologo tedesco potrà passeggiare intorno a uno spigolo di collina che offre una vista sui palazzi papali in Vaticano. Non avrà, però, i 55 ettari di Castel Gandolfo, i larghi viali che percorre con padre Georg (così dimostra la fotografia di Chi) oppure a bordo di una macchina elettrica. Non potrà rinunciare al pianoforte - adesso può utilizzare uno Steinway&Sons a mezza coda - che suona al tramonto, tra le preghiere serali, la musica di Mozart e i telegiornali.

CONCLAVE

La biblioteca personale sarà allestita nell'ex refettorio del Mater Ecclesiae, ma in questi giorni il papa emerito consulta l'opera omnia Un'estetica teologica di Urs von Balthasar, un teologo svizzero di lingua tedesca che fondò la rivista Communio assieme al giovane Joseph. Tra i collaboratori c'era Angelo Scola, allievo prediletto di Ratzinger. L'ex pontefice potrebbe riprendere a scrivere, ma un suo nuovo libro sarebbe devastante per una monarchia in sofferenza.

 

L’IRAN OSCURA INTERNET E FA CAUSA A BEN AFFLECK

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Silvia Bizio per "La Repubblica"

AHMADINEJAD

Dopo aver ricevuto l'Oscar per il suo Argo, Ben Affleck trema al pensiero di essere oggetto di una fatwa da parte dell'Iran. L'Iran si è dichiarato ufficialmente offeso dal ritratto che viene fatto del suo popolo nel 1979 al tempo della crisi degli ostaggi americani a Teheran, tanto che si dice stia preparando una causa internazionale contro i produttori di Hollywood. La repubblica islamica d'Iran sta pensando di portare in tribunale i produttori di Argo per aver offeso l'immagine del paese col suo «ritratto non realistico della nazione».

BEN AFFLECK VINCE L OSCAR PER ARGO

La decisione di far causa a Affleck e produttori (tra i quali c'è George Clooney), è stata presa da un gruppo di funzionari del ministero della cultura iraniano dopo una proiezione in un cinema di Teheran organizzata ad hoc lo scorso lunedì. «Dare un premio a un film anti-iraniano è un attacco propagandistico contro la nostra nazione e l'intera umanità» è la dichiarazioni ufficiale del gruppo autodefinito "L'imbroglio di Hollywood", secondo i media iraniani, fra i quali il quotidiano Shargh.

Il governo iraniano avrebbe addirittura arruolato per preparare la causa l'avvocatessa francese Isabelle Coutant-Peyre, conosciuta per aver assunto la difesa del terrorista venezuelano Ilich Ramirez Sanchez, alias Carlos lo Sciacallo. A Hollywood si discute già molto del possibile pasticcio, anche se tutti ritengono che una causa contro Argo da parte dell'Iran sia una chiara violazione delle norme internazionali.

BEN AFFLECK IN ARGO

Anche se il film di Affleck non è stato distribuito nei cinema iraniani, ha avuto una circolazione pirata su dvd di contrabbando e download clandestini da Internet, suscitando un acceso dibattito che ha messo anche in mostra un gap generazionale. Gli iraniani che hanno preso parte alla rivoluzione khomeinista del 1979 dichiarano di detestare il ritratto della Teheran offerta da Argo, mentre i più giovani, nati dopo il 1980, esprimono una maggior curiosità riguardo a una differente prospettiva su quei «mitici» eventi, favoleggiati dai genitori.

I PRODUTTORI DI ARGO HESLOV AFFLECK CLOONEY

D'altronde non è la prima volta che l'Iran accusa Hollywood di dipingere un quadro distorto del paese. Nel 2009 l'Iran ha preteso scuse formali da attori e manager di Hollywood sostenendo che film come 300e Non senza mia figlia erano un "insulto" all'Iran.


2. IRAN, WEB CENSURATO PER IL VOTO
Stella Morgana per http://espresso.repubblica.it/

«Gentile utente, questo sito è bloccato»: annuncio frequente, schermata consueta per milioni di iraniani da anni. E adesso che la Repubblica islamica si prepara alle presidenziali di giugno, per l'occasione inasprisce la censura su Internet, o almeno ci prova.

E' di metà febbraio la notizia di una nuova lista nera dove sono snocciolate le attività vietate dal governo di Teheran e considerate «illegali»: promuovere campagne di boicottaggio delle elezioni, criticare in Rete i candidati, condividere in rete link di pagine web bloccate nel Paese (Facebook e Twitter in testa).

ARGO VINCE AI GOLDEN GLOBES AFFLECK IL PRODUTTORE E CLOONEY

Nell'indice proibito sono enumerati anche reati piuttosto vaghi come: "Disturbo dell'opinione pubblica", "creazione di una cattiva immagine dell'Iran attraverso una mistificazione della realtà", secondo quanto ha detto all'agenzia Fars l'avvocato Abdolsamad Khoramshahi. In sanzioni potrebbero incappare, stando a quanto ha riportato inoltre l'agenzia semi-ufficiale Isna, tutti i siti on line del Paese che rimandano a Facebook e Twitter e che non rimuoveranno ogni riferimento ai social network.

Nella black list del governo ci sono anche decine di migliaia di siti di informazione.

Da tempo gli iraniani hanno trovato scappatoie per aggirare il blocco del Web con reti private e software che bypassano i filtri delle autorità, del resto questo è un Paese dove il 70 per cento della popolazione ha meno di trent'anni. Ma con l'approssimarsi delle elezioni la cyber guerra si è impennata e i Guardiani della rivoluzione sono tornati alla carica.

CENSURA INTERNET jpeg

Da qualche giorno il governo iraniano è riuscito a intercettare e a bloccare alcune VPN (Virtual Private Network), ovvero reti private virtuali che, installate tramite un software facilmente reperibile su supporto cd (rigorosamente masterizzati) alle bancarelle dei mercati di Teheran o di altre città, permettono di aggirare la censura con un IP spesso americano o di Paesi europei e quindi di visualizzare i siti web bloccati.

Le connessioni VPN creano un network accessibile solo agli utenti autorizzati e perciò sono molto usate, per esempio, dalle aziende che hanno diverse sedi in giro per il mondo e che hanno necessità di lavorare su una rete comune per scambiarsi dati riservati.

In Iran sono diventate sotterfugio di milioni di internauti anche privi di specifiche competenze informatiche, vista la facilità di installazione e utilizzo, e di fatto rappresentano da anni il canale libero, anonimo e parallelo al web controllato dallo Stato.

Per evitare che tutte queste risorse si facciano beffa del regime di censura il 22 febbraio l'Iran National Cyber Space Center, organo del Consiglio Supremo del cyberspazio istituito nel marzo del 2012, ha diffuso un servizio VPN "ufficiale e legale", stando a quanto ha riportato l'agenzia Isna, per tutte le aziende, le organizzazioni, le università e le istituzioni che hanno necessità di comunicazioni con l'estero. L'istituto ha precisato anche che questa rete è disponibile solo previa registrazione all'indirizzo www.vpn.ir.

Censura internet

«Gli iraniani utilizzano software VPN e software anti-filtraggio per bypassare la censura online. Negli ultimi giorni però alcuni di questi strumenti non risultano funzionanti», conferma a 'l'Espresso' Golnaz Esfandiari, giornalista e blogger iraniana, corrispondente da Washington di Radio Free Europe, collaboratrice di Foreign Policy e autrice del noto blog Persian Letters (twitter @Gesfandiari).

Siti come Youtube, Facebook o Twitter sono inaccessibili per gli iraniani senza rete VPN, mentre Google o Yahoo, anche se sistematicamente oscurati, sono accessibili ma con tempi di caricamento lunghissimi.

La repubblica islamica ha in cantiere una specie di rete internet nazionale, un web "pulito" da contaminazioni esterne ed estranee alla morale islamica e ha già creato il suo Youtube fatto in casa, la piattaforma Mehr.ir.

Per evitare il rischio di attacchi informatici, nel mese di dicembre 2011 il viceministro iraniano per le Comunicazioni, Ali Hakim Javadi, ha annunciato il trasferimento del 90 per cento dei siti governativi dalle agenzie di hosting con sede all'estero, in gran parte in Nord America, a strutture informatiche locali. A Press Tv Javadi ha dichiarato che la mossa "è essenziale per proteggere i dati del governo" e quindi per la sicurezza nazionale, aggiungendo che tutti i siti dovrebbero seguire queste indicazioni. Nel giugno del 2010 la VirusBlockAda, una società bielorussa, aveva segnalato la presenza di un virus chiamato Stuxnet capace di infettare i pc e "spiarli".

La Symantec, produttrice di antivirus con base in California, aveva rilevato la presenza della maggior parte di computer infetti proprio in Iran. Da qui era partito il prevedibile 'j'accuse' di Teheran che attribuiva a Stati Uniti e Israele la diffusione del virus per controllare le attività iraniane legate allo sviluppo del controverso programma nucleare della repubblica islamica. «Il governo ha ragione a essere preoccupato per gli attacchi informatici, vista l'esperienza con il virus Stuxnet. Ma la paura non è l'unica ragione che lo spinge a bloccare migliaia di siti web, riguarda principalmente la sua natura repressiva sempre attiva a impedire la libera circolazione delle informazioni», spiega Esfandiari.

Natura repressiva che si alimenta di pubblici ammonimenti: il 19 febbraio di quest'anno quattro ayatollah sciiti (Nasser Makarem-Shirazi, Jafar Sohbhani, Hosein Noori Hamadani, Seyyed Sajjad Ali Alavi Gorgani) hanno emesso delle fatwa contro Rightel, operatore di telefonia mobile leader nel mercato internet 3G per l'Iran, che sarebbe reo di incentivare «l'accesso a contenuti peccaminosi», diffondendo «corruzione morale» tra gli iraniani, attentare alla «pubblica castità» attraverso servizi come le videochiamate.

Nell'ultimo rapporto di Reporter Without Borders sulla libertà di stampa l'Iran è al 174esimo posto su 179 Paesi, appena sotto la Cina e di due posizioni sopra la Siria, per la censura del web, il filtraggio dei contenuti online e a i continui arresti di giornalisti e blogger.

E mentre il governo si prepara alle presidenziali di giugno ostacolando la rete, si fa insistente il dibattito tra gli iraniani se votare oppure no. Così la mente torna a quattro anni fa, quando nel giugno del 2009 in migliaia di sostenitori del riformista Mir Hussein Mousavi scesero in piazza contro il vincitore Mahmoud Ahmadinejad scandendo slogan come: «Ladro, ridacci il nostro voto». E' possibile che "l'onda verde" o un movimento simile torni per strada? «Il sistema sembra determinato a fare in modo che le elezioni si svolgano "pacificamente". Le autorità non vogliono che si ripeta una crisi come quella. Finora non vedo alcun segnale che lasci pensare che l'Onda verde del 2009 possa ritornare in piazza in un prossimo futuro.

Il movimento è stato brutalmente soffocato e i suoi leader sono agli arresti domiciliari, altri attivisti sono stati rilasciati su cauzioni importanti che di fatto sono delle spade appese sopra la loro testa, e molti ancora sono stati costretti a lasciare il paese. La repressione è stata efficace. Ora le autorità aumentano il livello di censura per evitare che notizie ed informazioni arrivino agli iraniani. I recenti arresti di un discreto numero di giornalisti sono parte delle misure preventive per assicurarsi che non ci sarà alcun problema. Al momento, inoltre, non sembra che ci sarà un candidato riformista attorno al quale l'opposizione potrebbe radunarsi e mobilitarsi. Ma" conclude Esfandiari "la politica in Iran è imprevedibile».

 


AHI! TECH - LO STRANO RAPPORTO DI GOOGLE CON LA PRIVACY - TUTTO PRONTO PER IL SAMSUNG “GALAXY S4”

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A cura di Andrea Andrei per Dagospia
(Twitter: @andreaandrei_ )

1 - IL CONTROVERSO RAPPORTO DI GOOGLE CON LA PRIVACY: PAGA UNA MULTA DA 7 MLN $ PER AVER RUBATO DEI DATI CON "STREET VIEW" E POI PROGETTA UN ANELLO SPECIALE PER PROTEGGERE LE PASSWORD

Da "Mashable.com" (http://on.mash.to/10I4RJ4), "The New York Times" (http://nyti.ms/YmQc1N) e "Businessinsider.com" (http://read.bi/YYEJCC)

Una volta che indosseremo i Google Glass e l'iWatch, come potremo farci mancare l'anello-password? Eh sì, l'ultima trovata viene da Mountain View, e prevede proprio di sostituire le molteplici, scomode password da ricordare e inserire (col rischio di perderle, dimenticarle, o farsele rubare), con un elegante e pratico anello.

Già si parlava dallo scorso gennaio dell'uscita di un dispositivo, magari una chiavetta usb, che potesse sostituire le parole segrete, semplicemente inserendolo in uno sportello bancomat o in un computer, in caso di acquisti online. L'hardware utilizzato da Mountain View potrebbe essere "NEO", un congegno usb che viene già prodotto da Yubikey.

NEO YUBIKEY CHIAVETTA USB PER PASSWORD

Ora, come alternativa alla chiave usb, che in molti considerano comunque scomoda, Google avrebbe pensato a un anello speciale, anche se non ne ha specificato il funzionamento.

Così, regalando un anello a una donna, oltre a un oggetto di valore, le si potrà donare anche la propria "intimità digitale". Più romantico di così.

D'altronde non è certo una sorpresa se ora Google vuole dimostrare di essere particolarmente sensibile alla tutela della privacy. L'azienda di Mountain View pagherà una multa da 7 milioni di dollari a 38 Stati americani dopo aver ammesso di aver rubato dati personali tramite il software delle sue Google Car di "Street View".

Anche è una delle multe più salate per la violazione della privacy, si parla comunque di briciole in confronto alla sanzione a cui Mountain View poteva andare incontro. Per non parlare del suo fatturato in continua ascesa, che viene gonfiato anche dalla crescita esponenziale delle vendite dei suoi tablet.

Basti pensare che solo il presidente Eric Schmidt percepirà un bonus di 6 milioni di dollari, proprio grazie ai recenti risultati entusiasmanti dell'azienda. È stato lui a dare il via a un'intensa attività di lobbying nei confronti dei governi e delle istituzioni. Una politica che evidentemente ha dato e continua a dare i suoi frutti.

SAMSUNG GALAXY S4


2 - SAMSUNG: È TUTTO PRONTO PER IL LANCIO DEL "GALAXY S4", LO SMARTPHONE CHE METTE PAURA AD APPLE. DOMANI LA PRESENTAZIONE

Il giorno di Samsung è finalmente arrivato. Domani l'azienda coreana svelerà al mondo il suo "Galaxy S4", lo smartphone che potrebbe creare un vero terremoto nel mondo del "mobile", cancellando definitivamente il predominio dell'iPhone di Apple, già messo a dura prova dalle precedenti versioni del cellulare intelligente di alta gamma di Samsung.

Le caratteristiche tecniche del nuovo smartphone, almeno da quanto trapelato, sarebbero impressionanti. Uno schermo da 5 pollici con una risoluzione da 1080x1920, una memoria interna fino a 64 gigabyte, una fotocamera da 13 megapixel e 2 gigabyte di RAM. Roba da far rabbrividire la casa della mela (è possibile dare un'occhiata a tutte le specifiche tecniche qui: http://techcrunch.com/2013/03/12/everything-we-know-about-the-galaxy-s-iv/).

Per salutare l'evento del lancio, l'azienda sudcoreana ha organizzato un flash mob in salsa jazz a Times Square, a New York, dove avverrà la cerimonia di presentazione. È possibile guardare il video della speciale coreografia a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=v9nM8jAYEL4&feature=player_embedded#!


3 - "ANGRY BIRDS" TOCCA IL RECORD DI DOWNLOAD. GLI UCCELLI DI ROVIO SARANNO PROTAGONISTI ANCHE DI UN CARTONE ANIMATO: "I LOONEY TUNES PER LA GENERAZIONE DEL MOBILE"

Da "The Financial Times"
http://on.ft.com/12IDuzW

Ne abbiamo già parlato in questa rubrica. "Angry Birds" non è più solo un gioco per smartphone, tablet, e da un po' anche per console, ma un vero e proprio fenomeno.
Qualche giorno fa il videogame degli uccelli arrabbiati ha raggiunto lo storico record di 1,7 miliardi di download totali. Ma ora l'azienda finlandese Rovio, che grazie ai suoi volatili ha guadagnato una fortuna nel giro di pochi mesi, vuole andare oltre.

ANGRY BIRDS TOONS

I personaggi del suo videogame, che hanno conquistato un ampio pubblico di tutte le età, già da tempo vengono rappresentati in gadget, abbigliamento e peluche. E molto presto diventeranno anche i protagonisti della prima serie di cartoni animati dedicata alla generazione dei dispositivi mobili. O, come li ha definiti il vicepresidente di Rovio, Andrew Stalbow, saranno "i Looney Tunes" per smartphone e tablet.

Per guardare le puntate della nuova serie, che si chiamerà appunto "Angry Birds Toones", basterà premere sul pulsante del canale dedicato, che sarà accessibile direttamente nei videogiochi a partire da questa settimana (dovrebbe essere rilasciato un aggiornamento). In 12 paesi, tra cui Australia, Corea, Indonesia, Brasile, India, Francia, Germania e Finlandia i cartoni andranno in onda anche in tv, su canali come Mtv e Cartoon Network.

E se gli Angry Birds hanno già raggiunto i televisori grazie al videogame per console di Activision, nell'estate 2016 conquisteranno addirittura il grande schermo: pare infatti che alcuni grandi produttori di Hollywood si siano messi a disposizione per realizzarne un film.

 

INGE FELTRINELLI: “QUESTO STREGA SA UN PO’ DI MAFIA”

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1. INGE SI RIMANGIA L'AVVELENATA
(Ansa) Dopo le sue critiche di ieri sullo sfondo delle recenti polemiche legate ai criteri di selezione dei candidati, Inge Feltrinelli è tornata a parlare oggi a Mosca del premio Strega per ribadire il suo "affetto" per un premio che reputa "importante" e precisare che le sue osservazioni riguardavano il meccanismo del pacchetto di voti in mano agli editori e più in generale i criteri che regolano l'ingaggio a questo premio, nell'auspicio che essi vengano rinnovati in "modo forte".

INGE FELTRINELLIe

"Sono affezionata al Premio Strega, ci vado con molto piacere da oltre 50 anni. Ho conosciuto Maria Bellonci, Anna Maria Rimoaldi, la famiglia Alberti e ho grande stima del prof. Tullio De Mauro (il presidente del comitato direttivo del premio Strega, ndr), che sto cercando in queste ore", ha detto la presidente onoraria della casa editrice, a margine di una visita a Peredelkino nella dacia-museo di Pasternak, di cui nel 1957 Feltrinelli pubblicò per prima 'Il Dottor Zivago'', l'opera che valse il Premio Nobel allo scrittore sovietico.

Riferendosi sempre allo Strega, Inge Feltrinelli, di cui domani viene inaugurata a Mosca una mostra di fotografie, ha osservato che "certamente è una delle poche comunità letterarie rimaste e in questo senso sono affezionata al premio". "Le mie osservazioni di ieri - ha proseguito - riguardavano il meccanismo del pacchetto di voti di cui gli editori dispongono e più in generale i criteri che regolano l'ingaggio a questo premio che, mi sembra di capire, gli stessi organizzatori stanno cercando di rinnovare". "Il mio augurio é che questo processo avvenga in maniera forte proprio perché lo Strega è un premio importante", ha concluso.

piperno premio strega jpeg


2- INGE FELTRINELLI: "LO STREGA È UN PO' MAFIOSO"
Stefano Ciavatta per "Il Fatto Quotidiano"

È più lungo l'effetto di una vittoria o lo strascico per una sconfitta? Sono passati otto mesi dal successo di Piperno per due voti allo Strega e da quell'urlo a braccia levate di Antonio Franchini, l'editor della Mondadori sorpreso dal ribaltone della conta dei voti che dava in vantaggio il rivale Trevi. Le polemiche non si placano e lo sconfitto Emanuele Trevi annuncia su Repubblica l'autosospensione da giurato, e contesta meccanismi del premio. Intercettata a Mosca dall'Ansa Inge Feltrinelli dà ragione a Trevi: "il sistema di scelta dei candidati è un po' mafioso.

Servirebbe una giuria più fresca e indipendente. La Mondadori detta legge". Che succede nel salotto dello Strega? Nel dicembre scorso si è concluso con un accordo e una donazione a Save the Children un altro strascico romano: la polemica tra Vincenzo Ostuni editor di Ponte alle Grazie e di Trevi contro Carofiglio arrivato terzo e definito su facebook uno "scribachino mestierante".

Il 5 aprile si raccolgono tutte le candidature e Mondadori sembra orientata a puntare su Alessandro Perissinotto di Piemme, altro suo marchio. Mentre la Fondazione Bellonci non parla, un giurato che vuole rimanere anomimo smonta l'accusa: "Il libro di Trevi e quello di Siti scelto da Trevi per il 2013, non sono scelte da marketing. Con la crisi dei lettori ragionare di scuderia rafforza l'investimento su un titolo.

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Lo Strega non vale quanto un Nobel e sbaglia chi dice che i premi letterari devono servire contro le classifiche del mercato. Del Gattopardo qualcuno all'epoca disse 'non diamogli lo Strega perché ha già venduto troppo'. Invece lo Strega gli fece fare il salto di qualità".

Resta l'accusa alla macchina organizzativa dei grandi gruppi. L'editore Elido Fazi vota dal 1995: "Trevi dice cose condivisibili ma è sceso in campo con il secondo gruppo italiano che ha le stesse quote di Rizzoli.

Hanno fatto una campagna uguale agli altri, però Mondadori a livello militare è imbattibile. È stata una ingenuità cercare di pensare di vincere con lo stesso sistema in campo aperto". Lo scrittore Gaetano Cappelli spiega la geopolitica: "Mondadori e Rizzoli sono le major anche se Rizzoli da sola non ce la fa. La Rimoaldi gestiva meglio l'alternanza tra i gruppi. Le cose stanno cambiando con i 40 lettori forti, non manipolabili. Quest'anno comunque deve vincere un libro che non metta in fuga i lettori, le librerie stanno chiudendo".

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Per Massimo Onofri, giurato dal 1994 come Trevi "la massima forma di coraggio degli intellettuali è decidere tra caffè e cappuccino. Quella di Trevi è una levata di scudi esagerata. Il problema è solo nostro ed è quello di saper rispondere al telefono". Gli fa eco il giovane giurato Nicola Lagioia: "C'è chi si sente gratificato dalla chiamata dell'editore e non vuole deludere le aspettative: è cosa meno grave ma non meno ridicola".

 

SIAMO UN POPOLO DI PROTESTATI: L’ALLARME DEGLI 007

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Alberto Custodero per "La Repubblica"

Crisi di liquidità delle imprese: i servizi segreti lanciano l'allarme. Nei giorni scorsi gli 007 hanno inoltrato alla presidenza del Consiglio un report "classificato" segreto intitolato "Crisi nei pagamenti dell'imprenditoria nazionale" che analizza le ricadute della congiuntura economica in atto «anche in un'ottica di intelligence».

Piccole e medie imprese hanno un nemico da cui difendersi: il tasso di insolvenza che rischia di farle fallire una dietro l'altra. Secondo gli analisti del Dipartimento informazioni per la sicurezza, il trend dei mancati pagamenti, il cosiddetto "tasso di insolvenza", è in crescita esponenziale dall'inizio della crisi internazionale: dal 2008 a oggi è aumentato del 107 per cento, con un più 3 per cento nel 2012.

GUARDIA DI FINANZA

Ebbene, questa progressione sta creando un «rischio sistemico» che le imprese nazionali stanno affrontando in vari modi. Ma come ci si difende da questo virus dell'insolvenza che impedisce alle imprese di assicurarsi adeguati flussi di cassa a fronte delle scadenze imposte dai crediti commerciali?

Qualora la "sofferenza" relativa a un credito, sostengono gli agenti segreti, insorga imprevedibilmente, le aziende si affidano a società di recupero crediti. Ufficialmente, queste società hanno il compito di aumentare l'efficienza nella fase dell'incasso anche attraverso l'analisi della procedura di vendita o la verifica della regolarità dei documenti utilizzate.

Nella pratica, per i responsabili dell'ordine pubblico - non solo 007, dunque, ma anche i vertici del Viminale - il ricorso a queste metodiche crea maggiore allarme, per il rischio che le società di recupero crediti, pur formalmente in regola, possano subappaltare ufficiosamente alle mafie l'azione di incasso dei crediti.

Attualmente queste società sono sottoposte al rilascio di una licenza speciale dal parte del ministero dell'Interno. E dunque a un rigido controllo. Durante il governo Berlusconi, va detto, c'era stato il tentativo, con una proposta di legge presentata dalla deputata Maria Rosa Rossi (consorte del presidente di una delle più grandi aziende di recupero credito tramite call center) di cancellare le licenze ministeriali e liberalizzare la riscossione del credito.

SPORTELLO BANCA

Il tentativo era di togliere al controllo del ministero dell'Interno e del Capo della Polizia un settore che gestisce recupero dei crediti pari a 38 miliardi annui, di cui l'80% riguardano utenze domestiche, mutui e prestiti e che ha avuto un incremento del peso debitorio pari al 22%, con effetti tremendi su migliaia di famiglie italiane. Ma quel tentativo era stato stoppato in modo energico dal Viminale.

Tra le modalità usate dalle piccole e medie imprese per tutelarsi dalle insolvenza, c'è anche la prevenzione del rischio di vendere merci o fornire servizi a clienti potenzialmente inaffidabili. Come? Avvalendosi della consulenza di società di factoring con l'obiettivo di scremare dal portafoglio clienti delle imprese quelli a più elevato rischio. Un altro importante strumento di prevenzione, secondo gli 007, è l'assicurazione sui crediti, aumentato alla fine del 2001 del 12 per cento.

Discorso a parte, per l'intelligence, merita il ricorso, a fronte di ritardo nei pagamenti o al rischio di insolvenza, alle procedure concorsuali come il concordato preventivo e il fallimento. I fallimenti, tuttavia, hanno costi significativi e conducono assai di rado a risultati interessanti per i creditori, pertanto una transazione, anche se "peggiorativa", risulta sempre preferibile rispetto alle lunghe e rischiose procedure giudiziarie. Nel 2011, osservano i servizi segreti, i fallimenti hanno colpito per la maggior parte le industrie del commercio (30 per cento), seguite da quelle dell'industria (22 per cento) e infine da quelle delle costruzioni (16 per cento).

tasse

Ma nella lettura di questi dati statistici, sottolineano gli analisti del Dis, va considerato un aspetto molto rilevante: la minaccia da parte del creditore di chiedere il fallimento del debitore per costringerlo a pagare non ha più l'effetto intimidatorio di una volta. Anzi, al contrario. Imprenditori «disinvolti», che si trovano in stato di insolvenza, hanno imparato a usare lo strumento del fallimento anche volontariamente. Utilizzandolo quasi come una normale risorsa gestionale per evitare di onorare in tutto o in parte i loro debiti.

 

IL DIGITALE FINALMENTE PAGA? PER IL “SOLE” SÌ

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Andrea Biondi per "Il Sole 24 Ore"

Era immaginabile e infatti gli editori hanno tanto insistito perché nelle rilevazioni se ne tenesse conto. I dati Ads sulla diffusione di quotidiani e settimanali a gennaio 2013 - i primi all'interno dei quali si prendono in esame anche le copie digitali - certificano una realtà in cui tablet, pc, smartphone stanno dando un'autentica boccata di ossigeno all'editoria italiana.

Ci sono ancora ampi margini di miglioramento, ma l'era del digitale sta disegnando una realtà in cui i lettori si dimostrano pronti a cogliere le nuove offerte editoriali. I dati Ads del primo mese dell'anno consegnano così una novità nel panorama dei quotidiani italiani, con il Sole 24 Ore al primo posto per vendite digitali in Italia. A seguire la Repubblica e il Corriere della Sera.

LA RIVOLUZIONE DIGITALE
Per questi tre player i numeri schizzano ben oltre le 40mila copie digitali vendute giornalmente (abbonamenti compresi). Al primo posto Il Sole 24 Ore con 46.190 copie digitali vendute mediamente ogni giorno. Seguono la Repubblica con 45.996 copie e il Corriere della Sera con 45.616 copie digitali. Per arrivare al quarto posto bisogna scendere molto in giù nei numeri, con le 15.541 della Gazzetta dello Sport.

Al di là dei distacchi fra testate, i dati sono sicuramente anche la cartina di tornasole dell'impegno che Il Sole 24 Ore, Gruppo L'Espresso ed Rcs stanno mettendo sul fronte dell'offerta digitale. Ed è indubbio che i numeri rilevati da Ads attutiscono, e in alcuni casi di gran lunga, i cali rilevati nella vendita e nella diffusione delle sole copie cartacee. Nei fatti c'è stato un vero e proprio travaso: questo spiega ovviamente il perché dell'insistenza con cui gli editori hanno richiesto questa rilevazione, attesa almeno da un paio d'anni.

LA METODOLOGIA
Ed è infatti con questa consapevolezza che il consiglio di amministrazione di Ads ha approvato a dicembre il regolamento per certificare le edizioni digitali. Il tutto definendo l'edizione digitale come «una replica esatta e non riformattata dell'edizione cartacea in tutte le sue pagine, pubblicità inclusa, fruibile su diversi dispositivi digitali e distribuita elettronicamente come unità inscindibile ed esclusiva».

L'edizione digitale è stata poi definita come un'edizione che «può beneficiare delle funzionalità tecnologiche proprie del mezzo, quali ad esempio lo sfoglio, l'indicizzazione dei contenuti, l'ingrandimento dei testi e delle immagini, i link rivolti al l'esterno e può fruire di contenuti multimediali correlati a quelli dell'edizione cartacea, quali ad esempio gallerie fotografiche, filmati, podcast».

Nel completare la definizione e tracciare il campo di rilevazione, Ads ha inoltre specificato che «nessun contenuto redazionale o pubblicitario presente nell'edizione cartacea può essere omesso o variato nell'edizione digitale, mentre è consentita l'introduzione di posizioni pubblicitarie specifiche del mezzo».

I dati di vendita relativi alle edizioni digitali sono così suddivisi in vendite copie digitali, vendite multiple copie digitali e vendite abbinate copie digitali. Per l'abbinamento copia cartacea e copia digitale dello stesso prodotto, il prezzo minimo totale corrisposto non può essere inferiore al 50% del prezzo di vendita dell'edizione cartacea.

IL PANORAMA CARTA-ONLINE
È la somma di queste tre voci che consegna il totale dal quale il Sole 24 Ore emerge come il primo quotidiano digitale italiano per copie pagate in un panorama in cui se da una parte c'è un web che si dimostra sempre di più un avversario temibile per le sorti della carta stampata, dall'altra parte ci sono lettori che si dimostrano pronti a premiare le offerte editoriali in cui ci sia qualcosa di più rispetto a quel che si può trovare free nel mare magnum di Internet.

Ora occorrerà vedere il trend delle prossime rilevazioni, ma questi primi dati Ads che inseriscono nel novero non solo i giornali venduti in edicola, ma anche quelli scaricati sui tablet, sui cellulari o sui computer fissi e portatili pongono un punto fermo da cui partire per ogni futuro ragionamento sullo stato di salute - che comunque resta non brillante - dell'editoria italiana.

Nel frattempo - guardando ai numeri e unendo i dati del digitale e delle copie cartacee - il podio si conferma, anche se a parti rovesciate, con il Corriere della Sera primo con 457mila copie medie di diffusione a gennaio. Segue La Repubblica con 406.519 copie diffuse in media ogni giorno. Il Sole 24 Ore è al terzo posto con 280.187 copie diffuse e 255.179 vendute in media ogni giorno. Seguono La Gazzetta dello Sport con 247.319 copie diffuse e 223.561 vendute e La Stampa con 241.776 copie diffuse e 236.558 copie vendute.

 

 

Gianluigi Nuzzi, basta un nuovo Papa per avere un “nuovo papato”?

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Riccardo Panzetta per Dagospia

GIANLUIGI NUZZI

Gianluigi Nuzzi, basta un nuovo Papa per avere un "nuovo papato"?
I cambiamenti sono inesorabili. Tutto quello che Ratzinger ha fatto contro la pedofilia e ha tentato di fare sullo Ior hanno avviato una trasformazione da cui è impossibile discostarsi. Avremo - in questo senso - un papato di continuità che ha però in carico un compito più impegnativo: realizzare quell'azione politica che è mancata a Benedetto XVI.

Quale sarà il ruolo di Bertone, una volta dismessi i panni del Camerlengo?
Credo che la sua speranza sia quella di mantenere un controllo sui dicasteri economici, lasciando a Sodano la guida della diplomazia. Tra i due - che si sono sempre osteggiati e provenienti da mondi molto diversi - c'è stata una imprevedibile "alleanza" all'inizio del Conclave. Una sorta di patto di "non belligeranza".

Perché?
Perché la loro epoca è ormai agli sgoccioli: il loro ciclo è finito. La rispettiva posizione di debolezza li ha avvicinati. Entrambi sperano di continuare a galleggiare anche in futuro...

BENEDETTO XVI E GOTTI TEDESCHI

Il caso-Vatileaks pesa ancora come un macigno...
Moltissimo. E su questo punto ci sono due aspetti molto importanti, che sono stati incredibilmente ignorati. Innanzitutto il Papa ha deciso di non condividere con Tarcisio Bertone - suo Segretario di Stato e uomo di fiducia - i risultati del rapporto su Vatileaks. E poi c'è la vicenda che riguarda Gotti Tedeschi. L'ex presidente dello Ior - mandato via con voto unanime dalla Commissione cardinalizia di Vigilanza - ha mantenuto finora un profilo bassissimo. Ha chiesto per ben cinque volte di essere ascoltato e ha trovato un muro. Ha poi chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta interna ed è rimasto inascoltato. Fino ad oggi è rimasto in silenzio per rispetto al "suo" Papa. Ma adesso cosa farà?

Chi era danneggiato dalla gestione di Gotti Tedeschi al punto da chiederne il siluramento?
In molti, evidentemente. Dava fastidio il suo attivismo per rendere pulito lo Ior. Le norme anti-riciclaggio che ha tentato di predisporre - grazie all'aiuto degli esperti di Bankitalia - sono stati fatti passare, da chi lo ha osteggiato, come un tentativo di far commissariare le finanza vaticane.

E chi lo ha osteggiato?
Credo sia vittima di Bertone che, però, nega ogni addebito.

CAMPAGNA ELETTORALE PER IL PROSSIMO CONCLAVE TARCISIO BERTONE DA QUINK jpeg

Tra i nemici di Gotti Tedeschi c'era anche Carl Anderson...
Era uno dei suoi "migliori nemici". Infatti il capo dei "Cavalieri di Colombo" - questa grande associazione cattolica americana - veniva a Roma ogni due settimane per incontrare Bertone. Meeting riservati a cui prendeva parte solo un'altra persona: un interprete di loro fiducia.

Qual è il legame tra i "Cavalieri di Colombo" e lo Ior?
Molto forte. L'associazione ha sempre fatto di tutto per mantenuto rapporti ottimali con i cardinali americani - anche con lo stesso Viganò, nunzio apostolico a Washington - attraverso atti di generosità, donazioni e attività filantropiche. Gestiscono un patrimonio enorme, grazie alla loro imponente attività assicurativa. E' probabile che l'obiettivo non dichiarato di Carl Anderson e dei suoi sia quello di ottenere lo stesso riconoscimento riservato ai Cavalieri di Malta...

Alcuni cardinali hanno ipotizzato l'azzeramento della "Banca di Dio"...
Sono d'accordo: va chiuso. Il Torrione Nicolò V (che ospita lo Ior, ndr) dovrebbe diventare un museo sui rapporti tra fede e denaro. Che senso ha mantenerlo in piedi? Per permettere ai privati di depositarvi soldi in modo poco trasparente? L'assetto geopolitico è cambiato: non c'è più il cardinal Francis Spellman a combattere i sovietici insieme al senatore McCarthy e non servono più i maxi-finanziamenti a Solidarnosc per abbattere il comunismo in Polonia. E non serve più far girare miliardi per impedire al PCI di prendere il potere in Italia...

CARL ANDERSON CAVALIERE SUPREMO DEI CAVALIERI DI COLOMBO

Ma senza lo Ior, la Chiesa come fa a gestire le sue finanze?
L'Istituto non produce profitti per il Vaticano, o meglio: non dovrebbe produrne. Quindi basta mettere a gara una concessione, tra gli istituti presenti nella "white list" internazionale. Lo Ior - da quando esiste - è stato solo foriero di guai e scandali.

CARL ANDERSON DEI CAVALIERI DI COLOMBO DAVANTI A TUTTI I CARDINALI

Dopo essere stato ‘sacrificato' come unico "corvo", che fine farà l'ex maggiordomo Paolo Gabriele?
Difficile dirlo. Certo è che il suo ruolo - anche per come è stato raccontato dai media - è cambiato grazie alle dimissioni di Ratzinger. All'inizio si è parlato di lui solo come "ladro di documenti" come se il vero scandalo fosse nel furto. Solo dopo - quando il marcio della Curia è esploso - s'è capito che la vera questione era relativa al contenuto di quei documenti. E' vero: ha tradito la fiducia che gli era stata accordata. Ma il suo "tradimento", per quanto deprecabile, è stato fondamentale per smuovere un Pontificato in stallo, fino ad allora guidato - negli affari ‘politici' - con mano poco salda.

CARDINALE MAURO PIACENZA jpeg

Le dimissioni di Ratzinger possono essere lette come un tentativo di "azzerare" una Curia fuori controllo?
È una delle interpretazioni possibili. Ciò che è indubbio è che il suo gesto ha "secolarizzato" una funzione - quella del Pontefice - che ormai va ripensata. Non si può immaginare che chi viene eletto al soglio di Pietro resti in sella "nonostante tutto". Così come è impensabile che un Conclave con 115 cardinali possa ancora rappresentare l'intero universo cattolico nelle sue enormi differenze geografiche, culturali e spirituali.

Se il Conclave è poco rappresentativo, la Curia lo è ancora meno...
Le dimissioni sono servite anche ad accorciare le distanze tra Chiesa e fedeli che proprio le beghe di Curia - tutte italiane - hanno dilatato a dismisura. Però occhio a dare Ratzinger per finito. Nessuno può prevedere come si muoverà e cosa dirà nelle sue vesti di "Papa emerito". In ogni caso finirà per essere - come Wojtyla è stato per lui - un punto di riferimento e una presenza "scomoda" per il suo successore. Chiunque esso sia.

SEDE DELLO IOR - ISTITUTO OPERE DI RELIGIONE

Alla fine dei giochi, è possibile addossare a Bertone tutti i problemi del papato di Ratzinger?
Su di lui ricadono anche colpe non sue. E questo fa comodo a molti. È diventato un parafulmine di un mondo opaco - presente in Vaticano - che è rimasto nell'ombra. Sarà interessante capire come si muoveranno - con l'arrivo del nuovo Segretario di Stato - i bertoniani delusi e senza guida. Dovranno trovare un nuovo punto di riferimento in Curia. Uno di questi potrebbe essere Monsignor Piacenza...

 

 

 

“NEW YORK TIMES”: IL DRAMMA ITALIANO NON È POLITICO, MA ECONOMICO

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da "Il Fatto Quotidiano"

La stampa internazionale è piena di articoli sull'Italia del dopo-voto. Il grosso del dibattito è sui due "clown" (ormai Beppe Grillo e Silvio Berlusconi sono noti così, colpa di una cattivissima copertina dell'Economist). L'ultima analisi sul tema ieri sul sito di Foreign Affairs, il bimestrale americano legato al dipartimento di Stato: "L'Italia non ha semplicemente scelto due clown", è il titolo dell'articolo di Jonathan Hopkin, politologo della London School od Economics.

New York Times logo

Scrive Hopkin che "il fenomeno Grillo è una sfida non soltanto alle politiche di austerità, ma al sistema tradizionale dei partiti. La crisi economica ha dato a Grillo il vento favorevole, ma la sua offensiva contro la corruzione della politica autoreferenziale era cominciata prima del peggioramento dell'economia".

La recessione, sempre più grave, resta però sempre sullo sfondo delle analisi di chi ci osserva dall'estero. Forse perché anche i commentatori stranieri si ispirano al dibattito italico che pare avere rimosso sia il problema dei conti pubblici che quello dell'economia reale (con i suoi tre milioni di disoccupati).

Per questo si nota la lunga inchiesta pubblicata ieri dal New York Times e dalla sua versione internazionale, l'International Herald Tribune. Perché non racconta la situazione italiana come una crisi politica ma come una terribile crisi economica che trova una sua manifestazione, tutto sommato secondaria, anche nella politica. "Migliaia di imprese italiane lottano per la sopravvivenza", è il titolo del reportage di Liz Alderman.

CRISI

Il New York Times parte da Guidonia, dall'impresa di un certo Emanuele Tedeschi, ora ferma: "Un anno e mezzo fa il rumore era così forte che dovevi urlare per farti sentire", spiega alla giornalista mostrando i macchinari ormai fermi, con cui produceva mobili su misura.

Il New York Yimes, oltre a sentire l'italiano Tito Boeri, chiede un parere anche a uno dei più celebri economisti di Harvard, Kenenth Rogoff , che è assai poco ottimista: "L'Italia rischia di avere un decennio alla giapponese con una crescita incredibilmente bassa". All'estero continuano a essere molto più preoccupati della scarsa crescita italiana che delle tensioni tra Beppe Grillo e il Pd. La notizia meno negativa arriva dall'Ocse, un think tank dei Paesi ricchi: il calo dell'economia italiana si starebbe fermando. Vedremo.

Sono queste anche le preoccupazioni della Germania. Lo ha detto, con la tipica formula da banchiere centrale, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann: se l'economia della Germania è cresciuta "solo moderatamente" in questi mesi è soprattutto perché "ha pesato la recessione di alcuni paesi dell'eurozona e l'insicurezza generale della eurozona".

Tradotto: è colpa dell'Italia e della Spagna. Ma Weidmann, che pure si rifiuta di commentare direttamente l'esito del voto, dice che "le elezioni in Italia e la situazione politica fanno vedere ancora una volta che solo la politica può superare la crisi di fiducia nell'eurozona".

 

IL PARTITO INTERINALE: UN’ALTRA GRANA PER IL PD

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Paolo Bracalini per IlGiornale.it

«Noi siamo prontissimi a rivedere il meccanismo del finanziamento pubblico» promette Bersani, all'angolo del ring. Un modo per contenere i costi del Pd forse l'hanno già trovato, tutto in casa. Basta assegnare ai nuovi parlamentari del Pd il personale del partito, come assistenti e «portaborse», i quali così saranno a carico della Camera dei deputati e non del partito (che ha 200 dipendenti più collaboratori, per almeno 12milioni di spesa). E in effetti il trasbordo sembra già iniziato col disappunto degli assistenti che non essendo anche funzionari di partito, sono prossimi alla trombatura.

logo partito democratico

«I finanziamenti ai partiti si sono ridotti e cercano di contenere i costi anche così - racconta un'assistente che fa parte di Cocoparl, sorta di «sindacato» degli assistenti parlamentari - risulta che a diversi neoparlamentari Pd verranno assegnati collaboratori dalla federazione romana (cioè il Pd romano, ndr) e dal nazionale, persone che già collaboravano con loro. E molti di noi perdono il lavoro. Abbiamo spinto perché si facesse una legge sulla figura professionale dell'assistente, ma è stato inutile, possono mandarci a casa da un giorno all'altro».

L'ex ministro e sindacalista Cesare Damiano, eletto alla Camera, avrebbe sostituito la sua collaboratrice con una persona del Pd di Torino, e non è un caso isolato. Il Pd deve però far quadrare i conti anche dei suoi gruppi parlamentari, già in esubero di personale. Anche lì si vuole sfoltire, mandando a casa un po' di gente. Il Pd alla Camera, dove ha eletto - grazie al premio di maggioranza dell'esecrato Porcellum - ben 292 deputati, avrà a disposizione da Montecitorio circa 13 milioni di euro, come finanziamento al gruppo (ogni anno).

Ai senatori Pd arriveranno invece, dalle casse di Palazzo Madama, 5,5milioni di euro, sempre all'anno. Serviranno a pagare un esercito di dipendenti, che tra tagli e new entry dal partito rischia di ripetere quanto accaduto nella legislatura che sta per chiudersi. Il gruppo Pd ha pagato, dal 2008 al 2013, 102 stipendi ad altrettanti collaboratori del gruppo, che hanno inghiottito quasi il 90% delle risorse destinate al gruppo. Centodue dipendenti, per 205 deputati, un dipendente ogni due onorevoli, un record probabilmente.

La pletora è dovuta all'inquadramento di «dipendenti provenienti da vecchi gruppi di Ds e Margherita - ha chiarito l'onorevole Ettore Rosato, tesoriere dei deputati Pd - e da altri gruppi di centrosinistra non più presenti alla Camera». Vuol dire che gli assistenti e le segretarie degli scomparsi gruppi di Rifondazione Comunista o dei Verdi (esempi a caso) sono passati a libro paga del Pd alla Camera.

BERSANI PD

Al Senato il Pd mantiene la media: 105 senatori, 56 dipendenti, di cui sei giornalisti e 12 a progetto, per 4,8 milioni di spesa in stipendi e contributi, anche qui pari al 90% del bilancio del gruppo Pd alla Camera. Un vero stipendificio. Il resto dei soldi dei gruppi serve a coprire spese telefoniche, missioni e rappresentanza, sito web, convegni. E poi in integrazioni di stipendio per deputati e senatori che ricoprono qualche incarico.

L'anno scorso sono stati decurtati, ma restano pari allo stipendio medio di un lavoratore italiano. Leggiamo dal rendiconto del gruppo Pd alla Camera: «I membri dell'ufficio di presidenza e i capigruppo di commissione percepiscono un rimborso forfettario ad integrazione della diaria, in analogia con quanto accade ai membri dell'ufficio di presidenza della Camera e delle commissioni; gli importi vanno da 1.300 euro per il presidente e a scendere sino a 500 euro per i capigruppo di commissione». Ovviamente aggiuntivi rispetto ai circa 12mila euro di compenso mensile.

MATTEO RENZI VOTA ALLE PRIMARIE

Ma il vero costo sono i dipendenti. La priorità però è alleggerire il partito, sotto attacco sia interno (la proposta renziana di abolire il finanziamento, il dossier sui costi Pd che ha fatto minacciare querele...) ed esterno, da parte di Grillo. Il vantaggio di scaricare le spese sui gruppi è che il finanziamento a questi non lo vuole abolire nessuno, neppure il M5S, che se non prende i rimborsi elettorali utilizza invece i finanziamenti ai gruppi, a livello regionale e ora anche in Parlamento. Rivedere il finanziamento ai partiti sì forse, ma abolire quello ai gruppi no. Oh ragassi, siam mica qui..

 


DAL SAN RAPHAEL AL SAN RAFFAELE: “OPERAZIONE CRAXI 2”

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1. PARLA BERLUSCONI: «IL SENATORE DE GREGORIO AVEVA CHIESTO 10 MILIONI PER EVITARE LA BANCAROTTA E AL NOSTRO NO AVEVA MINACCIATO LA DENUNCIA AI PM»
Da "Panorama" in edicola domani

Nella lunga intervista con Panorama, in edicola da domani giovedì 14 marzo, Silvio Berlusconi parla anche delle accuse lanciate dal senatore Sergio De Gregorio, il quale ha denunciato a Napoli di essere stato corrotto con 3 milioni di euro per fare cadere il governo Prodi. «De Gregorio aveva preannunciato questo suo comportamento con più visite a nostri parlamentari» dice Berlusconi a Panorama.

BERLUSCONI CON GLI OCCHI CHIUSI

«Aveva detto di essere in grave difficoltà, di avere assoluto bisogno di 10 milioni di euro, in parte per pagare dei debiti ed evitare la bancarotta e in parte per recarsi in un altro paese e ricostruirsi una nuova vita e per evitare il carcere alla moglie». Infine, Berlusconi rivela: «Alle risposte necessariamente negative dei nostri rappresentanti, se ne era andato sbattendo la porta e minacciando di raccontare ai pm, che insistevano in questa direzione, quelle menzogne che poi in effetti ha raccontato davvero per scampare alla prigione.

Mi chiedo perché, pur sapendo già la risposta, i pm anziché chiedere il giudizio immediato non abbiano fatto le opportune investigazioni che avrebbero dimostrato fin da subito l'assurdità delle dichiarazioni di De Gregorio».

«Questo» aggiunge Berlusconi nell'intervista a Panorama «è il solito metodo usato "ad personam Berlusconi" da 20 anni a questa parte da certi pubblici ministeri, ed è semplice: il testimone viene intimidito al punto di minacciarlo della privazione della libertà; se è già in carcere gli si promette la liberazione se accusa Berlusconi di qualche comportamento delittuoso e questo metodo, compresa la carcerazione preventiva, stanno usando non solo con De Gregorio. Anche su questo ho chiesto l'intervento del ministro. Questa malagiustizia va fermata».

2. ESCLUSIVO/PARLA BERLUSCONI: «I PM SANNO CHE SONO IO IL VERO OSTACOLO PER LA SINISTRA»
Da "Panorama" in edicola domani

«Ora, anche se i miei avvocati sono di contrario avviso, io non voglio credere che i miei giudici stiano correndo verso una condanna prestabilita. Nonostante tutto mi aspetto ancora giustizia, almeno da questa corte». Così si esprime sempre Silvio Berlusconi sul giudizio d'appello attualmente in corso a Milano sui diritti Mediaset. In quel procedimento, in primo grado, Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione più 5 di interdizione dai pubblici uffici.

Craxi ad Hammamet Foto di Umberto Cicconi © Archivio Cicconi

Panorama gli chiede se abbia paura che una condanna definitiva possa confermare quel risultato. L'ex premier non risponde direttamente: «Corre voce che nel palazzo di giustizia di Milano si parli espressamente e senza vergogna di una "operazione Craxi 2". Non sono riusciti a eliminarmi con il mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano a provarci attraverso questo uso della giustizia a fini di lotta politica. Sanno che sono io il vero ostacolo sulla strada della sinistra».

Berlusconi fa alcune riflessioni anche su Alessandra Galli, presidente del collegio. Con la sorella Carla, a sua volta giudice a Milano, Alessandra Galli è l'erede di Guido, il pubblico ministero milanese che fu una delle grandi vittime del terrorismo rosso: il 19 marzo 1980 un commando di Prima linea gli sparò tre colpi di fronte all'aula 309 della Statale di Milano, dove insegnava criminologia.

Berlusconi dice: «Conosco la terribile tragedia che ha toccato la dottoressa Galli. Spero non voglia emettere una sentenza assolutamente infondata perché contraria alla realtà: una sentenza che può essere motivata soltanto da un pregiudizio politico che arrivi allo stravolgimento della realtà».

3. BERLUSCONI: TOGATI CSM,TOGHE MILANO RISPETTATO LEGGE
(ANSA) - 'Soltanto al giudice nel processo spettano le decisioni processuali e di merito secondo le norme di legge. A tale principio si sono attenuti i magistrati impegnati nei processi di cui oggi si discute'.Cosi' in una dichiarazione congiunta i consiglieri togati del Csm e i laici del Pd difendono i giudici dei processi a Berlusconi

Tomba Craxi Hammamet

4. BERLUSCONI:TOGATI CSM,A RISCHIO INDIPENDENZA GIUDICI
(ANSA) - Le 'gravi vicende accadute nel Palazzo di giustizia di Milano lunedí scorso' sono 'suscettibili di porre a rischio l'indipendenza dei giudici nelle decisioni che solo a loro spetta assumere'. Lo sottolineano, in una dichiarazione congiunta, i componenti togati del Csm e i laici del Pd.

 

CONTI FA I CONTI E TAGLIA GLI STIPENDI DEI DIRIGENTI

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DAGOREPORT
Fatti non chiacchiere! Devono aver pensato così all'Enel che oggi ha annunciato un Piano Industriale complesso e importante in salsa papalina. "Il nostro piano strategico e' solido come una roccia e, nonostante la fumata nera dei mercati, grazie al piano uscira' una fumata bianca", ha detto l'Ad, Fulvio Conti.

Fulvio Conti

Aggiungendo che il segno negativo dell'azione in Borsa è prevedibile perchè "è un piano che va digerito poco a poco". Proprio Conti ha deciso di prendere una decisione che molti manager raccontano nei salotti, ma quando si tratta di prendere posizione davanti al Comitato Remunerazione della loro azienda si girano dall'altra parte.

Conti nel 2013 rinuncera' al 65% della componente variabile della retribuzione (che rappresenta poco meno della meta' del totale), primo dei Manager delle grandi quotate italiane ad annunciare un passo del genere. Tutta la prima linea della societa', rinuncera' al 30% della componente variabile; il resto dei circa 1.300 manager nel mondo al 20 per cento.

Fulvio Conti

La misura, ha spiegato Conti, si inquadra in un programma di taglio dei costi del personale che, nell' arco di Piano e in tutte le aree geografiche in cui e' presente il gruppo, fruttera' risparmi per 1,5 miliardi. "In un momento in cui chiediamo sacrifici in giro per il mondo, noi stessi ci assoggettiamo a sacrifici", ha spiegato Conti.

Le priorita' strategiche deil'Enel per il periodo 2013 - 2017 annunciato oggi alla comunita' finanziaria, tenuto conto del quadro macroeconomico di riferimento, "che continua a presentare una connotazione negativa" vertono anche su programma di "riduzione dei costi e di efficientamento ".

Enel

Il piano prevede "una riduzione cumulativa dei costi pari a circa 4 miliardi di euro nel periodo 2013-2017, nelle diverse geografie e comparti del Gruppo ed in particolare nei mercati maturi Spagna e Italia". Ma non ci sono solo i tagli. Confermati e ampliati gli investimenti: con riferimento ai mercati maturi, sono previsti "investimenti complessivi per circa 11 miliardi di euro nell' intero arco di piano".

 

RENZI ROTTAMA CULATELLO: “PRONTO A FARE IL PREMIER”

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1 - PD: RENZI, FEDELE A DITTA MA ANCHE PRONTO A PREMIERSHIP
(ANSA) - Cambiare partito? "No. Sono rimasto nel Pd e con Bersani non solo perché sono leale alla Ditta, ma anche perché penso che per l'Italia sia utile avere due grandi partiti". Lo dice Matteo Renzi, in una intervista a l'Espresso in cui spiega anche che in caso di nuovo voto "se ci fossero le condizioni, ci starei" a fare il candidato premier.

MATTEO RENZI CON LA MANO NELL'OCCHIO

Renzi, annunciando tra l'altro che sta preparando un "Job act", un «innovativo» piano per il lavoro, da presentare a breve, spiega la sua fedeltà al partito dicendo di ritenere utile "per l'Italia di avere due grandi partiti: non possiamo continuare con l'idea che ognuno si fa il suo partitino".

BERSANI E NAPOLITANO

Assicurando poi di non essere "minimamente interessato a capire cosa farò da grande" in merito ad una sua possibile e futura candidatura alla segreteria dei Democrat, il sindaco spiega di volere "che ora facciamo sentire la nostra voce". Ma se alla fine - insiste L'Espresso - salta tutto e si va alle elezioni Renzi si candida a premier o no? "Pensavo di sì. Da quando ho letto che anche Fioroni mi appoggerebbe mi è venuto qualche dubbio...", risponde aggiungendo in un secondo momento che "se ci fossero le condizioni ci starei. Nonostante Fioroni. E senza Fioroni".

 

 

REGIONE CONTRO LA RAGIONE: PAOLA FERRARI ASSESSORE ALLA CULTURA!

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1. DAGOREPORT
E' fatta: la bombastica conduttrice della "Domenica sportiva", su indicazione della Santadechè, sarà il prossimo assessore del Pirellone guidato da Bobo Maroni: Siete seduti? Ecco le deleghe: istruzione, ricerca scientifica, cultura...

2. ESCE IL NOME DI PAOLA FERRARI
Andrea Senesi per "Corriere.it - Milano"

Spunta anche il nome di Paola Ferrari, la conduttrice della Domenica Sportiva , per la futura giunta targata Roberto Maroni. La telegiornalista entrerebbe in squadra su diretta indicazione di Daniela Santanchè, una delle figure più influenti nel Pdl lombardo. Nel partito di Silvio Berlusconi l'eventuale ingresso in giunta della Ferrari farebbe però esplodere i malumori, finora soffocati, dei tanti esclusi e delle tante correnti uscite mortificate dalle trattative per la squadra.

PAOLA FERRARI

Per questo su un nome così lontano dalla politica la prudenza rimane d'obbligo. Ferrari a parte, in casa pdl il puzzle della giunta si va lentamente componendo: al coordinatore regionale Mario Mantovani andranno la poltrona numero due di Palazzo Lombardia e le deleghe alla Sanità; gli altri assessori «berlusconiani» saranno, salvo sorprese delle ultime ore, Alberto Cavalli, Valentina Aprea (Istruzione), Maurizio Del Tenno (Infrastrutture), Viviana Beccalossi e, in quota Cl, Luca Del Gobbo. Per la posizione di capogruppo se la giocheranno Giulio Gallera e Claudio Pedrazzini. Raffaele Cattaneo continua a essere il favorito per la poltrona di presidente dell'Aula.

In ogni caso, prima di dichiarare chiusa la partita, ci sarà da ottenere l'indispensabile benedizione di Silvio Berlusconi, attesa per domani o venerdì.

Daniela Santanch Paola Ferrari

Chiusi i giochi anche in casa Lega, che proporrà l'ingresso di almeno tre donne. In lizza ci sono la dg dell'Asl di Monza Maria Cristina Cantù (per il Welfare), il sindaco di Dalmine Claudia Terzi, la presidente del Consiglio comunale di Brescia Simona Bordonali e l'assessore provinciale di Varese Francesca Brianza. Sul fronte uomini, sicure le deleghe (all'Agricoltura) per Gianni Fava, per Massimo Garavaglia (Bilancio) e per Antonio Rossi (Sport). Ormai certa anche la nomina di Andrea Gibelli a segretario generale della Regione, in sostituzione del super-formigoniano Nicolamaria Sanese.

PAOLA FERRARI A SAINT TROPEZ

Ma la prima emergenza che Maroni dovrà affrontare si chiama lavoro, con le 6 mila aziende che solo in Lombardia, in poco più di due mesi, hanno fatto richiesta di cassa integrazione in deroga. Da qui alla fine dell'anno serviranno 300 milioni di euro, ha calcolato lo stesso Maroni subito dopo aver incontrato - al primo piano di Palazzo Lombardia, come promesso in campagna elettorale - i tre sindacati confederali e subito prima di volare per Roma dal ministro Elsa Fornero.

«La prima risposta del ministro è stata negativa. Abbiamo rappresentato le esigenze di rifinanziare la cassa in deroga per il 2013 ma lei ha detto che non ci sono i soldi». E ancora: «Bisognerà intervenire sul nuovo Parlamento perché i lavoratori non possono aspettare. Si deve fare una norma che metta a disposizione delle Regioni le risorse necessarie».

Il segretario regionale della Cisl Gigi Petteni dice di aver apprezzato l'approccio del neogovernatore: «Siamo partiti con il piede giusto, il presidente Roberto Maroni ha raccolto il nostro allarme sui fondi per gli ammortizzatori sociali in deroga. Alla Lombardia non può andare solo il 17% delle risorse nazionali, quando in passato aveva il 22%. E gli 87 milioni ripartiti in queste settimane dal ministero del Lavoro alla Regione non sono sufficienti a coprire tutte queste richieste».

 

 

MARA CARFAGNA: “LUNEDÌ 11 MARZO NON ERO A VIA DEL CORSO A ROMA”

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Riceviamo e pubblichiamo:

Mara Carfagna

Lettera 1
Egregio D'Agostino
registro che, piuttosto che prendere atto della realtà, preferisce continuare con la sua opera diffamatoria, attribuendo alla mia persona "fatti determinati" che non hanno alcun riscontro nella realtà. La invito pertanto ai sensi dell'art. 8 della L. 47/48 a smentire quanto pubblicato: lunedì 11 marzo 2013 non ero a via Del Corso, a Roma.
Cordiali saluti
Mara Carfagna

Lettera 2
A cosa e a chi serve Chiara Geloni visto i risultati imbarazzanti ottenuti in termini elettorali dal Pd? Appurato che solo per questo dovrebbe dimettersi da youdem, non sarebbe il caso che restituisse il suo statosferico stipendio fagocitato con i soldi del finanziamento pubblico ai partiti?
honeybump

Lettera 3
Caro Dago,
ma questa università dell'Alabama, dove si è laureata Marta Grande? Perché si è laureata lì e non in Italia? Quanto ci ha studiato? Come si è pagata gli studi? Che voti ha preso? Se Giannino è stato rivoltato come un calzino, par-condiciare anche la grillina no? Per quanto tempo ha fatto l'interprete? Che cosa ha interpretato? E via dicendo.
Saluti, Millo ce rosica.

Lettera 4
Dago,
i Cardinali nel Conclave non posso comunicare con l'esterno; per evitare che lo facciano pare abbiano 'schermato' il luogo. In altre parole , il Vaticano tratta i suoi massimi esponenti come scolaretti alla maturità.
Bye
Luigi A

Lettera 5
Vedo che vi danno fastidio le bugie e le sgamate senza guardare in faccia a nessuno.
Ma come fa Roberta Lombardi a dire che m5s è il primo partito alla camera? Hanno preso meno voti perchè il ministero dell'interno si è dimenticato di sommare i voti degli italiani all'estero (al PD 288.092 e a Grillo 95.041).

Per cui in totale Pd voti 8.932.615 e M5S 8.784.499, non è una piccola differenza.
I Grillini non possono non saperlo: il PD ci ha preso 5 seggi e loro 1. Ora non è che uno vuole essere puntiglioso ma se "chi è primo" diventa l'argomento per ottenere una poltrona alla camera, la verità, su cui è calata inspiegabilmente e omertosamente una coltre di fumo, andrebbe rimarcata.
Non capisco il silenzio del PD su un argomento, per carità non decisivo, ma comunque di rilievo democratico.

CHIARA GELONI

Lettera 6
Caro Dago, scusa ma un malato con problemi di pressione e di conseguenza cardiaci, puo' vedere un match di calcio importante e adrenalinico di Champions League a eliminazione diretta, della sua squadra del cuore ci cui è pure presidente? Lo staff dei medici non gli ha paventato un rischio e di conseguenza un legittimo impedimento??
Elledi61

Lettera 7
Dago darling, peccato che "Facciamolo", una delle tante raccolte-firme della corazzata firmificio "La Repubblica", termini in "o". Se ci fosse una "a" al posto di "o", si potrebbe pensare che la cosa che si deve fare sia qualcosa di sessuale (sono influenzata in questo dal più brutto film di Marylin Monroe: "Let's make love") , tipo una salutare scopata (in tutti i sensi) generale o una "partouze particulière" tra le/i raffinate/i seguaci del Verbo di Largo Fochetti (e annessi & connessi, preti rossi e toghe rosse incluse). Così al maschile, e dato lo spirito del tempo, si potrebbe pensare a un inchiappetamento collettivo (in vista dei matrimoni gay), magari al Colosseo o al Circo Massimo, come pare s'usava ancora in tempi non troppo lontani, quando cioé c'erano c'era la prima repubblica e la dolce vita.
Natalie Paav

Lettera 8
Come mai il Barca a San Siro era in... barca e ieri sera era di nuovo marziano?? Semplice: Berlusconi ha barattato con il Barca la qualifica al Camp Nou in cambio di una vittoria a San Siro proprio la settimana delle elezioni nazionali e in Lombardia! Conclusione: invece di guardare il calcio... guarderemo il wrestling. E' più autentico!!

Lettera 9
Dai, sù, di che razza di incertezze si blatera; nel 2014 ci saranno i mondiali di calcio in Brasile, ergo, e sottolineo "ergo", il Papa sarà brasiliano.
Ci vuole così poco, per capirlo...
P.s.
Per la finale Brasile-Germania, sarà uno spasso seguire alla tv i due commentatori d'eccezione (Scherer e Ratzinger; il primo, tra l'altro, pare sia teutonico d'origine...).
Giuseppe Tubi

MARTA GRANDE

Lettera 10
Caro Dago,
nonostante che negli ultimi tempi 47 mila imprese siano fallite e 7 milioni di persone hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, Bersani non vuole rinunciare ai 48 milioni di euro dovuti alla legge sui finanziamenti ai partiti. Sarebbe opportuno ricordargli che un referendum popolare aveva bocciato con il 90% degli elettori il finanziamento ai partiti e, grazie all'inciucio Bersani/Berlusconi, fu riproposto con la formula rimborso spese. Culatello si è arroccato su alcune posizioni che fanno perdere consensi al partito e permettono a Grillo di sbeffeggiarlo. Se non è all'altezza di gestire la situazione perchè non cede il timone a Renzi?
Cordiali saluti.
Annibale Antonelli

Lettera 11
Ciao Dago,
quest'anno elezione ad alta tecnologia ed anti-intrusione. Blindati i palazzi, bonificate le cimici, bloccate le interferenze e segnali wi-fi. Rimane un dubbio: Non è che adesso al Conclave (a parte radio Maria), non arrivi più il segnale dello Spirito Santo?...
(Gluca)

Lettera 12
Gentile redazione di Dagospia,
sotto gli stimoli dei "grillini", sembra che si voglia abolire il finanziamento pubblico sostituendolo (almeno in parte) con quello proveniente da soggetti privati (che farebbero delle vere e proprie donazioni, dunque). Quanto denaro potrebbero raccogliere i partiti in questo modo?

Quanti elettori sarebbe pronti a finanziare ad esempio: lo stipendio della Geloni, le segretarie della Bindi o le fatture del telefonino di Maria Rosaria Rossi?
Io penso che sarebbero molto pochi e questa è la ragione per cui il finanziamento pubblico rimarrà in vigore ancora per qualche secolo.
Condoglianze all'Italia.
Il Samurai

CONCLAVE

Lettera 13
Caro DAGO, dissentire da te mi dispiace quanto fare un complimento a Terzi di sant'Agata, ma stavolta l'Italia a non restituire gli ostaggi (perchè di questo si tratta) ha fatto benissimo, non bene. Visto sopratutto che là rischiano la pena di morte, cosa che legittima il rifiuto di consegnarli;chi sa di diritto internazionale puo' confermare. Poi un'osservazione per chi sa di cose di mare e di armi: posto che il fucile d'assalto AR70 che avevano in dotazione i maro' ha una portata utile di 300 metri con mire metalliche, che cazzo ci faceva una barca di pescatori (?) a meno di 300 metri da una nave in manovra?

Il comandante in seconda della LEXIE ha confermato che i colpi dei marò furono di avvertimento, che il peschereccio aveva a bordo gente armata e che, allontanatosi, fu intercettato dalla guardia costiera indiana con cui vi fu scambio di colpi. Quanto alle irate reazioni dell'India, finirà a tarallucci e vino come con la Turchia quando quell'aquila di D'Alema diede asilo politico al terrorista Ocalan (sempre per il principio della pena di morte) per poi mandarlo a farsi arrestare in Kenia.
Sauti BLUE NOTE

Lettera 14
Caro Dago,
Nonostante il rancore che nutrono versus il Cavaliere e i tanti processi intentatigli,,i PM rossi non sono ancora arrivati al punto di chiederne l'arresto. Ora qualche esponente del PD li sollecita a farlo e presto qualcuno, magari in cambio di futuri seggi, obbedirà Mussari e Penati, intanto, anche se gli scandali che li riguardano, e riguardano il PD, sono i due più grossi della storia d'Italia, possono stare tranquilli, così come tranquilli saranno quei giudici che hanno letteralmente rovinato Del Turco, i quali probabilmente faranno carriera fino in Cassazione, come accadde ai carnefici di Enzo Tortora. Le Toghe Rosse, infine, potranno continuare a passare verbali e intercettazioni a Ranl Xerox Travaglio, tanto poi per violazione di segreto istruttorio cprocessano e ondannano solo e sempre lui, il Cavaliere..
Salve
Natalino Russo Seminara

SILVIO BERLUSCONI

Lettera 15
Caro Roberto ma in che Italia viviamo? Il pdl va al colle perché i giudici di Milano , quelli di Napoli non infieriscano sul banana di Arcore. Ma Napolitano non gli può dire che il 70 per cento degli italiani pretendono giustizia e che la giustizia e' uguale per tutti ma chi e' il nano Pinocchio di Arcore oltre che un grande corruttore evasore fiscale che ha contatti con la mafia vedi stalliere e Dell'Utri.

Ma perché gli italiani la società civile le associazioni di volontariato i cattolici gli intellettuali i lavoratori i pensionati i senza lavoro per una politica del magna magna che dura da quando quel poco onorevole di Berlusconi e' in politica. Tra l'altro in politica per i propri interessi oggi per non andare in galera. Basta non ne possiamo più e pensare che se sparisse dalla scena in un attimo tornerebbe la calma il dialogo e finalmente dopo 20 anni anche un po' di sana politica. Grazie

Lettera 16
Caro Dago,
se uno ha fiducia nella Sanità pubblica, perchè per farsi operare al cuore se ne va negli Stati Uniti ? E per un bruciore degli occhi, invece di un Ospedale pubblico lombardo, (la Sanità lombarda è un'eccellenza !!! Tuonava a quei tempi il Celestino...), perchè se ne va in una clinica privata foraggiata col denaro, quello sì pubblico ? Essendo poi un presunto "statista", non dovrebbe dare lui l'esempio per primo?

ODILO PEDRO SCHERER jpeg

Per la cronaca (e non è una barzelletta), ieri un mio collega (quindi persona normale) è venuto al lavoro dopo essere stato al Pronto Soccorso. Gli hanno riscontrato uno stacco parziale della retina, e l'hanno rispedito a casa dicendogli di non fare sforzi e di tenersi sotto controllo per quindici giorni, durante i quali, se dovesse riscontrare ancora problemi, deve recarsi urgentemente in Ospedale per subire un'operazione.
Mah, siamo proprio un Paese strano...
Recondite Armonie

 

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