DAGOREPORT
GIANCARLO GALAN ANNA COLIVADicono che Giancarlo Galan abbia studiato. Che si sia preparato analizzando gli errori di Bondi. Lavorare per evitarli, dialogando, per trasformare una stagione di risulta in un progetto di lungo respiro è l'obiettivo prìncipe. Il suo predecessore aveva mollato. Cedendo di schianto. Evitando anche solo di frequentare il ministero dei Beni Culturali nel quale pure, ai tempi della vicenda Bonev e del familismo orientato dalla neo-consorte Repetti (ex marito e figlio, gli Indaco's, aiutati quando non foraggiati da Bondi stesso), lo avevano sentito urlare, da una stanza all'altra, in preda a un cupio dissolvi che lentamente lo ha eliminato.
GIANCARLO GALAN E SIGNORAIl ministro che non c'era adesso c'è e si chiama Giancarlo Galan, ex nemico di Luca Zaia in terra veneta, ex quadro di Publitalia, ex ministro delle politiche agricole, ex tutto ora planato a 55 anni al ruolo che certe sue frequentazioni alte (Galan è ottimo amico di Cesare De Michelis, inventore di Marsilio) gli fanno presumere di poter gestire a testa alta.
GIANCARLO GALAN MICHELA VITTORIA BRAMBILLAL'inizio è inedito. Galan arriva la mattina presto e quando è in sede, è tra gli ultimi a lasciarla. Intanto cerca di conoscere i dipendenti, allarga i consessi, unisce prudenza a intraprendenza, come ai tempi in cui il Pdl lo trombò per far posto a un governatòr leghista e lui parafrasò Talleyrand: «Considero quanto avvenuto peggio di un tradimento, lo considero un errore».
All'epoca soffrì, ora è arrivato il momento della rivincita. Nell'attesa che altre e più importanti partite, passato il sabba delle nomine, definiscano nuovi scenari, Galan stringe alleanze, prende appuntamenti, promette di riferire alle Camere, parla apertamente di consulte culturali e proprio in queste ore, seguito dal fido yes-man Miracco in arte "Galacco", autore del celebre : «Galan l'ho inventato io», ha incontrato Andrea Carandini per farlo recedere dal proposito di dimissioni e il compitino è andato subito a buon fine.
VALERIA LICASTRO GIANCARLO GALAN BEATRICE PARODI GIUSTINA DESTRODel resto, con l'archeologo ultrasettantenne la strada era in ripida discesa. Carandini, di mollare la poltrona del Ministero, era l'ultinmo dei suoi pensieri. Essì, deve essere dura la vita da pensionato. Se il lavoro ti ha regalato soddisfazioni nazionali e internazionali, vederti da un giorno all'altro in preda alle urla dei nipotini o gettare mollichine ai piccioni ai giardinetti di fronte al Quirinale non deve sembrare una bella prospettiva.
berlusconi alle nozze galanSarà stato questo il pensiero che ha assillato la mente del professor Andrea Carandini, quando nel 2009 (mentre la sua straordinaria carriera universitaria volgeva al termine per raggiunti limiti di età) decise di accettare la nomina a presidente del Consiglio superiore dei beni culturali offertagli dal vassallo dell'odiatissimo Cavalier Pompetta, Sandro Bondi.
Un rospo da digerire per evitare il cupio dissolvi (ai giardinetti).
Ma quando è troppo è troppo, e così poche settimane fa, sull'onda dell'incalzante protesta sui tagli alla cultura, il re dell'archeologia italiana decideva di sferrare il classico "calcio dell'asino" al tenero Sandro sull'orlo del burrone perché ormai "era diventato impossibile lavorare".
Ma evidentemente con l'arrivo di Galan al Mibac si deve respirare un'aria tutta nuova: Tremonti non taglierà più e il mondo della cultura e dei beni archeologici e artistici verrà coperto di somme di denaro che neanche il piano Marshall. Altrimenti cos'altro potrebbe aver spinto il professore ad accettare le lusinghe dell'ex governatore del Veneto e tornare sui suoi passi?
SANDRO BONDI MANUELA REPETTITorniamo a bomba. Galan è arrivato, ma prima di sedersi e giurare da ministro, ha preteso e avuto le sue garanzie. Non avrebbe recitato da spaventapasseri e quindi, per prima cosa, ha chiesto a Gianni Letta quali reali margini di manovra esistessero. E Letta ha risposto, reintegrando il Fus spolpato all'epoca di Bondi di ben 150 milioni di euro, portandolo a oltre 420 milioni, una cifra che d'incanto ha spento le proteste del settore.
NANNI MORETTI - copyright PizziAll'orizzonte Galan, con la benedizione di Din-Don Gianni, vede un rinascimento. L'uomo è pragmatico, ma anche revanchista. Severo, ma come dimostrò il matrimonio officiato nel 2009 davanti a Berlusconi e Dell'Utri (trecentomila euro di spesa, 500 ospiti, dubbio gusto in primissimo piano, non di rado gaudente e megalomane). E per rinascere, Galan ha coniato uno sloganetto utile alla causa, riproposto come un mantra nei corridoi nel ministero e poi fatto atterrare, nero su bianco, in una lettera aperta a Salvatore Carruba, editorialista del Sole 24 Ore e presidente dell'Accademia di Brera.
elio germanoPretendere una: «Specifica centralità della cultura» a detta di Galan è più importante di risanare i bilanci. Molto berlusconiano, ma sufficientemente fumoso per convincere qualcuno, anche a sinistra. E' in questa prospettiva che in luogo dei tremori di Bondi, delle mancate strette di mano con Umberto Eco e del disprezzo che il poeta (sic) di Fivizzano metteva su carta in occasione delle coabitazioni forzate tra ministro e amministrati dello spettacolo al Quirinale: «Davanti a tutto quel genuflettersi e inchinarsi di attori e attrici , di artisti e commedianti, di registi e teatranti, di cantanti e cantautori, quasi quasi mi dispiaceva di aver previsto leggi che non contempleranno più la prosa prona, il servaggio, l'accattonaggio dell'artista al politico». Galan sta preparando attovagliamenti francesi (Cannes è a un passo) con i tanti registi "de' sinistra".
Cesare De MichelisPiani di accerchiamento dell'ex nemico, essenziali per sopravvivere al riparo dalle manifestazioni, anche plateali, come quella che vide Elio Germano, premiato, inveire dal palco dello scorso Festival del cinema, a due metri dalla Croisette. Il mercato più importante del mondo, disertato da Bondi per la sola presenza del ''Draquila'' immaginato da Sabina Guzzanti e al quale, Galan non mancherà di presenziare, magari in vista di una storica stretta di mano con Nanni Moretti.
sanremo53 michelle bonevPapa Giancarlo benedice tutti. Quindi l'abolizione di un altro Festival, quello di Roma, imprudenza dialettica dei primi giorni da ministro si tramuta in smentita secca: «Mai detta una cosa del genere». E' il nuovo corso.
LUCA ZAIARapporti laici con tutti. Così Giorgio Napolitano lo incontra ieri al Vittoriano e alla domanda: «Come va»? si sente rispondere «Non c'è male». Aria pulita, nuova vita, vecchio Galan. Un anno fa, sempre in aprile (il 5) tornava ministro, dodici mesi dopo, cambiato di ministero, propone la sua ricetta. Vecchia come le italiche promesse elettorali dal '48 ad oggi, ma rivoluzionaria se raffrontata alla macerie (e soprattutto al portafoglio) di Bondi. Pompei è alle spalle. Il new deal è veneto-romano. Tra destra e sinistra, avrebbe chiosato un habituè del Bolognese, Galan preferisce il centro-tavola.